design nell`arredamento
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DESIGN NELL’ILLUMINAZIONE LAMPADA ARCO Flos la produce con successo dal 1962. Disegnata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni, è uno dei pezzi più noti e rappresentativi del design italiano. Punti di forza: rigore delle linee e uso attento dei materiali. Posizionabile ovunque. Il concetto è semplice: un diffusore orientabile in metallo cromato, un arco in acciaio di lunghezza regolabile ed una base in marmo di Carrara. Un ultimo pregio: anche se pesa 65 kg, la lampada Arco può essere facilmente spostata grazie all’ingegnosa trovata dei fratelli Castiglioni: un foro sulla base in marmo per l’inserimento di un bastone che diventa una coppia di maniglie per due persone. UOVO DI FONTANA Di forma iconica e affascinante, viene presentata nel 1972 la lampada Uovo ideata e progettata dall’ufficio tecnico di FontanaArte. Oggi è disponibile anche nella nuova versione per esterni. Prodotta in un’unica misura, di altezza 62 cm., si può fissare al terreno oppure essere usata come lampada da tavolo. Il diffusore, in polietilene bianco satinato opalino, realizzato in un unico pezzo con stampaggio rotazionale, garantisce una resa luminosa analoga a quello del vetro, con una distribuzione della luce uniforme e omogenea. Facilmente collocabile, leggera e maneggevole, sia nella versione da terra che nella versione da tavolo è perfetta per creare una suggestiva illuminazione di terrazzi e giardini. Si appoggia al piano grazie alla base in 1 acciaio inox oppure si fissa al terreno grazie a tirafondi. E’ fornita di un cavo di alimentazione lungo 5 metri. Lampada Tolomeo La lampada Tolomeo è la rilettura in chiave moderna delle lampade a "molle" del passato. Anche se è chiara l’ispirazione della lampada, che prende a modello la Naska Loris, celebre lampada da lavoro norvegese derivata da un analogo prodotto inglese creato nel 1934, il progetto presenta un fascino ed una eleganza del tutto nuovi. La fonte luminosa, risolta in modo tradizionale con una lampadina a incandescenza, viene spostata nei punti interessati per mezzo dei suoi lunghi bracci, una sorta di compasso con un’ampia apertura. Prodotta in alluminio lucidato e anodizzato nei colori alluminio o nero, la lampada da tavolo Tolomeo, a bracci orientabili e testa orientabile in tutte le direzioni, può essere utilizzata con base, morsetto o supporto fisso ottenendo le versioni: Tolomeo sospensione, Tolomeo terra, Tolomeo parete, Tolomeo faretto. Testa orientabile in tutte le direzioni. Incaricato dall’Artemide di Ernesto Gismondi di realizzare una lampada da tavolo, Michele De Lucchi affronta il tema dal punto di vista tecnologico. "…Il vero problema della lampada da tavolo è quello di studiare la frizione. Io avevo degli esperimenti in atto con l’elastico e con gli ingranaggi da cui sono derivate poi delle lampade per la Bieffelamp e la Belux. Ma io volevo verificare altre soluzioni possibili. Studiando quali sono le possibilità per fare delle lampade da tavolo, viene fuori che, in realtà, ci sono tre possibilità: una è la frizione tradizionale, grosso snodo con grande superficie di attrito; un'altra è evitare la frizione mettendo un contrappeso e in questo caso l’esempio più bello è la Tizio di Sapper; la terza possibilità è la molla, di cui esiste l’esempio stupendo della Naska Loris. Girando sempre attorno a queste tre possibilità, alla 2 fine, quella che mi è sembrata la più intelligente, era la molla e allora ho cominciato a lavorare su quella…" Realizzata nel 1986, alla prima presentazione all’Euroluce 1987 la Tolomeo ha avuto un notevole successo con una prenotazione di circa 10.000 pezzi con la sola presentazione del prototipo. Riceve nel 1989 il Compasso d’Oro, e rimane tuttora un bestseller. DESIGN NELL’ARREDAMENTO POLTRONA BARCELLONA La poltrona Barcellona è stata progettata appositamente per il padiglione tedesco dell’Esposizione Universale di Barcellona del 1929. Il design di questa poltrona è il risultato della collaborazione tra il famoso architetto Bauhaus Ludwig Mies van der Rohe e della sua partner di lunga data e compagna, l’architetto e designer Lilly Reich, il cui contributo è stato riconosciuto solo recentemente. Questa poltrona è una vera e propria icona della modernità, la sedia, il suo design si ispira alla campagna e alle sedie pieghevoli che si usavano nella tradizione. Lilly Reich iniziò a lavorare per il Deutscher Werkbund nel 1912, un organizzazione la cui ragion d’essere era quella di concentrarsi specificamente sul mercato tedesco del design industriale, la sua qualità, l'evoluzione e promozione. La Reich e Van der Rohe si sono incontrati a metà degli anni 1920 e ha collaborato a molti dei questi progetti dedicati al design fino a quando egli partì per gli Stati Uniti nel 1938. I materiali utilizzati nella Barcelona Chair Il telaio della poltrona Barcellona è stato inizialmente progettato per essere imbullonato,ma è stato ridisegnato nel 1950, usando l'acciaio inossidabile, che ha permesso alla cornice di 3 essere formata da un pezzo di metallo senza soluzione di continuità, conferendole un aspetto decisamente migliore. La pelle bovina ha sostituito la pelle di cinghiale color avorio che è stata utilizzato per i primi pezzi originali. Il design funzionale e i suoi elementi sono stati brevettati da Mies Van der Rohe in Germania, Spagna e Stati Uniti; nel 1930 sono scaduti. La Barcelona è stata realizzata negli Stati Uniti e in Europa dal 1930 al 1950. Nel 1953, sei anni dopo la morte della Reich, Mies Van der Rohe cedette i suoi diritti e il suo nome sul design di questa poltrona al marchio Knoll. TAVOLO TULIP Il lavoro sui tavoli iniziò dopo il 1956 e fu l´ultima serie di mobili disegnati da Eero Saarine prima della sua prematura morte. Il gruppo di mobili con piedistallo fu il tentativo di Saarinen di risolvere il problema del "bassofondo delle gambe" e di eliminare la confusione visiva. Saarinen, visti anche i limiti tecnici del periodo, non riuscì però a fare questa serie con un singolo stampo ed un unico materiale stampato. La base fu fatta in fusione di alluminio verniciata bianca o nera con finitura di protezione in Rilsan. Il piano può essere in laminato plastico bianco oppure in marmo (bianco-avorio Calacatta, nero Marquina, verde Alpi, bianco assoluto, bianco-grigio Arabescato e Brown Emperador) con finitura poliestere trasparente. Sia il tavolo da pranzo sia quello basso da salotto sono disponibili nella versione ovale e tonda. 4 SEDIA GHOST DI PHILIPPE STARCK Due anni dopo la nascita della prima sedia in policarbonato, La Marie, la trasparenza è già stata portata in scena, e stavolta il minimalismo non è più necessario; piuttosto, ora per Starck è necessaria un'iniezione di memoria: e così le forme barocche delle sedute Luigi XV vengono rivisitate in una poltroncina che il materiale plastico rende ultracontemporanea, in una commistione inedita, affascinante e sorprendente di anticomoderno. Un coraggioso esempio d'iniezione del policarbonato in un unico stampo. La realizzazione di questo progetto è per Kartell un'autentica sfida tecnologica: sia tratto distintivo dello schienale a medaglione sia i braccioli costituivano un ostacolo di non indifferente portata. Evanescente e cristallina ma al tempo stesso stabile, resistente agli agenti atmosferici e a prova di urto. Un personaggio dal forte carisma e d'indubbio appeal estetico, perfetto rappresentante dello spirito del suo creatore nel coniugare l'ironia della traccia stilistica alla produzione industriale. Quando viene presentata, Philippe Starck parla del suo nuovo progetto in questi termini: "In realtà, la sedia Louis Ghost è auto-progettata. É una 'Luigi qualcosa', una sorta di spettro, di riflesso, l'ombra di una sedia in stile che ho chiamato Louis Ghost, il fantasma Louis". - Continua Starck: "Non si sa cosa sia ma tutti la riconoscono e la percepiscono familiare. É qui quando la vuoi vedere, e la puoi mescolare se vuoi essere discreto. É in via di sparizione, di smaterializzazione. Come tutta la produzione della nostra civiltà". Louis Ghost diventa non solo un best-seller assoluto di Kartell, ma anche - forte di oltre 1,5 milioni di esemplari - un'icona e la sedia di design più venduta al mondo. É la sedia che ha avuto il merito da una parte di consacrare il brand italiano come leader mondiale nella produzione di "design d'arredo trasparente", e di far accettare a livello globale l'aspetto estetico della trasparenza, scoprendone le enormi funzionalità del materiale. L'eclettismo e la multifunzionalità della seduta fa sì che essa trovi posto non solo nelle case private, ma in centinaia di spazi collettivi internazionali: ristoranti, bar, musei, teatri, giardini. Dal teatro dell'Opera di Praga all'Università di Budapest, al ristorante Kong di Parigi (in cui le Louis Ghost con le mascherine che arredano il locale vengono citate anche in una puntata di Sex & The City!), tutti utilizzano quella che ormai viene universalmente riconosciuta come "la sedia trasparente" o "la sedia di Starck". Non solo: negli anni Louis Ghost viene trasformata, vestita, dipinta e fotografata da artisti, stilisti, designer di tutto il mondo, subendo svariate contaminazioni e mutazioni, pur mantenendo inalterata la propria anima. E, naturalmente, diventa protagonista sulle copertine dei magazine di tutto il mondo. Louis Ghost è la capostipite di una famiglia: la seduta Victoria Ghost, più snella, gli sgabelli Charles Ghost, lo specchio Francois Ghost, passando dalla "piccola di casa", la seduta per bambini Lou Lou Ghost, fino ad arrivare agli ultimi nati, gli sgabelli bar One 5 more e One more please. Con la serie "Ghost" il policarbonato e la trasparenza, e le tecniche di produzione a stampaggio industriale si perfezionano e diventano familiari, patrimonio di un knowhow tecnologico consolidato. A dieci anni di distanza dalla sua nascita, Philippe Starck afferma: "Il successo universale della sedia Louis Ghost non viene dalla progettazione, ma dalla memoria comune. La Louis Ghost è stata elaborata dal nostro subconscio collettivo, è soltanto il risultato naturale del nostro passato, del nostro presente e del nostro futuro". SEDIA GHOST SEDIA VICTORIA GHOST SEDIA PANTON Design vincente dal 1967 Il design originale della sedia Verner Panton è il risultato dell'ambizione del designer al fine di creare una sedia in plastica confortevole, adatta a tutti gli usi. La sua profonda conoscenza delle potenzialità di progettazione della plastica ha dato alla luce la caratteristica forma della sedia. La sua forma fluida offre grande comfort e un profilo artistico. Considerato come una sensazione, il design innovativo della Panton ha ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua forma unica e la sua funzionalità. Nata come un classico dell'arredamento di design moderno, la sedia Panton fa anche parte della collezione permanente di design dei maggiori musei di tutto il mondo, tra cui il Museo di Arti Moderne di New York. 6 Verner Panton è stato uno dei più grandi designer del nostro secolo e le sue realizzazioni sono tuttora una fonte di ispirazione per molti. Nacque a Copenhagen nel 1926 e crebbe con l'idea di diventare un pittore, dopodiché i suoi interessi si orientarono verso l'architettura ed egli partì con il suo furgoncino Vw. Viaggiò attraverso l'Europa per farsi un'idea del design internazionale di allora e conoscere gli esponenti del settore. Tornato in Svezia si distinse subito per la sua eccentricità nel progettare gli oggetti e nel reinventare totalmente il design di allora. Alla fine degli anni ’60 debuttò con la “Panton Chair” la prima sedia realizzata interamente con un unico foglio di plastica (che riprendeva il concetto della Sedia S realizzata in compensato nel 1955) e che invece di suggerire la sua funzione, tendeva a nasconderla. Da questo evento, Panton cominciò a realizzare le sue opere innovative, ma in quegli anni il design di quel tipo non era ben accetto da tutti e molti definirono queste opere vere e proprie pazzie. Verner non si fece intimidire da queste critiche negative, anzi, si impegnava ogni volta di più per dimostrare al mondo che si poteva uscire dai ranghi dei rigidi stili di allora senza perdere la funzionalità degli oggetti. In quel periodo la sua mente era dedicata ad una ricerca continua, una sperimentazione rivolta non solo agli oggetti, ma all'ambiente intero. Tutto doveva essere in armonia: la forma degli oggetti rispetto allo spazio, ai materiali, al colore, alla luce. Tutto si andava a fondere in ambienti sempre nuovi poiché lui stesso affermava che se un determinato oggetto è dettato dalla creatività, questo non può “non funzionare” perché avrà per forza un fine pratico. Questa riflessione ci fa capire che Panton non risolveva un problema funzionale creando un oggetto con una determinata forma, ma sfidava le potenzialità di quest'ultima per mettere alla prova la sua inventiva. Per questo motivo partecipò a molte fiere tra il ’68 ed il ’70 quali “Visiona 0” e “visiona 2”, dove presentò il progetto “fantasy landscape” ed installazioni psichedeliche di paesaggi spaziali. Panton concesse i diritti di produzione a molte importanti aziende del settore quali Herman Miller ed Ikea. Morì nel 1998 a Basilea. 7