El camino: vacanza alternativa e cammino di fede

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El camino: vacanza alternativa e cammino di fede
DOSSIER PELLEGRINAGGIO
El camino: vacanza alternativa e cammino di fede
Un altro anno di lavoro è passato con rapidità insolita. Le figlie
sono entrate in un’età incerta e le discussioni diventano sempre
più frequenti e burrascose. Gli acciacchi dei genitori sono aumentati. Sul posto di lavoro si parla di fusioni, globalizzazione, prepensionamenti e licenziamenti. Le riunioni diventano sempre più lunghe, snervanti ed inconcludenti. Per tutti questi motivi sono diventato irascibile ed introverso. Mi serve una vacanza. Negli ultimi
tempi su diversi media viene proposto il camino di Santiago.Anche
dei conoscenti ne parlano in modo entusiasmante. Decido che è
proprio la vacanza alternativa che fa per me.
di Francesco Loria
Le foto sono
state scattate
durante il viaggio da Francesco
Loria; lui è quello nella foto
della pagina a
lato davanti alle
figure in metallo
arrugginito: il
monumento ai
pellegrini
Mi informo. Su internet trovo molti consigli e indicazioni dettagliate sugli itinerari da seguire. Il camino
classico è il percorso francese lungo circa 780 km. Il
pellegrinaggio dei tempi moderni verso la cattedrale di Compostela può essere iniziato da qualsiasi
punto del Camino de Santiago ma se si vuole realizzarlo in modo completo si deve intraprendere il
lungo percorso da Roncesvalles e completarlo in
circa 28 giorni. Io ho soltanto 2 settimane a disposizione perciò mi tocca limitare il numero delle
tappe.Parto un giovedì. Un aereo mi porta a Bilbao
poi un comodo e veloce bus a Pamplona. Un altro
bus totalmente stipato risale i Pirenei e mi porta a
Roncesvalles.
Secondo la tradizione l’apostolo Giacomo il Maggiore arriva a predicare nella
penisola iberica, fino alla remota, celtica Galizia. Ritornato in Palestina muore
martire, primo tra gli apostoli, decapitato nel 42 o nel 44 da Erode Agrippa. I
suoi discepoli,Teodoro ed Anastasio, ne trafugano il corpo, lo trasportano su
una barca (la leggenda dice guidata da un angelo) nuovamente in Galizia per
poi seppellirlo. Passano i secoli, la tomba viene dimenticata e se ne perdono
le tracce. Intorno all’anno 813 l’eremita e pastore Pelayo comincia a vedere
ogni notte, sul monte Libradón, delle misteriose luci sul tumulo di un campo
(da questo forse deriva il nome di Compostela, Campus Stellae). Gli appare
quindi in sogno l’apostolo Giacomo che lo invita a scavare lì per riportare alla
luce il suo sepolcro. Si cerca sul monte; durante i lavori viene alla luce un’arca di marmo nella quale si trovano i resti di un uomo decapitato. Si grida al
miracolo e la notizia della scoperta della tomba di San Giacomo coimincia a
diffondersi. Alfonso II, re delle Asturie e di Galizia, informa del ritrovamento
Papa Leone III, Carlo Magno e fa erigere una prima chiesa sopra il sepolcro,
intorno alla quale si sviluppa un piccolo borgo.Il più illustre pellegrino a
Santiago è stato probabilmente San Francesco.
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il dialogo IV/06
Sbrigo subito le pratiche amministrative. Mi viene
rilasciata la Credenziale del Pellegrino che mi servirà per poter pernottare negli ostelli. Prendo posto
nell’ostello dei pellegrini. Una grande casa in pietra
con 100 posti letto a castello disposti su varie file.
Tutti dormono nella stessa stanza. Sembra essere
ritornati al tempo del collegio.
Le campane suonano. Entro nella bella chiesetta
della Reale Collegiata di Santa Maria consacrata nel
1219 che in poco tempo si riempie. Pochi giovani,
molti anziani da tutte le parti del mondo e che partecipano a questa solenne messa dove dei magnifici
canti gregoriani rendono magica l’atmosfera.
Ceno con due ragazzi di Madrid che faranno il viaggio in bicicletta ed un francese a piedi. Il mattino
dopo parto alle sei. Faccio amicizia con un tedesco
partito da Colonia sei settimane fa e che dopo
Santiago vuole proseguire fino a Lisbona. Lui, affermato scultore, mi racconta che sfugge la mondanità per ritrovare se stesso e la cultura del medioevo.
Dopo due ore lo lascio: lui ha il suo ritmo e io
voglio fare molta strada. Dopo 2 giorni ho percorso 104 km. Sono troppi, mi accorgo che non è lo
spirito giusto per fare un pellegrinaggio.
La mattina di domenica prendo l’autobus fino a
Burgos e Leon. Il mattino dopo si riparte e dai finestrini del bus si nota il cambiamento del paesaggio.
Le maestose mesetas asturiane formate da altopiani
larghissimi e dislivelli inesistenti lasciano il posto
dapprima alle colline e dopo a montagne che raggiungono anche i 1500 metri di altezza. Su una di
queste montagne vi è la Cruz de Hierro, uno dei
monumenti più significativi del camino. Qui i pellegrini lasciano la pietra, simbolo di penitenza, che si
sono portati da casa.
A Ponferrada c’è l’ostello di San Nicola de la Flue
creato e gestito da un’organizzazione svizzera: con i
suoi 200 letti è l’ostello più comodo e bello di tutto
il percorso.
Leggo un cartello: Santiago 216 km. Inizia il mio
effettivo viaggio da pellegrino. Partenza alle sei del
mattino, due soste intermedie per mangiare qualche
cosa ed arrivo alla meta prefissata nel primo pomeriggio. Ritiro del posto letto, doccia e lavaggio dei
panni. Visita della città e partecipazione alla messa
serale. Cena in compagnia e verso le dieci, stanchi
ma felici si va a dormire.
Si forma un gruppo composto, oltre che da me, da
un direttore di banca di Barcellona, una signora
tedesca, una ragazza francese e da Bo.
Bo è uno strano tipo proveniente dal Belgio ed è al
suo 15° viaggio verso Santiago. Cosa avrà mai da