Valanga mortale, ancora tante domande

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Valanga mortale, ancora tante domande
LA PROVINCIA
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LUNEDÌ 15 FEBBRAIO 2016
Pericoli in montagna e la tragedia di Madesimo
Focus
Valanga mortale, ancora tante domande
Le indagini. Ski area ribadisce: «La slavina si è staccata in un punto al di fuori dell’itinerario sciistico del Canalone»
Da valutare tempi dei soccorsi e responsabilità di terzi - Intanto in paese è stata una domenica nel segno del lutto
STEFANO BARBUSCA
Madesimo è sotto choc
e le indagini sulla valanga proseguono. E intanto in Valle Spluga
si punta l’attenzione sulla sicurezza del celebre itinerario sciistico. Il funerale di Paride Cariboni, al quale prenderanno parte anche numerosi abitanti della
località della Valle Spluga, sarà
celebrato domani alle 15 a Colico. Intanto si aspettano notizie
dagli inquirenti intervenuti nel
luogo della tragedia che sabato
mattina è costata la vita all’agente immobiliare di 34 anni.
«Valanga fuori dal Canalone»
Secondo quanto comunicato
dalla Ski area Valchiavenna, società che gestisce gli impianti di
risalita di Madesimo, Campodolcino e Piuro, la valanga si
sarebbe staccata sul lato destro
dell’anfiteatro del Canalone, in
un’area considerata al di fuori
del celebre itinerario sciistico,
e abbia trascinato a valle la vittima. Sono in corso accertamenti
da parte degli agenti della polizia di Stato al fine di ricostruire
la dinamica dell’accaduto e accertare eventuali responsabilità
da parte di terzi.
Al centro dell’attenzione ci
potrebbero essere anche le condizioni di un breve canale laterale nel quale potrebbe avere
avuto origine la valanga, magari
proprio per il sovraccarico determinato dalla presenza di uno
o più sciatori.
Un’altra questione riguarda
la tempistica dei soccorsi, che
sono sicuramente stati tempestivi. Sembra però che l’allarme
al 118 e al Soccorso piste sia arrivato 20’ dopo l’evento: probabilmente anche questi elementi
dovranno essere chiariti, anche
perché in queste situazioni si
tratta di minuti preziosi.
La posizione della Ski area
Il Canalone sabato era aperto,
ma Ski area ha ribadito che la
valanga non è avvenuta sul Canalone: «Si è staccata fuori e da
quanto ci risulta la vittima non
era nell’itinerario sciistico».
«Questo è il momento del dolore, la nostra comunità è colpita da questa tragedia», ha ribadito ieri Franco Masanti, sindaco di Madesimo e amico della
famiglia Cariboni. Per quanto
riguarda l’apertura del Canalone e delle piste, il primo cittadino ha ricordato che sono aperti
dopo le verifiche che vengono
effettuate tutte le mattine da
personale esperto di Ski area.
Itinerario molto noto
«Il Canalone è un itinerario noto dai tempi di Dino Buzzati,
non abbiamo memoria di tragedie di questo tipo e credo che si
debba evitare di identificare la
colpa di una disgrazia in una
pista, in un sentiero o in una
strada. Purtroppo in alta montagna è necessario fare i conti
con le fatalità, ce lo dimostrano
vari eventi, anche quelli che –
per fortuna – finiscono senza
conseguenze rilevanti come la
valanga dello scorso anno in
Fondovalle che aveva travolto
due bambini».
Cariboni con lo snowboard, sua grande passione: i funerali saranno celebrati domani alle 15 a Colico
Cordoglio sulle piste
Sulle piste della Ski area anche
la domenica è stata segnata, per
molte persone, da poca voglia di
divertirsi. Il pensiero era rivolto
soprattutto alla zona della valanga, una tragedia improvvisa
che s’è portata via un amico di
molti. Lo confermano le parole
di Roberto Giovannoni, maestro di sci, dal bar sulle piste
Acquarela. «Paride era un cliente, ma anche e soprattutto un
amico - spiega -. Ci ha lasciato
una persona squisita, consentitemi di dirlo: sarebbe bello averne molti di ragazzi come lui. Era
appassionato di freeride, ma era
sempre attento al rispetto delle
regole».
Paride Cariboni , 34 anni
Il punto in cui è avvenuta la tragedia
I ricordi
Con lui c’era la sorella
Sono le piste “di famiglia”
In paese saliva per questioni
personali – la famiglia Cariboni
è di casa a Madesimo – e per
occuparsi di compiti connessi
alla propria attività di agente
immobiliare.
«Paride era cresciuto con noi
di Madesimo - spiega il panettiere del paese, Simone Curti
-. Era un caro amico di molti,
questa notizia ha lasciato tutti
senza parole. Ce lo ricordiamo
con la sua cordialità e la sua
tavola che, da molti anni, era la
sua passione, un hobby che lo
vedeva salire in alta quota sempre con responsabilità».
Uno strazio per la
mamma Giusy e il papà Giovanni, un dolore insopportabile per
la sorella Elda, più grande di tre
anni di quel fratellone allegro e
buono con il quale condivideva
la passione per gli sport sulla neve, ma anche per il kite surf. Non
si staccavano mai, uniti da un legame fortissimo. Tanti i viaggi
fatti insieme, a inseguire lo spirito d’avventura e l’amore per lo
sport. Anche questo sabato
mattina, raccontano alcuni conoscenti, Elda era con Paride
sulle piste della Val di Lei, piste
che conoscevano fin da quando
erano bambini. Era scesa prima
di Paride con la tavola, e invano
aveva aspettato il fratello che,
stranamente, non si vedeva. Minuti che passano, il panico che
cresce...
Domani, alle 14.30 ci si ritroverà per un rosario nella chiesa
di Colico, davanti a una bara,
prima delle esequie che ricorderanno, per partecipazione e cordoglio sincero, quelle dello zio
Lorenzo, morto qualche mese
fa, a settembre. Proprio nella casa lasciata vuota dallo zio, Pari-
de era tornato ad abitare, lasciando Gravedona dove abitano da anni i genitori. Il nome del
nonno Paride (la sorella, Elda,
porta quello della nonna, una
grande donna), e una certa somiglianza con quello zio che lo
aspetta lassù: il destino a volte è
una storia che si ripete.
Si era laureato alla Bocconi,
Paride Cariboni, e alla soglia dei
34 anni, si occupava da agente
immobiliare anche delle attività
di famiglia. Forse sentiva su di
sèéil peso - onori e oneri - di appartenere a una famiglia dal
passato glorioso, che con l’impresa edile aveva creato migliaia
di posti di lavoro e portato speranza anche alla Valtellina nel
dopo frana del 1987. Dicono che
del nonno avesse preso il corag-
corso alpino e speleologico)
sono però riusciti a mettersi
in contatto telefonico con loro e a ottenere le coordinate,
in modo da localizzarli subito
e fornire tutte le indicazioni
utili perché l’intervento andasse a buon fine.
I dati hanno anche permesso di individuare il percorso più agevole e meno rischioso, dall’alto; l’intervento si è svolto al buio, per fortuna in un momento in cui
aveva smesso di nevicare. I
tecnici li hanno raggiunti in
poco tempo, erano infreddoliti e affaticati, ma illesi; hanno ripreso la traccia per la discesa e verso le 21,30 sono arrivati al parcheggio, dove
avevano lasciato la loro auto.
L’intervento del Soccorso alpino di sabato sera
Padre e figlio in difficoltà
Soccorsi al Pizzo Meriggio
Albosaggia
L’intervento
del Soccorso alpino
non è stato semplice
Si è svolto al buio
Padre e figlio in difficoltà sulle montagne di Albosaggia, sono stati soccorsi
e poi hanno fatto rientro a casa con le proprio gambe dopo
un intervento reso difficile
dal buio e dalle difficoltà nel
localizzarli. La richiesta di
intervento è arrivata intorno
alle 18 di sabato. I due scialpinisti, residenti in zona, erano
usciti per un’escursione nell’area del Pizzo Meriggio, ma
si sono trovati in difficoltà
durante il rientro e quindi
hanno chiesto aiuto.
Mentre stavano scendendo, a un certo punto si sono
bloccati su una cengia, in
un’area situata sopra alcune
roccette, a poca distanza dal-
la località Baita Campei. Non
riuscivano a proseguire né a
piedi, né con le pelli di foca.
Tramite una terza persona
hanno inviato una foto del
luogo in cui si trovavano, ma
dal momento che erano in
una zona boscosa, non c’erano molti riferimenti per
identificare il punto esatto.
I soccorritori, appartenenti alla VII Delegazione
Valtellina - Valchiavenna del
Cnsas (Corpo nazionale soc-
gio - memorabile l’immagine di
Cariboni senior che su una ruspa sposta i detriti sotto il monte
Coppetto -, certo ne aveva ereditato anche la caparbietà, la voglia di sconfiggere la sorte avversa. Perché quella dei Cariboni di Colico è una storia di gioie e
dolori, di successi ma anche di
fallimenti e sconfitte. Ma nella
buona e nella cattiva sorte, i Cariboni sono sempre stati una
grande famiglia: dieci i cugini rimasti di papà Giovanni, tutti
molto uniti.
Una parola spicca sui manifesti funebri che da ieri tappezzano tutta Colico e l’Alto lago: adorato. Così era per la sua famiglia
Paride: un fratello e un figlio
adorato. Tutto il resto, a pensarci, è di una tristezza infinita.