Il peccato dell`angelo

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Il peccato dell`angelo
Il peccato del’angelo
Prefazione
Ogni volta che una persona si chiede che aspetto avrebbe un angelo, sicuramente in cielo
ridono di gusto. C’è chi se li sogna in camicioni bianchi e ali candide, chi come giustizieri
perfetti, altri semplicemente credono si presentino come comuni umani.
La verità è che di angeli ce ne sono quasi quanto gli esseri umani, se non di più, ma pochi
di loro si mostrano all’uomo e quando lo fanno si divertono a prenderci in giro
mostrandoci quella che in realtà è solo un’illusione. Gli angeli in realtà sono uomini che
dopo la morte si sono liberati del fardello mortale e ora possono esprimere a pieno il
massimo potenziale. Ogni loro emozione, pensiero, sentimento è amplificato oltre
l’immaginazione e una volta giunti ai Giardini possono scegliere come esprimere questo
potenziale. A volte decidono di tornare sulla terra e rinascere, altri invece si divertono a
potenziare il più possibile la loro mente meditando per anni. I più creativi viaggiano per il
mondo creando le meraviglie della natura che vediamo tutti i giorni (non avrete di certo
pensato che il sole fosse così bello e caldo così a caso, vero?).
Ci sono anche Ispiratori, angeli che ti sussurrano nei momenti difficili o che ti spingono a
lottare quando tutto il mondo ti lascia solo. Infine alcuni decidono, un po’ per rancore, un
po’ per vana gloria, di divenire Cacciatori di Anime, angeli combattenti che mettono le
loro anime a servizio di un bene superiore cacciando e deportando all’inferno ogni anima
che ha perso la propria purezza. Sono proprio questi angeli i più bizzarri al mondo.
Ed è proprio nelle mani di questi angeli che Dio ha messo il mondo, nella speranza di
rimediare a tanti errori del passato. E proprio adesso Virgil, ormai veterano degli angeli
deportatori, sta entrando nella stanza da letto di Beatrice per compiere ancora una volta il
suo dovere. Come ogni volta che si reca a prendere un’anima umana, ad aspettarlo ci
sono diverse figure all’apparenza umane con abiti logori e maleodoranti, circondano il
letto della stanza spartana e un po’ disordinata della ragazza. L’ingresso del deportatore
attira la loro attenzione e Virgil osserva i loro volti malati e sbavanti di bile e rabbia. Con
voce autoritaria gli ordina di allontanarsi.
“Feccia dell’inferno non è ancora arrivata l’ora di cena, levatevi dai coglioni. Cos’è?
Paparino Lucifero vi tiene a dieta?” di risposta ha solo versi gutturali, quasi sussurrati.
Stizzito si fa strada e si siede delicatamente sul letto, la ragazza sembra dormire ma in
realtà ha un alito di vita ancora in corpo che la fa respirare, il suo sangue impregna il
letto mentre i suoi polsi tagliati hanno smesso di tremare. Apre appena gli occhi e riesce
a vedere Virgil in viso, un viso rimasto stressato e turbato con un accenno di capelli
bianchi e la barba sfatta anche dopo la morte e la nuova vita da angelo. Ma sono gli occhi
che colpiscono maggiormente, grigi e spenti, tristi ma sereni allo stesso tempo. Lei,
invece, neanche quella serenità riuscirà ad avere, la tristezza incornicia il suo volto
insieme ai lunghi capelli biondi, lavati da poco e che profumano ancora di quel balsamo
alla pesca che tanto le piace.
Non sa il motivo ma istintivamente e con fare delicato li sposta appena per scoprirgli la
fronte, uno dei pochi attimi di dolcezza nella vita di Beatrice lo si deve a un angelo venuto
per portarla all’inferno. Con un sussurro che solo loro due possono sentire cerca di fargli
capire cosa sta succedendo “Mi dispiace, io sono venuto per portare la tua anima
all’inferno. Faresti meglio a stare calma” e intanto dolcemente l’accarezza mentre le sue
ultime lacrime iniziano a rigarle il volto. Lentamente l’angelo avvicina le labbra alla fronte
della ragazza fino a darle un delicato bacio. Ma in quell’istante anche lui inizia a piangere
seppur impercettibilmente, un pianto triste.
Come un fulmine a ciel sereno comprende, Virgil si stacca immediatamente e appoggia
una mano al petto della ragazza quasi a trattenere qualcosa.
“Dio mio, cosa mi hai fatto fare?” Si tocca incredulo le labbra sentendo il calore che
ancora per qualche istante le colora del rosa naturale per poi lasciar spazio al cadaverico
colore di tutti i giorni. Ci vuole un secondo prima che quei logori demoni capiscano cosa
sia successo e cercano di assaltare il letto. Virgil, muovendosi troppo veloce per loro si
alza evocando con un gesto della mano una falce, che sembra nulla di più di una
normalissima falce nera che usa qualsiasi contadino. Con un gesto secco la fa roteare per
poi picchiare l’estremità disarmata sul pavimento. L'onda d'urto travolge solo i demoni,
che sbalzati via attraversano le pareti della stanza come fantasmi. Ora nella stanza sono
rimasti solo lei e Virgil, che delicatamente per svariati minuti l’accarezza con tanta
tenerezza e amore.