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16/06/2016
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Dieta: anestetizzarsi con gli zuccheri non serve.
I consigli dello psicoterapeuta
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– 16 giugno 2016Postato in: Noi Media Network
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“La vaschetta del gelato non è una soluzione ai nostri problemi. Occorre riconoscere le scuse che ci
diamo per mangiare quello che non dovremmo in modo da prevenirle. Lavorando su noi stessi, non
solo ci sentiremo meglio a livello psicologico, ma cambieremo anche il nostro aspetto fisico”.
Giovanni Porta, psicoterapeuta esperto in alimentazione.
A chi non è mai capitato di concedersi un bel gelato super calorico come consolazione per una
giornata dura al lavoro o per un appuntamento andato male? Ma se l’eccezione diventa la regola il
grasso si fa avanti, spesso sul girovita. “Riuscire a modificare il proprio stile di nutrizione non è un
compito facile, soprattutto perché al cibo sono legati molti aspetti di gratificazione e compensazione.
Il problema si pone quando usiamo il cibo per anestetizzarci in continuazione, e un’alimentazione
sregolata e troppo calorica ci conduce ad assumere un eccesso di peso, nei casi più gravi perfino a
sviluppare problemi di salute che portano a un peggioramento della nostra qualità di vita. I buoni
propositi si scontrano con la capacità di gestire le tentazioni e le situazioni che ci si presentano. Le
giornate di tutti sono complicate: impegni, famiglia, figli, studio, lavoro, commissioni da sbrigare,
oltre alla gestione della casa, condizionano non solo la nostra vita, ma anche le nostre scelte
alimentari. Per cambiare per prima cosa occorre renderci conto di come ci comportiamo in materia di
alimentazione e soprattutto di quali scuse ci diamo per continuare a mangiare come e quanto
vogliamo”, spiega Giovanni Porta, psicoterapeuta esperto in alimentazione.
Ecco le scuse più comuni per mangiare quello che non si dovrebbe: riconoscere per prevenirle
1) La mattina non ho tempo e prendo un caffè al volo e poi scappo via.
2) Sono sempre in giro e mangio quando posso, quindi troppo e male
3) Mi sento stanco e quindi mi riempio di bibite zuccherate o di snack perché danno energia
4) Lavoro tanto, o ho troppi impegni all’università, e non ho tempo per mangiare, quindi la sera mi
abbuffo
5) Sono con un cliente al quarto caffè zuccherato della mattina. Come faccio a non berlo anche con
lui?
6) Mi sono rimasti degli avanzi non posso proprio buttarli, quindi li mangio
7) Sono con gli amici e non ce la faccio a resistere a prendere con loro un aperitivo o un gelato,
anche se ho già fatto uno spuntino prima
8) E’ rimasta della buona torta fatta in casa. Che male può fare se ne mangio un po’?
9) Prima di sedermi a tavola mi rilasso con un buon bicchiere di vino, è solo uno.
10) Mi metto comodo sul divano la sera e faccio spuntini frequenti o bevo alcolici per rilassarmi?
Che male può fare?
11) Oggi ho probabilmente mangiato troppo, ma sono stressato e quindi giustificato
Alla fine ingrasso!
“Ingrassando, ci vediamo meno belli, e il confronto con un mondo che ci vuole magri e in forma non
fa che aumentare la distanza tra come appariamo e come vorremmo apparire. – spiega lo
psicoterapeuta Giovanni Porta – Questo ci rende tristi, delusi di noi stessi, e mangiare può essere una
soluzione facile e veloce per non pensare per qualche momento a quanto vorremmo essere diversi. Si
genera così un circolo vizioso in cui mangiamo per non pensare a quanto soffriamo perché
mangiamo troppo e, di conseguenza, la nostra autostima si abbassa notevolmente.”
Come fare per rompere questo circolo vizioso?
Non è detto che l’unico modo per affrontare la tristezza sia buttarsi a capofitto sulla vaschetta del
gelato! “Si può anche ascoltarla, capirne le cause e agire su di esse, invece di anestetizzarsi attraverso
gli zuccheri. – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta – Comprendere le cause della propria
tristezza significa capire cosa manca di importante nella nostra vita, e trovare il coraggio per mettere
in atto le (di solito temute) azioni che servono a raggiungere i nostri obiettivi.
Per prima cosa fate una pausa, prendetevi dei momenti per voi, vi aiuteranno a gestire lo stress.
Trovate un modo di coccolarvi senza mangiare.
Per seconda cosa fate un elenco di quello che mangiate durante la giornata vi aiuterà a capire la
qualità e la quantità del cibo che ingerite. Molte persone non sono consapevoli del modo in cui si
nutrono, delle necessità del loro organismo e quindi non sanno che la loro dieta è poco equilibrata.
Rivolgendosi a professionisti della nutrizione (dietologi e nutrizionisti) è possibile creare piani
personalizzati che portino a modi di alimentarsi più salutari.
Il terzo aspetto è di ordine psicologico, e non va sottovalutato. Molte persone, ad esempio, sanno che
mangiano troppo e male, ma dicono di non riuscire a cambiare, si definiscono dipendenti da un modo
di nutrirsi disfunzionale. Mangiano perché sono tristi, delusi, sotto stress, per consolarsi o perché è
un modo facile di ottenere gratificazione. In questi casi, la psicoterapia può rivelarsi un supporto
importante, perché può aiutare la persona a convivere con le proprie emozioni spiacevoli invece di
sopprimerle mangiando. Il mio lavoro di psicoterapeuta consiste proprio nell’accompagnare le
persone nel difficile cammino di assumere i rischi connessi ai loro desideri, in una strada in cui si
attraversano momenti di dolore, delusione, rifiuto, ma al termine della quale – in molti casi – ogni
persona trova nuove possibilità espressive e di gratificazione personale. Se, ad esempio, vorrei una
vita sociale più brillante e divertente ma sono troppo timido per espormi, il mio umore malinconico
non passerà finché non diventerò capace di affrontare il mio imbarazzo sociale in modo diverso; in
altre parole, occorre muovere qualche passo nella direzione di quello che si è sempre sognato.
Perdere il peso in eccesso e mantenere nel tempo uno stile nutrizionale adeguato sono il simbolo
della propria capacità di agire su se stessi e dominare i propri impulsi momentanei in nome di un fine
soggettivo più alto. Per questo, spesso, “fare la dieta” non consiste solo nel mangiare di meno, ma
spesso nel fare i conti con parti di sé che prima si ignoravano”.
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