Manuale di buone prassi produttive

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Manuale di buone prassi produttive
Manuale di buone
prassi produttive
BOTANICA E TECNICHE COLTURALI DELLE
PIANTE UTILIZZATE
Angelica archangelica L.
Echinacea angustifolia DC. var. angustifolia, E. pallida Nutt.,
E. purpurea L. Moench
Hypericum perforatum L.
Melissa officinalis L.
Passiflora incarnata L.
Progetto
FITOS
PSR UMBRIA 2007-2013. ASSE 1 MISURA 1.2.4
"COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DI NUOVI PRODOTTI, PROCESSI E TECNOLOGIE NEI
SETTORI AGRICOLO E ALIMENTARE E IN QUELLO FORESTALE
Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive
Angelica
(Angelica archangelica L.)
ASPETTI BOTANICI
L’angelica, Angelica archangelica L., oppure Angelica officinalis Hoffm., detta "erba degli angeli", è una
pianta erbacea biennale o perenne, alta 100-250 cm, appartenente alla famiglia delle Apiaceae
(Umbelliferae). Nel nostro paese A. archangelica L. non si trova allo stato spontaneo, ma soltanto
coltivata od inselvatichita, mentre come spontanea si trova soltanto l'A. sylvestris L., presente,
specialmente nei luoghi umidi, nelle zone di montagna fino a 1600 m s.l.m., ma che non ha proprietà
officinali. Il fusto è eretto, robusto, cavo, cilindrico, glabro, fortemente striato e ramificato di colore
rossiccio. Le foglie sono grandi, lunghe circa 50 cm, provviste di un lungo picciolo e di una guaina
molto sviluppata che avvolge il fusto, sono alterne 2-3 pennatosette con margine seghettato, si
presentano di colore verde lucido sulla pagina superiore e più chiaro in quella inferiore. I fiori, piccoli,
formati da 5 petali bianchi o giallo-verdastri, 5 sepali e 5 stami, sono raggruppati in ombrelle di 20-30
raggi che si formano alla sommità della pianta, alla fine della primavera del 2° anno. La fioritura
avviene all'inizio di giugno. Il frutto è un diachenio di forma ellittica, con tre coste dorsali ben evidenti,
lungo 6-7 e largo 4-5 mm, di colore da giallo chiaro a marrone con margini alati. La radice è fittonante.
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Il peso di 1000 "semi" è in genere di 2.0 -3.2 g, ma può arrivare a 5 g. I semi conservano la capacità di
germinabilità per pochissimo tempo (circa 6 mesi).
CLIMA E TERRENO
La specie è coltivata per scopi commerciali soprattutto in Europa, in particolare in Francia, Belgio,
Germania e Ungheria.
La temperatura ottimale di coltivazione oscilla da 5 a 19°C.
Preferisce terreni profondi, leggeri, ricchi di sostanza organica, ben esposti, riparati dal vento e con
buona disponibilità idrica.
Le piante tollerano un pH nel range tra 4,5 e 7,3.
TECNICA COLTURALE
Scelta varietale
A parte alcune selezioni tedesche siglate, le poche varietà in commercio sono state costituite nell'Est
europeo (Jizerka-Rep. Ceca, Budakalaszi (Ungheria), Domaca krupna (Croazia) e Slavonka (Serbia).
Preparazione del terreno
La preparazione del terreno si effettua mediante un'aratura profonda in agosto, seguita da lavorazioni
di amminutamento del terreno, al fine di ottenere un buon letto di semina.
Concimazione
Si consiglia di distribuire:
• all'aratura: 40 -50 t di letame;
• all'impianto: 50 -70 kg/ha di N, 80 -120 kg/ha di P205 , 100 -140 kg/ha di K20;
• in copertura nel secondo anno: 50 -70 kg/ha di N.
Per lo sviluppo delle radici, sono negative dosi eccessive di azoto, mentre una buona dotazione di
potassio, esercita un effetto favorevole.
Impianto
L'impianto dell'angelica si esegue per semina diretta o per trapianto. Se l'impianto è eseguito per
semina diretta, la semina si esegue alla fine dell'estate, in file distanti 50 -60 cm impiegando circa 1015 kg/ha di semente. La densità ottimale per la coltura è intorno alle 8-10 piante per m2. La semina va
effettuata su terreno ben preparato, ponendo la semente alla profondità di 0,5-1 cm. Dalla semina alla
germinazione occorrono circa 30-40 giorni e durante i quali il terreno deve rimanere umido. Se invece
si preferisce adottare il trapianto, la semina si esegue in primavera in semenzaio (densità ottimale
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circa 300 piantine/m2). Le piantine verranno poi poste a dimora circa 3 mesi dopo, ad una distanza di
70-120 cm tra le file e 30-60 cm sulla fila, a seconda degli strumenti di lavoro presenti in azienda ed in
modo tale da ottenere da 1,4 a 2 piante/m2 . Per non avere brutte sorprese dovute alla bassa e breve
germinabilità del seme, in genere si preferisce il trapianto. In entrambi i metodi è bene trattare il seme
con prodotti che stimolano la germinazione oppure sottoporre il seme al freddo (4-5 settimane a O3°C). Normalmente la coltura non dovrebbe ritornare sullo stesso appezzamento prima di 5-6 anni.
Irrigazione
Nelle zone aride l'irrigazione va effettuata come intervento di soccorso.
Cure colturali
Anche se non registrati da noi per l'A., in letteratura si riportano, per il controllo delle malerbe, i
seguenti principi attivi:
• in pre-emergenza: linuron (0,8-1,5 kg/ha); prometrin (2-3 kg/ha) oppure atrazina (1 kg/ha).
• in post-emergenza: prometrin (3 kg/ha).
Se non si fa ricorso al diserbo chimico, nel corso della coltura si devono eseguire lavorazioni
meccaniche (sarchiature e zappettature) nell'interfila.
Durata della coltura
In buone condizioni di coltivazione l'A. fiorisce al 2° anno e dopo aver prodotto i semi, muore. Secondo
alcuni autori, eliminando per tempo i fusti fioriferi, può sopravvivere per 3 o più anni. I fusti fioriferi
vanno tempestivamente eliminati anche quando ci si riprometta di estrarre l'olio dalle radici.
MALATTIE, PARASSITI E DIFESA
Tra le malattie sono da segnalare:
• danni al colletto delle radici con marciumi da parte di Rhizoctonie e Fuserium,
• danni su fusti e foglie con cambiamento di colore, da parte della ruggine (Puccinia bullata (Pers.),
Puccinia angelicae), che si può trattare con prodotti a base di diclobutrazol (200 g/ha).
• danni sulle foglie da parte di funghi come l'agente della ticchiolatura (Fusicladium depressum (Berk et
Br.) Sacc.), che si può trattare con prodotti a base di dodine (0,8 kg/ha).
• malformazioni alle ombrelle da parte dell'oidio (Plasmopara angelicae).
Tra i parassiti sono da segnalare:
• le larve di dittero Philophylla heraclei L. che possono provocare danni a livello del mesofillo fogliare
• afidi e acari per danni su foglie e fusti con manifestazione di macchie gialle.
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• gli imenotteri, Systole coriandri Gus. e S. albipennis Walker. per danni ai frutti
• larve di alcuni lepidotteri [Plodia interpunctella (Hb.) Gn., e Ephestia ssp.] ed un coleottero,
Stegobium paniceum L. per danni sulle radici conservate.
RACCOLTA
Epoca di raccolta
Se la coltura è destinata alla produzione:
• dei frutti: le piante intere sono falciate quando il 50 % delle piante tende al giallo, alla fine dell'estate
del 2° o 3° anno. Si sfalciano le piante intere con delicatezza, al mattino presto quando sono ancora
umide di rugiada e poi dopo alcuni giorni, quando le piante sono completamente secche, si procede
alla trebbiatura per ricavare il seme.
• di foglie e di steli: le piante sono falciate in pre-fioritura. Si ottiene nel 1° anno un unico raccolto in
autunno, mentre nel 2° e 3° si ottengono uno o due sfalci. Le foglie e gli steli dovrebbero essere subito
essiccati a circa 30 - 40°C, altrimenti ammuffiscono facilmente.
• di radici: possono essere raccolte sia nell'autunno dello anno, che, previa "cimatura" delle piante in
primavera, nell'autunno del 2° anno. Le radici vengono scavate con una scava tuberi o, su piccole
superfici, con la vanga, facendo attenzione a non romperle. Vengono poi lavate, tagliate ed essiccate
(T. max. 40°C).
N.B. L'angelica negli individui suscettibili, può provocare foto-dermatite (infiammazioni e vesciche
dopo esposizione al sole). Per prevenire questi problemi, durante la raccolta, è meglio fare uso di tute e
guanti.
RESE
• La resa fresca di foglie e steli: 15-20 t/ha, con una resa in prodotto secco del 20%. Il contenuto di olio
essenziale di foglie e steli è molto basso:0,2 – 0.3% sul secco.
• La resa di frutti: 1 -1,5 t/ha, con un contenuto in olio essenziale dello 0,6-1,5 %
• La resa di radici fresche: 10-17 t/ha (la resa in secco è del 25 -30%) con un contenuto in olio
essenziale dello 0,2-0,4 % sul fresco e dello 0,4-1% sul secco.
USO E CONSUMO
1. I semi: che hanno un aroma simile a quello delle bacche di ginepro, vengono impiegati nella
preparazione Iiquoristica di bevande alcoliche (Bitter, liquori, anisette, gin, vermouth, Benedectine,
chartreuse).
2. L'olio essenziale: soprattutto quello ottenuto dai semi, serve ad aromatizzare sia prodotti alimentari
(gelati, caramelle, bevande analcoliche dessert, gelatine e budini), sia prodotti non alimentari come
profumi, saponi, creme e dentifrici, medicinali e sigarette.
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3. In generale i vari tipi di droga di A. nella medicina popolare di molti paesi del nord Europa, servono
a preparare tisane utili a curare bronchiti, raffreddori, tossi e, grazie alle sue proprietà carminative,
antispasmodiche e stomachiche, per combattere indigestioni, flatulenza, gastrite stitichezza ed
insonnia. Tuttavia per il suoi effetti emmenagoghi (ristabilisce /regolarizza le mestruazioni), il suo uso
è sconsigliato in gravidanza.
I fusti cavi, le foglie ed i giovani germogli, nei paesi nordici vengono anche consumati sia crudi in
insalata che cotti.
Caratteristiche dell’olio essenziale
L'olio essenziale delle foglie è costituito principalmente da b -fellandrene (33.8%), a-pinene (27%), bpinene (24%).
L'olio essenziale delle radici è costituito per il 90% da idrocarburi monoterpenici: a-pinene (21-25% ) ,
b-pinene (1-1,5 %), a-fellandrene (210%), b-fellandrene (14-16% ) , Iimonene (8,5-11,5% ) , mircene
(4-5%), p –cimene (6-11%).
L'olio essenziale dei frutti è costituito principalmente da idrocarburi monoterpenici, ma a differenza
degli altri ha un contenuto più alto di furanocumarine.
I costituenti secondari sono cariofillene, linalolo, borneolo, acetaldeide, acido angelico, acido aconico e
acido caffeico.
Standard di qualità
L'angelica è stata da qualcuno paragonata al maiale, in quanto tutte le sue parti possono essere
utilizzate ed infatti la droga può essere costituta dai semi (Angelicae fructus); da foglie e steli
(Angelicae herba); dalle sole foglie (Angelicae folium); da radici e rizomi (Angelicae radix e rhizoma); e
dall'essenza (Aetheroleum angelicae radix). Secondo la OAB, il contenuto minimo di olio essenziale
nelle radici secche deve essere dello 0.3%.
Qualità sensoriali
Tutta la pianta è caratterizzata da un odore aromatico caratteristico, simile a quello della liquirizia.
Le radici hanno un odore forte e aromatico ed un sapore pungente dolceamaro.
FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione
Forestale
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Echinacee
(Echinacea angustifolia DC. var. angustifolia, E. pallida Nutt.,
E. purpurea (L.) Moench)
ASPETTI BOTANICI
II genere Echinacea (Asteraceae), dal greco echinos (riccio) per le brattee pungenti del capolino,
comprende 9 specie, ma quelle coltivate per scopi medicinali sono le tre qui di seguito descritte.
E. anqustifolia var. angustifolia si trova nelle praterie secche ed aride ed il suo areale si estende dalle
zone meridionali del Saskatchewan e Manitoba (Canada) e dal Nord Dakota fino al Texas (Stati Uniti).
La pianta ha un apparato radicale fittonante di colore bruno chiaro e steli semplici o ramificati, alti 1050 cm, lisci o provvisti di peli. Le foglie sono lineari-Ianceolate con margine intero, provviste di peli
ispidi, di colore verde scuro e con 3-5 nervature. Le dimensioni delle foglie variano a seconda della
posizione, quelle della parte alta sono sessili. Il 0 dei capolini si aggira attorno ai 1,5-2,5 cm, senza i
fiori ligulati. Questi ultimi sono più o meno distesi, di colore bianco, rosa o porporino. Il polline è di
colore giallo. la fioritura avviene da giugno a luglio. Gli acheni sono di forma quadrangolare, lunghi 4,,5
mm ed hanno un colore che va dal biancastro al bruno chiaro con pigmentazione marrone all'apice.
Il suo numero cromosomico è 2n = 22 (diploide).
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E. pallida si trova nei boschi radi, nei territori paludosi e nelle praterie rocciose dal Texas N.0. fino
all'Indiana! ma vi sono popolazioni sparse anche in altri stati.
La pianta ha un apparato radicale fittonante di colore bruno chiaro, steli semplici o raramente
ramificati alti 40-90 cm, con peli fitti in alto e radi in basso.
Le foglie sono lineari-Ianceolate o lineari-ellittiche, con margine intero, di colore verde scuro e con tre
nervature; le foglie della rosetta hanno un corto picciolo, mentre nella parte alta sono sessili.
I capolini sono emisferici con i fiori ligulati lunghi e stretti, pendenti, rosa o bianchi. Il polline è di
colore bianco. La fioritura si manifesta da maggio a luglio.
Gli acheni sono di forma quadrangolare, lunghi 3,7-5 mm, di colore beige, pigmentati di marrone
all'apice.
Il suo numero cromosomico è 2n= 44 (tetraploide).
E. purpurea ha un areale piuttosto ampio, cresce nei boschi aperti, nei boschetti e nelle praterie dalla
Luisiana fino al Tennessee.
Ha un apparato radicale fascicolato di colore rosso-bruno, steli diritti, spesso ramificati nella parte
terminale, leggermente pubescenti o lisci, alti 60-180 cm.
Le foglie sono ovate od ovato-Ianceolate, con margine seghettato, di colore verde scuro e con 2-5
nervature; quelle della rosetta sono provviste di picciolo (fino a 25 cm) quelle in alto sono sessili.
I capolini sono piatti o leggermente emisferici con i fiori ligulati più o meno pendenti, porporini (anche
rosei o bianchi), lunghi 1,5-3 cm e larghi 0,5-1 cm.
Il polline è di colore giallo. La fioritura avviene da giugno a settembre.
Gli acheni sono di forma quadrangolare, lunghi 4-4,5 mm ed hanno un colore grigio bruno uniforme.
Il numero cromosomico è 2n = 22 (diploide).
Le echinacee sono piante allogame proterandre, le cui infiorescenze presentano fiori ligulati sterili,
mentre quelli tubulosi sono fertili, ma autoincompatibili. Il peso di 1000 semi dipende dalla specie,
dalla grandezza del capolino, dalla tecnica colturale ecc., ed in genere si aggira sui 2,5-4,5 g.
CLIMA E TERRENO
Le aree naturali dove vegetano le echinacee presentano un clima che varia dal desertico-steppico a
quello più fresco ed umido, con una piovosità che va dai 250 agli 800 mm, spostandosi da ovest ad est
degli Stati Uniti. Dove cresce E. angustifolia si incontrano terreni aridi, poveri in humus, di colore
chiaro (sabbiosi, Iimosi, calcareo-argillosi, disgregati per l'elevata presenza di argilla) a reazione molte
volte basica (pH 6-8); mentre verso est, dove si sviluppano le altre due specie, i suoli sono più freschi,
più ricchi di vegetazione e quindi di humus, di colore più scuro (cernozem), con reazione neutra o
subacida (pH 5,9-7). Quindi tenuto conto di quanto sopra riportato, per la coltivazione delle tre specie
si devono scegliere suoli moderatamente fertili, ben drenati, di medio impasto tendenti al sabbioso o
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limoso, a reazione da neutra a basica per E. angustifolia, e neutro-subacida per le altre due. Vanno
esclusi i terreni pesanti o asfittici, non solo per evitare i marciumi radicali, ma anche per ottenere un
adeguato sviluppo delle radici e poter eseguire la raccolta meccanica delle stesse.
TECNICA COLTURALE
Avvicendamento colturale
Si raccomanda di non far seguire questa specie a mais e barbabietola da zucchero (colture
normalmente molto trattate con erbicidi) oppure a piante appartenenti alla stessa famiglia, ma
piuttosto ai cereali.
Preparazione del terreno
Il terreno si prepara in autunno o alla fine dell'inverno con un'aratura profonda (40-45 cm circa). Con
questa lavorazione s'interrano il letame, se disponibile, fosforo e potassio. Seguiranno le opportune
lavorazioni di erpicatura o fresatura al fine di preparare un idoneo letto di semina o trapianto.
Scelta varietale
Le tre specie di echinacea sopra menzionate sono raccolte allo stato spontaneo, ma anche coltivate
negli USA ed in Canada; da qualche lustro tali specie, soprattutto E. purpuree, sono allevate e
sottoposte a prove sperimentali e di selezione un po' in tutto il mondo. Le varietà di E. purpuree
selezionate per colture ornamentali sono diverse, da quelle con i fiori ligulati porporini o rosei a quelle
con i fiori bianchi. Le cultivar selezionate per scopi medicinali, invece, sono pochissime. Per quanto
riguarda E. angustifolia, vi sono varie provenienze più o meno selezionate vendute da ditte sementiere
europee od americane.
Propagazione
L'echinacea si propaga generalmente per seme, ma è possibile anche la moltiplicazione per divisione di
cespi, soprattutto per E. purpuree. La propagazione per seme è quella che viene normalmente
praticata. La facoltà germinativa del seme dipende dalla specie, dalle tecniche di produzione e di
conservazione dello stesso seme e diminuisce con il passare del tempo; in genere la germinabilità del
seme dura circa 3 anni. Per quanto riguarda E. enqustitolie, che è la specie più problematica, si
possono ottenere buoni risultati applicando la prerefrigerazione (2-S0C per 812 settimane a luce
continua) o la stratificazione con ethephon (1 mM cioè 144,5 mg r', per 11-14 giorni a 4-5°C e sempre
a luce continua). Alla stratificazione si possono abbinare anche sostanze che favoriscano la
germinazione, quali l'acido gibberellico alla concentrazione di 2000-2500 mg/l.
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Preparazione delle piantine
Dopo eventuali trattamenti pregerminanti e prima della semina in cassette o contenitori alveolati, è
consigliabile effettuare la disinfezione del seme con ipoclorito di sodio alla concentrazione di 1-10%
per 3-15 minuti seguita da opportuni risciacqui o con fungicidi specifici (per es. Thiram, Propamocar,
Dicloran prodotti a base di rame da soli o in aggiunta a benzimidazolici). Il seme così trattato si semina
generalmente in ambiente protetto verso la metà di febbraio o anche prima, per disporre delle
piantine pronte per il trapianto verso la metà di aprile. Per quanto riguarda il substrato, è preferibile
un terriccio arricchito da orticoltura oppure ottenuto da una mescolanza di torba leggermente acida o
neutra, sabbia o perlite. L'emergenza delle piantine avviene in 1-3 settimane e dipende molto dalla
specie, dalla freschezza del seme, dalla temperatura di allevamento e dal trattamento pregerminante
effettuato. Le temperature di allevamento devono essere di 15-16°C, quelle ottimali di 20-25°C. Dopo
l'emergenza è utile eseguire delle concimazioni liquide (circa ogni due settimane) impiegando concimi
provvisti di macro e microelementi, per evitare che le piantine vadano incontro a deperimenti o
ingiallimenti. Per ottenere piantine idonee al trapianto necessitano circa 2 mesi di allevamento; quelle
di E. angustifolia sono più lente nella crescita e rimangono più piccole. Per ottenere piantine sufficienti
al trapianto di 1 ha, è necessario 1 kg di seme.
Impianto della colture
L'impianto della coltura può essere realizzato attraverso la semina diretta oppure il trapianto. Si può
adottare la semina diretta in condizioni ottimali di terreno e di clima e ricorrendo al diserbo chimico
per il controllo delle malerbe. L'epoca della semina può cadere in primavera oppure in autunno e la
scelta del momento adatto dipende dall'ambiente pedoclimatico, dalla specie, da scelte aziendali. La
dose di seme è di 2-3 kg/ha e la semina si esegue a file distanti da 40-50 cm, interrando il seme a circa
1 cm di profondità. Se si sceglie il trapianto, che offre maggiore sicurezza di riuscita della coltura,
l'epoca migliore è sempre quella primaverile. Per quanto riguarda i sesti di impianto, le distanze sono
sempre le medesime tra le file e 20-30 cm sulla fila a seconda della specie, delle attrezzature
meccaniche disponibili per le lavorazioni interfila e dell'impiego o meno di erbicidi chimici. Per
eseguire il trapianto si possono utilizzare le comuni macchine trapiantatrici da orticoltura.
Fertilizzazione
Le echinacee sono moderatamente esigenti in elementi nutritivi. Esse si avvantaggiano dell'azoto per
lo sviluppo della parte aerea e del potassio per lo sviluppo delle radici. In letteratura i dati riguardanti
la concimazione chimica di E. purpurea sono diversi, ma non troppo discordanti, Dachler e Pelzmann
(1999) per le echinacee consigliano 70 kg/ha di P205 e 150 di K20 da erogare in autunno e 120 kg/ha
di N da distribuire in tre tempi e cioè dopo l'emergenza, prima della chiusura della fila e dopo il primo
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taglio (nel caso si preveda un secondo taglio della parte aerea). La coltura destinata alla raccolta delle
parti aeree fiorite necessita generalmente di più azoto rispetto a quella condotta per la produzione
delle radici, inoltre i fabbisogni in elementi nutritivi di E. pallida e di E. purpurea sono più elevati di
quelli di E. angustifolia.
Lavazioni del terreno controllo delle infestanti
Sono da prevedere dai 2 ai 4 lavorazioni meccaniche tra le file, sulle file invece si deve intervenire con
scerbature manuali. Per il controllo delle malerbe si possono anche usare teli in PVC nero. Il diserbo
chimico è di notevole utilità nel caso di coltura seminata oppure trapiantata ad alta densità. Su
quest'argomento i dati disponibili sono scarsi e comunque non vi sono principi attivi registrati per
l'echinacea. Dalla letteratura si riportano i p.a. che hanno dato buoni risultati su E. purpurea
trapiantata, nella fase di preemergenza delle infestanti: Metolachlor (4,5 kgjha); Dithiopyr (2,2 kgjha),
Isoxaben + Trifluralin (1,1 + 4,5 kgjha), Napropamide (4,5 kgjha), Oryzalin (4,5 kgjha), Pendimethalin
(4,5 kgjha) e Prodiamine (0,8 kgjha) Propyzamid (Kerb 500 SC) ed il Prometryn (Azogard SO WP, 2
kgjha) e, fra i graminicidi, Fluozifop-P-butyl (Fusilade Super, 1,5 Ijha), Kerb 500 se 2 Ijha. Si ricorda
comunque che, trattandosi di piante destinate soprattutto alla preparazione di farmaci, è opportuno
non utilizzare diserbanti chimici, se non in caso di estrema necessità. In tal caso bisognerà rispettare i
tempi di carenza e segnalare agli acquirenti, al momento delle vendita delle radici o delle parti aeree, i
principi attivi impiegati, le dosi ed il numero di trattamenti eseguiti.
Irrigazione
Le echinacee sono tolleranti al secco, soprattutto E. angustifolia ed E. pallida. Tuttavia nelle fasi critiche
(per es. semina, trapianto, periodi siccitosi), sono da prevedere delle irrigazioni che in ogni caso
assicurano produzioni più elevate. Sono comunque da evitare ristagni d'acqua nel terreno, che
comportano gravi danni alle radici.
MALATTIE, PARASSITI e DIFESA
In pieno campo generalmente le echinacee sono poco colpite dai parassiti e solo nel caso di terreni
poco drenanti o in presenza di ristagni d'acqua, possono andare incontro a marciumi. Durante
l'allevamento delle piantine in serra o altro ambiente protetto, se si effettua la concia del seme, si usa
terriccio sano, si arieggiano gli ambienti, si gestisce con oculatezza la concimazione e l'irrigazione, le
echinacee non sono particolarmente soggette a malattie oppure ad attacchi di insetti. Occorre
comunque prestare attenzione alle malattie tipiche ed ai parassiti tipici degli ambienti confinati che
provocano muffe (Botrytis cinerea), marciumi del colletto (Rhizoctonia solani), moria di piantine
(Pythium spp.) tracheomicosi (Fusarium oxysporum), Sclerotinia sclerotiorum, Alternaria sp. ed agli
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aleirodidi (Trialeuroides vaporariorum e Bemisia tabaci), ai tripidi (Frankliniella occidentalis e
Heliothrips haemorrhoidalis), ai ditteri fillominatori e molto raramente agli afidi.
Per la difesa delle piantine, oltre a ricorrere a tutti i mezzi preventivi disponibili quali la disinfezione
della serra, l'uso di trappole cromotropiche, l'immissione di parassitoidi, la protezione delle aperture
della serra con reti a maglie sottili, è possibile che si debba ricorrere ad anticrittogamici specifici
(poltiglia bordolese, ossicloruri, zolfo ecc.) oppure ad insetticidi (es.le piretrine naturali, prodotti a
base di azadiractina, piretroidi od altri).
N.B. Come per i diserbanti, anche per i p.a. antiparassitari/anticrittogamici, non esistono prodotti
registrati per queste specie e, qualora non si seguano le tecniche di coltivazione biologica o
biodinamica, bisogna ricorrere a prodotti omologati per altre specie che in ogni caso vanno usati con
parsimonia, rispettando i tempi di carenza per evitare di superare nel prodotto finito i limiti di residui
ammessi dalla legislazione vigente.
RACCOLTA
Già dal 2° anno si possono raccogliere sia la parte aerea che le radici, tuttavia le rese più soddisfacenti
si ottengono al 3°-4° anno di coltivazione. In genere si raccolgono le radici in autunno (o a fine inverno
prima della ripresa vegetativa) e la parte epigea (es. E. purpurea) in piena fioritura. Per la raccolta
delle radici, una volta asportata la parte aerea, può essere utilizzato il classico aratro oppure scavatuberi/bulbi. Le radici raccolte devono essere scollettate, lavate e, se necessario, tagliate, prima di
disporle nell'essiccatoio ad una temperatura di circa 40°C fino al raggiungimento del 10% di umidità.
Anche la parte aerea va essiccata alla medesima temperatura. Le rese variano a seconda della specie,
dell'ambiente pedoclimatico, dell'età della coltura, del metodo colturale (trapianto o semina diretta),
della densità d'impianto e della fertilizzazione eseguita. Qui si riportano soltanto i dati ottenuti da
Bomme (1986) in Germania in anni differenti. Per altri risultati vedi quanto riportato da Aiello e Bezzi
(1999).
E. angustifolia
Nel primo anno non si raccolgono né le radici, né la parte aerea, perché la produzione è molto scarsa.
Per gli anni successivi le produzioni mediamente attendibili sono: 50 q/ha di piante fiorite fresche e di
20 q/ha di radici fresche.
RESE
E. pallida
Resa (q/ha) ottenuta con semina diretta in pieno campo ed interfile di 42 cm (2 kg/ha di seme):
1° anno
2° anno
parte aerea fresca (secca)
100-170 (18-31)
270-390 (67-97)
radici fresche (secche)
85-115 (23-31)
140-170 (47-57)
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E. purpurea
Resa (q/ha) ottenuta applicando le medesime condizioni adottate per E. pallida:
1° anno
2° anno
parte aerea fresca (secca)
220-340 (45-69)
270-550 (71-145)
radici fresche (secche)
87-110 (22-28)
145-160 (56-61)
USO E CONSUMI
Diverse tribù di Indiani d'America utilizzavano le radici di echinacea (soprattutto di E. angustifolia ed
E. pallida) per scopi medicinali sia per uso interno (mal di stomaco, mal di testa, tosse, raffreddore,
ecc.), che esterno (ferite, ustioni, punture di insetti e morso di serpenti). In questi ultimi anni hanno
riscosso un notevole interesse per le loro proprietà medicinali immunostimolanti, antinfiammmatorie,
cicatrizzanti, antibatteriche, antifungine e antivirali.
Standard di qualità
Le parti utilizzate sono rappresentate dalle radici e dalle parti aeree fresche od essiccate delle tre
specie. I principali costituenti contenuti nei vari organi della pianta di echinacea sono: i polisaccaridi e
le glicoproteine, i derivati dell'acido caffeico ed i flavonoidi, i poliacetileni e le alcamidi. Sul mercato
europeo sono presenti molti preparati di varia natura e composizione, costituiti da tinture
idroalcoliche, succo spremuto, succo spremuto essiccato, estratti glicerici o con C02 a pressione
supercritica ecc.
Dal punto di vista farmacologico è accertato che le glicoproteine, i polisaccaridi, l'acido cicorico e le
alcamidi hanno proprietà immunostimolanti, mentre all'echinacoside si attribuisce solo una bassa
attività antibatterica ed antivirale. I polisaccaridi inoltre svolgono azione antiinfiammatoria ed i
poliacetileni (contenuti nelle radici di E. pallida) attività antimicrobica.
IMPORTANZA ECONOMICA
Il mercato legato all'industria fitofarmaceutica ed erboristica del Nord America ha subito in questi
ultimi anni un incremento superiore al 60%, realizzando vendite annuali che superano i 10 miliardi di
$ USA. AI primo posto l'echinacea compare come la pianta più venduta, con circa 1 miliardo di dollari
(9,9%). Da un'indagine condotta negli USA risulta che l'echinacea è il rimedio erboristico più popolare
e si calcola che il 7% degli Americani l'abbia usata, con un consumo (dati 1999) valutato intorno ai 300
milioni di dollari, cioè il 9% del totale venduto (3,6 miliardi di dollari). Secondo una recente indagine
condotta negli USA da Information Resources Inc., nella vendita al dettaglio di integratori alimentari a
base di erbe (riferita solo ai food store, drug store e mass market retail), l'echinacea nel 2000 ha subito
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una flessione del 20,4% (58,4 milioni di dollari su un totale di 590,9) collocandosi al 4° posto, dopo
ginkgo biloba, ginseng asiatico ed aglio.
In Italia nel 2001 la superficie investita ad echinacea si è aggirata sui 30 ha, per la gran parte condotta
in biologico, con una prevalenza di E. pallida, seguita da E. purpurea ed E. angustifolia. Le regioni più
interessate a queste colture sono: Piemonte, Veneto, Umbria e Toscana.
I prezzi sono stati estremamente variabili ed orientativamente si possono indicare 10-15 euro/kg per
le radici di E. angustifolia, mentre per quelle delle aItre due specie 6-8 Euro/kg.
FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione
Forestale
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Iperico
(Hypericum perforatum L.)
ASPETTI BOTANICI
L'iperico perforato (Hypericum perforatum L., fam. Hypericaceae), possiede un ampio areale
comprendente l'Europa Centro-Settentrionale e Meridionale, il Nord Africa, l'Asia Occidentale fino
all'Arabia ed alla Cina. Esso cresce spontaneo in tutte le regioni italiane. Si distingue dalle altre
numerose specie di iperico per avere le foglie "bucherellate" (se guardate in controluce) ed il fusto
biangolare e cioè percorso longitudinalmente da due linee salienti. Come alcune altre specie
appartenenti allo stesso genere, la specie perforatum ha le foglie ed i petali picchiettati di puntini scuri
che contengono l'ipericina. I semi sono di forma semicilindrica ed il peso di 1000 semi è di circa 0,1 g.
CLIMA E TERRENO
L'I. allo stato spontaneo predilige le stazioni soleggiate ed aride del piano basale, collinare e montano e
nonostante sia pianta rustica comune sui suoli secchi e poveri, in coltivazione richiede una certa
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quantità di acqua e di fertilizzanti. L'irrigazione è necessaria al momento della semina, dopo il
trapianto, e dopo il primo taglio per favorire la ripresa vegetativa. Tuttavia, anche in coltivazione, non
ha speciali esigenze di terreno; cresce bene su terreni calcarei, ma anche su quelli silicei ed acidi,
sopporta quelli argillosi, ma, nel caso di semina diretta, necessita di un terreno leggero, privo di
infestanti perenni e senza ristagni di acqua.
TECNICA COLTURALE
Rotazione e durata della coltura
L'I. a causa delle malattie fungine alle quali è soggetto, non deve mai seguire a se stesso, se non dopo
parecchi anni. Va messo in rotazione con patate, cereali o con il prato stabile.
La coltura di iperico dura solo eccezionalmente più di due anni.
Preparazione del terreno e concimazione
E’ auspicabile l'aratura autunnale, l'erpicatura e, in caso di semina diretta, la rullatura. In quest'ultimo
caso, il terreno deve essere finemente lavorato a causa della piccolezza del seme. La concimazione
fosfo-potassica si effettua al momento delle lavorazioni preparatorie del terreno alle dosi
approssimative di 70-100 kg/ha di P20S e 180-200 kg/ha di K20. La concimazione azotata (100-150
kg/ha) deve essere eseguita invece in tre tempi: tre settimane dopo l'emergenza o il trapianto; alla
chiusura della fila; dopo il 1° taglio. Alcuni specialisti sono però dell'opinione che, per limitare il rischio
di malattie fungine, non sia opportuno distribuire l'azoto.
Impianto della coltura
Sono possibili due tipi di impianto:
-per semina diretta a fine estate/autunno;
-per trapianto.
Semine diretta
Si consiglia di usare in via prudenziale 3 kg/ha di semente. Il seme va sempre conciato con metiram
(per es. POLYRAM COMBI) o con altri concianti. La semina diretta si effettuerà solo in terreni in
condizioni ottimali di tessitura e giacitura. Per ottenere buoni risultati, il seme dovrà avere un
germinabilità ≥ al 70%. La semina verrà eseguita con seminatrici adatte allo scopo, depositando e non
interrando il seme sul terreno ben preparato, in quanto quest'ultimo germina in presenza di luce.
Oppure coprendolo leggermente di terra e compattando il terreno mediante una rullatura. La semina
tardo-estiva o autunnale (settembre/ottobre/novembre) permette una stratificazione naturale del
seme, durante la quale l'umidità e le basse temperature invernali ne sbloccano la dormienza. In questo
caso l'emergenza avverrà nel marzo/aprile.
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La semina si può eseguire anche in aprile con seme trattato. Il trattamento consiste nella
stratificazione del seme in sabbia umida a O-5°C per una settimana oppure nella sua refrigerazione per
7 giorni a 4°C. Oppure si può seminare a fine maggio con seme non trattato, coprendo il terreno con
tessuti da forzatura. In questa situazione l'emergenza delle piantine avviene in circa 3 settimane, ma è
possibile anche eseguire la semina in giugno senza ricorrere alla forzatura.
Trapianto
Il trapianto dà risultati più sicuri e produzioni più elevate rispetto alla semina diretta ed assicura una
produzione di fiori già al primo anno.
Allo scopo si devono preparare le piantine in pots (2,5 x 5-6 cm) adatti alle macchine trapiantatrici
disponibili. Il trapianto si deve effettuare verso aprile/maggio a seconda del clima.
L'investimento sarà di 50.000-66.000 piante/ha. Le distanze andranno da 25 a 40 cm sulla fila a 40-60
e più cm tra le file, a seconda dei macchinari disponibili in azienda.
Caratteristiche e trattamenti al seme
Il seme di iperico è molto piccolo e la sua germinabilità è molto bassa (20-25%), inoltre la sua vitalità
non supera i 3 anni. La germinabilità del seme è comunque molto varia a seconda dell'annata e della
partita di seme.
Per ottenere una buona germinabilità si consiglia di:
-usare sementi fresche (non più vecchie di 1 anno),
-seminare in superficie senza interrare,
-lavare via le sostanze che ricoprono il tegumento,
-stratificare il seme.
Allevamento delle piantine in serra
Il seme, debitamente conciato con metiram (Polyram Combi) o con altri prodotti concianti, viene
deposto in cassette riempite di terriccio e preventivamente disinfettate (per es. con Polyram Combi
allo 0,2% o altro) verso la metà febbraio. La dose di seme consigliata è di 9 g/m2.
Le cassette seminate saranno coperte con tessuto da forzatura o con nylon o vetro e dovranno essere
mantenute umide e protette dalla luce diretta, a temperature di 20-25° C. In tali condizioni il tempo di
germinazione varia da 69 giorni a 2-3 settimane. In febbraio e fino a metà marzo potrebbe essere utile
un po' di illuminazione artificiale. Dopo l'emergenza si può abbassare gradualmente la temperatura
fino ad arrivare a 16° C di giorno ed a 12° C di notte. Per favorire un pronto sviluppo, il
ripicchettamento delle singole piantine va effettuato precocemente. Con le sofisticate attrezzature
disponibili presso i vivaisti, tale operazione può essere meccanizzata. Un altro metodo è quello di
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sottoporre il seme alla stratificazione e poi seminario meccanicamente (2-5 semi per celletta) in modo
da evitare la pratica del ripicchettamento. Quando le piantine sono alte 7-8 cm e dopo 1 o 2 settimane
di acclimatazione all'esterno, vengono messe a dimora in pieno campo.
Trattamento con fungicidi;
Per evitare l'installarsi di funghi dannosi durante l'allevamento in serra, si consigliano almeno tre
trattamenti fungicidi con metiram (Polyram Combi):
1. dopo l'emergenza delle plantule;
2. 4-5 settimane dopo il primo;
3. a fine ciclo, prima di portare le piantine fuori della serra.
Irrigazione in serra
L'irrigazione delle piantine di iperico si esegue a mano, a seconda della necessità. L'acqua comunque
deve umidificare il substrato delle cellette fino in fondo.
Terriccio
Si può usare un semplice terriccio molto fine da orticoltura.
Concimazioni
Durante l'allevamento delle piantine si effettueranno concimazioni liquide settimanali con concime
complesso a basso tenore in azoto, come per es. un 8-12-24-4 (N, P205, K20, MgO) in modo da
ottenere una concentrazione in azoto dello O,2-0,4%.
Cure colturali successive alla semina e al trapianto
Esse sono rappresentate essenzialmente dalla lotta alle erbe infestanti, soprattutto nella prima fase del
ciclo, quando l'I. cresce lentamente. Il controllo delle malerbe si può effettuare con lavorazioni
meccaniche interfila e manuali sulla fila o ricorrendo al diserbo. Nessun erbicida chimico è stato finora
omologato per l'I. e quando se ne facesse uso, questo dovrebbe essere limitato all'I. destinato
all'industria estrattiva che deve essere messa al corrente di ciò.
Autori stranieri, nel caso di semina autunnale e di infestazione di malerbe, propongono l'uso di
paraquat (GRAMOXONE, 3 I/ha) in preemergenza dell'iperico. In post-trapianto consigliano invece
diversi diserbanti fra cui il Iinuron (AFALON, LORAX, PERFALON) alla dose di 500 g/ha. Altri pongono
addirittura due trattamenti distanziati di 8 -10 giorni alla dose di 1l/ha di p. c.. L'impiego dei
diserbanti dovrà essere il più limitato possibile ed alternato con lavorazioni meccaniche. Asportazione
in primavera di tutte le parti secche delle piante per ridurre i rischi di attacchi fungini.
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MALATTIE, PARASSITI E DIFESA
Molti
funghi
attaccano
l'iperico
(Alternaria,
Fusarium,
Phytium,
Sclerotinia,
Verticillium,
Colletotrichum), provocando l'ingiallimento, l'imbrunimento e quindi la morte della pianta. Le
patologie si presentano soprattutto quando le piante sono molto fitte.
Si raccomanda di eseguire la concia del seme, di disinfettare le seminiere ed i pots, di mettere a dimora
piante singole spaziate e di evitare il ritorno dell'iperico sullo stesso appezzamento.
Come per i diserbanti, anche per i fungicidi, nessun prodotto chimico è stato omologato per la coltura
dell'iperico. Si può tuttavia ricorrere ad irrorazioni localizzate o diffuse a base di prochloraz
(SPORTAK, OCTAVE) alla dose di 1000 g/ha di prodotto commerciale distribuiti in 600 I di acqua.
L'iperico è attaccato qualche volta anche da insetti, ma generalmente non creano gravi problemi.
RACCOLTA
La raccolta, sia della pianta intera, sia delle sommità fiorite, si esegue nel periodo della massima
fioritura
1° anno:
-se si trapianta in marzo/aprile la prima fioritura cade a fine luglio/inizio agosto;
-se si semina in aprile/maggio la prima fioritura avviene in settembre/ottobre;
2° anno:
-la prima fioritura si avrà in giugno/luglio e la seconda in settembre.
La raccolta dell'iperico su grandi superfici dovrebbe essere effettuata con falcia-caricatrici. Alla prima
raccolta del primo anno, in coltura trapiantata ed irrigata, si tagliano le piante raso terra, perché in
questo momento le piante sono verdi e fogliose. In seguito invece, quando la pianta raggiunge altezze
più elevate e forma steli più legnosi, si deve l'altezza del taglio va aumentata.
L'essiccamento dell'iperico si fa di solito in essiccatoio (40-60°C) per un periodo di circa 24 ore e fino
al reggimento dell'8% di umidità. La droga, una volta immagazzinata, deve essere conservata al riparo
dell'umidità e della luce. Per piccole partite è possibile anche essiccare all'aria, ma allora
l'essiccamento dura molto di più (circa 10 giorni). Dopo le prime 12 ore è opportuno rimuovere la
massa di iperico per migliorare il processo di essiccazione.
RESE
Rese in q/ha di droga secca:
-1° anno: 25-55 q (pianta intera); 15-30 q (sommità fiorite)
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-2° anno: rese molto variabili 5-15-55-70 q (sommità fiorite) a seconda dell'incidenza di malattie
fungine.
Nel caso di semina diretta in pieno campo le rese sono in genere inferiori del 30-50% rispetto a quelle
ottenute col trapianto.
USO E CONSUMO
In passato le sommità fiorite erano utilizzate per la preparazione di oleoliti dotati di azione
cicatrizzante e, grazie ai loro principi amari, per confezionare tisane e liquori. Recentemente invece
sono state scoperte le proprietà antidepressive dell'iperico che per questo motivo è stato molto
richiesto dalle industrie farmaceutiche ed erboristiche per la preparazione di tinture o pastiglie. Da
alcuni anni però la domanda di iperico ha subìto un tracollo perché sono state evidenziati effetti
collaterali o interazioni negative con l'uso di altri farmaci.
I suoi principi attivi più importanti, contenuti soprattutto nei fiori, sono l'ipericina (0,1-0,3%),
l'iperforina ed i flavonoidi (0,5-0,7%).
Secondo LE MONOGRAFIE TEDESCHE la droga di iperico deve contenere al massimo 1'8% di acqua e
non più del 5% di terra. Attualmente l'industria estrattiva richiede le sommità fiorite dell'iperico che
dovrebbero contenere dallo 0,08 al 0,1 % di ipericina totale.
FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione
Forestale
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Melissa
(Melissa officinalis L.)
ASPETTI BOTANICI
È una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Labiate. Ha fusti eretti, quadrangolari,
molto ramosi ed emette un gradevole odore di limone. Può raggiungere un'altezza che varia da 50 a 90
cm. Le foglie sono picciolate, opposte, ovali e dentate, reticolato-rugose e ricche di peli secretori. I fiori,
di colore biancastro, sono posti in verticilli all'ascella delle foglie e si formano all'inizio dell'estate.
Il peso di 1000 semi è di 0,5-0,6 g.
CLIMA E TERRENO
Essendo pianta ornbroflla e igrofila, dovrebbe essere coltivata in luoghi umidi ed in suoli freschi,
profondi e permeabili. Data la sua sensibilità ai freddi intensi, è consigliabile scegliere le esposizioni
più favorevoli.
TECNICA COLTURALE
Può seguire una coltura sarchiata, prati stabili e cereali, ma non, generalmente, il mais. II terreno
destinato all'impianto deve essere privo di malerbe perenni e rizomatose.
Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive
Durata della coltivazione
2-4 anni.
Preparazione del terreno e concimazione
-Aratura autunnale profonda
-Fresatura primaverile
-Concimazione (dosi per 100 rrr'): di fondo prima dell'aratura: 300-600 kg) di letame maturo;
1° anno, all'impianto: 0,7 kg di P20S, 1 kg di K20; durante le lavorazioni interfila 0,7 kg di N distribuite
in due volte.
2° anno e seguenti: 0,7 kg di N distribuito in due tempi, dopo il 10 e dopo il 20 taglio.
Impianto
La moltiplicazione della melissa si fa per seme. Solo nel caso che si disponga già di una coltivazione, si
può ricorrere alla divisione dei cespi o per rizoma.
Trapianto
Per la costituzione delle piantine, la semina si fa in aprile, in cassette, in serra fredda o calda, a seconda
delle possibilità. II fabbisogno di seme è di 2 g/m2 di semenzaio e con questa quantità si otterranno
circa 500 piantine, sufficienti per un 100 m2.
L'emergenza delle piantine è piuttosto lenta. Quando sono alte circa 3 cm; vanno ripicchettate e quindi
trapiantate in pieno campo. II trapianto si esegue alla fine di maggio-primi di giugno, circa 2 mesi dopo
la semina. È anche possibile seminare in cassette all'aperto. In questo caso è consigliabile posticipare
l'epoca di semina a fine aprile -primi di maggio e le piantine saranno trapiantate in autunno. II
trapianto si esegue in file distanti 60-70 cm, adottando distanze di 25-30 cm sulla fila.
Semina diretta
La semina diretta, anche se possibile, non è consigliabile a causa del costo elevato della semente e delle
difficoltà di emergenza ed anche perché le giovani plantule hanno scarse possibilità di riuscita nella
competizione con le malerbe.
Cure colturali
Dopo il trapianto, dopo i tagli ed in caso di tempo secco, vanno praticate delle irrigazioni di soccorso
(1,5-2 m3/100 m2 di acqua ogni volta), da effettuarsi preferibilmente di notte.
Sarchiature interfila vanno eseguite alla ripresa vegetativa ed ogni volta che sia necessario (2-3 volte
l'anno).
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È possibile anche effettuare una pacciamatura con MAIPEX o AQUATEX, per evitare i costi delle
scerbature.
MALATTIE E PARASSITI E DIFESA
In pieno campo si possono verificare, soprattutto nella tarda stagione estiva, danni da ruggine.
La cosa migliore da fare è raccogliere prima che i sintomi della malattia si diffondano.
In situazioni di clima troppo caldo, si possono verificare attacchi di cicaline; nel caso in cui la melissa
non sia costantemente irrigata, si possono manifestare forti attacchi di ragnetto giallo.
RACCOLTA
Si raccolgono le cimette prima della fioritura e comunque prima che diventino troppo alte e legnose.
L'altezza di taglio deve essere 10-15 cm da terra.
Occorre avere la massima attenzione nel manipolare il prodotto fresco perché la pressione esercitata
sulle foglie e la luce del sole tendono ad annerire le foglie rendendole commercialmente inutilizzabili.
RESE
Nel primo anno si effettua una sola raccolta verso metà luglio ed il prodotto fresco, ottenibile oscilla da
30 a 40 kg/100 m2. Nel secondo anno e nei successivi invece si possono effettuare 2 o 3 tagli (1°:
giugno; 2°: fine luglio agosto; 3°: metà settembre). Con il 2° anno la produzione complessiva passa a
240-300 kg di prodotto fresco, pari a 45-60 kg di piante secche. L'essiccamento dunque fa perdere al
prodotto circa il 75-80% del suo peso. Le rese naturalmente saranno ancora inferiori (solo circa il 45%
del secco) se si vogliono ottenere foglie anziché cimette secche.
USO E CONSUMO
Le foglie di melissa trovano impiego in liquoristica, profumeria e fitofarmacia. Esse contengono, in
minima quantità, un olio essenziale ricco di geraniale (citrale a) e nerale (citrale b), Iinalolo, geraniolo
e citronellolo, sostanze che possiedono un'azione sedativa ed antispasmodica, utili nella terapia degli
spasmi del tubo digerente.
Standard di qualità
La droga è costituita dalle foglie essiccate. La F.U.I. (1998) non indica la percentuale minima di
essenza, mentre, secondo la Farmacopea francese, essa deve essere pari o superiore allo 0,05%.
FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione
Forestale
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PASSIFLORA
Passiflora incarnata L.
ASPETTI BOTANICI
Il genere Passiflora appartiene alla famiglia delle Passifloraceae, una famiglia molto grande che
comprende più di 600 specie di cui più di 500 sono specie appartenenti a questo genere.
Sono piante originarie delle zone tropicali e subtropicali del centro e del sud America; alcune del nord
America ed altre asiatiche e sono piante di incredibile bellezza che hanno affascinato ed affascinano in
ogni tempo.
Dato il grande numero di specie, ritroviamo piante rampicanti, a portamento lianoso, arbustive,
erbacee, annuali e perenni.
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CLIMA E TERRENO
La passiflora cresce bene nei terreni ben esposti e freschi, ricchi di humus e ben concimati; occorre
assolutamente evitare i ristagni idrici, soprattutto nei mesi invernali, i terreni troppo freddi e le
esposizioni a nord.
TECNICHE COLTURALI
Terreno e ambiente
La passiflora cresce bene nei terreni ben esposti e freschi, ricchi di humus e ben concimati; occorre
assolutamente evitare i ristagni idrici, soprattutto nei mesi invernali, i terreni troppo freddi e le
esposizioni a nord.
Propagazione
L'impianto può essere eseguito mediante semina diretta o tramite trapianto delle giovani piantine;
l'operazione di semina diretta in campo si esegue in aprile. La germinabilità del seme è scalare e
prosegue per lungo tempo. Il peso di 1000 semi è di 35-40 g. La passiflora si può moltiplicare anche
per talea nei mesi di luglio-agosto, prelevando talee della lunghezza di 8-10 cm.; il trapianto in piena
terra delle talee radicate può essere eseguito nella primavera successiva.
Sesti d’impianto
Le semine si eseguono ponendo il seme alla distanza di 80-100 cm fra le fila e di 15-20 cm lungo la fila;
sono necessari circa 15 Kg di seme per ettaro.
Cure colturali
Nel primo anno le piantine si sviluppano lentamente, e frequenti sarchiature e zappettature
permettono di garantire un buon sviluppo della passiflora e di ridurre la presenza di getti nuovi
nell’interfila. E' importante che l'impianto sia pulito e privo di malerbe soprattutto nel periodo della
raccolta. Con le sarchiature si possono apportare al terreno piccoli quantitativi di azoto, utili per
stimolare lo sviluppo della pianta. Sarà opportuno effettuare una corretta rotazione in modo da
garantire un terreno pulito all'impianto, per garantire un buon sviluppo della pianta e un facile
ricaccio; dopo il primo sfalcio è bene irrigare.
Fertilizzazione
La passiflora si avvale della presenza di sostanza organica nel terreno e di concimazioni azotate,sono
consigliati l’apporto di 350-400 q/ha di letame maturo e di 100-120 unità/ettaro di concime azotato
da distribuire alla ripresa vegetativa, dopo ogni sfalcio, e 80-10 unità ad ettaro di fosforo e di potassio;
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un eccesso di azoto può portare ad un ritardo della fioritura e ad un indebolimento delle piante nei
confronti di patogeni e di parassiti.
MALATTIE PARASSITI E DIFESA
Sono stati riscontrati sintomi virotici con ingiallimenti fogliari, soprattutto a livello delle nervature. In
condizioni ambientali sfavorevoli come eccesso di umidità e temperature elevate sono possibili
attacchi di Cocciniglia oleosa, di Acari (Ragnetto Rosso), nonché Tripidi e la Mosca bianca.
RACCOLTA
Nel periodo estivo e in particolare nel mese di agosto inizia la fioritura, che si protrae fino alla fine di
settembre, e spesso si hanno contemporaneamente frutti e fiori; in questo periodo si esegue lo sfalcio
della massa verde, che dovr{ essere posta rapidamente in essiccatoio o all'ombra. L’essiccazione
omogenea della pianta non è sempre facile in quanto sono contemporaneamente presenti foglie, fusti,
fiori e frutti; pertanto questa deve protrarsi per lungo tempo al fine di garantire una certa uniformità
ed una buona conservabilità del prodotto.
Nei successivi anni di produzione è possibile effettuare due raccolte all'anno: la prima in luglio e la
seconda in settembre, il secondo sfalcio è meno abbondante ma di qualità superiore.
Una caratteristica della pianta è quella di ramificarsi moltissimo dai rizomi, emettendo getti nuovi
nelle interfile, quindi durante la crescita delle piante le varie ramificazioni si intrecciano enormemente
rendendo difficoltosa la raccolta.
RESA
La produzione in massa secca prodotta da un ettaro di terreno è di 40-45 quintali.
USO E CONSUMO
La pianta ha proprietà aromatizzanti (i frutti), e sedative, sonnifere, antinevralgiche, narcotiche,
analgesiche, tranquillanti (i tralci fioriti); viene utilizzata sotto forma di infuso, tintura, estratto fluido .
FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione
Forestale
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