Le avventure del Cutty Sark

Transcript

Le avventure del Cutty Sark
Concorso “D'infiniti mondi- sezione 3,4,5 primaria”
Classe 4B plesso E. Toti
Istituto comprensivo S. Trentin – Mestre
ins. Brazzale Paola
Le avventure del Cutty Sark
Il 5 marzo del 1870 il Cutty Sark , s' imbatté in una nave pirata.
Il capitano strillò:
“Ciurma di smidollati, ai cannoni, scattare scattare!!!”
I pirati si diedero all'arrembaggio e iniziò così una dura battaglia.
In questo caos il nostromo di bordo venne ucciso dal capitano pirata e la
ciurma del Cutty Sark scappò sulle scialuppe di salvataggio.
Il capitano, rimasto solo, sparò alla ciurma di pirati e li uccise tutti. Andò
sotto coperta per vedere se era rimasto qualcuno e lì trovò Jack, William,
Billi e Guglielmo, che stavano dormendo.
Il capitano per svegliarli strillò:
“Branco di imbecilli, non avete sentito la battaglia? Sul ponte, scattareee!!!”
Dopo un po' Guglielmo si rivolse al capitano:
“Signore, capitano, signore? Posso parlarle?”
Era tranquillo, ma subito dopo strillò:
“Terra, terra, ci schianteremo. Aiuto, soccorsi, aiuto!!!”
Bisogna sapere che Guglielmo era piuttosto fifone.
Il capitano, tutto tranquillo perché aveva appena bevuto una camomilla,
ordinò di gettare l'ancora.
Presa l'ultima scialuppa, iniziarono a remare finchè raggiunsero terra.
Esplorando l'isola trovarono frutta e acqua che portarono con sé come
provviste per il viaggio di ritorno in Inghilterra.
Una volta arrivati il capitano prese una decisione, infatti era stanco di quella
vita e decise di ritirarsi lasciando a Giovanni, che era il figlio più grande, il
Cutty Sark.
Giovanni addestrò una ciurma e diventò baleniere, in seguito cacciò molte
balene.
Un giorno s'imbattè in una balena cicciona e fecero un po' fatica per
cacciarla, perché era pesante.
Una volta invece incontrò una balena che non scappava, ma combatteva e si
dimenava, così si ruppe l'albero maestro e furono costretti a portare la nave
in porto ad aggiustarla.
La Cutty Sark passò di generazione in generazione, poi un brutto giorno
arrivò un uragano, l'equipaggio tentò di resistere per giorni in balia delle
onde, ma non ci riuscì e l'uragano la distrusse.
Ettore e Gioele
Le avventure di Sofia e Mattia.
Alla ricerca del tesoro sepolto.
Mio fratello Mattia e io, Sofia, stavamo andando in vacanza in una casa
affittata da poco, in mezzo a un bosco, con noi c'era anche il nostro cane
Balto un Haski, la nostra mamma Eni e papà Giorgio.
Io e Mattia eravamo emozionatissimi!
Infatti era la prima volta che andavamo in vacanza in un bosco, però,
avevamo paura che ci fossero dei lupi, quindi portammo anche Balto.
Appena fummo scesi vedemmo un cespuglio muoversi e subito ci
allarmammo, ma in verità era Balto che giocava.
La mamma, visto che era arrivata sera, ci fece cenare e poi andammo a
letto. Dal letto sentimmo rumori strani provenire dall'esterno, aprimmo la
finestra ma non vedemmo niente, quindi tornammo a dormire, ma
risentimmo il rumore. Allora prendemmo Balto e, piano piano, uscimmo di
casa. Sentimmo per la terza volta il rumore e andammo verso di esso, ma
non vedemmo niente e quindi ritornammo dentro. Il giorno dopo quando
uscimmo di casa volevamo assolutamente scoprire di che cosa si trattasse e
lasciammo un biglietto sul letto.
Andando avanti, il bosco era sempre più buio, ma ad un certo punto una
cosa che brillava attirò la nostra attenzione e ci avvicinammo.
Scoprimmo che era una bottiglia con dentro
qualcosa. Balto avvicinandosi, con le unghie
aprì la bottiglia....
”È una mappa ...!”gridammo in coro
“.......Vediamo dove porta !!!“
E ci mettemmo in marcia verso un lago
sconosciuto al cui centro si trovava una
misteriosa isoletta.
Camminammo a lungo e arrivammo al lago;
avvistammo anche l'isola al suo centro, però non potevamo andarci a nuoto
visto che non lo sapevamo fare, ma per fortuna c'era una barca a remi e ci
imbarcammo.
Ad un certo punto vedemmo qualcosa di scuro che
veniva verso di noi
“È un pesce gigante” urlai.
“Possiamo affrontarlo insieme“ disse Mattia .
E iniziammo a lanciargli tutte le cose che
trovammo nella barca.
Ma il pesce non se ne andò.
Non sapevamo cosa fare e visto che ci rimanevano
solo i remi iniziammo a
sbatterli nell'acqua, si tuffò
anche Balto e iniziò ad abbaiare finchè, spaventato dal
rumore, il pesce se ne andò e finalmente riuscimmo ad
andare avanti.
Quando fummo sul posto vedemmo che c'era qualcosa
che si muoveva tra i cespugli e, capimmo cos'era quella
cosa fra i cespugli che avevamo sentito la notte
precedente: era un cucciolo di cerbiatto ferito !!!
Dopo un po' arrivò un uomo che voleva portarlo allo zoo,
ma noi non glielo permettemmo:
“Perchè vuoi portare questo povero animale allo zoo !?!” gridammo in coro
e con forza.
A quel punto l' uomo disse:
“Come avete fatto a capire che volevo portarlo allo zoo?”
Quindi noi con rabbia rispondemmo:
“Abbiamo visto le corde e il distintivo dello zoo”
Lui,con un tono ringhioso,esclamò:
“Allora vi imprigionerò ! “
Ci prese per il collo e ci legò. Legò anche Balto ma non bene. Quindi si liberò
e con abilità liberò anche noi. In silenzio ci avvicinammo verso l' uomo che
aveva appena legato il cerbiattino, quando si allontanò dal cerbiatto lo
buttammo in acqua,dove fu mangiato dal pesce gigante.
Balto nel frattempo liberò il cerbiattino e gli leccò la zampina.
A quel punto iniziò a camminare e ci indicò una grande x rossa ;
Balto iniziò a scavare e trovammo il primo
forziere , con dentro una bottiglia dove al
suo interno c'era una lettera su cui c'era
scritto :
“Voi che avete trovato il tesoro ne siete i
nuovi proprietari ! Ma dovete stare attenti
potrebbe portarvi alla povertà “
Balto scavò ancora e trovò il secondo forziere
contenente tanti dobloni, qualche corona e
dei diademi.
Tornammo a casa e raccontammo alla
mamma e al papà la nostra avventura, loro
guardando il forziere dissero:
“Siete stati bravissimi, ma ci siete mancati
tanto ! “
“Anche voi ci siete mancati tanto”
rispondemmo insieme.
E così la nostra avventura finì.
Anna e Natalia
Avventura alle Hawaii
Due amici, di nome Luca ed Erry, andarono in vacanza alle Hawaii in
crociera.
Arrivati si tuffarono in acqua, dopo un po' iniziò una tempesta così forte che
non riuscirono a tornare alla riva perché il vento spostava le onde dalla parte
opposta.
Ad un tratto si formò un' onda gigante che li trascinò lontano, lontano dalla
riva; nel frattempo svennero.
Si risvegliarono e si trovarono su un' isola.
Provarono ad esplorarla, trovarono dei frutti esotici, ne mangiarono alcuni;
dopo una lunga camminata intravidero una casetta, loro credevano che
fosse abbandonata, provarono ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave,
allora con un sasso ruppero una finestra e ci entrarono.
Dentro era buio e a loro sembrò di vedere una sciabola, allora, impauriti,
scapparono lontani da quella casetta.
Esplorarono la foresta, dopo un po' trovarono per terra un pezzo di carta
con scritto un indovinello:
"Primo indizio: SE L' ALTRO INDIZIO VORRAI SCOVARE UNA CASETTA DOVRAI
TROVARE".
Erry capì che forse era la casetta dov'erano stati prima, ci tornarono, Luca
entrò per primo e toccando una parete trovò un interruttore per la luce, l'
accese e videro un armadio, provarono ad aprirlo.
Dentro trovarono un altro foglietto con scritto:
"Secondo indizio: SE L'ALTRO INDIZIO VORRAI TROVARE UN FIORE CHE
SEGUE IL SOLE DOVRAI CERCARE".
Luca chiese se esisteva un fiore che segue il sole, Erry rispose che esisteva
ed era il girasole.
Andarono a cercarlo, dopo un po' di passi trovarono un campo di girasoli fra
cui, in mezzo, ce n'era uno molto più grande degli altri.
Andarono verso quel girasole e trovarono un altro foglietto con scritto:
"Terzo indizio: SE L'ULTIMO FOGLIETTO VORRAI TROVARE NEL CUORE DELLA
FORESTA DOVRAI ANDARE".
Andarono nel cuore della foresta e trovarono un altro foglietto con scritto:
"Quarto indizio: SE IL TESORO VORRAI TROVARE NEI CESPUGLI DEL CUORE
DELLA FORESTA DOVRAI FRUGARE."
Cercarono nel primo cespuglio che videro, ma non trovarono niente; allora
provarono a vedere in un altro, ma anche là non trovarono nulla. Andarono
a cercare in un altro cespuglio e trovarono una leva e la tirarono,
improvvisamente sbucò dal terreno un passaggio segreto e ci entrarono.
Trovarono un forziere, Erry lo aprì ed era pieno di tanti diamanti che
valevano milioni, trovarono anche un sacco d'oro.
Luca ed Erry fecero un falò così dall'aereo dei soccorsi che li stava già
cercando videro il fuoco e atterrarono sull'isola, presero Luca ed Erry e li
portarono alle proprie case insieme al forziere.
Luca si prese metà di tutte le cose del baule e anche Erry; portarono l'oro e i
diamanti ai propri genitori e vissero tutti felici.
Leonard e Dennis
FURTO AL PARCO
Erano le sei del mattino quando io ed
Alessandro ci eravamo appena
incamminati per visitare la mostra del
parco.
Arrivammo un po' in anticipo proprio
quando era stato appena aperto il
cancello, così potemmo entrare ed
osservare Madre Natura.
Dopo cinque minuti arrivò Carlo, la guida, perciò
iniziammo la visita.
Carlo ci fece vedere tutto di quel parco.
Finché arrivammo ad una statua
inquietante, la osservammo per poi
ripartire, però, rigirandoci, vedemmo due
persone vestite di nero che sembravano intente a rubare la statua, infatti fu
quello che fecero.
Vedendoli avvisammo Carlo e gli altri.
Tutti scapparono fuorché noi, che cercammo i ladri compreso l'oggetto
rubato, ma essi erano fuggiti.
Decidemmo di trovarli e la nostra ricerca iniziò in
un boschetto, ma lì c'erano molti pericoli come le
sabbie mobili e quindi proseguimmo con cautela.
Finalmente, dopo una lunga ricerca, trovammo i
ladri, grazie a degli indizi lasciati da essi; però i
ladri cercarono di scappare.
Ma inconsapevolmente ci aiutarono, perché ci
portarono in una baita con dentro, oltre alla
statua, molti altri oggetti rubati da loro.
Avevamo molta paura, ma dovevamo
recuperare tutto!
Ci provammo, ma i ladri cercarono di
riprenderci gli oggetti.
Nel frattempo Carlo aveva chiamato la polizia
che ci aiutò a catturare i due ladri e a
riportare tutti gli oggetti rubati nel proprio
posto.
Fu un compito molto difficile, con i ladri che
ci ostacolavano, ma infine è andato tutto al meglio.
Una volta messa in prigione i ladri e al suo posto la statua, io ed Alessandro
eravamo felici, ma sentivamo qualcosa di sospetto su quella statua!!! E non
ci sbagliavamo, infatti il proprietario del parco,
un pomeriggio scoprì che non era la vera statua,
ma una copia e così, egli lanciò ricerche nei sei
continenti.
I ladri furono interrogati ma, come ogni ladro,
dissero che non ne sapevano niente di quella
faccenda.
Dopo tre mesi la statua ancora non si trovava.
Il proprietario chiamò aiuto e noi ci offrimmo e
visto che avevamo solo dieci anni andammo in
un bosco là vicino.
Non trovammo niente fuorché una famigliola di volpi comuni che non ci
aggredirono, proprio per questo ci affezionammo.
Era il momento di andarcene ed eravamo impauriti per le volpi che
potevano essere divorate.
Eravamo tutti tristi, compresi Carlo e il proprietario, per il fallimento
dell'impresa.
Il giorno dopo però Carlo ebbe l'idea di fare una statua a me ed Alessandro
perché avevamo fatto catturare i ladri.
In poco tempo fu scolpita, era bellissima.
Questa avventura è stata davvero bella per me ed Alessandro.
Giovanni e Alessandro
IL DILEMMA DELLA NEVE
Qualche giorno fa Alvise, Leonard e io, Leonardo,assistemmo ad una
nevicata pazzesca che ammantò e ghiacciò tutta la città di Wordlend.
A quel punto ci chiedemmo cosa stesse succedendo, ci voltammo ed ecco la
risposta.... ma non potevamo ancora saperlo!
C'era un tipo strano, era vestito di nero, aveva dei baffoni a punta, sembrava
un po' ingombrante, ma si poteva difficilmente notare il cuscino sotto il
giacchettino di pelle di coccodrillo (non era di certo un amante degli animali
e nemmeno del WWF).
Mentre Alvi e Leo si divertivano ad ascoltare la radio mezza ghiacciata che
produceva strani suoni, io li avvertii dello strano tipo, ma non mi diedero
retta.
Vista l'eccezionale nevicata, chiedemmo ai nostri genitori di andare in
montagna insieme per una bella sciata ed è lì che inizia la storia.
La meta era un vulcano spento,dove c'erano piste da sci per tutti i gusti, ma
quando arrivammo, vedemmo che eruttava non lava, ma neve. Mentre io
ero in panico avevo la lingua in gola e stavo per vomitare per la neve che ci
veniva addosso, quei due sciocchi si guardavano lo spettacolo.
Cercavo di spostarli, ma non ci riuscii allora mi rassegnai e, all'ultimo
secondo, scorsi di nuovo il tipo strano, ma questa volta più magro.
Dopo essere stati investiti dalla neve ci accorgemmo che eravamo ancora
vivi e iniziammo a scavare finchè ci liberammo. Iniziammo a scalare per
riemergere e ad un certo punto vedemmo un'ombra che aveva la stessa
forma dello strano tipo, allora ci nascondemmo dentro la neve. Quando fu
possibile lo seguimmo furtivamente e Alvise bisbigliò:
“Se è lui il colpevole avremo un sacco di schei!”
Salimmo sulla vetta del vulcano e vedemmo un cannone spara neve e una
baracca di legno, dalle cui finestre si vedevano il tipo strano e il suo aiutante.
Mi venne un' idea: insieme facemmo un ammasso di neve e lo collocammo
davanti alla porta.
In questo modo quando noi bussammo e loro aprirono, la neve inondò i tipi
e una volta certi che fossero tutti imbacuccati di neve chiamammo la polizia
che li arrestò.
Immediatamente fu spento il cannone e a quel punto potemmo rientrare in
città.
La notizia era già arrivata: tutti esultarono e ci trasportarono sopra la folla,
erano felicissimi che la nevicata fosse finita e lo eravamo anche noi per la
strana avventura appena vissuta.
Leonardo
SISSI E MIMÌ: IL GRANDE VIAGGIO NEL TEMPO
“Sissi! Mimì! C'é una novità! Parteciperete al concorso dell'invenzione più
geniale!”.
“Perché ci avete iscritte ad un concorso senza il nostro permesso!?”
esclamarono arrabbiate!
“Che cosa dovremmo presentare ai giudici?” insistette Sissi.
“Pensate a qualcosa che la razza umana non abbia mai potuto costruire
come.........una macchina del tempo!” propose il dottor Palladian.
“TRIN!TRIN!”
“Mi sta squillando il telefono! Adesso devo andare; però spero di rimanere
stupito dai vostri progetti.”
E se ne andò senza aggiungere altro.
Sissi e Mimì si misero subito a cercare pezzi che sarebbero stati utili alla
costruzione della macchina del tempo.
Andarono nel laboratorio dove lavoravano con gli altri scienziati (i loro
colleghi di lavoro) sperando di chiedere in prestito qualcosa, ma non ce ne
fu bisogno perchè trovarono un cartello con su scritto:
“GIOVANI SCIENZIATI, SE PARTECIPATE AL CONCORSO, PRENDETE QUELLO
CHE VOLETE CHE VI SARÀ UTILE PER COSTRUIRE GLI OGGETTI CON CUI
GAREGGERETE.”
Presero il materiale e lo portarono nel loro laboratorio personale.
Dopo due notti di lavoro e fatica gli diedero una forma ovale,un po' come ….
un uovo.
Ci entrarono dentro e inserirono una data a caso :135000000 di anni fa,
senza rendersi conto che stavano andando nell'epoca dei dinosauri.
Aprirono la porta della macchina del tempo, e si ritrovarono con un
tirannosauro Rex che le stava fissando con la bava di acquolina che scendeva
lentamente dalla sua bocca.
“Corri Sissi! Si salvi chi può!!!!!!” urlò Mimì.
“Attenta! È dietro di te!” aggiunse Sissi.
Il tirannosauro era proprio dietro di loro e le stava per mangiare
quando.........
“Scappate ragazze!” urlò una voce cavernosa .
Loro corsero subito in una grotta buia, dove trovarono un uomo tutto
sporco.
“Sei un uomo cavernicolo?” domandò Mimì.
“NO, io sono un uomo della vostra epoca, il fatto è che, sapete il concorso
delle invenzioni più geniali?”
“SI certo! Quest'anno ci partecipiamo anche noi.”
“L'anno scorso ci ho partecipato pure io, costruendo una macchina del
tempo insieme a mio fratello Michael, e io sono Rayan “
“Vuoi dire che voi siete gli scienziati svaniti l' anno scorso?”
“Sì proprio così; per favore la smettete di interrompermi?”
“ Sì scusa”
“ Noi abbiamo costruito la macchina del tempo, il problema è che quando
abbiamo provato a vedere se funzionava è andata in tilt e io e mio fratello ci
siamo dispersi in diverse epoche e adesso non ci vediamo più da un anno.”
Uscirono dalla grotta e si nascosero tra le foglie di un cespuglio.
Passarono più di cinque minuti a sperare che qualche dinosauro erbivoro
non cominciasse a cibarsi delle foglie del loro nascondiglio (il cespuglio)!
“UH!! ci mancava poco!!!!!” esclamò Rayan.
Infatti proprio di lì passò un branco di triceratopi, ed un cucciolo (baby
triceratopo) uscì dal branco e andò verso il cespuglio perchè aveva sentito
uno strano odore, quello dei tre scienziati. Proprio quando avevano pensato
di non farcela, sentirono un ruggito come se fosse un richiamo, infatti il
piccolo ritornò nel branco da sua mamma.
Quando il branco si fu allontanato, guardarono a destra e a sinistra, avanti e
indietro, e......videro in lontananza la macchina del tempo.
“È la....”
“.....macchina....”
“..... del tempo!!!”
Corsero verso essa e inserirono una data a caso: 3500 a.C.
E finirono all'interno di una piramide proprio sopra un sarcofago.
Si rialzarono con la testa che gli girava, inoltre erano circondati dalle guardie
del faraone. Furono presi per le braccia, trascinati e nello stesso tempo
rassicurati che non gli sarebbe successo niente di male. In realtà era solo per
non farli scappare.
Camminarono verso l'uscita e videro una luce avvicinarsi, era la luce del
sole!
Stavano uscendo dalla piramide quando....
“Chi sono?” domandò il faraone.
“Sono i tizi che abbiamo trovato all'interno della piramide.” risposero le
guardie.
“Bel lavoro miei fedeli! Portateli subito nella cella!” concluse.
I tre cominciarono a preoccuparsi sul serio e guardandosi attorno
provarono a supplicare di liberarli.
Una guardia, che si stava assicurando che i prigionieri non scappassero,
riconobbe il fratello:
“ Rayan, sei davvero tu?!?”
“ Michael, non ci credo, non immaginavo di trovarti qui!”
Con un sorriso di felicità stampato in faccia li liberò e i due fratelli finalmente
si abbracciarono con gocce di commozione che scendevano dagli occhi.
Corsero verso l'uscita con Michael che faceva da guida.
Correndo verso il deserto trovarono una gatta con una zampetta ferita. Mimì
e Sissi la presero in braccio, aveva la zampetta di un colore simile a quello
del pelo di lupo e perciò decisero di chiamarla Lupa.
Mimì con grande sollievo disse a Sissi:
“ Per fortuna non è grave, lo so perchè ho fatto la scuola di veterinaria.”
Sissi prese la gatta dalle mani di Mimì e la tranquillizzò.
“ Scappate, ci hanno scoperti!” urlò Michael.
Lasciarono la gatta e iniziarono a correre a più non posso, ma Rayan cadde,
svenne e sembrava non volersi svegliare, allora Mimì, Sissi e Michael che
erano andati avanti, si fermarono e tornarono indietro per aiutarlo.
“Alzati! Alzati! Non cedere, ce la puoi fare! Non diventare debole! Io credo in
te, tutti contiamo su di te!” gridò Sissi con le lacrime agli occhi.
Lui aprì gli occhi e li rassicurò che ce l'avrebbero fatta a ritornare nel loro
tempo e si alzò con fatica.
Poi cominciò a correre con gli altri e le guardie li stavano quasi raggiungendo
quando......
“ È la macchina del tempo!!!!!! Corriamo!”
Entrarono nella macchina del tempo, l'uovo, dove trovarono una scimmia al
suo interno e questa volta inserirono la data di quando avevano finito di
costruirla.
L'uovo si aprì e si ritrovarono a casa.
“Toc-toc” e si aprì la porta.
“Buongiorno!” era il dottor Palladian:
“Spero che abbiate finito il vostro progetto.”
“Sì, certo!” esclamarono le due ragazze.
“Allora ci vediamo domani al concorso alle ore 9:00.”
La mattina seguente andarono al laboratorio dove tutti gli scienziati iscritti
avrebbero presentato i loro progetti.
Le due ragazze erano le ultime. Presentarono con orgoglio la loro macchina
del tempo e per dimostrare che funzionava davvero presentarono al
pubblico i due scienziati scomparsi un anno prima e la scimmietta che si era
intrufolata nell'uovo prima che scappassero dalle guardie del faraone.
Come prevedibile, vinsero la coppa d'oro!
Mihaela e Silvia
Il triangolo delle Bermuda
Una mattina Alvise e Simone andarono a visitare il museo cittadino.
Là videro molti oggetti storici usati nell'antichità tra cui maschere di faraoni
e altri gioielli rari.
Girando per le sale del museo, Simone trovò un foglio di papiro con su
scritto: “Un tesoro puoi trovare se su un' isola sperduta lo andrai a cercare”.
Ma notò anche che quel foglio non era intatto, era stato diviso in più parti,
seminate probabilmente in tutto il museo, così chiamò Alvise:
“Alvi ho trovato qualcosa!”
Alvise si avvicinò incuriosito e chiese:
“Perché hai rotto il foglio di papiro!?!”
“Non sono stato io” rispose Simone “l' ho trovato per terra ma è stato
diviso !”
“Cosa c'è scritto ?” chiese Alvise, e lo lesse .
Dopo averlo letto alzò di colpo la testa ed esclamò colmo di entusiasmo:
“Dobbiamo trovare gli altri pezzi”.
Allora si aggirarono per il museo fino a trovarli e unirli e questo era il
messaggio:
“Un tesoro puoi trovare se su un' isola sperduta andrai a cercare, ma il mar
Mediterraneo dovrai attraversare se sull'isola vuoi arrivare .”
Alvise disse:
“Saranno passati molti secoli da quando hanno scritto questo messaggio,
d'altronde è stato scritto interamente su un foglio di papiro.”
Simone chiese:
“Secondo te, chi l' ha scritto ?”
Alvise rispose:
“Probabilmente uno scriba, nell'antichità”.
“ NO! Non l' hanno scritto nell'antichità , non è scritto in geroglifico !”
Allora Alvise propose con determinazione:
“Troviamo quest'isola e scopriamo il tesoro”.
A quel punto Alvise tirò fuori dalla tasca la sua mappa e insieme cercarono
di scoprire qual era l'isola del messaggio. Dopo averla scoperta, pieni di gioia
urlarono:
“Il triangolo delle Bermuda!!!”
Senza perdere altro tempo uscirono dal museo e noleggiarono una barca a
vela.
Tre giorni dopo erano a tu per tu con una tempesta in mare aperto, onde
altissime che li girarono e li rigirarono finché arrivò un' onda che gli fece
perdere i sensi mentre venivano atterrati in un' isola sperduta...
Il giorno dopo si svegliarono.
Si erano persi, Alvise tirò fuori la sua mappa e riconobbe l' isola: il triangolo
delle Bermuda.
Alvise svegliò Simone e gli disse:
“Simo, siamo nel triangolo delle bermuda, troviamo il tesoro dai!”
Insieme si incamminarono per l'isola, tra foreste ed enormi grotte, alcune
buie, altre con dentro animali feroci.
Ad un certo punto arrivarono in un posto dove qualcosa attirò la loro
attenzione .
Alvise si scontrò contro un albero ,mentre nel frattempo Simone notò per
terra, dall'altra parte del fiume, una x e disse
“Ho trovato il punto dove scavare, ma dobbiamo attraversare il fiume.”
Intanto l'albero che aveva colpito prima Alvise cadde e fece loro da ponte .
Simone lo attraversò per primo e, prese due canne di bambù, cominciò a
scavare insieme al suo amico Alvise che nel frattempo aveva attraversato il
fiume .
Dopo un po' avevano scavato a due metri di profondità allorché videro due
scheletri, probabilmente di pirata, con due spade in mano.
Simone e Alvise si spaventarono e caddero dentro al buco fortunatamente
sopra ad un baule d'oro e urlarono:
“Il tesoro !!!!”
Le loro grida si sentirono fino a riva e attirarono l'attenzione di una ciurma
pirata che corse fino a loro e il capitano pirata con voce rauca disse:
“Bene, bene, bene, ci avete risparmiato il lavoro della ricerca del tesoro”
E cercò di rubarlo a Simone, ma Alvise fermò la mano del capitano
mettendo la spada in mezzo tra la mano e il tesoro.
I due uscirono dal buco e si misero a combattere contro i pirati, Alvise e
Simone si aiutarono con le canne di bambù, che avevano prima utilizzato per
scavare. Purtroppo a Simone cadde il baule e il capitano pirata lo prese e
scappò, ma prontamente Alvise lanciò la canna di bambù nella schiena del
capitano pirata che cadde, Alvise e Simone arrivarono sul punto dove c'era
il pirata , gli presero il tesoro e corsero a riva, rubarono il vascello dei pirati e
con quello tornarono a casa. Quando arrivarono in città raccontarono
l'avventura, comparvero al telegiornale e diventarono ricchi.
Alvise e Simone
LA VITA DA PAC-MAN
La mattina del 2 gennaio 2020 io mi alzai per andare a scuola.
Come al solito mi lavai i denti, il viso e poi feci colazione.
Quando uscii da casa mia, incontrai Joscima e Niroco, i miei due migliori
amici.
Dopo un po' di strada ci fermammo a guardare una strana botola in un
vicolo cieco.
Niroco disse bisbigliando:
“Dai apriamola, chissà cosa c'è là sotto!”
Allora io annuii:
“Non credo ci sia molto di interessante”.
Joscima fece un cenno come per dire “Dai andiamo!” poi aprì la botola e ci
entrò.
Io e Niroco lo seguimmo con il dubbio di aver dimenticato qualcosa e
cercando di ricordarcelo.
Sotto la botola c'erano un sacco di cianfrusaglie, ma io, che non guardavo
dove mettevo i piedi, inciampai battendo la testa fortemente. Da terra
intravidi un raggio di luce che illuminava un lungo telo bianco e sporco
allora, dopo essermi rialzato, tirai il telo e chiamai Joscima e Niroco: non
credevamo ai nostri occhi! Era una macchina che aveva la possibilità di
trasformare le persone in supereroi di ogni specie.
Joscima vide un foglio con su scritto le istruzioni della macchina, le istruzioni
della macchina dicevano:
“Basta inserire il nome del supereroe gradito sulla tastiera impostata sulla
macchina e poi entrare dentro di essa per trasformarsi nel supereroe scelto”.
Poi Niroco si accorse che sotto alle istruzioni c'era un foglio piegato, allora lo
lesse dicendo: “Oltre al supereroe si può anche trasformare il posto in cui si
è in un altro più gradito selezionandolo tra le immagini del computer
accanto alla tastiera.”
Io cominciai a selezionare e selezionai PAC-MAN entrai nella macchina e
quando ne uscii lo ero diventato davvero.
Allora i miei amici si precipitarono anche loro e scrissero PAC-MAN
entrarono nella macchina uno alla volta e diventarono anche loro PAC-MAN,
poi il posto però lo decidemmo insieme.
Gli dissi che dovevamo scegliere un posto speciale,che si adattasse alla
scelta dei personaggi.
Allora io mi chiesi che posto potevamo scegliere, dopo un po' di tempo ci
venne un'idea e così dicemmo insieme:
“L”oltretomba!!!”
Decidemmo così che l'oltretomba era il posto più giusto e ovvio per PACMAN.
E quindi, entrammo nella macchina e ci trovammo all'interno di un labirinto
composto da enormi siepi che sostituivano le mura.
Yoscima, Niroco ed io allora avanzammo velocemente, eravamo stanchi e
quindi prendendo la super bacca volante cominciammo a volare per tutto il
labirinto fino a trovare un'altra botola.
Quando la aprimmo trovammo un portale e volandoci dentro vedemmo
l'oltretomba. Era davvero caldo e tetro, ci trovammo sopra ad una distesa di
lava da cui sporgevano rocce grosse, lunghe e affusolate.
Vedemmo un grosso portone e quindi ci avvicinammo cautamente sempre
volando sopra al campo di lava.
Scendemmo a terra per aprire il portone, quando lo raggiungemmo lo
aprimmo lentamente e sbirciammo vedendo moltissimi fantasmi di vari
colori:rosso, giallo, verde e blu, che erano tutti radunati in una singola
stanza al comando di un fantasma bianco quasi trasparente di nome LORD
BETREYUS, lo capii grazie agli altri fantasmi che pronunciavano il suo nome
tutti in coro:
“Sì, lord Betreyus!”
Lui disse che doveva distruggere tutti i Pac-Man del mondo e così facendo
conquistare Pacopoli.
Lui ci vide e così io mi nascosi dietro il portone, ma ormai era troppo tardi.
Lord Betreyus aveva schierato le sue truppe di fantasmi lanciando un grido
di battaglia:
“All’attaccoooooo!!!!”
Noi uscimmo dal nostro nascondiglio e prendendo delle super bacche ci
trasformammo: io in Pac-ghiaccio, Yoscima in Pac-fuoco e Niroco in Pacferro. Io con la bocca sparai ghiaccio e congelai dei fantasmi e poi me li
mangiai avidamente, poi dissi a Yoscima e Niroco di mangiare i fantasmi,
perché quello era l’unico modo per sconfiggerli. Alla fine, quando avemmo
finito di mangiare i fantasmi vedemmo Lord Betreyus che ci lanciava melma
bianca. Allora noi, schivandola, allungammo le nostre lingue e lo
mangiammo. Quando uscimmo di lì, vedemmo gli abitanti di Pacopoli che ci
acclamavano, subito però ci ricordammo che non potevamo più tornare
normali, allora prendemmo una decisione e fu quella di rimanere per
sempre a Pacopoli.
Enrico
L'avventura di Rosa e Irene.
Una mattina Rosa, una bambina di dieci anni,
si svegliò di colpo perché aveva fatto un
incubo.
Per dimenticarlo le venne l'idea di andare a
raccogliere le fragole con una sua amica e
mentre pensava con chi andarci il campanello
suonò. Lei andò ad aprire, fuori c'era Irene
con il suo bulldog francese che si chiamava
Oscar. Le propose di andare nel bosco più
vicino a raccogliere le fragole, lei, con
entusiasmo rispose di si.
Mentre passeggiavano ad Irene venne in
mente di arrampicarsi sugli alberi per
raccogliere le mele.
Così, mentre Irene e Rosa si
arrampicavano con abilità, Oscar era
legato ad un albero.
Però al cane non andava bene starsene
legato e iniziò a tirare finché ad un certo
punto riuscì a liberarsi e scappò.
Le due amiche non se ne accorsero e
continuarono allegramente a raccogliere le
mele.
Quando vennero giù si resero conto che
Oscar era scomparso, camminarono per
due chilometri gridando il suo nome!
Mentre cercavano il cane si ritrovarono
nella spiaggia, allora corsero fino al faro per chiedere aiuto.
Quando aprirono la porta videro una grandissima scala a chiocciola decorata
ai lati e provarono a salire.
Arrivate in cima al faro scorsero Oscar accucciato che appena le vide abbaiò
di gioia.
Irene corse a prenderlo mentre Rosa si affacciò per vedere il panorama,
però vide due ricercati da tutto il mondo che stavano scappando, lei chiamò
la polizia, e si raccomandò dicendo: ”Venite in silenzio sennò potrebbero
scappare!”
Le due amiche spaventate restarono nel faro nascoste, finché non venne la
polizia.
Quando la polizia arrivò, Rosa e Irene
urlarono di gioia così però spaventarono i due
ricercati che scapparono e la polizia non riuscì
a prenderli, anche se c'erano poliziotti per
tutta la spiaggia.
Rosa e Irene, che si sentivano in colpa,
cercarono di prenderli e ci riuscirono, la
polizia le premiò con venti ceste di fragole e
venti ceste di mele.
Quando Rosa e Irene ritornarono a casa
ritrovarono una festa a sorpresa tra i cui
invitati c'erano la polizia e i loro
famigliari.
Festeggiarono fino alla sera e si
divertirono molto.
Rosa e Irene furono felici di aver preso i
ricercati da tutto il mondo e il premio fu
molto gradito!
Rosa e Irene
si
L' avventura nel bosco
In un paese di montagna vivevano due sorelle di nome Lisa e Greta, che
avevano nove e dieci anni. Erano due belle bambine, vivaci, gentili, sportive
che amavano le avventure e proprio per questo si trovavano spesso nei guai.
Il paese dove vivevano era piccolo, c'erano solo poche giostrine per bambini
piccoli e quindi loro adoravano giocare al ruscello con i sassi, o giocavano a
nascondino nel bosco dove c'erano tanti nascondigli: ad esempio dietro agli
alberi, sopra agli alberi, tra l'erba, dietro ai cespugli o ai massi.
Però nel bosco andavano anche a raccogliere i funghi.
A riconoscerli e a raccoglierli gliel'aveva insegnato il nonno, perché' erano le
uniche nipoti che non si stancavano mai di camminare nel bosco, infatti era
difficile trovare funghi e per riempire il cestino bisognava avere molta
pazienza.
Un bel giorno di primavera il nonno telefonò alle nipotine. Rispose Lisa e il
nonno, dopo averla salutata, le disse:
“Lisa, avrei voglia di mangiare un buon risotto con i funghi, che ne dici di
andare con tua sorella Greta a prenderne un po'?”
Lisa rispose tutta felice:
“Certo che sì! Vado subito a chiamare Greta che sta facendo i compiti e
andiamo”.
Le due sorelle prepararono lo zaino, ci misero dentro una borraccia d'
acqua, qualcosa da mangiare, poi calzarono gli scarponi, indossarono la
giacca e presero il bastone che serviva loro per arrampicarsi e per spostare l'
erba per cercare i funghi .
Si incamminarono verso il bosco seguendo il sentiero che gli aveva
insegnato il nonno e subito cominciarono a raccogliere i primi funghi. Dopo
un po', sotto un albero, videro un fungo molto grande che non potevano
lasciare lì!
Le due sorelle si guardarono negli occhi e senza bisogno di parlare si
lanciarono verso il mega fungo.
“AHHHHHH!!!!!!!!!”
Le due sorelle iniziarono a precipitare perché erano finite sopra una buca
ricoperta da erba e rametti.
Si trovarono in un luogo freddo e buio.
Lisa, spaventata, esclamò:
“Greta siamo in pericolo!”.
E Greta rispose:
“Lisa stai tranquilla, troveremo una via d'uscita”.
Dopo un po' si erano abituate all'oscurità e videro una famigliola di ricci.
Si accorsero che un riccio aveva una ferita alla zampa ed ebbero la stessa
idea !
Lisa aveva trovato una torcia nel suo zaino mentre Greta aveva una
maglietta di riserva, così usarono la torcia per illuminare la grotta e la
maglietta per avvolgere il riccio. Presero poi un fazzoletto e lo usarono per
fare una fascia per la zampina del riccio.
Nel frattempo mamma riccio osservava le due sorelle preoccupata. Quando
capì che lo stavano curando decise di ricambiare aiutandole ad uscire dalla
buca.
Ad un certo punto mamma riccio fece un verso per attirare l'attenzione di
Greta e Lisa.
“Greta hai sentito questo verso?” esclamò Lisa.
Greta rispose:
“Si! È mamma riccio, forse ci vuole dire qualcosa, seguiamola”.
Greta e Lisa seguirono mamma riccio che le portò fuori dalla buca indicando
loro dove mettere i piedi, infatti le radici avevano fatto una scaletta naturale
e non fu difficile risalire in superficie.
Più difficile fu raccontare al nonno la loro incredibile avventura.
Greta e Lisa
L' isola di Macauana
C' era una volta Jon, un ragazzino di 15 anni che viveva in un paesino di
poche case con sua mamma e il suo patrigno.
Jon era un ragazzo avventuroso e insieme al suo patrigno, una persona
muscolosa, gli piaceva molto andare in posti isolati dal mondo.
Un giorno Jon andò giù in cantina e urtando uno scatolone vide una borsa
che apparteneva a suo nonno e a suo padre, che erano partiti per un'
avventura in un' isola quando Jon aveva 10 anni e da allora non si sono più
visti. Lui, di corsa, la portò su e la aprì subito, dentro trovò un taccuino dove
c' era scritto un indizio che lo condusse in soffitta dove trovò tre libri di tre
scrittori diversi e tutti e tre i libri, nella prima facciata, avevano
rappresentato un pezzo di isola.
Allora chiamò il suo patrigno Frank che prese una lampada e la mise sotto
una lastra di plastica opaca, dopo strappò le cartine e le unì e venne fuori l
'isola sconosciuta !
A quel punto iniziarono una ricerca, però scoprirono che sulla cartina
geografica l' isola non c' era, allora si fecero guidare dal loro istinto
avventuroso e decisero di partire per il Messico.
Arrivando si misero a camminare tra le bancarelle del mercato, comprarono
una riserva di acqua e di cibo, poi chiesero a un pescatore se li poteva
portare nel Triangolo delle Bermuda. Ma il pescatore rispose che era troppo
pericoloso. Li sentì un tizio che aveva un elicottero e gli disse che poteva
portarli lui.
Frank chiese in continuazione quanto dovevano pagarlo, finchè lui rispose
che dovevano pagarlo 1000 Pesos e allora accettarono subito.
Salirono velocemente sul mezzo e partirono.
Ad un certo punto arrivarono una tempesta e una tromba d' aria che li
risucchiarono e svennero.
Una volta risvegliati si trovarono sulla spiaggia di un'isola dove i tre
recuperarono quello che si poteva recuperare, e iniziarono a camminare.
Ad un certo punto trovarono un buco in una roccia e ci entrarono; una volta
dall'altra parte si accorsero che erano su un precipizio, però l' unica cosa
positiva era che si riusciva a vedere il paesaggio dell'isola e videro una casa
sull'albero, così decisero di incamminarsi per raggiungerla. Quando
arrivarono videro che c'erano tutte le cose che appartenevano al nonno di
Jon!
Quando calò la notte, lo videro arrivare in lontananza e gli corsero incontro
emozionati.
Una volta ritornati nella casa sull'albero gli raccontarono tutto, e il nonno gli
raccontò anche che il padre di Jon era stato rapito e ucciso dagli indigeni.
Allora tutti si stupirono perché credevano che non vivesse nessuno sull'isola
tranne il nonno e suo padre. A quel punto Jon scese dell'albero per
prendere una boccata d'aria fresca e vide un bambino che prendeva dei
frutti. Jon gli saltò addosso e lo prese per il collo e gli chiese con aria
minacciosa che cosa avevano fatto a suo padre. Egli rispose che lui sapeva
tutto perché era figlio del capo della tribù di Macauana, e gli rivelò che suo
padre non era morto, ma era rinchiuso nelle prigioni.
Allora Jon lo lasciò andare, gli rese il frutto e da quel momento diventarono
amici.
Il giorno seguente i due si ritrovarono alle cascate di Maracunai. Jon chiese
al suo amico come si chiamava e gli rispose di chiamarsi Uliab.
Jon lo supplicò di portargli le chiavi per liberare suo padre e ritornare a
casa. Uliab si fece convincere e la notte successiva andò di nascosto alla casa
sull'albero e gli portò armi, cavalli, armature e le chiavi.
A mezzanotte si prepararono e furtivamente arrivarono allo steccato del
villaggio, a quel punto il capo tribù si accorse che mancavano delle armi e
dei cavalli però non trovavano neanche Uliab e pensò che fosse stato lui .
Così il padre di Uliab incavolato, armò le truppe e mise gli arcieri sugli alberi.
Jon e i suoi quattro compagni di avventura si accorsero degli arcieri e quindi
mandarono avanti Uliab che disse al padre che se avesse ucciso i suoi amici
lui se ne sarebbe andato dall'isola.
A quel punto il padre di Uliab fece liberare il padre di Jon.
La gioia fu tanta e anche le lacrime di felicità, ma non vedevano l'ora di
tornare a casa e salutato Uliab si misero subito in viaggio. Per fortuna la
radio dell'elicottero non si era rotta nell'impatto a terra così poterono
chiamare i soccorsi.
Alla fine il pilota dell'elicottero non volle essere pagato perchè nessuno mai
gli aveva fatto vivere un'avventura simile!
Marco e Simone
L'isola dispersa
In una giornata di sole, Tommaso e Giorgia, che
avevano 19anni, decisero di andare al mare.
Fecero una lunga nuotata e videro tartarughe,
pesciolini di tutte le dimensioni e ricci di mare.
Dopo si
stancarono e notarono in lontananza un
cartello con su scritto “Barche a noleggio”.
Tommaso e Giorgia noleggiarono una barca
abbastanza grande, presero il largo e dopo
qualche ora si trovarono in mezzo al mare.
Però scoppiò una terribile tempesta con
lampi, tuoni e fulmini. Un fulmine colpì la
loro barca e la affondò, Tommaso e
Giorgia svennero e quando si
risvegliarono, si trovarono su un' isola
dispersa.
Vicino a loro c'era un barbone
incappucciato, sporco, puzzolente e
pieno di peli, con l'aria terrificante.
Loro fuggirono e andarono a rifugiarsi in
una grotta piena di pipistrelli.
All'improvviso si accese una luce cupa,
impauriti iniziarono a gridare:
“Chi è, chi è!”.
Una voce rispose:
“Sono il barbone di prima”
Loro, vedendolo, ripresero:
“Oh, ciao, scusa per prima, ma non è facile svegliarsi e vedere un barbone
senza spaventarsi!”
Il barbone spiegò:
“È da tanto tempo che non vedo nessuno e volevo chiedervi se volevate
diventare miei amici”.
Giorgia rispose di sì, anche Tommaso rispose di sì.
Il barbone e i due ragazzi ben presto divennero inseparabili.
Il barbone raccontò loro le storie di come era la sua città in passato, anche
Tommaso e Giorgia gli raccontarono storie della loro città.
Poi il barbone ad un tratto disse a
Tommaso e Giorgia che c' erano delle
canne da pesca vetuste, ma ancora usabili.
Le presero e andarono a pescare, così si
procurarono cibo per sopravvivere.
Quando Tommaso e Giorgia tornarono
insieme alla grotta, che sarebbe diventata la
loro casa, chiesero al barbone come si
chiamava, lui rispose : “Mi chiamo
Gianmarco “.
I due ragazzi non ritrovarono più la strada di
casa, ma rimasero nell'isola dispersa con
Gianmarco ormai considerato un padre.
Carlotta e Gabriela