Domenica XXIII - anno C Libro della Sapienza 9,13

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Domenica XXIII - anno C Libro della Sapienza 9,13
Domenica XXIII - anno C
Libro della Sapienza 9,13-18
Lettera a Filemone 9b-10.12-17
Vangelo secondo Luca 14,25-33
26”
Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le
sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
27
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
33
chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.”
Come va giù pesante questo Maestro!
Sembra di vedersi davanti, sulla strada della sequela, una segnaletica tutta in negativo: divieto, divieto,
divieto! Divieto di amore autoreferenziale. Divieto di possesso... Divieto...
Come mai? La logica di Gesù sembra l'esatto contrario di quella comune.
Siccome "25una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi
ama più ..." Invece di complimentarsi e rallegrarsi per il successo che stava avendo, comincia a
spaventare la gente. Ma il Vangelo non dovrebbe essere una buona notizia? Che cosa significa allora
questa raffica di "non può, non può"?
Chiediamo la luce allo Spirito Santo perché, come dice il libro della Sapienza (1 a lettura): "Chi
avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la Sapienza e dall'alto non gli avessi inviato
il tuo santo Spirito?” (Sap 9,17).
Quando la Parola di Dio non collima con la nostra logica, verrebbe da accantonarla. Occorre il dono
della Sapienza per imparare a gustarla ugualmente, per andare oltre le nostre superficiali sensazioni e
cogliere in essa il nutrimento per la nostra fede.
Come diceva S. Paolo (2a lettura) al suo amico Filemone: "Avrei voluto tenerlo con me, perché mi
assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo, ma non ho voluto far nulla senza il tuo
parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario".
S. Paolo aveva convertito a Cristo uno schiavo di Filemone che gli era fuggito. Paolo era in carcere e
avrebbe potuto farsi aiutare da quello schiavo (Onesimo), come da un figlio, però voleva che il suo
amico Filemone assumesse liberamente le conseguenze della propria fede in Cristo e cioè il
comandamento dell'amore che non gli permetteva di punire lo schiavo fuggito, ma anzi, gli chiedeva di
accoglierlo, ora che Onesimo era diventato cristiano, "non più però come schiavo, ma [... ] come
fratello carissimo [... ] fratello nel Signore" (Fm 16).
Questa stessa realtà ci vogliono dire i due esempi riportati nel Vangelo: “ 28Chi di voi, volendo costruire
una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine?";
"31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può
affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?".
Così "33 chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo".
Seguire Gesù, senza perdere nulla di quanto possediamo, seguire Lui che sta salendo verso
Gerusalemme (cioè sta andando verso la Passione) pensando che tutto ci andrà bene, che saremo
approvati e benvoluti, attendendo che il bene che faremo sia riconosciuto e applaudito... è come entrare
in un "senso unico" contromano! Non si può!
Ecco perché Gesù ha messo i divieti, per avvisarci che seguire Lui è andare contro corrente. E' un senso
unico che ci conduce fuori da noi stessi, verso Dio e verso i fratelli.
Lui per primo l'ha percorso per amare noi, non ha considerato un privilegio il suo essere Dio, ma si è
svuotato e ha percorso la strada dell'essere uomo fino ad arrivare alla morte e alla morte di croce (cfr
Filippesi 2), quindi ci avvisa: se vogliamo seguire Lui, che ci chiama, anche noi possiamo, ma è un
andare contro corrente rispetto alla mentalità del mondo.
Ogni battezzato è da Lui chiamato, ma può seguirLo solo accettando liberamente le conseguenze e
quelle si accettano per amore.