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G GERONTOL 2004;52:136-139 ARTICOLO ORIGINALE ORIGINAL ARTICLE Società Italiana di Gerontologia e Geriatria Sindrome di Down. Alcuni aspetti socioambientali. Down syndrome. Some socioenvironmental aspects P. AROSIO, C. ABBATE1, M. ZANETTI, L. CAPUTO. Cattedra di Gerontologia e Geriatria, Università di Milano e Unità Operativa di Geriatria, Ospedale Maggiore, IRCCS di Milano; 1 Istituto di Psicologia, Università di Milano Objectives and methods: life expectancy for subjects with Down syndrome (DS) has increased in the last decades. The aim of this study was to investigate the socioenvironmental factors which can affect the quality of life of 173 DS subjects (age range: 18-65 years) attending the ViviDown Association in Milan. Results: the younger subjects (≤ 34 years old) had a higher level of scholarship and visited more frequently the Social Education Centers. Conclusions: we conclude that socioenvironmental factors may be responsible for improving clinical aspects and quality of life of DS subjects. Key words: Down Syndrome • Life expectancy • Socioenvironmental factors Introduzione La sindrome di Down (SD), che è la causa più frequente di ritardo mentale, ha una prevalenza di circa 1: 700 nati vivi 1-4. L’aspettativa di vita di un soggetto con SD nato nel 1929 era di 9 anni, nel 1947 di 12-15 anni, nel 1961 di 18,3 anni. Attualmente un soggetto con SD ha buone probabilità di vivere fino a 60 anni 1-7 18. In Italia i dati epidemiologici del Centro Internazionale dei Difetti Congeniti (CIDC) confermano i dati della letteratura internazionale: la vita media dei soggetti con SD è di 45-46 anni, con una percentuale di sopravvivenza nella fascia d’età fra i 45 ed i 65 anni pari al 13%. In Italia vi sono circa 49.000 soggetti con SD, di cui circa 10.500 di età compresa tra 0 e 14 anni, 32.000 tra 15 e 44 anni e 5.000 di età superiore ai 44 anni 3. Il significativo aumento della sopravvivenza è stato attribuito alla riduzione della mortalità infantile, ottenuta tramite interventi di cardiochirurgia per la correzione di difetti cardiaci congeniti (presenti in circa il 40% dei soggetti), miglioramento delle cure mediche e provvedimenti di carattere sociale 1 5 10-14 18. Si ritiene che non vi sia una differenza nell’aspettativa di vita fra i due sessi 8 9. Programmi di “life-planning” hanno favorito la tendenza a ridurre l’istituzionalizzazione dei soggetti con SD 1 15 18. Ciò è importante poiché gli anni di sopravvivenza dei soggetti istituzionalizzati sono Corrispondenza: dott.ssa Paola Arosio, Cattedra di Gerontologia e Geriatria, Università di Milano, via Pace 9, 20122 Milano - Tel: +39-02-55017230 - Fax: +39-02-55017492 - E-mail: [email protected] PACINIeditore Ludovica Caputo e Carlo Abbate hanno ricevuto una borsa di studio di AGER, Associazione per la Ricerca Geriatrica e lo Studio della Longevità, Milano. Ringraziamo il prof. V. Gualandri, Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Vivi Down, Milano, per la revisione del testo. SINDROME DI DOWN inferiori del 10-15% rispetto a quelli dei non istituzionalizzati. Anche programmi di stimolazione intellettiva e motoria precoce incrementano la sopravvivenza nei soggetti con SD 1 12 15 16. A partire dai 40 anni di età nel cervello della maggioranza dei soggetti con SD si riscontrano le lesioni neuropatologiche tipiche della demenza di Alzheimer (AD). In molti di questi soggetti si riscontra un deterioramento cognitivo 19. L’isoforma ε 4 del gene dell’APO E, che è un fattore di rischio facilitante l’insorgenza dell’AD 20, non mostra una maggiore prevalenza nella popolazione con SD 21. Oggi si richiedono ulteriori acquisizioni che possano fornire indicazioni in merito all’aspettativa di vita dei soggetti con SD al fine di programmare le dimensioni della famiglia, di organizzare le abitudini di vita all’interno dei nuclei familiari dei soggetti con SD e di favorire supporti socio-sanitari 1 17 18. Lo scopo del lavoro è stato quello di individuare i fattori non genetici che possono correlarsi con l’età e influenzare la qualità della vita dei soggetti con SD. Materiali e metodi La ricerca è stata condotta analizzando i dati relativi a una popolazione di soggetti con SD di diversa età afferenti all’Associazione ViviDown di Milano, Associazione per la ricerca scientifica e per la tutela delle persone con Sindrome di Down. Sono stati presi in considerazione 173 soggetti, 80 donne e 93 uomini: l’età media delle donne era di 34,3 anni (range da 22 a 56 anni), quella degli uomini di 32,1 anni (range da 18 a 65 anni). Oltre all’età dei soggetti, è stato valutato il grado di scolarità, suddividendo i soggetti in quattro gruppi (0 anni, scuola elementare: 5 anni, scuola media: 8 anni, scuola superiore: 11 anni). Sono state inoltre considerate l’attività abituale svolta e la partecipazione a Centri Socio-Educativi (CSE). L’analisi statistica è stata condotta utilizzando il test χ2. 137 Fig. 1: Distribuzione percentuale dei soggetti con SD suddivisi in base all’età ed al sesso. fra i soggetti di età ≥ 35 anni prevalgono le donne rispetto agli uomini (p = 0.005) (Fig. 1). È, tuttavia, da rilevare che il soggetto con SD più anziano della nostra casistica è un uomo di 65 anni mentre la donna più anziana ha 56 anni. Il numero dei soggetti con SD con età ≤ 34 anni che hanno frequentato una scuola superiore è significativamente più alto rispetto a quello degli individui con età ≥ 35 anni (p = 0.005) (Fig. 2). Ciò indica che i soggetti più giovani frequentano più a Risultati Il 6,3% dei soggetti ha frequentato la scuola elementare, il 54,9% ha frequentato la scuola media ed il 37,5% ha frequentato la scuola superiore. Solo l’1,1% dei soggetti non ha frequentato alcuna scuola. Il 12,7% dei soggetti con SD svolge una attività prevalentemente di tipo manuale. Il 40,5% dei soggetti con SD frequenta un CSE. Contrariamente a quanto riportato in letteratura 8 9 Fig. 2. Distribuzione percentuale dei soggetti con SD di età ≤ 34 anni e ≥ 35 anni suddivisi in base agli anni di scolarità. P. AROSIO, C. ABBATE, M. ZANETTI, ET AL. 138 Non si osservano differenze significative tra i due sessi per quanto riguarda il grado di scolarità e la frequentazione dei CSE. Conclusioni Fig. 3. Distribuzione percentuale dei soggetti con SD di età ≤ 34 anni e ≥ 35 anni suddivisi in base alla frequentazione dei centri socio-educativi. lungo i corsi di istruzione rispetto al passato. Tra i soggetti con SD di età ≤ 34 anni non vi è alcun individuo senza alcun grado di istruzione. La percentuale di coloro che indipendentemente dall’età non frequentano centri di riabilitazione (59,5%) è comunque maggiore rispetto a quella degli individui che li frequentano (40,5%). I soggetti con SD ≤ 34 anni frequentano di più i centri che promuovono l’integrazione sociale (CSE) rispetto ai soggetti ≥ 35 anni (p = 0,067). Emerge tra gli individui più giovani la tendenza ad “uscire di casa” ed a frequentare ambiti sociali idonei dei quali c’è, per altro, più disponibilità rispetto al passato (Fig. 3). Attualmente vivono in Italia circa 49.000 persone con SD. Ne nascono circa 700 ogni anno cioè quasi due al giorno. La sopravvivenza a cinque anni era del 40 per cento negli anni ’40 mentre è salita ad oltre l’80 per cento negli anni ’90. All’inizio del novecento la sopravvivenza dei soggetti con SD si aggirava intorno ai nove anni. Oggi l’età media di sopravvivenza delle persone con SD è notevolmente aumentata analogamente a quanto si è osservato nella popolazione generale. Sulla base dei dati epidemiologici si può affermare che la Sindrome di Down rimane la causa più comune di disabilità intellettiva. Sono stati individuati diversi fattori sociali e ambientali che si correlano con la durata e la qualità della vita, in particolare con la compromissione cognitiva. Essi comprendono lo stato sociale, la disponibilità di servizi sul territorio, l’interazione con l’ambiente e lo stimolo intellettivo 22-25. I soggetti con SD da noi esaminati hanno un’età media di 34,3 anni per le donne e di 32,1 anni per gli uomini. È noto che la durata della vita dipende per il 30 per cento circa dai geni e per il 70 per cento circa dall’ambiente 26. Dai nostri dati emerge che i soggetti con SD più giovani frequentano più a lungo la scuola e hanno maggiore possibilità di accedere ai CSE. Riteniamo pertanto che, pur in presenza di una componente genetica qual è quella connessa con la trisomia 21, la disponibilità di un ambiente idoneo possa influenzare favorevolmente non solo la durata della vita ma anche la performance intellettiva dei soggetti con SD. Obiettivi: l’aspettativa di vita di un soggetto con sindrome di Down (SD) nelle ultime decadi si è notevolmente allungata. Scopo del lavoro è stato quello di valutare i fattori non genetici che possono correlarsi con l’aspettativa di vita dei soggetti con SD. valgono le donne (p = 0,005). Il numero di soggetti con SD ≤ 34 anni che hanno frequentato la scuola superiore è significativamente più alto rispetto a quello degli individui ≥ 35 anni (p = 0,005). I soggetti con SD più giovani tendono a frequentare di più i Centri Socio Educativi (p = 0,067). Metodi: sono stati analizzati dati relativi a 173 soggetti affetti da SD, di età compresa fra i 18 ed i 65 anni, seguiti presso l’Associazione ViviDown di Milano. Conclusioni: i fattori socio-ambientali migliorano l’aspettativa e la qualità di vita dei soggetti con SD. Risultati: nella casistica tra i soggetti ≥ 35 anni pre- Parole chiave: Sindrome di Down • Aspettativa di vita • Fattori socioambientali SINDROME DI DOWN Bibliografia 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Yang Q, Rasmussen S, Friedman J M. Mortality associated with Down’s Syndrome in the USA from 1983 to 1997: a population based study. Lancet 2002;359:1019-25. Roizen NJ, Patterson D. Down’s Syndrome. Lancet 2003;361:1281-9. Formica U. Epidemiologia. In: Formica U, ed. I controlli di salute dei bambini con Sindrome di Down. Milano: CIS Editore 2000:17-9. Warren A, Phil BS. Mental retardation. In: Beck JC, ed. 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