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A002889 FONDAZIONE INSIEME onlus. Da IL CORRIERE DELLA SERA del 20/12/2013 <<TRA BAMBOLE ROSA E GIOCHI DA MASCHI SOTTO L’ALBERO SPUNTA IL REGALO UNISEX>> di Elvira Serra, giornalista. Per la lettura completa del pezzo si rinvia al quotidiano citato. L’iniziativa di Marks&Spencer. Boicottaggio contro i doni di genere. Sarà il primo Natale senza stereotipi di genere. O, almeno, il primo che cercherà di metterli al bando. I genitori sono più sensibili al tema e i rivenditori si stanno mettendo al passo. A dare l’esempio è Marks & Spencer, la catena inglese di (bei) grandi magazzini che ha accolto le proteste dei consumatori e si è impegnata a eliminare entro la prossima primavera le confezioni sessiste. Niente più «Roba da maschi» per macchinine, dinosauri, stazioni dei pompieri, aeroplani: il «Boy’s Stuff» sarà sostituito da un logo più generico; stessa cosa per «Little Miss Arty», la sezione della piccola artista. M&S ha spiegato al Guardian che la scelta non era più rinviabile e rispondeva con tempismo alle critiche, sul tema, della deputata laburista Stella Creasy. In realtà nel Regno Unito è dallo scorso anno che l’attenzione è puntata sui giocattoli di maschi e femmine. I risultati si sono fatti sentire. Dal 2012, infatti, e sceso del 60 per cento il numero di negozi con sezioni separate per i due sessi. Mentre il gruppo «Let Toys be Toys», «lasciamo che i giocattoli siano giocattoli e basta» ha calcolato che nelle vie principali dello shopping sono un quinto i negozi con le due esposizioni separate: lo scorso Natale erano la metà del totale. Anche in Italia la sensibilità è cambiata. Per esempio, per la prima volta ha debuttato da noi la campagna «La discriminazione non è un gioco», lanciata nel 2012 dal Medusa Colectivo in Cile. Qui nove monelle hanno fatto da apripista. Spiega Chiara, una di loro, 38 anni e impiegata in una cooperativa sociale: <<E’ una forma di protesta pacifica, che in realtà piace poco ai negozianti. Noi attacchiamo degli adesivi con il logo della nostra campagna su quei regali che ci sembrano sessisti: vedi gli attrezzi per le pulizie rosa con la foto di una bambina sulla confezione. Il massimo, è scattare una foto: la pubblichiamo sul nostro sito per testimoniare il nostro passaggio>>. Finora sono state «marchiate» una trentina di confezioni a Brescia, Cesena, Imola, Rimini, Roma, Roncaddelle e Concesio. <<La distinzione si è radicata con il processo di industrializzazione e una prevalenza di giocattoli "mirati": quelli maschili, che spesso incitano alla violenza e alla forza, e quelli pensati per le femmine, vedi gli attrezzi per le pulizie rosa con la foto di una bambina sulla confezione, con i loro colori tenui e deboli>>, spiega il sociologo dei consumi Vanni Codeluppi. Lui non si scandalizza di fronte a questa distinzione. Dice: Non bisogna demonizzare i giocattoli, né va bene scaricare sugli oggetti problemi che sono della società. La responsabilità è degli adulti, sono loro che al gioco devono accompagnare un messaggio. Da piccolo giocavo con la mitragliatrice e questo non ha fatto di me un maschilista violento>>. La psicologa dell’età evolutiva Anna Oliverio Ferraris rimarca il ruolo dei genitori e racconta un aneddoto di quando suo nipote aveva tre anni e mezzo e al parco aveva chiesto a un coetaneo su una barchetta a vela. <<Aveva i capelli lunghi e a prima vista poteva sembrare una bambina Si è rivolto al piccolo proprietario, ma è intervenuto il padre che gli ha chiesto se era un maschio o una femmina. Soltanto dopo aver sentito la risposta ha spiegato le caratteristiche della barca telecomandata. Era chiaro che non avrebbe perso tempo con una bambina>>. L’esperta mette in evidenza i rischi di una eccessiva stereotipizzazione, anche perché i bambini sono molto esplorativi. «E’ significativo uno studio fatto ormai parecchi anni fa su un gruppo di piccoli che erano stati portati in un capannone con un’infinità di giocattoli. Ebbene, i risultati furono sorprendenti: le femmine passavano il tempo con i trenini, i maschi con le macchinine, ma si divertivano anche travestirsi. Una volta tornati a casa, però, gli stessi bambini ricominciarono a giocare con pentoline e soldatini comprati dai genitori». È difficilissimo che l’incoraggiamento a essere liberi di giocare arrivi dai padri. Conclude Oliverio Ferraris: «Hanno troppa paura di orientare un determinato comportamento sessuale facendo il regalo "sbagliato". La verità è che se un bambino gioca con un bambolotto, magari diventerà un pediatra, e se si trucca, forse un attore». Di certo, resterà se stesso.