L`italiano va di moda
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L`italiano va di moda
[TENDENZE] DI MARIA GALLELLI FOTO GIANCARLO GIULIANI/CATHOLIC PRESS PHOTO P 200 milioni gli italofoni nel mondo. La nostra lingua è la quarta più studiata sulla terra, la seconda in ordine di iscritti ai corsi in Canada, la quarta negli Usa. izza, cappuccino, spaghetti: prodotti popolari nel mondo e insieme parole entrate a pieno diritto nei dizionari stranieri. Insomma, l’italiano è di moda e non è una novità. Da qualche anno un’équipe di linguisti sta lavorando alla realizzazione di un Dizionario di italianismi nel mondo. Tra i curatori Luca Serianni, 61 anni, ordinario di Storia della lingua italiana nell’Università La Sapienza di Roma. L’opera, ormai completata in gran parte, si articolerà in due volumi. Il primo conterrà una serie di saggi che documentano la presenza dell’italiano nelle grandi aree geografiche (dalla Svizzera all’Ungheria, dall’Africa mediterranea all’Estremo Oriente) e ne studiano la presenza in singoli settori (dalla musica alla gastronomia, dall’arte allo sport). Il secondo volume è un dizionario che, partendo dall’italiano, esamina le parole sparse in circa ottanta lingue. E le scoperte non mancano... «Veniamo a sapere, per esempio, che lombardo, oltre che abitante della Lombardia, ha assunto significati specifici, legati alla sto- PIZZA CAPPUCCINO SPAGHETTI ESPRESSO MOZZARELLA TIRAMISÙ BRAVO ALLEGRO LASAGNE RISOTTO 8% 7% 7% 6% 5% 5% 5% 5% 4% 4% Il nostro idioma è presente in ben 80 lingue, merito della musica, dell’arte ma anche del cappuccino 34.689 i corsi di lingua e cultura italiana promossi nel mondo dal ministero degli Affari esteri (anno scolastico 2006/2007) 48 MARZO 2009 CLUB3 L’ITALIANO VA DI MODA ria dell’economia o ai commerci. Per esempio: lombard in ceco e slovacco significa prestito di breve scadenza con pegno, lombardas in lituano monte dei pegni, lombarda in Messico vuol dire cavolo rosso e così via». Ma che cos’è un italianismo? «È un caso particolare di prestito linguistico, cioè del passaggio di un vocabolo da una lingua a un’altra. Il prestito è un fenomeno fisiologico per qualsiasi lingua naturale, che vive e si sviluppa nel contatto con altri idiomi. Un certo numero di parole dell’italiano è stato accolto in altre lingue, talvolta con signifi- cati sconosciuti nella terra d’origine, come si diceva per lombardo». Qual è il Paese con il più alto numero di parole italiane? «La Francia, con la quale la nostra cultura ha avuto rapporti molto stretti, senza interruzione dal Medioevo a oggi. La nostra lingua però è più viva a Malta e in Argentina. Nelle scuole argentine l’italiano è scelto come seconda lingua straniera (dunque subito dopo l’inglese) nell’80 per cento dei casi». Come si è diffuso il nostro idioma? «L’arte e la musica sono stati i veicoli prin- cipali. Pur non essendo trascurabile la vitalità del nostro idioma all’estero già nel Medioevo, il periodo d’oro è stato il Rinascimento. Dal secondo Ottocento in avanti hanno avuto grande importanza i contatti diretti determinati dalle grandi emigrazioni transoceaniche. Un punto d’arrivo di questo fenomeno epocale è, per esempio, la presenza dell’italiano parlato nei forum di Internet in Argentina: finishela, mama mía, ma qué…». La maggior parte dei termini nostrani arrivati all’estero rimanda al cibo e si lega ai prodotti esportati. Ma di là della tavola? «La gastronomia è una fonte privilegiata di diffusione degli italianismi più recenti: da carpaccio usato nel francese ai più caserecci polpettone e bruschetta nel portoghese brasiliano. In generale, nel Vecchio Continente, la parte del leone la fa la musica: per esempio nel faroese, la lingua scandinava parlata nelle isole Faroer, la trentina di parole censite derivate dall’italiano è costituita circa per la metà da termini musicali, come andante, piano, sopranur e solo per un quarto da termini gastronomici come cappuccino, makaronni, spagetti». 왎 Luca Serianni CLUB3 49 MARZO 2009