Soluzione avvitata vs. cementata per la funzionalizzazione degli
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Soluzione avvitata vs. cementata per la funzionalizzazione degli
Industry Report 13 Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2012 Soluzione avvitata vs. cementata per la funzionalizzazione degli impianti a carico immediato Studio prospettico a cinque anni L .<Di<Alberti*,<D.<Bertossi**,<L .<Lo<Muzio*,<P.<Nocini** *Dipartimento di Odontoiatria, Università di Foggia **Dipartimento di Chirurgia orale e maxillo facciale, Università di Verona Introduzione GLOBAL CONFERENCE 2013 Numero Verde 80 IMPLANTOLOGIA A 360° 6-9 GIUGNO 2013 CANNES, FRANCIA MI S Co rp or atio n. All rig hts Re se rve d. Cammina anche tu sul tappeto rosso di Cannes per il secondo congresso mondiale di MIS. Sii protagonista di un evento che ti porta a contatto con le ultime novità e le soluzioni più complete del mondo dell'implantologia orale. Vivi una vacanza da star al sole della Costa Azzurra. © ANCHE MIS HA SC EL 0-491999 TO REVELLO I prodotti MIS sono dis ponibili esclusivamente da REVELLO Il carico immediato degli impianti orali è stato defi nito come una situazione in cui la sovrastruttura è connessa agli impianti non oltre 72 ore dall’atto chirurgico (Aparicio et al. 2003; Cochran et al. 2004). La defi nizione di carico immediato include anche l’occlusione con i denti dell’arcata antagonista. I criteri di esclusione proposti includono: insufficiente volume osseo, importanti discrepanze scheletriche maxillo-mandibolari, abuso di droghe e alcolici, abuso di sigarette, radioterapia del distretto testa-collo per neoplasie maligne, diabete scompensato, ictus, infarto recente, disordini emorragici o terapia con anticoagulanti, disordini metabolici, e tutte le controindicazioni generali agli interventi chirurgici (Chiapasco et al. 2001; Chow et al. 2001; Hui et al. 2001; Proussaefs et al. 2002; Jaffi n et al. 2004; Proussaefs et Lozada 2004; Ibanez et al. 2005). Il problema di ridurre i micromovimenti implantari non è ancora stato compiutamente esaminato in studi controllati riguardanti il carico immediato. La passivizzazione del provvisorio protesico è stata menzionata come un importante fattore nell’osteointegrazione degli impianti a carico immediato. Una protesi che si adatta male può distaccarsi, con conseguente aumento degli stress sull’impianto, che può generare eccesivi micromovimenti fi no ad aver la perdita dell’impianto stesso (Jaffi n et al. 2004). In questo contesto è stato ipotizzato che la ritenzione avvitata, adattando passivamente i restauri, può essere migliore rispetto alla ritenzione cementata per questo problema, in quanto essa rischia meno di allentarsi. Se si desidera una soluzione cementata, il moncone deve essere abbastanza lungo da fornire una ritenzione adeguata (Jaffi n et al. 2004). L’obiettivo fi nale di un protocollo di carico immediato è di ridurre il numero di interventi chirurgici e abbreviare il periodo tra la chirurgia e la consegna protesica, senza sacrificare le percentuali di successo degli impianti. ® LEARN THE EASY WAY. MAKE IT SIMPLE Per avere maggiori informazioni e per registrarti visita il nostro sito internet: www.mis-implants.com/cannes, scrivi a [email protected] oppure contatta l'agente Revello che visita il tuo studio. Materiali e metodi Lo studio è stato condotto in due centri clinici da due ricercatori che hanno eseguito lo stesso protocollo clinico per il carico immediato occlusale degli impianti inseriti in mandibole e mascellari edentuli. >< pagina 14 14 Industry Report Fig. 1 - Inserimento implantare. Gli impianti Seven e Mistral vengono inseriti flapless. Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2012 Fig. 2 - Protesi provvisoria prima delle fasi protesiche finali. << pagina 13 Trenta pazienti sono stati arruolati nello studio. Di questi pazienti, 10 casi mascellari e 10 casi mandibole sono stati trattati con 6 e 5 impianti rispettivamente, per un totale di 110 impianti rappresentanti il gruppo test per gli impianti avvitati; e 10 pazienti (5 mascellari e 5 mandibole) rappresentanti il gruppo di controllo con impianti cementati, per un totale di 55 impianti inseriti. Tutti i pazienti erano edentuli nel mascellare e/o nella mandibola al momento dell’intervento (Fig. 1). Tutti i pazienti sono stati trattati con impianti Seven con superficie SLA e/o impianti Mistral (MIS, Israele; Fig. 2). In aggiunta, un provvisorio avvitato in resina è stato inserito durante l’intervento chirurgico per il gruppo test mentre per il gruppo di controllo il provvisorio è stato cementato sull’impianto. Tutti i ricercatori hanno rispettato le istruzioni della casa produttrice per la preparazione del sito e l’inserimento implantare. La stabilità primaria iniziale è stata valutata impostando il torque d’inserimento dell’unità chirurgica, registrato secondo la seguente classificazione modificata: “stretto” quando il torque è maggiore di 45 N cm, “fermo” tra 30 e 44 N cm, o “sciolto” quando è minore di 30 N cm (adattata da Testori et al. 2002). La lunghezza e il diametro dei singoli impianti possono variare da soggetto a soggetto, in base alla quantità e alla qualità dell’osso nel sito chirurgico. L’obiettivo del trattamento prevedeva la consegna del provvisorio protesico entro quattro ore dal posizionamento implantare, utilizzando la procedura protesica che si adattava meglio al caso clinico. Un ponte provvisorio rinforzato in acrilico è stato ribassato sopra le multi unità cilindriche provvisorie in titanio, e immediatamente avvitate nel moncone per il gruppo test. Un provvisorio rinforzato con denti in acrilico era poi cementato sul moncone in titanio per il gruppo di controllo. L’occlusione veniva accuratamente controllata. Ai pazienti non veniva raccomandata una dieta specifica. I pazienti erano inseriti in un programma di richiamo specifico durante i primi 6 mesi: una volta a settimana durante il primo mese, una volta ogni due settimane tra il secondo e il terzo mese, e una volta al mese fino al sesto mese. Sono state effettuate delle radiografie panoramiche e delle peri-apicali per analizzare l’inserimento implantare. Le radiografie peri-apicali sono state effettuate anche successivamente dopo 3, 6, 12, 24, 48 e 60 mesi dal carico occlusale (Figg. 5, 6). I cambiamenti dell’osso marginale peri-implantare sono stati valutati utilizzando una tecnica di misurazione computerizzata applicata alle radiografie peri-apicali intraorali. La valutazione del livello del margine osseo intorno agli impianti è stata effettuata utilizzando un software di analisi di immagini (RVG). Risultati Trenta pazienti sono stati arruolati nello studio. Di questi, 10 mascellari e 10 mandibole sono stati trattati rispettivamente Fig. 5 - Caso clinico prima del trattamento. Fig. 3 - Protesi cementata provvisoria posizionata nello stesso tempo chirurgico. con 6 e 5 impianti nel gruppo test (110 impianti) e 5 mascellari e 5 mandibole nel gruppo di controllo (55 impianti). Dei 165 impianti inseriti, 4 sono stati persi. Un impianto apparteneva al gruppo test e 3 impianti al gruppo di controllo. Gli impianti hanno mostrato ampio riassorbimento di osso marginale e segni di peri-implantiti. I pazienti avevano una storia di bruxismo, fumo e/o scarsa igiene orale e parodontite. Nessuno dei pazienti arruolati ha abbandonato durante il periodo di studio e tutti i pazienti hanno mostrato grande soddisfazione per l’efficacia del trattamento. Le registrazioni RFA hanno mostrato valori più elevati per le misurazioni mesio-distali rispetto a quelle vestibolo-palatali: 65,3 ISQ (SD 6) contro 55,8 ISQ (SD 6,9) per tutti gli impianti. Il livello di osso marginale era situato più coronalmente negli impianti del gruppo test in tutte le fasi dello studio. Dopo 6 mesi, il livello dell’osso marginale è stato, in media, 0,9 mm (SD 1,1) al di sotto della spalla dell’impianto, per gli impianti del gruppo test, e 2,7 millimetri (SD 1,2) per gli impianti del gruppo di controllo. In media, 0,3 mm (SD 1) di perdita ossea è stata osservata per gli impianti di prova, e 0,8 mm (SD 1,2) per gli impianti di controllo durante i primi 12 mesi (p = 0,05). Una proporzione simile di pazienti ha mostrato uno o più impianti con perdita di massa ossea. Più pazienti e impianti nel gruppo di controllo hanno mostrato da 2 a 3 mm di perdita ossea durante questi 12 mesi. Questi risultati sono stati confermati in successivi controlli a 48 e 60 mesi dopo l’inserimento dell’impianto. Complicanze tecniche Complicazioni tecniche legate alla resina si sono verificate più spesso nel gruppo di controllo rispetto ai pazienti del gruppo test. Sei ponti del gruppo test hanno mostrato un allentamento delle viti di montaggio sui monconi al controllo a 3 mesi. Discussione Il carico precoce è stato reso possibile dall’uso di superfici strutturate che promuovono l’osteointegrazione (Buser et al. 1991; Cochran et al. 1998; Trisi et al. 1999; Testori et al. 2002). Tuttavia, le procedure di carico immediato possono avere successo soltanto quando la quantità di micro-movimenti all’interfaccia osso-impianto rimane sotto una certa soglia durante la fase di guarigione (Szmukler-Moncler et al. 1998). È ampiamente accettato che il carico immediato è una procedura auspicabile che il risultato in termini di sopravvivenza degli impianti e il successo è paragonabile alla procedura di carico convenzionale. Pertanto, lo scopo del seguente studio è stato quello di mostrare le indicazioni e i risultati clinici diversi per la soluzione cementata rispetto a quella avvitata nel carico immediato, per valutare il livello di evidenza e per discutere i tassi di sopravvivenza degli impianti e delle percentuali di successo di questi due protocolli diversi. Studi diversi riguardanti il carico immediato occlusale di Fig. 6 - Sei impianti inseriti nel mascellare superiore e pronti per la protesi cementata. Fig. 4 - Situazione clinica dopo 3 mesi dal carico occlusale. impianti orali hanno portato a diverse conclusioni, esposte nei relativi articoli (Aparicio et al 2003;. Cochran et al 2004.; Misch et al. 2004). In molti degli studi sul carico immediato, una buona qualità ossea viene indicata come un importante fattore prognostico per il successo della procedura (Chiapasco et al 2001;. Romeo et al 2002). Sebbene questa conclusione appaia ragionevole, il livello delle prove a sostegno dell’ipotesi è basso. Lo stesso vale per la lunghezza e il diametro degli impianti che devono essere utilizzati nel carico immediato. In uno studio controllato, le superfici implantari ruvide hanno migliorato il tasso di sopravvivenza degli impianti a carico immediato (Rocci et al 2003.), tuttavia, l’influenza della ruvidità rispetto alle superfici lavorate non era significativa. Importanti autori hanno rivolto il loro interesse sugli aspetti biomeccanici dell’occlusione nel protocollo di carico immediato (Szmukler-Moncler et al. 2000; Gapski et al. 2003; Chiapasco et al. 2004). È comunemente accettato, dallo studio di Cameron del 1971, che un limite di micro-movimento di150 micron non può essere superato (Maniatopoulos et al 1986;. Pilliar et al. 1986; Szmukler-Moncler et al. 1998). È stato dimostrato che questo limite potrebbe essere controllato usando superfici strutturate e ottenendo un’immediata stabilità degli impianti (Chaushu et al. 2001; Calandriello et al. 2003). Il protocollo di carico immediato, collegando la stabilità primaria con un provvisorio protesico rinforzato in metallo avvitato su una multi unità di monconi, ha avuto esito positivo nelle precedenti relazioni (Nikellis et al 2004.; Van Steenberghe et al. 2004). Conclusioni Tutti i pazienti inclusi nello studio hanno ricevuto una protesi provvisoria entro quattro ore dall’intervento chirurgico, e la loro riabilitazione finale è stata completata 6 mesi dopo. Il fatto che i pazienti potevano indossare una protesi fissa sin dal primo giorno dalla chirurgia ha migliorato la compliance dei pazienti durante il periodo di trattamento. I difetti ossei marginali intorno agli impianti a carico immediato erano simili agli impianti con protocollo ritardato (Albrektsson et al. 1986). Tuttavia, innumerevoli studi clinici sugli impianti a carico immediato hanno confermato chiaramente che i primi 6 mesi di funzione occlusale sono cruciali (Babbush et al. 1986; Schnitman et al. 1990; Balshi e Wolfinger 1997; Schnitman et al. 1997; Ericsson et al. 2000; Jaffin et al. 2000; SzmuklerMoncler et al. 2000; Chausu et al. 2001). Possiamo quindi concludere che il protocollo di carico immediato utilizzante multi unità di monconi è una tecnica realizzabile. Fig. 7 - Protesi cementata con contatti occlusali al tempo chirurgico. La bibliografia completa è disponibile presso l’Editore. Fig. 8 - Tre dei sei impianti dopo tre mesi di carico occlusale con protesi cementata.