Notiziario n. 31 giugno 2015

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Notiziario n. 31 giugno 2015
Etiopia chiama
Notiziario n. 31
giugno 2015
Tariffa Associazioni senza Fini di Lucro:
Poste Italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003
(conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, C.S.N. -Novara- n° 1/2015
Taxe Perçue - Tariffa riscossa CPO Domodossola
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Etiopia chiama - n.31/2015
L E T T E R A DEL PRESIDENTE
C
arissimi benefattori e volontari,
prima di tutto voglio ringraziare
di cuore tutte le famiglie volontarie
che si impegnano in Italia per
raccogliere fondi per i nostri fratelli
e sorelle in Etiopia e ringrazio
ovviamente anche tutti i benefattori
che aderendo al progetto “Adozione
a distanza” ridanno la vita a tantissimi
bambini. Grazie a tutti perché con il
vostro impegno e le offerte in denaro
ci permettete di aiutare in tanti modi
questo popolo così bisognoso.
V
i do ora alcuni aggiornamenti. In questi primi mesi
Il presidente
dell’anno abbiamo iniziato due grandi progetti nel
Roberto Rabattoni
Welega, in Oromia, precisamente a Gimbi dove il Governo
ci ha donato due terreni, uno di 31.000 m2 e il secondo
ci aggiorna su alcuni
da 55.000 m2.
progetti in essere e futuri
Sul primo verrà costruito il centro di accoglienza “San Pio
da Pietrelcina” (vedi dettagli a pag. 8) che, come il Centro “San Giovanni Paolo II” ad Areka,
accoglierà bambini disabili o sieropositivi abbandonati. Ad Areka da quattro anni stiamo
già sperimentando l’accoglienza di bambini con gravi handicap e possiamo dire che è un
grande successo; le autorità governative lo hanno giudicato il migliore dell’Etiopia: nel
centro vivono ormai 110 bambini, di età compresa fra i pochi mesi di vita e i 14 anni.
Rispetto a quando sono arrivati, tutti questi bambini hanno fatto grandi miglioramenti nella
salute grazie all’alimentazione e alle cure, nell’umore grazie alle attività che vengono loro
proposte durante l’arco della giornata. I ciechi frequentano una scuola per non vedenti,
così anche loro, crescendo avranno un futuro migliore e potranno farsi una famiglia, lo
stesso vale per gli ammalati di HIV. I bambini paralizzati purtroppo resteranno sempre nel
centro, ma li aiuteremo a crescere serenamente.
Anche a Gimbi come ad Areka la coltivazione del terreno produrrà ortaggi, banane,
mango, papaia, mais e caffè che verranno utilizzati per l’alimentazione dei bambini e la
parte eccedente verrà distribuita ai poveri della vicina città.
In questo momento, ad Areka lavorano 85 dipendenti: agricoltori, guardiani, infermiere,
cuoche, lavandaie e il personale specializzato nell’accudimento dei piccioli ospiti. Il costo
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Abbiamo bisogno
delle vostre preghiere
annuo del personale si aggira intorno ai 27.000/30.000 euro. Abbiamo sempre bisogno
delle vostre offerte, ma anche di preghiere per poter proseguire in questa grandiosa opera
umanitaria.
La ritrovata serenità che leggiamo negli occhi dei bambini del centro di Areka ci ha spinti
a realizzare il nuovo centro di accoglienza a Gimbi che dista 850 km da Areka. La richiesta
di ospitalità e aiuto a Gimbi è considerevole, pensiamo che a dicembre o gennaio potremo
cominciare a ospitare i primi bambini. Contiamo molto sul vostro grandissimo aiuto per
completare l’opera, perché senza questo nuovo centro di accoglienza tanti bambini verranno
presto cancellati dal libro della vita.
In seguito alla donazione di un secondo terreno di 55.000 m2 situato a 15 km dal Centro
San Pio, abbiamo dato avvio al progetto “Allevamento”. Questo progetto (vedi foto in basso)
sarà come il Miracolo dei cinque pani e due pesci di Gesù. È un progetto importantissimo;
vi spiego: oltre all’edificio per l’alloggio e l’ufficio del gestore costruiremo tre stalle per
allevare non meno di 150/200 mucche, 250/300 pecore, 250/300 capre, 150 asini e 1.000
galline. Tutta la produzione di latte e formaggio sfamerà i bambini del centro di accoglienza
e la parte rimanente andrà alle famiglie più povere di Gimbi.
Quando le mucche partoriranno i vitelli, questi saranno donati alle famiglie più povere e
più numerose individuate in collaborazione con il Governatore, il Ministero delle Donne e
gli anziani dei villaggi. I beneficiari firmeranno un accordo che li impegnerà a loro volta
a donare il vitello che nascerà e così ancora e ancora, di famiglia in famiglia. Allo stesso
modo sarà anche per le pecore, capre, e galline.
Le mucche locali producono 1 litro di latte al giorno mentre le mucche che acquisteremo
(razza olandese che troviamo in Kenya) produrranno 22 litri al giorno. Con il dono della
mucca le famiglie potranno avere latte, burro, formaggi per crescere i loro figli e avere tutti
una vita migliore. Non saranno più famiglie miserabili ma avranno una vita dignitosa. Alle
famiglie meno numerose sarà donata una pecora, o una capra e galline. Pensiamo che con
questo progetto in 5 anni dovremmo riuscire ad aiutare circa 10.000 famiglie: vi renderete
sicuramente conto che come dicevo sopra, è un progetto importante, anzi importantissimo.
Pregate per la riuscita anche di questo progetto! Pensate a quante famiglie e quante migliaia
di bambini saranno aiutati e non moriranno più di fame.
In questa zona del Welega in un anno abbiamo abbinato per il sostegno a distanza circa
5.000 bambini, ma quelli affamati sono centinaia di migliaia. L’adozione a distanza è l’aiuto
immediato che salva situazioni estreme, ma quando sarà avviato il progetto “Allevamento”
vedremo risultati incredibili.
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L E T T E R A DEL PRESIDENTE
I
centri di accoglienza sono e resteranno
un gioiello umanitario, l’accoglienza dei
bambini ad Areka e presto anche a Gimbi
darà una vita nuova a tanti sfortunati.
Prego sempre la Madonna perché non
ci faccia mai mancare gli aiuti per il
mantenimento e le cure di questi bambini.
Vi chiedo di più perché qui vedo moltissimi
bambini disabili che hanno bisogno e
molti di loro anche morire: aprite i vostri
cuori, adottate a distanza queste creature
e vi saranno riconoscenti per sempre.
Per il loro mantenimento nei nostri centri,
considerando il vitto e le cure, per alcuni
molto dispendiose, vi chiediamo soltanto
50 euro al mese. Grazie in anticipo a quanti
aderiranno al sostegno di questi bambini
che sono
L’esortazione
doppiamente
a sostenere
i bambini di Areka
sfortunati perché colpiti da disabilità più o meno gravi.
Trattandosi di bambini (foto in basso) che vivono in una nostra struttura sarà possibile fornire a
coloro che avvieranno questi sostegni speciali, degli aggiornamenti periodici e una fotografia
per poter seguire con maggiore vicinanza la loro crescita.
Gli edifici e la struttura del centro di accoglienza di Areka sono sicuramente un vanto per tutti
noi e presto lo saranno anche quelli di Gimbi. Il vero motivo per cui tutto ciò è sorto è dare
una risposta umanitaria a tutti questi bambini bisognosi e sfortunati; in loro è espressa tutta
la fragilità umana e in essa la gloria di Dio che passa attraverso l’uomo vivente. Aiutateci
ad aiutarli, per farlo bastano meno di due euro al giorno! Sono splendide creature, ciascuno
con una storia personale che vi farà sentire membri della sua famiglia.
Vi faccio un esempio, Asha è una splendida bambina (nella foto in alto prima dell’operazione)
che abbiamo incontrato qualche anno fa, sulla strada di Gimbi. Allora aveva circa 10 anni
e presentava una grave malformazione alla gamba destra, il papà ci spiegò che era dovuta
all’aggressione di una mucca avvenuta quando la bambina era piccolina. Con il suo permesso
l’abbiamo portata con noi ad Areka e l’abbiamo fatta operare; ha subito due interventi: al
femore e al ginocchio. La convalescenza l’ha proseguita nel Centro San Giovanni Paolo II
ad Areka. Dal padre abbiamo poi saputo che loro provenivano dal campo di profughi di
Dembidolo (vedi articolo a pag. 12). Dopo gli interventi il papà ci disse “É vostra figlia, tenetela
con voi, si chiama Asha e oggi compie 13 anni. Non è mai andata a scuola. Se tornasse
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con me al campo di Dembidolo dove non abbiamo scuole
e noi siamo come le pecore e anche i nostri figli crescono
come pecore, Asha non avrebbe mai niente di meglio”.
Adesso è nel nostro centro e frequenta la 1^ elementare
ad Areka. Sostenetela con il progetto dell’adozione a
distanza, il Signore vi ricompenserà sicuramente.
ltra richiesta pressante di aiuto arriva dai campi profughi di Dembidolo, nell’Oromia,
proprio da dove proviene Asha e dove circa un anno fa, abbiamo portato 2.500 grandi
coperte (vedasi articolo a pag. 4 di “Etiopia chiama n.28). Siamo tornati a trovarli ed è stata una
grande gioia rivedersi. Questa volta non abbiamo portato niente ma loro erano felicissimi
(foto in alto) ci facevano vedere le coperte e dicevano “…il CAE ci ha regalato il sonno”. Non
capivamo cosa volessero dire poi ci spiegarono “…quando non avevamo le coperte i nostri
bambini dormivano sotto la nostra pancia altrimenti sarebbero morti dal freddo”. Ma quella
sera erano felicissimi perché il nostro niente era la speranza di aiuto futuro e l’amicizia. Con me
c’erano Alessandra e il marito Roberto di Brescia (foto a lato con l’anziano del villaggio): abbiamo
giocato con loro, abbiamo pianto con loro, abbiamo pregato con loro, abbiamo avuto tante
benedizioni. Quella notte abbiamo voluto dormire nel loro campo e per questo ci hanno
offerto la baracca più bella.
Nuovo progetto:
Dopo questa esperienza il
commento di Alessandra
un ambulatorio
e Roberto è stato “Finora
per i profughi
la cosa più bella per noi è
stato il viaggio di nozze, adesso la cosa più bella è questa:
essere stati una sera e una notte con i profughi”. Prima di
coricarci, con voce alta urlavano “gli americani non sono
mai venuti a vederci, neanche gli australiani, nessuno
è venuto, il Centro Aiuti viene!!!”. La loro accoglienza è
stata veramente commovente. Al mattino, con la luce del giorno, nel vedere tutta la povertà
(in copertina l’interno di uno dei ripari in cui vivono) che ci circondava siamo caduti in una profonda
tristezza perché non avevamo niente da dare loro, avevamo tanta voglia di far vivere i loro
bambini. Nel campo non avevano nemmeno l’acqua, dovunque si vedevano taniche da 20
litri e a usarle erano le donne che per andare a prendere l’acqua al fiume in fondo alla valle,
si legavano le taniche con uno straccio sulla schiena. Non abbiamo chiesto niente. A vedere
quella fatica per avere l’acqua ti viene un nodo alla gola e non puoi parlare. Dopo ci siamo
ripresi e abbiamo chiesto cosa potevamo fare per loro. Eravamo circondati da tanti bambini
con occhioni grandi e mamme e papà (foto in basso). Ci dissero “I nostri bambini si ammalano
e non abbiamo niente per curarli” e chiesero se era possibile costruire un ambulatorio
medico; a Dembidolo si muore senza avere una pastiglia, l’ambulatorio più vicino è a 35
km ma anche lì non si trova nulla. Se hai i soldi e te
lo puoi permettere l’ospedale più vicino è a 6, 7 ore di
pullman. Al nostro ritorno in città abbiamo parlato con un
funzionario del governo di Gimbi proponendo di costruire
l’ambulatorio di 300/350 m2 e comprare gli arredi, e loro
mettere un medico, due infermiere e le medicine. L’idea è
piaciuta, ora attendiamo di fare un contratto scritto con il
Governo della regione, poi inizieremo i lavori.
Sosteneteci, sosteneteci, sosteneteci. Grazie, grazie,
grazie.
Roberto Rabattoni
A
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L’ASSOCIAZIONE
Con gli ultimi
dal 1983
Chi siamo?
Cosa facciamo?
I
l Centro Aiuti per l’Etiopia
(CAE) è un’associazione
di volontariato Onlus,
Organizzazione Non Lucrativa
di Utilità Sociale, che lotta
contro ogni forma di povertà
in Etiopia, Eritrea e Sudan
promuovendo
sviluppo,
istruzione e assistenza sociosanitaria.
Il CAE nasce dalla personale
esperienza
di
Roberto
Rabattoni, attuale Presidente
e Legale Rappresentante,
il quale, recatosi in Etiopia
per adottare un bambino, ha
potuto constatare di persona
le condizioni di estrema
indigenza e povertà in cui vive
gran parte della popolazione
esposta a carestie ed epidemie
ricorrenti e una mortalità,
specie infantile, nettamente
al di sopra della media
africana, tristemente favorita
dalla assoluta mancanza di
prospettive alimentari certe e
strutture sanitarie adeguate.
Dal
1983
l’associazione
opera in modo attivo a favore
di migliaia di bambini che
chiedono di poter diventare
titolari a tutti gli effetti di un
diritto primordiale: vivere. Il
fine ultimo e fondamentale
del CAE è quello di tradurre la
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solidarietà in interventi concreti, verificabili e rispondenti
ai bisogni della popolazione locale.
L’operato del Centro Aiuti per l’Etiopia onlus si concretizza
attraverso le seguenti macroaree:
• ADOZIONE A DISTANZA
Garantiamo assistenza, istruzione e cure mediche ad
oltre 42.000 bambini in 90 villaggi;
• ADOZIONE INTERNAZIONALE
Aiutiamo i bambini (2.500 in 20 anni) che non hanno
la possibilità di crescere nel loro Paese a trovare una
famiglia italiana che li accolga come figli;
• COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Promuoviamo progetti per avviare processi di sviluppo
autonomo e duraturo delle comunità locali e sosteniamo
interventi di emergenza, complessivamente oltre 90 in
30 anni di attività.
Nel concreto le principali aree di intervento sono:
• ISTRUZIONE: sostegno all’istruzione scolastica, alla
formazione professionale e universitaria;
• SALUTE: miglioramento dei servizi sanitari di base e
realizzazione programmi di prevenzione con particolare
attenzione alla salute materno-infantile;
• ACQUA: realizzazione di pozzi e infrastrutture idriche
per favorire l’accesso ad acqua potabile;
• INFANZIA: promozione dei diritti dell’infanzia
migliorando le condizioni di vita dei bambini vulnerabili;
• ATTIVITÀ PRODUTTIVE: sostegno ad attività
generatrici di reddito e promozione dello sviluppo
agricolo e artigianale;
• ASSISTENZA UMANITARIA: implementazione di
interventi di primo soccorso fornendo aiuti in situazioni
di emergenza.
credito); si può inoltre decidere di destinare il proprio
5x1000 all’associazione, scelta che non costa nulla; o di
fare un regalo speciale scegliendo tra i nostri calendari
o le bomboniere solidali; oppure si può entrare a far
Da pochi mesi è online parte dei volontari che collaborano con noi sia in Italia
il
nuovo
SITO
web che in Etiopia. Ci sono davvero tanti modi per aiutarci
www. e per contribuire a dare forma e concretezza alle attese
dell’Associazione,
centroaiutietiopia.it.
delle popolazioni che aiutiamo, compresa la possibilità di
La nuova struttura lineare predisporre un lascito testamentario.
consente una navigazione Le “squadre” di volontari, attive in quasi tutta Italia,
semplice
e
intuitiva, organizzano tutto l’anno manifestazioni ed eventi per
permettendo
di
tenere raccogliere fondi da destinare ai nostri progetti. Anche
aggiornati i visitatori ad ogni tu puoi tenerti informato su tali iniziative, visitando la
accesso con le iniziative sezione News ed Eventi nell’area INFORMATI. Sempre
in evidenza e gli interventi da quest’area è possibile leggere o scaricare gli ultimi
urgenti.
numeri di Etiopia chiama.
Importanti
novità
Direttamente
Una novità del nuovo sito è la Rassegna
dalla
HOME
stampa in cui sono caricati gli articoli
per conoscerci e
è
possibile
che parlano del Centro Aiuti per l’Etiopia
seguirci meglio
iscriversi
onlus.
alla Newsletter o effettuare Disponiamo inoltre di una pagina su Flickr e un canale
donazioni destinate ai progetti Youtube, accessibili dalla sezione Foto e Video nell’area
di cooperazione internazionale. INFORMATI, dove puoi conoscere l’Etiopia e l’operato
Per coloro che non conoscono dell’Associazione attraverso immagini e video.
e desiderano conoscere meglio
l’Associazione, la mission
e le persone che ne fanno
parte è stata creata la sezione
ASSOCIAZIONE,
dove
è
anche possibile ripercorrere gli
oltre 30 anni di attività.
COSA
Nella
sezione
FACCIAMO, viene dettagliata
l’attività del CAE: adozioni
a
distanza,
adozione
internazionale e cooperazione Consapevoli delle potenzialità che hanno i social
internazionale.
network, ora il Centro Aiuti per l’Etiopia onlus è presente
A chi desidera darci una anche su FACEBOOK.
mano è dedicata la sezione Decine e decine di persone, che da anni collaborano
COSA PUOI FARE, dove in tutta Italia per il fine comune del Centro Aiuti per
sono descritte le possibilità l’Etiopia onlus, hanno creato una grande comunità.
di sostegno. Chi desidera Desideriamo ampliare questa “famiglia” diffondendo
effettuare una donazione a notizie e informazioni sui progetti e le iniziative promosse
favore di uno o più dei nostri dai gruppi di volontari, certi di arrivare a persone sensibili
progetti, può scegliere tra alle problematiche che ci spingono ad intervenire in paesi
le modalità di versamento così diversi e lontani, facendo capire al tempo stesso che
elencate (bonifico bancario, la diversità e la distanza non impediscono di instaurare
bollettino postale o carta di un legame forte e speciale tra le persone.
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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Per le v
os
nella ca tre offerte,
usale in
dicare
Centro
di acco
glie
“San Pio
da Pietr nza
elcina”
Il grande progetto
per minori disabili
o sieropositivi
abbandonati
1
Impegno per il 2015
I
l Centro di accoglienza San Pio da Pietrelcina a
Gimbi. Abbiamo promesso che sarebbe stato
l’impegno prioritario per il 2015 è così è stato: il
50% è stato già realizzato!
Il reportage fotografico della pagina accanto parla da
solo, senza bisogno di mille parole.
Le fotografie più recenti sono state scattate qualche
giorno prima della pubblicazione di questo notiziario.
Appena in tempo per mostrarvi che stiamo mantenendo
la promessa. Il presidente del Cae Roberto Rabattoni,
sentito telefonicamente dall’Etiopia dove si trova 11
mesi all’anno, era molto entusiasta del risultato finora
raggiunto. “L’impegno di tutti, dal più grande al più
piccolo – ha voluto sottolineare Rabattoni – sta dando
i suoi frutti tanto da farci sperare di poter accogliere i
primi ospiti a Natale, al più tardi entro la fine dell’anno”.
Complessivamente il 50% dell’intero progetto è stato
realizzato, tanto rimane ancora da fare. “I lavori –
prosegue Rabattoni - potrebbero subire qualche
rallentamento nel periodo estivo che in Etiopia coincide
Un centro di accoglienza a Gimbi
Il progetto prevedere la realizzazione di un
centro di accoglienza per bambini disabili
o sieropositivi abbandonati, un laboratorio
di arti e mestieri e la coltivazione dei terreni
non edificati.
Gli obiettivi
Il centro sarà intitolato a “San Pio da
Pietrelcina” e assicurerà assistenza,
istruzione, formazione e cure riabilitative
a minori vulnerabili. Consentirà inoltre
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Avrà le stesse finalità
umanitarie del centro
di Areka
inaugurato nel 2011
con la stagione delle piogge,
ma i risultati raggiunti ci
inducono ad essere ottimisti.
Serve ancora il vostro aiuto,
il vostro impegno e supporto,
perché i costi dell’intera
opera sono ingenti… grazie,
grazie e ancora grazie per
quanto potrete fare! Se i
primi
bambini
potranno
essere accolti a dicembre sarà
soprattutto merito vostro:
ancora uno sforzo! Il Signore
vi ricompenserà già su questa
terra!”
di porre le basi per lo sviluppo agricolo
locale e offrirà ai giovani un’opportunità di
formazione professionale.
Ospitalità
Il centro di accoglienza includerà gli alloggi
per un centinaio di bambini, un’aula
scolastica, sala pc, un ambulatorio per le
visite mediche e l’attività di fisioterapia,
un ufficio, una cucina, un refettorio, le
camere per il personale e i locali di servizio
all’intera struttura.
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1 - Il terreno spianato
2 - La collina con il terreno recintato visto dalla strada
3 - Scavi per le fondamenta
4 - Fondamenta dei tukul per i visitatori
5 - Presto la lamiera dei tukul verrà ricoperta di paglia
6 - Parte del cantiere e della recinzione
7 e 8 - Lavanderia, dispensa, cucina, sala da pranzo e salotto ospiti
9 e 10 - La casa delle femmine a maggio e a giugno
11 - Il dormitorio per gli autisti (3 camere con bagno)
Formazione professionale
Il progetto prevede la realizzazione di
laboratori arti e mestieri per la formazione
professionale: essi consentiranno di
ampliare le conoscenze dei ragazzi,
nel rispetto dei saperi e usanze locali. I
laboratori consentiranno la formazione di
fabbri, falegnami e meccanici.
Sviluppo agricolo
Il terzo punto qualificante del Centro di
San Pio sarà la coltivazione del terreno
circostante agli edifici. Sarà possibile
coltivare frutta, verdura, mais e caffè. Un
agronomo fornirà consulenza per sviluppare
e affinare le tecniche di coltivazione.
Il raccolto potrà essere utilizzato per il
fabbisogno del centro e l’eccedenza per la
popolazione locale. I braccianti potranno
apprendere nuove tecniche favorendo così
il loro impiego anche all’interno dei villaggi
di provenienza.
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C O O P E R A Z I O N E INTERNAZIONALE
Aggiorniamo
su alcuni
progetti
Le opere
É
sempre grazie al vostro continuo aiuto che
abbiamo potuto proseguire i nostri progetti
nella regione Oromia. Attraverso queste pagine
vogliamo rendervi partecipi e orgogliosi di ciò che state
facendo aggiornandovi su alcune delle attività di questi
primi mesi dell’anno. Come vi ha illustrato il nostro
presidente alle pagine 2 e 3 di questo giornalino, stiamo
proseguendo nella costruzione del Centro di accoglienza
“San Pio da Pietrelcina” a Gimbi (vedi testo alle pagg. 8 e 9)
e delle strutture per avviare il progetto “Allevamento”.
Grazie ai contributi che ci destinate, abbiamo proseguito
anche con altri importanti progetti:
A circa 300 km da Gimbi, oltre il territorio occupato
dai profughi in località Dembidolo verso il confine con
il Sudan, è stata pressoché ultimata la Scuola TecnicoProfessionale di Mugi che comprende cinque edifici (per
una superficie complessiva di 412 m2) con servizi igienici
con acqua corrente e un cortile antistante la scuola (vedi
foto sotto).
La nuova scuola professionale formerà giovani
falegnami, fabbri e sarti che al termine del ciclo di studi,
potranno avviare piccole attività produttive. Ad essa vi
accederanno 320 studenti divisi in due gruppi: il primo
frequenterà le lezioni dalle 9 alle 13, il secondo gruppo
dalle 14 alle 18: in questo modo la struttura sarà utilizzata
al massimo delle sue potenzialità.
Il terreno della scuola deve essere ancora recintato e
Per proseguire
abbiamo bisogno
del vostro continuo
sostegno
rimane un quinto capannone
da costruire. Dobbiamo poi
provvedere agli arredi, ai
macchinari e successivamente
ai materiali per avviare i
laboratori. Aiutateci anche per
questo.
Alla gestione futura e al
costo
degli
insegnanti
provvederanno le autorità
governative locali preposte.
Beneficiari diretti del progetto
saranno giovani svantaggiati.
Temporaneamente, uno dei
capannoni ultimati è stato
adibito a scuola Elementare
perché nella zona non ci sono
strutture sufficienti.
Progetto “Chirurgia a Gimbi
operazione gozzo” (foto in alto):
sono stati siglati due accordi
con l’ospedale per effettuare
complessivamente
900
interventi. Finora sono state
già operate circa 500 donne.
É un vero successo raggiunto
grazie al vostro aiuto.
Per operare una donna affetta
da struma tiroideo, gozzo,
sono sufficienti 160 euro.
All’intervento, provvede un
chirurgo molto capace presso
l’ospedale di Gimbi, nei casi
più gravi dura anche 5/6
ore. Generalmente vengono
operate fino a sei pazienti al
giorno.
Temporaneamente
parte dei 50 posti letto dell’ala
annessa all’esistente ospedale
statale, fatta costruire con
fondi della nostra associazione,
sono utilizzati per la degenza
delle donne operate al gozzo
(foto in alto a destra).
Progetto Operazione donna:
pur essendo ancora molte
le donne con il problema del
prolasso dell’utero, abbiamo
temporaneamente interrotto il
progetto in attesa di stipulare
un nuovo accordo per operare
altre 2.000 donne in due anni.
Nei mesi
s c o r s i
abbiamo
f a t t o
operare
soltanto
pochi casi gravissimi. Il più impressionante di questi
riguardava una paziente in fin di vita che necessitava
di un intervento d’urgenza per l’asportazione dell’utero.
L’intervento è stato effettuato con successo presso
l’ospedale di Gimbi e la donna, dopo la convalescenza,
è stata restituita alla vita e ai suoi figli.
Ad Areka, nel Wollaita, il centro di accoglienza
“San Giovanni Paolo II” attualmente ospita 110 minori
e vi lavorano 85 persone. Tutti gli edifici sono stati
recentemente ritinteggiati e all’esterno di ciascuno
sono stati realizzati dei dipinti che ne rappresentano la
destinazione d’uso. Con l’abbattimento di alcuni alberi
preesistenti alla struttura, è stata ampliata la superficie
coltiva; il raccolto viene utilizzato per preparare i pasti
alla mensa del centro e il rimanente viene distribuito ai
poveri della zona di Areka.
Non abbiamo spazio per raccontarvi di più. Nel
prossimo numero vi aggiorneremo sui “viaggi della
speranza” che abbiamo finanziato; storie di persone
che hanno visto cambiare la loro vita grazie alle cure
ricevute.
Non fateci mancare le vostre offerte. Il vostro denaro
verrà speso come ci indicherete e nel migliore dei modi.
Ti ricordiamo che le donazioni a favore del Centro Aiuti per l’Etiopia
sono deducibili o detraibili.
É possibile sostenere un progetto con offerte di qualsiasi entità da versarsi su:
- c/c bancario Banca Intesa Sanpaolo, agenzia di Mergozzo (VB):
IBAN IT 48 E 03069 45510 00000 1664172
- c/c bancario Banca Prossima, agenzia di Milano:
IBAN IT 41 T 03359 01600 10000 0121076
- c/c postale n. 11730280 - IBAN: IT 95 U 07601 10100 0000 11730280
intestati a Centro Aiuti per l’Etiopia onlus
- oppure mediante carta di credito sul sito www.centroaiutietiopia nella sezione “Dona ora”
Indica come causale il nome del progetto a cui desideri destinare il contributo.
Per informazioni Centro Aiuti per l’Etiopia onlus - Via quarantadue Martiri 189 - 28924 Verbania (VB)
Sportello telefonico attivo lun/mer/ven 9:00/12:30 e mar/gio 14:00/17:30
Tel 0323 497320 - cell 392 9544913 - Fax 0323 583062 - [email protected] - www.centroaiutietiopia.it
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A D O Z I O N E A DISTANZA
l’eventuale cambio di residenza, la variazione del n°
civico o del c.a.p.
è Versamenti
è Aggiornamenti
Per quanto riguarda le letterine dei bambini, permangono
ancora difficoltà e ritardi da alcuni villaggi che stiamo
cercando di superare. Abbiamo richiesto a tutti i
responsabili della distribuzione degli aiuti una maggiore
collaborazione e alcuni cambiamenti organizzativi che
dovrebbero dare risultati nei prossimi mesi.
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è Avvisateci
Per evitare disguidi, che
vadano perse o ritardi nella
ricezione delle letterine dei
bambini
dall’Etiopia,
vi
esortiamo
a
comunicarci
Coperativa di Wukro Makalè / Sig.ra Gidena Diocesi di Emdibir / Monsignor Mosè Ghebregheorghis Frati Cappuccini Eritrea /Padre Camillo Frati Cappuccini Provincia Etiopia / Fra Bereket Toma Frati Cappuccini Sudan / Padre Ghebray Staff CAE Suore Francescane / Sig. Measo Roba Suore Francescane / Sig. Tamire Endrias Suore Francescane / Suora Haimanot Suore Mokonissa / Suora Wonishet Suore Orsoline / Suora Abeba Debessay 2793
5235
85
9653
659
25759
1379
3803
328
456
572
2426 4550 74 8343 540 21172 1232 3318 288 410 494 Totale complessivo 50723 42848 246
585
10
988
96
2804
118
350
28
41
73
in atte
sa
di prim
o
versam
ento
Responsabile della distribuzione dei sostegni
inare
dati al 28/05/2015
da abb
Adozioni a distanza nei vari villaggi
Siamo certi che l’aiuto di voi
benefattori con l’adozione a
distanza abbia contribuito
a
dare
non
soltanto
sostentamento ma serenità,
gioia, speranza e gratitudine
immensa a tanti piccoli
come Fasika.
ti
Ricordiamo
inoltre
che
l’Etiopia utilizza un calendario
diverso dal nostro con una
differenza di 7 anni e 8 mesi
circa. Per fare un esempio
oggi - 12/06/2015 - in Etiopia
è il 5 Seniè (decimo mese)
del 2007. É possibile quindi
che le lettere o le pagelle dei
bambini siano datate secondo
il calendario etiopico: ciò non
deve generare in voi dubbi o
perplessità.
Sportello telefonico: 0323 497320 lunedì, mercoledì,
venerdì dalle 9:00 alle 12:30; martedì, giovedì dalle
14:00 alle 17:30
fax: 0323 583062
e-mail: [email protected]
(Fasika, 8 anni)
scoper
Nei prossimi mesi riceveremo le fotografie di oltre 2.000
bambini della zona di Gimbi che hanno estremo bisogno
di aiuto. Fatevi portavoce di questo progetto fra i vostri
amici. Contribuite a salvare la vita ad altri bambini!
è Calendario: 2007
è Contatti
“Vorrei essere
una briciola di pane
che non finisce mai
per poter dare da mangiare
a tutti coloro che hanno fame”
i
è Appello
Per rendervi maggiormente
consapevoli delle condizioni in
cui vivono i bambini, stiamo
predisponendo delle schede
informative sulle
località
in cui si trovano i villaggi e
sulle condizioni di vita della
popolazione. Pensiamo che
ciò possa essere utile anche
per sentirvi più vicini ai vostri
bambini.
“Vorrei essere
una piccola lucciola
per andare in tutto il mondo
ad illuminare i pensieri tristi
dei bambini”
ni
gli anni della fragilità infantile o, se più grandicello, potrà
avviarsi all’attività lavorativa.
É sufficiente un piccolo contributo mensile di 15 Euro
per aumentare le possibilità di sopravvivenza, offrire
istruzione e assistenza sanitaria di emergenza.
Ad oggi sono oltre 50.000 i bambini inseriti nel progetto,
distribuiti in oltre 90 villaggi, prevalentemente in Etiopia,
ma anche in Eritrea e Sudan. Per loro il vostro aiuto
rappresenta una forma
Progetto
di sostegno concreta ed
efficace.
Adozione a distanza:
Dobbiamo proseguire
a noi costa poco, per
insieme
in
questa
loro vale la vita
importante
opera
umanitaria che sostiene il diritto alla vita di tante creature
attenuando la sofferenza e offrendo una possibilità di
riscatto dalla propria condizione.
è Informazioni
adozio
L
’adozione a distanza, come molti di voi
sanno, non è altro che l’impegno a sostenere
un bambino o ragazzo fintanto che non avrà superato
totale
Sostegno
per crescere
Dalla tabella che pubblichiamo in questa pagina emerge
che alla data del 28/05 scorso, 5.339 adozioni risultavano
scoperte, ossia il benefattore non aveva ancora versato
la quota del sostegno. Vi chiediamo di essere più
puntuali; ciò è fondamentale per assicurare ai bambini
continuità e sicurezza dell’assistenza, se invece il ritardo
è dovuto ad una cessazione volontaria dei versamenti,
vi chiediamo di comunicarcelo così che si possa trovare
un altro benefattore che continui il sostegno del vostro
bambino.
Le modalità per effettuare i versamenti sono:
- c/c bancario IBAN IT 48 E 03069 45510 00000 1664172
- c/c bancario IBAN IT 41 T 03359 01600 10000 0121076
- c/c postale n. 11730280
IBAN: IT 95 U 07601 10100 0000 11730280
intestati a Centro Aiuti per l’Etiopia onlus
via quarantadue Martiri 189 - 28924 Verbania (VB)
Ricordiamo che tutte le donazioni a favore del Centro
Aiuti per l’Etiopia onlus sono deducibili o detraibili.
Alcuni anni fa, in
uno dei villaggi
che
assistiamo,
il sacerdote del villaggio
raccoglieva queste parole
sgorgate spontaneamente
dal cuore di una bambina
sostenuta con l’adozione a
distanza.
copert
Da ricordare
5339 97
73
0
249
20
1441
22
91
11
2
5
24
27
1
73
3
342
7
44
1
3
0
2011 525
13
Etiopia chiama - n.31/2015
N O T I Z I E DAI VILLAGGI
Proseguiamo
il viaggio
con padre
Tenkir
Visitiamo alcuni Villaggi
P
roseguiamo il nostro
viaggio nel Guraghe a
sud ovest della Capitale
Addis Abeba. Lasciamo alle
nostre spalle Agamsa dove,
come abbiamo già visto (Etiopia
chiama n° 31 -N.d.r.-), con l’aiuto
del Centro Aiuti per l’Etiopia
onlus è stato realizzato un
pozzo profondo 165 metri.
Grazie ad esso le condizioni di
salute della popolazione sono
notevolmente migliorate: le
malattie causate dall’utilizzo
di acqua infetta sono infatti
numerosissime. La disponibilità
di acqua è anche un grande
sollievo per le mamme che
prima
avevano
l’ingrato
compito di fare chilometri e
chilometri a piedi, sfidando
discese abissali e salite ripide,
per riempire d’acqua otri e
taniche nel fiume più vicino e
trasportandoli poi sulle spalle o
portandoli ai fianchi. Abbiamo
visto anche quanto erano
dinamici i bambini sostenuti
a distanza da voi, amici del
Centro Aiuti per l’Etiopia.
Ora siamo diretti a Kulit (nella
foto in alto Tukul del villaggio)
e imbocchiamo la strada
principale che va a Gimma.
14
Etiopia chiama - n.31/2015
Dai vostri risparmi e
sacrifici deriva
un grande beneficio
per la popolazione
Facciamo dieci chilometri di strada asfaltata e poi, alla
svolta per Kulit, la strada diventa polverosa e poco curata.
Bisogna quindi rallentare la velocità per evitare incidenti
e danni al fuoristrada. Si impiegano circa 55 minuti per
fare 17 km di strada. La campagna qui cambia colore
ed è più fertile. I campi sembrano dei fazzoletti colorati.
Il raccolto pronto per la mietitura è di un bel giallo,
mentre quello in maturazione è ancora verde. A destra
e a sinistra si vedono campi di granoturco, sorgo, ceci,
piselli, teff, lino e girasole. Dai 1.700 metri di altitudine di
Adama, gradatamente siamo scesi verso il bassopiano
e l’effetto si sente dentro la macchina: l’aria diventa più
afosa. A metà strada troviamo un grande mercato che
prende il nome dal fiume Walga, che scorre lì vicino.
Sono soprattutto le donne a frequentare i mercati per
barattare i prodotti agricoli. Ben volentieri ci fermeremmo
per ore a vedere come si svolge il mercato in campagna,
ma per la fretta di raggiungere Kulit ci siamo concessi
solo dieci minuti di sosta.
Il direttore della scuola di Kulit era informato del nostro
arrivo e ci accoglie all’ingresso di una bella scuola costruita
con il contributo del Centro Aiuti per l’Etiopia. Ci sono tre
aule (foto pagina a lato in alto), una mensa e la cucina (foto
pagina a lato al centro). Il direttore ci spiega che gli iscritti
sono 136 bambini, 75 dei quali maschi e 61 femmine.
I bambini adottati a distanza grazie al Centro Aiuti per
l’Etiopia passati per questa scuola sono in tutto 358 e
ora frequentano la scuola elementare, media e superiore
alla
scuola
governativa
secondo la loro età e il livello
scolastico raggiunto. Quasi
tutti vengono dal villaggio
vicino, dove la media dei figli
per famiglia è di sei bambini.
Vivono di una agricoltura di
sussistenza. La terra è fertile,
ma il sistema agricolo è ancora
molto arretrato. Qui attorno
non si vede neanche una casa
in muratura, solo casupole
costruite con legname e fango
misto a paglia e il tetto in
lamiera o “tukul”, capanne
circolari con il tetto in paglia.
Entriamo in un’aula e tutti i
bambini si alzano in piedi per
salutarci e darci il benvenuto
in coro. Sono composti e
indossano una bella divisa.
Ci fanno sentire un canto.
Passiamo nella seconda e
nella terza aula. Poi andiamo a
vedere la cucina. Il personale
è impegnato a preparare
la razione giornaliera per i
bambini: pane, fagioli bolliti
e tè. Passiamo in rassegna il
pozzo di acqua potabile (foto
in basso) che serve anche
alla popolazione che vive nei
pressi della scuola. La fontana
è stata recintata dal comitato
del villaggio e vi ha messo
un guardiano che distribuisce
l’acqua alla popolazione due
volte al giorno: al mattino fino
alle 10 e alla sera fino alle 17.
Il guardiano è pagato dalla
comunità con una piccola tassa
raccolta dalla popolazione.
Se resta qualcosa, ci spiega
il direttore, serve per pagare
la nafta del generatore di
corrente per la pompa che
attinge l’acqua dal pozzo e
la invia al serbatoio. Prima di
ripartire ci offrono del
tè della loro razione,
quindi
proseguiamo
per altri due villaggi
che distano solo15 km
da Kulit, ma con una strada che si farebbe meglio a piedi
o a dorso di mulo piuttosto che con la macchina.
Nei due centri di Hudad e Nacha le aule sono costruite
con il legno e l’intonaco di fango mischiato con la paglia
del teff. A Hudad sono 120 i bambini che frequentano
la scuola (50 maschi e 70 femmine) a Nacha gli iscritti
sono 122 di cui 68 maschi e 54 femmine. Anche se in
povere condizioni, le scuole sono tenute pulite. I bambini
sono disciplinati e usufruiscono di tutti i vantaggi riservati
ai bambini adottati a distanza: la retta scolastica, una
bella divisa, tutto il materiale scolastico necessario, un
pasto al giorno e in caso di necessità, cure mediche. I
maestri ci chiedono se
c’è qualche speranza
di poter migliorare le
condizioni degli edifici
scolastici edificandoli
in
muratura.
Non
siamo in grado di fare
promesse, però convinti
che non é una richiesta
esorbitante, accogliamo la domanda con un auspicio per
un futuro migliore. Gesti di solidarietà a volte arrivano
inaspettati; la provvidenza non ha mai limiti, un giorno
forse si potrà soddisfare anche questa richiesta. Per ora
si va avanti con i mezzi che si hanno a disposizione.
Non ci tratteniamo a lungo perchè dobbiamo fare altri
venticinque chilometri per raggiungere la scuola di
Darghe.
Sempre nel bassopiano, Darghe si trova a 10
chilometri da Kulit. La terra è fertile ma la preparazione
professionale per lavorarla razionalmente e sfruttarla
a dovere è piuttosto
scarsa.
15
Etiopia chiama - n.31/2015
N O T I Z I E DAI VILLAGGI
Anche qui a Darghe troviamo
un pozzo per l’acqua potabile
messo a disposizione dal CAE
e due aule dove seguono
le lezioni 100 bambini, 45
maschi e 55 femmine. Dalle
loro condizioni fisiche si vede
bene che stanno meglio
degli altri bambini per la cura
che ricevono dai maestri e
dal personale addetto alla
cucina. Salutati i bambini,
sempre educati e disciplinati,
e prese tutte le informazioni
necessarie
sull’andamento
della scuola e la gestione dei
fondi, riprendiamo la strada
del ritorno per raggiungere la
prossima tappa.
Barcaré è un villaggio che
si trova a circa 196 km da
Addis Abeba lungo la strada
che attraversa Wolkite e si
dirige verso Hosanna. Circa
171 km di strada fino alle
porte di Gubre sono stati
recentemente asfaltati e si
viaggia comodamente. Alla
svolta però si entra ancora
nella strada polverosa, poco
curata e il viaggio diventa
più faticoso per 25 km É la
sorte di tanti altri villaggi, ma
molti sono addirittura del tutto
inaccessibili per mancanza di
un percorso jeeppabile.
16
Etiopia chiama - n.31/2015
basso la scuola in fase di costruzione
- foto in alto l’esterno e l’interno
dell’edificio
precedentemente
utilizzato per le lezioni). I bambini
A Barcaré l’agricoltura
di cereali e legumi
scarseggia. Ai lati della
strada si vedono dei
tukul (foto della pagina
a lato) a volte con la
propietà cintata e piante
di falso banano (Enset):
una pianta dal grosso fusto da cui si ricava una polpa che,
dopo un processo di fermentazione, viene fatta cuocere
per ottenere una sorta di pane. La pianta dell’Enset non
soffre la siccità e richiede pochissimo lavoro. Questo pane
costituisce l’alimento base della popolazione Guraghe e
anche di altre popolazioni del sud; è il prodotto principale
della zona, assieme al caffé e al ciat (pianta allucinogena
legalmente autorizzata). Il terreno non coltivato è coperto
di erba che cresce spontaneamente e viene utilizzata per
la copertura dei tetti delle case e per nutrire gli animali da
cortile. Tante famiglie hanno anche piante di Eucalyptus
molto ricercato per la costruzione delle case e per le
impalcature degli edifici a più piani nelle città grandi.
L’agricoltura qui è ancora molto meno evoluta. Basti
pensare che non si adoperano neanche gli animali per
arare i campi, tutto viene fatto
a forza di braccia, si fanno cioè
degli sforzi enormi con risultati
frustranti.
Facciamo altri 15 km di
strada battuta per raggiungere
Barcaré.
Già
da
buona
distanza si vede un edificio un
po’ diverso dalle case comuni;
é la scuola di Barcaré con due
aule spaziose e un ufficio per i
maestri (In questa pagina: foto in
iscritti a Barcaré sono 78,
mentre i bambini sostenuti con
l’adozione a distanza dal Centro
Aiuti per l’Etiopia sono 295 e
frequentano classi diverse a
seconda della loro età nella
scuola governativa. Quattro
maestre e due addette alla
cucina e alla pulizia seguono i
bambini. Anche la popolazione
di Barcaré può utilizzare un
pozzo di acqua potabile fatto
scavare dal CAE.
Dopo aver salutato i maestri
torniamo indietro fino alla
strada asfaltata e prendiamo
la direzione per Gubriye
che in questi ultimi tempi,
sta diventando un centro
importante. Posizionato su
una collinetta, è un punto
d’incontro per tanti Woreda
(Distretti) e le autorità civili
hanno pensato bene di allargare
l’amministrazione della città di
Wolkité, capoluogo della zona
Guraghe, di quindici chilometri
comprendendo anche Gubriye.
Cosi l’Università di Wolkité e
l’ospedale principale si trova
proprio a Gubriye.
La cittadina è famosa anche
per il grande mercato che
ospita due volte alla settimana
con un afflusso di centinaia,
forse migliaia, di persone. La
strada principale è asfaltata
da poco. Qua e là sorgono
nuovi edifici in muratura.
La scuola che andiamo a
visitare a Gubriye si trova
proprio sulla strada principale
ma si fa fatica a identificarla
perché originariamente è stata
costruita con mezzi e metodi locali per altro scopo e
soltanto successivamente adibita a scuola governativa. Si
tratta di una costruzione in legno con intonaco di fango
e paglia. Le aule sono piuttosto buie. In mancanza di
altro però va bene anche così. I bambini iscritti sono 166,
quelli adottati a distanza sono 184 e alcuni frequentano
le scuole superiori. Il direttore della scuola ci conferma
che come tutti i bambini sostenuti dal Centro Aiuti per
l’Etiopia usufruiscono dei benefici riservati ai bambini
adottati a distanza. Purtroppo qui tanti altri sono in attesa
di avere la stessa fortuna.
La media di figli per famiglia anche qui è di 6. In tutte le
nostre cliniche si insegna il controllo delle nascite, ma
senza una preparazione scolastica diverse persone fanno
fatica a comprenderlo. Il matrimonio è visto sempre in
funzione di avere tanti figli. Un giorno si riuscirà superare
anche questa concezione, nel frattempo però abbiamo il
dovere di dare loro una vita dignitosa e un futuro sicuro.
É quello che state facendo tutti voi amici del Centro Aiuti
con l’adozione a distanza.
Noi vi siamo immensamente grati a nome di tutti i nostri
bambini e delle loro famiglie.
La guida: Padre Abraham Tenkir
(responsabile del sostegno a distanza per la diocesi di Emdibir)
17
Etiopia chiama - n.31/2015
A D O Z I O N E A DISTANZA
Quanta strada fa
una letterina ?
di Alessandra Pastori
In religioso silenzio
O
ggi nella cassetta della posta, fra pubblicità e
bollette, c’è qualcosa di unico e speciale: una
lettera che viene da molto lontano. In quella busta c’è la
fotografia di un bimbo dagli occhi profondi, che raccontano
molto più dei suoi ormai 12 anni, perché a quell’età si è già
quasi adulti in Etiopia. Ogni volta è un’emozione. Le parole
scritte in amarico e tradotte prima in inglese e poi in italiano
sono sempre di grande gratitudine e non si può non pensare
come con una piccola rinuncia per noi si possa davvero
fare la differenza nella vita di un bambino in un paese molto
diverso dall’Italia.
Se state leggendo questa rivista molto probabilmente
siete già uno degli oltre 42.000 benefattori che, grazie al
sostegno a distanza, permettete ad un bambino in Etiopia di
avere cibo, assistenza medica e accesso all’istruzione.
Sapete che circa una volta all’anno il Centro Aiuti per l’Etiopia
onlus desidera fare avere a ciascun benefattore notizie del
bambino o della bambina sostenuti con una fotografia
aggiornata, insieme ad una letterina di ringraziamento.
Vi siete mai chiesti quanta strada fa quella letterina? Da
dove parte? Quali “avventure” deve attraversare per poter
giungere fino a noi in Italia? Quanti e quali ostacoli trova sul
proprio cammino, che a volte le impediscono di giungere a
destinazione?
Mio marito ed io pensavamo di averlo compreso ma
ammettiamo che non ce ne rendevamo davvero conto fino
al momento in cui abbiamo fatto noi stessi quella strada.
Abbiamo avuto la fortuna di trascorrere recentemente
alcune settimane in Etiopia e vedere con i nostri occhi ciò
che avevamo appreso leggendo, guardando fotografie o
video e ascoltando i racconti di chi là era già stato.
Durante la permanenza abbiamo così potuto visitare alcuni
villaggi dove il CAE riesce, grazie al sostegno di tanti
benefattori, a portare aiuto.
18
Etiopia chiama - n.31/2015
Il nostro viaggio inizia nel
tardo pomeriggio da Addis
Abeba con un fuoristrada.
Viaggiamo per ben 5 ore fino
a Nekemte, giungendo a
tarda notte in un albergo dove
ci
fermiamo
a
dormire.
Dalla testimonianza di
una coppia adottiva, la
distribuzione degli aiuti e
le difficoltà incontrate
La mattina successiva ripartiamo
e lasciamo quasi subito la
strada asfaltata per addentrarci
nella campagna su una strada
sterrata, fino al primo dei
due villaggi che visiteremo
quel giorno. Per percorrere
una settantina di chilometri ci
impieghiamo circa 2 ore. La
strada è dissestata, piena di
buche e dossi, e non è possibile
andare veloce. Al nostro
passaggio si alza una nuvola
di terra rossa, una polvere
impalpabile come borotalco che
entra negli occhi e nel naso. Ci
spiegano che durante la stagione
delle piogge le strade diventano
impraticabili perché questa
stessa terra quando si bagna si
trasforma in un fango scivoloso
come la neve da noi. A metà
percorso vediamo in lontananza
un albero cadere sulla strada,
ci fermiamo e attendiamo
pazientemente per una mezz’ora
che due uomini taglino a
pezzi l’albero liberando così il
passaggio. Finalmente arriviamo
al villaggio dove ci attendono, in
religioso silenzio, 300 bambini e
le loro famiglie che ancora non
hanno il sostegno. Siamo qui
per scattare le prime fotografie e
effettuare la raccolta dei dati dei
bimbi, per i quali poi i volontari
del CAE si impegneranno a
cercare un benefattore in Italia.
I bambini ci scrutano, alcuni
incuriositi e altri intimoriti, forse
qualcuno di loro non ha mai visto
persone bianche. Questo non è
un luogo di passaggio, non è
un posto dove puoi capitare
per caso. Devi proprio volerci
arrivare e questo ai loro occhi
è già quasi incomprensibile.
Pur essendo tutti molto poveri
notiamo subito una grandissima
dignità. Le mamme sistemano
con cura i bambini, pettinandoli
con le mani e sistemando i
vestiti, spesso davvero logori ma
certamente i migliori che hanno.
Con noi ci sono tre persone
addette alla raccolta dei dati,
restiamo per tutta la mattina fino
a quando l’ultimo bambino viene
fotografato e messo nell’elenco.
Ai genitori (quasi sempre le
mamme) vengono fatte alcune
domande: quanti figli hanno, se
il coniuge è vivo, se qualcuno
lavora in famiglia, se qualcuno ha
delle malattie...le risposte sono
spesso simili. Famiglie con 7-8
bambini, mariti deceduti o che
se ne sono andati, madri sfinite
che devono badare a
tutto e far fronte spesso
anche a problemi legati
a malattie o disabilità
di qualche componente
della famiglia. Andare
a scuola è un lusso che pochissimi si possono permettere.
La maggior parte dei bambini trascorre le proprie giornate
aiutando nei lavori domestici, badando ai fratellini più piccoli
o a qualche parente anziano, percorrendo parecchi chilometri
a piedi per andare a prendere l’acqua o pascolando qualche
animale. Con il sostegno a distanza almeno un bambino per
ciascuna famiglia potrà avere la possibilità di frequentare
la scuola e di fronte a questa promessa, le mamme non
riescono a trattenere le lacrime di gioia e gratitudine.
Impossibile non pensare a quanto noi diamo per scontato il
privilegio di avere assicurata un’istruzione nel nostro paese,
così come la possibilità
di mangiare ogni giorno
più volte e poter avere
l’assistenza medica di cui
necessitiamo. Sembra
di essere su un altro
pianeta... un pianeta
in cui avremmo potuto
nascere anche noi.
Lasciamo il villaggio
passando con il fuoristrada fra due file di baracche in fango
e paglia e fuori dalle case i bambini ci salutano festanti,
nessuno ci guarda più con timore!
Dopo un’ora di strada sterrata arriviamo in un secondo
villaggio. Anche qui troviamo circa 200 bambini con le proprie
famiglie, tutti seduti e in attesa dei “farangiù” (i bianchi). Si
ripetono le stesse scene, le stesse storie di povertà. Ma la
nostra presenza dona loro prima di tutto speranza. Lo vediamo
nei loro occhi, fieri e mai imploranti, ma al tempo stesso
pieni di fiducia e gratitudine. É una grossa responsabilità
essere qui, raccogliere questo testimone e impegnarsi
perché in Italia si trovi
presto un benefattore.
Fra i bambini c’è anche
una ragazzina di 11-12
anni con due sorelline
più piccole. I genitori
sono entrambi deceduti
e lei deve badare a sè
stessa e a loro. Vende
cipolle per guadagnare
19
Etiopia chiama - n.31/2015
A D O Z I O N E A DISTANZA
qualcosa da vivere. Non può accedere al sostegno a
distanza perché non avrebbe mai la possibilità né il tempo
per frequentare la scuola. Per aiutarla le viene donata una
cifra che le servirà per comprare una mucca e molta frutta
e verdura da rivendere. Sgrana gli occhi, che si bagnano di
lacrime. É incredula di fronte a questo gesto inaspettato.
La vediamo andarsene a passo svelto fra le luci della sera e
possiamo solo immaginare la sua gioia.
Alla fine di questa intensa giornata facciamo ritorno
alla città di Nekemte, viaggiando nuovamente per un’ora
e mezza su strada sterrata (che, impariamo, in Etiopia
chiamano “pista”). Torniamo in albergo e ci accorgiamo di
essere completamente ricoperti di polvere rossa. Vorremmo
tenerla addosso per sempre, così come gli sguardi e i sorrisi
che abbiamo incontrato oggi.
Ci viene spiegato che fra qualche mese si tornerà in quei
villaggi per distribuire i primi sostegni, rifare le fotografie
e raccogliere le letterine di ringraziamento. Non sarà
facile andarci, dipenderà dall’intensità delle piogge, dalla
condizione della pista. Le letterine verranno poi raccolte per
essere tradotte, imbustate e spedite in Italia. Ogni busta andrà
affrancata una ad una con veri e propri francobolli da mettere
a mano. Sarebbe più comodo lasciare le buste alle poste
etiopi da affrancare con un timbro ma molte rischierebbero
di finire fra la carta straccia... Capiamo quanti passaggi
e quante difficoltà si affrontano per far arrivare notizie in
Italia di questi bambini. Nelle missioni gestite dai frati o dalle
suore questa attività deve incastrarsi con gli innumerevoli
altri compiti quotidiani per mandare avanti la scuola e la
missione stessa. Spesso la traduzione e l’imbustamento
delle lettere diventa un lavoro notturno.
Grazie a questa esperienza noi abbiamo potuto vedere
con i nostri occhi e in parte vivere sulla nostra pelle, alcune
delle difficoltà che bisogna superare quotidianamente per far
arrivare gli aiuti dove più ce n’è bisogno. Non per questo il
CAE si arrende, anzi! Mette in campo tutte le energie per
farlo al meglio e dare, anche attraverso gli aggiornamenti
periodici, la prova concreta che il sostegno dei tanti
benefattori italiani arriva a destinazione.
La prossima volta che riceverete corrispondenza dal
vostro bambino ripensate a quanta strada ha dovuto fare,
a quante mani l’hanno toccata perchè giungesse fino a voi.
E se dovesse tardare o non arrivare mai cercate di essere
comprensivi e non fatevi prendere da dubbi o sospetti.
Chi ha visto ha il dovere di raccontare e testimoniare ma
come dice Gesù: “Beati quelli che, pur non avendo visto,
crederanno (Gv 21,29)”. Che il Signore vi ricompensi sempre
per la vostra generosità e la vostra fiducia!
20
Etiopia chiama - n.31/2015
Pieno di
orgoglio
e dignità
di Vincenzo Amato
L’emozione dell’incontro
rimasto per oltre due ore
É
ad aspettarmi. In piedi
sorretto dalle stampelle.
Lo avevo cercato già in altre
occasioni quando ero venuto
ad Areka, inutilmente; ci avevo
provato anche stavolta senza
convinzione. Di lui, del bambino
che abbiamo adottato a distanza
attraverso il Centro Aiuti per
l’Etiopia onlus, l’associazione
fondata 30 anni fa da Roberto
Rabattoni, avevo solo un nome,
Dabebe, ed un numero, 2270.
Cercare un bambino di nome
Dabebe in una zona vasta e
senza molti riferimenti come
Areka è più difficile che cercare
un ragazzo di nome Mario
nelle province di Novara e del
Vco messe insieme. Invece
me lo sono trovato davanti
appena sceso dal pullmino
al Centro di accoglienza San
Giovanni Paolo II. Era come
nella foto che ci era giunta a
Natale. Merito di Thomas, uno
dei principali collaboratori di
Rabattoni nel Paese africano.
Me lo aveva promesso il giorno
prima: “piuttosto giro casa per
casa, capanna per capanna,
ma il tuo Dabebe te lo porto”.
Ha mantenuto la promessa e
gli sono grato. L’incontro mi ha
emozionato.
Dabebe non è più il bambino adottato
a distanza anni fa. Adesso è un ragazzino, un ometto
alto quasi come me che calza il 44 di scarpe. Gli amici di
Brescia e Cuneo hanno ribaltato tutte le valigie e le loro cose
personali per trovargli
Ancora una testimonianza
un paio di scarpe della
di un grande gesto che
sua misura. Ce l’hanno
fatta e li ringrazio.
ridà speranza:
Dabebe è un ragazzo
l’adozione a distanza
intelligente, pieno di
orgoglio e dignità come la gente etiope. Siamo stati insieme
un paio d’ore dialogando con il mio inglese sgangherato;
abbiamo pranzato insieme e sembrava privo di emozioni. Ha
ringraziato per i regali che gli avevo portato. Pensavo di aver
sbagliato l’approccio con questo ragazzo adottato per una
somma che mi vergogno a dire: 15 euro al mese. Il costo di
mezzo caffè al giorno. Invece il suo silenzio era solo dignità.
L’ho capito quando l’ho accompagnato fuori dal centro e
siamo rimasti soltanto io e lui: solo allora mi ha abbracciato
piangendo e non si staccava più. Se ne è andato, sorretto
sulle sue stampelle con una coda di ragazzini silenziosi e
con lo zio che lo ha aspettato fuori dal Centro. Thomas
mi ha detto che per tornare a casa doveva fare qualche
chilometro. Mi ha detto che è un ragazzo intelligentissimo.
Lo scorso anno è arrivato secondo agli esami su 60 alunni
e quest’anno addirittura è stato il migliore su tutte e
quattro le classi. Gli amici scout di Brescia volevano dargli
un paio di stampelle nuove, regolabili. Quando Dabebe
ha intuito che quelle stampelle erano destinate ad una
ragazzina del Centro, le ha rifiutate. Una lezione. Come
quella del ragazzino di strada che il giorno della festa per
l’inaugurazione della chiesa dedicata a San Giovanni Paolo
II al centro di accoglienza di Areka piangeva disperato
perché non riusciva ad avere un vestito e una maglietta
come gli altri ragazzi. Erano in centinaia a fare ressa e i
più grandi lo spingevano via.
Così lui è uscito dal gruppo e si
è messo a piangere. L’ho preso
per mano e portato davanti
alla mia stanza. Quando gli
ho detto di entrare mi ha fatto
segno di no: mi ha fatto vedere
i piedi nudi e i vestiti, se così si
possono chiamare, anch’essi
sporchi. Ho dovuto insistere
perché entrasse. Poi abbiamo
guardato magliette e pantaloni
che mi hanno dato alcune
signore di Armeno apposta per
i bambini di strada. Ha scelto
maglia e pantaloni e quando gli
ho offerto di prendere altre cose
ha rifiutato. Mi ha fatto capire
che c’erano altri bambini. É
uscito dalla mia camera e con
discrezione sugli scalini si è
cambiato, ha raccolto i suoi ex
vestiti e si è messo a correre. Si
è fermato di botto ed è tornato
indietro. Mi ha preso per mano
e siamo scesi insieme.
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Etiopia chiama - n.31/2015
V O L O N TA R I ITALIA
A D O Z I O N E A DISTANZA
Testimonianza
dall’Etiopia
Aveva 5 anni,
ora è un giovanotto
di Piero Taglietti
H
Iniziative
sue notizie e il cambiamento che ho potuto vedere è
stato notevole: ormai è un giovanotto, alto, con un
paio di baffetti e, finalmente, una posa un po’ più
naturale davanti al fotografo. D’altronde, facendo
un paio di conti, sono ormai passati 13 anni da
quando cominciò quest’avventura e quindi Samuel
ha raggiunto i suoi 18 anni. Conobbi il CAE nel 2002
attraverso la testimonianza entusiasta di un mio collega
che in quegli anni adottò, nel vero senso della parola, due
bimbi dall’Etiopia; parlai a mia moglie dell’associazione
e delle adozioni a distanza e così la mia famiglia, fresca
di matrimonio, si allargò, con un gesto piccolo per noi
ma che ci facevano sapere, essere molto importante per
Samuel. Quante volte, negli anni che sono passati, ho
letto che i bambini assistiti dal CAE e in particolare quelli
adottati a distanza sono molto fortunati rispetto agli altri
loro coetanei: hanno cose che noi riteniamo scontate,
sono accuditi amorevolmente e possono andare a scuola
(beh, questo lo diciamo noi grandi che è una fortuna!) e
soprattutto possono mangiare molto meglio e di più, anche
se sappiamo essere tutto relativo all’estrema povertà che li
circonda. Questa enorme differenza del valore del denaro
fra noi e loro mi fa spesso un po’ vergognare di fronte ai 15
euro mensili dell’adozione.
Attendo sempre con trepidazione le lettere dall’Etiopia che
contengono spesso manoscritti di Samuel, ovviamente (e
temo faticosamente) tradotti dalle suore del villaggio dalla
loro lingua scritta in caratteri illeggibili; ultimamente ricevo
anche le pagelle scolastiche (per la cronaca, Samuel è stato
promosso alla 10° classe). Il momento più emozionante
è però quando troviamo una sua fotografia e così nello
scorrere del tempo, confesso, crescono le speranze per il
futuro di questo giovane ma anche i dubbi di cosa farà “da
grande”: sicuramente, confidando pienamente nell’opera
instancabile e titanica del CAE, so che è cresciuto con
grande cura e amore, di sicuro infinitamente più di quello
che avrebbe potuto sperare all’infuori del CAE; poi,
esattamente come i nostri figli, temo che farà anche lui
N
o ricevuto qualche giorno fa una nuova
fotografia del “mio” Samuel, il bimbetto
etiope che ho adottato a distanza quando
aveva 5 anni. Era circa un anno che non ricevevo
22
Etiopia chiama - n.31/2015
dal
Samuel
2002 ad oggi
quello che vorrà.
Per il futuro, pur immaginando
gli
sforzi
necessari
ma
confidando nella moderna
tecnologia, spero che sarà
possibile una comunicazione
più frequente e a due vie,
perché mi piacerebbe, pur
così lontani, farmi conoscere
“personalmente” da Samuel e
fargli sentire la presenza non
di un’associazione in generale,
ma di persone in carne e ossa
che hanno provato ad aiutarlo.
Mi auguro che anche questa
mia semplice e forse banale
testimonianza possa convincere
qualcun altro a donare con
generosità e adottare un
bambino etiope: soprattutto
spero di aver rassicurato quanti,
un po’ “drogati” dal nostro
mondo europeo iper-connesso
e iper-veloce, si lasciano
scoraggiare dai lunghi tempi
tra una lettera e l’altra. A quanti
invece nutrono ancora dubbi su
dove e come vengano spesi i
soldi donati per le adozioni, le
foto che allego forniscono la
risposta più bella.
el corso della sua ultima visita in Italia,
Monsignor Musié Ghebreghiorghis, Vescovo
della diocesi etiope di Emdibir, ha fatto tappa
a Lazise per conoscere una delle comunità veronesi
più attive nei confronti dell’Etiopia, soprattutto con le
adozioni a distanza.
Il Parroco Don Achille Bocci, vicino all’attività del Centro
Aiuti per l’Etiopia onlus, ha invitato personalmente il
Monsignore ospitandolo per qualche giorno presso la
canonica.
“Ho voluto approfittare della presenza in Italia del
Vescovo Mosè - ha sottolineato Don Achille - per far
sperimentare alle nostre famiglie l’incontro reale e
caloroso con il responsabile di una delle diocesi dove è
attivo il progetto delle adozioni a distanza. Desidero che
si rendano conto della sincerità e onestà che caratterizza
la collaborazione per la vita e l’educazione scolastica dei
bambini etiopici”.
Nel nuovo e sempre animato Centro Giovanile
Parrocchiale Circolo “NOI” si sono viste, in una sala
gremita di persone interessate e curiose, immagini
proiettate che raccontavano 30 anni di concrete opere di
solidarietà ed un Vescovo che umilmente si è unito alla
platea e ha raccontato l’aiuto ricevuto dal CAE per un
Paese povero, dove la fame è ancora drammatica realtà.
Il Vescovo ha risposto alle numerose domande dei
Messe in suffragio
Le messe in suffragio vengono celebrate
ogni giorno da Padre Berhè, Cappellano
della Comunità italiana in Etiopia, presso
la chiesa del centro di accoglienza di
Areka.
Se desideri ricordare i tuoi cari puoi fare
una donazione indicando nella causale
del versamento il nome del defunto.
Le offerte saranno devolute ai poveri
della città.
presenti
sulla
situazione
politica,
socio-economica,
culturale dell’Etiopia e al
quesito più importante: cosa
fare? “L’adozione a distanza
- ha precisato Monsignor
Musié - è uno dei modi più
diretti ed efficaci per aiutare i
bimbi e tutto il Paese, perché
riesce a dare ai piccoli etiopici
la possibilità di sopravvivere,
nutrendoli con un pasto al
giorno, curandoli, ma anche
permettendogli di studiare.
Senza istruzione non c’è
civiltà, e in Etiopia soltanto
il dieci per cento della
popolazione ha possibilità
di istruirsi”. Al sostegno a
distanza si aggiungono le
grandi opere che i benefattori
del CAE stanno sostenendo:
ospedali, centri di accoglienza
per minori in difficoltà, scuole
e laboratori di artigianato. Si
tratta di interventi che oltre ad
offrire un aiuto ai bisognosi,
creano posti di lavoro ai
giovani istruiti e preparati.
L’incontro, interessante e
arricchente, ha permesso di
sentire un po’ più di vicinanza
rispetto a quella lontana
popolazione.
Auspicando, perché no, di
poter, in futuro, ricambiare la
visita...
23
Etiopia chiama - n.31/2015
P R O G E T T I DI SOLIDARIETÀ
Aiutare
i poveri
significa
ridare speranza
di Gianandrea Bonometti
Un gregge per la vita
ccomi qui nel mezzo dell'Etiopia il giorno di
E
Natale. Il caldo è torrido e la temperatura sfiora
i quaranta gradi.
Mi trovo a sud, nella regione del Wollaita una delle regioni
più povere al mondo, una terra martoriata, colpita solo
due anni fa da una siccità catastrofica che ha coinvolto tre
milioni e duecentomila persone, in prevalenza bambini.
Mi aspetta un incontro molto importante: il mio gruppo
di volontari deve consegnare seicento pecore gravide
alle vedove con figli che, dopo la siccità che ha colpito la
regione, sono rimaste senza nulla per il loro sostentamento.
Non posso non pensare a quando i pastori portarono a
Gesù le pecore in dono.
I miei scout ed io siamo nel cortile del Palazzo dei Congressi
di Soddo, capoluogo della regione. Stiamo aspettando le
donne che hanno diritto ad avere la pecora: sono le più
bisognose scelte dal Ministero delle Donne su indicazione
dei Kebele (associazioni di quartiere).Questo progetto “un
gregge per la vita”, fa parte dell'“economia del dono”: nel
momento in cui le pecore gravide partoriranno, la famiglia
terrà la pecora adulta e donerà gli agnellini ad un'altra
famiglia indigente individuata dal governo locale.
É un grande giorno di festa. Iniziano ad arrivare centinaia
di vecchi pullman stracolmi di gente che viene da lontano:
donne, bambini, neonati, anziani, giovani invitati a
festeggiare il Natale. I loro occhi brillano di felicità e i loro
sorrisi fanno capire la grande gioia per aver fatto il primo
viaggio della vita in pullman al di fuori del loro villaggio.
Sono solo seicento le famiglie che devono ritirare la
pecora, però arrivano al centro oltre cinquemila persone
che accompagnano le aventi diritto. La polizia chiude con
difficoltà i cancelli lasciando fuori migliaia di persone che
gridano: “Ferengiù (é il termine con cui vengono indicati i bianchi ndr.) aiutate anche noi che non abbiamo nulla!”.
Una morsa ci attanaglia il cuore e pensiamo che ci sarebbe
24
Etiopia chiama - n.31/2015
600 pecore consegnate
ad altrettante vedove
bisognose di Gimbi
bisogno di molti più animali per
dare un minimo di speranza...
Iniziamo la distribuzione delle
pecore e non possiamo non
notare la dignità e l'ordine con
cui attendono il loro turno. Mi
colpisce una giovane mamma
con due bambini, di cui uno
sulla schiena, che piange,
mi abbraccia e continua a
ringraziare per il bene ricevuto:
finalmente il latte della pecora
potrà sfamare i suoi bambini.
Un'altra mamma senza una
gamba accompagnata da un
bambino ci prende le mani, ci
bacia e alzando le mani al cielo
ringrazia Dio gridando parole
incomprensibili, che ci vengono
tradotte così:
“Ero morta e sono tornata in
vita, grazie a voi ferengiù”.
Il grido di ringraziamento diventa
comune e tutte intonano un
canto a Dio e ai bianchi.
Intanto, fuori dal cortile del
Palazzo dei Congressi migliaia
di persone si ammassano
contro i cancelli, spingono,
urlano, si arrampicano sui muri
di cinta. La Polizia disperde la
popolazione con i manganelli.
Molti di noi piangono nel vedere
la gente picchiata.
Sono stordito e mi sento
in imbarazzo sapendo che
non abbiamo fatto nulla di
straordinario per questi fratelli;
rifletto sul perché questa gente è
in condizioni di miseria assoluta.
Perché non possiamo aiutarli
tutti? Perché? Perché quando
sono in Italia sento tanta gente
che parla a sproposito? Perché
noi, anche nel periodo della
crisi economica, abbiamo tutto
rispetto a loro? Perché siamo
diventati così ciechi e non
vediamo più la verità?
C'è poco da pensare perché la
gioia, i canti e le manine nere
dei bambini mi avvolgono in un
dolce abbraccio.
L'emozione è indescrivibile, non
riesco più a parlare ma solo a
piangere nel vedere questi nostri
fratelli che mi fanno partecipe
della loro gioia e della loro
speranza. Della loro inattesa
ricchezza.
Alla sera dopo la distribuzione
delle pecore a Soddo, i miei
scout, i volontari non parlano.
Non mi parlano e molti sono
arrabbiati e piangono. Mi
avvicino a Roberto: “Stasera
dobbiamo parlare con loro:
sono molto provati”.
Inizia l'incontro la sera, la
maggior parte ha gli occhi rossi
e la tristezza segnata sul volto.
Esordisco: “Oggi siete stati molto
bravi avete svolto un ottimo
servizio”. “Io non vengo più in
Etiopia, non possono succedere
queste cose. Abbiamo visto
gente picchiata dalla polizia
perché non poteva entrare a
prendere i vestiti e la maggior parte è rimasta fuori” dice
Valeria mia moglie.
Su questa onda iniziano anche i più giovani in coro: “Che
senso ha dare seicento pecore, vestire e nutrire cinquemila
persone per un giorno quando poi per loro non cambia
nulla?”.
Roberto con la testa tra le mani risponde: “Non conoscete
i poveri e la realtà di questa gente. Oggi abbiamo dato
Speranza ai nostri fratelli. Chi ha ricevuto i vestiti, chi la
pecora, chi ha fatto un viaggio
magliette
in pullman, chi è uscito per la
prima volta dal suo villaggio
e pantaloni
lontano
centinaia di chilometri...
per centinaia
tutte queste persone hanno
di ragazzi
vissuto il giorno più bello della
loro vita e se lo ricorderanno per
sempre. Ancora oggi a distanza
di molti anni mi ferma un -Figlio
della Strada- e mi ricorda che
ho dormito vicino a lui al freddo.
Non se lo è mai dimenticato”.
“Ma, ma allora gli altri che sono
rimasti fuori?” ribadisce Valeria.
“Hanno visto che i ferengiù
sono arrivati e portano aiuto.
Oggi non hanno ricevuto cose
ma la Speranza. Noi facciamo
quello che possiamo, siamo
un piccolo strumento nelle
mani del Signore. La cosa più
importante quando incontriamo
i poveri è toccarli, abbracciarli,
parlare con loro come avrebbe
fatto Gesù. Questo è importante
per loro”. Silenzio. Usciamo tutti dalla sala del Centro di
Areka dove siamo ospitati. Molti si fermano a parlare della
giornata trascorsa. Alcuni guardano il cielo stellato.
Il cielo in Africa è talmente bello che mi sembra di toccarlo,
milioni di stelle, piccole, grandi, luminose. Dopo un po’
mi ritrovo solo a canticchiare una vecchia canzone scout:
“Quante stelle, quante stelle dimmi Tu la mia qual è. Non
ambisco alla più bella, purchè sia vicino a Te”.
Ripenso alle parole di Roberto, missionario laico, voce degli
ultimi e di chi non ha voce, per trent’anni in Etiopia: Non
può che avere ragione!
Anche le stelle gli danno ragione: sono belle e nel guardarle
sembrano svanire i nostri dubbi e le nostre ansie. Sembrano
sorridere.
25
Etiopia chiama - n.31/2015
A D O Z I O N E INTERNAZIONALE
“Lettera d’amore
alla mamma
di mia figlia”
“Ti vogliamo
tanto bene,
mamma e papà”
di Annetta Bertolini
di Alessandra e Luigi Carosso
Etiopia, madre
dei nostri figli
C
arissima Asres, sono Annetta e finalmente
dopo sette anni ti scrivo.
Tante volte ci ho pensato sai, dal ritorno dall’Etiopia con
Sintayehu, tua figlia e mia figlia ma, solo ora, in occasione
della festa della mamma mi sono decisa a farlo.
Sono qui a dirti che non avrò mai abbastanza parole per
dirti grazie di cuore, per manifestarti la mia profonda
riconoscenza e gratitudine per il dono immenso che ci
hai lasciato. Sintayehu è la miglior figlia che potessimo
desiderare, è il sogno fattosi realtà, così come lo sono le
sue due sorelle Chiara ed Arianna.
Quanti ricordi...Quel pomeriggio, quando ci hanno
telefonato per dirci che c’era una bimba di nove anni mi
sono sentita incinta come quando aspettavo le altre due
figlie. Mio marito rideva e mi prendeva in giro, ma io me
la sentivo dentro quella bimba, nell’anima e nel cuore.
Questa NOSTRA figlia ha 17 anni, sta diventando una
donna, è sempre bella dentro e bella fuori, è solare ed
estroversa, intelligente e chiacchierona, testarda e vivace,
sportiva, energica e sorridente. Naturalmente è figlia, e
come tale, sbuffa, risponde e brontola. All’inizio ribatteva
per i troppi no, altre volte invece chiedeva: “perché non mi
hai presa piccola?” Se fosse arrivata piccola non sarebbe
così com’è, talmente speciale da farsi benvolere da tutti.
Sono stati gli anni vissuti con te a renderla aperta e solare
nonostante le sofferenze patite, sei stata tu a farla forte
e determinata, affettuosa e dolce, sensibile ed empatica,
istintiva e riflessiva allo stesso tempo. L’hai amata
incondizionatamente fino alla fine e, pur nella povertà più
totale, le hai lasciato la voglia di vivere “dopo di te”, ma
soprattutto il dono più grande al mondo: il desiderio di
26
Etiopia chiama - n.31/2015
C
amare ancora e di riprendere a
vivere con un’altra mamma e
con un papà.
Se penso ai primi mesi con
lei quando mi chiamava
continuamente senza motivo:
mamma, mamma, mamma...
la sua voce mi seguiva ovunque
e mi ronzava ininterrottamente
in testa. E continuava a dirmi
di non essere nata da me
come le due sorelle, per sentirsi
ripetere mille volte che non tutti
hanno bisogno di avere i figli
in pancia per essere mamma e
papà...”Prima si è genitori con
il cuore e con la testa, verrà
il momento che tu lo sentirai
dentro di te.”
Adozione internazionale,
esperienza intensa
che cambia la vita
Non avevo altre risposte, finchè
un giorno mi ha detto di volere
quattro figli, due adottati e due
partoriti. Emozioni e lacrime di
gioia si fondevano con le sue
parole scolpite nella mia testa!!
Carissima Asres, spero tanto
che tu sia contenta di noi come
genitori e che tu sia orgogliosa
di Sintayehu ma anche delle
sue sorelle, che l’hanno prima
aspettata con impazienza e poi
aro Eyayu,
un giorno il tuo cuoricino ha iniziato a battere
in un paese lontano da qui, da due genitori che
tu non ricordi e che purtroppo non hanno potuto
tenerti con loro.
Dando a te la vita però, senza saperlo, ci hanno fatto
il dono più bello, perché ci hanno permesso di essere
la tua mamma e il tuo papà e noi per questo non
possiamo che ringraziarli.
Vivendo con te possiamo vederti crescere, godere
delle tue conquiste, accompagnarti lungo la tua strada
aiutandoti a scoprire le tue capacità e il bello che c’è in
te, lo faremo anche per loro.
Sei un bambino vivace, intelligente, pieno di risorse e
vitalità.
Con coccole, risate, musica e colori, hai portato nei
nostri giorni freschezza, gioia e tanta, tanta allegria.
Tu prendendoci per mano, ci accompagni nel tuo
mondo magico fatto di giochi, di incanto e stupore.
Ci fai rivedere ogni cosa con occhi nuovi, diversi.
Ci inviti a tornare bambini insieme a te, facendoci
riscoprire tutto il bello che esiste attorno a noi.
Ci chiami ad essere presenti, responsabili e attenti,
aiutandoci a crescere e a diventare adulti migliori.
Con semplicità e spontaneità ci insegni ad essere
accolta con amore.
Te le affido tutte tre, perché dal cielo tu le possa guardare
come solo una mamma sa fare e perché ci aiuti a guidarle
nelle scelte della vita. Ora vado, porto nostra figlia ad
allenamento, tra un paio di giorni ha una gara importante.
Speriamo che migliori il suo tempo così torna a casa
felice e magari con un’altra medaglia. Le piace salire sul
podio ed io sono felice di questo, anche se per me lei è il
numero 1 sul podio della vita.
Grazie di cuore Asres, ti voglio bene con tutta me stessa.
Aspettami stasera, ti vengo a salutare come ogni sera
prima di addormentarmi...
persone vere, a godere delle
piccole cose, quelle che
danno senso e valore alla vita
quotidiana e portano vera
felicità.
In
questo
tempo
con
te
abbiamo
imparato
a conoscerci, capirci e
accettarci. All’inizio la nostra
storia insieme non è stata
facile né per te né per noi,
ma con amore, fiducia e
pazienza abbiamo superato
quei momenti, capendo che
il bello con te lo costruiamo
standoti vicini ogni giorno.
Oggi, con il battesimo, anche
tu Eyayu entri a far parte di
una famiglia più grande che ci
rende tutti figli di quell’unico
Padre che ci fa essere e che,
con il suo amore e la sua
stessa vita, ci insegna a farlo
nel migliore dei modi.
Ci impegniamo oggi, insieme
a tutte le persone che ti sono
vicine e ti vogliono bene, ad
essere per te un esempio
sano e positivo del Suo amore
e di testimoniarlo in ogni
momento di gioia o di dolore
della nostra esistenza.
Ti vogliamo tanto
mamma e papà
bene,
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Etiopia chiama - n.31/2015
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SOMMARIO
L’Associazione
2 Lettera del Presidente
6 Chi siamo? Cosa facciamo?
Cooperazione internazionale
8 Impegno per il 2015
10 Le opere
Adozione a distanza
12 Sostegno per la sopravvivenza
14 Visitiamo alcuni villaggi
18 In religioso silenzio
20 Pieno di orgoglio e dignità
22 Aveva 5 anni ora ...
Volontari Italia
23 Testimonianza dall’Etiopia
Progetti di solidarietà
24 Un gregge per la vita
Adozione internazionale
26 Lettera d’amore alla
mamma di mia figlia
27 Ti vogliamo tanto bene
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oppure invia
Notiziario di informazione del
Centro aiuti per l’Etiopia
Anno XVI, n. 31, giugno 2015
Centro Aiuti per l’Etiopia
-Associazione ONLUSVia quarantadue Martiri, 189
28924 Verbania (VB)
Tel. 0323/497320 - Fax 0323/583062
e-mail: [email protected]
sito:www.centroaiutietiopia.it
Autorizzazione Tribunale di Verbania
n. 4 del 28/08/2006
Direttore Responsabile: Enrico Guenzi
Redazione: Via quarantadue martiri,
189 - Verbania (VB)
Periodicità: Semestrale
Editore: Centro Aiuti per l’Etiopia
Stampa: Postel S.p.A.
- 16153 Genova (GE)
Hanno collaborato: V. Amato,
A. Bertolini, A. Carosso, A. Pastori,
P. Taglietti, gruppo CAE Brescia.
Le immagini sono dell’archivio del
CAE o gentilmente concesse dalle
famiglie Bonometti, Carrera,
Gorlani, Pastori e da V. Amato, T.
Baldassarra, Diocesi di Indibir.
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28
Etiopia chiama - n.31/2015
Centro Aiuti per l’Etiopia -ONLUS-
Via quarantadue Martiri, 189 - 28924 Verbania (VB) Italia - Tel. 0323/497320 - Fax 0323/583062