Galeocerdo Cuvier - Centro Studi La Ruota
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Galeocerdo Cuvier - Centro Studi La Ruota
GALEOCERDO CUVIER Nome scientifico: Galeocerdo Cuvier; Famiglia: Carcharinidae Ordine: Carcharhiniformes Classe: Chondrichthyes Sottoclasse: Elasmobranchi Stato di conservazione: prossimo alla minaccia di estinzione Lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier Péron & Lesueur, 1822) è un pesce cartilagineo della famiglia dei Carcarinidi. Si tratta dell'unica specie nota appartenente al genere Galeocerdo. E' una specie migratoria cosmopolita delle aree tropicali e subtropicali, che frequenta la colonna d'acqua da 0 a 370 m su la piattaforma continentale e insulare, ma si avvicina anche alle coste entrando negli estuari dei fiumi, negli atolli e nelle lagune o stazionando al largo dei moli e dei pontili. Questo squalo è diffuso principalmente nelle acque costiere dei mari tropicali, tuttavia è localizzato anche in tutte le acque temperate oceaniche. È stato segnalato anche nelle acque italiane e nel Mediterraneo. Il colore del corpo è grigio-marrone, più scuro dorsalmente e digradante verso il bianco ventralmente. Si distingue dagli altri squali grazie a delle bande nere lungo il suo corpo, come quelle della tigre (Panthera tigris), che gli hanno conferito il nome di squalo tigre, appunto. La colorazione varia a seconda in base all’età: nei giovani esemplari, è bruna, segnata da numerose macchie e strie trasversali piuttosto scure, che, con l’avanzare dell’età, si attenuano pian piano fino a formare una livrea brunogrigia uniforme negli adulti. Lo squalo tigre raggiunge di solito la lunghezza di 4 o 5 m nelle femmine, ma è possibile trovare esemplari maschi che raggiungono e superano i 6 m. Lo squalo tigre ha un corpo affusolato che lo rende un nuotatore eccezionale, capace di scatti poderosi durante i suoi attacchi. Il corpo è sormontato da due pinne relativamente alte; la prima pinna dorsale si origina posteriormente all'ascella delle pettorali, è molto ampia, non molto alta, poco estesa in lunghezza, di forma triangolare e semi-falcata, con apice arrotondato e margine posteriore ricurvo ventralmente; il margine interno è moderatamente lungo (due quinti dell'altezza della pinna). La seconda dorsale è piccola e si origina anteriormente all'inserzione della pinna anale; il margine interno è breve. La pinna anale è fortemente ricurva e più piccola della seconda dorsale. Anche le pinne ventrali sono piccole. Le pinne pettorali sono ampie e semifalcate, con apici arrotondati, il cui margine anteriore giunge fin sotto le ultime fessure branchiali, mentre dimensioni più che modeste hanno le ventrali. La pinna caudale è fortemente asimmetrica, si adatta perfettamente alla forma slanciata del corpo, è falcata e ha il lobo superiore assai più allungato e sottile rispetto a quello inferiore e dotato di una tacca subterminale. Tra le pinne dorsali vi è una robusta cresta, che diventa un piccolo solco in prossimità della seconda pinna. Lungo il peduncolo caudale si nota una chiglia bassa e longitudinale. Non vi è nessuna spina dorsale o anale. Il capo termina in un muso largo e arrotondato, al disotto del quale si apre una bocca molto ampia, con solchi labiali superiori lunghi fino a raggiungere gli occhi; la bocca è provvista di denti a testa di gallo che denotano chiaramente il carattere di terribile predatore proprio di questo pescecane. I denti hanno tutti eguale forma, quelli superiori (14-15 file per lato) sono triangolari, presentano una robusta e affilata punta triangolare piegata lateralmente all'infuori, con margine interno convesso e margine esterno fortemente seghettati; dentellature si trovano sul margine esterno della base. I denti inferiori sono simili a quelli superiori. I maschi raggiungono la maturità sessuale a circa 2 metri di lunghezza, le femmine a 2,5 metri. Probabilmente la maturazione sessuale avviene tra i 4 e i 6 anni. Gli squali tigre si riproducono a mezzo di figli vivi, deposti sempre in numero elevato (da 30 a oltre 50 per ogni parto) a differenza di quanto si riscontra nella maggior parte dei Selaci; è l’unico squalo appartenente alla famiglia dei Carcarinidi ad essere ovoviviparo (viviparo aplacentato). Il periodo di gestazione dura oltre un anno (anche 16 mesi), partorisce da 10 ad oltre 80 individui di 50-75 cm. Veloci e possenti nel nuoto, gli squali tigre cacciano banchi di pesci al largo ma sono a loro agio anche in prossimità delle coste, a volte spingendosi perfino nei porti e nelle lagune. Predano delfini e piccoli cetacei, uccelli marini, razze, pesci, tartarughe marine, molluschi cefalopodi (anche di notevoli dimensioni), crostacei ed anche altri squali. Lo squalo tigre sembra essere attirato da qualsiasi cosa si muova intorno a lui, vista come una potenziale preda, e mostra, dal punto di vista alimentare, una bassa selettività, che in diverse occasioni lo portano ad attaccare (ed ingoiare) oggetti animati e non. Lo squalo tigre, come le altre specie di squalo, è dotato di vari organi sensoriali, creati per cercare i loro simili. Esso può captare onde sonore su distanze di 3 miglia e localizzare la provenienza di un rumore, percepisce gli odori fino a 6 miglia di distanza ed è in grado di registrare l’alta tensione corporea di un pesce ferito e addirittura di percepire il battito cardiaco. Guidato da queste percezioni, lo squalo tigre trova le sue prede anche al buio o in acqua completamente torbida. Nuotando in mare aperto può anche incontrare il coccodrillo marino. In questi casi è difficile dire chi sia il predatore e chi la preda, tutto dipende dalle dimensioni e dalle condizioni fisiche dei due animali. È comunque documentato che le due specie si predano a vicenda. RAPPORTI CON L’UOMO Questa specie ha una notevole importanza economica, poiché dal suo fegato si estrae un olio che, fra le diverse utilizzazioni, trova impiego nella terapeutica umana per le sue qualità analoghe a quelle dell'olio di fegato di merluzzo. Inoltre la pelle, opportunamente conciata, fornisce un ottimo cuoio. Le sue carni sono commestibili e le pinne sono ritenute una prelibatezza dalle popolazioni costiere dell'Oceano Indiano e dell'area sudoccidentale dell'Oceano Pacifico. È una specie pericolosa per l'uomo, probabilmente la seconda, dopo lo Squalo leuca (o Squalo Zambesi – Carcharhinus Leucas); molti attacchi lungo le coste dei mari caldi sono da attribuire a questa specie e non allo Squalo Bianco (Carcharodon Carcharias), che per quanto cosmopolita è molto più raro. Per questo motivo sono soggetti ad un abbattimento indiscriminato.