Omelia esequie di Don Luigi-Luisito Carenzi
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Omelia esequie di Don Luigi-Luisito Carenzi
OMELIA Esequie di Don Luigi-Luisito Carenzi Celebriamo la Santa Messa di suffragio dell’anima sacerdotale di Don Luigi Carenzi, nato a Terranova dei Passerini il 20 maggio 1951, ordinato presbitero nel 1975. fu vicario parrocchiale a Brembio, a Casalpusterlengo, a Zorlesco. Dal 1986, come sacerdote diocesano Fidei Donum inizia la sua esperienza pastorale in missione, prima in Guatemala come coadiutore e poi come parroco. Nel 1997 rientra in Italia per un periodo di riposo e di cure e svolge il ministero pastorale come parroco a Caselle Landi, fino al 2000, poi dal 2000 ritorna in missione, prima in Eucador, poi in Paraguay fino allo scorso luglio, quando già minato dalla malattia, fa l’ultimo rientro in Diocesi come collaboratore pastorale a Nosadello. Dopo un calvario doloroso, rende l’anima a Dio nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio 2011, nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Cari fratelli e sorelle, presento a nome mio e della Diocesi tutta, le condoglianze più sentite e sincere ai fratelli e agli altri familiari, ai compagni di Ordinazione, ai preti missionari, e a tutti i confratelli, alle comunità che ha servito e agli amici. Si uniscono alle condoglianze, Sua Eccellenza Mons. Paolo Magnani già Vescovo di Lodi che concelebra questa Eucarestia, Sua Eccellenza Mons. Giacomo Capuzzi Vescovo emerito, Sua Eccellenza Mons. Adalberto Martinez Vescovo di San Pedro in Paraguay, Sua Eccellenza Mons. Lorenzo Voltolini Vescovo di Portoviejo in Ecuador, Sua Eccellenza Mons. Orlando Antonini, già Nunzio Apostolico in Paraguay. E sento che un grande e doveroso grazie sale dal cuore di tutti per questo nostro fratello nel sacerdozio, che ora contempla, ne siamo certi, la Gerusalemme del cielo. Lasciamoci guidare dalla Parola di Dio che è stata appena proclamata per trovare nel Signore conforto, speranza e luce. “Come la cerva anela ai corsi d’acqua / così l’anima mia anela a te, o Dio. / L’anima mia ha sete del Dio vivente, / quando verrò e vedrò il tuo volto?” (Sal 42, 1 2-3). Questa espressione del Salmo 42 mette in evidenza la caratteristica fondamentale del cristiano convinto e fedele, che è il senso dell’attesa trepidante dell’incontro definitivo con Dio. Il cristiano è una persona che attende, lo abbiamo sentito nell’Avvento, il cristiano è persona vigilante nell’attesa: “Quando verrò e vedrò il tuo volto?”, tanto più noi sacerdoti, lo dobbiamo essere perchè dobbiamo educare le nostre comunità, innanzitutto con la nostra testimonianza, per comprendere e far comprendere che anche la malattia, anche la vecchiaia sono momenti preziosi per la conversione del cuore. Pensando alla pagina evangelica credo che il filo conduttore della vita di Don Luisito sia stata la prospettiva del Regno dei cieli, secondo la parola di Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita”. Anche a noi, come all’intera umanità travagliata e tribolata da tante ombre e da tanti contrasti, il giovane seduto sulla destra del sepolcro - secondo la narrazione dell’evangelista Marco ora ascoltata - dice: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazzareno, il crocifisso. È risorto, non è qui!” (Mc 16, 6). Non dobbiamo temere: Cristo è risorto! Anche noi risorgeremo gloriosi e per sempre! Dobbiamo credere, sperare, amare ogni giorno, ogni momento, con fervore e con coraggio. La nostra vita deve essere vissuta nella prospettiva dell’eternità gloriosa, convinti - come già affermava il profeta Isaia che “il Signore eliminerà la morte per sempre, il Signore Dio, asciugherà le lacrime su ogni volto . . .” (Is 25). Ogni vita, come ogni vocazione, è dono e mistero, è cammino e impegno di conversione; anche il ministero presbiterale è un rinnovato “sì” a quella peculiare chiamata che il Signore ci ha rivolto. A volte questo percorso presenta delle asperità e il Signore stesso ci chiede disponibilità e continua tensione, a volte non facile, verso il suo grande Mistero. Don Luisito ha camminato per questa strada. per tutti gli anni del suo sacerdozio si è avvicinato all’altare del Signore per spezzare il pane della Parola e dell’Eucarestia, per offrire il Sacrificio Eucaristico e rinnovare la sua 2 consacrazione al servizio delle anime: “Verrò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo!” (Sal 41, 4). E si è inserito in quella nutrita e lodevole schiera di sacerdoti, religiosi, religiose e laici della nostra Chiesa Laudense, che hanno accolto la “vocazione nella vocazione”, di portare il Vangelo nelle terre dell’Oriente e dell’Occidente per la Missio ad Gentes. Ora per Luisito, questa donazione è terminata per aprirsi alla gioia senza fine, promessa da Cristo a coloro che lo amano e lo seguono. Ma anche se le sue opere terrene sono ormai terminate, rimane per noi l’insegnamento della sua fede e della sua vita orientata verso Cristo Gesù; della sua serena, seppur sofferta accoglienza della malattia e della sua speranza e fiducia in Dio. Come Vescovo, se posso comunicare una confidenza, posso attestare anch’io di aver appreso tanto da lui, anche quando, nell’ultima mia visita, alcuni giorni or sono, pur facendo fatica a reggersi, Luisito ha voluto “stare in piedi” , “C’è il Vescovo, bisogna stare in piedi, per lui questo e altro” ha detto e in questo ho colto davvero quell’affetto, quello spirito di comunione che lega un presbitero al suo vescovo....e un vescovo ai suoi presbiteri..... Cari fratelli, in questo momento di tristezza, ci è di sostegno anche la testimonianza di San Leone Magno che scrive: “Liberatevi da ogni umana paura ed armatevi della saldezza che viene dalla fede . . . Nessuno ardisca arrossire della croce di Cristo, con la quale il mondo è stato redento. Nessuno esiti a soffrire per causa della giustizia, né dubiti di ricevere la ricompensa promessa, poiché è il travaglio che porta al riposo, è la morte che porta alla vita. Il Cristo ha fatto sue la nostra pochezza e la nostra debolezza, per cui se a lui rimarremo uniti nel confessarlo e nell’amarlo, otterremo la sua stessa vittoria e riceveremo il premio da lui promesso” (S. Leone Magno, Omelia LI, La Trasfigurazione, 7.8). Siamo esseri umani, e la morte ci fa sempre impressione e paura, perché è il distacco dalle persone amate e dalle realtà terrene che sono state oggetto del nostro impegno. Anche Gesù, avvicinandosi al momento della passione e della morte, 3 cominciò a provare tristezza e angoscia, e desiderò che gli apostoli vegliassero con lui. Il tema della morte e il tema della sofferenza per cui la testimonianza di Don Luisito ci fa riflettere, come ci fa riflettere la parola di san Paolo ai Galati, nelle quali ci pare di scorgere quasi un ritratto degli ultimi mesi del nostro confratello: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me!” (Gal 2, 20). Sì don Luisito, ti abbiamo visto davvero come Cristo in Croce! Nel doloroso percorso di tribolazioni fisiche che ti ha accompagnato in quest’ultimo periodo, purificando ulteriormente la tua anima. In ogni circostanza ci hai dato un esempio, di pieno e sereno abbandono alla volontà di Dio, senza mai un lamento, lasciandoci tutti edificati. Ora, come dice la Scrittura, egli è nella pace: il Signore l’ha provato, l’ha saggiato come oro nel crogiolo, e lo ha trovato degno di sé; lo ha gradito come un olocausto. E ora noi siamo qui in preghiera intorno alla sua bara con la nostra mestizia, ma anche con le certezze della nostra fede! Concludendo desidero riandare ad una espressione che la Liturgia delle Ore pone sulle nostre labbra durante le Lodi Mattutine, nel Benedictus: “Il Signore ci conceda, liberati dalle mani dei nostri nemici, di servirlo in santità e giustizia al suo cospetto per tutti i nostri giorni” Anche tu, Don Luisito; hai combattuto la buona battaglia, hai affrontato le difficoltà, le umane povertà, i duri inizi delle esperienze missionarie, infine la dura prova della malattia, e in Cristo, le hai vinte, o meglio tu hai partecipato alla sua vittoria. 4 Grazie di tutto Don Luisito. Con te ringraziamo tutti coloro che ti sono stati vicino, con i tuoi cari familiari, i tanti sacerdoti, come don Luigi Piana, si sono avvicendati nella condivisione fraterna e nella visita al suo capezzale. Don Luisito, intercedi per noi, per tutti la Chiesa, per il Papa, per i cristiani e tutte le vittime di terrorismo e di persecuzione, per la nostra Diocesi, per noi preti! Per la nostra fedeltà, per le vocazioni sacerdotali e missionarie! Ti chiedo, in particolare di intercedere per il cammino delle nostre missioni diocesane in Africa e in America Latina, per le non facili decisioni che stiamo prendendo, affinchè possano fiorire e portare frutto secondo la volontà di Dio. Ti accompagni la Vergine Santa e per mano, sotto il suo manto ti porti all’incontro con Gesù! Ciao Luisito, arrivederci in Paradiso! + Giuseppe Merisi Vescovo di Lodi 5