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PATTO per lo SVILUPPO Il tempo delle scelte PATTO PER LO SVILUPPO: IL TEMPO DELLE SCELTE DOCUMENTO STRATEGICO di sintesi della prima fase (2005 - 2006) PIANO OPERATIVO della seconda fase (2006 - 2008) Il presente documento è il risultato della prima fase di confronto svolta all’interno del Patto per lo Sviluppo promosso dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di ForlìCesena. La sintesi dei lavori dei quattro tavoli tematici è stato realizzata da Antares, centro di ricerche economiche, unità di Serinar. I contenuti del Piano Operativo sono stati elaborati all’interno del comitato allargato tecnico-scientifico del Patto per lo Sviluppo (Servizio Programmazione dell’Amministrazione provinciale, Ufficio di Gabinetto della Presidenza, Servizio Internazionalizzazione della Camera di Commercio, CISE, Centuria, Antares) sulla base delle indicazioni emerse in fase di confronto e sulla base delle priorità raccolte per ciascun tema del Patto. Il lavoro di coordinamento del comitato tecnico è stato svolto dal Gabinetto di Presidenza dell’Amministrazione provinciale. Il lavoro di analisi condotto sui quattro temi strategici, nonché le analisi che hanno coadiuvato l’individuazione degli obiettivi strategici per il Piano Operativo sono disponibili su richiesta. INDICE IL PERCORSO CHE ABBIAMO DAVANTI 7 I FUTURI PROTOCOLLI DI INTESA DEL PATTO PER LO SVILUPPO 11 I RISULTATI DELLA FASE DI CONFRONTO 12 UN ULTERIORE TEMA PRIORITARIO: LA CULTURA DEL FARE IMPRESA 20 AMBITI TRASVERSALI DI PROGRAMMAZIONE 21 STRUMENTI DI MONITORAGGIO DELLA SALUTE DEL SISTEMA LOCALE 23 STRUTTURA DEL PIANO OPERATIVO 24 LE AZIONI DEL PIANO OPERATIVO 25 ALLEGATI Protocollo per la Qualità del lavoro Protocollo Enti Locali Protocollo Università Protocollo Banche Schede propedeutiche alla realizzazione dei tavoli Protocollo di indirizzi siglato il 22 luglio 2005 43 47 49 51 53 75 Il percorso che abbiamo davanti Con il presente documento si porta a compimento una prima fase di confronto sulle priorità di sviluppo nel territorio di Forlì-Cesena, all’interno della cornice del Patto per lo Sviluppo, promosso dall’Amministrazione Provinciale e dalla Camera di Commercio di Forlì-Cesena. Negli ultimi sei anni, il territorio si è ripetutamente confrontato con importanti quesiti di identità, posizionamento competitivo e strategie di sviluppo locale. Il risultato principale di questa costante azione di “laboratorio di confronto” è dato dal riconoscimento, ormai condiviso da tutti gli attori istituzionali, economici e sociali, di alcuni macrotemi imprescindibili per permettere al territorio di affrontare il prossimo decennio su note di competitività e coesione sociale. Il clima di condivisione degli scenari che si è andato consolidando negli anni, ha mostrato, tuttavia, alcune debolezze in fase di traduzione operativa di strategie e proposte: il “fermento” progettuale a livello di singoli attori si è scarsamente tradotto in vere iniziative di carattere “trasversale” e territoriale. Poiché l’obiettivo della presente fase è quello di ipotizzare le linee guida per il proseguimento dell’esperienza concertativa, il tema di un passaggio da una cultura progettuale “atomistica” ad una “trasversale” acquisisce grande rilevanza anche operativa. Questa considerazione nasce dalla consapevolezza che è difficile immaginare un percorso di condivisione progettuale senza una “cornice di convergenza” delle azioni che i singoli attori del territorio propongono e sostengono. Poiché si rischia spesso di confondere tale cornice con i possibili strumenti di coordinamento che si possono o meno rendere necessari per una azione di governance, occorre subito precisare che l’esperienza di programmazione negoziata degli ultimi dieci anni, in Italia, ha dimostrato che è possibile raggiungere formule di progettazione dello sviluppo locale, concentrate nel tempo e dedicate ad obiettivi prioritari, senza con ciò diminuire identità ed autonomia dei singoli attori coinvolti. Allo stesso tempo, tuttavia, ricerche recenti sull’impatto della programmazione negoziata sullo sviluppo locale hanno dimostrato che, solo attraverso azioni connotate da forte sinergia tra gli attori e forte condivisione delle priorità, è possibile aumentare il rendimento del percorso concertativo1. Fermo restando che la condivisione delle priorità non è pregiudiziale alla ricerca ampia di momenti concertativi per l’attuazione dei programmi. Solo partendo da un tale presupposto, dunque, sembra possibile concepire cornici all’interno delle quali fare convergere azioni e risorse, in chiave di programmazione dello sviluppo locale. Si è riusciti sino ad ora a creare una ampia convergenza su una serie di temi ritenuti prioritari. La continuazione del percorso concertativo dovrà prevedere in futuro l’inclusione di nuovi temi di confronto che stanno diventando cruciali per la definizione di un asset1 Recenti conclusioni a supporto di tale prospettiva si trovano nella ricerca “La lezione dei Patti territoriali” a cura del Ministero Attività Produttive, 2003. 7 to competitivo e per uno sviluppo equilibrato del nostro territorio: il tema dell’energia e delle fonti alternative; il tema dei diritti di proprietà nella tecnologia; il tema delle piattaforme software aperte; il tema dei servizi digitali. Soprattutto sul tema dell’energia, si ritiene che la cornice offerta dal Patto, possa rappresentare l’ideale forum di progettazione di formule innovative di utilizzo delle risorse energetiche sul nostro territorio. Così come non si può dimenticare che nei lavori dei tavoli non si sono affrontati i temi contenuti nel PTCP (piano territoriale di coordinamento provinciale) adottato recentemente dalla Provincia di Forlì-Cesena, in particolare per quanto concerne i fabbisogni infrastrutturali del territorio e le risposte che s’intendono fornire. Ulteriore tema che dovrà trovare un terreno di confronto nell’ambito del Patto è quello relativo al polo aeroportuale come fattore di integrazione con gli altri nodi del trasporto aereo a livello regionale, nel tentativo di arrivare a sinergie di progetto e di gestione. Così come si auspica che il Patto possa anche diventare la cornice per una riflessione strategica sul ruolo delle fiere di Cesena e Forlì, anche in questo caso in un’ottica di sinergia e rinnovato posizionamento competitivo. Sembra però ovvio sottolineare l’esigenza di trovare momenti e luoghi all’interno del Patto per lo sviluppo per verificare insieme lo stato di avanzamento degli investimenti infrastrutturali ed adottare le necessarie azioni correttive, d’integrazione e rilancio dei progetti definiti prioritari dal PTCP. In merito agli strumenti di coordinamento del percorso di governance locale, cerchiamo di portare ordine ad una serie di sollecitazioni ed idee sorte negli ultimi tempi. Occorre chiarire che non esiste (né a livello teorico, né applicato) un unico modello di coordinamento e gestione dei processi: il partenariato pubblico-privato che si innesta di volta in volta su azioni progettuali, può prevedere sia il consolidamento di network di enti ed istituzioni già esistenti, sia l’eventuale creazione di enti di coordinamento, qualora la portata, la specificità del progetto e la complessità del compito lo rendano opportuno e/o necessario. Sebbene sia legittimo il timore di replicare strutture, con il rischio di drenare risorse pubbliche aggiuntive, non si può dimenticare che non può esistere alcuna azione di coordinamento trasversale, senza un nucleo di coordinamento più o meno sviluppato. Si tratta perciò di individuare un metodo di governo del processo che sia snello e flessibile, ma al contempo garantisca la continuità di indirizzo al percorso intrapreso. Si rende pertanto necessario ipotizzare la costituzione di un meccanismo di coordinamento. L’idea progettuale che si propone per tale funzione è quella di costituire una Fondazione per lo sviluppo che dia continuità al meccanismo concertativo territoriale valorizzando le competenze disponibili, favorendo integrazioni progettuali ed operative, presidiando la fase applicativa delle misure previste degli assi del patto, garantendone l’approvvigionamento delle risorse finanziare necessarie. Una fondazione per lo sviluppo a cui partecipano enti, istituzioni, Università, banche, associazioni datoriali e sindacali, centri di ricerca pubblici e privati ed imprese, per con- 8 dividere la sfida di lavorare insieme per progettare e costruire il futuro del territorio. Una fondazione per lo sviluppo che diventa un luogo in cui i soggetti protagonisti della rete del territorio, portatori di conoscenze, promotori e realizzatori di progetti e servizi, apportatori di competenze, investitori di risorse, facilitatori di relazioni e depositari di una responsabilità sociale, s’incontrano, sviluppano idee e costruiscono iniziative finalizzate alla crescita economica ed al benessere della collettività. La fondazione per lo sviluppo dovrà trasformare le dichiarazioni di principio contenute nel patto per lo sviluppo provinciale in una mission precisa, ispirandosi ad un sistema di valori, condivisi dagli attori territoriali, che ne condizionerà l’attività. Ovviamente la Fondazione dovrà dotarsi di meccanismi di gestione in grado di garantire snellezza operativa e partecipazione degli attori. Al di la della struttura organizzativa e degli organismi di gestione che saranno definiti nello statuto e nei patti sociali, l’ipotesi di riferimento potrebbe rifarsi a quella adottata per i patti territoriali e prevedere la costituzione di tre livelli: • una cabina di regia; • un comitato strategico; • un comitato tecnico-scientifico. La cabina di regia sarà composta dalle rappresentanze di tutti gli enti locali, istituzionali, economici e sociali del territorio. Il comitato strategico sarà composto da una ristretta rappresentanza degli enti locali, istituzionali, economici e sociali del territorio. Il comitato tecnico-scientifico sarà composto da rappresentanti di enti di sviluppo del territorio e rappresentanti dei Poli didattici e scientifici di Cesena e Forlì. Potranno essere coinvolti anche enti afferenti al mondo della formazione e della ricerca. Le regole per un tal tipo di strategia saranno definite da una serie di protocolli, su cui di volta in volta si potranno innestare singoli accordi e singole intese. Un ulteriore elemento cruciale per l’attuale fase è rappresentato dalle risorse disponibili per affrontare programmi trasversali. La domanda che sottende il percorso attuale è come sia possibile arrivare a formule di finanziamento di programmi di sviluppo locale, in una situazione di enorme vincolo di bilancio dal lato delle amministrazioni locali. L’obiettivo del Patto resta quello di arrivare alla costruzione di un “meccanismo” territoriale che possa funzionare da “leva strategica” rispetto a fabbisogni e finalità dei settori economici ed delle categorie economiche del territorio, approntando risorse e strumenti per lo sviluppo strategico dell’intera provincia. In tal senso, due sono i percorsi possibili: • una possibile risposta può derivare dall’attivazione di meccanismi di trasformazione, per le pubbliche amministrazioni, delle spese correnti in spese di investimento, sostenute da politiche di riduzioni dei costi, in una chiave di accantonamento provinciale di risorse finanziarie (ipotesi di un accantonamento del 2% della spesa corrente da parte degli enti locali a favore del Patto); 9 • una seconda ipotesi prevede azioni di finanziamento pubblico e privato dedicate all’attivazione di fondi rotativi e di programmi di supporto alle imprese ed alle idee imprenditoriali. In estrema sintesi: Il motore del patto deve necessariamente trovare un proprio equilibrio tra le azioni dei singoli attori ed una forma di governance o regia complessiva. Si propone la costituzione di una Fondazione per lo sviluppo che rafforzi la rete del territorio evitando duplicazioni e favorendo integrazioni. Compito della fondazione non sarà “il fare” - che sarà affidato ai soggetti che già operano sul territorio avendone competenza e responsabilità - bensì il creare le condizioni per “il fare” - presidiando il meccanismo concertativo, reperendo le risorse finanziarie, verificando lo stato di avanzamento dei progetti, aggiornando il piano operativo, recependo nuove esigenze e proponendo nuovi ambiti di discussione e di operatività per lo sviluppo del territorio provinciale Sono previsti diversi livelli di coinvolgimento del sistema locale e relativo coordinamento del percorso (una cabina di regia, un comitato strategico, un comitato tecnico-scientifico). Il livello di accordo su determinati ambiti di intervento potrà essere stabilito all’interno di specifici protocolli di intesa. Così come è indispensabile pensare anche ai vari strumenti conoscitivi e di monitoraggio in una logica di coordinamento ed integrazione rispetto alle esigenze di conoscenza che il territorio possiede. Priorità condivise Azioni Strumenti conoscitivi ed informatici attori Motore governance del patto risorse Protocolli di intesa (enti locali, banche, università, ecc.) 10 I futuri Protocolli di intesa del Patto per lo Sviluppo La convergenza verso priorità di sviluppo locale verrà sostenuta attraverso la creazione di specifici protocolli di intesa. In particolare si individuano quattro protocolli: • protocollo con Enti Locali; • protocollo con Università; • protocollo con le Parti sociali; • protocollo con le Banche I protocolli si prefiggono di raggiungere due tipi di obiettivo: • un obiettivo generale di continuità, ovvero garantire una cornice di accordo quadro tra le parti interessate; • obiettivi prioritari per ciascuna convenzione in rapporto alla natura degli enti coinvolti e alle priorità di intervento a livello territoriale. In linea generale gli obiettivi di accordo per i quattro protocolli potranno essere: Protocollo enti locali L’obiettivo generale è quello di prevedere formule di accordo programmatico per garantire meccanismi di finanziamento di parte del Patto per lo sviluppo; individuazione, sviluppo e consolidamento di infrastrutture insediative; completamento del cablaggio territoriale; semplificazione burocratica e riduzione dei tempi di risposta della P.A. con il potenziamento della rete degli sportelli unici. Protocollo Università L’obiettivo generale è quello di prevedere formule di collegamento tra territorio ed i poli scientifico-didattici di Cesena e Forlì e più in particolare con le diverse facoltà e/o corsi di laurea del decentramento universitario nell’ambito del territorio provinciale, su filoni di analisi, ricerca applicata, inserimento di laureati nelle aziende e creazione di start up d’impresa. Protocollo con le parti sociali L’obiettivo generale è quello di condividere formule di garanzia per la qualità del lavoro nel territorio e per un sistema equo di inserimento nel mondo del lavoro. Protocollo con gli istituti di credito L’obiettivo generale è quello di creare i presupposti per condividere progetti di sviluppo a valenza territoriale anche attraverso interventi di co-finanziamento e ricercare disponibilità di partnerships verso le idee imprenditoriali innovative. 11 I risultati della fase di confronto Nella presente sezione riportiamo le principali conclusioni dei lavori dei tavoli di confronto che nel mese di marzo 2006 si sono svolti sui temi di Qualità del lavoro, Poli di competitività, Marketing territoriale, Finanza d’impresa. Il metodo di presentazione qui adottato segue un lavoro di classificazione realizzato su tutti gli interventi effettuati durante le sedute dei tavoli. In particolare si è proceduto ad analizzare tutti gli interventi, a sintetizzarli e ad enucleare i temi chiave di ciascun intervento. I grafici qui di seguito riportati semplificano ulteriormente l’analisi, riportando i temi che hanno ricevuto maggiore attenzione all’interno di ciascun dibattito, in termini di citazioni, richiami, ecc.. Nelle pagine successive, segue invece una classificazione sintetica sui temi chiave emersi all’interno di ciascun dibattito, ordinati per tipologia di ente a cui il relatore dell’intervento era afferente (ente locale, associazione, ecc.). Qualità del lavoro TEMI CHIAVE Richiamo alla Legge Regionale n. 17 del 2005 Cultura della qualità del lavoro (controllo, lotta all’irregolarità, necessità di trasparenza) Il contratto di apprendistato professionalizzante Riflessione sulle problematiche dell’orientamento Rapporto fra il mondo universitario e quello delle imprese per quanto riguarda tirocini, stage, tesi e master Poli di competitività TEMI CHIAVE Ricerca e trasferimento di conoscenza e tecnologico Infrastrutture Sostegno ai servizi di impresa. Servizi 12 Marketing del territorio TEMI CHIAVE Massimo di sinergia pur lasciando libertà ed operatività ai singoli attori Prodotti civetta e comunicazione Per quanto riguarda il coordinamento serve una regia unica Credito e finanza TEMI CHIAVE Supportare al meglio la nascita di nuove iniziative imprenditoriali Trasferimento del 2% dei bilanci delle Amm. Pubbliche da parte corrente in parte investimenti, destinando questo 2% all’anno alle politiche e alle azioni che vengono individuate dal patto per lo sviluppo Conciliare operazioni straordinarie bancarie con azioni di supporto alle imprese da parte del sistema CCIAA, con il potenziamento della cultura di impresa e delle capacità manageriali nelle PMI 13 Enti locali Poli di competitività Credito e finanza Marketing • I m p o r t a n z a d e l l a L e g g e • C r e a r e u n a d i m e n s i o n e • E' necessario che la finanza di • È importante raggiungere il massimo di sinergia pur lasciando Regionale n. 17 del 2005 strutturale dove la ricerca sia questo territorio, vada nella libertà a l l ' o p e ra t i v i t à , elemento praticato, esigibile e direzione di continuare a • La permanenza dei laureati nelle individuando quelli che sono i utilizzabile. Un riordino, uno supportare al meglio la nascita aree montane è condizione filoni rispetto ai quali noi sviluppo e un'implementazione di nuove iniziative imprenditoriali assolutamente indispensabile vogliamo indirizzare lo sviluppo di luoghi e sedi per la ricerca ma anche nella direzione di perché queste possano pensare del nostro territorio applicata affrontare in modo organico le al loro futuro criticità emerse negli ultimi tempi, • Importanza della viabilità • Importante è anche il tema del quali: ristrutturazioni, progetti di trasferimento tecnologico • Nei prossimi cinque anni avremo uscita da situazioni di crisi il 50% delle imprese che dovrà soprattutto per le PMI aziendale, strumenti di sostegno passare di mano. Questo è un • Importante tutto il percorso al reddito mercato enorme su cui giocare dell'istruzione superiore l a c a p a c i t à d i a t t ra r r e • Se noi avessimo la capacità di investimenti; perché a chi • Bisogna anche tenere conto, dei trasformare, non dico tagliare, il passano di mano? contenuti e delle azioni che 2% dei nostri bilanci da parte stanno compiendo anche altri corrente in parte investimenti, • Dobbiamo capire quali sono tavoli che nel frattempo si sono destinando questo 2% all'anno questi prodotti civetta, queste attivati: ad esempio progetti su alle politiche e alle azioni che identità che possiamo esportare perché poi dietro questo alcuni poli di eccellenza (Forlì vengono individuate dal patto possiamo costruire un elemento ospita un polo di eccellenza nel per lo sviluppo, noi avremo la di Marketing e comunicazione campo tecnologico aeronautico capacità di dare sostanza e che ha una serie di elementi concretezza a quelle scelte • Se noi cominciamo a fare importanti afferenti ai temi che Marketing territoriale non noi trattiamo). dobbiamo smettere di fare le azioni specifiche che già si fanno ed hanno buon esito, anzi il Marketing territoriale lo considero un ombrello e un cappello maggiore rispetto a microazioni positive • Bisogna capire quali sono le politiche innovative, abbiamo già degli strumenti a disposizione, il Ptcp è uno strumento molto importante che delinea lo sviluppo di un territorio, bisognerà capire con quali strumenti, con quali azioni vogliamo concretamente rendere più attivo questo percorso Qualità del lavoro Tavola di sintesi dei giudizi espressi dagli attori locali in occasione degli incontri dei tavoli del Patto per lo sviluppo Tavola di sintesi dei giudizi espressi dagli attori locali in occasione degli incontri dei tavoli del Patto per lo sviluppo 14 15 Associazioni • Sono necessari più controlli alle imprese che lavorano sul territorio • Promuovere soprattutto a favore dei giovani le informazioni che servono per inserirsi nel mondo del lavoro • La cooperazione sociale è un elemento positivo • Sulla qualità del lavoro, oggi gioca molto anche la conciliazione dei tempi (protocollo di intesa del Comune di Forlì previsto dalla legge 53 sui congedi) • E' importante sottolineare il Durca, il documento unico di regolarità contributiva che ci permette, in concertazione anche con quelli che sono gli enti istituzionali, Inps e Inail, di verificare se ci sia correttezza e regolarità contributiva da parte delle aziende che operano sul nostro territorio • Integrazione relativamente ai soggetti disabili • Abbiamo grandi opportunità sull'apprendistato, proposto nella nuova formulazione prevista dalla legge Biagi e dalla legge regionale, nelle due forme, fondamentali dell'apprendistato professionalizzante e dell'alta formazione • Bisognerebbe ragionare insieme rispetto alla qualità degli interventi formativi che i vari fondi professionali e interprofessionali propongono sul territorio Qualità del lavoro • Qualcuno giustamente ha detto "Colleghiamo - esclusivamente per quanto riguarda il settore dell'alimentare e del agroalimentare - le produzioni tipiche del territorio". Io aggiungo "Colleghiamole in un canale breve, produzione-distribuzione". • Cosa serve a un'impresa per crescere e far crescere il territorio? Il supporto all' innovazione, alla ricerca, alla formazione, il sostegno ai processi di internazionalizzazione. Direi che questi sono i punti fondamentali su cui ci dobbiamo focalizzare e su cui dobbiamo cercare di creare una rete favorevole per lo sviluppo delle nostre imprese • Dobbiamo avere una maggiore capacità di rappresentare e di valorizzare meglio il nostro territorio e i nostri prodotti. Se pensiamo al settore agroalimentare siamo un punto di eccellenza non solo nazionale ma europeo • Dobbiamo lavorare molto su quello che è il ricambio generazionale, sul sostegno alle nuove imprese ed anche ai nuovi imprenditori • Prima di tutto abbiamo bisogno di completare e di migliorare, laddove ci sono elementi di criticità, tutto il discorso del sistema viario Poli di competitività Credito e finanza • Pe r q u a n t o r i g u a r d a i l coordinamento, sicuramente qui serve uno regia unica, anche qui serve una agenzia di sviluppo territoriale • Ognuno di noi fa delle cose, ogni associazione ha dei propri progetti, delle proprie iniziative e credo che riuscire a metterle in rete non sia una missione impossibile, penso anche che le amministrazioni locali debbano imparare a fare rete, a mettere insieme tutte le risorse, poche o molte che siano • Bisogna avere il coraggio e la forza di andare a individuare quelle eccellenze che possiamo promuovere fuori per farlo diventare un terreno attrattivo • Importante istituire i club di prodotto • Ne aggiungo un altro, noi avremmo bisogno che nei PRG, quindi anche negli strumenti di pianificazione comunali si dessero certezze alle piccole e medie imprese • Il mondo della distribuzione è in grande trasformazione, stiamo cercando di sollecitare il mondo d e l l a d i s t r i b u z i o n e, i commercianti, gli imprenditori, con formazione e politiche specifiche volte a incrementare i livelli di specializzazione delle attività commerciali, questo è un primo punto. Marketing 16 Sindacato Poli di competitività Credito e finanza Marketing • Il contratto di apprendistato • C'è la necessità di percorrere uno • L'elemento di coagulo consiste • L'altro aspetto è quello dei tempi, professionalizzante è una delle scenario alto delle politiche per nell'individuare un soggetto che poiché credo che indubbiamente forme più corrette attraverso le lo sviluppo innovativo, e cioè diventa appunto un'impresa per oggi tutto si misuri nella capacità quali possiamo costruire un cercare di mettere in sinergia lo sviluppo, in grado di mettere di avere velocemente le risposte. circolo virtuoso di ingresso nel tutte le fasi che possono portare in fila le capacità di tutti questi Per fare ciò però bisogna che ci mondo del lavoro appunto all'individuazione di poli soggetti, (compreso poi il sistema sia una Pubblica amministrazione di competitività; una sorta di bancario). e una organizzazione territoriale • Importanza della commissione cabina di regia che sia predisposta a questo tripartita provinciale • Dobbiamo quindi cercare di • Si coglie la sensazione che • Sta incrementando sempre di più capire quali sono le situazioni, ognuno sia impegnato in percorsi il lavoro nero quali sono le necessità per di sponsorizzazione del territorio affrontare opportunamente un e delle imprese un po' per conto processo innovativo e quindi proprio attraverso anche un'agenzia, una fondazione, un polo scientifico • Credo che l'elemento tecnologico, quello che andremo infrastrutturale della nostra ad individuare, come circolano provincia sia fondamentale per intanto le informazioni e quali presentarsi a quelli che vengono sono le imprese che potrebbero da fuori, perché noi dobbiamo essere già pronte ad essere fare Marketing su due versanti: accompagnate in un processo di uno dei prodotti e uno del innovazione. Una sorta di territorio, e collegando tutto, censimento magari selettivo, prodotto sul territorio considerato che le risorse a disposizione ovviamente non sono illimitate. Necessitano quindi riflessioni su tutte le filiere produttive Qualità del lavoro 17 CCIAA Poli di competitività Credito e finanza Marketing • Necessità di intensificare le • Bisogna portare avanti azioni • La Camera di Commercio intende • Abbiamo bisogno di valorizzare garanzie di uno svolgimento delle volte a favorire la creazione di quindi allacciarsi, coordinarsi con il territorio per attrarre attività economiche di tipo un contesto sistemico che porti i soggetti e le esperienze del investimenti e possibilmente trasparente, "sostenibile", con l'innovazione non come un territorio (anche per non andare investimenti nei settori ad alto la capacità delle imprese di episodio sporadico casuale, ma a sprecare risorse pubbliche) ed c o n t e n u t o i n n o va t i v o e competere sui mercati. lo porti ad essere qualcosa di intervenire essenzialmente su tre tecnologico frequente, qualcosa di altamente filoni. Un filone rivolto soprattutto probabile; occorre analizzare un alla sensibilizzazione delle • Se parliamo di attrazione di po' in tutte le fasi quali possono imprese e alla informazione investimenti dobbiamo parlare essere i problemi potenziali che economica; la seconda parte di investimenti produttivi, di aree bloccano il processo innovativo entra più dentro l'azienda e tende per gli insediamenti produttivi, andando a prevenirli, a a creare un percorso di assistenza di aree per la logistica, di tempi rimuoverli, a cercare di fornire e di consulenza, per preparare le quel minimo di infrastrutture, aziende ad affrontare Basilea • Comunicare meglio quello che quel minimo di servizi che due. Infine intende svolgere un già il territorio possiede come possono assecondare le idee ruolo attivo nel sistema valenze positive, come motivi di migliori, per compiere tutto finanziario per le imprese, nel appetibilità. Per fare questo questo circolo dell'innovazione senso di finanza straordinaria, ovviamente occorrerà individuare attraverso due canali: il primo è un progetto, qualcuno capace di relativo al potenziamento dei farlo, competenze specifiche canali con i quali, la Camera di Commercio (ma anche altre istituzioni) ha già un ruolo piuttosto attivo da anni; il secondo, è costituire un fondo rotativo Qualità del lavoro 18 Università Poli di competitività Credito e finanza Marketing • Il primo intervento per garantire • Importanza dell'approccio a tre • Basilea 2 costituisce per gli istituti • Questi percorsi, specialmente per un accrescimento della qualità "leve": università, imprese ed di credito e soprattutto per le quanto attiene il patto per lo del lavoro non può che essere enti locali; università come imprese una grande opportunità. sviluppo con la finestra sul rivolto all’emersione e al "serbatoio" di capitale umano; Bisogna però saperla cogliere, Marketing territoriale comportano c o n t ra s t o d e l l ’ e c o n o m i a necessità di imprese avanzate sul mentre al riguardo si può notare una forte rimeditazione delle sommersa. A tal proposito territorio come "integratori" di una grande disattenzione. Le politiche di organizzazione occorre incentivare a livello tecnologia; importanza di enti imprese hanno infatti territoriale di questa area. territoriale il dialogo tra le parti intermediari per il trasferimento l’opportunità di essere valutate Bisogna attuare una più sociali e gli attori istituzionali di conoscenza e tecnologico nella loro capacità di ottenere consapevole e mirata politica di nella prospettiva di promuovere (esempio del Politecnico di credito, sulla base di programmi sviluppo delle aree produttive, la capacità competitiva delle Milano) che dovranno predisporre e del necessaria anche per la imprese del territorio entro un successivo confronto con i valorizzazione delle potenzialità contesto attento alla dimensione risultati. Le imprese però non della piattaforma logistica dell’equità e della sostenibilità sempre hanno le necessarie Ravenna Cesena Forlì sociale delle dinamiche conoscenze, anche le banche non competitive. In raccordo con sono attrezzate per aiutare e questo obiettivo l’insediamento controllare le imprese rispetto a universitario intende offrire un questi nuovi bisogni. Si dovrà contributo avviando una serie di così pensare a come sopperire a iniziative (di ricerca, informative questo deficit di conoscenze: e formative) finalizzate alla l’Università a riguardo può diffusione di buone prassi per il esprimere un ruolo fondamentale. consolidamento di una cultura del lavoro e dell’impresa • Servono pertanto banche in improntata alla responsabilità grado di colloquiare con le sociale. imprese che sanno programmare. Prende piede altresì la possibilità • Il superamento delle differenze per le imprese anche di medie di genere nel mondo del lavoro dimensioni, in questo quadro rappresenta indubbiamente uno innovativo, di essere quotate in dei passaggi principali per il borsa nello specifico Mercato miglioramento dell’efficacia del Expandi che presenta regole di mercato del lavoro e della sua ammissione per la quotazione qualità. La promozione di più agevoli rispetto a quelle maggiori opportunità di lavoro e applicate relativamente al di carriera per le donne non può mercato principale. che avvenire attraverso un ripensamento complessivo della formazione, delle politiche sociali e del lavoro. Qualità del lavoro 19 Altri (Banche) Poli di competitività Credito e finanza Marketing • Bisogna fare uno sforzo maggiore • Penso che tre temi siano • Per quanto riguarda il territorio • Abbiamo un problema di sulle modalità con cui si procede fondamentali: il primo riguarda voglio solo ricordare che negli comunicazione, noi dobbiamo nel rapporto fra il mondo i servizi alle nostre imprese ultimi 4 anni, abbiamo fatto tre cercare di trovare la maniera di universitario e quello delle sull'innovazione, il secondo operazioni straordinarie di comunicare al meglio con i punti imprese per quanto riguarda riguarda le risorse umane e quindi finanza. Una impresa su due negli di eccellenza del nostro territorio tirocini, stage, tesi e poi magari si collega anche al tavolo sulla ultimi 36 mesi è stata interessata cercando di avere una regia anche i master qualità del lavoro nel rapporto da operazioni straordinarie e, dai proprio per non disperderci in università-impresa. Il terzo tema, progetti che ci hanno comunicato, mille rivoli secondo me è prioritario, è quello tre imprese su 10 nei prossimi della neo impresa innovativa d u e a n n i i n t e r v e r ra n n o • Tutto questo sicuramente va a ulteriormente con operazioni confortare l'ipotesi di un tavolo • Se vogliamo crescere, noi straordinarie. di regia che complessivamente dobbiamo immettere più cultura diriga l'insieme degli obiettivi e nelle imprese, quindi dobbiamo • Io credo possa esistere la delle reti rispetto a quegli obiettivi immettere nelle imprese dei possibilità di creare un soggetto giovani laureati, non perché sono - che vorrei fosse snello, efficace • Nel territorio forlivese la dei fenomeni, ma semplicemente e territoriale - fra banche, Fondazione della Cassa di perché sono laureati e sanno che imprese, università e enti pubblici, Risparmio ha elargito negli ultimi cosa significa l'elettronica, sanno con personale molto sei anni cento miliardi delle che cosa significa l'informativa, specializzato, che sia in grado di vecchie lire, a conti fatti nei sanno che cosa significano le valutare i progetti e le idee e non prossimi cinque anni saranno telecomunicazioni, sanno che solo di fare considerazioni, anche altrettanti. Penso che se questi cosa significa la meccanica. in funzione di Basilea due, sul finanziamenti, anche di Camera Sanno che cosa significa discorso delle garanzie sul di commercio, Provincia e quanto l'innovazione tecnologica. capitale, diventando anche socio altro, si riuscisse a finalizzarli, a delle iniziative che si andranno canalizzarli in un unico progetto a valutare. con degli obiettivi precisi sarebbe un passo fondamentale per lo • Per quanto riguarda la qualità sviluppo del nostro territorio del management noi ci siamo interfacciati con l'Università. In più da 4 anni abbiamo portato avanti insieme all'Università i "Career days" indirizzando i laureati verso percorsi di stage Qualità del lavoro Un ulteriore tema prioritario: la cultura del fare impresa Un ulteriore passaggio di confronto è stato realizzato attraverso uno studio e due focus group condotti in relazione al tema della cultura di impresa e del collegamento tra scuola, mondo dei giovani e imprese2. Il confronto consegna di fatto i seguenti risultati: Indicazione 1 l’ambizione di mettere in atto una azione “traino” per un mondo della scuola che intenda riposizionarsi in un rapporto fecondo con il mondo della impresa; Indicazione 2 la formazione, l’aggiornamento, la qualità, sono dati aziendali ormai irrinunciabili sui quali le risorse sono convogliate con decisione così come forte è la convinzione della necessità che nei vari livelli della società si debba agire per sviluppare una moderna cultura d’ impresa; Indicazione 3 è evidente la sofferenza manifestata dalla micro-impresa, particolarmente nei settori dei servizi e del commercio e, in particolare l’impresa giovanile; Indicazione 4 la mancanza di una cultura di impresa è denunciata chiaramente così come spesso la scelta imprenditoriale dei giovani è una scelta non meditata e approfondita ma vissuta residualmente senza una matura coscienza; Indicazione 5 il rapporto impresa/sistema scolastico formativo è un nodo da sciogliere di primaria importanza che ovviamente coinvolge anche le istituzioni di vario livello. Da queste considerazioni si evince che un tema forte da rilanciare e che può essere un luogo di operatività comune tra imprenditori e istituzioni del territorio è quello che può essere considerato un argomento “educativo” di base: rilanciare la cultura del fare impresa. A fronte di un quadro sufficientemente chiaro e delineato di analisi delle problematiche del fare impresa nel contesto territoriale, sulla base di “input” ben definiti che vengono dagli imprenditori, è netta la richiesta che dalla fase del confronto si individuino con chiarezza e con celerità gli obiettivi e i percorsi nonché la tempistica per raggiungerli con una definizione chiara di compiti e ruoli dei soggetti coinvolti nella concertazione. 2 Il precorso è stato curato dalla società One to One Lab di Milano. 20 Ambiti trasversali di programmazione In questa sezione ipotizziamo alcuni ambiti di programmazione che mettono insieme, “in modo virtuale”, le azioni proposte nella successiva sezione di Piano Operativo, con altre azioni “esterne” ma correlate, per cercare di mettere in evidenza le potenziali enormi sinergie del “fare funzionare” insieme i singoli tasselli progettuali. • Il tema del sostegno alle idee imprenditoriali e degli spin-off innovativi (tema del trasferimento di conoscenza e tecnologico) Si tratta di concepire tutte le azioni previste dal Patto in tema di sostegno alle idee imprenditoriali in fase di partenza, come azioni fortemente correlate ad altri strumenti “esterni” (programma SPINNER dell’Università, fondo locale per l’Innovazione, ecc.) in una sorta di “incubatore virtuale” del territorio che coadiuva lo sviluppo di impresa dalle prime fasi (seed capital e start up), eroga servizi di check up e di fattibilità (servizio di parco scientifico e di ponte per l’innovazione), fino a garantire il capitale per il consolidamento e lo sviluppo innovativo dei prodotti (venture capital e credito). L’articolazione di questo tema dovrebbe permettere anche di pensare al territorio come punto prescelto di localizzazione di imprese provenienti anche dall’esterno, saldando un percorso virtuoso di supporto all’innovazione con quello di valorizzazione del territorio (marketing territoriale avanzato). • Il tema delle competenze professionali e dell’inserimento nel mondo del lavoro (tema della mediazione università-impresa) Questo tema è fortemente correlato al precedente. Si tratta di coordinare le azioni che il Polo Scientifico di Forlì ed il Polo di Cesena, Serinar, enti privati per l’orientamento e associazioni di scopo mettono in campo sul tema dell’inserimento di figure professionali nel mondo del lavoro locale, accompagnando questo passaggio con formule che sappiano integrare l’offerta formativa, l’opportunità di tirocini e stages, con lo sviluppo di competenze individuali e la qualità del lavoro. • Il tema dello sviluppo economico, imprenditoriale e industriale del territorio (tema del network per il marketing del territorio) Si tratta di creare i presupposti per la formulazione di accordi di programma che coinvolgano enti locali, associazioni di rappresentanza ed imprese nella definizione di: a) spazi insediativi dove sia possibile operare forti sinergie con la prossimità ad aree urbane ed assi infrastrutturali; b) collaborazione tra imprese locali all’interno di processi di filiera al fine di potenziare il valore prodotto localmente e la relativa commercializzazione a livello nazionale ed internazionale anche stabilendo accordi commerciali e “diplomatici” con omologhe piattaforme locali nel bacino dell’Adriatico e del Mediterraneo. L’esistenza di tale programmazione permetterebbe di uscire da una gestione ad hoc del rapporto amministrazione pubblica ed impresa e consentirebbe anche di ipotizzare la creazione di spazi potenziali da dedicare a nuove imprese e futuri incubatori, nonché sfruttare tale sinergia per azioni di attrazione di imprese dall’esterno. • Il tema delle risorse pubbliche e private dedicate allo sviluppo (tema della finanza pubblica e privata) Si tratta di creare fondi rotativi ad hoc ed ipotizzare soggetti di coordinamento 21 per risorse pubbliche e private che verranno fatte confluire su particolari progetti territoriali. Formule finanziarie potranno altresì essere elaborate in sinergia con gli enti locali con l’obiettivo di istituire “fondi territoriali” per lo sviluppo economico. In quest’ottica diventerà fondamentale utilizzare le risorse del territorio come volano per acquisirne altre a livello regionale, nazionale e comunitario. • Il tema dell’integrazione progettuale in un ambito territoriale più vasto, romagnolo e regionale (tema degli accordi istituzionali) Si tratta di collocare le politiche di sviluppo provinciali all’interno delle dinamiche di area vasta e di integrarle, valorizzandole, con i progetti che necessitano di una dimensione territoriale capace di garantire: - economie di scala a livello di fabbisogno finanziario; - ottimizzazione delle risorse fisiche ed infrastrutturali disponibili; - masse critiche di soggetti e produzioni adeguate ad affrontare le sfide competitive in atto. Il Patto provinciale quindi, pur essendo volutamente impostato in modo da tentare di fornire alcune risposte a problemi ritenuti prioritari dal territorio, dovrà essere aperto alle opportunità esterne e capace di integrarsi con le politiche di sviluppo economico che si creano a livello superiore. • Il tema dell’integrazione fra progetti promossi autonomamente dai soggetti operanti sul territorio e rientranti nelle linee di sviluppo del Patto (tema della valorizzazione della “sussidiarietà orizzontale”) Si tratta di valorizzare la ricchezza di esperienze, iniziative, progetti che i soggetti del territorio sviluppano nell’espletamento delle proprie funzioni partendo dalla convinzione che l’insieme ha un valore superiore alla somma delle parti che lo compongono. Se quindi da un lato è corretto perseguire e riconoscere il valore della sussidiarietà orizzontale è al tempo stesso necessario monitorare, coordinare e se possibile integrare le attività che i soggetti operanti sul territorio promuovono con l’obiettivo di creare masse critiche importanti di risorse ed interventi ed incidere in maniera più profonda nei problemi individuati all’interno del Patto per lo sviluppo. In quest’ottica, le iniziative di approfondimento, i tavoli tematici ed i gruppi attivati autonomamente da singoli attori locali (comuni, comunità montane, cciaa, associazioni, banche) creano valore, arricchendo il territorio, contribuendo ad evitare sprechi, duplicazioni e sovrapposizioni. 22 Strumenti di monitoraggio della salute del sistema locale Un percorso come quello delineato dal presente documento deve sapersi dotare anche di un sistema di monitoraggio degli impatti e delle criticità del processo. La cornice del patto offre, infatti, un’occasione preziosa per pensare all’insieme degli strumenti che verranno attivati come elementi di una “politica pubblica territoriale”. Il funzionamento dei fondi proposti dalle azioni del piano operativo così come il funzionamento delle azioni di coordinamento possono pertanto essere sottoposte ad una azione di monitoraggio per valutarne risultati ed impatti. Il monitoraggio potrà essere svolto con ricorso a studi e ricerche specifiche che il Patto, attraverso una pre-valutazione del proprio comitato tecnico-scientifico, reputerà necessario attivare. Occorre a questo fine iniziare ad ipotizzare anche una fase di approfondimenti conoscitivi a livello territoriale che superi le analisi “a compartimenti” e possa metter in relazione tutte le forze che sul territorio svolgono azione di monitoraggio e studio, su progetti di medio-lungo termine. La complessità dei fenomeni socio-economici attuali richiede, infatti, un nuovo modello per affrontare “il tema degli studi e delle ricerche”: analisi complesse e maggiormente in grado di accompagnare azioni operative, studi che hanno bisogno di un approccio pluridisciplinare e dell’integrazione con tutte le capacità di analisi e progettuali che esistono sul territorio. Ci sono due elementi che Il Patto può affrontare in chiave territoriale sul fronte del monitoraggio dell’andamento dell’economia provinciale, in un’era di elevata complessità socio-economica: • monitoraggio dell’impatto delle azioni territoriali sui sistemi locali di impresa (con approfondimento sui temi delle crisi aziendali, delle ristrutturazioni, delle delocalizzazioni e del vantaggio competitivo delle produzioni locali); • nalisi del posizionamento delle imprese provinciali inserite nelle azioni del Patto, per la creazione di programmi di valorizzazione delle produzioni locali nel contesto europeo ed internazionale. 23 Struttura del Piano Operativo In un contesto territoriale contraddistinto da una pluralità di identità produttive, un piano operativo non è solo “piano di classificazione”, ma anche “policy plan” nella sua capacità di iniziare ad ipotizzare alcune soluzioni trasversali e quindi con possibili ricadute su più tipologie di attori economici. Potremmo affermare che, di fatto, ciò che si chiede ad un piano simile è: razionalizzazione degli obiettivi; condivisione degli obiettivi; aggiornabilità degli obiettivi; uso efficiente delle risorse. Il Patto per lo sviluppo si va così a configurare come una cornice di indirizzo delle azioni che sul territorio vengono portate avanti sia da attori pubblici che da attori privati. Di fatto, sono quattro le spinte principali che il motore del Patto dovrebbe riuscire ad alimentare: • quella che valorizza il ruolo svolto dai comuni capoluogo, gli altri comuni del territorio, le comunità montane e l’Amministrazione provinciale; • quella che ruota intorno ai sistemi associativi rappresentati all’interno della Camera di Commercio; • quella che ruota intorno all’Università; • quella che ruota intorno al sistema bancario partendo dal coinvolgimento delle due fondazioni delle Casse di risparmio di Forlì e Cesena, sfruttando il sempre maggiore ruolo che il sistema delle banche locali gioca per lo sviluppo del territorio pur senza sottovalutare, anzi valorizzandola, la necessità di radicamento territoriale che le banche d’interesse regionale e nazionale dimostrano. Per arrivare a tale obiettivo, si rende necessario pensare ad una forma di “piano di traduzione” dei fabbisogni raccolti con indicazione di aree di intervento, obiettivi, attori e risorse coinvolte. Il piano operativo del Patto per lo sviluppo è pertanto l’elemento che deve garantire continuità al percorso intrapreso e sapere fornire un orizzonte per le azioni di sviluppo locale da intraprendere nei prossimi anni. 24 Le azioni del Piano Operativo Nelle pagine seguenti è illustrata l’articolazione delle proposte emerse per un Piano strategico per lo sviluppo del territorio. Gli assi di intervento sono desunti dal percorso di confronto che il territorio ha realizzato nel corso dei passaggi della Conferenza per le strategie e del Patto per lo sviluppo. Lo sviluppo del piano prevede AZIONI di intervento. Per ciascuna azione sono previsti ATTORI RESPONSABILI dello sviluppo dell’azione. Questo rientra nello spirito della futura Fondazione per lo sviluppo che di fatto non sarà “titolare” delle iniziative ma svolgerà una funzione di raccordo tra gli attori e gli enti responsabili delle diverse linee progettuali. Per ciò che riguarda le RISORSE, si ipotizza in questa fase l’ammontare dedicato. Laddove le analisi di fattibilità lo hanno permesso, sono state riportate le stime di fabbisogno finanziario per ciascuna azione. Per alcune azioni la stima del fabbisogno di risorse sarà realizzata durante successive fasi di confronto. 25 Schema riassuntivo delle azioni previste dal Piano Operativo Tema di intervento principale Tema di intervento secondario Nome azione Sottoazione Scheda N. Obiettivo Qualità del lavoro 1 migliorare il livello di applicazione della legislazione vigente nella gestione ed esecuzione dei LL.PP Formazione, lavoro, impresa 2 Potenziare la sinergia tra il mondo della scuola, l'Università ed il mondo delle imprese; creare un nucleo di coordinamento/ interfaccia Università/ associazioni/imprese Seed capital 3 accompagnare le idee innovative a "più elevato potenziale di sviluppo" Completamento rete telematica territoriale pubblica 4 completamento cablaggio territoriale 5 Sostenere le specializzazioni produttive del territorio sia nell'accezione classica del distretto sia nella nuova accezione di filiera produttiva Accordi territoriali per insediamenti produttivi 6 promuovere e formalizzare accordi territoriali tra enti pubblici per specifiche aree insediative strategiche Sportello Unico per le Attività Produttive 7 coordinamento provinciale degli sportelli unici Applicazione alle PA appaltanti di alcune prassi gestionali derivati dalla norma SA8000 Poli di competitività Mercato del lavoro Marketing territoriale Marketing territoriale Sistemi locali di impresa Filiere, poli, prodotti: mappa delle relazioni e del valore Marketing territoriale Finanza di impresa Marketing territoriale Finanziaria per internazionalizzazione 8 Fondo rotativo per investimenti in capitale di rischio Struttura economicofinanziaria per la gestione delle crisi nel settore agroalimentare 26 finanzia con strumenti mirati gli imprenditori che intendono svilupparsi all'estero 9 immettere nel patrimonio i capitali necessari ad affrontare processi di trasformazione SCHEDA N. 1 QUALITA’ DEL LAVORO migliorare il livello di applicazione della legislazione vigente nella gestione ed esecuzione dei LL.PP. Azione proposta Applicazione alle PA appaltanti di alcune prassi gestionali derivati dalla norma SA8000 Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) Pre-fattibilità: già verificata nel progetto sperimentale realizzato presso il Comune di Frascati. Altre fasi ritenute necessarie: 1. Presentazione della proposta metodologica alle principali stazioni appaltanti del territorio (Comune di Cesena, Comune di Forlì, Provincia di Forlì-Cesena) ed alle parti sociali (Sindacati e Associazioni di categoria imprenditoriali); 2. Sottoscrizione dei protocolli d’intesa (qualora non già sottoscritti - vd. Comune di Cesena) tra le parti; 3. Valutazione degli scostamenti delle prassi adottate dagli UT delle diverse PA rispetto al modello proposto; 4. Stipula, su base volontaria, dei contratti di monitoraggio con le PA; 5. Assegnazione del marchio “Lavoro Etico - Cantieri Pubblici”; 6. Pubblicità e promozione del marchio; 7. Controlli periodici sul campo effettuati dall’Ente Terzo. Attore responsabile Le singole PA interessate: ad una di esse potrebbe essere affidato un ruolo di coordinamento. CISE in qualità di Ente Terzo accreditato. Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Organizzazioni sindacali (FILLEA-CGIL, FILCA-CISL e FeNEAL-UIL) e datoriali di settore. Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) 1. ca. € 3.000 per animazione, organizzazione incontri, preparazione materiali e presentazioni 2. ca. € 3.000 per animazione, organizzazione incontri, negoziazioni 3. ca. € 15.000 totali per la valutazione presso 3 PA interessate e redazione relativi report 4. ca. € 45.000 totali per le attività di monitoraggio sui procedimenti e sui cantieri di 3 PA x 3 anni (5 audit semestrali su ciascuna delle 3 PA partecipanti al progetto). 5. nessun onere 6. ca. € 14.000 totali per promozione su stampa e TV locali e workshop a conclusione del triennio con presentazione risultati 7. già inclusi nella fase 4. TOTALE fabbisogno finanziario (nel caso di 3 PA aderenti): € 80.000 (+ IVA se prevista) su base triennale Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) 1. 3 mesi 2. 3 mesi 3. 1 mese 4. 1 mese 5. 1 mese 6. 1 mese x campagna iniziale + richiami periodici triennio + workshop a fine triennio 7. su di un arco di tempo triennale con periodicità semestrale (5 audit su ciascuna PA appaltante e su un campione significativo dei cantieri di LLPP appaltati) 27 SCHEDA N. 2 POLI COMPETITIVITA’ E QUALITA’ DEL LAVORO Azione proposta La presente azione si propone di progettare un sistema di raccordo tra mondo delle scuole e mondo del lavoro da una parte e università e mondo del lavoro dall’altra, in un’ottica di sistema integrato di “avviamento” al lavoro e integrazione dei giovani nel mercato del lavoro locale. L’azione si sviluppa pertanto su due filoni: a) Costruzione di canali di collegamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro locali. Aumento della cultura dell’imprenditorialità tra i giovani della provincia. Predisposizione di accordi di programma tra scuole superiori, associazioni di rappresentanza ed imprese per la realizzazione di tirocini e stages. L’azione prevede anche l’organizzazione di giornate di studio e di divulgazione sul tema del collegamento scuola-lavoro-impresa e delle problematiche relative alla creazione di impresa. L’azione si prefigge anche l’obiettivo di creare un ponte con le azioni previste in tema di sostegno alle nuove imprese e di favorire anche (attraverso apposite misure) il ricambio generazionale. b) Risorse umane Imprese e Università. Si propone di: - Attivare una metodologia per favorire l’inserimento di giovani in fase formativa presso le aziende, anche di piccole dimensioni, del territorio; - Creare le condizioni perché le imprese siano preventivamente ed efficacemente motivate ad accogliere stagisti/tirocinanti/tesisti, ecc.; - Creare un nucleo di coordinamento/interfaccia Università/associazioni /imprese. In estrema sintesi, il percorso potrebbe essere il seguente: 1. Creazione del Nucleo di Coordinamento per gli Scambi Università - Impresa, composto da due persone, con sede presso i Poli scientifico-didattici o una struttura tipo Serinar, o presso una struttura super partes. Il Nucleo di Coordinamento dovrebbe avere, tra le sue funzioni principali, quelle di promuovere gli strumenti di scambio Università - impresa presso le aziende del territorio, di provvedere alla rilevazione delle disponibilità aziendali e di mantenere aggiornata la banca dati informatica delle imprese. 2. Selezione delle imprese target, a cura delle associazioni imprenditoriali della Provincia. 3. Promozione dell’iniziativa presso le imprese: attraverso contatti telefonici, visite personalizzate e mailing, presentare i vantaggi degli strumenti del tirocinio/stage/ecc. e raccogliere i dati aziendali (tramite apposita scheda di rilevazione) su area di attività aziendale, disponibilità ad ospitare tirocini/stage/tesi, indicando i settori di competenza richiesti. 4. Costruzione di un Data Base delle aziende disponibili, con possibilità di integrarlo e completarlo con gli elenchi che ogni Facoltà/corso di laurea possiede al proprio interno. Il Data Base sarebbe a disposizione delle diverse sedi universitarie, e potrebbe essere consultabile on - line sui siti dei diversi Poli Didattici. 5. Il Nucleo di Coordinamento si occuperebbe anche della promozione del servizio presso nuove imprese e dell’aggiornamento dei dati raccolti nel Data Base, vista la probabilità che le informazioni fornite dalle diverse aziende possano subire variazioni nel tempo. 6. La gestione burocratico - amministrativa dei tirocini/stage/ecc. rimarrebbe necessariamente di competenza degli uffici universitari preposti. Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) a) Azione cantierabile, previa verifica su disponibilità finanziaria b) Fattibilità 28 Attore responsabile a) Attore da individuare b) SERINAR Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Università, Centuria RIT, CISE, Fondazioni, Associazioni di categoria, scuole superiori Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) a) Da verificare b)Fattibilità: 5.000 € Operatività: 150.000 € (due persone + spese generali per il primo anno di avvio) Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) a) Partenza 2007 b) Fattibilità: 6 mesi Attivazione: 12 mesi 29 SCHEDA N. 3 POLI COMPETITIVITA’ Azione proposta Costituzione di un Fondo di “SEED CAPITAL” (ovvero un fondo che investa in progetti innovativi nella loro fase embrionale): accompagnare le idee innovative a “più elevato potenziale di sviluppo” portandole al livello di appetibilità per gli investimenti dei fondi di Venture Capital (VC). Animare una vera e propria rete territoriale a sostegno della neoimprenditoria attraverso forme di collaborazione con le strutture operanti sul territorio interessate allo sviluppo economico locale. Si tratta di assistere le neo-imprese in tutti le fase necessarie al loro successo e alla loro crescita, integrando tutti gli attori e tutte le iniziative del territorio. Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) 1. Pre-fattibilità: già verificata attraverso esperienza ASSEFI di Pisa. 2. Fattibilità: verifica disponibilità Enti finanziatori per la costituzione del Fondo + azioni necessarie alla costituzione, regolamentazione e gestione del Fondo; Altre fasi ritenute necessarie: 3. Scouting idee innovative ad elevato potenziale di sviluppo; 4. Supporto alla preparazione dei Business Plan e coaching alle neo-imprese attraverso un’attività di consulenza specialistica sia tecnologica che manageriale, fornita dalle strutture del territorio; coinvolgimento delle imprese esistenti interessate ad ospitare al loro interno neo-imprese innovative: in tal modo l’impresa esistente, oltre a fornire spazi e servizi gestionali, potrà partecipare al capitale della neo-impresa e fornire a questa una forte esperienza di mercato; creazione di una rete locale di business angels che, oltre a fornire capitale, assista la neoimpresa nel suo sviluppo; stipula di accordi con banche per l’attivazione di linee di credito ad hoc per le neo-imprese innovative: a questo riguardo alcune banche locali hanno già preannunciato linee di credito per l’innovazione nelle imprese che escono dai classici canoni di garanzia reali; 5. Costituzione del Fondo; 6. Promozione; 7. Ingresso del Fondo nei capitali sociali; 8. Attività di monitoraggio dello start-up aziendale; 9. Uscita del Fondo dai capitali sociali; 10. Reinvestimento in nuove idee imprenditoriali. Attore responsabile Camera di Commercio di Forlì - Cesena con la delega operativa di alcune attività a soggetti da definire quali CENTURIA, CISE, SERINAR, ISAERS, ecc. (a Pisa il Fondo è istituito dalla Camera di Commercio ed affidato in gestione alla propria azienda speciale ASSEFI). Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni CENTURIA, CISE, SERINAR, ISAERS, ecc. Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) 1. nessun onere 2. ca. € 100.000 per costituzione, regolamentazione e gestione del Fondo 3. nessun onere, grazie alle sinergie attivabili con i servizi già esistenti di CENTURIA e CISE 4. ca. € 140.000 per il coaching di ca. 10 progetti. 5. ca. € 2.000.000 per finanziare 10 progetti con in media 200.000 ciascuno 6. ca. € 40.000 per promozione su stampa e TV locali e non 7. già inclusi nella fase 2 30 8. già inclusi nella fase 2 9. già inclusi nella fase 2 10. già inclusi nella fase 2 TOTALE fabbisogno finanziario (per un’ipotesi di 10 progetti innovativi): 2.280.000 su base quinquennale. Tale fabbisogno potrebbe essere in parte coperto dalla Commissione Europea tramite Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione mirato allo sviluppo dell’innovazione nelle PMI, che partirebbe a fine 2006, della durata di sette anni e 4,2 miliardi di €. I tre assi del Programma sono “Telecomunicazioni”, “Energia” e “Imprenditorialità”. In particolare, in quest’ultimo asse sono previste diverse azioni, tra cui il cofinanziamento di iniziative a favore della neo-imprenditorialità innovativa con fondi di venture capital per lo start-up. Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) 1. immediatamente disponibile 2. 1-2 mesi 3. 1-6 mesi 4. 2-8 mesi 5. 8-12 mesi 6. 1-2 mesi 7. 2-4 mesi 8. 36-48 mesi 9. 2-4 mesi 10. 2-4 mesi Un arco di tempo ragionevolmente prevedibile per giungere alla fase 6 di attivazione del Fondo è di ca.12 mesi. La durata complessiva di una prima rotazione del Fondo è prevedibile in ca. 5 anni. 31 SCHEDA N. 4 POLI COMPETITIVITA’ E MARKETING TERRITORIALE Azione proposta Completamento rete telematica territoriale pubblica. L’azione prevede anche l’elaborazione di politiche di facilitazione dell’accesso dei privati alle reti telematiche digitali di nuova generazione. Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) Studio di fattibilità in corso Progetto esecutivo (previa verifica di fattibilità) Attore responsabile Provincia/Regione Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Comuni, Comunità Montane, Hera, Acanto, imprese locali operanti nel settore, Poli scientifico-didattici di Cesena e Forlì Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) Complessivo € 2.000.000 + IVA Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) Complessivo stimato 24 mesi dall’approvazione del progetto esecutivo 32 SCHEDA N. 5 POLI COMPETITIVITA’ Azione proposta Distretti produttivi e sistemi locali di impresa. L’azione si prefigge lo scopo di individuare i fabbisogni dei sistemi locali di specializzazione (sistema aeronautico, agroalimentare, avicolo, calzaturiero, mobile imbottito, nautico, turistico, ecc.) per arrivare a forme di finanziamento e reperimento di finanziamenti per i processi di riqualificazione, innovazione e crescita economica. I fabbisogni saranno elaborati attraverso percorsi di analisi delle specializzazioni produttive del territorio. Il risultato finale dell’intero progetto sarà quello di fornire supporto alle imprese ed ai sistemi di impresa su aspetti di valorizzazione della produzione. Occorre, da un lato, intervenire sui settori maturi e, dall’altro, investire strategicamente nei settori nuovi. Per “ringiovanire” i primi occorre migliorare la qualità, elevare il contenuto tecnologico e sviluppare i servizi collegati alla produzione (progettazione, design, marketing e logistica). Per sviluppare i secondi occorre puntare sulle produzioni ad alto contenuto tecnologico e a maggior valore aggiunto in termini di conoscenza, in sintonia con i settori col miglior trend di crescita della domanda su scala mondiale. La sottoazione a) del progetto (che rappresenta anche la fase di fattibilità) è orientata di fatto ad individuare il tipo di flussi tecnologici, flussi di conoscenza e flussi di informazione che si innestano in determinate filiere o poli di produzione e ad indirizzare azioni a livello territoriale per ottimizzare l’effetto rete. In un momento cruciale per la definizione del futuro assetto economico di sistemi locali incentrati su specializzazioni a bassa intensità tecnologica e forte polverizzazione dimensionale, il presente progetto, cercando di fondere aspetti tradizionali di analisi economica a livello di impresa con aspetti di organizzazione produttiva, economia del sistema territoriale ed analisi ingegneristica dei processi e dei prodotti, si sviluppa intorno al concetto di “logica di valore” per cercare di comprendere quanto le tradizionali determinanti del valore economico ed aziendale siano erose da nuove variabili di competitività e come tali nuove determinanti vadano incentivate e diffuse. La sottoazione b) prevede un progetto esecutivo orientato alla creazione di un “programma pluriennale provinciale per le attività produttive” che permetta di intervenire sulla valorizzazione dei singoli sistemi in termini di innovazione di prodotto e commercializzazione. Questa azione dovrà agire in forte sinergia con l’azione della scheda 6 “Accordi territoriali per insediamenti produttivi”, sottoazioni a) e b). Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) Fattibilità: costruzione di una mappa del valore creato dai sistemi produttivi locali (questa fase sarà sviluppata con l’obiettivo di tracciare una mappa dello sviluppo dei sistemi produttivi locali). Alcuni fattori analizzati saranno: • potenzialità di innovazioni di prodotto; • valore economico del processo produttivo e dei segmenti che compongono la produzione di un determinato settore e filiera; • propensione alla cooperazione a rete; • potenzialità di utilizzo per piattaforme di comunicazione opensource; • effetti di incentivo per il passaggio delle imprese “a basso valore” verso segmenti “ad alto valore”. Attore responsabile a) Fattibilità: Università (Economia, Ingegneria, Scienze Politiche), unità di ricerca Antares, Centuria, CISE; b) Amministrazione provinciale, Associazione di categoria e soggetto da individuare 33 Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Serinar, Provincia, Camera di Commercio, comuni, Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) Fattibilità: 70.000 euro; progetto esecutivo: da verificare. Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) Fattibilità: fine 2006 - 2007 Progetto esecutivo: 2007-2008 34 SCHEDA N. 6 MARKETING TERRITORIALE Azione proposta a) Accordi territoriali per insediamenti produttivi in aree strategiche individuate dal PTCP. L’azione si propone di promuovere e formalizzare accordi territoriali tra enti pubblici per specifiche aree strategiche di “competenza trasversale” di più comuni, con l’obiettivo di creare aree a forte vocazione di insediamento produttivo nel territorio provinciale, ottimizzando effetti di contiguità e prossimità con insediamenti e servizi urbani esistenti. b) Attrazione investimenti: impresa “chiavi in mano” per investitori dall’estero Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) a) Fattibilità per ciascun area strategica individuata b) Fattibilità Attore responsabile a) Amministrazione provinciale b) Attrazione investimenti: valorizzazione di soggetti esistenti (previa valutazione della necessità di evoluzioni ed aggiornamenti); Amministrazione provinciale Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Comuni Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) a) Da verificare b) Attrazione investimenti: verificare Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) Attrazione investimenti: 2007 35 SCHEDA N. 7 MARKETING TERRITORIALE Azione proposta Sportello Unico per le Attivita’ Produttive Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) Assegnato studio di fattibilità Attore responsabile Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Forlì, Comune di Cesena Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Comuni del territorio, Asl, Vigili del fuoco, altri soggetti coinvolti nelle procedure di autorizzazione Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) Studio di fattibilità € 18.000 (+ IVA) Progetto esecutivo in fase di valutazione (circa € 250.000 + IVA), la sua attivazione essendo legata agli esiti dello studio di fattibilità Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) Studio di fattibilità entro il 15/7/06 Attuazione progetto 24 mesi dall’approvazione del progetto esecutivo 36 SCHEDA N. 8 FINANZA DI IMPRESA E MARKETING TERRITORIALE Azione proposta 1) Internazionalizzazione: analisi di fattibilità e creazione di una finanziaria per le imprese della Provincia (meglio sarebbe dell’area Romagna) che: - Entra in partecipazione con le imprese che attivano il processo di sviluppo del proprio business nei Paesi extra Unione Europea - Finanzia con strumenti mirati gli imprenditori che intendono svilupparsi all’estero, tramite accordi con le banche aderenti 2) Internazionalizzazione: promozione di un network per l’informazione e l’assistenza alle imprese che intendono internazionalizzarsi nell’ambito della Rete regionale SPRINT (Sportello Regionale per l’Internazionalizzazione) localizzato presso le Camere di Commercio, che: - Favorisce e sviluppa l’accesso al credito e alle coperture assicurative messe a disposizione per le esportazioni da Sace e dalle compagnie assicurative private. - E’ il punto di assistenza/consulenza per l’imprenditore, attivando tutte le reti e i servizi disponibili (Simest, Ice, Camere di Commercio Italiane all’Estero, etc.). 3) Internazionalizzazione: creazione di una struttura in grado di: - Promuovere il territorio e i prodotti all’estero - Svolgere un ruolo di interfaccia alle imprese per investimenti all’estero: impresa “chiavi in mano” per investimenti di nostre imprese all’estero Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) 1) Prefattibilità, Fattibilità e realizzazione 2) Prefattibilità, Fattibilità e realizzazione 3) Prefattibilità, Fattibilità e realizzazione Attore responsabile CAMERA DI COMMERCIO DI FORLI’-CESENA (anche come Sportello Provinciale SPRINT) Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Provincia di Forlì-Cesena e altri enti pubblici Banche, Associazioni di categoria, Altra Romagna, Centuria-Rit, UNIDO Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) 1) Fattibilità: 20.000 €; Creazione struttura: da definire 2) già operativo tramite la Camera di Commercio 3) Promozione all’estero: 1-1,5 milioni di euro all’anno (di cui 50% fondi UE) Interfaccia alle imprese per investimenti all’estero: 10 milioni di euro di capitalizzazione Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) 2006-2007 37 SCHEDA N. 9 FINANZA D’IMPRESA Azione proposta FONDO ROTATIVO PER INVESTIMENTI IN CAPITALE DI RISCHIO PER OPERAZIONI STRAORDINARIE D’IMPRESA - CREAZIONE DI INDICATORI ECONOMICO-FINANZIARI 1. Istituzione di un fondo rotativo a partecipazione pubblica e privata destinato ad effettuare operazioni di investimento in capitale di rischio di importo contenuto nelle imprese al fine di immettere nel patrimonio i capitali necessari ad affrontare quei processi e quelle trasformazioni che si renderanno necessarie per lo sviluppo e il sostenimento dell’impresa stessa in tutto il suo ciclo di vita. In particolare può essere utilizzato per sostenere la fase di start-up, piani di sviluppo, nuove strategie, acquisizioni aziendali, passaggi generazionali o altri processi critici, per sviluppare nuovi prodotti e nuove tecnologie, per espandere il circolante, per finanziare acquisizioni, o per rafforzare la struttura finanziaria della società, per risolvere problemi connessi con la proprietà di un’impresa. Trascorso un periodo di tempo definito vi è il riacquisto delle quote sociali da parte dell’imprenditore, con possibilità di reimpiego in un nuovo intervento del capitale rientrato. 2. Creazione e divulgazione di indicatori economico-finanziari per settori o tipologie di imprese che presentano particolarità o criticità (artigianato, agroalimentare, cooperazione), finalizzati ad una migliore comprensione della reale situazione economico-patrimoniale di queste tipologie di imprese da parte di banche, istituzioni, etc., anche in relazione ai nuovi sistemi di rating imposti da Basilea 2 Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) PREFATTIBILITA’ Analisi casistica tipologie di operazioni straordinarie d’impresa da finanziare Analisi adempimenti connessi alla normativa comunitaria in materia di aiuti di stato e di autorizzazione amministrativa. Analisi procedure e fasi operative connesse al funzionamento del fondo Analisi attività di assistenza e affiancamento per le aziende finanziate FATTIBILITA’ Selezione operazioni straordinarie di impresa da finanziare, dotazione fondo e importo min/max delle operazioni Ricerca risorse finanziarie per il fondo Stesura e approvazione regolamento del Fondo e di tutti gli atti collegati (es: sottoscrizione quote, patto riacquisto, etc.) Individuazione esperti per commissione tecnica di valutazione e definizione criteri e metodologie per la valutazione e selezione delle domande (due diligence) Individuazione servizi di affiancamento per le aziende finanziate e monitoraggio sviluppo aziendale Attività promozionali e di comunicazione Attore responsabile CAMERA DI COMMERCIO DI FORLI’-CESENA e AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI FORLI’-CESENA Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e Fondazione Cassa dei Risparmi di Cesena Altri esponenti del sistema bancario Comuni della provincia Consorzi Fidi + Banche Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) DOTAZIONE FONDO ROTATIVO 38 Euro 3.000.000 OGNI ANNO (per rendere finanziabili almeno 6 interventi da euro 500.000 l’uno) SPESE DI GESTIONE DEL FONDO Euro 70.000 relativi a: Spese legali Spese Comitato Tecnico per valutazione e selezione progetti Spese promozione e comunicazione esterna INDICATORI ECONOMICO-FINANZIARI Euro 30.000 Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) Circa 12-15 mesi per l’attivazione del Fondo. 2006 per gli indicatori. 39 SCHEDA N. 9 / B FINANZA D’IMPRESA Azione proposta FONDO ROTATIVO PER LE IMPRESE AGROALIMENTARI Istituzione di un fondo rotativo a partecipazione pubblica e privata destinato ad effettuare operazioni di investimento in capitale di rischio di importo contenuto nelle imprese al fine di immettere nel patrimonio i capitali necessari ad affrontare quei processi e quelle trasformazioni che si renderanno necessarie per lo sviluppo e sostenimento dell’impresa stessa in tutto il suo ciclo di vita. In particolare può essere utilizzato per sostenere la fase di start-up, piani di sviluppo, nuove strategie, acquisizioni aziendali, passaggi generazionali o altri processi critici, per sviluppare nuovi prodotti e nuove tecnologie, per espandere il circolante, per finanziare acquisizioni, o per rafforzare la struttura finanziaria della società, per risolvere problemi connessi con la proprietà di un’impresa. Trascorso un periodo di tempo definito vi è il riacquisto delle quote sociali da parte dell’imprenditore, con possibilità di reimpiego in un nuovo intervento del capitale rientrato. Fasi di sviluppo necessarie (pre-fattibilità; fattibilità; azione già cantierabile, ecc.) Fattibilità per le PMI (per il settore agroalimentare: già cantierabile in fondo di rotazione; già realizzati gli strumenti di consolidamento dell’indebitamento con approvazione della Commissione Europea) Attore responsabile AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI FORLI’-CESENA Soggetto operativo da istituire Partnerships attivate o attivabili per l’espletamento delle azioni Camera di Commercio di Forlì-Cesena Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e Fondazione Cassa dei Risparmi di Cesena Altri esponenti del sistema bancario L’Altra Romagna Comuni della provincia Consorzi Fidi + Banche Stima fabbisogno finanziario (complessivo e per ogni singola fase) per settore agroalimentare totale di almeno 60 mio Euro (20 mio Euro dalla BEI + 20 mio Euro da PSR + 20 mio Euro Banche locali) Tempi (complessivi e stimati per ciascuna fase) 2006-2007 40 Riepilogo degli strumenti proposti e delle risorse coinvolte Riepilogo degli strumenti proposti e delle risorse coinvolte Scheda N. Tema di intervento principale Nome azione Strumenti individuati Stima risorse iniziali (in migliaia di euro) Qualità del lavoro Applicazione alle PA appaltanti NETWORK DI di alcune prassi gestionali COORDINAMENTO derivati dalla norma SA8000 1 2 80 (triennio) Formazione, lavoro, impresa NETWORK DI COORDINAMENTO Sottoazione b) 155 (per primo anno) Seed capital FONDO SEED CAPITAL 2.280 (quinquennio) Poli di competitività 3 Completamento rete telematica NETWORK DI territoriale pubblica COORDINAMENTO 4 2.000 Sistemi locali di impresa PROGRAMMA DI COORDINAMENTO PROVINCIALE 70 (fattibilità) 6 Accordi territoriali per insediamenti produttivi NETWORK DI COORDINAMENTO da verificare 7 Sportello Unico per le Attività Produttive NETWORK DI COORDINAMENTO 268 8 Finanziaria per internazionalizzazione FINANZIARI A PROVINCIALE 12.000 9 Fondo rotativo generale per investimenti in capitale di rischio; fondo rotativo per imprese agroalimentari (scheda 9B) FONDO ROTATIVO 3.100 (generale primo anno) 60.000 (agroalimentare) 5 Marketing territoriale Finanza di impresa 41 Protocollo per la Qualità del lavoro PREMESSO CHE: • • • • • La qualità del lavoro è ritenuta dagli attori pubblici e privati del territorio un fondamentale fattore di competitività Al pari degli investimenti infrastrutturali materiali e delle politiche per finanziare l’innovazione tecnologica delle aziende oggi l’investimento sulle risorse umane rappresenta una necessità per tutti gli attori coinvolti nelle relazioni industriali. Innovative relazioni industriali finalizzate all’accrescimento della conoscenza e della motivazione nelle risorse umane possono apportare benefici al sistema locale e diventare sempre di più un reale fattore competitivo in grado di attenuare al massimo il gap derivante dal puro confronto sul costo del lavoro. La recente legge regionale in materia di lavoro delinea un quadro e prospetta strumenti che vanno enucleati a livello locale per trasformarli in concrete opportunità di crescita della qualità del lavoro. Con il patto per lo sviluppo siglato nel luglio 2005 si è avviato un percorso condiviso e partecipato dagli attori sociali finalizzato ad intervenire sui principali fattori di criticità che ostacolano il pieno utilizzo delle capacità intellettuali e delle energie umane disponibili all’interno dei processi di innovazione organizzativa e produttiva che il sistema delle imprese locali sta svilppando TUTTO CIÒ PREMESSO Le associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sindacali e gli enti pubblici operanti sul territorio provinciale s’impegnano, sottoscrivendo il presente protocollo, ad attivarsi per sviluppare un ambiente favorevole alla qualità del lavoro. In particolare s’impegnano a: 1) INTERVENIRE SUL MERCATO DEL LAVORO LOCALE CON L’OBIETTIVO DI CONTRASTARE CONDIZIONI E FORME DI PRECARIETA’ 1.1 La stabilizzazione del lavoro a) Quando, in applicazione della legge regionale 17/2005, la Giunta regionale provvederà ad individuare i criteri per l’assegnazione da parte delle Province degli incentivi alla trasformazione in rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato delle situazioni ad elevato rischio di precarizzazione (relative a persone occupate, per un tempo prolungato o in modo reiterato, con rapporti di lavoro anche autonomi e che si trovino in condizioni che, in relazione alla natura dei rapporti di lavoro ed alle situazioni personali, comportano elevato rischio di precarizzazione), i soggetti contraenti il Patto provinciale, si incontreranno per individuare, alla luce delle norme e degli atti applicativi richiamati, le azioni più idonee ad assicurare il più alto livello di efficacia e di estensione di tale strumento nel territorio provinciale. Sin d’ora si conviene inoltre, che i progetti aziendali di stabilizzazione, saranno oggetto di specifica concertazione a livello d’impresa con le RSU e/o le organizzazioni sindacali. b) Più in generale, per quanto attiene all’erogazione di risorse ed incentivi in favore delle imprese, che siano o direttamente di competenza degli EE.LL. e della Camera di 43 Commercio, o sui quali sia comunque previsto il parere motivato degli stessi, va data priorità, coerentemente con le disposizioni di cui all’articolo 46 della L.R. 17/2005, a quelle imprese che adottano pratiche reali di “responsabilità sociale” verso il lavoro, operando così una selettività negli interventi, al fine di orientare anche in questo modo, il sistema produttivo alla valorizzazione e alla qualità del lavoro. 1.2 L’ingresso nel mondo del lavoro Le parti riconoscono l’esigenza di puntare sulla diffusione di forme d’ingresso nel mondo del lavoro, in grado di assicurare contemporaneamente qualificazione, prospettive di sicurezza e riconoscimento dei diritti contrattuali, abbattimento degli oneri sul costo del lavoro. A tale scopo si ritiene di: a) in linea anche con quanto previsto dall’accordo interconfederale del 23 luglio e dalle successive contrattazioni nazionali, valorizzare e incentivare tramite la contrattazione di secondo livello una ampia diffusione del “Contratto di apprendistato professionalizzante”, come la principale modalità di accesso al lavoro per i giovani e contemporaneamente la forma di rapporto più idonea sulla quale puntare per assicurare loro una formazione effettiva ed efficace. b) affinare ed elevare i requisiti richiesti per la realizzazione delle condizioni di qualità dei tirocini individuando e condividendo le caratteristiche che debbano avere i Tirocini per poter essere considerati di qualità. 2) METTERE IN CAMPO UNA STRATEGIA DI CONTRASTO AL LAVORO NERO E IRREGOLARE E PER FAVORIRE L’EMERSIONE. INNALZARE IL LIVELLO DI PREVENZIONE DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA SUL LAVORO 2.1. Si conviene di attivare un tavolo di concertazione, per arrivare ad un “Protocollo d’intesa per la regolarità e la sicurezza nel lavoro nel territorio provinciale” assumendo, come base per il confronto, anche i contenuti del “Protocollo d’intesa per la regolarità e la sicurezza del lavoro nel settore delle costruzioni e dei servizi”, sottoscritto il 25/1/2006 tra Comune di Cesena, Direzione provinciale del Lavoro, Azienda ASL, INPS, INAIL, Casse Edili, Organizzazioni sindacali, Associazioni datoriali, Ordini professionali, nonché di provvedimenti regionali quali la delibera GR 1181/2003. 2.2 EE.LL. e OO.SS. s’impegnano a concertare a livello locale, protocolli d’intesa quadro per la gestione delle esternalizzazioni senza che queste siano assunte come strumento ordinario di gestione dei servizi a finalità sociale e a condizione che siano: - Introdotte nei capitolati d’appalto e convenzione, l’obbligo di applicare integralmente, nei confronti di tutti i lavoratori impiegati, le condizioni economiche e normative previste dal Contratto nazionale di lavoro e da quello integrativo di 2° livello, che vanno preventivamente individuati in sede di stesura del bando di gara. - Assegnate sulla base del metodo della valutazione “ dell’offerta economicamente più vantaggiosa” con attribuzione di quote significative di punteggio, alla qualità ed al merito tecnico del progetto di gestione del servizio. 44 - Favorite le convenzioni con cooperative sociali, che svolgono attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, tramite affidamento diretto e comunque, anche in caso di procedure d’appalto, si deve prevedere l’assegnazione di un punteggio premiante adeguato, per le imprese che prevedono l’inserimento di persone svantaggiate. 3) PER UN EFFICACE GOVERNO DEL MERCATO DEL LAVORO: IL RUOLO E LA FUNZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI PER L’IMPIEGO I Servizi pubblici per il lavoro, sono lo strumento istituzionale principale, per regolare il mercato del lavoro e cioè per attivare, favorire, incentivare, le politiche attive del lavoro sulla base di quanto previsto dalla L.R.17/05 che fissa principi e obiettivi, assegna ruoli, responsabilità e compiti sia al soggetto pubblico sia a quelli privati che con esso collaborano previa richiesta dell’accreditamento. Gli enti locali, fatto salvo il necessario intervento da parte dell’Amministrazione regionale, s’impegnano a garantire ai Centri Pubblici le risorse finanziarie ed umane adeguate a tale complesso e qualificato ruolo, a partire dalla scelta di stabilizzazione del rapporto del personale addetto. 4) LA FORMAZIONE CONTINUA E PERMANENTE Uno sviluppo economico e sociale volto a spostare sulla qualità e sull’innovazione di prodotto e di processo e quindi sulla conoscenza, il punto di forza competitivo del sistema produttivo, non può prescindere dal definire e mettere in campo, un sistema compiuto ed efficace di formazione continua e permanente rivolto a chi cerca lavoro, ma contemporaneamente anche a tutti i lavoratori. Affinché ciò accada la parti s’impegnano a 4.1 mettere in campo Offerte Formative e di accompagnamento tarate individualmente, capaci di motivare le persone e di fare acquisire competenze che siano realmente richieste e spendibili nel mercato del lavoro locale. 4.2 garantire per tutti gli apprendisti lo svolgimento effettivo di una formazione di qualità. 4.3 mettere in raccordo e coordinare tra loro la programmazione della rete pubblica con quella dei Fondi Interprofessionali, per evitare inutili sovrapposizioni o zone non coperte. 4.4 indicare nella sottoscrizione degli “accordi di formazione continua” uno degli assi strategici della contrattazione collettiva aziendale di 2° livello. Anche attraverso il necessario coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori nella determinazione dei progetti formativi. 5) GLI SCENARI DEMOGRAFICI, IL MERCATO DEL LAVORO E LE PARI OPPORTUNITA’ Le Amministrazioni pubbliche firmatarie del patto assumono come asse prioritario delle loro politiche finanziarie e di bilancio per i prossimi anni, il mantenimento e l’estensione del livello qualitativo dei servizi sociali erogati e la qualificazione dello stato sociale rivolto alla popolazione anziana, all’infanzia, all’affermazione delle pari opportunità delle donne, all’integrazione dei cittadini-lavoratori stranieri. 45 Questo anche per: a) Aumentare il tasso di occupazione dei residenti, assumendo pienamente l’obiettivo prioritario di creare condizioni di occupabilità delle donne. b) Potenziare e qualificare ulteriormente, le politiche di integrazione sociale e culturale rivolte ai lavoratori migranti e alle loro famiglie, per rispondere alla necessità di un’ulteriore incremento di lavoratori stranieri di cui ha bisogno l’economia provinciale. 6) I DISABILI: UNA RISORSA E NON UN ONERE I firmatari del patto assumono altresì, ciascuno per il proprio ruolo e la propria specifica funzione, l’obiettivo della promozione e del sostegno all’inserimento e alla stabilizzazione dei disabili nel lavoro.. Anche in riferimento all’utilizzo del “Fondo regionale per i disabili” previsto dalla L.R.17, la Provincia si attiverà immediatamente per convocare le parti sociali al fine di determinare i contenuti della Convenzione quadro prevista all’art.22 della citata L.R. 17/05. 7) STRUMENTI DI CONTROLLO E VIGILANZA Le parti convengono sulla necessità di un pieno raccordo con il C.L.E.S. di cui all’art 5 del DLGS n 124/2004 e con le Istituzioni preposte al controllo ed alla vigilanza in materia di lavoro al fine di mettere in campo gli effettivi controlli ottimizzando ogni forma di intervento relativo alla sicurezza ed alla regolarità del lavoro. 46 Protocollo con gli Enti Locali Premesso che: • Dalle analisi sull’economia locale emerge un quadro della provincia caratterizzato da buone potenzialità, che hanno determinato nel tempo una sostenuta crescita sociale ed economica, ma anche da alcuni limiti allo sviluppo, tuttora irrisolti, che, nell’attuale contesto generale di riferimento, destano preoccupazione. • Attraverso il percorso del Patto per lo sviluppo si è concordato sulla necessità di uno sforzo straordinario per la definizione di un progetto condiviso capace di governare le dinamiche di sviluppo locale attraverso una strategia chiara, progetti concertati e selezionati sulla base di una gerarchia delle priorità, risorse finanziarie adeguate e tempi di realizzazione coerenti con i bisogni e le necessità del sistema economico e sociale. • Le politiche di concertazione sono patrimonio da tempo di questo territorio ed hanno contribuito in maniera determinante al forte sviluppo civile, sociale ed economico delle nostre popolazioni. • Uno sviluppo equilibrato, attento, pur nella congiuntura non favorevole alle esigenze delle realtà più deboli, è stato elemento determinante della crescita del territorio. • Le condizioni imposte dai nuovi scenari economici nazionali ed internazionali alzano il livello della competizione e mettono a confronto interi territori; determinando la necessità di consolidare politiche territoriali di sviluppo come ambito privilegiato all’interno del quale ogni attore pubblico e privato gioca la sua particolare partita di crescita del benessere e della qualità della vita. • I consistenti investimenti che in questi anni sono stati realizzati in tecnologia, strumenti e pianificazioni comuni rappresentano un patrimonio decisivo per realizzare un salto di qualità nei processi amministrativi e per operare quella omogeneizzazione dei processi che possa garantire una riduzione dei tempi e dei costi degli iter burocratici. • Le criticità della situazione economica nazionale rendono necessaria l’attivazione di politiche di sistema per utilizzare al meglio le risorse esistenti dando esecuzione all’insieme delle azioni e degli investimenti individuati come prioritari e necessari, anche dal percorso del Patto per lo sviluppo, a garantire la competitività del nostro territorio. • Uno sviluppo equilibrato e ambientalmente sostenibile del territorio comporta anche possibilità di maggiori risorse per le politiche di bilancio degli Enti locali. Visto: • I contenuti e le scelte strategiche di sviluppo contenute nel P.T.C.P. recentemente approvato e la scansione temporale delle infrastrutture in esso evidenziate, siano esse infrastrutture fisiche o telematiche. • L’analisi dei dati del Bilancio Consolidato Territoriale della provincia di Forlì-Cesena, 47 che fa un quadro della dotazione finanziaria degli Enti locali per la parte corrente e per la parte relativa agli investimenti. • I contenuti del Piano operativo del Patto per lo sviluppo e le azioni che direttamente coinvolgono gli enti locali (riduzione degli impatti negativi della burocrazia, reti telematiche, insediamenti e marketing del territorio, finanza di territorio e di impresa, qualità del lavoro e valorizzazione delle risorse umane) con l’obiettivo di rendere più competitivo il sistema delle imprese locali Tutto ciò posto si conviene di: • Attivare politiche che attraverso l’associazione di funzioni di più comuni, valorizzando il ruolo delle C.M. e dei due Comuni capoluogo di Cesena e Forlì, ed il sostegno e il coordinamento della Provincia mirino, attraverso l’adozione e l’utilizzo di strumenti amministrativi ed iter burocratici condivisi, al contenimento della spesa e alla riduzione dei tempi degli iter burocratici. • Definire le modalità per la partecipazione ed il fattivo sostegno degli Enti locali alle politiche e ai progetti strategici di competitività del territorio che sono emersi ed emergeranno nel percorso del Patto per lo sviluppo locale. • Partecipare attivamente alla creazione delle condizioni metodologiche ed all’attivazione degli strumenti idonei a migliorare la coesione sociale del territorio ed ad raggiungere gli obiettivi di sviluppo quali-quantitativo previsti dal Patto per lo sviluppo della Provincia di forlì-Cesena 48 Accordo quadro tra Amministrazione provinciale e la Camera di Commercio di Forlì-Cesena ed i Poli scientifici e didattici di Forlì e Cesena dell’Università Alma Mater di Bologna, nell’ambito del Patto per lo Sviluppo Considerato che • l’offerta didattica presente nei due Poli di Cesena e Forlì è ormai articolata in numerosi corsi di laurea (triennale e specialistica) delle facoltà di Agraria, Architettura, Economia, Ingegneria II, Medicina Veterinaria, Psicologia, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze Politiche, Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori; • i Poli di Cesena e Forlì realizzano progetti didattici innovativi, garantiscono efficienti servizi agli studenti, favoriscono i rapporti tra Università e Impresa, promuovono l’inserimento dei laureandi e laureati nel mondo del lavoro, sostengono lo sviluppo della ricerca e dei processi d’internazionalizzazione; • lo sviluppo dei Poli di Cesena e Forlì ha avuto un forte impatto anche sull’attività di ricerca, con un potenziale (rappresentato dai docenti, dai ricercatori, dai dottorandi, dagli assegnisti, dai borsisti e dai collaboratori di ricerca) che raggiunge una consistenza numerica significativa e spazia su una molteplicità di tematiche relative a numerose macroaree; • è stata stimolata e sostenuta sia l’integrazione tra la ricerca universitaria e la realtà economico-produttiva del territorio provinciale sia la creazione di nuove imprese nel campo delle tecnologie innovative e la valorizzazione del contenuto innovativo delle imprese di recente costituzione, con un fattivo coinvolgimento dei Poli scientifico-didattici di Cesena e Forlì. Tenuto conto • degli Accordi Quadro stipulati fra l’Alma Mater ed i Comuni di Cesena e Forlì. Premesso che • il Patto per lo sviluppo si propone di operare in cinque ambiti per garantire un impatto di carattere territoriale alle iniziative che si andranno a realizzare, e più precisamente : • • • • • Il tema del sostegno alle idee imprenditoriali e degli spin-off innovativi (tema del trasferimento di conoscenza e tecnologico); Il tema delle competenze professionali e dell’inserimento nel mondo del lavoro anche in connessione con azioni coordinate di orientamento (tema della mediazione università-impresa); Il tema dello sviluppo economico, imprenditoriale e industriale del territorio (tema del network per il marketing del territorio); Il tema delle risorse pubbliche e private dedicate allo sviluppo (tema della finanza pubblica e privata); Il tema dell’integrazione progettuale in un ambito territoriale più vasto, romagnolo e regionale (tema degli accordi istituzionali). 49 Premesso inoltre che • il Patto per lo sviluppo ha l’obiettivo di arrivare alla creazione di uno strumento condiviso di coordinamento di azioni progettuali di carattere territoriale come evidenziato ed illustrato nel Piano di azione; • l’azione di collegamento con la ricerca universitaria e le possibili forme di trasferimento di conoscenza e di tecnologia tra Università e sistema economico locale resta un obiettivo fondamentale per il raggiungimento di un elevato livello di integrazione tra il decentramento dell’Alma Mater ed il territorio della Provincia di ForlìCesena; • il sistema dei servizi connessi all’espletamento delle attività didattiche e di ricerca, nei confronti di studenti e docenti, rappresenta un’area di azione in cui sia i Poli scientifici e didattici, sia gli enti locali ed altre istituzioni preposte debbono lavorare in piena concertazione e sinergia per il raggiungimento di elevati standard di qualità ed efficienza; • l’area della formazione avanzata e del raccordo tra tale formazione ed il sistema economico locale ricopre particolare importanza nella definizione di azioni prioritarie per l’accrescimento del capitale umano ed imprenditoriale del territorio; Tutto ciò premesso, si stipula e si conviene quanto segue: Art. 1 Le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale della presente convenzione. Art. 2 L’Amministrazione provinciale e la Camera di Commercio di Forlì-Cesena, quali enti promotori del Patto per lo Sviluppo, si impegnano a promuovere, in sinergia con i Poli scientifici e didattici di Forlì e di Cesena, attività, iniziative e progetti di valenza territoriale ed aventi per obiettivo lo sviluppo culturale, economico, sociale ed imprenditoriale della provincia. Art. 3 In tale ambito, rappresentanti dei due Poli scientifici e didattici parteciperanno alle attività dell’istituendo comitato scientifico e tecnico e degli altri organi previsti dal Patto per lo sviluppo, nonché alle attività del comitato scientifico e tecnico dei futuri strumenti di coordinamento che verranno creati per garantire continuità al Patto. Il comitato opererà affinché le attività di progettazione ed attuazione progettuale rispettino gli obiettivi del Patto per lo sviluppo e siano in linea con le finalità di sviluppo socio-economico del territorio. Art. 4 Il Patto per lo sviluppo ed i Poli scientifici e didattici di Forlì e Cesena definiranno, all’entrata in vigore della presente convenzione, le modalità per garantire il migliore collegamento tra attività di formazione, tirocinio e stage e sistema economico locale, nell’ambito delle azioni contenute nel Piano di azione del Patto per lo sviluppo e finalizzate a tale scopo. Art. 5 La firma di questo accordo non comporta alcun obbligo finanziario da parte dei contraenti. 50 Protocollo con le banche Premesso che • • • • • • Dalle analisi sull’economia locale emerge un quadro della provincia caratterizzato da buone potenzialità, che hanno determinato nel tempo una sostenuta crescita sociale ed economica, ma anche da alcuni limiti allo sviluppo, tuttora irrisolti, che, nell’attuale contesto generale di riferimento, destano preoccupazione. Attraverso il patto per lo sviluppo sottoscritto dalle istituzioni e dalle forze economiche e sociali si è concordato sulla necessità di uno sforzo straordinario per la definizione di un progetto condiviso capace di governare le dinamiche di sviluppo locale attraverso una strategia chiara, progetti concertati e selezionati sulla base di una gerarchia delle priorità, risorse finanziarie adeguate e tempi di realizzazione coerenti con i bisogni e le necessità del sistema economico. gli attori pubblici e privati ritengono necessario promuovere una coalizione sociale ed economica capace di rinnovare il proprio protagonismo nella partecipazione alle scelte per lo sviluppo territoriale aderendo e partecipando attivamente alla realizzazione di un progetto di sviluppo locale. Il sistema bancario ha sempre giocato un ruolo di primo piano nell’affiancare le imprese nei loro processi di crescita e si è sempre dimostrato disponibile a partecipare ai progetti di sviluppo territoriale le sfide poste dalle trasformazioni in atto impongono intensi cambiamenti sia nel mondo imprenditoriale che bancario e richiedono modifiche anche nelle relazioni fra i diversi soggetti economici, al fine primario di facilitare e sostenere i processi di crescita e di migliorare il dialogo comune su basi di reciproca trasparenza e collaborazione”. Vi è la necessità di migliorare la struttura finanziaria delle imprese, spostare il credito dal breve al medio-lungo termine e più in generale di aiutare gli imprenditori ad acquisire una cultura finanziaria in grado di incrementare la capacità competitiva delle imprese soprattutto verso i processi di internazionalizzazione Tutto ciò premesso si conviene di: 1. individuare azioni per il miglioramento di aspetti rilevanti e specifici della relazione tra banche ed imprese anche attraverso l’avvio di un Tavolo di lavoro permanente presso la Camera di Commercio di Forlì-Cesena per affrontare in modo strutturato e in via sistematica le tematiche connesse all’innalzamento qualitativo delle relazioni. 2. Attivare un’”Osservatorio permanente sui rapporti banca e impresa”, al fine di fornire un supporto quantitativo, attraverso analisi e valutazioni mirate, al tema del miglioramento della struttura finanziaria delle imprese locali. 3. Organizzare, in comune e in via sistematica, attività informative e formative e definire procedure operative a livello locale sui temi che saranno affrontati e risolti con appositi accordi nonché su altre tematiche che riguardano il rapporto tra imprese bancarie e di altri settori produttivi (es. Basilea2, criteri generali di valutazione della capacità di credito delle Pmi, ecc). 4. Le banche dichiarano la propria disponibilità a partecipare alla costruzione opera- 51 tiva degli strumenti finanziari che il Patto per lo sviluppo della Provincia di ForlìCesena ha individuato a supporto dei processi di innovazione e di riorganizzazione del sistema imprenditoriale locale. 5. Nell’ambito della loro autonomia e discrezionalità le banche s’impegnano a valutare di partecipare attraverso proprie risorse finanziarie e gestionali alla attivazione dei suddetti strumenti finanziari 6. Nell’ambito dell’attività di finanziamento di progetti di sviluppo territoriale promossi autonomamente o partecipati le banche firmatarie concordano sulla necessità di ricercare integrazioni e coordinamenti con analoghe iniziative promosse da altri soggetti ed individuano nel Patto per lo sviluppo un soggetto con cui dialogare per ottimizzare gli investimenti riducendo il rischio di duplicazioni e sprechi di risorse ed energie. 7. A tal fine verranno definite modalità di rappresentanza e di partecipazione delle banche ai meccanismi di funzionamento del Patto per lo sviluppo affinché si possa realizzare una vera partnership ed un reale protagonismo del mondo bancario per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal territorio. 52 Schede propedeutiche alla realizzazione dei tavoli Premessa metodologica Le schede che si allegano sono finalizzate ad alimentare il dibattito senza volerlo necessariamente delimitare all’interno delle argomentazioni in esse contenute. Al tempo stesso non vogliono rappresentare la posizione dei soggetti firmatari del Patto per lo sviluppo sulle materie oggetto di confronto e quindi non richiedono l’espressione di un accordo o di una contrarietà. Riteniamo necessario evidenziare come la grande mole di materiale prodotto a partire dalla Conferenza per la strategia ed il governo del territorio per arrivare ai contenuti del Patto per lo sviluppo sottoscritto lo scorso luglio contribuisca a delineare meglio la mappa all’interno della quale sviluppare il confronto fra gli attori istituzionali e privati del territorio. Dall’insieme delle questioni poste è necessario, lo ripetiamo, determinare una gerarchia delle priorità capace di dare concretezza operativa ad una parte del fabbisogno di supporto competitivo richiesto dal territorio della provincia di Forlì-Cesena. Siamo tutti abituati ad orientarci lungo gli assi costituiti da Obiettivi, azioni, strumenti e risorse. Probabilmente le schede, o parte di esse, potranno sembrare lacunose nella declinazione del percorso suddetto. In realtà consapevolmente abbiamo cercato di spostare il più possibile l’attenzione sul cosa fare e sugli strumenti da adottare dando per acquisita e condivisa in grande parte l’analisi sulle problematiche, sugli obiettivi e sulle azioni. Al tempo stesso ci rendiamo conto che le questioni poste all’attenzione dei tavoli non sono delimitabili nelle aree tematiche individuate ma che presentano caratteri di trasversalità che rendono difficile limitarne l’analisi e lo sviluppo delle idee allo schema di discussione proposto. I tavoli rappresentano uno strumento di lavoro per arrivare al massimo di condivisione rispetto alla formulazione di una proposta operativa complessiva da presentare nell’ambito degli stati generali che costituiranno il luogo della sintesi politica e delle scelte. 53 Le Azioni positive per incrementare la qualità del Lavoro Scheda per il tavolo tematico L’obiettivo del tavolo tematico sulla qualità del lavoro è quello di definire azioni e strumenti operativi in grado di aumentare il valore aggiunto che innovative relazioni industriali finalizzate all’accrescimento della conoscenza e della motivazione nelle risorse umane possono apportare al sistema locale e diventare sempre di più un reale fattore competitivo in grado di attenuare al massimo il gap derivante dal puro confronto sul costo del lavoro. Al pari degli investimenti infrastrutturali materiali e delle politiche per finanziare l’innovazione tecnologica delle aziende oggi l’investimento sulle risorse umane rappresenta una necessità per tutti gli attori coinvolti nelle relazioni industriali. La recente legge regionale in materia di lavoro delinea un quadro e prospetta strumenti che vanno enucleati a livello locale per trasformarli in concrete opportunità di crescita del lavoro, concretizzando gli obiettivi in essa contenuti, partendo dal concetto che uno sviluppo di qualità non può prescindere dalla qualità del lavoro. A tale scopo formazione professionale, aggiornamento e lotta alla precarietà ed alla irregolarità diventano obiettivi comuni. A tale proposito potrebbe essere importante attivare un tavolo permanente al quale viene assegnato il compito di verificare, in modo celere e puntuale le specifiche disposizioni della citata L.R. 17/05 e, in particolare, le norme immediatamente operative, gli ambiti di intervento ricondotti alle competenze delle Province ed i contenuti dei provvedimenti attuativi adottati dalla Regione, allo scopo di individuare e decidere le azioni necessarie ad una loro corretta ed estesa applicazione nella realtà locale. Un primo impegno operativo che va assunto sarà senz’altro quello di assicurare una diffusa ed esaustiva informazione al sistema delle imprese, sui contenuti, le finalità, gli strumenti, previsti dalla suddetta legge; in questo senso l’Assessorato Provinciale Mercato del Lavoro proporrà in sede di Commissione Tripartita un apposito progetto. OBIETTIVI E STRUMENTI 1) INTERVENIRE SUL MERCATO DEL LAVORO LOCALE CON L’OBIETTIVO DI CONTRASTARE CONDIZIONI E FORME DI PRECARIETA’ 1.1 La stabilizzazione del lavoro a) Quando, in applicazione della legge regionale 17/2005, la Giunta regionale provvederà ad individuare i criteri per l’assegnazione da parte delle Province degli incentivi alla trasformazione in rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato delle situazioni ad elevato rischio di precarizzazione (relative a persone occupate, per un tempo prolungato o in modo reiterato, con rapporti di lavoro anche autonomi e che si trovino in condizioni che, in relazione alla natura dei rapporti di lavoro ed alle situazioni personali, comportano elevato rischio di precarizzazione) i soggetti contraenti il Patto provinciale, si incontreranno per individuare, alla luce delle norme e degli atti applicativi richiamati, le azioni più idonee ad assicurare il più alto livello di efficacia e di estensione di 54 tale strumento nel territorio provinciale. Sin d’ora si conviene inoltre, che i progetti aziendali di stabilizzazione, saranno oggetto di specifiche concertazioni a livello d’impresa con le RSU e/o le organizzazioni sindacali. b) Più in generale, per quanto attiene all’erogazione di risorse ed incentivi in favore delle imprese, che siano o direttamente di competenza degli EE.LL. e della Camera di Commercio, o sui quali sia comunque previsto il parere motivato degli stessi, va data priorità, coerentemente con le disposizioni di cui all’articolo 46 della L.R. 17/2005, a quelle imprese che adottano pratiche reali di “responsabilità sociale” verso il lavoro, operando così una selettività negli interventi, al fine di orientare anche in questo modo, il sistema produttivo alla valorizzazione e alla qualità del lavoro. 1.2 L’ingresso nel mondo del lavoro a) Tutti i dati a disposizione, convergono oramai nel dimostrare come attualmente il modello fondato sull’utilizzo dei contratti atipici in entrata e loro successiva trasformazione, diffusa e realizzata in tempi ragionevoli, in rapporti di lavoro stabili e standard non è sufficiente a garantire né un elevato contenuto formativo del lavoro, né prospettive certe di stabilizzazione del rapporto. Da qui, l’esigenza di puntare sulla diffusione di forme d’ingresso nel mondo del lavoro, in grado di assicurare contemporaneamente qualificazione, prospettive di sicurezza e riconoscimento dei diritti contrattuali, abbattimento degli oneri sul costo del lavoro. A tale scopo si ritiene, in linea anche con quanto previsto dall’accordo interconfederale del 23 luglio e dalle successive contrattazioni nazionali, di dover valorizzare e incentivare tramite la contrattazione di secondo livello una ampia diffusione del “Contratto di apprendistato professionalizzante”, come la principale modalità di accesso al lavoro per i giovani e contemporaneamente la forma di rapporto più idonea sulla quale puntare per assicurare loro una formazione effettiva ed efficace, che punti alla stabilizzazione del rapporto di lavoro; su tale tipologia di contratto, la legge regionale 17/2005 e le Delibere di Giunta 1256 e 2183 del 2005, offrono una occasione formidabile in tal senso. Uguale attenzione è necessario venga riscontrata dagli EE.LL. per un pieno utilizzo della norma contrattuale dell’art. 3 del CCNL 1/4/99 sul contratto di formazione lavoro inteso quale prerogativa per l’istaurazione di rapporti di lavoro regolati da selezione pubblica e da percorsi formativi mirati alla migliore efficacia dei servizi resi. b) Assistiamo in questi ultimi tempi, al diffondersi di forme di realizzazione dei tirocini che, esulando dallo scopo per cui l’istituto è stato pensato, sconfinano nel lavoro irregolare proponendo, inoltre condizioni di sottosalario ed in definitiva producono una concorrenza sleale che penalizza le imprese corrette. Ad oggi sono molti gli enti che possono attivare tirocini, i controlli su tale istituto da parte degli organi competenti sono insufficienti rispetto ai requisiti richiesti, emerge inoltre l’esigenza di affinare ed elevare i requisiti richiesti per la realizzazione delle condizioni di qualità dei tirocini. Diviene quindi indispensabile che le parti sociali e la Provincia individuino e condividano le caratteristiche debbano avere i Tirocini per poter essere considerati di qualità. Dalla attivazione, alla formazione, alle regole per tirocinante ed aziende ospitanti, al coinvolgimento delle parti sociali attraverso la Commissione di Concertazione Tripartita. Vanno individuate le caratteristiche generali attraverso le quali definire la “qualità” di un Tirocinio nonché a promuovere e diffondere tirocini che corrispondano a queste condizioni... 55 2) METTERE IN CAMPO UNA STRATEGIA DI CONTRASTO AL LAVORO NERO E IRREGOLARE E PER FAVORIRE L’EMERSIONE. INNALZARE IL LIVELLO DI PREVENZIONE DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA SUL LAVORO 2.1 E’ convinzione comune che tra lavoro nero e irregolare ed infortuni sul lavoro esista un nesso evidente, nel senso che l’azione di contrasto alle forme di lavoro non regolari è condizione imprescindibile anche per un’efficace azione nel campo della sicurezza del lavoro. Si propone di attivare, entro il mese di maggio 2006, un tavolo di concertazione, per arrivare ad un “Protocollo d’intesa per la regolarità del lavoro e del sistema degli appalti pubblici, privati e dei servizi e la sicurezza nel lavoro nel territorio provinciale”. L’Amministrazione provinciale verificherà con la Prefettura la disponibilità di quest’ultima ad assumere congiuntamente la funzione del coordinamento del tavolo. Gli obiettivi del Protocollo sono: - da una parte, di individuare tutte le azioni positive che gli specifici attori sociali ed istituzionali possono mettere in campo per scoraggiare il ricorso a forme di lavoro irregolare e contemporaneamente, tutelare concorrenza e competitività sulla qualità; - dall’altra parte, l’adozione di interventi specifici in ordine alla prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Si consegnano al tavolo di concertazione specifico i seguenti campi d’azione che, pur non esaustivi, costituiscono aspetti prioritari: 1) Assoluta centralità e priorità agli interventi nel settore delle costruzioni (di lavori sia pubblici sia privati) nel turismo e nell’agricoltura, 2) regolamentare in modo efficace le gare d’appalto per opere, servizi e forniture nelle fasi di indizione, aggiudicazione, convenzione ed esecuzione. 3) Mettere in condizione gli Enti preposti all’attività di prevenzione, controllo, repressione, di potenziare la loro azione. Compreso anche l’obiettivo di attività ispettive congiunte anche con la Guardia di Finanza e di accesso alle banche dati della stessa, nella logica dei controlli incrociati. 4) Innalzare decisamente il livello medio della cultura della sicurezza e della prevenzione, con progetti informativi ad hoc rivolti a quelle fasce del mondo del lavoro più deboli ed esposte ( es. extracomunitari ), ed ai giovani direttamente nelle scuole. Si assumono infine, come base per il confronto, anche i contenuti del “Protocollo d’intesa per la regolarità e la sicurezza del lavoro nel settore delle costruzioni e dei servizi”, sottoscritto il 25/1/2006 tra Comune di Cesena, Direzione provinciale del Lavoro, Azienda ASL, INPS, INAIL, Casse Edili, Organizzazioni sindacali, Associazioni datoriali, Ordini professionali, nonché di provvedimenti regionali quali la delibera GR 1181/2003 e la valorizzazione dell’esperienza dei S.I.R.S. 2.2 Negli ultimi anni, si è consolidata anche nel territorio provinciale, la tendenza egli EE.LL. a ricorrere agli appalti per la gestione di servizi. Il volontariato e la cooperazione sociale, hanno un grande ruolo che va valorizzato pienamente, nella costruzione di una società solidale e fortemente coesa. Un ruolo di integrazione, di sinergia e non però di sostituzione tout court dell’offerta a gestione pubblica. 56 Nel campo dei beni sociali fondamentali vi è la necessità di un ruolo forte dell’offerta pubblica che non può essere garantito se a priori il pubblico si ritira dalla gestione diretta. Le esternalizzazioni non possono perciò essere assunte come strumento ordinario di gestione dei servizi a finalità sociale. EE.LL. e OO.SS. dovrebbero impegnarsi a concertare a livello comunale, protocolli d’intesa quadro per la gestione delle esternalizzazioni, per rendere operative le seguenti indicazioni condivise: - Rafforzare il ruolo di indirizzo, programmazione, controllo e verifica, dell’Amministrazione pubblica, valorizzando le proprie competenze interne, affinché l’opzione del ricorso a gestioni esterne mantenga le necessarie garanzie di qualità e corrispondenza dei servizi ai bisogni e finalità per le quali sono erogati. - Attivare di volta in volta delle modalità di confronto per valutare l’opportunità e fattibilità delle ipotesi di esternalizzazione dei servizi. - Introdurre nei capitolati d’appalto e convenzione, l’obbligo di applicare integralmente, nei confronti di tutti i lavoratori impiegati, le condizioni economiche e normative previste dal Contratto nazionale di lavoro e da quello integrativo di 2° livello, che vanno preventivamente individuati in sede di stesura del bando di gara. - Assegnazione sulla base del metodo della valutazione “ dell’offerta economicamente più vantaggiosa” con attribuzione di quote significative di punteggio, alla qualità ed al merito tecnico del progetto di gestione del servizio. - Favorire le convenzioni con cooperative sociali, che svolgono attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, tramite affidamento diretto e comunque, anche in caso di procedure d’appalto, si deve prevedere l’assegnazione di un punteggio premiante adeguato, per le imprese che prevedono l’inserimento di persone svantaggiate. 3) PER UN EFFICACE GOVERNO DEL MERCATO DEL LAVORO: IL RUOLO E LA FUNZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI PER L’IMPIEGO I Servizi pubblici per il lavoro, sono lo strumento istituzionale principale, per regolare il mercato del lavoro e cioè per attivare, favorire, incentivare, le politiche attive del lavoro. Nell’ambito della sfida per orientare il nostro sistema produttivo verso la via alta alla competitività, ai Centri pubblici per l’impiego, deve essere assegnato il compito di lanciare e sostenere la sfida alta alla qualificazione dell’occupazione, alla riduzione della forbice tra domanda e offerta di lavoro presente nel nostro territorio, alla lotta al lavoro irregolare e nero, al contrasto della precarizzazione dei rapporti di lavoro. Per fare ciò è necessario che essi escano dalla troppo lunga fase di sperimentazione che sinora ha contrassegnato la loro attività. La L.R.17/05 fissa principi e obiettivi, assegna ruoli, responsabilità e compiti, sia al soggetto pubblico, sia a quelli privati che con esso collaborano previa richiesta dell’accreditamento. 57 Il Servizio Pubblico per il Lavoro di questa Provincia deve svolgere pienamente le proprie competenze, non solo per le funzioni e le attività che la legge gli riserva in via esclusiva, ma anche per altri servizi quali orientamento e consulenza per il “bilancio di competenza” personalizzando gli interventi rispetto all’utenza. Questo richiede che siano assicurate ai Centri Pubblici le risorse finanziarie ed umane adeguate a tale complesso e qualificato ruolo, a partire dalla scelta di stabilizzazione del rapporto del personale addetto. L’Amministrazione provinciale deve esprimere un impegno specifico in questo senso, fatto salvo il necessario intervento da parte dell’Amministrazione regionale. 4) LA FORMAZIONE CONTINUA E PERMANENTE Uno sviluppo economico e sociale volto a spostare sulla qualità e sull’innovazione di prodotto e di processo e quindi sulla conoscenza, il punto di forza competitivo del sistema produttivo, non può prescindere dal definire e mettere in campo, un sistema compiuto ed efficace di formazione continua e permanente rivolto a chi cerca lavoro, ma contemporaneamente anche a tutti i lavoratori. 4.1 Per quanto attiene alla individuazione del contratto a causa mista “dell’apprendistato professionalizzante” come lo strumento scelto dai firmatari del patto, quale principale e più corretta forma d’ingresso al lavoro per i giovani, si è già detto al punto 1.2, qui ora si specificano le condizioni che rendono tale scelta possibile: la garanzia per tutti gli apprendisti dello svolgimento effettivo di una formazione di qualità. 4.2 Con l’avvio dei Fondi Interprofessionali, occorre mettere in raccordo e coordinare tra loro la programmazione della rete pubblica con quella dei Fondi stessi, per evitare inutili sovrapposizioni o zone non coperte. 4.3 Nell’ambito delle politiche attive perseguite dal Servizio Pubblico per il lavoro, è compito di quest’ultimo, individuare quelle specifiche volte alla qualificazione e al reinserimento lavorativo rivolto a lavoratori e lavoratrici in mobilità. Proprio partendo dalla tipologia di questi lavoratori, si tratta di mettere in campo Offerte Formative e di accompagnamento tarate individualmente, capaci di motivare le persone e di fare acquisire competenze che siano realmente richieste e spendibili nel mercato del lavoro locale. 4.4 I contenuti e il modello dell’offerta formativa nel suo complesso rispetto ai fabbisogni manifesti, latenti e potenziali del sistema locale, vanno comunque sottoposti ad una attenta verifica. 4.5 I Fondi Interprofessionali per la formazione continua, rappresentano una straordinaria opportunità che imprese e sindacati, devono cogliere per il raggiungimento degli obiettivi della qualità produttiva e dell’innovazione. Associazioni datoriali e sindacati dei lavoratori, hanno pertanto l’occasione di indicare nella sottoscrizione degli “accordi di formazione continua” uno degli assi strategici della contrattazione collettiva aziendale di 2° livello. Ciò presuppone la partecipazione attiva ed il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori nella determinazione dei progetti formativi. 5) GLI SCENARI DEMOGRAFICI, IL MERCATO DEL LAVORO E LE PARI OPPORTUNITA’ La prospettiva che ci è consegnata dagli scenari demografici che sono prevedibili per la nostra Provincia nel prossimo decennio, evidenziano come l’invecchiamento della popolazione (naturalmente fenomeno di per sé altamente positivo) e la bassa crescita demo- 58 grafica, avranno sul mercato del lavoro come conseguenza una marcata riduzione della popolazione attiva dai 3 ai 5 punti percentuali al 2015, rispetto all’attuale 66.3% circa. Ciò significa che anche solo per mantenere gli attuali livelli di sviluppo e occupazione, è necessario agire in due direzioni: a) Aumentare il tasso di occupazione dei residenti, assumendo pienamente l’obiettivo prioritario di creare condizioni di occupabilità delle donne. Che permettano cioè da una parte l’entrata di un numero maggiore di donne nel mercato del lavoro e dall’altra di contrastare il fenomeno della loro fuoriuscita dal mercato in corrispondenza con i cicli di vita connessi con le maggiori responsabilità famigliari (lavoro di cura per figli e famigliari). In tal senso va perseguita la strada della ricerca di intese su azioni positive volte a conciliare tempi di vita e tempi di lavoro, come il recente accordo quadro promosso dal Comune di Forlì. b) Potenziare e qualificare ulteriormente, le politiche di integrazione sociale e culturale rivolte ai lavoratori migranti e alle loro famiglie, per rispondere alla necessità di un’ulteriore incremento di lavoratori stranieri di cui ha bisogno l’economia provinciale. Anche da ciò, esce confermato che un sistema di Welfare esteso e qualificato è condizione strategica per lo sviluppo stesso. Le Amministrazioni pubbliche firmatarie del patto debbono assumere quindi, come asse assolutamente prioritario delle loro politiche finanziarie e di bilancio per i prossimi anni, il mantenimento e l’estensione del livello qualitativo dei servizi sociali erogati e la qualificazione dello stato sociale rivolto alla popolazione anziana, all’infanzia, all’affermazione delle pari opportunità e all’integrazione dei cittadini-lavoratori stranieri. A tale scopo si assume l’obiettivo dell’estensione della concertazione come strumento di confronto per la definizione dei bilanci delle Autonomie Locali. 6) I DISABILI: UNA RISORSA E NON UN ONERE I firmatari del patto assumono altresì, ciascuno per il proprio ruolo e la propria specifica funzione, l’obiettivo della promozione e del sostegno all’inserimento e alla stabilizzazione dei disabili nel lavoro, dando piena applicazione alle norme vigenti e all’accordo siglato in Commissione Tripartita per il sostegno lavorativo dei disabili psichici attraverso opportune forme di affiancamento e tutoraggio. Anche in riferimento all’utilizzo del “Fondo regionale per i disabili” previsto dalla L.R.17, la Provincia si attiverà immediatamente per convocare le parti sociali al fine di determinare i contenuti della Convenzione quadro prevista all’art.22 della citata L.R. 17/05. 7) FAVORIRE LA SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA VERSO SETTORI AD ALTO VALORE AGGIUNTO Contro i rischi di delocalizzazione di aziende e settori importanti della nostra realtà vanno aumentate le competenze e le conoscenze degli imprenditori e dei lavoratori locali anche con politiche tese a favorire la crescita del contenuto tecnologico delle lavorazioni e la nascita di nuove attività high tech. In quest’ottica valutata la possibilità (e l’opportunità) di selezionare settori strategici per 59 lo sviluppo della nostra provincia verso i quali convogliare in via prioritaria risorse finanziarie. Fondamentale risulta, per raggiungere questi obiettivi, il coinvolgimento pieno ed efficace degli insediamenti universitari del nostro territorio, da valorizzare nella loro potenzialità di vero vantaggio competitivo per la nostra provincia. Si potrebbe con l’accordo delle parti sociale definire dei “campioni territoriali” da appoggiare con precise scelte di precedenza rispetto ad altri settori e/o aziende. 8) STRUMENTI DI CONTROLLO E VIGILANZA Le parti convengono sulla necessità di un pieno raccordo con il C.L.E.S. di cui all’art 5 del DLGS n 124/2004 e con le Istituzioni preposte al controllo ed alla vigilanza in materia di lavoro al fine di mettere in campo gli effettivi controlli ottimizzando ogni forma di intervento relativo alla sicurezza ed alla regolarità del lavoro. 60 Politiche per la creazione di Poli di competitività attraverso la diffusione dell’innovazione Scheda per il tavolo tematico Ricerca e Business Sviluppo Plan Financing Start-up Accelerazione Dinamica tecnologica Dinamica economica Risultati Ricerca Scouting 61 Bisogni Mutamenti Mercato / Utenza Conoscenza, tecnologia e Ricerca Schema di riferimento per definizione azioni sviluppo competitività attraverso la dinamica dell’innovazione Stato dell’arte Fase Ricerca e Sviluppo Business Plan Financing Start-Up Accelerazione Risultati Ricerca Scouting Bisogni Mutamenti Stato dell’arte - Centri di ricerca Università (Poli di Cesena e di Forlì) (vd. Ponte Innovazione - www.ponteinnovazione.it) - Centri di ricerca di imprese private - ... - Parco scientifico CENTURIA - RIT - ... - Piano Regionale Innovazione - Fondo INGENIUM (Regione Emilia - Romagna) - Bando PRIMI - Spinner - Start Cup - Altri Fondi di Venture Capital - Consorzi FIDI e COOP. Di Garanzia - Bando Innovazione C.d.C. FC - Linee di credito vs. PMI per innovazione istituite da parte di banche locali - ... - Centro di Design CEUB - Studi e società di progettazione (vd. Ponte Innovazione www.ponteinnovazione.it ) - Scuola Ecolabel (C.I.S.E.) - CERCAL - Studi e società di progettazione (vd. Ponte Innovazione www.ponteinnovazione.it ) - Scuola EMAS (C.I.S.E.) - Progetto per laboratorio ricerca industriale scienze alimentari - Progetti incubatore - Sviluppo aree produttive (SAPRO) - ... - Servizi Internazionalizzazione (Ufficio Estero C.d.C.) - Corporate Governance (servizi CSR C.I.S.E.) - Servizi associativi - Consulenza privata - ... - OITOS - "Proattivo" (Centuria - RIT) - Liaison office - ... - "Help Innovazione" (C.I.S.E.) - Circolo Innovazione (Ass. Ind.) - Comitato Innovazione (Centuria - RIT) - CNA Innovazione - Circolo ICT (Legacoop) - ... - "Proattivo" (Centuria - RIT) - "Help Innovazione" (C.I.S.E.) - Foresight tecnologico - ... 62 Priorità di miglioramento Ricerca e Sviluppo Business Plan Financing Risultati Ricerca Scouting Bisogni Mutamenti • AREA DI MIGLIORAMENTO: lo spettro dell'attività di ricerca svolta presso i laboratori dei Poli Universitari di Cesena e Forlì non può e non potrà mai coprire tutti i campi della conoscenza che possono contribuire allo sviluppo economico; carenza di strutture vicine al mondo della ricerca industriale e precompetitiva; scambio insufficiente di personale tra imprese e ricerca. • AZIONI PROGRAMMABILI: Allargamento delle referenze dei centri di competenza all'interno del Data Base di www.ponteinnovazione.it a centri di ricerca nazionali / internazionali selezionati sulla base delle esigenze dell'imprenditorialità locale. Creazione di laboratori indipendenti e con management apposito legati all'Università e mirati al servizio delle imprese. Azioni volte a favorire, organizzare e finalizzare all'innovazione in azienda, lo scambio di personale tra Imprese e Università / Centri di ricerca. • AREA DI MIGLIORAMENTO: redazione dei Business Plan, spesso carenti rispetto a quanto necessario per la fase di financing (in particolare per il Venture Capital). Ë AZIONI PROGRAMMABILI: supporto alla stesura tramite esperti di settore (Azione pilota CISE in fase di pianificazione). • AREA DI MIGLIORAMENTO: disponibilità di fondi per l'innovazione, in particolare nella fase di primo avvio dell'idea innovativa (seed capital). • AZIONI PROGRAMMABILI: Bando di finanziamento su progetti imprenditoriali in campo energetico; bando Fondo Rotativo (seed capital); presentazione dei progetti innovativi agli investitori (venture capital); creazione di una organizzazione a rete a supporto della neoimprenditoria innovativa. • AREA DI MIGLIORAMENTO: Liaison office Servizi per l'innovazione alle PMI • AZIONI PROGRAMMABILI: messa a regime; promozione del liaison office. Potenziamento dei servizi di monitoraggio brevetti e tecnologie, assistenza al trasferimento tecnologico per PMI (attualmente riservati ai soci di Centuria RIT). • AREA DI MIGLIORAMENTO: ricerca di idee innovative. • AZIONI PROGRAMMABILI: concorso di idee; messa a regime dell'Osservatorio Innovazione (realizzato attraverso le indagini svolte dal sistema delle 9 Camere di Commercio dell'Emilia Romagna con il coordinamento di Unioncamere E. - R.); incremento del numero di visite in azienda di esperti per l'innovazione; alimentazione data base dei bisogni di innovazione di www.ponteinnovazione.it . • AREA DI MIGLIORAMENTO: osservatori dei bisogni irrisolti (vd. Sanità, Ambiente, sicurezza, ecc.) e dei mutamenti della società e dei mercati: nuovi bisogni. Ë AZIONI PROGRAMMABILI: attivazione relazioni con centri di competenza ed osservatori tematici. 63 In particolare è avvertita l’esigenza di costituire un Fondo di “SEED CAPITAL” (ovvero un fondo che investe in progetti innovativi nella loro fase embrionale) che abbia la funzione di accompagnare le idee innovative a “più elevato potenziale di sviluppo” portandole al livello di appetibilità per gli investimenti dei fondi di Venture Capital (VC). Tale Fondo potrebbe avere le caratteristiche di un Fondo Rotativo e la sua dimensione iniziale potrebbe essere di ca. 2 - 3 ml. di con investimenti nei singoli progetti imprenditoriali compresi tra i 200.000 ed i 500.000 . L’obiettivo potrebbe essere quello di investire su 10 progetti di imprenditorialità innovativa con l’aspettativa che almeno uno di essi giunga ad essere finanziato, nella fase di Accelerazione (o di cosiddetto “second round”) da un fondo di VC. Ciò consentirebbe il recupero del capitale del fondo (che potrebbe in linea teorica raddoppiare se ben 2 investimenti su 10 andassero a buon fine) ed il suo reinvestimento in nuovi progetti imprenditoriali nell’arco di 3 - 5 anni. Il Fondo, che potrebbe essere cofinanziato dall’Unione Europea secondo le linee del Programma Quadro per la Competitività e l’innovazione, dovrebbe funzionare a sportello e non con bandi, in modo da essere più flessibile possibile. Inoltre, il Fondo dovrebbe essere accompagnato dalla creazione di una rete di imprese e business angels interessati a finanziare e partecipare a progetti innovativi, di banche disponibili a facilitare il credito per progetti innovazione. La rete dovrebbe essere gestita come una sorta di sportello unico per le neoimprese innovative, che le accompagni in tutte le fasi del loro sviluppo. 64 L’accesso alla finanza di impresa per lo sviluppo della competitività Scheda per il tavolo tematico Introduzione Dalle analisi sull’economia locale predisposte negli ultimi anni e in particolare dal Rapporto sull’Economia presentato recentemente dalla Camera di Commercio di ForlìCesena, emerge un quadro della provincia caratterizzato da buone potenzialità, che hanno determinato nel tempo una sostenuta crescita sociale ed economica, ma anche da alcuni limiti allo sviluppo, tuttora irrisolti, che, nell’attuale contesto generale di riferimento, destano preoccupazione. In questa fase di incertezza del quadro congiunturale è infatti quanto mai necessario porre al primo posto nelle priorità di intervento i temi dello sviluppo che devono costituire una chiara scelta di politica economica rivolta a valorizzare il processo di creazione della ricchezza attraverso un’evoluzione compatibile del sistema imprenditoriale. Occorre quindi guardare con sempre maggiore attenzione alle esigenze delle imprese, alla loro crescita, alle potenzialità del nostro territorio e affrontare con determinazione e spirito di coesione istituzionale i limiti che lo caratterizzano. Temi di rilevanza strategica a) Struttura economico finanziaria e accesso al credito delle PMI La provincia di Forlì-Cesena, come si è avuto modo di rilevare più volte anche in altri contesti, è caratterizzata da una diffusa imprenditorialità. Se si analizza il rapporto fra abitanti e imprese attive si può notare come questo sia decisamente elevato: un’impresa ogni 9 abitanti, contro una impresa ogni 9,7 in regione e una impresa ogni 11,4 abitanti a livello nazionale. Secondo Movimprese, banca dati di Infocamere, alla fine del 2004 le imprese “registrate” presso la Camera di Commercio di Forlì-Cesena erano risultate essere 44.819, delle quali 40.586 attive. Il tessuto imprenditoriale locale è composto sostanzialmente quindi da imprese di piccole dimensioni, sia in termini di addetti che di fatturato, che se da un lato rispondono con flessibilità alle sollecitazioni congiunturali, dall’altro, proprio a causa della loro ridotta massa critica, incontrano maggiori difficoltà nell’affrontare le sfide poste dall’attuale contesto competitivo. Scarsa innovatività, difficoltà nell’affrontare percorsi di ricerca, connotazione produttiva accentuata in settori maturi con un basso contenuto tecnologico, difficoltà nell’affrontare i mercati internazionali sono le conseguenti caratteristiche che si riscontrano nelle nostre imprese. Inoltre, secondo il Rapporto sui Bilanci delle società di capitale della provincia, predisposto dalla Camera di Commercio e presentato recentemente, anche se i principali settori dell’economia di Forlì-Cesena hanno fatto rilevare tra il 1997 e il 2001 una buona crescita, permangono elementi di criticità relativi ad una insufficiente capitalizzazione delle imprese e ad una redditività che può avere ulteriori margini di miglioramento. In questo contesto il recepimento dell’Accordo di Basilea2 nella normativa italiana e mondiale non rappresenta solo una importante riforma della normativa bancaria, fina- 65 lizzata ad adeguare la capitalizzazione del settore creditizio ai rischi connessi all’attività bancaria. Tale recepimento dell’accordo per il sistema economico italiano sarà una vera e propria rivoluzione, in quanto modificherà i principi base che regolano il rapporto attuale tra banca e impresa. I più recenti studi sull’argomento evidenziano che la maggioranza delle PMI sarebbero in difficoltà a reperire adeguati mezzi finanziari se le regole di Basilea2 fossero applicate puntualmente dal sistema bancario del nostro Paese. Questa percentuale così alta è, di fatto, rappresentata da imprese che stanno subendo la forte crisi economica e finanziaria che sta attraversando attualmente il sistema economico europeo e quello italiano in particolare e da situazioni economico finanziarie di imprese che nel passato si sono sviluppate privilegiando un forte ricorso al capitale di terzi (indebitamento verso banche che in termini reali era poco oneroso) invece che dotare le imprese di adeguati capitali propri. A questo si aggiunge la difficoltà ad applicare il rating, pensato per le grandi imprese di capitali, alle PMI, sottocapitalizzate, ma anche alle cooperative o alle stesse piccole banche. Lo stesso può dirsi di interi settori, come quello agroalimentare, dove le variazioni di produzione e di mercato di anno in anno sono molto ampie. Come non è da sottovalutare anche l’impatto della nuova legge che disciplina l’attività di garanzia collettiva dei fidi (Confidi). Anche i Confidi infatti sia per la nuova legge e sia per effetto di Basilea2 dovranno ripensare sia ai propri servizi sia alla loro organizzazione. b) Passaggio generazionale Secondo uno studio condotto nel 2002 dalla Commissione Europea entro il 2012 circa un terzo delle imprese familiari affronterà processi di trasferimento generazionale, con una media di circa seicentomila trasferimenti annuali. E’ quindi prevedibile, data la tipica struttura familiare delle imprese italiane, che nei prossimi anni un numero elevato di imprese dovrà affrontare questo delicato momento di cambiamento, sia in termini di capitale investito, sia in termini di gestione. Il passaggio generazionale incontra notevoli difficoltà culturali e di mentalità in ragione delle quali l’imprenditore uscente spesso non è in grado di organizzare il trasferimento delle conoscenze tecniche, gestionali e manageriali al successore. Tale processo è già in atto con qualche difficoltà anche in alcune aziende della nostra Provincia, che è notoriamente caratterizzata da piccole imprese a vocazione familiare. Dal punto di vista della natura giuridica va considerato inoltre che le ditte individuali rappresentano ben il 58,2% del tessuto imprenditoriale con esclusione del settore agricolo, le società di persone il 26,6% e le società di capitale, sebbene in continuo aumento, solo il 12,8%. Le società di persone sono forme di associazione intrinsecamente deboli quando si tratta di resistere alle tensioni che spesso sorgono all’atto di una trasmissione d’impresa. E’ perciò necessario favorire il passaggio da società di persone a società di capitali (srl, scarl,...) sia per rendere più indipendente l’impresa dai suoi membri, sia per migliorare la chiarezza di lettura del rapporto fra rischio operativo e rischio finanziario da parte delle banche e degli investitori. La separazione fra gestione d’impresa e proprietà, fra l’altro, può essere poi istituzionalizzata attraverso patti parasociali che permettano alla vecchia proprietà o ad eredi non operativi di conservare valore d’impresa senza però interferire nella gestione operativa. La trasmissione dell’impresa è spesso preparata male. In genere, il problema viene affrontato troppo tardi, quando impone opzioni più costose e più rischiose, inoltre i cedenti preferiscono la trasmissione dell’intera impresa. Se ciò non è possibile, preferiscono la trasmissione graduale a un membro della famiglia, piuttosto che a un estraneo o a un dipendente. I cessionari considerano l’operazione innanzitutto come un’occasione da cogliere e, solo in seconda linea, come un mezzo per garantire la continuità del- 66 l’impresa. Essi tendono ad optare per la trasmissione totale o parziale dando scarso peso ad altre possibilità, come leasing o trasformazione in società di capitali. I due aspetti essenziali per il successo di una trasmissione sono la consapevolezza, da parte del cedente, della necessità di preparare la trasmissione con largo anticipo e la familiarizzazione, da parte del cessionario, con la struttura dell’impresa. c) Internazionalizzazione Nell’era della globalizzazione e in un contesto di economia europea stagnante e contemporaneamente di Euro forte, l’internazionalizzazione delle nostre imprese diventa un fattore indispensabile allo sviluppo. Come noto, le esportazioni delle imprese provinciali sono costituite prevalentemente da prodotti “tradizionali” e “specializzati” con contenuto tecnologico medio-alto, e non essendo quindi caratterizzate da un elevato contenuto tecnologico, risultano essere particolarmente esposte alla concorrenza di altri paesi. Inoltre le esportazioni sono tuttora per la maggior parte orientate verso i paesi dell’Unione Europea e gli Altri paesi europei e, al di fuori di tale area, solo limitatamente verso l’America Settentrionale e alcuni paesi dell’Asia Orientale. Oggi però non solo si deve esportare in nuovi mercati, è necessario anche investire direttamente in questi mercati e, come flusso inverso, attrarre investimenti sul nostro territorio. I problemi della struttura del capitale delle imprese e della riallocazione della proprietà e del controllo rivestono, pertanto, una fondamentale importanza, perché si connettono direttamente alla capacità finanziaria di investire all’estero. Imprese dinamiche sul piano reale e dei processi esportativi, ma non al passo sul lato della finanza, incontreranno in futuro problemi crescenti di fronte alla sfida dei mercati. Tale sviluppo richiede però modalità di investimento e di gestione del capitale diverse rispetto a quelle attuali. Anche la stessa SIMEST, con i suoi nuovi fondi di Venture Capital, si è indirizzata in questo senso. E’ quindi necessario creare nuovi strumenti e utilizzare al meglio quelli esistenti per facilitare l’internazionalizzazione delle nostre imprese. d) Innovazione L’innovazione è uno dei principali fattori della crescita economica in quanto permette alle imprese di soddisfare una domanda sempre più sofisticata e di competere con i concorrenti nazionali e internazionali contribuendo ad accrescere l’efficienza dei fattori di sviluppo di un territorio. Il contributo dell’innovazione alla crescita della produttività si identifica in una più elevata efficienza nell’utilizzo di capitale e lavoro ed è determinata da innovazioni tecnologiche e non, come migliori pratiche manageriali, cambiamenti organizzativi, miglioramento nella produzione e distribuzione di beni e servizi. L’analisi dei pochi dati a disposizione per monitorare il fenomeno conferma che il sistema produttivo locale è caratterizzato da imprese scarsamente innovative, che hanno difficoltà, anche a causa della ridotta dimensione, ad affrontare percorsi di ricerca e hanno connotazioni produttive accentuate in settori a basso contenuto tecnologico. E’ necessario quindi che il modello locale di sviluppo agevoli la creazione di imprese innovative e sostenga l’introduzione di processi innovativi nelle imprese già esistenti. In questo contesto, la propensione delle imprese all’innovazione (tecnologica ed organizzativa) è un punto fondamentale e strategico per lo sviluppo del territorio provinciale, 67 così come l’acquisizione di competenze in grado di tradurre le conoscenze acquisite in capacità di problem solving e in valore sul mercato. Promuovere l’innovazione nelle imprese esistenti e stimolare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali, caratterizzate da un elevato valore aggiunto e intensità di conoscenza, da un maggior utilizzo di manodopera specializzata e con un migliore impatto infrastrutturale/ambientale, diventa quindi determinante per lo sviluppo del territorio. Obiettivi del progetto Obiettivo generale del progetto è quello di promuovere con azioni concrete lo sviluppo e il consolidamento delle PMI e conseguentemente la crescita complessiva del tessuto produttivo locale, attraverso l’individuazione e la realizzazione di strumenti e di interventi che aiutino le imprese ad affrontare le importanti e imminenti sfide poste dall’attuale contesto competitivo. Gli obiettivi specifici del progetto, in relazione ai temi indicati in precedenza, sono descritti sinteticamente nel Piano Operativo delineato in seguito . Piano Operativo Si propone la costituzione di una struttura finanziaria provinciale. Tale struttura dovrebbe utilizzare le risorse delle istituzioni locali, del sistema bancario, dei sistemi associativi, dei fondi nazionali e comunitari e degli investitori locali (attraverso strumenti quali ad i bond di territorio). La funzione sarebbe quella di assistere le imprese locali in tutte le operazioni di finanza straordinaria quali ad esempio, aggregazioni, trasmissioni, passaggi generazionali, capitalizzazioni, trasformazioni societarie, situazioni di crisi, riduzioni del debito etc. La struttura dovrebbe operare anche con forme innovative di intervento quali ad esempio, prestiti partecipativi, seed capital, fondi chiusi, equità, semi-equity etc. La nuova finanziaria provinciale potrebbe anche intervenire nell’ambito delle competenze che le saranno assegnate, a supporto dei soggetti che già operano ed in una logica di sussidiarietà sui fattori di criticità locale che hanno attinenza con problematiche legate alla gestione finanziaria d’impresa. Tali fattori di cui si cerca di delineare quelli ritenuti più importanti ed immaginare alcune attività operative, già vedono un impegno ed una presenza forte di enti e organizzazioni di rappresentanza imprenditoriale che rappresenta un valore per il territorio ed una base su cui investire in un ottica di miglioramento e non di sovrapposizione. 1. Struttura economico-finanziaria e accesso al credito delle PMI 1.1. Ridotta dimensione aziendale: 1.1.1. Iniziative volte all’aggregazione e alla organizzazione delle piccole imprese che operano in segmenti produttivi specializzati e che sono legate con rapporti di subfornitura a grandi imprese. 1.1.2. Aiuti finanziari che sostengano le imprese nei processi di aggregazione. 1.2. Sottocapitalizzazione delle imprese e accesso al credito in vista di Basilea2: 1.2.1. Attività di sensibilizzazione e informazione: seminari volti a migliorare il livello di conoscenza da parte delle imprese sul ruolo della finanza aziendale al fine di ottimizzare la gestione finanziaria e il rapporto con gli Istituti di Credito in vista dell’applicazione di Basilea2. Sensibilizzazione sugli strumenti finanziari disponibili 68 1.2.2. 1.2.3. 1.2.4. 1.2.5. 1.2.6. attualmente (prestiti partecipativi, private equity, venture capital) e nell’immediato futuro sulla base di quanto previsto nel nuovo Codice Societario (semi equity - aumento di capitale con sistema assicurativo, riconversione del lavoro in capitale sociale). Individuazione di indicatori condivisi di valutazione delle PMI (in particolare imprese artigianali), imprese cooperative e settore agroalimentare. Attivazione di contribuzioni in conto interessi o incrementi al fondo rischi (attraverso l’ormai sperimentato canale dei Confidi) per favorire il processo di ricapitalizzazione delle imprese, creando quindi un unico apposito fondo finanziato dalle istituzioni locali. Individuazione e messa a punto della fattibilità di strumenti di riduzione del debito mirati alla capitalizzazione delle imprese (esempio prestiti partecipativi). Predisposizione di uno strumento finanziario (che potrebbe essere anche un fondo locale) con un accordo tra Enti locali, associazioni di imprese (con i loro consorzi di garanzia) e Sistema Bancario che metta a disposizione delle imprese linee di credito dedicate. Sostegno finanziario alle PMI per la realizzazione di check-up finanziari e di analisi per il miglioramento del rating attraverso la concessione di contributi a fondo perduto. 2. Passaggio generazionale 2.1. Preparazione di un percorso sia formativo sia riorganizzativo al fine di preparare ed accompagnare il passaggio generazionale delle imprese; interventi che sensibilizzino le imprese a “rischio successione”. 2.2. Accompagnamento nel passaggio da imprese di persone a imprese di capitale (importanza della “separazione tra proprietà e gestione”). 3. Internazionalizzazione 3.1. Accompagnamento agli investimenti all’estero - piano di fattibilità di una struttura organizzativa e finanziaria per accompagnare le imprese all’estero (esempio: Finest nella Regione Veneto). Tale struttura partecipata anche da Simest dovrebbe favorire gli investimenti all’estero fornendo assistenza in termini di sostegno finanziario, management, know-how. Si verrebbe a creare in questo modo un “sistema Istituzioni-imprese” che possa posizionarsi stabilmente nei mercati stranieri 4. Innovazione 4.1. Neo imprenditoria innovativa - organizzazione di un incubatore d’impresa finanziato con un fondo di investimento in capitale di rischio (pubblico-privato: SGR a capitale ridotto) e con specializzazione di linee di credito bancario. L’incubatore dovrà mettere a disposizione non solo risorse finanziarie ma anche i servizi manageriali e tecnologico-logistici indispensabili sia nella fase di costruzione dell’idea imprenditoriale, che in quelle successive di nascita, crescita e consolidamento dell’impresa. 4.2. Innovazione interna alle imprese - adeguamento di linee finanziarie di intervento regionali e sviluppo di progetti strategici integrati locali 4.2.1. Istituzione di un Fondo rotativo per l’innovazione nelle imprese già esistenti per nuovi prodotti e processi. Attività di seed-capital. 4.2.2. Attività di scouting e di supporto nei confronti delle imprese che hanno progetti innovativi. 69 5. Sostegno alle imprese in crisi 5.1 La struttura finanziaria provinciale essendo partecipata dal pubblico e dal privato potrebbe svolgere anche un’azione di analisi dei progetti di ristrutturazione di imprese in crisi mettendo a disposizione competenze in grado di garantire al mondo bancario una validazione preventiva dei progetti dal punto di vista sociale, politico e d’impegno istituzionale oltre che da quello più prettamente industriale. 5.2 Attivazione di una linea di credito messa a disposizione del mondo bancario locale per finanziari le imprese in crisi a fronte di progetti valicati di ristrutturazione. 70 Marketing territoriale Scheda per il tavolo tematico Gli enti locali possono oggi mettere a disposizione delle politiche di sviluppo principalmente due strumenti: - la governance - il territorio In misura sempre più modesta infatti possono investire risorse finanziarie stante le note difficoltà di gestione dei bilanci pubblici. In realtà le risorse finanziarie possono essere reperite con modalità innovative che cercheremo di sviluppare nel prosieguo della scheda. Il territorio rappresenta una risorsa importante ed ad esso possono essere collegate tre tipologie di marketing: 1. il supporto alla vendita dei prodotti 2. l’attrazione all’insediamento delle aziende 3. attrazione delle risorse umane di qualità Per quanto concerne il primo punto l’identità del territorio e l’adozione di una strategia di comunicazione rappresentano fattori di supporto alla capacità di diffusione dei prodotti locali. I valori del territorio e come questi vengono percepiti (identità) possono diventare fattori di attrattività capaci di dare valore aggiunto ai singoli prodotti. E’ difficile e forse pleonastico domandarsi se sia il territorio a dare valore ai prodotti o se al contrario il prodotto a conferire un’immagine identificabile al territorio. All’interno delle politiche di marketing è in ogni caso necessario evidenziare come vi siano due componenti su cui operare e cioè l’informazione e la commercializzazione. Una volta definiti i contenuti che costituiscono l’identità del territorio (ad es. ospitalità, benessere, benservire...) vanno sviluppate adeguate iniziative di diffusione attraverso la comunicazione e la relazione. Si tratta di una comunicazione macro che non duplica ma integra e rafforza quanto già avviene sul territorio. Al tempo stesso la relazione potrebbe essere d’accompagnamento alle iniziative in essere. Pensiamo ad esempio alla possibilità di investire in risorse umane che vendono all’estero i contenuti dei nostri club di prodotto. Investire in figure collocate nei paesi d’interesse per il nostro turismo con il compito di sviluppare azioni d’animazione e relazionarsi con i clienti potrebbe avere un costo minore ed impatti maggiori rispetto alle tradizionali campagne di informazione che peraltro 71 continuerebbero ad essere svolte rientrando nei compiti di altri soggetti quali ad esempio l’Apt. Per attrarre nuove imprese e consolidare la presenza di quelle esistenti va individuato, eventualmente anche attraverso il potenziamento di strutture già operanti sul territorio, un organismo che possa porsi come interlocutore unico per le imprese che vogliono avviare nuove attività nel territorio, che sia in grado di presentare ai potenziali investitori gli indicatori, le opportunità e le risorse offerte (costo e qualità della vita, infrastrutture, settori merceologici, informazioni economiche, opportunità localizzative, adempimenti amministrativi, agevolazioni di vario genere, affidabilità delle imprese locali, etc) fino ad accompagnarli in ogni fase del processo di insediamento (studi di pre-fattibilità, assistenza per joint-venture ed acquisizioni e post-insediamento). Non si tratta di vendere semplicemente spazi fisici ma di fornire aziende chiavi in mano. In quest’ottica va naturalmente rivisto il ruolo fin qui svolto da Sapro. Gli enti pubblici possono giocare una partita fondamentale per aumentare l’attrattività del territorio potendo operare su tre ambiti: - la regolazione delle attività compatibili con il modello di sviluppo locale basato sulla qualità della vita e sulla valorizzazione dell’ambiente - la semplificazione delle procedure burocratico-amministrative anche attraverso lo sportello unico delle imprese - l’utilizzo degli strumenti urbanistici in chiave innovativa Il tema della semplificazione delle procedure burocratico-amministrative richiama, tra l’altro, l’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche disponibili a supporto dei processi di razionalizzazione e di snellimento. In particolare, il rapporto tra P.A. e cittadini ed imprese rappresenta un ambito per sua natura favorevole alla sperimentazione e all’implementazione di nuove tecnologie al servizio di una maggiore efficienza ed efficacia. Per ciò che riguarda gli strumenti urbanistici è necessario ricollegarsi al Ptcp con le aree di espansione e riqualificazione previste e gli strumenti gestionali offerti. Il territorio rappresenta il valore che gli enti possono offrire alla competizione e l’uso intelligente di questa risorsa può rappresentare uno strumento di attrazione eccezionale per gli investimenti sia esogeni che endogeni. E’ necessario interrogarsi su come può essere gestita questa risorsa in chiave di governo non soltanto urbanistico delle dinamiche di sviluppo. Dalle possibilità offerte ad esempio dai meccanismi perequativi si può arrivare ad una logica completamente innovativa di un governo su base provinciale di determinate aree (si pensi ad esempio al cd quadrilatero) con l’esercizio di nuove funzioni in capo ad uno strumento dedicato di emanazione pubblica. Sarebbe di fatto UNA FONDAZIONE DI SVILUPPO a cui potrebbero essere affidati anche altri compiti oggetto del lavoro dei tavoli. In quest’ambito a tale strumento potrebbero essere conferite le aree di insediamento e le relative opere infrastrutturali per consentirne una gestione ottimale dal punto di vista delle politiche d’insediamento e dei ritorni economici per gli enti locali. 72 La gestione delle aree potrebbe portare diversi benefici - la copertura dei costi delle infrastrutture pubbliche con i proventi derivanti dagli accordi per i cambi di destinazione d’uso delle aree - la possibilità di avere un canale di finanziamento da dedicare alle politiche di sviluppo economico del territorio - la possibilità di intervenire in maniera integrata su problematiche che non riguardano i singoli ambiti territoriali come ad esempio i progetti di riqualificazione urbana per migliorare l’offerta turistica o per ridestinare siti produttivi derivanti da situazioni di crisi. Tale nuovo soggetto potrebbe anche avvalersi per l’esercizio delle proprie funzioni delle risorse provenienti da una sorta di fondo chiuso locale che potrebbe avere la partecipazione degli enti pubblici, locali, del sistema creditizio, delle imprese e degli investitori privati e fungere da volano per attrarre risorse all’esterno di emanazione nazionale e comunitaria. In quest’ottica la governance sarebbe in capo al pubblico che mette il territorio, la gestione avverrebbe attraverso un soggetto terzo ed il finanziamento sarebbe garantito da un fondo chiuso locale. Il fondo chiuso potrebbe anche finanziare i processi innovativi del territorio attraverso operazioni di seed-capital, la messa a a disposizione di fondi di rotazione per l’innovazione ed il finanziamento di investimenti sul capitale umano. Il capitale umano rappresenta la terza area di operatività del marketing del territorio. L’attrazione delle migliori intelligenze disponibili, il mantenimento dei saperi locali, il consolidamento della presenza dei laureati che il polo universitario romagnolo offre al territorio rappresentano una sfida fondamentale sia in termini di nuove opportunità imprenditoriali sia per l’innalzamento della qualità innovativa delle aziende esistenti. E’ necessario immaginare una politica attiva per favorire la creazione di un ambiente innovativo dove la ricerca e la conoscenza si trasformano in progetti d’impresa e dove le imprese sfruttano appieno le opportunità offerta da lavoratori di qualità per innalzare il contenuto tecnologico ed il valore aggiunto delle loro produzioni. In questo contesto è fondamentale il ruolo che può esercitare l’università. Occorre creare un’interazione ed uno scambio fra mondi che ancora stentano a dialogare e favorire l’inclusione dei laureati e dei laureandi all’interno del sistema imprenditoriale locale. All’incentivazione dello spin-off accademico vanno accompagnati altri strumenti di supporto. Si potrebbe pensare ad un grande piano di tesi per favorire l’avvicinamento dei giovani nel mondo delle imprese e modalità innovative per sviluppare l’inserimento post-laurea sfruttando gli strumenti normativi a disposizione (tirocini, borse di studio, apprendistato per l’alta formazione) e mettendo a disposizione una congrua dotazione finanziaria (parte con il finanziamento del territorio e parte con le risorse delle imprese) Al tempo stesso vale la pena di interrogarsi sulle modalità di supporto alla nascita di 73 nuove idee imprenditoriali e sulle attività di affiancamento alla fase di start-up. Crediamo opportuno valutare l’opportunità di adottare un sistema di coaching che coinvolga tutti i soggetti che attualmente operano nel supporto alle neo imprese ma che ne innalzi la reale capacità di orientamento ed assistenza ai bisogni dell’imprenditore. Al tempo stesso pensiamo ad un sistema di Incubazione virtuale, prima ancora che fisico, delle neo-imprese innovative che offra le maggiori garanzie possibili di successo per il consolidamento dopo la fase di start up iniziale. 74 Un progetto condiviso fra gli attori del territorio per la Strategia ed il governo delle politiche di sviluppo della Provincia di Forlì - Cesena Dalle analisi sull’economia locale emerge un quadro della provincia caratterizzato da buone potenzialità, che hanno determinato nel tempo una sostenuta crescita sociale ed economica, ma anche da alcuni limiti allo sviluppo, tuttora irrisolti, che, nell’attuale contesto generale di riferimento, destano preoccupazione. Infatti si ravvisano nel nostro territorio segnali e situazioni che determinano una forte preoccupazione sulla tenuta del sistema produttivo, dei livelli occupazionali e della qualità del lavoro. Sottovalutare tutto ciò sarebbe un grave errore e pregiudicherebbe la ricerca di soluzioni che se non affrontate con tempestività e determinazione ci allontanerebbero dagli standard economici e sociali dell’Emilia Romagna. La nostra azione intende muoversi in coerenza con i contenuti del “Patto per la qualità dello sviluppo, la competitività, la sostenibilità ambientale e la coesione sociale in Emilia-Romagna”, sottoscritto lo scorso anno a livello regionale. Infatti, la complessità dei problemi richiede azioni di sistema in grado di soddisfare una duplice e convergente esigenza: l’interdipendenza degli strumenti da attivare e la loro coerenza con obiettivi condivisi in un ambito territoriale più ampio di quello provinciale al fine di accrescerne le potenzialità e l’efficacia. Gli interventi di molti attori istituzionali, sociali ed economici che si sono succeduti con crescente costanza negli ultimi tempi richiamano alla necessità di uno sforzo straordinario per la definizione di un progetto condiviso capace di governare le dinamiche di sviluppo locale attraverso una strategia chiara, progetti concertati e selezionati sulla base di una gerarchia delle priorità, risorse finanziarie adeguate e tempi di realizzazione coerenti con i bisogni e le necessità del sistema economico. In questa fase è, dunque, quanto mai necessario porre al primo posto nelle priorità di intervento i temi dello sviluppo, con particolare riferimento ai suoi aspetti qualitativi, che devono costituire una chiara scelta di politica economica rivolta a sostenere il processo di creazione della ricchezza attraverso un’evoluzione del sistema imprenditoriale che assuma la valorizzazione del lavoro e con la qualità complessiva della vita del territorio come punto di forza della qualità dello sviluppo. Occorre quindi guardare con sempre maggiore attenzione alle esigenze della qualità del sistema sociale, del sistema produttivo, alla loro crescita, alle potenzialità del nostro territorio per affrontare con determinazione e spirito di coesione istituzionale i limiti che lo caratterizzano. La provincia di Forlì-Cesena, che primeggia per qualità della vita e ricchezza del volontariato sociale, deve mettersi in cammino alla ricerca di nuove forme e nuovi legami tra welfare ed economia, indispensabili alla modernizzazione. In un confronto diventato sempre più tra territori, la nostra realtà provinciale deve esse- 75 re in grado di cogliere e di valorizzare fino in fondo, tra i suoi fattori di competitività, l’elevato livello di qualità della vita che il territorio sa esprimere. Riteniamo necessario promuovere un’attiva partecipazione ed un reale protagonismo alle scelte dello sviluppo territoriale di tutti gli attori pubblici e privati (enti locali, associazionismo economico, sindacale e sociale, istituti di credito, università, mondo del lavoro e del volontariato ed eccellenze imprenditoriali) partendo dai firmatari del presente accordo ed intendendo ampliare l’adesione e la partecipazione attiva alla realizzazione di un progetto di sviluppo locale. In questo modo ed a queste condizioni sarà possibile far nascere un patto che sia motore di un efficace rafforzamento della competitività del territorio ed espressione di una economia sociale di mercato che assume il welfare come fattore competitivo. Infatti uno degli elementi determinanti che ha caratterizzato l’evoluzione e la tenuta del sistema regionale e territoriale è stata una forte coesione sociale che ha permesso di realizzare grandi percorsi di cambiamento economici e sociali; questa si alimenta attraverso la partecipazione e la consapevolezza dei cittadini e delle organizzazioni che li rappresentano. Il rischio è che nella nostra realtà si produca una situazione che può avere effetti devastanti sui livelli di coesione sociale che viceversa devono rappresentare un punto di forza della qualità sociale, della competitività del nostro territorio. E’, quindi, fondamentale e prioritario rafforzare e consolidare quei principi di concertazione e cooperazione che devono caratterizzare, nel rispetto delle reciproche prerogative il rapporto fra istituzioni, rappresentanze sociali, economiche e società civile. L’obiettivo è quello di trovare le condizioni per dar voce ad un coro, quello del territorio, ed essere capaci di connotare l’identità e individuare la direzione dello sviluppo. Tutto questo attraverso l’individuazione di nuovi strumenti e nuovi modelli operativi e relazionali per l’esercizio del protagonismo della società locale, di luoghi di sintesi e scelta e l’adozione di strumenti, agili e dinamici, per la conduzione dei progetti e degli investimenti per la crescita. Il percorso avviato lo scorso 21 giugno dalla Provincia di Forlì-Cesena insieme alla CCIAA, alimentato dai contributi delle forze sociali ed economiche, ha individuato un progetto di massima che, partendo dai contenuti della precedente Conferenza per la Strategia ed il governo del territorio evidenzia i principali aspetti di criticità del tessuto imprenditoriale locale, le sfide imminenti che le imprese e il mondo del lavoro dovranno affrontare e delinea alcune linee operative d’intervento per promuovere lo sviluppo del sistema produttivo e del territorio. Sono molti i fattori che possono influire sulle scelte di innovazione programmata di un territorio quali, ad esempio: - sollecitare e incentivare la partecipazione consapevole dei lavoratori ai processi innovativi dell’impresa; - favorire la creazione e la crescita di imprese innovative; - migliorare le capacità di interazione delle esperienze innovative per accedere con adeguata celerità alle conoscenze ed al sostegno finanziario; - costruire una società aperta all’innovazione, incentivando il dialogo aperto tra 76 - impresa, istituzioni, università , enti di ricerca ed opinione pubblica. progettare e programmare in modo equilibrato su tutto il territorio provinciale l’insediamento delle imprese; intervenire sul mercato del lavoro locale con l’obiettivo di contrastare il livello di precarietà; una efficace azione di contrasto del lavoro nero e per favorirne l’emersione; innalzare il livello di prevenzione della salute e della sicurezza sul lavoro; Su queste e su altre indicazioni a carattere generale, esiste un largo consenso, il problema vero diventa progettare e realizzare azioni concrete e pratiche realmente realizzabili: nelle aziende, nei territori, a livello di area vasta. Partendo dal recupero delle modalità di dialogo sociale sviluppate proprio con la “Conferenza per la Strategia ed il governo del territorio”, ampliandone i contenuti e la platea dei soggetti coinvolti, allargando lo spettro di analisi dei problemi, riteniamo possibile definire un vero e proprio business plan contenente la gerarchia delle priorità, le risorse da impiegare, i soggetti che dovranno realizzarne le fasi e soprattutto i tempi di realizzazione. Una volta circoscritte le principali aree di problematicità verranno attivati o riattivati i “Tavoli” di lavoro su Innovazione, Internazionalizzazione, Infrastrutture fisiche e del sapere, Credito, Formazione, Burocrazia all’interno dei quali tutte le rappresentanze di interessi collettivi e gli enti locali potranno portare il proprio fattivo contributo di idee e proposte al fine di individuare progetti operativi. Le parti concordano inoltre, nel ritenere fondamentale che le sessioni dei tavoli, che avverranno in seduta plenaria, siano agevolate da metodologie che favoriscano la preventiva conoscenza e larga condivisione dei temi oggetto di discussione e da modalità che consentano di individuare concreti progetti operativi. Contestualmente, verranno interrogati gli attori sociali (le “eccellenze” che la nostra provincia presenta nel mondo dell’impresa, del sociale, della cultura e delle professioni) sulle tematiche dello sviluppo per raccogliere anche il loro prezioso contributo di idee e proposte per la creazione di una gerarchia degli interessi e delle priorità operative. I contenuti dei lavori saranno portati al confronto ed alla discussione durante la sessione plenaria della “Conferenza per le strategie ed il governo del territorio”, da tenersi entro l’anno. Essi dovranno essere oggetto della più ampia condivisione delle parti sociali, che saranno chiamate a porli alla base di un nuovo patto da concordare prima della conferenza Quella sarà, dunque, l’occasione per sottoscrivere i termini ed individuare gli ambiti di attività del rinnovato patto per lo sviluppo locale, nonché gli strumenti più idonei per la sua attivazione. L’obiettivo è quello di consolidare un Piano triennale provinciale in cui concentrare le priorità strategiche riconosciute per il territorio, esplicitandole in progetti per i quali siano già previsti gli strumenti di finanziamento. In un contesto territoriale contraddistinto da una pluralità di identità produttive, per essere efficace un piano non può essere solo “piano di classificazione”, ma deve anche 77 essere capace di orientare azioni e soluzioni progettuali. Ciò che viene chiesto, dunque, ad un piano provinciale è: razionalizzazione, condivisione e aggiornabilità degli obiettivi anche attraverso una loro gerarchizzazione; recupero ed uso efficiente delle risorse, nell’ambito di un rafforzato quadro di coesione sociale capace di garantire sviluppo economico e una rete ampia e qualificata di politiche sociali. Il metodo adottato prevede quindi che la Conferenza per la Strategia ed il governo del territorio non rimanga un momento fine a se stesso, seppure di grande importanza, ma che il confronto attraverso i tavoli partecipati dagli attori sociali e gli enti locali assuma carattere di continuità e si attivi ogni qualvolta nascano nuovi problemi ed opportunità o si renda necessario aggiornare il lavoro precedentemente sviluppato. I firmatari s’impegnano fin da ora a sviluppare comportamenti coerenti con le finalità del presente accordo ed a coinvolgere, nell’esercizio della loro quotidiana azione di rappresentanza, i rispettivi stakeholders sulle tematiche ritenute nevralgiche per lo sviluppo del territorio. In particolare, la Provincia di Forlì-Cesena s’impegna a coinvolgere gli enti locali nell’identificazione di politiche idonee a favorire un ambiente per lo sviluppo a partire dalle semplificazioni burocratiche e dalle necessarie dotazioni infrastutturali in coerenza con quanto già previsto dal PTCP. Sarà compito poi della Provincia attivarsi nei confronti degli istituti di credito, dell’università e del mondo della formazione per promuovere momenti di confronto tematici capaci di creare le condizioni per un coinvolgimento di questi soggetti nei progetti e nelle azioni operative identificate dal Piano. Le associazioni di rappresentanza imprenditoriale, insieme alla CCIAA, s’impegnano a supportare le imprese associate nei processi di innovazione e di internazionalizzazione e a diffondere una moderna cultura imprenditoriale che si ispiri ai principi di responsabilità sociale delle imprese e al legame con il territorio facendoli diventare fattori competitivi capaci di coniugare alla quantità della competizione (costi) anche la qualità dei prodotti, delle produzioni e del lavoro. Le organizzazioni sindacali s’impegnano a partecipare alla ricerca di modalità contrattuali che valorizzino appieno la qualità e l’innovazione del lavoro e che facciano diventare questi elementi fattori strategici della competizione che le imprese stanno affrontando. Istituzioni e parti sociali concordano quindi nel ritenere che attraverso la qualificazione del lavoro è possibile coniugare qualità dell’occupazione e qualità dello sviluppo economico. E’ necessario investire assieme sulle politiche attive del lavoro, per ridurre i rischi di precarizzazione che sono lesivi della coesione sociale anche tenendo conto della Legge “per la promozione dell’occupazione, della qualità, della sicurezza e della regolarità del lavoro” in via di approvazione da parte del Consiglio Regionale dell’ Emilia Romagna. Comune è infine l’impegno per investire sul sapere a partire dall’obiettivo di contrastare la dispersione scolastica, affinché tutti i giovani raggiungano un diploma o una qua- 78 lifica professionale, anche attraverso l’integrazione tra scuola e formazione. Formazione che rappresenta una risorsa strategica a sostegno della competitività e della crescita delle imprese, soprattutto piccole e medie ed in quanto tale essere colta al massimo delle opportunità per far fronte ai bisogni degli imprenditori e dei loro collaboratori. Dato in Forlì, il 22 luglio 2005 presso la Residenza Provinciale Segue elenco firmatari 79 Finito di stampare nel mese di luglio 2006 Litografia Cils, Cesena