Notiziario n. 31 giugno 2015
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Notiziario n. 31 giugno 2015
Etiopia chiama Notiziario n. 31 giugno 2015 Tariffa Associazioni senza Fini di Lucro: Poste Italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, C.S.N. -Novara- n° 1/2015 Taxe Perçue - Tariffa riscossa CPO Domodossola 1 Etiopia chiama - n.31/2015 L E T T E R A DEL PRESIDENTE C arissimi benefattori e volontari, prima di tutto voglio ringraziare di cuore tutte le famiglie volontarie che si impegnano in Italia per raccogliere fondi per i nostri fratelli e sorelle in Etiopia e ringrazio ovviamente anche tutti i benefattori che aderendo al progetto “Adozione a distanza” ridanno la vita a tantissimi bambini. Grazie a tutti perché con il vostro impegno e le offerte in denaro ci permettete di aiutare in tanti modi questo popolo così bisognoso. V i do ora alcuni aggiornamenti. In questi primi mesi Il presidente dell’anno abbiamo iniziato due grandi progetti nel Roberto Rabattoni Welega, in Oromia, precisamente a Gimbi dove il Governo ci ha donato due terreni, uno di 31.000 m2 e il secondo ci aggiorna su alcuni da 55.000 m2. progetti in essere e futuri Sul primo verrà costruito il centro di accoglienza “San Pio da Pietrelcina” (vedi dettagli a pag. 8) che, come il Centro “San Giovanni Paolo II” ad Areka, accoglierà bambini disabili o sieropositivi abbandonati. Ad Areka da quattro anni stiamo già sperimentando l’accoglienza di bambini con gravi handicap e possiamo dire che è un grande successo; le autorità governative lo hanno giudicato il migliore dell’Etiopia: nel centro vivono ormai 110 bambini, di età compresa fra i pochi mesi di vita e i 14 anni. Rispetto a quando sono arrivati, tutti questi bambini hanno fatto grandi miglioramenti nella salute grazie all’alimentazione e alle cure, nell’umore grazie alle attività che vengono loro proposte durante l’arco della giornata. I ciechi frequentano una scuola per non vedenti, così anche loro, crescendo avranno un futuro migliore e potranno farsi una famiglia, lo stesso vale per gli ammalati di HIV. I bambini paralizzati purtroppo resteranno sempre nel centro, ma li aiuteremo a crescere serenamente. Anche a Gimbi come ad Areka la coltivazione del terreno produrrà ortaggi, banane, mango, papaia, mais e caffè che verranno utilizzati per l’alimentazione dei bambini e la parte eccedente verrà distribuita ai poveri della vicina città. In questo momento, ad Areka lavorano 85 dipendenti: agricoltori, guardiani, infermiere, cuoche, lavandaie e il personale specializzato nell’accudimento dei piccioli ospiti. Il costo 2 Etiopia chiama - n.31/2015 Abbiamo bisogno delle vostre preghiere annuo del personale si aggira intorno ai 27.000/30.000 euro. Abbiamo sempre bisogno delle vostre offerte, ma anche di preghiere per poter proseguire in questa grandiosa opera umanitaria. La ritrovata serenità che leggiamo negli occhi dei bambini del centro di Areka ci ha spinti a realizzare il nuovo centro di accoglienza a Gimbi che dista 850 km da Areka. La richiesta di ospitalità e aiuto a Gimbi è considerevole, pensiamo che a dicembre o gennaio potremo cominciare a ospitare i primi bambini. Contiamo molto sul vostro grandissimo aiuto per completare l’opera, perché senza questo nuovo centro di accoglienza tanti bambini verranno presto cancellati dal libro della vita. In seguito alla donazione di un secondo terreno di 55.000 m2 situato a 15 km dal Centro San Pio, abbiamo dato avvio al progetto “Allevamento”. Questo progetto (vedi foto in basso) sarà come il Miracolo dei cinque pani e due pesci di Gesù. È un progetto importantissimo; vi spiego: oltre all’edificio per l’alloggio e l’ufficio del gestore costruiremo tre stalle per allevare non meno di 150/200 mucche, 250/300 pecore, 250/300 capre, 150 asini e 1.000 galline. Tutta la produzione di latte e formaggio sfamerà i bambini del centro di accoglienza e la parte rimanente andrà alle famiglie più povere di Gimbi. Quando le mucche partoriranno i vitelli, questi saranno donati alle famiglie più povere e più numerose individuate in collaborazione con il Governatore, il Ministero delle Donne e gli anziani dei villaggi. I beneficiari firmeranno un accordo che li impegnerà a loro volta a donare il vitello che nascerà e così ancora e ancora, di famiglia in famiglia. Allo stesso modo sarà anche per le pecore, capre, e galline. Le mucche locali producono 1 litro di latte al giorno mentre le mucche che acquisteremo (razza olandese che troviamo in Kenya) produrranno 22 litri al giorno. Con il dono della mucca le famiglie potranno avere latte, burro, formaggi per crescere i loro figli e avere tutti una vita migliore. Non saranno più famiglie miserabili ma avranno una vita dignitosa. Alle famiglie meno numerose sarà donata una pecora, o una capra e galline. Pensiamo che con questo progetto in 5 anni dovremmo riuscire ad aiutare circa 10.000 famiglie: vi renderete sicuramente conto che come dicevo sopra, è un progetto importante, anzi importantissimo. Pregate per la riuscita anche di questo progetto! Pensate a quante famiglie e quante migliaia di bambini saranno aiutati e non moriranno più di fame. In questa zona del Welega in un anno abbiamo abbinato per il sostegno a distanza circa 5.000 bambini, ma quelli affamati sono centinaia di migliaia. L’adozione a distanza è l’aiuto immediato che salva situazioni estreme, ma quando sarà avviato il progetto “Allevamento” vedremo risultati incredibili. 3 Etiopia chiama - n.31/2015 L E T T E R A DEL PRESIDENTE I centri di accoglienza sono e resteranno un gioiello umanitario, l’accoglienza dei bambini ad Areka e presto anche a Gimbi darà una vita nuova a tanti sfortunati. Prego sempre la Madonna perché non ci faccia mai mancare gli aiuti per il mantenimento e le cure di questi bambini. Vi chiedo di più perché qui vedo moltissimi bambini disabili che hanno bisogno e molti di loro anche morire: aprite i vostri cuori, adottate a distanza queste creature e vi saranno riconoscenti per sempre. Per il loro mantenimento nei nostri centri, considerando il vitto e le cure, per alcuni molto dispendiose, vi chiediamo soltanto 50 euro al mese. Grazie in anticipo a quanti aderiranno al sostegno di questi bambini che sono L’esortazione doppiamente a sostenere i bambini di Areka sfortunati perché colpiti da disabilità più o meno gravi. Trattandosi di bambini (foto in basso) che vivono in una nostra struttura sarà possibile fornire a coloro che avvieranno questi sostegni speciali, degli aggiornamenti periodici e una fotografia per poter seguire con maggiore vicinanza la loro crescita. Gli edifici e la struttura del centro di accoglienza di Areka sono sicuramente un vanto per tutti noi e presto lo saranno anche quelli di Gimbi. Il vero motivo per cui tutto ciò è sorto è dare una risposta umanitaria a tutti questi bambini bisognosi e sfortunati; in loro è espressa tutta la fragilità umana e in essa la gloria di Dio che passa attraverso l’uomo vivente. Aiutateci ad aiutarli, per farlo bastano meno di due euro al giorno! Sono splendide creature, ciascuno con una storia personale che vi farà sentire membri della sua famiglia. Vi faccio un esempio, Asha è una splendida bambina (nella foto in alto prima dell’operazione) che abbiamo incontrato qualche anno fa, sulla strada di Gimbi. Allora aveva circa 10 anni e presentava una grave malformazione alla gamba destra, il papà ci spiegò che era dovuta all’aggressione di una mucca avvenuta quando la bambina era piccolina. Con il suo permesso l’abbiamo portata con noi ad Areka e l’abbiamo fatta operare; ha subito due interventi: al femore e al ginocchio. La convalescenza l’ha proseguita nel Centro San Giovanni Paolo II ad Areka. Dal padre abbiamo poi saputo che loro provenivano dal campo di profughi di Dembidolo (vedi articolo a pag. 12). Dopo gli interventi il papà ci disse “É vostra figlia, tenetela con voi, si chiama Asha e oggi compie 13 anni. Non è mai andata a scuola. Se tornasse 4 Etiopia chiama - n.31/2015 con me al campo di Dembidolo dove non abbiamo scuole e noi siamo come le pecore e anche i nostri figli crescono come pecore, Asha non avrebbe mai niente di meglio”. Adesso è nel nostro centro e frequenta la 1^ elementare ad Areka. Sostenetela con il progetto dell’adozione a distanza, il Signore vi ricompenserà sicuramente. ltra richiesta pressante di aiuto arriva dai campi profughi di Dembidolo, nell’Oromia, proprio da dove proviene Asha e dove circa un anno fa, abbiamo portato 2.500 grandi coperte (vedasi articolo a pag. 4 di “Etiopia chiama n.28). Siamo tornati a trovarli ed è stata una grande gioia rivedersi. Questa volta non abbiamo portato niente ma loro erano felicissimi (foto in alto) ci facevano vedere le coperte e dicevano “…il CAE ci ha regalato il sonno”. Non capivamo cosa volessero dire poi ci spiegarono “…quando non avevamo le coperte i nostri bambini dormivano sotto la nostra pancia altrimenti sarebbero morti dal freddo”. Ma quella sera erano felicissimi perché il nostro niente era la speranza di aiuto futuro e l’amicizia. Con me c’erano Alessandra e il marito Roberto di Brescia (foto a lato con l’anziano del villaggio): abbiamo giocato con loro, abbiamo pianto con loro, abbiamo pregato con loro, abbiamo avuto tante benedizioni. Quella notte abbiamo voluto dormire nel loro campo e per questo ci hanno offerto la baracca più bella. Nuovo progetto: Dopo questa esperienza il commento di Alessandra un ambulatorio e Roberto è stato “Finora per i profughi la cosa più bella per noi è stato il viaggio di nozze, adesso la cosa più bella è questa: essere stati una sera e una notte con i profughi”. Prima di coricarci, con voce alta urlavano “gli americani non sono mai venuti a vederci, neanche gli australiani, nessuno è venuto, il Centro Aiuti viene!!!”. La loro accoglienza è stata veramente commovente. Al mattino, con la luce del giorno, nel vedere tutta la povertà (in copertina l’interno di uno dei ripari in cui vivono) che ci circondava siamo caduti in una profonda tristezza perché non avevamo niente da dare loro, avevamo tanta voglia di far vivere i loro bambini. Nel campo non avevano nemmeno l’acqua, dovunque si vedevano taniche da 20 litri e a usarle erano le donne che per andare a prendere l’acqua al fiume in fondo alla valle, si legavano le taniche con uno straccio sulla schiena. Non abbiamo chiesto niente. A vedere quella fatica per avere l’acqua ti viene un nodo alla gola e non puoi parlare. Dopo ci siamo ripresi e abbiamo chiesto cosa potevamo fare per loro. Eravamo circondati da tanti bambini con occhioni grandi e mamme e papà (foto in basso). Ci dissero “I nostri bambini si ammalano e non abbiamo niente per curarli” e chiesero se era possibile costruire un ambulatorio medico; a Dembidolo si muore senza avere una pastiglia, l’ambulatorio più vicino è a 35 km ma anche lì non si trova nulla. Se hai i soldi e te lo puoi permettere l’ospedale più vicino è a 6, 7 ore di pullman. Al nostro ritorno in città abbiamo parlato con un funzionario del governo di Gimbi proponendo di costruire l’ambulatorio di 300/350 m2 e comprare gli arredi, e loro mettere un medico, due infermiere e le medicine. L’idea è piaciuta, ora attendiamo di fare un contratto scritto con il Governo della regione, poi inizieremo i lavori. Sosteneteci, sosteneteci, sosteneteci. Grazie, grazie, grazie. Roberto Rabattoni A 5 Etiopia chiama - n.31/2015 L’ASSOCIAZIONE Con gli ultimi dal 1983 Chi siamo? Cosa facciamo? I l Centro Aiuti per l’Etiopia (CAE) è un’associazione di volontariato Onlus, Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale, che lotta contro ogni forma di povertà in Etiopia, Eritrea e Sudan promuovendo sviluppo, istruzione e assistenza sociosanitaria. Il CAE nasce dalla personale esperienza di Roberto Rabattoni, attuale Presidente e Legale Rappresentante, il quale, recatosi in Etiopia per adottare un bambino, ha potuto constatare di persona le condizioni di estrema indigenza e povertà in cui vive gran parte della popolazione esposta a carestie ed epidemie ricorrenti e una mortalità, specie infantile, nettamente al di sopra della media africana, tristemente favorita dalla assoluta mancanza di prospettive alimentari certe e strutture sanitarie adeguate. Dal 1983 l’associazione opera in modo attivo a favore di migliaia di bambini che chiedono di poter diventare titolari a tutti gli effetti di un diritto primordiale: vivere. Il fine ultimo e fondamentale del CAE è quello di tradurre la 6 Etiopia chiama - n.31/2015 solidarietà in interventi concreti, verificabili e rispondenti ai bisogni della popolazione locale. L’operato del Centro Aiuti per l’Etiopia onlus si concretizza attraverso le seguenti macroaree: • ADOZIONE A DISTANZA Garantiamo assistenza, istruzione e cure mediche ad oltre 42.000 bambini in 90 villaggi; • ADOZIONE INTERNAZIONALE Aiutiamo i bambini (2.500 in 20 anni) che non hanno la possibilità di crescere nel loro Paese a trovare una famiglia italiana che li accolga come figli; • COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Promuoviamo progetti per avviare processi di sviluppo autonomo e duraturo delle comunità locali e sosteniamo interventi di emergenza, complessivamente oltre 90 in 30 anni di attività. Nel concreto le principali aree di intervento sono: • ISTRUZIONE: sostegno all’istruzione scolastica, alla formazione professionale e universitaria; • SALUTE: miglioramento dei servizi sanitari di base e realizzazione programmi di prevenzione con particolare attenzione alla salute materno-infantile; • ACQUA: realizzazione di pozzi e infrastrutture idriche per favorire l’accesso ad acqua potabile; • INFANZIA: promozione dei diritti dell’infanzia migliorando le condizioni di vita dei bambini vulnerabili; • ATTIVITÀ PRODUTTIVE: sostegno ad attività generatrici di reddito e promozione dello sviluppo agricolo e artigianale; • ASSISTENZA UMANITARIA: implementazione di interventi di primo soccorso fornendo aiuti in situazioni di emergenza. credito); si può inoltre decidere di destinare il proprio 5x1000 all’associazione, scelta che non costa nulla; o di fare un regalo speciale scegliendo tra i nostri calendari o le bomboniere solidali; oppure si può entrare a far Da pochi mesi è online parte dei volontari che collaborano con noi sia in Italia il nuovo SITO web che in Etiopia. Ci sono davvero tanti modi per aiutarci www. e per contribuire a dare forma e concretezza alle attese dell’Associazione, centroaiutietiopia.it. delle popolazioni che aiutiamo, compresa la possibilità di La nuova struttura lineare predisporre un lascito testamentario. consente una navigazione Le “squadre” di volontari, attive in quasi tutta Italia, semplice e intuitiva, organizzano tutto l’anno manifestazioni ed eventi per permettendo di tenere raccogliere fondi da destinare ai nostri progetti. Anche aggiornati i visitatori ad ogni tu puoi tenerti informato su tali iniziative, visitando la accesso con le iniziative sezione News ed Eventi nell’area INFORMATI. Sempre in evidenza e gli interventi da quest’area è possibile leggere o scaricare gli ultimi urgenti. numeri di Etiopia chiama. Importanti novità Direttamente Una novità del nuovo sito è la Rassegna dalla HOME stampa in cui sono caricati gli articoli per conoscerci e è possibile che parlano del Centro Aiuti per l’Etiopia seguirci meglio iscriversi onlus. alla Newsletter o effettuare Disponiamo inoltre di una pagina su Flickr e un canale donazioni destinate ai progetti Youtube, accessibili dalla sezione Foto e Video nell’area di cooperazione internazionale. INFORMATI, dove puoi conoscere l’Etiopia e l’operato Per coloro che non conoscono dell’Associazione attraverso immagini e video. e desiderano conoscere meglio l’Associazione, la mission e le persone che ne fanno parte è stata creata la sezione ASSOCIAZIONE, dove è anche possibile ripercorrere gli oltre 30 anni di attività. COSA Nella sezione FACCIAMO, viene dettagliata l’attività del CAE: adozioni a distanza, adozione internazionale e cooperazione Consapevoli delle potenzialità che hanno i social internazionale. network, ora il Centro Aiuti per l’Etiopia onlus è presente A chi desidera darci una anche su FACEBOOK. mano è dedicata la sezione Decine e decine di persone, che da anni collaborano COSA PUOI FARE, dove in tutta Italia per il fine comune del Centro Aiuti per sono descritte le possibilità l’Etiopia onlus, hanno creato una grande comunità. di sostegno. Chi desidera Desideriamo ampliare questa “famiglia” diffondendo effettuare una donazione a notizie e informazioni sui progetti e le iniziative promosse favore di uno o più dei nostri dai gruppi di volontari, certi di arrivare a persone sensibili progetti, può scegliere tra alle problematiche che ci spingono ad intervenire in paesi le modalità di versamento così diversi e lontani, facendo capire al tempo stesso che elencate (bonifico bancario, la diversità e la distanza non impediscono di instaurare bollettino postale o carta di un legame forte e speciale tra le persone. 7 Etiopia chiama - n.31/2015 COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Per le v os nella ca tre offerte, usale in dicare Centro di acco glie “San Pio da Pietr nza elcina” Il grande progetto per minori disabili o sieropositivi abbandonati 1 Impegno per il 2015 I l Centro di accoglienza San Pio da Pietrelcina a Gimbi. Abbiamo promesso che sarebbe stato l’impegno prioritario per il 2015 è così è stato: il 50% è stato già realizzato! Il reportage fotografico della pagina accanto parla da solo, senza bisogno di mille parole. Le fotografie più recenti sono state scattate qualche giorno prima della pubblicazione di questo notiziario. Appena in tempo per mostrarvi che stiamo mantenendo la promessa. Il presidente del Cae Roberto Rabattoni, sentito telefonicamente dall’Etiopia dove si trova 11 mesi all’anno, era molto entusiasta del risultato finora raggiunto. “L’impegno di tutti, dal più grande al più piccolo – ha voluto sottolineare Rabattoni – sta dando i suoi frutti tanto da farci sperare di poter accogliere i primi ospiti a Natale, al più tardi entro la fine dell’anno”. Complessivamente il 50% dell’intero progetto è stato realizzato, tanto rimane ancora da fare. “I lavori – prosegue Rabattoni - potrebbero subire qualche rallentamento nel periodo estivo che in Etiopia coincide Un centro di accoglienza a Gimbi Il progetto prevedere la realizzazione di un centro di accoglienza per bambini disabili o sieropositivi abbandonati, un laboratorio di arti e mestieri e la coltivazione dei terreni non edificati. Gli obiettivi Il centro sarà intitolato a “San Pio da Pietrelcina” e assicurerà assistenza, istruzione, formazione e cure riabilitative a minori vulnerabili. Consentirà inoltre 8 Etiopia chiama - n.31/2015 Avrà le stesse finalità umanitarie del centro di Areka inaugurato nel 2011 con la stagione delle piogge, ma i risultati raggiunti ci inducono ad essere ottimisti. Serve ancora il vostro aiuto, il vostro impegno e supporto, perché i costi dell’intera opera sono ingenti… grazie, grazie e ancora grazie per quanto potrete fare! Se i primi bambini potranno essere accolti a dicembre sarà soprattutto merito vostro: ancora uno sforzo! Il Signore vi ricompenserà già su questa terra!” di porre le basi per lo sviluppo agricolo locale e offrirà ai giovani un’opportunità di formazione professionale. Ospitalità Il centro di accoglienza includerà gli alloggi per un centinaio di bambini, un’aula scolastica, sala pc, un ambulatorio per le visite mediche e l’attività di fisioterapia, un ufficio, una cucina, un refettorio, le camere per il personale e i locali di servizio all’intera struttura. 3 2 6 4 5 9 7 8 11 10 1 - Il terreno spianato 2 - La collina con il terreno recintato visto dalla strada 3 - Scavi per le fondamenta 4 - Fondamenta dei tukul per i visitatori 5 - Presto la lamiera dei tukul verrà ricoperta di paglia 6 - Parte del cantiere e della recinzione 7 e 8 - Lavanderia, dispensa, cucina, sala da pranzo e salotto ospiti 9 e 10 - La casa delle femmine a maggio e a giugno 11 - Il dormitorio per gli autisti (3 camere con bagno) Formazione professionale Il progetto prevede la realizzazione di laboratori arti e mestieri per la formazione professionale: essi consentiranno di ampliare le conoscenze dei ragazzi, nel rispetto dei saperi e usanze locali. I laboratori consentiranno la formazione di fabbri, falegnami e meccanici. Sviluppo agricolo Il terzo punto qualificante del Centro di San Pio sarà la coltivazione del terreno circostante agli edifici. Sarà possibile coltivare frutta, verdura, mais e caffè. Un agronomo fornirà consulenza per sviluppare e affinare le tecniche di coltivazione. Il raccolto potrà essere utilizzato per il fabbisogno del centro e l’eccedenza per la popolazione locale. I braccianti potranno apprendere nuove tecniche favorendo così il loro impiego anche all’interno dei villaggi di provenienza. 9 Etiopia chiama - n.31/2015 C O O P E R A Z I O N E INTERNAZIONALE Aggiorniamo su alcuni progetti Le opere É sempre grazie al vostro continuo aiuto che abbiamo potuto proseguire i nostri progetti nella regione Oromia. Attraverso queste pagine vogliamo rendervi partecipi e orgogliosi di ciò che state facendo aggiornandovi su alcune delle attività di questi primi mesi dell’anno. Come vi ha illustrato il nostro presidente alle pagine 2 e 3 di questo giornalino, stiamo proseguendo nella costruzione del Centro di accoglienza “San Pio da Pietrelcina” a Gimbi (vedi testo alle pagg. 8 e 9) e delle strutture per avviare il progetto “Allevamento”. Grazie ai contributi che ci destinate, abbiamo proseguito anche con altri importanti progetti: A circa 300 km da Gimbi, oltre il territorio occupato dai profughi in località Dembidolo verso il confine con il Sudan, è stata pressoché ultimata la Scuola TecnicoProfessionale di Mugi che comprende cinque edifici (per una superficie complessiva di 412 m2) con servizi igienici con acqua corrente e un cortile antistante la scuola (vedi foto sotto). La nuova scuola professionale formerà giovani falegnami, fabbri e sarti che al termine del ciclo di studi, potranno avviare piccole attività produttive. Ad essa vi accederanno 320 studenti divisi in due gruppi: il primo frequenterà le lezioni dalle 9 alle 13, il secondo gruppo dalle 14 alle 18: in questo modo la struttura sarà utilizzata al massimo delle sue potenzialità. Il terreno della scuola deve essere ancora recintato e Per proseguire abbiamo bisogno del vostro continuo sostegno rimane un quinto capannone da costruire. Dobbiamo poi provvedere agli arredi, ai macchinari e successivamente ai materiali per avviare i laboratori. Aiutateci anche per questo. Alla gestione futura e al costo degli insegnanti provvederanno le autorità governative locali preposte. Beneficiari diretti del progetto saranno giovani svantaggiati. Temporaneamente, uno dei capannoni ultimati è stato adibito a scuola Elementare perché nella zona non ci sono strutture sufficienti. Progetto “Chirurgia a Gimbi operazione gozzo” (foto in alto): sono stati siglati due accordi con l’ospedale per effettuare complessivamente 900 interventi. Finora sono state già operate circa 500 donne. É un vero successo raggiunto grazie al vostro aiuto. Per operare una donna affetta da struma tiroideo, gozzo, sono sufficienti 160 euro. All’intervento, provvede un chirurgo molto capace presso l’ospedale di Gimbi, nei casi più gravi dura anche 5/6 ore. Generalmente vengono operate fino a sei pazienti al giorno. Temporaneamente parte dei 50 posti letto dell’ala annessa all’esistente ospedale statale, fatta costruire con fondi della nostra associazione, sono utilizzati per la degenza delle donne operate al gozzo (foto in alto a destra). Progetto Operazione donna: pur essendo ancora molte le donne con il problema del prolasso dell’utero, abbiamo temporaneamente interrotto il progetto in attesa di stipulare un nuovo accordo per operare altre 2.000 donne in due anni. Nei mesi s c o r s i abbiamo f a t t o operare soltanto pochi casi gravissimi. Il più impressionante di questi riguardava una paziente in fin di vita che necessitava di un intervento d’urgenza per l’asportazione dell’utero. L’intervento è stato effettuato con successo presso l’ospedale di Gimbi e la donna, dopo la convalescenza, è stata restituita alla vita e ai suoi figli. Ad Areka, nel Wollaita, il centro di accoglienza “San Giovanni Paolo II” attualmente ospita 110 minori e vi lavorano 85 persone. Tutti gli edifici sono stati recentemente ritinteggiati e all’esterno di ciascuno sono stati realizzati dei dipinti che ne rappresentano la destinazione d’uso. Con l’abbattimento di alcuni alberi preesistenti alla struttura, è stata ampliata la superficie coltiva; il raccolto viene utilizzato per preparare i pasti alla mensa del centro e il rimanente viene distribuito ai poveri della zona di Areka. Non abbiamo spazio per raccontarvi di più. Nel prossimo numero vi aggiorneremo sui “viaggi della speranza” che abbiamo finanziato; storie di persone che hanno visto cambiare la loro vita grazie alle cure ricevute. Non fateci mancare le vostre offerte. Il vostro denaro verrà speso come ci indicherete e nel migliore dei modi. Ti ricordiamo che le donazioni a favore del Centro Aiuti per l’Etiopia sono deducibili o detraibili. É possibile sostenere un progetto con offerte di qualsiasi entità da versarsi su: - c/c bancario Banca Intesa Sanpaolo, agenzia di Mergozzo (VB): IBAN IT 48 E 03069 45510 00000 1664172 - c/c bancario Banca Prossima, agenzia di Milano: IBAN IT 41 T 03359 01600 10000 0121076 - c/c postale n. 11730280 - IBAN: IT 95 U 07601 10100 0000 11730280 intestati a Centro Aiuti per l’Etiopia onlus - oppure mediante carta di credito sul sito www.centroaiutietiopia nella sezione “Dona ora” Indica come causale il nome del progetto a cui desideri destinare il contributo. Per informazioni Centro Aiuti per l’Etiopia onlus - Via quarantadue Martiri 189 - 28924 Verbania (VB) Sportello telefonico attivo lun/mer/ven 9:00/12:30 e mar/gio 14:00/17:30 Tel 0323 497320 - cell 392 9544913 - Fax 0323 583062 - [email protected] - www.centroaiutietiopia.it Seguici anche su facebook 10 Etiopia chiama - n.31/2015 11 Etiopia chiama - n.31/2015 A D O Z I O N E A DISTANZA l’eventuale cambio di residenza, la variazione del n° civico o del c.a.p. è Versamenti è Aggiornamenti Per quanto riguarda le letterine dei bambini, permangono ancora difficoltà e ritardi da alcuni villaggi che stiamo cercando di superare. Abbiamo richiesto a tutti i responsabili della distribuzione degli aiuti una maggiore collaborazione e alcuni cambiamenti organizzativi che dovrebbero dare risultati nei prossimi mesi. 12 Etiopia chiama - n.31/2015 è Avvisateci Per evitare disguidi, che vadano perse o ritardi nella ricezione delle letterine dei bambini dall’Etiopia, vi esortiamo a comunicarci Coperativa di Wukro Makalè / Sig.ra Gidena Diocesi di Emdibir / Monsignor Mosè Ghebregheorghis Frati Cappuccini Eritrea /Padre Camillo Frati Cappuccini Provincia Etiopia / Fra Bereket Toma Frati Cappuccini Sudan / Padre Ghebray Staff CAE Suore Francescane / Sig. Measo Roba Suore Francescane / Sig. Tamire Endrias Suore Francescane / Suora Haimanot Suore Mokonissa / Suora Wonishet Suore Orsoline / Suora Abeba Debessay 2793 5235 85 9653 659 25759 1379 3803 328 456 572 2426 4550 74 8343 540 21172 1232 3318 288 410 494 Totale complessivo 50723 42848 246 585 10 988 96 2804 118 350 28 41 73 in atte sa di prim o versam ento Responsabile della distribuzione dei sostegni inare dati al 28/05/2015 da abb Adozioni a distanza nei vari villaggi Siamo certi che l’aiuto di voi benefattori con l’adozione a distanza abbia contribuito a dare non soltanto sostentamento ma serenità, gioia, speranza e gratitudine immensa a tanti piccoli come Fasika. ti Ricordiamo inoltre che l’Etiopia utilizza un calendario diverso dal nostro con una differenza di 7 anni e 8 mesi circa. Per fare un esempio oggi - 12/06/2015 - in Etiopia è il 5 Seniè (decimo mese) del 2007. É possibile quindi che le lettere o le pagelle dei bambini siano datate secondo il calendario etiopico: ciò non deve generare in voi dubbi o perplessità. Sportello telefonico: 0323 497320 lunedì, mercoledì, venerdì dalle 9:00 alle 12:30; martedì, giovedì dalle 14:00 alle 17:30 fax: 0323 583062 e-mail: [email protected] (Fasika, 8 anni) scoper Nei prossimi mesi riceveremo le fotografie di oltre 2.000 bambini della zona di Gimbi che hanno estremo bisogno di aiuto. Fatevi portavoce di questo progetto fra i vostri amici. Contribuite a salvare la vita ad altri bambini! è Calendario: 2007 è Contatti “Vorrei essere una briciola di pane che non finisce mai per poter dare da mangiare a tutti coloro che hanno fame” i è Appello Per rendervi maggiormente consapevoli delle condizioni in cui vivono i bambini, stiamo predisponendo delle schede informative sulle località in cui si trovano i villaggi e sulle condizioni di vita della popolazione. Pensiamo che ciò possa essere utile anche per sentirvi più vicini ai vostri bambini. “Vorrei essere una piccola lucciola per andare in tutto il mondo ad illuminare i pensieri tristi dei bambini” ni gli anni della fragilità infantile o, se più grandicello, potrà avviarsi all’attività lavorativa. É sufficiente un piccolo contributo mensile di 15 Euro per aumentare le possibilità di sopravvivenza, offrire istruzione e assistenza sanitaria di emergenza. Ad oggi sono oltre 50.000 i bambini inseriti nel progetto, distribuiti in oltre 90 villaggi, prevalentemente in Etiopia, ma anche in Eritrea e Sudan. Per loro il vostro aiuto rappresenta una forma Progetto di sostegno concreta ed efficace. Adozione a distanza: Dobbiamo proseguire a noi costa poco, per insieme in questa loro vale la vita importante opera umanitaria che sostiene il diritto alla vita di tante creature attenuando la sofferenza e offrendo una possibilità di riscatto dalla propria condizione. è Informazioni adozio L ’adozione a distanza, come molti di voi sanno, non è altro che l’impegno a sostenere un bambino o ragazzo fintanto che non avrà superato totale Sostegno per crescere Dalla tabella che pubblichiamo in questa pagina emerge che alla data del 28/05 scorso, 5.339 adozioni risultavano scoperte, ossia il benefattore non aveva ancora versato la quota del sostegno. Vi chiediamo di essere più puntuali; ciò è fondamentale per assicurare ai bambini continuità e sicurezza dell’assistenza, se invece il ritardo è dovuto ad una cessazione volontaria dei versamenti, vi chiediamo di comunicarcelo così che si possa trovare un altro benefattore che continui il sostegno del vostro bambino. Le modalità per effettuare i versamenti sono: - c/c bancario IBAN IT 48 E 03069 45510 00000 1664172 - c/c bancario IBAN IT 41 T 03359 01600 10000 0121076 - c/c postale n. 11730280 IBAN: IT 95 U 07601 10100 0000 11730280 intestati a Centro Aiuti per l’Etiopia onlus via quarantadue Martiri 189 - 28924 Verbania (VB) Ricordiamo che tutte le donazioni a favore del Centro Aiuti per l’Etiopia onlus sono deducibili o detraibili. Alcuni anni fa, in uno dei villaggi che assistiamo, il sacerdote del villaggio raccoglieva queste parole sgorgate spontaneamente dal cuore di una bambina sostenuta con l’adozione a distanza. copert Da ricordare 5339 97 73 0 249 20 1441 22 91 11 2 5 24 27 1 73 3 342 7 44 1 3 0 2011 525 13 Etiopia chiama - n.31/2015 N O T I Z I E DAI VILLAGGI Proseguiamo il viaggio con padre Tenkir Visitiamo alcuni Villaggi P roseguiamo il nostro viaggio nel Guraghe a sud ovest della Capitale Addis Abeba. Lasciamo alle nostre spalle Agamsa dove, come abbiamo già visto (Etiopia chiama n° 31 -N.d.r.-), con l’aiuto del Centro Aiuti per l’Etiopia onlus è stato realizzato un pozzo profondo 165 metri. Grazie ad esso le condizioni di salute della popolazione sono notevolmente migliorate: le malattie causate dall’utilizzo di acqua infetta sono infatti numerosissime. La disponibilità di acqua è anche un grande sollievo per le mamme che prima avevano l’ingrato compito di fare chilometri e chilometri a piedi, sfidando discese abissali e salite ripide, per riempire d’acqua otri e taniche nel fiume più vicino e trasportandoli poi sulle spalle o portandoli ai fianchi. Abbiamo visto anche quanto erano dinamici i bambini sostenuti a distanza da voi, amici del Centro Aiuti per l’Etiopia. Ora siamo diretti a Kulit (nella foto in alto Tukul del villaggio) e imbocchiamo la strada principale che va a Gimma. 14 Etiopia chiama - n.31/2015 Dai vostri risparmi e sacrifici deriva un grande beneficio per la popolazione Facciamo dieci chilometri di strada asfaltata e poi, alla svolta per Kulit, la strada diventa polverosa e poco curata. Bisogna quindi rallentare la velocità per evitare incidenti e danni al fuoristrada. Si impiegano circa 55 minuti per fare 17 km di strada. La campagna qui cambia colore ed è più fertile. I campi sembrano dei fazzoletti colorati. Il raccolto pronto per la mietitura è di un bel giallo, mentre quello in maturazione è ancora verde. A destra e a sinistra si vedono campi di granoturco, sorgo, ceci, piselli, teff, lino e girasole. Dai 1.700 metri di altitudine di Adama, gradatamente siamo scesi verso il bassopiano e l’effetto si sente dentro la macchina: l’aria diventa più afosa. A metà strada troviamo un grande mercato che prende il nome dal fiume Walga, che scorre lì vicino. Sono soprattutto le donne a frequentare i mercati per barattare i prodotti agricoli. Ben volentieri ci fermeremmo per ore a vedere come si svolge il mercato in campagna, ma per la fretta di raggiungere Kulit ci siamo concessi solo dieci minuti di sosta. Il direttore della scuola di Kulit era informato del nostro arrivo e ci accoglie all’ingresso di una bella scuola costruita con il contributo del Centro Aiuti per l’Etiopia. Ci sono tre aule (foto pagina a lato in alto), una mensa e la cucina (foto pagina a lato al centro). Il direttore ci spiega che gli iscritti sono 136 bambini, 75 dei quali maschi e 61 femmine. I bambini adottati a distanza grazie al Centro Aiuti per l’Etiopia passati per questa scuola sono in tutto 358 e ora frequentano la scuola elementare, media e superiore alla scuola governativa secondo la loro età e il livello scolastico raggiunto. Quasi tutti vengono dal villaggio vicino, dove la media dei figli per famiglia è di sei bambini. Vivono di una agricoltura di sussistenza. La terra è fertile, ma il sistema agricolo è ancora molto arretrato. Qui attorno non si vede neanche una casa in muratura, solo casupole costruite con legname e fango misto a paglia e il tetto in lamiera o “tukul”, capanne circolari con il tetto in paglia. Entriamo in un’aula e tutti i bambini si alzano in piedi per salutarci e darci il benvenuto in coro. Sono composti e indossano una bella divisa. Ci fanno sentire un canto. Passiamo nella seconda e nella terza aula. Poi andiamo a vedere la cucina. Il personale è impegnato a preparare la razione giornaliera per i bambini: pane, fagioli bolliti e tè. Passiamo in rassegna il pozzo di acqua potabile (foto in basso) che serve anche alla popolazione che vive nei pressi della scuola. La fontana è stata recintata dal comitato del villaggio e vi ha messo un guardiano che distribuisce l’acqua alla popolazione due volte al giorno: al mattino fino alle 10 e alla sera fino alle 17. Il guardiano è pagato dalla comunità con una piccola tassa raccolta dalla popolazione. Se resta qualcosa, ci spiega il direttore, serve per pagare la nafta del generatore di corrente per la pompa che attinge l’acqua dal pozzo e la invia al serbatoio. Prima di ripartire ci offrono del tè della loro razione, quindi proseguiamo per altri due villaggi che distano solo15 km da Kulit, ma con una strada che si farebbe meglio a piedi o a dorso di mulo piuttosto che con la macchina. Nei due centri di Hudad e Nacha le aule sono costruite con il legno e l’intonaco di fango mischiato con la paglia del teff. A Hudad sono 120 i bambini che frequentano la scuola (50 maschi e 70 femmine) a Nacha gli iscritti sono 122 di cui 68 maschi e 54 femmine. Anche se in povere condizioni, le scuole sono tenute pulite. I bambini sono disciplinati e usufruiscono di tutti i vantaggi riservati ai bambini adottati a distanza: la retta scolastica, una bella divisa, tutto il materiale scolastico necessario, un pasto al giorno e in caso di necessità, cure mediche. I maestri ci chiedono se c’è qualche speranza di poter migliorare le condizioni degli edifici scolastici edificandoli in muratura. Non siamo in grado di fare promesse, però convinti che non é una richiesta esorbitante, accogliamo la domanda con un auspicio per un futuro migliore. Gesti di solidarietà a volte arrivano inaspettati; la provvidenza non ha mai limiti, un giorno forse si potrà soddisfare anche questa richiesta. Per ora si va avanti con i mezzi che si hanno a disposizione. Non ci tratteniamo a lungo perchè dobbiamo fare altri venticinque chilometri per raggiungere la scuola di Darghe. Sempre nel bassopiano, Darghe si trova a 10 chilometri da Kulit. La terra è fertile ma la preparazione professionale per lavorarla razionalmente e sfruttarla a dovere è piuttosto scarsa. 15 Etiopia chiama - n.31/2015 N O T I Z I E DAI VILLAGGI Anche qui a Darghe troviamo un pozzo per l’acqua potabile messo a disposizione dal CAE e due aule dove seguono le lezioni 100 bambini, 45 maschi e 55 femmine. Dalle loro condizioni fisiche si vede bene che stanno meglio degli altri bambini per la cura che ricevono dai maestri e dal personale addetto alla cucina. Salutati i bambini, sempre educati e disciplinati, e prese tutte le informazioni necessarie sull’andamento della scuola e la gestione dei fondi, riprendiamo la strada del ritorno per raggiungere la prossima tappa. Barcaré è un villaggio che si trova a circa 196 km da Addis Abeba lungo la strada che attraversa Wolkite e si dirige verso Hosanna. Circa 171 km di strada fino alle porte di Gubre sono stati recentemente asfaltati e si viaggia comodamente. Alla svolta però si entra ancora nella strada polverosa, poco curata e il viaggio diventa più faticoso per 25 km É la sorte di tanti altri villaggi, ma molti sono addirittura del tutto inaccessibili per mancanza di un percorso jeeppabile. 16 Etiopia chiama - n.31/2015 basso la scuola in fase di costruzione - foto in alto l’esterno e l’interno dell’edificio precedentemente utilizzato per le lezioni). I bambini A Barcaré l’agricoltura di cereali e legumi scarseggia. Ai lati della strada si vedono dei tukul (foto della pagina a lato) a volte con la propietà cintata e piante di falso banano (Enset): una pianta dal grosso fusto da cui si ricava una polpa che, dopo un processo di fermentazione, viene fatta cuocere per ottenere una sorta di pane. La pianta dell’Enset non soffre la siccità e richiede pochissimo lavoro. Questo pane costituisce l’alimento base della popolazione Guraghe e anche di altre popolazioni del sud; è il prodotto principale della zona, assieme al caffé e al ciat (pianta allucinogena legalmente autorizzata). Il terreno non coltivato è coperto di erba che cresce spontaneamente e viene utilizzata per la copertura dei tetti delle case e per nutrire gli animali da cortile. Tante famiglie hanno anche piante di Eucalyptus molto ricercato per la costruzione delle case e per le impalcature degli edifici a più piani nelle città grandi. L’agricoltura qui è ancora molto meno evoluta. Basti pensare che non si adoperano neanche gli animali per arare i campi, tutto viene fatto a forza di braccia, si fanno cioè degli sforzi enormi con risultati frustranti. Facciamo altri 15 km di strada battuta per raggiungere Barcaré. Già da buona distanza si vede un edificio un po’ diverso dalle case comuni; é la scuola di Barcaré con due aule spaziose e un ufficio per i maestri (In questa pagina: foto in iscritti a Barcaré sono 78, mentre i bambini sostenuti con l’adozione a distanza dal Centro Aiuti per l’Etiopia sono 295 e frequentano classi diverse a seconda della loro età nella scuola governativa. Quattro maestre e due addette alla cucina e alla pulizia seguono i bambini. Anche la popolazione di Barcaré può utilizzare un pozzo di acqua potabile fatto scavare dal CAE. Dopo aver salutato i maestri torniamo indietro fino alla strada asfaltata e prendiamo la direzione per Gubriye che in questi ultimi tempi, sta diventando un centro importante. Posizionato su una collinetta, è un punto d’incontro per tanti Woreda (Distretti) e le autorità civili hanno pensato bene di allargare l’amministrazione della città di Wolkité, capoluogo della zona Guraghe, di quindici chilometri comprendendo anche Gubriye. Cosi l’Università di Wolkité e l’ospedale principale si trova proprio a Gubriye. La cittadina è famosa anche per il grande mercato che ospita due volte alla settimana con un afflusso di centinaia, forse migliaia, di persone. La strada principale è asfaltata da poco. Qua e là sorgono nuovi edifici in muratura. La scuola che andiamo a visitare a Gubriye si trova proprio sulla strada principale ma si fa fatica a identificarla perché originariamente è stata costruita con mezzi e metodi locali per altro scopo e soltanto successivamente adibita a scuola governativa. Si tratta di una costruzione in legno con intonaco di fango e paglia. Le aule sono piuttosto buie. In mancanza di altro però va bene anche così. I bambini iscritti sono 166, quelli adottati a distanza sono 184 e alcuni frequentano le scuole superiori. Il direttore della scuola ci conferma che come tutti i bambini sostenuti dal Centro Aiuti per l’Etiopia usufruiscono dei benefici riservati ai bambini adottati a distanza. Purtroppo qui tanti altri sono in attesa di avere la stessa fortuna. La media di figli per famiglia anche qui è di 6. In tutte le nostre cliniche si insegna il controllo delle nascite, ma senza una preparazione scolastica diverse persone fanno fatica a comprenderlo. Il matrimonio è visto sempre in funzione di avere tanti figli. Un giorno si riuscirà superare anche questa concezione, nel frattempo però abbiamo il dovere di dare loro una vita dignitosa e un futuro sicuro. É quello che state facendo tutti voi amici del Centro Aiuti con l’adozione a distanza. Noi vi siamo immensamente grati a nome di tutti i nostri bambini e delle loro famiglie. La guida: Padre Abraham Tenkir (responsabile del sostegno a distanza per la diocesi di Emdibir) 17 Etiopia chiama - n.31/2015 A D O Z I O N E A DISTANZA Quanta strada fa una letterina ? di Alessandra Pastori In religioso silenzio O ggi nella cassetta della posta, fra pubblicità e bollette, c’è qualcosa di unico e speciale: una lettera che viene da molto lontano. In quella busta c’è la fotografia di un bimbo dagli occhi profondi, che raccontano molto più dei suoi ormai 12 anni, perché a quell’età si è già quasi adulti in Etiopia. Ogni volta è un’emozione. Le parole scritte in amarico e tradotte prima in inglese e poi in italiano sono sempre di grande gratitudine e non si può non pensare come con una piccola rinuncia per noi si possa davvero fare la differenza nella vita di un bambino in un paese molto diverso dall’Italia. Se state leggendo questa rivista molto probabilmente siete già uno degli oltre 42.000 benefattori che, grazie al sostegno a distanza, permettete ad un bambino in Etiopia di avere cibo, assistenza medica e accesso all’istruzione. Sapete che circa una volta all’anno il Centro Aiuti per l’Etiopia onlus desidera fare avere a ciascun benefattore notizie del bambino o della bambina sostenuti con una fotografia aggiornata, insieme ad una letterina di ringraziamento. Vi siete mai chiesti quanta strada fa quella letterina? Da dove parte? Quali “avventure” deve attraversare per poter giungere fino a noi in Italia? Quanti e quali ostacoli trova sul proprio cammino, che a volte le impediscono di giungere a destinazione? Mio marito ed io pensavamo di averlo compreso ma ammettiamo che non ce ne rendevamo davvero conto fino al momento in cui abbiamo fatto noi stessi quella strada. Abbiamo avuto la fortuna di trascorrere recentemente alcune settimane in Etiopia e vedere con i nostri occhi ciò che avevamo appreso leggendo, guardando fotografie o video e ascoltando i racconti di chi là era già stato. Durante la permanenza abbiamo così potuto visitare alcuni villaggi dove il CAE riesce, grazie al sostegno di tanti benefattori, a portare aiuto. 18 Etiopia chiama - n.31/2015 Il nostro viaggio inizia nel tardo pomeriggio da Addis Abeba con un fuoristrada. Viaggiamo per ben 5 ore fino a Nekemte, giungendo a tarda notte in un albergo dove ci fermiamo a dormire. Dalla testimonianza di una coppia adottiva, la distribuzione degli aiuti e le difficoltà incontrate La mattina successiva ripartiamo e lasciamo quasi subito la strada asfaltata per addentrarci nella campagna su una strada sterrata, fino al primo dei due villaggi che visiteremo quel giorno. Per percorrere una settantina di chilometri ci impieghiamo circa 2 ore. La strada è dissestata, piena di buche e dossi, e non è possibile andare veloce. Al nostro passaggio si alza una nuvola di terra rossa, una polvere impalpabile come borotalco che entra negli occhi e nel naso. Ci spiegano che durante la stagione delle piogge le strade diventano impraticabili perché questa stessa terra quando si bagna si trasforma in un fango scivoloso come la neve da noi. A metà percorso vediamo in lontananza un albero cadere sulla strada, ci fermiamo e attendiamo pazientemente per una mezz’ora che due uomini taglino a pezzi l’albero liberando così il passaggio. Finalmente arriviamo al villaggio dove ci attendono, in religioso silenzio, 300 bambini e le loro famiglie che ancora non hanno il sostegno. Siamo qui per scattare le prime fotografie e effettuare la raccolta dei dati dei bimbi, per i quali poi i volontari del CAE si impegneranno a cercare un benefattore in Italia. I bambini ci scrutano, alcuni incuriositi e altri intimoriti, forse qualcuno di loro non ha mai visto persone bianche. Questo non è un luogo di passaggio, non è un posto dove puoi capitare per caso. Devi proprio volerci arrivare e questo ai loro occhi è già quasi incomprensibile. Pur essendo tutti molto poveri notiamo subito una grandissima dignità. Le mamme sistemano con cura i bambini, pettinandoli con le mani e sistemando i vestiti, spesso davvero logori ma certamente i migliori che hanno. Con noi ci sono tre persone addette alla raccolta dei dati, restiamo per tutta la mattina fino a quando l’ultimo bambino viene fotografato e messo nell’elenco. Ai genitori (quasi sempre le mamme) vengono fatte alcune domande: quanti figli hanno, se il coniuge è vivo, se qualcuno lavora in famiglia, se qualcuno ha delle malattie...le risposte sono spesso simili. Famiglie con 7-8 bambini, mariti deceduti o che se ne sono andati, madri sfinite che devono badare a tutto e far fronte spesso anche a problemi legati a malattie o disabilità di qualche componente della famiglia. Andare a scuola è un lusso che pochissimi si possono permettere. La maggior parte dei bambini trascorre le proprie giornate aiutando nei lavori domestici, badando ai fratellini più piccoli o a qualche parente anziano, percorrendo parecchi chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua o pascolando qualche animale. Con il sostegno a distanza almeno un bambino per ciascuna famiglia potrà avere la possibilità di frequentare la scuola e di fronte a questa promessa, le mamme non riescono a trattenere le lacrime di gioia e gratitudine. Impossibile non pensare a quanto noi diamo per scontato il privilegio di avere assicurata un’istruzione nel nostro paese, così come la possibilità di mangiare ogni giorno più volte e poter avere l’assistenza medica di cui necessitiamo. Sembra di essere su un altro pianeta... un pianeta in cui avremmo potuto nascere anche noi. Lasciamo il villaggio passando con il fuoristrada fra due file di baracche in fango e paglia e fuori dalle case i bambini ci salutano festanti, nessuno ci guarda più con timore! Dopo un’ora di strada sterrata arriviamo in un secondo villaggio. Anche qui troviamo circa 200 bambini con le proprie famiglie, tutti seduti e in attesa dei “farangiù” (i bianchi). Si ripetono le stesse scene, le stesse storie di povertà. Ma la nostra presenza dona loro prima di tutto speranza. Lo vediamo nei loro occhi, fieri e mai imploranti, ma al tempo stesso pieni di fiducia e gratitudine. É una grossa responsabilità essere qui, raccogliere questo testimone e impegnarsi perché in Italia si trovi presto un benefattore. Fra i bambini c’è anche una ragazzina di 11-12 anni con due sorelline più piccole. I genitori sono entrambi deceduti e lei deve badare a sè stessa e a loro. Vende cipolle per guadagnare 19 Etiopia chiama - n.31/2015 A D O Z I O N E A DISTANZA qualcosa da vivere. Non può accedere al sostegno a distanza perché non avrebbe mai la possibilità né il tempo per frequentare la scuola. Per aiutarla le viene donata una cifra che le servirà per comprare una mucca e molta frutta e verdura da rivendere. Sgrana gli occhi, che si bagnano di lacrime. É incredula di fronte a questo gesto inaspettato. La vediamo andarsene a passo svelto fra le luci della sera e possiamo solo immaginare la sua gioia. Alla fine di questa intensa giornata facciamo ritorno alla città di Nekemte, viaggiando nuovamente per un’ora e mezza su strada sterrata (che, impariamo, in Etiopia chiamano “pista”). Torniamo in albergo e ci accorgiamo di essere completamente ricoperti di polvere rossa. Vorremmo tenerla addosso per sempre, così come gli sguardi e i sorrisi che abbiamo incontrato oggi. Ci viene spiegato che fra qualche mese si tornerà in quei villaggi per distribuire i primi sostegni, rifare le fotografie e raccogliere le letterine di ringraziamento. Non sarà facile andarci, dipenderà dall’intensità delle piogge, dalla condizione della pista. Le letterine verranno poi raccolte per essere tradotte, imbustate e spedite in Italia. Ogni busta andrà affrancata una ad una con veri e propri francobolli da mettere a mano. Sarebbe più comodo lasciare le buste alle poste etiopi da affrancare con un timbro ma molte rischierebbero di finire fra la carta straccia... Capiamo quanti passaggi e quante difficoltà si affrontano per far arrivare notizie in Italia di questi bambini. Nelle missioni gestite dai frati o dalle suore questa attività deve incastrarsi con gli innumerevoli altri compiti quotidiani per mandare avanti la scuola e la missione stessa. Spesso la traduzione e l’imbustamento delle lettere diventa un lavoro notturno. Grazie a questa esperienza noi abbiamo potuto vedere con i nostri occhi e in parte vivere sulla nostra pelle, alcune delle difficoltà che bisogna superare quotidianamente per far arrivare gli aiuti dove più ce n’è bisogno. Non per questo il CAE si arrende, anzi! Mette in campo tutte le energie per farlo al meglio e dare, anche attraverso gli aggiornamenti periodici, la prova concreta che il sostegno dei tanti benefattori italiani arriva a destinazione. La prossima volta che riceverete corrispondenza dal vostro bambino ripensate a quanta strada ha dovuto fare, a quante mani l’hanno toccata perchè giungesse fino a voi. E se dovesse tardare o non arrivare mai cercate di essere comprensivi e non fatevi prendere da dubbi o sospetti. Chi ha visto ha il dovere di raccontare e testimoniare ma come dice Gesù: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno (Gv 21,29)”. Che il Signore vi ricompensi sempre per la vostra generosità e la vostra fiducia! 20 Etiopia chiama - n.31/2015 Pieno di orgoglio e dignità di Vincenzo Amato L’emozione dell’incontro rimasto per oltre due ore É ad aspettarmi. In piedi sorretto dalle stampelle. Lo avevo cercato già in altre occasioni quando ero venuto ad Areka, inutilmente; ci avevo provato anche stavolta senza convinzione. Di lui, del bambino che abbiamo adottato a distanza attraverso il Centro Aiuti per l’Etiopia onlus, l’associazione fondata 30 anni fa da Roberto Rabattoni, avevo solo un nome, Dabebe, ed un numero, 2270. Cercare un bambino di nome Dabebe in una zona vasta e senza molti riferimenti come Areka è più difficile che cercare un ragazzo di nome Mario nelle province di Novara e del Vco messe insieme. Invece me lo sono trovato davanti appena sceso dal pullmino al Centro di accoglienza San Giovanni Paolo II. Era come nella foto che ci era giunta a Natale. Merito di Thomas, uno dei principali collaboratori di Rabattoni nel Paese africano. Me lo aveva promesso il giorno prima: “piuttosto giro casa per casa, capanna per capanna, ma il tuo Dabebe te lo porto”. Ha mantenuto la promessa e gli sono grato. L’incontro mi ha emozionato. Dabebe non è più il bambino adottato a distanza anni fa. Adesso è un ragazzino, un ometto alto quasi come me che calza il 44 di scarpe. Gli amici di Brescia e Cuneo hanno ribaltato tutte le valigie e le loro cose personali per trovargli Ancora una testimonianza un paio di scarpe della di un grande gesto che sua misura. Ce l’hanno fatta e li ringrazio. ridà speranza: Dabebe è un ragazzo l’adozione a distanza intelligente, pieno di orgoglio e dignità come la gente etiope. Siamo stati insieme un paio d’ore dialogando con il mio inglese sgangherato; abbiamo pranzato insieme e sembrava privo di emozioni. Ha ringraziato per i regali che gli avevo portato. Pensavo di aver sbagliato l’approccio con questo ragazzo adottato per una somma che mi vergogno a dire: 15 euro al mese. Il costo di mezzo caffè al giorno. Invece il suo silenzio era solo dignità. L’ho capito quando l’ho accompagnato fuori dal centro e siamo rimasti soltanto io e lui: solo allora mi ha abbracciato piangendo e non si staccava più. Se ne è andato, sorretto sulle sue stampelle con una coda di ragazzini silenziosi e con lo zio che lo ha aspettato fuori dal Centro. Thomas mi ha detto che per tornare a casa doveva fare qualche chilometro. Mi ha detto che è un ragazzo intelligentissimo. Lo scorso anno è arrivato secondo agli esami su 60 alunni e quest’anno addirittura è stato il migliore su tutte e quattro le classi. Gli amici scout di Brescia volevano dargli un paio di stampelle nuove, regolabili. Quando Dabebe ha intuito che quelle stampelle erano destinate ad una ragazzina del Centro, le ha rifiutate. Una lezione. Come quella del ragazzino di strada che il giorno della festa per l’inaugurazione della chiesa dedicata a San Giovanni Paolo II al centro di accoglienza di Areka piangeva disperato perché non riusciva ad avere un vestito e una maglietta come gli altri ragazzi. Erano in centinaia a fare ressa e i più grandi lo spingevano via. Così lui è uscito dal gruppo e si è messo a piangere. L’ho preso per mano e portato davanti alla mia stanza. Quando gli ho detto di entrare mi ha fatto segno di no: mi ha fatto vedere i piedi nudi e i vestiti, se così si possono chiamare, anch’essi sporchi. Ho dovuto insistere perché entrasse. Poi abbiamo guardato magliette e pantaloni che mi hanno dato alcune signore di Armeno apposta per i bambini di strada. Ha scelto maglia e pantaloni e quando gli ho offerto di prendere altre cose ha rifiutato. Mi ha fatto capire che c’erano altri bambini. É uscito dalla mia camera e con discrezione sugli scalini si è cambiato, ha raccolto i suoi ex vestiti e si è messo a correre. Si è fermato di botto ed è tornato indietro. Mi ha preso per mano e siamo scesi insieme. 21 Etiopia chiama - n.31/2015 V O L O N TA R I ITALIA A D O Z I O N E A DISTANZA Testimonianza dall’Etiopia Aveva 5 anni, ora è un giovanotto di Piero Taglietti H Iniziative sue notizie e il cambiamento che ho potuto vedere è stato notevole: ormai è un giovanotto, alto, con un paio di baffetti e, finalmente, una posa un po’ più naturale davanti al fotografo. D’altronde, facendo un paio di conti, sono ormai passati 13 anni da quando cominciò quest’avventura e quindi Samuel ha raggiunto i suoi 18 anni. Conobbi il CAE nel 2002 attraverso la testimonianza entusiasta di un mio collega che in quegli anni adottò, nel vero senso della parola, due bimbi dall’Etiopia; parlai a mia moglie dell’associazione e delle adozioni a distanza e così la mia famiglia, fresca di matrimonio, si allargò, con un gesto piccolo per noi ma che ci facevano sapere, essere molto importante per Samuel. Quante volte, negli anni che sono passati, ho letto che i bambini assistiti dal CAE e in particolare quelli adottati a distanza sono molto fortunati rispetto agli altri loro coetanei: hanno cose che noi riteniamo scontate, sono accuditi amorevolmente e possono andare a scuola (beh, questo lo diciamo noi grandi che è una fortuna!) e soprattutto possono mangiare molto meglio e di più, anche se sappiamo essere tutto relativo all’estrema povertà che li circonda. Questa enorme differenza del valore del denaro fra noi e loro mi fa spesso un po’ vergognare di fronte ai 15 euro mensili dell’adozione. Attendo sempre con trepidazione le lettere dall’Etiopia che contengono spesso manoscritti di Samuel, ovviamente (e temo faticosamente) tradotti dalle suore del villaggio dalla loro lingua scritta in caratteri illeggibili; ultimamente ricevo anche le pagelle scolastiche (per la cronaca, Samuel è stato promosso alla 10° classe). Il momento più emozionante è però quando troviamo una sua fotografia e così nello scorrere del tempo, confesso, crescono le speranze per il futuro di questo giovane ma anche i dubbi di cosa farà “da grande”: sicuramente, confidando pienamente nell’opera instancabile e titanica del CAE, so che è cresciuto con grande cura e amore, di sicuro infinitamente più di quello che avrebbe potuto sperare all’infuori del CAE; poi, esattamente come i nostri figli, temo che farà anche lui N o ricevuto qualche giorno fa una nuova fotografia del “mio” Samuel, il bimbetto etiope che ho adottato a distanza quando aveva 5 anni. Era circa un anno che non ricevevo 22 Etiopia chiama - n.31/2015 dal Samuel 2002 ad oggi quello che vorrà. Per il futuro, pur immaginando gli sforzi necessari ma confidando nella moderna tecnologia, spero che sarà possibile una comunicazione più frequente e a due vie, perché mi piacerebbe, pur così lontani, farmi conoscere “personalmente” da Samuel e fargli sentire la presenza non di un’associazione in generale, ma di persone in carne e ossa che hanno provato ad aiutarlo. Mi auguro che anche questa mia semplice e forse banale testimonianza possa convincere qualcun altro a donare con generosità e adottare un bambino etiope: soprattutto spero di aver rassicurato quanti, un po’ “drogati” dal nostro mondo europeo iper-connesso e iper-veloce, si lasciano scoraggiare dai lunghi tempi tra una lettera e l’altra. A quanti invece nutrono ancora dubbi su dove e come vengano spesi i soldi donati per le adozioni, le foto che allego forniscono la risposta più bella. el corso della sua ultima visita in Italia, Monsignor Musié Ghebreghiorghis, Vescovo della diocesi etiope di Emdibir, ha fatto tappa a Lazise per conoscere una delle comunità veronesi più attive nei confronti dell’Etiopia, soprattutto con le adozioni a distanza. Il Parroco Don Achille Bocci, vicino all’attività del Centro Aiuti per l’Etiopia onlus, ha invitato personalmente il Monsignore ospitandolo per qualche giorno presso la canonica. “Ho voluto approfittare della presenza in Italia del Vescovo Mosè - ha sottolineato Don Achille - per far sperimentare alle nostre famiglie l’incontro reale e caloroso con il responsabile di una delle diocesi dove è attivo il progetto delle adozioni a distanza. Desidero che si rendano conto della sincerità e onestà che caratterizza la collaborazione per la vita e l’educazione scolastica dei bambini etiopici”. Nel nuovo e sempre animato Centro Giovanile Parrocchiale Circolo “NOI” si sono viste, in una sala gremita di persone interessate e curiose, immagini proiettate che raccontavano 30 anni di concrete opere di solidarietà ed un Vescovo che umilmente si è unito alla platea e ha raccontato l’aiuto ricevuto dal CAE per un Paese povero, dove la fame è ancora drammatica realtà. Il Vescovo ha risposto alle numerose domande dei Messe in suffragio Le messe in suffragio vengono celebrate ogni giorno da Padre Berhè, Cappellano della Comunità italiana in Etiopia, presso la chiesa del centro di accoglienza di Areka. Se desideri ricordare i tuoi cari puoi fare una donazione indicando nella causale del versamento il nome del defunto. Le offerte saranno devolute ai poveri della città. presenti sulla situazione politica, socio-economica, culturale dell’Etiopia e al quesito più importante: cosa fare? “L’adozione a distanza - ha precisato Monsignor Musié - è uno dei modi più diretti ed efficaci per aiutare i bimbi e tutto il Paese, perché riesce a dare ai piccoli etiopici la possibilità di sopravvivere, nutrendoli con un pasto al giorno, curandoli, ma anche permettendogli di studiare. Senza istruzione non c’è civiltà, e in Etiopia soltanto il dieci per cento della popolazione ha possibilità di istruirsi”. Al sostegno a distanza si aggiungono le grandi opere che i benefattori del CAE stanno sostenendo: ospedali, centri di accoglienza per minori in difficoltà, scuole e laboratori di artigianato. Si tratta di interventi che oltre ad offrire un aiuto ai bisognosi, creano posti di lavoro ai giovani istruiti e preparati. L’incontro, interessante e arricchente, ha permesso di sentire un po’ più di vicinanza rispetto a quella lontana popolazione. Auspicando, perché no, di poter, in futuro, ricambiare la visita... 23 Etiopia chiama - n.31/2015 P R O G E T T I DI SOLIDARIETÀ Aiutare i poveri significa ridare speranza di Gianandrea Bonometti Un gregge per la vita ccomi qui nel mezzo dell'Etiopia il giorno di E Natale. Il caldo è torrido e la temperatura sfiora i quaranta gradi. Mi trovo a sud, nella regione del Wollaita una delle regioni più povere al mondo, una terra martoriata, colpita solo due anni fa da una siccità catastrofica che ha coinvolto tre milioni e duecentomila persone, in prevalenza bambini. Mi aspetta un incontro molto importante: il mio gruppo di volontari deve consegnare seicento pecore gravide alle vedove con figli che, dopo la siccità che ha colpito la regione, sono rimaste senza nulla per il loro sostentamento. Non posso non pensare a quando i pastori portarono a Gesù le pecore in dono. I miei scout ed io siamo nel cortile del Palazzo dei Congressi di Soddo, capoluogo della regione. Stiamo aspettando le donne che hanno diritto ad avere la pecora: sono le più bisognose scelte dal Ministero delle Donne su indicazione dei Kebele (associazioni di quartiere).Questo progetto “un gregge per la vita”, fa parte dell'“economia del dono”: nel momento in cui le pecore gravide partoriranno, la famiglia terrà la pecora adulta e donerà gli agnellini ad un'altra famiglia indigente individuata dal governo locale. É un grande giorno di festa. Iniziano ad arrivare centinaia di vecchi pullman stracolmi di gente che viene da lontano: donne, bambini, neonati, anziani, giovani invitati a festeggiare il Natale. I loro occhi brillano di felicità e i loro sorrisi fanno capire la grande gioia per aver fatto il primo viaggio della vita in pullman al di fuori del loro villaggio. Sono solo seicento le famiglie che devono ritirare la pecora, però arrivano al centro oltre cinquemila persone che accompagnano le aventi diritto. La polizia chiude con difficoltà i cancelli lasciando fuori migliaia di persone che gridano: “Ferengiù (é il termine con cui vengono indicati i bianchi ndr.) aiutate anche noi che non abbiamo nulla!”. Una morsa ci attanaglia il cuore e pensiamo che ci sarebbe 24 Etiopia chiama - n.31/2015 600 pecore consegnate ad altrettante vedove bisognose di Gimbi bisogno di molti più animali per dare un minimo di speranza... Iniziamo la distribuzione delle pecore e non possiamo non notare la dignità e l'ordine con cui attendono il loro turno. Mi colpisce una giovane mamma con due bambini, di cui uno sulla schiena, che piange, mi abbraccia e continua a ringraziare per il bene ricevuto: finalmente il latte della pecora potrà sfamare i suoi bambini. Un'altra mamma senza una gamba accompagnata da un bambino ci prende le mani, ci bacia e alzando le mani al cielo ringrazia Dio gridando parole incomprensibili, che ci vengono tradotte così: “Ero morta e sono tornata in vita, grazie a voi ferengiù”. Il grido di ringraziamento diventa comune e tutte intonano un canto a Dio e ai bianchi. Intanto, fuori dal cortile del Palazzo dei Congressi migliaia di persone si ammassano contro i cancelli, spingono, urlano, si arrampicano sui muri di cinta. La Polizia disperde la popolazione con i manganelli. Molti di noi piangono nel vedere la gente picchiata. Sono stordito e mi sento in imbarazzo sapendo che non abbiamo fatto nulla di straordinario per questi fratelli; rifletto sul perché questa gente è in condizioni di miseria assoluta. Perché non possiamo aiutarli tutti? Perché? Perché quando sono in Italia sento tanta gente che parla a sproposito? Perché noi, anche nel periodo della crisi economica, abbiamo tutto rispetto a loro? Perché siamo diventati così ciechi e non vediamo più la verità? C'è poco da pensare perché la gioia, i canti e le manine nere dei bambini mi avvolgono in un dolce abbraccio. L'emozione è indescrivibile, non riesco più a parlare ma solo a piangere nel vedere questi nostri fratelli che mi fanno partecipe della loro gioia e della loro speranza. Della loro inattesa ricchezza. Alla sera dopo la distribuzione delle pecore a Soddo, i miei scout, i volontari non parlano. Non mi parlano e molti sono arrabbiati e piangono. Mi avvicino a Roberto: “Stasera dobbiamo parlare con loro: sono molto provati”. Inizia l'incontro la sera, la maggior parte ha gli occhi rossi e la tristezza segnata sul volto. Esordisco: “Oggi siete stati molto bravi avete svolto un ottimo servizio”. “Io non vengo più in Etiopia, non possono succedere queste cose. Abbiamo visto gente picchiata dalla polizia perché non poteva entrare a prendere i vestiti e la maggior parte è rimasta fuori” dice Valeria mia moglie. Su questa onda iniziano anche i più giovani in coro: “Che senso ha dare seicento pecore, vestire e nutrire cinquemila persone per un giorno quando poi per loro non cambia nulla?”. Roberto con la testa tra le mani risponde: “Non conoscete i poveri e la realtà di questa gente. Oggi abbiamo dato Speranza ai nostri fratelli. Chi ha ricevuto i vestiti, chi la pecora, chi ha fatto un viaggio magliette in pullman, chi è uscito per la prima volta dal suo villaggio e pantaloni lontano centinaia di chilometri... per centinaia tutte queste persone hanno di ragazzi vissuto il giorno più bello della loro vita e se lo ricorderanno per sempre. Ancora oggi a distanza di molti anni mi ferma un -Figlio della Strada- e mi ricorda che ho dormito vicino a lui al freddo. Non se lo è mai dimenticato”. “Ma, ma allora gli altri che sono rimasti fuori?” ribadisce Valeria. “Hanno visto che i ferengiù sono arrivati e portano aiuto. Oggi non hanno ricevuto cose ma la Speranza. Noi facciamo quello che possiamo, siamo un piccolo strumento nelle mani del Signore. La cosa più importante quando incontriamo i poveri è toccarli, abbracciarli, parlare con loro come avrebbe fatto Gesù. Questo è importante per loro”. Silenzio. Usciamo tutti dalla sala del Centro di Areka dove siamo ospitati. Molti si fermano a parlare della giornata trascorsa. Alcuni guardano il cielo stellato. Il cielo in Africa è talmente bello che mi sembra di toccarlo, milioni di stelle, piccole, grandi, luminose. Dopo un po’ mi ritrovo solo a canticchiare una vecchia canzone scout: “Quante stelle, quante stelle dimmi Tu la mia qual è. Non ambisco alla più bella, purchè sia vicino a Te”. Ripenso alle parole di Roberto, missionario laico, voce degli ultimi e di chi non ha voce, per trent’anni in Etiopia: Non può che avere ragione! Anche le stelle gli danno ragione: sono belle e nel guardarle sembrano svanire i nostri dubbi e le nostre ansie. Sembrano sorridere. 25 Etiopia chiama - n.31/2015 A D O Z I O N E INTERNAZIONALE “Lettera d’amore alla mamma di mia figlia” “Ti vogliamo tanto bene, mamma e papà” di Annetta Bertolini di Alessandra e Luigi Carosso Etiopia, madre dei nostri figli C arissima Asres, sono Annetta e finalmente dopo sette anni ti scrivo. Tante volte ci ho pensato sai, dal ritorno dall’Etiopia con Sintayehu, tua figlia e mia figlia ma, solo ora, in occasione della festa della mamma mi sono decisa a farlo. Sono qui a dirti che non avrò mai abbastanza parole per dirti grazie di cuore, per manifestarti la mia profonda riconoscenza e gratitudine per il dono immenso che ci hai lasciato. Sintayehu è la miglior figlia che potessimo desiderare, è il sogno fattosi realtà, così come lo sono le sue due sorelle Chiara ed Arianna. Quanti ricordi...Quel pomeriggio, quando ci hanno telefonato per dirci che c’era una bimba di nove anni mi sono sentita incinta come quando aspettavo le altre due figlie. Mio marito rideva e mi prendeva in giro, ma io me la sentivo dentro quella bimba, nell’anima e nel cuore. Questa NOSTRA figlia ha 17 anni, sta diventando una donna, è sempre bella dentro e bella fuori, è solare ed estroversa, intelligente e chiacchierona, testarda e vivace, sportiva, energica e sorridente. Naturalmente è figlia, e come tale, sbuffa, risponde e brontola. All’inizio ribatteva per i troppi no, altre volte invece chiedeva: “perché non mi hai presa piccola?” Se fosse arrivata piccola non sarebbe così com’è, talmente speciale da farsi benvolere da tutti. Sono stati gli anni vissuti con te a renderla aperta e solare nonostante le sofferenze patite, sei stata tu a farla forte e determinata, affettuosa e dolce, sensibile ed empatica, istintiva e riflessiva allo stesso tempo. L’hai amata incondizionatamente fino alla fine e, pur nella povertà più totale, le hai lasciato la voglia di vivere “dopo di te”, ma soprattutto il dono più grande al mondo: il desiderio di 26 Etiopia chiama - n.31/2015 C amare ancora e di riprendere a vivere con un’altra mamma e con un papà. Se penso ai primi mesi con lei quando mi chiamava continuamente senza motivo: mamma, mamma, mamma... la sua voce mi seguiva ovunque e mi ronzava ininterrottamente in testa. E continuava a dirmi di non essere nata da me come le due sorelle, per sentirsi ripetere mille volte che non tutti hanno bisogno di avere i figli in pancia per essere mamma e papà...”Prima si è genitori con il cuore e con la testa, verrà il momento che tu lo sentirai dentro di te.” Adozione internazionale, esperienza intensa che cambia la vita Non avevo altre risposte, finchè un giorno mi ha detto di volere quattro figli, due adottati e due partoriti. Emozioni e lacrime di gioia si fondevano con le sue parole scolpite nella mia testa!! Carissima Asres, spero tanto che tu sia contenta di noi come genitori e che tu sia orgogliosa di Sintayehu ma anche delle sue sorelle, che l’hanno prima aspettata con impazienza e poi aro Eyayu, un giorno il tuo cuoricino ha iniziato a battere in un paese lontano da qui, da due genitori che tu non ricordi e che purtroppo non hanno potuto tenerti con loro. Dando a te la vita però, senza saperlo, ci hanno fatto il dono più bello, perché ci hanno permesso di essere la tua mamma e il tuo papà e noi per questo non possiamo che ringraziarli. Vivendo con te possiamo vederti crescere, godere delle tue conquiste, accompagnarti lungo la tua strada aiutandoti a scoprire le tue capacità e il bello che c’è in te, lo faremo anche per loro. Sei un bambino vivace, intelligente, pieno di risorse e vitalità. Con coccole, risate, musica e colori, hai portato nei nostri giorni freschezza, gioia e tanta, tanta allegria. Tu prendendoci per mano, ci accompagni nel tuo mondo magico fatto di giochi, di incanto e stupore. Ci fai rivedere ogni cosa con occhi nuovi, diversi. Ci inviti a tornare bambini insieme a te, facendoci riscoprire tutto il bello che esiste attorno a noi. Ci chiami ad essere presenti, responsabili e attenti, aiutandoci a crescere e a diventare adulti migliori. Con semplicità e spontaneità ci insegni ad essere accolta con amore. Te le affido tutte tre, perché dal cielo tu le possa guardare come solo una mamma sa fare e perché ci aiuti a guidarle nelle scelte della vita. Ora vado, porto nostra figlia ad allenamento, tra un paio di giorni ha una gara importante. Speriamo che migliori il suo tempo così torna a casa felice e magari con un’altra medaglia. Le piace salire sul podio ed io sono felice di questo, anche se per me lei è il numero 1 sul podio della vita. Grazie di cuore Asres, ti voglio bene con tutta me stessa. Aspettami stasera, ti vengo a salutare come ogni sera prima di addormentarmi... persone vere, a godere delle piccole cose, quelle che danno senso e valore alla vita quotidiana e portano vera felicità. In questo tempo con te abbiamo imparato a conoscerci, capirci e accettarci. All’inizio la nostra storia insieme non è stata facile né per te né per noi, ma con amore, fiducia e pazienza abbiamo superato quei momenti, capendo che il bello con te lo costruiamo standoti vicini ogni giorno. Oggi, con il battesimo, anche tu Eyayu entri a far parte di una famiglia più grande che ci rende tutti figli di quell’unico Padre che ci fa essere e che, con il suo amore e la sua stessa vita, ci insegna a farlo nel migliore dei modi. Ci impegniamo oggi, insieme a tutte le persone che ti sono vicine e ti vogliono bene, ad essere per te un esempio sano e positivo del Suo amore e di testimoniarlo in ogni momento di gioia o di dolore della nostra esistenza. Ti vogliamo tanto mamma e papà bene, 27 Etiopia chiama - n.31/2015 Appello oterapisti inare più fisi rd o co r e p bini dico Fisiatria ore dei bam e v M fa a o m e n ia o h zi Cerc abilita progetto di ri . ni in un nuovo ntri in Etiopia ce ri st o pilare in og n i m o co ss o re ri p a ti ss a nece ospit va al domanda è e l’informati re o ta ri n ta se n re lo p o v r Pe ante sito nella scheda aspir ili dal nostro b ca ri a sc sua parte la li ato a n rio>Volontari ei dati perso ta d n to lo n o v e m a ta tt tra iven pure al puoi fare>D tietiopia.it op iu a o tr n ce o sezione Cosa @ ssati verrann i a volontario rl re ia te v in in ti d a e id ia d Etiop 62. I can x 0323 5830 fa i d ro e m u n ricontattati. SOMMARIO L’Associazione 2 Lettera del Presidente 6 Chi siamo? Cosa facciamo? Cooperazione internazionale 8 Impegno per il 2015 10 Le opere Adozione a distanza 12 Sostegno per la sopravvivenza 14 Visitiamo alcuni villaggi 18 In religioso silenzio 20 Pieno di orgoglio e dignità 22 Aveva 5 anni ora ... Volontari Italia 23 Testimonianza dall’Etiopia Progetti di solidarietà 24 Un gregge per la vita Adozione internazionale 26 Lettera d’amore alla mamma di mia figlia 27 Ti vogliamo tanto bene Etiopia chiama o i r a t n e m a t s Lascito te AL CAE? AMENTARIO T S E T O IT C re un S A nifica compie g PERCHÉ UN L si o ri ta n e aa scito testam mbiare la vit ca ò u p e ch Scegliere il la rietà . esto di solida associazione ra st o n la importante g ra e i dove op tanti bambin COME FARE? pia iuti per l’Etio A o tr n e C il , nominare e testamento it m a tr o Chi desidera rl fa uò più i un lascito p e. La formula d e v re p beneficiaria d e g g le i proprio regole che la ssia scritto d o , fo seguendo le ra g lo o ento testamento detto testam d si co il i o semplice è il p ntà di e firmato. C’è ccoglie le volo ra e ch pugno, datato io ta o i. L’atto viene atto da un n n d o re im co st li b te i b d u p nza esso. ento in prese dal notaio st chi fa testam to ti n ra a g e conservato ostra sede fonare alla n le te i n o zi a ia.it inform troaiutietiop n ce @ Per ulteriori fo in a re una mail oppure invia Notiziario di informazione del Centro aiuti per l’Etiopia Anno XVI, n. 31, giugno 2015 Centro Aiuti per l’Etiopia -Associazione ONLUSVia quarantadue Martiri, 189 28924 Verbania (VB) Tel. 0323/497320 - Fax 0323/583062 e-mail: [email protected] sito:www.centroaiutietiopia.it Autorizzazione Tribunale di Verbania n. 4 del 28/08/2006 Direttore Responsabile: Enrico Guenzi Redazione: Via quarantadue martiri, 189 - Verbania (VB) Periodicità: Semestrale Editore: Centro Aiuti per l’Etiopia Stampa: Postel S.p.A. - 16153 Genova (GE) Hanno collaborato: V. Amato, A. Bertolini, A. Carosso, A. Pastori, P. Taglietti, gruppo CAE Brescia. Le immagini sono dell’archivio del CAE o gentilmente concesse dalle famiglie Bonometti, Carrera, Gorlani, Pastori e da V. Amato, T. Baldassarra, Diocesi di Indibir. Seguici anche su facebook 28 Etiopia chiama - n.31/2015 Centro Aiuti per l’Etiopia -ONLUS- Via quarantadue Martiri, 189 - 28924 Verbania (VB) Italia - Tel. 0323/497320 - Fax 0323/583062