Brera incontra il Puškin Collezionismo russo tra

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Brera incontra il Puškin Collezionismo russo tra
Brera incontra il Puškin Collezionismo russo tra Renoir e Matisse Sergej Ščukin Sergej Ščukin (Mosca 1854 – Parigi 1936) apparteneva a una vecchia famiglia di mercanti moscoviti di stoffe e filati. Il padre, Ivan Vasil’evic fondò a Mosca nel 1878 la società commerciale “I.V. Sukin e figli”; poco prima aveva sposato Ekaterina Botin, figlia di un ricco mercante di tè e zucchero. Dal matrimonio nacquero undici figli: quasi tutti erano appassionati collezionisti d’arte, stimolati dall’ambiente in cui erano cresciuti e dall’ottima istruzione ricevuta. Soprattutto i figli maschi che dovevano ereditare il patrimonio paterno delle fabbriche e dei negozi di tessile, avevano studiato in Russia e all’estero. Durante la sua infanzia e adolescenza difficilmente si sarebbe immaginato che proprio a Sergej sarebbe toccato un giorno di prendere il posto del padre come direttore della ditta. Terzogenito, bambino fragile e balbuziente egli sviluppò tuttavia una personalità molto indipendente, capace di superare le esitazioni e di prendere decisioni autonome. Nonostante l’attività collezionistica dei fratelli fu lui a raccogliere un corpus particolarmente completo di pittura moderna francese. Dopo alcuni anni di soggiorno in Germania (dal 1873) per studi e per cure mediche Sergej tornò a Mosca e sposò Lidia Grigor’evna Koreneva, figlia di ricchi proprietari terrieri. Nel 1886, dopo la nascita del primogenito Ivan, la giovane coppia ricevette in regalo da Ščukin senior un palazzo a Mosca che più tardi avrebbe ospitato la famosa collezione di Sergej. Comprava opere di pittori francesi e possedeva già alcuni dipinti dei realisti di fine secolo quando un amico russo che soggiornava a Parigi richiamò la sua attenzione sulle opere di Monet esposte alla galleria Durand‐Ruel. Fra i primi acquisti del marchand vi erano i quadri “Lillà al sole” e !Scogli a Bell‐Ile”, comprati nel 1897‐1898: nel giro di un anno o due Ščukin aveva deciso che bisognava limitarsi a una scuola soltanto, quella francese. In poco più di quindici anni raccoglierà numerosi capolavori di Claude Monet, Pierre Puvis de Chavannes, Alfred Sisley, Edgar Degas, Paul Signac Paul Cézanne, Paul Gauguin, Vincent van Gogh, Maurice Denis, Pierre Bonnard, Edouard Vuillard, Henri Rousseau, Henri Matisse, André Derain, Maurice de Vlaminck, Pablo Picasso e Georges Braque. Secondo un’azzeccata osservazione di Boris Ternoviez la collezione Ščukin è la “storia delle sue passioni”. Tra il 1900 e il 1910, Ščukin fu il committente e mecenate di Henri Matisse e Pablo Picasso. Vincendo i pregiudizi dell’opinione pubblica conservatrice, egli decorò la propria abitazione con le loro opere, esponendole volutamente in maniera ben visibile. In pochi anni Matisse dipinse per l’industriale russo decine di tele, e partecipò anche alla loro sistemazione sulle pareti di casa Ščukin, recandosi a Mosca nel 1911, o fornendo consigli per lettera. Alla vigilia del primo conflitto mondiale la collezione constava di cinquanta Picasso, trentasette Matisse, sedici Gauguin, altrettanti Dérain, tredici Monet e un considerevole numero di Cézanne, Degas, Marquet, Van Gogh. Nella Mosca prerivoluzionaria «casa Ščukin » era uno straordinario «Museo dell’impressionismo», aperto al pubblico un giorno alla settimana. Ščukin cominciò, già dal 1907, a pensare al destino della sua collezione decidendo di farne dono alla città di Mosca; nel 1918 fu interamente statalizzata andando a costituire il Primo Museo di Pittura moderna Occidentale. Dinamico e impulsivo viene descritto da Alexander Benois con queste parole: “La sua passione per il collezionismo non era un semplice capriccio ma un atto di coraggio, dal momento che egli […] doveva misurarsi con le proprie incertezze. Ma Ščukin apparteneva a quel tipo di persone per cui i rimproveri degli altri e i propri dubbi sono non tanto scoraggianti quanto stimolanti. Da questa battaglia con altri e con se stesso egli è sempre uscito vittorioso e pieno di coraggio rinnovato”. Ivan Morozov Ivan Morozov (1871‐1921), apparteneva a una famiglia di industriali moscoviti con una genealogia insolita: il suo antenato Savva Morozov, servo della gleba, aveva ricevuto nel 1797 dal suo signore il permesso di aprire una fabbrica di nastri di seta. Savva Morozov e i suoi figli seppero agire così abilmente che alla fine del secolo XIX la famiglia si era trasformata in una delle più potenti dinastie industriali e commerciali delle Russia in campo tessile. La passione per l’arte e per il collezionismo era maturata nei fratelli Morozov, Michail e Ivan, sotto l’influenza dell’ambiente intellettuale di Mosca, città in cui la famiglia Morozov era molto nota anche per le sue attività culturali; in particolare la madre, Varvara Alekseevna era, con il suo salotto, esponente di primo piano della vita sociale moscovita. Sul finire dell’Ottocento, contemporaneamente agli Ščukin, il primogenito Michail aveva cominciato a interessarsi di pittura moderna francese, spianando in questo modo la strada del collezionismo al fratello minore Ivan. Sull’esempio del fratello maggiore, Ivan cominciò a comprare quadri, in un primo tempo solo russi, cui decise ben presto di affiancare opere straniere. Uomo di grande cultura, di indole pacata e contemplativa, privilegiò da subito l’arte francese degli impressionisti e i post‐ impressionisti, Monet, Pissarro, Renoir e Sisley, Cézanne, van Gogh e Gaugain. I primi acquisti importanti di pittura francese risalgono al 1903 quando comprò da Durand‐
Ruel un paesaggio di Sisley ma l’inizio dei suoi acquisti massicci risale al 1907, anno di svolta per il collezionista con l’acquisizione del celebre Boulevard des Capucinnes di Monet. Le scelte del 1907 lasciano intuire i piani del collezionista per il futuro, come scrive Albert Kostenevic: “Morozov non si concentrava sulla creatività di un solo artista o anche solo su un gruppo. Nel suo campo visivo c’era tutta la pittura francese degli ultimi decenni”. Già nel 1906, durante una grande retrospettiva al Salon d’Automne, Ivan Morozov aveva scoperto l’arte di Paul Gauguin, del quale acquistò negli anni undici opere. Subito dopo Gauguin venne la volta di Cézanne nel 1907 e Picasso nel 1908. Poco alla volta il suo palazzo di via Prečistenka, acquistato nel 1900, si trasformò in un museo privato. Gli ultimi due anni di acquisti parigini (1912‐1913) andarono a completare una collezione di eccezionale qualità: nel 1912 Morozov acquistò quattro opere di Bonnard e sei opere di Cézanne, tra cui Le rive della Marna; l’anno successivo tele di Parquet, Matisse e infine due capolavori picassiani, Acrobate à la boule e il Ritratto di Ambroise Vollard. Come per Sergej Ščukin, la grande guerra pose fine all’attività collezionistica di Ivan Morozov; la collezione fu interamente statalizzata nel 1918 andando a costituire il Secondo Museo di Pittura moderna Occidentale. Ivan Morozov morì in esilio a Karlovy Vary nell’attuale Repubblica Ceca nel 1921.