Come nel film da cui abbiamo preso in prestito il titolo di questa
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Come nel film da cui abbiamo preso in prestito il titolo di questa
ASSEMBLEA GENERALE RELAZIONE DELLA PRESIDENTE ILARIA VESCOVI VENERDÌ 8 OTTOBRE 2010 EX MANIFATTURA TABACCHI ROVERETO Signor Vicepresidente della Commissione Europea Onorevole Antonio Tajani, gentile Presidente di Confindustria carissima Emma, Presidente Dellai, Autorità tutte che ci onorate con la Vs. presenza, care colleghe e colleghi imprenditori, cari ragazzi e cari amici, Passione. Una vera, tenace, intima passione è quella che mi ha ispirato nel mandato che mi avete affidato alla guida di Confindustria Trento. “Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione”. Lo diceva Hegel, illuminato filosofo tedesco. Quella stessa passione che ritroviamo nelle parole e nelle costanti presenze al nostro fianco della nostra Presidente, Emma Marcegaglia, straordinario esempio di competenza, capacità e determinazione. Quella passione che ho sempre ritrovato in voi, cari colleghi, un’incrollabile passione per il nostro mestiere, così duro a volte ma sempre così nobile. Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Europa, diceva: vi sono due categorie di uomini, quelli che vogliono essere qualcuno e quelli che vogliono fare qualcosa. E noi imprenditori, non vi è dubbio, siamo quelli del fare! 2 Ed è una grande emozione essere qui oggi pomeriggio, in questo luogo quasi magico, così ricco di ricordi, di fatica, di speranze, per la mia ultima Assemblea Pubblica e di fronte ad una platea così importante. Per un attimo lasciatemi tornare a tre anni fa. Quando nell’ottobre del 2007, nella originale sede di Helicopters Italia all’aeroporto Caproni, illustravo le priorità del mio mandato: apertura internazionale, innovazione, alleanze e formazione. Con un obiettivo in più: la comunicazione, per far conoscere a tutti quelle che io chiamo “le eccellenze sconosciute dell’industria trentina”. Cioè le persone, le idee e le storie che hanno fatto grande la nostra industria e che troppo spesso, nella nostra provincia, sono ancora sottovalutate. Che cosa abbiamo fatto nei 1211 giorni trascorsi da quando mi avete eletta sino ad oggi? All’apertura internazionale abbiamo dedicato proprio la prima Assemblea. Chiedevamo una politica per l’internazionalizzazione più incisiva, che ci aiutasse davvero ad andare all’estero, soprattutto rivolta a quelle aziende che ancora faticavano ad affacciarsi sui mercati internazionali. Ebbene, a distanza di tre anni possiamo dire che la risposta è stata positiva. Lo dicono i numeri: +30% di investimenti in fiere internazionali negli ultimi 5 anni. E lo dicono le recenti delibere del nostro governo provinciale, in risposta alle pressanti richieste della nostra Associazione: 3 abbiamo ottenuto il raddoppio degli stanziamenti annui per la promozione estera; un deciso innalzamento delle aliquote contributive per la prima partecipazione, la più incerta, alle fiere internazionali che ora è al 70%; l’estensione del numero di annualità finanziabili, ora fino a 10 anni, e la possibilità di modifica del piano fiere in corso d’anno. Continueremo con lucidità ed ostinazione a lavorare per favorire l’apertura internazionale delle nostre aziende perché sarà l’export, è bene ricordarlo, il fattore strategico fondamentale da cui dipenderanno le chance di crescita del nostro territorio. Innovazione. Anche su questo punto ci siamo spesi molto e abbiamo ottenuto risultati concreti in breve tempo, di cui diamo atto al Governo provinciale. Siamo fermamente convinti che la ricerca e l’innovazione siano la chiave per rigenerare la nostra industria e la leva per tornare a crescere. Proprio in quest’ottica chiedevamo meccanismi che premiassero la collaborazione delle aziende con gli enti di ricerca. La nostra richiesta è stata recepita ed è stata già inserita nelle norme provinciali, che prevedono adesso un contributo aggiuntivo pari al 10% della spesa, per progetti svolti in partnership con l’Università o con enti di ricerca. Ed in questa prospettiva si inserisce anche il recente accordo che abbiamo sottoscritto con la Fondazione Bruno Kessler. Un accordo strategico, grazie al quale FBK ha messo a disposizione un proprio delegato, che è presente stabilmente presso la nostra 4 Associazione, per analizzare il fabbisogno tecnologico delle aziende e selezionare servizi e collaborazioni dedicate. Devo dire che la risposta delle aziende è stata straordinaria. A tre mesi dal lancio dell’iniziativa, abbiamo ricevuto più di cinquanta richieste di collaborazione da parte delle nostre associate. Alleanze, reti d’impresa. Piccolo forse era bello, ma oggi bisogna crescere. Con l’aumento delle dimensioni dei mercati e il loro crescente affollamento, la competizione è diventata anche una questione muscolare. Anche se aggregarsi, o ancor di più fondersi, lo so bene, è un processo difficile e verso il quale nutriamo diffidenza perché ci costringe a rinunciare all’identità propria dell’azienda, al proprio modo di operare, al proprio marchio distintivo. Allearsi però è fondamentale per crescere, e sempre più spesso lo è anche solo per sopravvivere. Abbiamo messo in campo alcune buone iniziative. Cito solo alcuni esempi: il Distretto del Porfido e della Pietra Trentina; il Consorzio Sofie-Veritas per la valorizzazione della casa in legno il Consorzio Habitech e GBC Italia, che hanno portato al protocollo LEED, nuovo standard nazionale per l’edilizia sostenibile. Purtroppo non ha avuto l’esito sperato il progetto di aggregazione nel settore dell’autotrasporto, nonostante l’impegno di diverse imprese associate che avevano creduto nell’iniziativa. 5 Confindustria, tramite la costituzione del Consorzio Retimpresa, sta promuovendo con forza il contratto di rete, uno strumento innovativo che consente alle imprese di crescere condividendo competenze, progetti, rischio d’impresa, ma rispettando l’individualità e l’indipendenza dell’azienda stessa. Da parte nostra, ci siamo già attivati affinché questa nuova fattispecie rientri tra gli interventi incentivabili dalle normative provinciali. Ma fare rete vuol dire anche uscire dal proprio territorio, ed in quest’ottica, lavoreremo molto nei prossimi mesi per sviluppare e consolidare alleanze e collaborazioni con i colleghi delle associazioni territoriali a noi vicine. Formazione. È un tema che a me sta particolarmente a cuore. Mi appassionava quando ero Presidente dei Giovani di Confindustria Trento e mi appassiona – se possibile ancor di più ora – da quando sono alla guida della nostra Associazione e da quando Emma Marcegaglia mi ha affidato la Presidenza a livello nazionale del Comitato Interassociativo per la Formazione Permanente. Vi posso dire che come Associazione abbiamo lavorato su tutti i fronti: dalle scuole superiori agli istituti tecnici, dall’Università ai dottorati di ricerca. Con l’Ateneo trentino abbiamo avviato, posso dire “finalmente”, un rapporto franco e concreto attivando nuovi, semplici, ed immediati canali di collaborazione. 6 Oltre ai temi classici del potenziamento degli stage o dell’orientamento post laurea, dedicheremo grande attenzione alla formazione permanente studiando con l’Ateneo trentino progetti mirati anche di alta formazione. Risultati davvero incoraggianti stiamo raccogliendo anche con le scuole superiori. All’inizio del mio mandato, vi ricordate, avevamo lanciato il progetto “Scuola e industria lavorano in partnership”. All’inizio, non lo nascondo, non è stato facile. Abbiamo dovuto rimuovere qualche naturale diffidenza. Ma ora, giunti alla terza edizione, posso dire che abbiamo fatto breccia nel cuore dei docenti e degli studenti. Nel corso degli anni è stato tutto un crescendo di partecipazione e di entusiasmo. È ed un successo di tutti noi: di chi ci ha lavorato con passione e sacrificio, degli imprenditori che hanno aperto le porte delle proprie aziende, dei docenti e degli studenti che probabilmente oggi guardano l’industria con nuovi occhi. Infine c’è il capitolo della comunicazione. Come ho già detto, sono fermamente convinta che il ruolo e i valori della nostra industria siano troppo spesso sottovalutati. Buona parte dell’opinione pubblica, ad esempio, non sa che l’industria rappresenta ben un quarto del valore aggiunto provinciale. Che dà lavoro a più di 37.000 dipendenti, ai quali garantisce 1 miliardo di euro all’anno di retribuzioni. Che contribuisce alla finanza provinciale con un gettito fiscale pari ad 1 miliardo di euro all’anno, circa il 25% del bilancio provinciale. 7 O ancora non sa, quante e quali siano, nelle nostre aziende, le opportunità di carriera per i giovani laureati. Non è un caso che negli ultimi dieci anni il numero di laureati nel nostro settore sia più che raddoppiato. È anche per questo che ci siamo impegnati a comunicare. I risultati ve li presento con alcuni numeri relativi solo agli ultimi tre anni: più di 10.000 articoli sulla stampa locale 5.000 minuti in televisione 450 minuti trasmessi in radio. Il nostro preciso impegno è stato quello di “stanare” le eccellenze e di farvele conoscere. Per fare un esempio recente, mi rifaccio al caso di un’azienda associata della Val Rendena, che è stata sulle pagine dei giornali quasi un mese intero. Un’azienda che produce poltrone e divani in una valle decentrata, ma che ha saputo emergere con prodotti di eccellenza, conquistando clienti in tutto il mondo, da Bill Clinton a Bill Gates. Di campioni come questi ne abbiamo veramente tanti, in tutti i settori, e mi scuseranno i colleghi se non li cito tutti. È il Trentino che vale, è l’Italia che vale. È questa, cari colleghi, l’eccellenza che tutti voi rappresentate. Ma lasciatemi dire che se abbiamo raggiunto questi risultati, e sottolineo abbiamo, nei primi tre anni del mio mandato, il merito va riconosciuto soprattutto a chi è stato al mio fianco: i miei Vice Presidenti, la mia Giunta, il Consiglio Direttivo, i Delegati Comprensoriali, i membri dei 8 Comitati di Sezione e tutti gli imprenditori a cui sono stati affidati progetti e iniziative, che con l’instancabile e qualificato sostegno di tutta la struttura ha garantito i risultati che vi abbiamo mostrato. Ed eccoli i numeri di questi tre anni: 4 assemblee generali 40 riunioni tra Giunta e Consiglio Direttivo 55 comprensoriali 414 riunioni delle Sezioni merceologiche 832 incontri esterni per risolvere le esigenze delle nostre aziende. Fanno un totale di 1345 riunioni in 1211 giorni: in media, più di una riunione al giorno, sabati e domeniche comprese, naturalmente! Ed è un’attività, è bene saperlo, che i nostri imprenditori svolgono a titolo completamente gratuito. Siamo l’unica associazione di categoria che non ha – a nessun livello – gettoni di presenza. E vi assicuro che, per i ruoli di vertice, e lo sa bene la nostra cara Emma, l’impegno è praticamente a tempo pieno. Ma allora, vi chiederete, perché lo facciamo? Ancora per passione! Lo facciamo perché condividiamo valori e obiettivi, perché crediamo nel gioco di squadra, perché sentiamo forte su di noi una grande responsabilità anche sociale. Lo facciamo per generosità, che deve essere la prima e più importante caratteristica di chi ambisce ad essere classe dirigente. Ma lo facciamo anche per i risultati che insieme – solo insieme – siamo in grado di ottenere. 9 Solo partecipando alla vita dell’Associazione abbiamo potuto ottenere risultati come la detrazione dell’1% in materia di Irap deciso dal Governo Provinciale su forte richiesta della nostra Associazione; o l’avvio della “scuola del legno” di Tesero, o il Consorzio e il gruppo d’acquisto per l’energia, che hanno garantito consistenti risparmi sulla bolletta delle aziende; o ancora, i numerosi accordi con le banche, con l’ordine dei notai, con l’Agenzia delle Dogane o tantissimi altri esempi che ancora vi potrei citare. Per non dimenticare la Manovra anticrisi provinciale – che non ha uguali in Italia per impegno economico e rapidità di esecuzione – che è stata confezionata anche con il contributo della nostra Associazione. Solo partecipando con passione alla vita associativa possiamo varare iniziative come il laboratorio tecnologico che, oggi in questa sede, possiamo finalmente dire, diventerà realtà: un laboratorio di sperimentazione all’avanguardia, moderno, autorevole che sarà al servizio di tutte le aziende del Trentino ma anche, perché no, di chi vorrà venire in Trentino per testare le proprio produzioni. Ma se torniamo ad oggi e ci guardiamo indietro, possiamo certo dire che questi ultimi tre anni non sono stati anni “normali”. Nel mezzo, una crisi spaventosa, drammatica per certi versi, che sta cambiando il mondo. “Abbiamo bruciato 100 trimestri di produzione industriale” ha detto la nostra Presidente Emma Marcegaglia a maggio all’Assemblea di Confindustria, è come se fossimo tornati indietro di 25 anni. PIL, fatturati, occupazione, una vera Caporetto. 10 E non è ancora finita: la produzione industriale è ancora sotto del 18% rispetto ai livelli pre-crisi e il CSC stima che raggiungeremo il livelli di PIL del 2007 soltanto alla fine del 2013. Dovremo fare i conti con una perdita permanente di attività e di domanda e riposizionarci quindi su livelli minori ma più qualificati, più specializzati, con più qualità, più valore aggiunto. Scontiamo, per l’Italia, un decennio con la peggiore dinamica del PIL rispetto ad Eurolandia: + 1,4% all’anno, decisamente insufficiente per sostenere crescita e sviluppo. Ma nonostante questo, il nostro bel Paese resta tuttora la quinta potenza industriale al mondo per produzione manifatturiera e se si guarda alla produzione industriale pro capite, che misura la vera “vocazione manifatturiera” di un Paese, saliamo addirittura al secondo posto dietro la Germania. L’aver mantenuto l’industria al centro dell’economia nazionale è stata e sarà sempre la forza del nostro Paese. L’Italia ha difeso le proprie quote sull’export mondiale, e saranno proprio le esportazioni a trainare la ripresa con un + 7,4% nel 2010 ed un + 4,3% nel 2011. Nell’arco di questi 4 difficilissimi anni, infatti, la ricchezza mondiale risulterà comunque cresciuta di oltre 10 punti percentuali. Ma il motore della crescita è ormai altrove: due paesi, l’India e la Cina, che insieme costituiscono quasi il 40% della popolazione mondiale e pesano per il 18% del PIL mondiale, registreranno, rispettivamente una crescita nell’ordine del 30% e del 40%. 11 Accanto ad essi, nuove economie guadagnano attrattività per le nostre imprese: l’Europa centro orientale, la Russia, il Messico e i paesi del Nord Africa che vedranno intensificarsi le relazioni commerciali con l’Italia anche in vista dell’eliminazione dei dazi tra i paesi del Mediterraneo previsto entro il 2012. Ma la vera preoccupazione rimane la disoccupazione, il suo incremento e la sua durata perché accresce fortemente il rischio che essa diventi strutturale provocando depauperamento del capitale umano e scoraggiamento rispetto alla possibilità di rientrare nel mondo del lavoro. Sempre il CSC stima 480.000 persone occupate in meno nel 2010 rispetto a inizio 2008. E allora che fare? Che fare quando siamo il Paese meno attrattivo per gli investimenti dall’estero, meno degli USA, meno di Francia, Germania meno anche della Spagna? Che fare quando il rapporto tra costo del lavoro e retribuzione netta, il famoso cuneo fiscale, è pari 118 punti ed è tra i più alti dei paesi OCSE? Che fare quando per ottenere una licenza per costruire un capannone ci vogliono, mediamente, 257 giorni contro i 100 della Germania ed i 40 degli Stati Uniti? Che fare quando la spesa per R&S, vero e unico motore della crescita, rappresenta solo lo 0,52% del PIL nazionale? Confindustria guidata dalla nostra Presidente Emma Marcegaglia, che in questa occasione vogliamo ringraziare, ha lavorato fortemente per 12 presentare Italia 2015, un piano dettagliato e concreto con le proposte degli interventi necessari a migliorare la produttività e favorire la crescita del nostro Paese. La partecipazione dell’Onorevole Tajani, Vicepresidente della Commissione Europea, che ringraziamo di cuore per aver accolto il nostro invito, ha arricchito la nostra assise e ci permette alcune riflessioni su temi per molti di noi ancora lontani, ma sempre più strategici per la vita delle imprese: le scelte di Bruxelles ed il ruolo dell’Europa. La politica industriale e gli indirizzi presi in quelle sedi, condizioneranno sempre più il destino delle nostre aziende. E la nuova strategia europea per l’industria basata sull’innovazione, che ci ha illustrato il Vicepresidente Tajani, ne è una dimostrazione evidente. Siamo convinti che un serio approfondimento dei temi all’ordine del giorno della Commissione Europea, ha rappresentato per noi oggi una preziosa opportunità. E nel nostro Trentino come va? Abbiamo sofferto, stiamo ancora soffrendo. Ma questa crisi non ci ha piegati, non ci ha tolto la voglia di reagire, la grinta, la determinazione. Del resto, qualcuno mi dice, che alternative abbiamo? Dobbiamo resistere. Resistere, appunto, nonostante ordini e fatturati non ci diano ancora le soddisfazioni meritate. 13 Resistere utilizzando qualche pausa produttiva per investire in formazione e aggiornamento. 200.000 ore in formazione certificata ha investito l’industria trentina negli ultimi due anni, a cui si aggiunge la formazione on the job. Resistere puntando con decisione sull’innovazione di prodotto e di processo: il 40% delle imprese trentine lo sta già facendo ed è il dato più elevato a livello nazionale! Non è un traguardo, ma ci dice che stiamo andando nella giusta direzione. Molto però resta da fare nella fase successiva dell’innovazione, quella relativa alla protezione della proprietà intellettuale. Il Trentino infatti registra la metà dei brevetti rispetto alla media nazionale e un terzo rispetto ai cugini veneti. Resistere, dicevo, agganciando le esportazioni nei paesi più performanti: un dato su tutti, l’export dell’industria trentina ha guadagnato un +18% nei primi sei mesi del 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009. Un risultato davvero incoraggiante! Però le nostre esportazioni verso i BRIC sono ancora insufficienti, solo il 5% sul totale delle esportazioni, ma stanno crescendo ad un ritmo importante, con una ottima performance soprattutto verso la Cina dove le nostre esportazioni raddoppiano ogni 2 anni. Qui voglio evidenziare un fatto veramente sorprendente: se è vero, come affermano tutte gli studi più qualificati, che le chanche di crescita del nostro territorio, dipenderanno sempre più dalla capacità di esportare delle nostre aziende, allora ecco un dato che ci deve far riflettere: l’85% dell’export provinciale è realizzato solo da 100 14 aziende, 100 solide eccellenze già ben radicate sui mercati internazionali. Sono ancora troppo poche! Il PIL del Trentino avrà tante maggiori possibilità di crescita quanto più noi riusciremo ad aumentare in modo consistente il numero di aziende in grado di conquistare e presidiare i mercati internazionali. Da qui un invito forte al nostro governo provinciale affinché la politica industriale dei prossimi anni non diminuisca gli sforzi e le attenzioni nei confronti dell’internazionalizzazione, destinando risorse ed attività verso quest’area strategica per lo sviluppo del nostro territorio. Resistere e investire, nonostante tutto. E’ indubbio che il livello degli investimenti si è contratto fortemente negli ultimi due anni ma, anche qui voglio evidenziare un dato. Nella nostra ultima Assemblea avevamo rilevato la necessità di migliorare i nostri dati sulla patrimonializzazione delle aziende e da subito ci siamo mossi per aggiornare e semplificare lo strumento dei prestiti partecipativi. Ancora una volta le nostre aziende hanno reagito con una convinzione straordinaria: quasi 66 milioni di euro investiti nel capitale delle proprie aziende solo nel periodo da gennaio ad oggi. Per migliorare i dati di bilancio, per migliorare i rating, per dare il buon esempio. Allora di fronte a tutto questo, ci permettiamo di dire: basta per favore a tutta questa proliferazione di comitati dei no, frutto di scarsa informazione e pregiudizi piuttosto che di un serio esercizio del dibattito. 15 No all’acciaieria in Valsugana, no al termo-ossidatore a Rovereto, no alle cave di Lases, no alle centraline elettriche lungo i corsi d’acqua, no alla serra di Tenna, no alla Valdastico, no no no per principio e senza conoscere nel merito i problemi, e anche se le nostre aziende investono decine di milioni di euro all’anno per operare nel pieno rispetto delle severe leggi e normative, le più severe d’Europa, che giustamente tutelano e salvaguardano l’ambiente in cui viviamo ed il magnifico territorio in cui operiamo. Vorremmo, in buona sostanza, essere considerati non solo come contribuenti ma come creatori di valore e soprattutto di valori quali serietà e responsabilità. Passiamo ora al tema che abbiamo scelto per il dibattito: “Meritocrazia e Innovazione - Le vere sfide della competitività”. Un titolo forse inusuale per un’Assemblea degli industriali. Ma abbiamo voluto porre forte al centro del dibattito, un tema delicato, di cui spesso si parla ma ancora troppo poco se ne vede l’applicazione. E questo in ogni ambito, a cominciare da se stessi o dalla propria famiglia, per proseguire al mondo del lavoro, alla politica, al sindacato, alla scuola o all’università. E abbiamo chiesto ad autorevoli relatori di aiutarci in questo percorso: Roger Abravanel, vero “guru” di questo tema che, nel suo saggio “Meritocrazia”, ha ipotizzato proposte concrete per applicare il merito. Colgo l’occasione per ringraziarlo della sua autorevole presenza. Ma la meritocrazia va declinata nei vari ambiti di applicazione. 16 E allora un grazie sincero al Presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai e all’Amministratore Delegato di Dallara Automobili, Andrea Pontremoli, per il contributo che ci vorranno dare per applicare la meritocrazia nel campo della pubblica amministrazione e dell’impresa, guidati da Andrea Cabrini moderatore del dibattito. Ma che cosa significa per noi “meritocrazia”? La declinazione di merito in economia è particolarmente spietata. Il merito lo misurano i concorrenti, lo fa il mercato. Nell’industria prevale il darwinismo. Il merito è un nuovo prodotto, un buon bilancio, una commessa importante. È uno stile di vita, una questione di eccellenza o, in qualche caso, di sopravvivenza. Significa accelerare il cambiamento perché una società che premia il merito promuove di fatto l’interesse collettivo, significa non restare indietro perchè accettare il merito fa bene specialmente a chi si trova in condizioni sociali deboli, in quanto rappresenta l’unico modo per poter emergere. Dal rapporto sulla classe dirigente della Luiss del 2008, emergevano chiaramente alcuni must per applicare la meritocrazia. Ci vogliono regole chiare e condivise in base a cui decidere chi è meritevole e chi no. Questo implica fiducia nei confronti di coloro che devono definire queste regole e le modalità di applicazione. Ci vogliono incentivi appositi in grado di valorizzare i talenti delle persone. 17 Bisogna insomma sostenere con determinazione coloro che corrono e che scommettono sul proprio futuro all’interno di ogni ambito sia quello dell’impresa, della pubblica amministrazione, della cultura o del terzo settore. Il merito deve essere percepito come una risorsa proprio per uscire dalla crisi e assumere una nuova dimensione, quella di virtù pubblica e non più di virtù privata o individuale. Il paese ha bisogno di una classe dirigente competente e generosa che meriti la fiducia dei suoi concittadini. Ne siamo consapevoli e a noi per primi spetta il compito di generare idee, trasformarle in prodotti e servizi, creare valore, con generosità e grande senso di responsabilità verso i nostri collaboratori e verso il nostro territorio. Anche questo ritengo che sia un merito. Ma chiediamo a tutti di aiutarci in questo cammino lungo e impegnativo. Il nostro è un forte ed accorato appello alla condivisione degli ambiziosi obiettivi e ad un vero senso di responsabilità. Lo chiediamo alla Politica, alla pubblica amministrazione, al Sindacato, alla scuola, all’università, lo chiediamo ai nostri giovani. Lo chiediamo prima di tutto alla Politica. Una politica particolarmente attenta e presente in questi ultimi due anni, che tempestivamente e con coraggio ha messo in campo strumenti e risorse adeguate per combattere la crisi. Ne diamo atto con convinzione e vogliamo qui manifestare il nostro sincero apprezzamento nei confronti del Presidente della PAT Lorenzo 18 Dellai e nei confronti di Alessandro Olivi, Assessore all’industria, commercio e artigianato e nostro più diretto interlocutore, che non ci ha mai fatto mancare il suo appoggio competente e tempestivo. Che cosa significa “meritocrazia” per la nostra Autonomia? Chiariamo subito una cosa. La “specialità” della nostra condizione è stata guadagnata con i sacrifici dei nostri genitori e con il buon governo esercitato in tutti questi anni. Altre regioni, dobbiamo ricordarlo, non hanno saputo gestire in maniera altrettanto responsabile la propria dote. La nostra autonomia è prima di tutto storia: risale ben al 1027 la nascita a Trento del principato vescovile sovrano e quindi autonomo. Così come è del 1111 la nascita della Magnifica Comunità di Fiemme, altro importante esempio della nostra autonomia. Indubbiamente l’autonomia ha permesso al Trentino di emergere da una drammatica situazione di povertà ed emigrazione dell’immediato dopoguerra, ma lo scenario oggi è cambiato. Alle spalle abbiamo la crisi e di fronte la riforma federalista. Sarà necessario gestire in maniera responsabile le risorse disponibili e operare in un quadro di massima efficienza. L’Autonomia si troverà sempre più immersa in un contesto competitivo internazionale, con meno risorse, maggiori esigenze e sempre più competitori. Si prevede infatti che entro pochi decenni ci saranno: 4 o 5 “capitali del mondo” (New York, Londra, Shanghai, Tokyo, …), cioè città che attireranno e produrranno il meglio; 19 una ventina di “capitali regionali”, ovvero città leader a livello continentale o sub-continentale; un centinaio di “capitali provinciali”, con capacità attrattiva solo su nicchie molto specializzate. Ecco quindi che si svilupperà forte la competizione territoriale. A proposito di competizione territoriale internazionale vi leggo alcune righe di una lettera ricevuta i giorni scorsi da un nostro associato. Riguarda la promozione per insediamenti produttivi in un’area della Germania e ne elenca i vantaggi. La proposta recita: incentivi sugli investimenti pari al 50% a fondo perduto; costo del lavoro inferiore del 30% rispetto a quello italiano; forza lavoro flessibile ed altamente specializzata in quella regione che è considerata una tra le più alte d’Europa per produttività, superiore del 12% alla media tedesca; costo dell’energia inferiore del 30% rispetto al nostro; e….capacità di “coccolare” (è scritto proprio così) le aziende straniere che investono in quell’area. Lascio a voi le riflessioni del caso, ma è chiaro a tutti che questo è solo uno degli esempi virtuosi con i quali ci dovremo confrontare sempre più spesso. E non proviene da paesi emergenti o in via di sviluppo. Parliamo di una regione nel cuore della vicina Germania. Per restare un territorio competitivo e ancora attrattivo per le nostre aziende, ci vorrà quindi in Trentino, forte capacità di innovazione e risorse adeguate disponibili. Richiederà di individuare pochi obiettivi chiari e misurabili; 20 richiederà l’allocazione di risorse secondo criteri meritocratici; richiederà una leadership diffusa e illuminata che sappia fare squadra, richiederà una assoluta trasparenza. Meritocrazia vuol dire anche selettività e condividiamo senz’altro la revisione degli incentivi provinciali volta ad una maggior selezione che privilegi la solidità e le prospettive di sviluppo delle aziende. Così come auspichiamo che, in edilizia, sia l’offerta economicamente più vantaggiosa e non il massimo ribasso, il metodo di selezione per l’aggiudicazione degli appalti, con l’obiettivo di premiare quelle aziende che davvero – e non solo sulla carta - rispettano i migliori standard di qualità e sicurezza. Non vi nascondo che alcune traiettorie della nostra Autonomia ci preoccupano non poco. Il prossimo 24 ottobre eleggeremo 535 amministratori delle neo-nate Comunità di Valle che – aggiunti agli amministratori di Provincia, Comuni, Circoscrizioni, ASUC e BIM – fanno un totale di più di 5.000 persone per amministrare una popolazione di 526.000 abitanti. Allora mi chiedo: ce lo possiamo ancora permettere? La nostra preoccupazione non è relativa solo alla sostenibilità economica di tutto questo – peraltro da non sottovalutare – ma soprattutto alla stratificazione di centri decisionali a cui stiamo assistendo, che va decisamente in controtendenza rispetto alle drammatiche esigenze di snellimento e velocità che tutto il mondo chiede. Con tutto quel che ne consegue. 21 È emblematico il recente caso nel settore del porfido: pochi amministratori delle Asuc, le associazioni locali di uso civico, per ragioni che poco hanno a che fare con l’amministrazione del “bene comune”, stanno bloccando da più di 30 giorni l’attività di 7 aziende e di 60 dipendenti. Mi chiedo nuovamente: ce lo possiamo permettere? E ancora una volta dispiace rilevare che, nel dibattito che si è sviluppato sulle più di 2000 candidature alla guida di questi enti che decideranno dello sviluppo del nostro territorio, si sia privilegiata piuttosto la ricerca di un equilibrio tra i partiti, anzichè approfondire seriamente i curricula, le esperienze e la progettualità degli aspiranti presidenti. Non è stato un bell’esempio di meritocrazia! Sul tema infrastrutture, che stanno molto a cuore a Confindustria, siamo decisamente preoccupati per la reale utilità e soprattutto sostenibilità di alcuni faraonici progetti. Mi riferisco in particolare al “progetto Metroland”. Un investimento di più di 3 miliardi e mezzo di euro, per collegare con 150 km di gallerie la Valle dell’Adige alle valli periferiche. Non voglio entrare nei dettagli tecnici del progetto ma ricordo che, ad esempio, il Tunnel del Brennero costerà circa 6 miliardi e il tanto “chicchierato” Ponte sullo Stretto si prevede ne costerà circa 4 e mezzo. La nostra preoccupazione è piuttosto relativa alla mancanza di adeguate e approfondite informazioni per un investimento di tale rilevanza. Quale sarà, ad esempio, il piano della mobilità? Cioè qual’è la motivazione alla base del numero di passeggeri previsti, della frequenza delle corse, dei tempi di percorrenza? 22 Perché tutto questo inciderà in modo rilevante sui costi di gestione che ogni anno dovremo sostenere. Quale sarà l’utente di riferimento? Il progetto è destinato alla mobilità locale o si sosterrà con i flussi dei turisti? Di conseguenza, quanti biglietti prevediamo di staccare per rendere quel progetto economicamente sostenibile? Sarei davvero curiosa di conoscere in dettaglio l’analisi costi-benefici, perché mi chiedo nuovamente: ce lo possiamo davvero permettere? Letta in questo modo ritengo che l’Autonomia oggi non è “a” rischio, ma rappresenta semmai “un” rischio. Io credo che l’autonomia che ci siamo guadagnati e conservati fino ad oggi, grazie a politiche serie, responsabili e lungimiranti, debba ora fare i conti con molte più variabili che ci obbligano ad un rigore particolarmente severo e selettivo. E ci permettiamo di dire che non sarà con l’insegnamento del tedesco nelle scuole o inserendo lo studio dei testi su Andreas Hofer che dimostreremo ai nostri detrattori la capacità di buon governo ed i vantaggi di un assetto istituzionale ben gestito. Insegniamo piuttosto l'inglese e la storia di De Gasperi. E puntiamo fermamente su concretezza e responsabilità. Lo chiediamo, dicevo, al Sindacato. Va dato atto che, nella gestione di questo drammatico periodo, abbiamo avuto come interlocutore un sindacato responsabile a cui va il nostro sincero apprezzamento. 23 Da noi, la coesione della triplice locale CGIL CISL e UIL, a differenza che nel resto del Paese, ha costituito un sicuro elemento di stabilità ed ha permesso di mantenere, nei fatti, la coesione sociale sul nostro territorio. Impresa e lavoro sono inscindibilmente legati; non esiste l’una senza l’altro e viceversa. Insieme, sono la fonte di ogni ricchezza e l’origine di ogni duraturo benessere. Ma il welfare acquisito e la coesione sociale che ci hanno sempre caratterizzato dovranno confrontarsi con nuove realtà: l’aumento della disoccupazione, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento dei flussi migratori. La disoccupazione in Trentino è ancora a livelli fisiologici ma, se dovremo fare i conti con un calo permanente di domanda, non c’è alcun dubbio che nei prossimi mesi potrebbe presentarsi, anche da noi, qualche situazione di criticità. Inoltre sui bilanci famigliari iniziano a gravare sempre più i costi di una generazione di anziani bisognosi di assistenza, già oggi infatti la popolazione ultra 65enne del Trentino rappresenta il 19% del totale, a cui si unisce una generazione di giovani economicamente ancora non autonomi. L’aumento anche in Trentino dei flussi migratori, che già oggi incidono per il 10% sul totale della popolazione, appesantisce ancor di più il welfare finora garantito. Allora, risulta sempre più evidente come, un requisito necessario per mantenere i nostri livelli di benessere, sia quello di poter contare sulla presenza di un sistema industriale forte sul nostro territorio. 24 Dobbiamo allora tornare a parlare seriamente di produttività e, sottolineo seriamente. Consapevoli che i sacrifici che ci vengono richiesti oggi, debbono essere considerati come un investimento sul nostro futuro. Per aumentare la produttività bisogna avere nuove idee e farle rendere. Dobbiamo riuscire a garantire insieme, maggior valore aggiunto per ogni ora lavorata e per ogni euro investito, che si traduca in un arricchimento del prodotto che l’impresa fornisce al suo cliente. Quanto è stato fatto nelle aziende trentine fino ad ora è già una buona base di partenza. Noi siamo pronti, e lo abbiamo dimostrato anche in questi ultimi due anni, ad investire fortemente nelle nostre aziende e nei nostri collaboratori. Nonostante questa crisi devastante, abbiamo fino ad oggi sostanzialmente mantenuto i posti di lavoro! Ma se il tema è la meritocrazia, dobbiamo valorizzare con forza e senza pregiudizi le iniziative aziendali per legare salari a produttività. Vogliamo e dobbiamo pagare di più, chi lavora di più e meglio. Dobbiamo quindi aumentare decisamente il peso della parte variabile del salario rispetto a quella fissa, portandola almeno fino al 40-45%, come è oggi nella media europea. E ancora, dobbiamo affrontare con coraggio alcuni temi che, in Trentino più che altrove, rischiano di allontanarci velocemente nei confronti dei nostri competitors, quando la ripresa si farà più forte. Mi riferisco, ad esempio, alla ancora troppo scarsa cultura del lavoro in fabbrica, alla minore flessibilità negli orari e nella mobilità da parte dei 25 nostri collaboratori, alla forte concorrenza dell’impiego pubblico che ci impone retribuzioni in media decisamente più alte rispetto ai dipendenti di aziende simili in province a noi contigue. O a quell’esempio, per certi versi divertente, di quel manager straniero in visita allo stabilimento trentino di un’azienda multinazionale che, quando gli spiegavano che i picchi di assenteismo in certi periodi dell’anno coincidono con la raccolta della frutta, ha chiesto se ci fosse un errore nella traduzione! Di questo come di altri casi ne va tenuto conto nel ragionare di produttività in modo franco perché, senza volerci occupare in questa sede di Melfi o Pomigliano, vorrei però che una cosa fosse chiara: la produttività non riguarda solo gli imprenditori e i loro investimenti, riguarda anche i lavoratori e le ore lavorate. Ce lo insegna la Germania, dove il Sindacato di fronte ad un rischio serio di perdita permanente di posti di lavoro, ha firmato contratti che prevedono in alcuni casi, una settimana di lavoro in più all’anno, a parità di salario percepito. Al Sindacato chiediamo di costruire con noi nuovi modelli applicativi di relazioni industriali moderne che ci permettano di mantenere un forte e solido presidio industriale manifatturiero sul nostro territorio. Lo chiediamo anche alla Scuola e all’Università. Per ripartire, dopo la crisi, servirà la massima eccellenza per ogni ruolo ed ogni funzione quindi servirà più qualità anche delle persone, della loro motivazione, del tipo di competenze e di saperi dei quali saranno portatori. 26 Per l’Università, in particolare, riconosciamo che è stata una scelta avveduta e lungimirante poter disporre della delega in materia, grazie al recente accordo di Milano. Ma riteniamo che una competenza così strategica ma al tempo stesso onerosa, debba avere nel territorio e nelle sue componenti fondamentali - tra cui le categorie economiche - un interlocutore privilegiato ed un riferimento importante da tenere ben presente nelle scelte e negli indirizzi che l’ateneo vorrà seguire. Non vogliamo introdurci sul tema della governance dell’Ateneo di Trento, limitandoci ad osservare che, snellezza degli organi di governo ed elevate competenze di chi ne farà parte, unite ad una rappresentanza il più possibile aperta alla società civile dovranno, a nostro avviso, essere le principali vie di selezione. Chiediamo invece alla scuola e all’Università di investire con forza in nuove forme di meritocrazia. Oltre che legare le progressioni di carriera principalmente sui titoli scientifici e sul numero di pubblicazioni, premiamo i professori che organizzano corsi in collaborazione con le imprese. Premiamo i professori anche in base al numero di stage aziendali che fanno fare agli studenti. Premiamoli in base a quanti progetti di ricerca svolgono con partner industriali, anche locali. E meritocrazia vuol dire anche saper accettare il giudizio delle imprese sugli indirizzi e sulla preparazione degli studenti che entrano nel mondo del lavoro. 27 Per quanto riguarda la preparazione, il test OCSE Pisa che misura il livello di competenze in scienze e matematica dei ragazzi delle scuole medie superiori, pone il Trentino nettamente in cima alla classifica. Vuol dire che la base di partenza è positiva. Per gli indirizzi, se sarà ritenuto utile, siamo fin d’ora disponibili a periodici confronti con le scuole e l’Università per far emergere i suggerimenti delle imprese rispetto a quali siano i corsi e le specializzazioni più richieste dal mondo del lavoro, anche locale. Questo, oltre a contribuire a mantenere basso il livello di disoccupazione giovanile sul nostro territorio oggi all’11%, contro un preoccupante 25% a livello nazionale, potrebbe favorire ed aumentare la presenza dei laureati nelle nostre aziende, oggi come ho detto, già raddoppiata rispetto a 10 anni fa. La nostra Università rappresenta una rara eccellenza a livello nazionale per serietà ed oculatezza nella gestione delle risorse. Le nostre scuole sono ai massimi livelli per innovazione e progettualità. Anche per questo siamo certi che il nostro appello troverà ancora una volta degli interlocutori attenti e disponibili. Lo chiediamo alla pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione più efficiente al mondo è quella di Singapore. Ci fa piacere che anche il Trentino l’abbia presa come benchmark, come si intuisce dal nome del “progetto Singapore” varato dalla Provincia autonoma di Trento. 28 Non possiamo fermarci però ai premi di risultato per la riduzione dei tempi medi dei procedimenti. Sia chiaro, questo è già un grande successo e mi compiaccio col Governo provinciale per l’iniziativa. Ma dobbiamo puntare più in alto. Del resto, il piano di riorganizzazione che ha portato Singapore a diventare una best practice, era basato non sulle procedure burocratiche, bensì sulle risorse umane. Una selezione dura, che comincia nella scuola e prosegue nel lavoro. Ma che premia i migliori, a prescindere dall’anzianità di servizio. Tutti i dipendenti della pubblica amministrazione devono sentire il proprio contributo come determinante per il risultato complessivo. Tutti, a tutti i livelli, devono considerarsi classe dirigente. Ed anche nella pubblica amministrazione va accettato senza timori il giudizio degli utenti e va favorita la competizione interna, premiando quei comparti che meglio e prima rispondono alle domande di imprese e cittadini. Vorrei che ogni dipendente pubblico si sentisse membro di un’unica squadra. Un team che va dal settore pubblico alle imprese, dalla scuola al Sindacato. Con la consapevolezza che a far vincere la squadra – come accade in Formula Uno – è spesso qualche decimo di secondo guadagnato nel cambio gomme dal team dei meccanici piuttosto che la migliore traiettoria scelta dai piloti! 29 E infine, lo chiediamo ai nostri giovani. Per loro, è inutile negarlo, il futuro sarà ancora più difficile. Ogni posizione di rendita è finita. Nessuno può più illuderli con garanzie sul loro futuro: ciascuno più che mai dovrà imparare ad essere leader di se stesso. Ma noi dobbiamo impegnarci ad investire fortemente su di loro. Dobbiamo non tarpare loro le ali, affinché possano spiccare il volo verso i loro sogni. Dobbiamo trasmettere loro la passione, qualsiasi saranno le scelte che vorranno fare. Dobbiamo però anche insegnare ai nostri giovani che la meritocrazia è un valore, ma prevede che accanto ai diritti si parli dei doveri. La nostra generazione è cresciuta in un’epoca che ha esaltato i diritti, ma che troppo spesso ha dimenticato i doveri. Mi piacerebbe che con la stessi enfasi si tornasse a parlare di impegno, fatica e sacrificio, di disciplina, di responsabilità. E che si tornasse a credere a certi valori di una volta. Oggi non esiste più la stretta di mano. Ormai alle riunioni si va con l’avvocato. Allora ai giovani dico: siate voi stessi a rilanciare il vostro futuro. Puntando sulla formazione, sull’esperienza internazionale, sulla responsabilità perché vi dovrete confrontare con un vero mercato dei talenti senza frontiere. Mettetevi in gioco. Studiate le lingue. L’inglese innanzi tutto, ma anche il russo, l’arabo, il cinese. Andate a studiare il mondo di domani. 30 La movida spagnola lasciatela per le vacanze. L’Erasmus è meglio farlo in Asia, in Russia, in Medio Oriente. Cominciate oggi, con pazienza ed umiltà, ad essere leader del vostro futuro! E voglio concludere, come nella mia prima Assemblea, ricordando le parole lungimiranti di un nostro illustre concittadino: Alcide De Gasperi. Egli diceva: "Il politico guarda alle prossime elezioni. Lo statista guarda alle prossime generazioni". E seguendo questo auspicio, Vi invito cari colleghi imprenditori, a puntare con fiducia sui nostri giovani, sui vostri figli, sui vostri nipoti, ad investire con coraggio su di loro, affinché grazie al Vostro esempio e alla Vostra guida possano essere proprio loro a garantire la continuità della nostra bella e solida industria trentina nel mondo. E infine a Voi, cari amici, impareggiabili compagni di viaggio di questo mio straordinario cammino, che mi avete sempre ascoltato, consigliato e sostenuto con affetto, dico soltanto: grazie di cuore per avermi dato la possibilità di essere stata il vostro Presidente. 31