Untitled - Craniosacrale.it

Transcript

Untitled - Craniosacrale.it
Effetti Intenzionali a breve termine della Terapia
Craniosacrale Biodinamica sui Valori di VO2max
e Frequenza Cardiaca di Recupero in Soggetti
non in Beta Bloccanti: uno Studio Pilota
Massimo Armeni¹²³4, Fabio Fabiani¹, Rosario D’Onofrio5
¹International Sports Sciences Association of Italy, ²American College of Sports Medicine, ³Istituto
per le Terapie Craniosacrali, 4Craniosacral Therapy Educational Trust, 5Università degli Studi di
Roma Tor Vergata
Armeni M., Fabiani F., D’Onofrio R. Effetti Intenzionali a breve termine della Terapia Craniosacrale Biodinamica
sui valori di Massimo Consumo di Ossigeno (VO2max) e sulla Frequenza Cardiaca di Recupero (HRRec) in Soggetti
non in Beta Bloccanti Obiettivo: esaminare gli effetti a breve termine di un ciclo di trattamenti craniosacrali
biodinamici sulla emodinamica/ventilazione dell’esercizio durante l’esecuzione del Rockport Fitness Walking Test
(RFWT) in soggetti rientranti nei criteri di inclusione. Metodi: questo studio consisteva in una analisi di soggetti inclusi
(N = 9), 4 femmine e 5 maschi, trattati craniosacralmente in un ciclo composto da 3 trattamenti e successivamente
sottoposti ad un RFWT per evidenziare eventuali cambiamenti post-trattamento. Il gruppo di controllo (N = 6) di cui 3
maschi e 3 femmine, trattati a placebo.
Ai soggetti furono prese le misurazioni prima del trattamento a riposo e durante l’esecuzione del RFWT. Le analisi
statistiche sono state effettuate con software Excel 2003 e software XLSTAT 2008. Si è scelto di fissare la
significatività statistica a P ≤ 0.05 per i tests dopo trattamento e sotto sforzo. Per incrementare la potenza dell’analisi, la
significatività statistica nulla è stata fissata a P ≥ 0.1. Risultati: è stato evidenziato un cambiamento statisticamente
significativo nel parametro del VO2max (P = 0.04); il parametro di HRRec è risultato pressoché invariato.
Conclusioni: il trattamento craniosacrale biodinamico sembra influenzare in maniera diretta esclusivamente il
parametro della VO2max (P = 0.952). Per quanto riguarda altri indici, non è stata dimostrata nessuna variazione
significativa (P ≥ 0.1).
Altri studi si rendono necessari per evidenziare la relazione tra la Terapia Craniosacrale Biodinamica ed eventuali
influenze che questa ha sul sistema cardiopolmonare durante un RFWT submassimale. Parole Chiave:
EMODINAMICA, BIODINAMICA CRANIOSACRALE, ROCKPORT FITNESS WALKING TEST,
BETA-BLOCCANTI, INTENZIONE
Autore di riferimento: Massimo Armeni, M.F.S, A.C.S.M., NeP.A.T.® F.d.R.
Program Director, StillPoint Studio
Fondatore, NeuroPostural Adjustment Technique®
Docente, I.S.S.A. Italia
Docente, Still Osteopathic Institute
Responsabile Settore Ricerca, Accademia Italiana Terapia Osteopatica Posturale
Formatore Nazionale -Area Motoria e Riabilitativa- Progetto Italia, Ente di Ricerca Accreditato
dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR)
E-mail: [email protected]
Sito: stillpointstudio.it
1
Premessa
La terapia craniosacrale “classica” ha conquistato negli anni un ruolo, sebbene discordante1,2,3,5,10,11,13,14,34,
nella gestione e nel trattamento di problematiche cliniche su cui le strategie terapeutiche tradizionali hanno
avuto risultati altalenanti
Alla stessa maniera la prospettiva Biodinamica della Terapia Craniosacrale, nella quale si enfatizza l’intrinseco
potere di guarigione del Respiro della Vita36,37,38,39
Riguardo all’esercizio fisico, possiamo affermare con convinzione che non vi è nulla in natura che stimoli
l’organismo in maniera completa come un training a diversificate intensità nel quale sono coinvolti il sistema
endocrino, immunitario, artro-osteo-mio-fasciale, cardiopolmonare e metabolico 40,41,42,43
Ad oggi studi scientifici che indaghino gli effetti della terapia craniosacrale in relazione a determinati
parametri riguardanti l’esercizio fisico sono pressoché nulli, benché la letteratura indicizzata comprenda
pubblicazioni relative agli effetti, a volte discordanti, del craniosacrale classico su svariate problematiche
cliniche4,6,7,8,912,15,16
Tuttavia il sistema craniosacrale è il più intimo del corpo umano, ed è lì che possiamo trovare le risorse di
accesso alla “salute dell’organismo” 36,37,38,39 .
COMPOSIZIONE DEL SISTEMA RESPIRATORIO PRIMARIO, SRP
Perché Sistema Respiratorio Primario:
il termine sistema implica un insieme costituito da più parti che lavorano in sinergia le una
con le altre, che è alla base del funzionamento umano
il termine respiratorio indica la funzione degli esseri viventi come scambio metabolico
all'origine della vita
il termine primario perché precede la funzione respiratoria aerea autonoma, iniziando nel
mondo dei fluidi corporei dal concepimento.
Il Sistema CranioSacrale include le seguenti strutture e movimenti:
1)
2)
3)
4)
5)
La motilità intrinseca del cervello e del midollo spinale
La fluttuazione del liquido cefalorachidiano
La motilità delle membrane intracraniche e intraspinali(membrane a tensione reciproca)
La mobilità articolare delle ossa craniche
La motilità involontaria del sacro tra le ossa iliache
Compito del Terapeuta è di identificare, tramite la sua abilità palpatoria, qual è il meccanismo da trattare:
fluidi, fasce, membrane, suture o ossa.
Questi i cinque elementi primari costitutivi del S.R.P.
I risultati di questo studio si appoggiano sull’ipotesi degli Autori che collegamenti neuroanatomici possano
modificare alcuni parametri emo-ventilatori, ecco il perché della seguente dissertazione anatomica; sappiamo
che il Sistema Nervoso Parasimpatico (SNPS) si divide in due sezioni: la componente craniale e la
componente sacrale.
2
La componente craniale comprende:
i nuclei vegetativi del tronco cerebrale
le fibre neurovegetative di relazione tra questi nuclei ed i nervi cranici
il nucleo pupillare del III nervo cranico
il nucleo lacrimo muco-nasale più il VII nervo cranico
il nucleo salivatorio superiore più il VII nervo cranico
il nucleo salivatorio inferiore più il IX nervo cranico
il nucleo masticatorio del V nervo cranico e le fibre che l’uniscono alle mucose della faccia, della
congiuntiva e della mucosa buccale
il nucleo cardio-pneumo-digestivo del X
Il parasimpatico sacrale è un centro vegetativo sensitivo e motorio che origina dai segmenti S2-S4 e tramite i
nervi pelvici innerva il sigma, il retto, le vie urogenitali, la vescica, i reni, gli organi sessuali e i genitali
esterni.44
A differenza del Sistema Nervoso Simpatico (SNS), il SNPS non ha un collegamento monosinaptico alla
midollare del surrene, particolare di rilevante importanza fisiologica.
Dunque, fatto questo necessario escursus anatomico, a tal uopo questo studio vuole indagare gli effetti del
trattamento craniosacrale biodinamico su parametri emodinamici e cardiopolmonari relazionati ad un test
aerobico da campo validato dalla letteratura scientifica internazionale17,18,19, 20,21,22,23
3
Trattamento craniosacrale ed esercizio fisico
Risulta possibile che un ciclo di trattamenti di biodinamica craniosacrale effettuato da un terapista
craniosacrale qualificato possa, attraverso diverse vie anatomiche e neurofisiologiche, modificare in maniera
significativa alcuni dei più importanti parametri emodinamici in un test da campo? Lo supponiamo.
Sappiamo che la terapia craniosacrale ha effetti potentissimi su molteplici patologie trovando campi
applicativi diretti nella medicina ufficiale e non.
Purtroppo, ciò che ad oggi non conosciamo è la validità dell’indirizzo prescrittivo riguardo ad una sua
possibile incidenza sull’esercizio fisico nei processi riabilitativi/preventivi o nella performance atletica.
Un dato di fatto altamente fuorviante nello studiare scientificamente tale tematica è sicuramente la
soggettività del singolo trattamento manuale, o meglio ancora la possibile prevalenza psicologica che il
trattamento suscita nel paziente.
Ciò può inficiare la validità del lavoro e soprattutto la bontà dei valori estrapolati durante lo studio.
Questo Nostro lavoro vuole identificare e tracciare un percorso scientifico di indagine non ancora preso in
considerazione, dunque il “core” sperimentale che lo caratterizza lo rende altamente soggetto a limiti di
significatività statistica.
La difficoltà di protocollare trattamenti craniosacrali in relazione ad un test di esercizio fisico ha
caratterizzato in maniera preponderante il presente studio, come anche il fatto di aver condotto lo studio in
un setting non clinico.
Ci chiediamo attraverso riflessioni maturate prima di impostare la ricerca ad esempio quanti trattamenti
potrebbero essere sufficienti per stimolare una variazione significativa del MVO2 senza alterare
negativamente l’omeostasi del paziente, sempre a patto che tale variazione abbia luogo.
E ancora, il fitness testing da Noi scelto risulta essere il “gold standard” per l’accuratezza dei trattamenti in
questione o forse avremmo dovuto sceglierne un altro?
Oppure, un ciclo composto da 3 trattamenti è stato sufficiente o avremmo dovuto implementare le sedute?
Queste Nostre riflessioni, senz’altro critiche, si rendono assolutamente necessarie in un contesto scientifico
in cui nulla può essere lasciato al caso. Ci auguriamo che tali domande trovino risposte in un immediato
futuro, e che molti dopo di noi indaghino in maniera più approfondita le applicazioni che la terapia
craniosacrale può rivestire all’interno di strategie sia preventive/riabilitative che atletiche/performanti.
4
Metodo e Materiali
Sono stati esaminati 15 soggetti di cui 9 facenti parte del gruppo di studio e 6 facenti parte del gruppo di
controllo trattati a placebo, aventi le seguenti caratteristiche antropologiche:
GROUPS FOR SELECTED ANTHROPOMETRIC MEASUREMENTS
Demog.
Uomini (N = 8)
M±{
SD{
Età
(anni)
35±6
Peso
(kg)
Altezza
(cm)
BMI
82.3±20.7
183.6±8.4
24.3±3.4
Donne (N = 7)
Globale(N = 15)
36.4±14.6
35.6±15.4
62.4±4.6
77.5± 25.5
167.2±8.8
176±16
22.4±1.9
23.4±4.3
Uomini (N = 8)
2.56
9.69
5.65
1.89
Donne (N = 7)
Globale(N = 15)
8.38
5.82
3.90
12.63
5.76
10.07
1.63
1.98
Seguono i criteri di inclusione ed esclusione:
Criteri di inclusione:
> 21 anni
Razza bianca
0 o 1 fattore di rischio cardiovascolare
B.M.I. ≤ 29.9
Criteri di esclusione:
B-Bloccanti
Frattura dentellata dell’asse
Fratture recenti
Tumori
Scompensi del ventricolo sinistro
Trombosi
Ictus
Gravidanza
Colesterolo Totale > 5 mM/Ol
Glicemia < 60 o > 250 mg/Dl
Sindromi neurologiche
Malattie immunitarie
COPD-CRPD
Sindrome di WPW
Miocardite
Pericardite
Infarto miocardio acuto
Psicosi
Marcate deviazioni dell’asse cardiaco
I soggetti del gruppo di studio hanno ricevuto tre trattamenti craniosacrali biodinamici cadenzati ogni 15
giorni, e della durata di 48±5 minuti ognuno.
Tutti i soggetti del gruppo di studio hanno mantenuto la medesima intensità di esercizio quantificata in 7
METs precedente allo studio, la stessa durata della sessione allenante (45’), i medesimi esercizi di resistenza
e allungamento (pluriarticolari e stretching globale), il tutto per un arco di tempo di mesi 3.
5
Tutti i soggetti inclusi non facevano uso di farmaci Beta-Bloccanti data l’alto effetto riduttivo che tali
farmaci esplicano in esercizio sui valori di BP, HR, ECG e VO2max 40 .
Il tempo di assestamento pre-test e pre-trattamento riguardante i soggetti inclusi è stato impostato su un
tempo di 20gg, durante il quale ai soggetti sono stati monitorati i principali parametri emodinamici relativi al
presente lavoro.
Il RFWT è stato effettuato sempre alla medesima ora, ed il soggetto è stato invitato ad osservare le seguenti
regole prima di effettuare il test:
dormire almeno 8 ore la notte precedente il test
bere molta acqua il giorno del test
evitare il test in stato febbrile
non assumere medicinali nei 2-3 giorni precedenti il test
mantenere una alimentazione leggera il giorno del test
non assumere caffeina il giorno del test
non fumare sigarette il giorno del test
non affaticarsi eccessivamente il giorno del test
Seguono i dati estrapolati durante l’esecuzione del RFWT da entrambi i gruppi di soggetti.
STUDY GROUP
(M±)
PRE (N = 9)
Variabili
SBP =
DBP =
HR =
VO2max =
MVO2 =
MAP =
Rest
115±6
83±6
72±4
5.29
93.6
1km
POST (N = 9)
Stop Test
135.7±4.3
80±5
104.3±3
115±7
42.9
15.54
98.3
Rec 1’
98±2
Variabili
Rest
SBP =
DBP =
HR =
VO2max =
MVO2 =
MAP =
113±5
82±6
73±5
1km
100±2
5.24
92.3
Stop Test
130±1
79±2
111±3
44.6
13.9
96
Rec 1’
95±2
CONTROL GROUP
(M±)
PRE (N = 6)
Variabili
Rest
SBP =
120.5±16
DBP
84.5±5.5
HR =
74±4
VO2max =
MVO2 =
6.13
MAP =
96.5
1km
107.6±9
POST (N = 6)
Stop Test
140.5±9.5
86.6±11
115±10
41.1
16.32
104.6
Rec 1’
102.8±8.2
Variabili
Rest
SBP =
120±15
DBP =
84±6
HR =
74±6
VO2max =
MVO2 =
6.13
MAP =
96
1km
106±7
Stop Test
140±8.5
86±10
111±11
41
15.45
104
Rec 1’
105±9
Un dato aggiuntivo non facente parte del protocollo scientifico del test17,18,19, 20,21,22,23 ma da Noi calcolato al fine di avere
più dati emodinamici possibili riguardanti l’esecuzione del RFWT è stata l’HR estrapolata al 1° km percorso.
6
La velocità di walking è stata impostata a 6.0 km/h e la pendenza impostata a 0° per tutti i soggetti.
Sebbene per questo test da campo sia essenziale il parametro di HR, Noi abbiamo applicato altre misurazioni quali la SBP
e la DBP ed estrapolato con opportuni algoritmi il MVO2 e la MAP, non rientranti nelle analisi statistiche.
Differentemente per l’importante indice predittivo di HRRec24,25,26,27,28,29,30,31,32 , incluso nelle analisi statistiche.
Riguardo alle attrezzature utilizzate per lo studio, i parametri pressori sono stati valutati con l’ausilio di stetoscopio e
sfingomanometro HANES.
Il RFWT è stato condotto su ergometro trasportatore B-CUBE.
7
Risultati
XLSTAT2008 ha rilevato le seguenti variazioni statistiche come rappresentato dai seguenti grafici.
Variazione della VO2max pre-post trattamento craniosacrale, fine test.
P = 0.952 → 0.04;
0.05≤ P <0.1 = Evidenza debole
60.000
50.000
40.000
Serie1
30.000
Serie2
20.000
10.000
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Variazione della HRRec pre-post trattamento craniosacrale, fine test.
P = 0.793 → 0.2; P ≥ 0.1 = Evidenza nulla
160
140
120
100
80
60
40
20
0
1
2
3
4
5
Serie1
6
7
8
9
Serie2
8
Discussione
Il presente studio ha investigato parametri clinici in relazione ad un ciclo di trattamenti craniosacrali
biodinamici intenzionali.
I parametri emodinamici e ventilatori sono influenzati, oltre che dalle resistenze periferiche, soprattutto dai
centri cardiaci e cerebrali.
Vista la scarsa quantità di studi scientifici in merito reperita, la presente discussione verte sullo studio
anatomico e sui collegamenti neurofisiologici/vascolari influenzabili dal trattamento craniosacrale,
collegamenti che per ipotesi degli autori possono giocare un ruolo fondamentale nei risultati ottenuti
nell’esecuzione di un RFWT.
Anatomia. Relativamente ai centri cardiaci ricordiamo:
Il nodo SA, situato all’apice dell’atrio Dx, è irrorato dall’arteria del nodo del seno.
L’80% del sangue proviene dalla Arteria Coronaria Dx, il 20% dall’Arteria Circonflessa, ed è irrorato
prevalentemente dal Nervo Vago Dx e dal Sistema Simpatico.
Il nodo AV è situato presso lo sbocco del Seno Coronario tra l’anulus mitralico e il margine mediale della
valvola Tricuspide; è irrorato dal ramo del setto fibroso proveniente dalla Arteria Coronaria Dx.
Il Fascio di His è in continuazione diretta con il nodo AV e decorre lungo il lato sinistro del margine
superiore del SIV muscolare; il fascio possiede una duplice irrorazione proveniente in parte dall’Arteria del
NAV e in parte dalla DA (I° ramo perforante settale).
Dal Fascio di His prendono origine sia la branca Dx che procede lungo la parte destra del SIV sotto
l’endocardio-irrorata sia dalla Coronaria Dx che dalla Coronaria DA-, che la branca Sx che si porta sul
versante sinistro del SIV in regione sottoendocardica e dalla quale partono un fascicolo antero-superiore ed
un fascicolo postero-inferiore.
9
Le Branche terminano nelle sottilissime fibre del Purkinje.45
Inoltre, relativamente al complesso neurofisiologico spinale, sappiamo che i neuroni pregangliari del Sistema
Nervoso sono disposti in una colonna cellulare nell’area intermedia del corno laterale del midollo spinale;
quest’area è denominata Colonna Cellulare Intermediolaterale (IML). La colonna si estende senza soluzione
di continuità dal mesencefalo al midollo sacrale, anche se le innervazioni del sistema nervoso autonomo
escono dal midollo spinale solo in corrispondenza dei segmenti T1-L2. La IML invia impulsi solo
ipsilateralmente ed è inibita da strutture del tronco cerebrale che sono eccitate da una corteccia ipsilaterale e
dal cervelletto; il cervello può essere stimolato in modo da accrescere l’inibizione dell’IML, in generale
aumentando il bombardamento afferente dal lato controlaterale.
Vasocostrizione arteriolare, dilatazione dei capillari, piloerezione e sudorazione a livello segmentale sono i
principali effetti che le IML esplicano a livello sistemico.
Gli importanti effetti vascolari mediati dai neuroni della catena simpatica sono solo ipsilaterali. Le colonne
di destra e di sinistra hanno effetti diversi sul cuore: l’IML dx innerva primariamente il nodo SA, quella di
sinistra il nodo AV. Quest’ultima precisazione anatomica è di rilevante importanza ai fini di un eventuale
collegamento diretto tra il sistema craniosacrale e la genesi dell’impulso cardiaco, infatti gli autori ipotizzano
che un aumento della parasimpaticotomia e dell’ipertonia vagale indotte dal trattamento craniosacrale
biodinamico impostato a livello dei centri superiori e dei nuclei sovrasegmentali possano favorire per via
diretta (IMLdx-IMLsx) una riduzione della Frequency of Firing (F.O.F.) nel nodo SA e nel nodo AV,
modificando la risposta al RFWT allo stesso carico di lavoro.
Relativamente ai centri cerebrali ed al Sistema Autonomo ricordiamo:
In riferimento al presente studio, le lesioni fisiologiche che hanno una valenza perturbatoria diretta sul
Sistema Nervoso Autonomo (parasimpaticotomia o ortosimpaticotomia) e sul Sistema Vascolare sono quelle
cranio-sacrali e quelle sull’asse vertebrale con interferenza sulla catena ganglionare-paravertebrale,
originante a livello dorso-costale superiore.
Approccio craniosacrale biodinamico. Indirizzando l’attenzione al trattamento, è stato invitato un profondo
stato di quiete e di rilassamento in tutti i soggetti; in terapia Craniosacrale Biodinamica l’operatore ha a
disposizione un ampio bagaglio di conoscenze tattili per normalizzare la lesione36,37,38,39.
Analizzando la letteratura scientifica riguardante l’influenza del trattamento craniosacrale classico in diverse
patologie cardiopolmonari e centrali1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11, 12,13,14,15,16
e basandoci sulla Evidence Based Medicine (EBM) di tali ricerche, nonché sui collegamenti anatomici e
neurofisiologici sopra esposti, per il presente studio condotto in prospettiva biodinamica è stato scelto di
rivolgere l’attenzione particolarmente ai seguenti “key-points”, esaminati ed intenzionalmente47 trattati
globalmente nel ciclo completo di sedute:
10
Sacro
Stretto toracico superiore
K1
Segmento C0-C1
Seni venosi laterali
Torculare di Eurofilo
Seni cavernosi
Seno sagittale
Bracci orizzontali e verticali di O/M
Nuclei sovrasegmentali
Amigdale
3° ventricolo
4° ventricolo
Ventricoli laterali
Lamina terminale
Marea media e lunga
Notocorda
e di normalizzarli seguendo i principi del trattamento intrinseco biodinamico (cambiamento olistico in
primis) e le 3 fasi di guarigione del dr.Becker36,37,38,39
In particolare sul IV° Ventricolo riposano i nuclei dei nervi cranici III°, IV°, V°, VI°, VII°, IX°, X°, XI°,
XII°; il nodo SA è innervato sostanzialmente dal X° nervo cranico, ed essendo che la circolazione
intercraniale affluisce e fuoriesce attraverso il forame giugulare, si presume che un lavoro incentrato sulla
liberazione della sutura occipitomastoidea e dell’articolazione petrobasilare possa liberare il nervo ed i grossi
vasi e ripristinare una corretta neurofisiologia.
Alla stessa maniera le tecniche di riempimento (EV4) e svuotamento del IV° Ventricolo (CV4) incidono in
maniera diretta sull’omeostasi del Liquor e sul nutrimento ai nuclei dei suddetti nervi 46, ipotizzando un
miglioramento dell’impulso neurologico e di conseguenza dei parametri emo-ventilatori.
Conclusioni
Il presente studio dimostra come il valore di VO2max monitorato da un Tecnico esperto45 durante un FWRT
aumenti in maniera lievissima ma statisticamente significativa in risposta ad un ciclo di trattamenti di
biodinamica craniosacrale. Data la natura sperimentale ed il setting non clinico di questo studio gli autori
ipotizzano che il trattamento biodinamico abbia probabilmente indotto una parasimpaticotomia e ridotto una
ortosimpaticotomia con effetti diretti sulle IML in aggiunta ad una possibile ipertonia vagale; ciò potrebbe aver
favorito una risposta che a sua volta ha rallentato per via diretta la “Frequency of Firing” (FOF) del Nodo SA e
del Nodo AV, le resistenze vascolari periferiche ed i parametri ventilatori consentendo allo stesso carico di
lavoro un relativo aumento di VO2max.
11
A conferma di tale ipotesi e dei dati qui raccolti, per il futuro si rendono necessari studi aggiuntivi e più
approfonditi.
Bibliografia indicizzata:
1. Gerdner LA, Hart LK, Zimmerman MB (2008)
Craniosacral still point technique: exploring its effects in individuals with dementia.
Journal of Gerontological Nursing
03;34(3):36-45
2. Downey PA, Barbano T, Kapur-Wadhwa R, Sciote JJ, Siegel MI, Mooney MP (2006)
Craniosacral therapy: the effects of cranial manipulation on intracranial pressure and cranial bone movement.
Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy
11;36(11):845-53.
3. Fernández-de-Las-Peñas C, Alonso-Blanco C, Cuadrado ML, Miangolarra JC, Barriga FJ, Pareja JA. (2006)
Are manual therapies effective in reducing pain from tension-type headache?: a systematic review.
Clinical Journal of Pain
03-04;22(3):278-85
4. Moran RW, Gibbons P. (2001)
Intraexaminer and interexaminer reliability for palpation of the cranial rhythmic impulse at the head and
sacrum.
Journal of Manipulative and Physiological Therapy
03-04;24(3):183-90
5. Green C, Martin CW, Bassett K, Kazanjian A. (1999)
A systematic review of craniosacral therapy: biological plausibility, assessment reliability and clinical
effectiveness.
Complementary Therapies in Medicine
12;7(4):201-7
6. Rogers JS, Witt PL, Gross MT, Hacke JD, Genova PA. (1998)
Simultaneous palpation of the craniosacral rate at the head and feet: intrarater and interrater reliability and
rate comparisons.
Physical Therapy
11;78(11):1175-85
7. Hanten WP, Dawson DD, Iwata M, Seiden M, Whitten FG, Zink T. (1998)
Craniosacral rhythm: reliability and relationships with cardiac and respiratory rates.
Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy
03;27(3):213-8
8. Rogers JS, Witt PL. (1997)
The controversy of cranial bone motion.
Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy
08;26(2):95-103
9. McPartland JM, Mein EA. (1997)
Entrainment and the cranial rhythmic impulse.
Alternative Therapies in Health and Medicine
12
01;3(1):40-5
10. Cutler MJ, Holland BS, Stupski BA, Gamber RG, Smith ML. (2005)
Cranial manipulation can alter sleep latency and sympathetic nerve activity in humans: a pilot study.
Journal of Alternative & Complementary Medicine
02;11(1):103-8
11. Greenman PE, McPartland JM. (1995)
Cranial findings and iatrogenesis from craniosacral manipulation in patients with traumatic brain syndrome.
Journal of American Osteopathic Association
03;95(3):182-8; 191-2
12. Wirth-Pattullo V, Hayes KW. (1994)
Interrater reliability of craniosacral rate measurements and their relationship with subjects' and examiners'
heart and respiratory rate measurements.
Physical Therapy
10;74(10):908-16
13. Kostopoulos DC, Keramidas G. (1992)
Changes in elongation of falx cerebri during craniosacral therapy techniques applied on the skull of an
embalmed cadaver.
Cranio
01;10(1):9-12
14. Ehrett SL. (1988)
Craniosacral therapy and myofascial release in entry-level physical therapy curricula.
Physical Therapy
04;68(4):534-40
15. Crisera PN. (2001)
The cytological implications of primary respiration.
Medical Hypotheses
01;56(1):40-51
16. Zegarra-Parodi R, de Chauvigny de Blot P, Rickards LD, Renard EO. (2009)
Cranial palpation pressures used by osteopathy students: effects of standardized protocol training.
Journal of American Osteopathic Association
02;109(2):79-85
17. D'Alonzo KT, Marbach K, Vincent L. (2006)
A comparison of field methods to assess cardiorespiratory fitness among neophyte exercisers.
Biological Research for Nursing
07;8(1):7-14
18. Pober DM, Freedson PS, Kline GM, McInnis KJ, Rippe JM. (2002)
Development and validation of a one-mile treadmill walk test to predict peak oxygen uptake in healthy adults
ages 40 to 79 years.
Canadian Journal of Applied Physiology
12;27(6):575-89
19. Draheim CC, Laurie NE, McCubbin JA, Perkins JL. (1999)
Validity of a modified aerobic fitness test for adults with mental retardation.
Medicine & Science in Sports & Exercise
12;31(12):1849-54
13
20. Rintala P, McCubbin JA, Downs SB, Fox SD. (1997)
Cross validation of the 1-mile walking test for men with mental retardation.
Medicine & Science in Sports & Exercise
01;29(1):133-7
21. Dolgener FA, Hensley LD, Marsh JJ, Fjelstul JK. (1994)
Validation of the Rockport Fitness Walking Test in college males and females.
Research Quarterly for Exercise & Sport
06;65(2):152-8.
22. Kittredge JM, Rimmer JH, Looney MA. (1994)
Validation of the Rockport Fitness Walking Test for adults with mental retardation.
Medicine & Science in Sports & Exercise
01;26(1):95-102
23. Rintala P, Dunn JM, McCubbin JA, Quinn C. (1992)
Validity of a cardiorespiratory fitness test for men with mental retardation.
Medicine & Science in Sports & Exercise
08;24(8):941-5
24. Jae SY, Carnethon MR, Heffernan KS, Choi YH, Lee MK, Park WH, Fernhall B (2008)
Slow heart rate recovery after exercise is associated with carotid atherosclerosis.
Atherosclerosis
01;196(1):256-61
25. Bosquet L, Gamelin FX, Berthoin S (2008)
Reliability of postexercise heart rate recovery.
International Journal of Sports Medicine
03 29(3):238-43
26. Cade WT, Reeds DN, Lassa-Claxton S, Davila-Roman VG, Waggoner AD, Powderly WG, Yarasheski KE (2008)
Post-exercise heart rate recovery in HIV-positive individuals on highly active antiretroviral therapy. Early
indicator of cardiovascular disease?
HIV Medicine
02 9(2):96-100
27. Heffernan KS, Jae SY, Fernhall B (2007)
Heart rate recovery after exercise is associated with resting QTc interval in young men.
Clinical Autonomic Research
12 17(6):356-63
28. Chacko KM, Bauer TA, Dale RA, Dixon JA, Schrier RW, Estacio RO (2008)
Heart rate recovery predicts mortality and cardiovascular events in patients with type 2 diabetes.
Medicine & Science in Sports & Exercise
02 40(2):288-95
29. Heffernan KS, Fahs CA, Shinsako KK, Jae SY, Fernhall B (2007)
Heart rate recovery and heart rate complexity following resistance exercise training and detraining in young
men.
American Journal of Physiology
11 293(5):3180-6
14
30. Singh TP, Rhodes J, Gauvreau K (2008)
Determinants of heart rate recovery following exercise in children.
Medicine & Science in Sports & Exercise
04 40(4):601-5
31. Borresen J, Lambert MI (2007)
Changes in heart rate recovery in response to acute changes in training load.
European Journal of Applied Physiology
11 101(4):503-11
32. Jae SY, Carnethon MR, Ahn ES, Heffernan KS, Choi YH, Lee MK, Fernhall B (2008)
Association between heart rate recovery after exercise testing and plasminogen activator inhibitor 1, tissue
plasminogen activator, and fibrinogen in apparently healthy men.
Atherosclerosis
03 197(1):415-9
34. Frymann V.M. (1971)
A study of the rhythmic motions of the living cranium.
Journal of American Osteopathic Association
05 71:928-45
35. Knight JA, Laubach CA Jr, Butcher RJ (1995)
Supervision of clinical exercise testing by exercise physiologists.
American Journal of Cardiology
75:390-391
Bibliografia non indicizzata:
36. Becker R: “The Stillness of Life”, Stillness Press,2000:6
37. Kern M: “Craniosacrale, la Saggezza nel Corpo”, I.T.C.S. 2003
38. Sills F: “Craniosacral Biodynamics” draft version; North Atlantic Books, 2001
39. Sutherland WG: “Contributions of Thought”, Sutherland Cranial Teaching Foundation, 1967:39
40. Bosco C, Viru A: “Biologia dell’allenamento”, Società Stampa Sportiva, Roma, 1996
41. Hatfield F et Al: “ISSA-Fitness la guida completa”, Ed.Sporting Club Leonardo Da Vinci, Milano 2007
42. Brubaker PH, Whaley MH, Otto RM: “ACSM’s Guidelines for Exercise Testing and Prescription” 7th Edition,
L.W.W., ACSM 2006
43. Zatsiorsky V, Kraemer WJ: “Scienza e pratica dell’allenamento della forza”, Calzetti Mariucci Ed.
44. Gnata C: “La lesione dominante in Osteoposturologia” Marrapese Editore-Roma, 2006
45. Martini et Al: “Anatomia umana”, EdiSES-Napoli, 2003
46. ITCS: “Guida di studio”, ITCS
47. Institute of Noetic Sciences: “Various issue” Noetic Sciences Review-Shift
15
Come pubblicare su Neuroscienze.net
Neuroscienze è una rivista on-line di informazione scientifica che tratta tematiche di
Neuroscienze, Psicologia e Scienze Cognitive.
Chi può collaborare?
Se sei un medico, un neurologo, uno psichiatra, uno psicologo, o se hai conoscenze
specifiche di neuroscienze, psicologia o scienze cognitive in genere, Neuroscienze ti offre
la possibilità di collaborare inviando i tuoi lavori.
Che percorso farà il tuo articolo?
Gli articoli ricevuti verranno considerati per la pubblicazione dall’Editorial Board e
successivamente inviati ai referee per la valutazione.
Come devono essere gli articoli?
Per poter essere pubblicato su Neuroscienze, il tuo lavoro deve rispettare le prescrizioni
contenute nella pagina “LINEE GUIDA PER GLI AUTORI“.
Come inviare il tuo articolo?
Per inviare il tuo articolo a Neuroscienze devi essere registrato al portale ed aver
effettuato l’accesso con username e password forniti al momento dell’iscrizione. A quel
punto potrai accedere direttamente alla zona riservata ed inserire autonomamente il tuo
articolo.
Linee Guida per gli Autori
Tutti i manoscritti sono soggetti a revisione redazionale. La presentazione di un articolo
per la pubblicazione NON implica il trasferimento del diritto d’autore da parte dell’autore
all’editore. Tutti i documenti sono pubblicati sotto Licenza Creative Commmons. E’
responsabilià dell’autore ottenere il permesso di riprodurre immagini, tabelle, ecc da altre
pubblicazioni.
Requisiti
Titolo, Autore e sottottotitolo: titolo, nome dell’autore e un sottotitolo sono necessari.
Parole chiave (keywords): per motivi di indicizzazione, un elenco di 3-10 parole chiave è essenziale.
Abstract: Ogni articolo deve essere accompagnato da un Abstract di un massimo di 10 righe.
Note: Evitare le note a piè di pagina. Quando necessario, numerarle consecutivamente e riportare le diciture
appropriate a piè di pagina.
Bibliografia: nel testo segnalare i riferimenti degli autori (cognomi ed anno di pubblicazione) tra parentesi.
L’elenco dei riferimenti deve essere in ordine alfabetico secondo il cognome del primo autore di ogni
riferimento. Il cognome di ogni autore è seguito dalle iniziali del nome. Si prega di citare tutti gli autori: ‘et
al.’ non è sufficiente. A questi devono seguire: l’anno tra parentesi, titolo, rivista, volume e numero delle
pagine.
Esempi:
Articoli pubblicati su Giornale: Gillberg, C. (1990). Autism and pervasive developmental
disorders. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 31, 99–119.
Libri: Atkinson, J. (2000). The developing visual brain. Oxford: Oxford University Press Oxford Psychology
Series.
Contributi a Libri: Rojahn, J, e Sisson, L. A. (1990). Stereotyped behavior. In J. L. Matson
(Ed.), Handbook of behavior modification with the mentally retarded (2nd ed.). New York: PlenumPress.
Pubblica un Articolo
Dopo esserti registrato al portale, invia il tuo articolo dalla pagina:
http://www.neuroscienze.net/?page_id=1054