Asilo infantile Antonio Rosmini ONLUS

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Asilo infantile Antonio Rosmini ONLUS
Ente
Asilo infantile Antonio Rosmini ONLUS
1845 ottobre 13 -
Luoghi
Rovereto: <br>- casa Trenner-Gentilini, via Malcanton<br>- via A. Rosmini, 3, Rovereto
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Asilo infantile Antonio Rosmini, 1845 ottobre 13 Asilo infantile Antonio Rosmini di Rovereto, 1845 ottobre 13 -
Storia
L'ASILO NEL PERIODO AUSTRIACO<br>Prima della promulgazione dell'ordinanza del 22 giugno 1872 del Ministero
del culto ed istruzione, "con cui vengono emanate disposizioni in riguardo a giardini infantili ed istituti affini", la scuola
materna trentina era indirizzata più verso l'assistenza e la semplice custodia dei bambini, che non a finalità propriamente
didattiche ed educative. La legge-quadro del 1869 sull'istruzione nelle scuole popolari, non prendeva, infatti, nemmeno in
considerazione l'istruzione e tantomeno l'istituzione di asili infantili per bambini prima dei sei anni, lasciando alle famiglie
e alle associazioni assistenziali l'onere di curarsi dei bambini più piccoli. (1)<br>Fino al 1872 le scuole materne erano
quindi organizzate secondo i principi aportiani dell''asilo di carità', (2) che sorgevano in seguito a lasciti o a donazioni, con
lo specifico mandato di sostenere l'educazione dei bambini delle famiglie meno abbienti. In questi 'asili di carità' o 'sale di
custodia', si insegnavano principalmente l'educazione cristiana, la 'correttezza morale' e la pulizia nella persona.<br>È in
questo contesto che anche a Rovereto, la Congregazione di carità, già nel 1840 si rese interprete dell'esigenza urgente di
istituire nella città un asilo per bambini e grazie alle donazioni e ai lasciti di alcuni privati, si riuscì, nel 1845, a raggiungere
una cifra consistente, tanto da poter pensare all'apertura al pubblico di un asilo d'infanzia nei locali a piano terra della Casa
Trenner, in Vicolo Malcanton.<br>Presto i locali dell'asilo si rivelarono insufficienti rispetto alle crescenti esigente della
classe lavorativa, in special modo delle madri che lavoravano nell'industria manifatturiera del tempo; inoltre anche
l'orfanotrofio femminile di Rovereto necessitava di una migliore e più salubre collocazione.<br>Si cercò allora il sostegno
del comune, dei privati e soprattutto dei Padri Rosminiani, affinché mettessero a disposizione un idoneo terreno per
costruirvi un nuovo edificio. Solo nel 1872, con la donazione di una proprietà già appartenuta ad Antonio Rosmini, da parte
di don Francesco Paoli alla Congregazione di carità, si prospettò una soluzione. Secondo l'atto di compravendita del 21
maggio 1872, si cedette gratuitamente un'area su cui doveva sorgere l'asilo, un orto di 228 pertiche quadrate.
(3)<br>Intanto in ambito tedesco cominciarono a diffondersi anche gli asili ispirati al filosofo e pedagogista Friedrich
Froebel, per il quale il mezzo fondamentale di educazione ed istruzione del bambino era il gioco. Con l'uso di materiali
idonei, i cosiddetti 'doni' froebeliani, il bambino poteva crescere e maturare in un ambiente a lui consono, mentre veniva
pienamente riconosciuta la valenza educativa dell'attività ludica. (4)<br>Nel 1872, con l'ordinanza del 22 giugno, vennero
quindi promulgate le prime indicazioni per l'educazione dei fanciulli; si distinsero tre tipi di istituzione:<br>- il 'giardino
infantile' (Kindergarten), che 'doveva completare l'educazione domestica dei bambini non ancora in età per frequentare la
scuola e che doveva prepararli all'istruzione popolare mediante esercizi fisici e mentali, ed educando in modo adatto lo
spirito' (§ 1); <br>- l''asilo infantile' (Kinderbewahranstalt) per l'educazione dei bambini delle classi operaie e che aveva il
compito di 'avezzarli alla pulizia, all'ordine e alla moralità, e di ispirare loro amore al lavoro' (§26); <br>- infine il 'presepe'
(Krippe), per bambini fino ai tre anni con lo scopo di prestare 'per viste umanitarie, quella cura che non possono avere per
loro i genitori' (§ 27).<br>Nella zona di Rovereto faceva parte del primo tipo di istituzione il 'Giardino infantile' del
Comune di Sacco, nato nel 1873 e gestito direttamente dal comune, mentre del secondo tipo di istituzione faceva parte la
maggioranza degli 'Asili infantili', compreso l'Asilo Rosmini, considerato 'pia fondazione cittadina autonoma', anche se il
patrimonio era gestito dalla Congregazione di carità di Rovereto.<br>Sia per i 'giardini infantili' che per gli 'asili infantili',
valevano le stesse disposizioni sulla formazione delle maestre, sulla sorveglianza e sul modello pedagogico, quello
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froebeliano, a cui far riferimento, ma, soprattutto, era assolutamente escluso ogni tipo di istruzione scolastica. Si riconosce
così all'infanzia una sua propria esistenza, con esigenze e caratteristiche peculiari, del tutto diverse e staccate da quelle
tipiche dell'età scolare.<br>Gli obiettivi di questa legge, anche se un primo passo, rimanevano però minimi, o comunque
non così articolati se paragonati alla legge-quadro del 1869 sulle scuole popolari.<br>In ambito italiano le cose non
andavano meglio: la legge Casati del 1859 non contemplava nulla riguardo all'educazione infantile e gli 'asili d'infanzia'
erano mere associazioni di beneficenza ed assistenza, fino ed oltre la promulgazione della legge sulle istituzioni pubbliche
di beneficenza del 1890. (5)<br>È con queste premesse che nel 1872 a Rovereto, lungo il 'nuovo stradone', quello che sarà
poi il Corso Rosmini, iniziarono i lavori per la costruzione dell''Asilo Antonio Rosmini, così intitolato per espresso volere
del donatore del terreno. Il progetto fu redatto dall'ing. Giuseppe Didioni di Milano e i lavori vennero seguiti dal geometra
Gio.Batta Costa di Rovereto.<br>Per costruire e completare l'edificio ci vollero due anni di lavoro, anche se fu inaugurato
il 29 settembre 1873.<br>Per sostenere l'accoglienza, l'istruzione e la sorveglianza degli alunni dell'asilo, la Congregazione
di carità chiese alla Congregazione delle Suore di Carità, che già operavano a Rovereto nell'ospedale civico, l'assegnazione
di due suore. (6)<br>Fin dall'inizio della propria attività, l'asilo accolse un gran numero di bambini: già nell'anno scolastico
1873/1874 si contavano più di 300 iscrizioni e fu necessario chiedere l'assegnazione di altre tre suore e tre
assistenti.<br>Nel 1874, al secondo e al terzo piano dell'edificio, venne temporaneamente collocata la Scuola Magistrale
maschile, in attesa che terminassero i lavori del nuovo edificio scolastico sul Corso Rosmini; la scuola rimase in affitto nei
locali dell'Asilo fino al 1° ottobre 1879.<br>Dall'inizio del suo operato, l'Asilo Antonio Rosmini fu gestito dalla
Congregazione di carità, fino al 1884, quando fu dichiarato autonomo e ufficialmente 'consegnato' ad una commissione
formalmente eletta; la Congregazione manteneva però la gestione di tutta la parte contabile. Non è chiaro se in questa
occasione venisse redatto ed approvato uno statuto, probabilmente rimase una bozza o non ebbe alcuna
applicazione.<br>Solo nel 1894 fu elaborato uno 'statuto organico' legalmente riconosciuto dal Consiglio scolastico
provinciale dell'amministrazione austro-ungarica. (7)<br>Nel 1886 Clotilde Balista, figlia del defunto Antonio Balista,
lasciò all'Asilo un capitale di 25.000 fiorini, con le condizioni che nella sede dell'Asilo venisse ospitato l'orfanotrofio
femminile e che la statua di Antonio Rosmini venisse collocata nel piccolo giardino di fronte alla sua casa natale.<br>Fu
quindi il turno dell'Orfanotrofio femminile di essere trasferito nei piani superiori dell'Asilo, nell'8 novembre
1886.<br>Anch'esso fu gestito dalle Suore di Carità, in base ad una apposita convenzione e dietro il pagamento di un
affitto. La convenzione prevedeva come condizione la costruzione di una cappella al II piano dell'edificio, che fu benedetta
dal Decano di San Marco e dove si celebravano tre messe a settimana.<br>A causa della guerra, l'orfanotrofio fu sfollato
nel 1915 e riaperto nel 1920 sempre nella sede dell'Asilo, dove rimase fino al 1931, quando fu trasferito nel palazzo expellagrosario in Viale dei Colli.<br>Nel 1905 la signoraTeresa Muraro lasciò in eredità all'Asilo una somma di circa 20.000
fiorini, con la condizione che servisse alla creazione di una 'cura climatica alpina per i bambini bisognosi di salute', in
località Moietto; la Congregazione creò un apposito fondo e, ad iniziare dal 1906, i bambini dell'asilo poterono trascorrere
il periodo estivo nei locali della canonica del Moietto. In seguito poterono usufruire del servizio l'Asilo Vannetti, attivo a
Rovereto dal 1910 e poi, dal 1920, anche l'asilo di Sacco.<br>Alla fine del 1914 l'asilo aveva 220 bambini. Allo scoppio
della Grande Guerra l'asilo, come quasi tutte le istituzioni cittadine, fu costretto a chiudere; l'edificio fu sacrificato alle
necessità militari per l'acquartieramento di truppe e come ricovero sanitario. Riaprirà solo cinque anni più tardi, il 27
maggio 1919, con "lo sgombro dell'asilo dal militare". Vi vennero accolti un centinaio di bambini. (8)<br>Con l'annessione
delle Nuove Province all'Italia, l'Asilo continuò la sua vocazione di ente caritativo: accanto a chi pagava la tassa intera
d'iscrizione, vi erano riduzioni ed esenzioni complete.<br>Neppure con l'adeguamento alla legislazione italiana, l'asilo
infantile perse la sua connotazione principale di 'asilo di carità', anzi, lo status di asilo infantile rientrò definitivamente
nell'ambito delle istituzioni di assistenza e beneficenza, soggiacendo in tutto e per tutto alla legge sulle opere assistenziali
del 17 luglio 1890 e ai suoi regolamenti d'esecuzione. (9)<br><br>L'ASILO NEL PERIODO ITALIANO<br>Nel 1914 il
ministro Luigi Credano emanò le "Istruzioni, programmi e orari per gli asili infantili e i giardini d'infanzia", curate da una
commissione incaricata di studiare i vari modelli pedagogici e far poi valere quello ufficiale. (10)<br>Al modello educativo
di Froebel si aggiunsero intanto quelli delle sorelle Rosa e Carolina Agazzi e di Maria Montessori (11). In particolare il
modello proposto dalle sorelle Agazzi, che tendeva a ricreare nell'asilo un ambiente il più possibile familiare, riproponendo
la figura della maestra simile a quella della madre e in cui tutte le attività educative dovevano essere presentate in forma di
gioco, fu pienamente 'sposato' da moltissimi asili italiani, nonostante ufficialmente lo Stato adottasse infine le linee
direttive del metodo froebeliano. Anche l'Asilo Antonio Rosmini di Rovereto adottò il metodo agazziano.<br>Nel 1923 a
Rovereto fu istituita una delle sole sei scuole statali italiane per la specifica formazione delle maestre d'asilo: la Scuola di
metodo per l'educazione materna, poi chiamata Scuola magistrale, lasciando però spazio anche alle Scuole magistrali
pareggiate e all'iniziativa privata, prevalentemente ecclesiastica e religiosa.<br>Sempre nel 1923, nell'ambito della
cosiddetta "riforma Gentile" l'asilo diventa ufficialmente 'scuola materna' e l'educazione infantile diventa istruzione
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preparatoria, primo grado dell'ordine scolastico elementare; per la prima volta si tenta di dare una disciplina amministrativa
e didattica organica degli asili d'infanzia.<br>L'Asilo dovette dotarsi di un nuovo statuto, approvato nel 1928 (12); in
quell'anno i bimbi iscritti erano circa 170; l'amministrazione fu affidata ad un 'Consiglio direttivo' e non più alla
Congregazione di carità e fu prevista la convocazione di un'Assemblea generale dei soci ordinari. Sempre nel 1928 la
Congregazione cedette all'Asilo anche l'amministrazione della contabilità generale, delle proprietà e delle
fondazioni.<br>Inoltre si dovettero apportare alcuni cambiamenti anche nei rapporti con le suore che lavoravano e
vivevano nell'Asilo: se il vitto per le quattro suore e per le due inservienti veniva fornito dalla Congregazione di carità
dietro pagamento da parte dell'Asilo di una diaria fissa di 4.50 lire l'una, a partire dal 1931 doveva essere l'Asilo a pagare
direttamente alle suore una diaria fissa di 5 lire l'una, ma in compenso fu abolito lo stipendio pagato fino ad allora
dall'Asilo; l'accordo con le Suore di Carità fu prorogato senza una definita scadenza, anche se non fu mai ufficialmente
ratificato. (13)<br>A partire dal 1936 l'Asilo Antonio Rosmini è ufficialmente Istituzione pubblica di assistenza e
beneficenza (IPAB) (14), in analogia con tutti gli enti simili che avevano tra i loro fini quello della beneficenza e di
conseguenza si dovette adottare un nuovo statuto, approvato nel 1940 (15), che prevedeva specificatamente l'accoglienza
dei bambini 'poveri' e solo dopo, con disponibilità di posti, anche bambini non poveri, dietro pagamento di una retta. Per
ovviare al deficit amministrativo degli ultimi anni si attivò il comitato femminile che faceva capo a 'mamma Filzi' e ad
Antonietta Giacomelli (16), che nell'ottobre del 1937 organizzò un festa di beneficenza, raccogliendo una somma di
"alcune centinaia di lire" e che permise al bilancio di ottenere un leggero avanzo di cassa. <br>Dal 1931, traslocato
l'orfanotrofio femminile, il secondo piano dell'Asilo fu trasformato nel "Pensionato femminile Margherita Rosmini", dotato
di un proprio regolamento e che non fu chiuso neppure durante gli anni difficili della seconda guerra mondiale; anzi,
quando nel 1944 l'asilo venne chiuso e il piano terra venne occupato dalla posta germanica, l'amministrazione negò
l'ospitalità ad alcuni funzionari germanici proprio per l'incompatibilità con il pensionato femminile.<br>Sempre nel 1944 il
piano terra dell'Asilo fu adibito a magazzino delle scorte agrarie per conto della Sepral, con pagamento di un affitto e, per
breve periodo, si dette anche la disponibilità di un'aula per l'ora di educazione fisica delle scuole medie.<br>L'Asilo fu
riaperto nell'anno scolastico 1944/1945, se pur con attività ridotta ma continuando a garantire la refezione scolastica.<br>Il
pensionato continuò a funzionare fino al giugno del 1945, mentre ad Antonietta Giacomelli fu permesso di rimanere, quale
unica pensionante e a cura di una suora, a tempo indefinito.<br>Alla fine della guerra, durante i primi anni della
ricostruzione, l'Asilo ebbe ancora un ruolo importante nel sostenere i bambini, specie delle famiglie meno abbienti;
funzionava infatti come Centro assistito degli aiuti internazionali per quello che riguardava la refezione scolastica; gli aiuti
venivano assegnati in base a delle convenzioni e prelevati direttamente dall'Asilo; a questi aiuti si sommavano poi anche
quelli forniti dalle tessere annonarie e dalle risorse dell'Asilo stesso.<br>Durante tutti gli anni cinquanta le scuole materne
italiane persero il loro carattere preparatorio pre-elementare e riacquistarono la funzione integrativa alla famiglia.<br>Il
metodo d'insegnamento agazziano si era ormai diffuso, anche se ufficialmente non si indicò nessun particolare metodo
didattico. In questo vuoto legislativo, nel 1950 fu creata in Trentino la Federazione provinciale delle scuole materne, a cui
l'Asilo si associò nel 1956.<br>Fu solo nel 1968 che si decise di ordinare in modo organico le funzioni della scuola
materna, con l'emanazione della legge 18 marzo, n. 444, che istituì la scuola materna pubblica, gratuita e non più
assistenziale, ma propriamente educativa. (17)<br>Con l'emanazione delle Norme di attuazione dello Statuto speciale del
1976 si definirono i criteri di attuazione per esercitare la competenza primaria della Provincia autonoma di Trento in
materia di scuole materne e si arrivò così alla promulgazione della fondamentale L.P. 21 marzo 1977, n. 13 (18). Con
questa legge nacquero le scuole d'infanzia provinciali e le scuole equiparate. L'Asilo Antonio Rosmini divenne scuola
equiparata per l'infanzia. <br>Dalla L. 13/1977 in poi si cominciò gradualmente ad abbandonare il metodo educativo
agazziano per seguire le più moderne direttive fornite dal Comitato tecnico provinciale per la scuola dell'infanzia, articolate
e strutturate all'interno di un articolato 'progetto pedagogico'.<br>Ulteriori orientamenti dell'attività educativa furono dati
dalla successiva L.P. 15 novembre 1988, n. 34 e in seguito dal D.P.G.P 15 marzo 1995, n. 5-19/Leg. (19)
Condizione giuridica
Secondo lo statuto del 1894 l'Asilo Antonio Rosmini era 'pia fondazione cittadina autonoma', riconosciuta con
provvedimento del Consiglio scolastico provinciale del regime austro-ungarico l'11 novembre 1894, n. 8187. <br><br>Con
l'annessione delle Nuove Province, il riconoscimento conferì la personalità giuridica di ente morale in base alla legge
italiana del 22 aprile 1923, n. 982. L'Asilo doveva quindi essere amministrato secondo le norme contenute nella legge
italiana del 17 luglio 1890, n. 6972.<br>Si dette inizio ad un processo di revisione del vecchio statuto, fino ad arrivare, nel
1928 ad un nuovo statuto, in cui l'Asilo divenne 'ente di istruzione ed educazione'. Lo statuto fu approvato dal Provveditore
agli studi il 16 gennaio 1928.<br>Con R.D. 9 dicembre 1935, n. 2533 l'asilo fu dichiarato ente pubblico di assistenza e
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beneficenza (IPAB) e di conseguenza dovette cambiare lo statuto; il nuovo statuto fu approvato con decreto del 24
settembre 1940.<br>Con l'introduzione della più recente legislazione (L.P. 21 marzo 1977, n. 13), l'ente fu riconosciuto
scuola materna equiparata; dato il prevalente aspetto educativo, decaddero le prerogative dell'assistenza e beneficenza e
l'Asilo chiese, nel 1992 di essere riconosciuto quale associazione con personalità giuridica di diritto privato.<br>La Giunta
provinciale, con deliberazione n. 9994 del 27 luglio 1992, riconobbe quindi l'ente come soggetto privato e ne approvò il
nuovo statuto.<br>Nel 1998, al fine di adeguare il proprio statuto al D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460, recante disposizioni
riguardanti le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), l'assemblea straordinaria del 24 giugno approva il
nuovo statuto in cui compare la nuova denominazione "Associazione asilo infantile 'Antonio Rosmini' - ONLUS".<br>Dal
1999 l'Associazione Asilo infantile "Antonio Rosmini" ONLUS è iscritta all'albo delle organizzazioni di volontariato.
Funzioni, occupazioni e attività
In quanto pia fondazione gestita dalla Congregazione di carità, l'Asilo aveva in origine lo scopo di "accogliere in
determinate ore i bambini di ambo i sessi, dai tre fino ai sei anni compiuti, delle famiglie dimoranti nel Comune di
Rovereto per custodirli, somministrando loro anche il desinare e il vestiario uniforme verso tenue compenso, e per iniziare
e promuovere la loro educazione fisica, intellettuale, morale e religiosa" (art. 1 dello statuto del 1894)<br><br>In seguito
alla promulgazione del pacchetto di leggi della 'Riforma Gentile', testo unico del 1928, che coordinava le leggi del 1923 e
del 1925 (20), si statuì che il grado preparatorio, per i bambini dai tre ai sei anni, avesse la durata di tre anni e che fosse
fondato sull'insegnamento della dottrina cristiana (artt. 26-27); che l'istruzione del grado preparatorio avesse carattere
ricreativo e tendesse a disciplinare le prime manifestazioni dell'intelligenza del bambino (art. 28).<br>Le materie che si
insegnavano nel grado preparatorio erano le seguenti: "canto ed audizione musicale; disegno spontaneo; giuochi ginnastici;
facili esercizi di costruzione, di plastica e di altri lavori manuali; giardinaggio e allevamento di animali domestici;
rudimenti delle nozioni di più generale possesso e correzione di pregiudizi e superstizioni popolari". (art. 28)<br>Con la
'Riforma Gentile', l'Asilo fu dichiarato ente di istruzione e i suoi fini, di conseguenza, modificati: "L'istituzione mira a
rendere possibile ai bambini dai 3 ai 6 anni, dimoranti nel Comune, l'accoglimento in adatti locali, allo scopo di ottenervi,
da idonei insegnanti, l'istruzione secondo i programmi fissati dalle disposizioni legali in vigore, nonché permettendolo i
mezzi, a fornire ai frequentanti una corrispondente refezione." (art. 2 dello statuto del 1928)<br>Con il riposizionamento in
area assistenziale dell'Asilo, in quanto dichiarato IPAB nel 1936, l'Asilo ebbe "per iscopo di accogliere e custodire
gratuitamente nei giorni feriali i bambini poveri di ambo i sessi del Comune di Rovereto dell'età dai tre ai sei anni, e di
provvedere alla loro educazione fisica, morale e intellettuale, nei limiti consentiti dalla loro tenera età." (dall'art. 2 dello
statuto del 1940)<br>Nel 1992, decaduti i presupposti della natura e dei caratteri di IPAB e in seguito a richiesta dello
stesso Asilo, l'ente ottenne il riconoscimento della natura giuridica privata, adeguando di conseguenza il proprio statuto; i
fini e gli scopi della nuova associazione di tipo privato erano ora essenzialmente quattro: favorire lo sviluppo della
personalità del bambino; diffondere un cultura educativa in sintonia con la socità civile; promuovere la cultura
dell'autonomia, della partecipazione e delle realtà associative ed infine gestire la scuola dell'infanzia nel quadro delle
normative vigenti. (art. 2 dello statuto del 1992)
Struttura Amministrativa
Primo gestore dell'asilo d'infanzia fu la Congregazione di carità di Rovereto, che nel 1845 affidò la sorveglianza speciale
dell'istituto a don Gaspare Zandonati, al quale si aggiunse nel 1852 don Eugenio Pross. Vi era una maestra che manteneva a
proprie spese un'inserviente.<br>Con l'avvio della costruzione sui terreni donati dagli eredi di Antonio Rosmini del nuovo
grande asilo a lui intitolato, la Congregazione di carità di Rovereto chiese alla superiora generale delle Suore di Carità, che
erano già presenti a Rovereto nel civico ospedale, che fossero affidate all'Asilo due suore; con il 1° novembre 1872 le
Suore di Carità, dette anche "Suore di Maria Bambina", iniziarono cosi la loro attività (21). Nel 1873 l'organico fu
aumentato ad altre tre suore e tre assistenti. Alla fine dell'anno 1900 era presente una madre superiora, quattro suore e
un'assistente. Un'altra suora e un'altra assistente erano presenti nell'Orfanotrofio femminile, che dal 1886 aveva sede nel
secondo piano dell'Asilo. Le Suore di Carità vissero e lavorarono all'Asilo ininterrottamente fino al 1962, quando passarono
il testimone alle Suore Rosminiane, tuttora presenti nell'Asilo.<br>Nel 1883 si assegnò ad un Consiglio di famiglia,
formato dai benefattori, e per diritto, dai parroci e dal podestà, il compito di scegliere il Consiglio di amministrazione e le
Vigilatrici. L'amministrazione contabile rimase però affidata alla Congregazione di Carità e la direzione dell'Asilo ad una
Commissione.<br>Nel 1894 fu approvato lo statuto; gli organi di amministrazione dell'Asilo erano i seguenti:<br>Assemblea generale, composta di tutti i benefattori e i protettori dell'Asilo, che si riunivano una volta all'anno e che
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deliberavano a maggioranza di voti; suo compito era di nominare cinque consiglieri e un rappresentante della
Congregazione di Carità del Consiglio direttivo e le appartenenti al Comitato delle signore visitatrici. Doveva inoltre
nominare due revisori dei conti.<br>- Consiglio direttivo, formato da sei consiglieri; tra i suoi compiti vi erano quelli di
distribuire le cariche dei consiglieri, assumere degli inservienti, redigere il regolamento interno, stipulare contratti, proporre
alla civica rappresentanza il personale insegnante e l'accettazione di legati, sussidi o donazioni onerose per l'Asilo, fissare le
rette mensili e gli eventuali esoneri. In generale il Consiglio doveva vigilare sul buon andamento dell'Asilo e sulla corretta
custodia dell'edificio<br>- Presidente del Consiglio, legale rappresentante dell'Asilo<br>- Comitato delle signore
visitatrici, cui spettava il compito di nominare un presidente del loro comitato ed eventualmente altre signore visitatrici;
visitare a turno le aule e informarsi sui bisogni dei bambini, specie di quelli poveri; "contribuire nel modo più opportuno ad
educare e beneficare i bambini"; provvedere alle feste per i bambini e a quelle di beneficenza<br>Inoltre avevano
particolari compiti la Rappresentanza cittadina e la Congregazione di carità:<br>la Rappresentanza doveva deliberare sui
conti annuali, dietro relazione dei revisori; sull'accettazione di legati onerosi e su eventuali modifiche allo statuto, mentre
alla Congregazione di carità era affidata l'amministrazione di tutta la parte contabile.<br><br>Con il passaggio delle Nuove
Province allo Stato italiano (22) e il conseguente adattamento dello statuto del 1928 alla mutata realtà, caddero le
prerogative della Congregazione, che nel 1928 consegnò tutta la 'sostanza' all'amministrazione dell'Asilo e anche quelle del
Comune, dal momento che ora l'approvazione di conti spettava all'Assemblea, mentre la nomina del personale insegnante
spettava al Consiglio; i nuovi organi erano ora i seguenti:<br>- Assemblea generale di soci, di cui facevano parte
benefattori, contribuenti e protettori<br>- Consiglio direttivo, composto di sette membri (un rappresentante del Comune;
uno della scuola elementare; uno tra i soci fondatori dell'Asilo; quattro membri scelti dall'Assemblea)<br>- Presidente del
Consiglio<br>- Comitato delle signore visitatrici: cinque signore elette dall'Assemblea e che duravano in carica tre
anni.<br>Vi erano inoltre un Ufficio di presidenza, che agiva in sostituzione del Consiglio, per gli affari urgenti, e a cui
spettava di "tenere in evidenza l'inventario di tutta la sostanza costituente il patrimonio dell'Ente"; un segretario contabile e
un tesoriere-economo.<br>Nel 1940 decadde il Comitato delle signore visitatrici e gli organi erano:<br>- Assemblea
generale, che nominava i membri del Consiglio e che doveva deliberare, tra l'altro, sui conti consuntivi<br>- Consiglio di
amministrazione, formato da sette componenti, compreso il Presidente (quattro membri nominati dall'Assemblea; uno dal
podestà; uno dal comandante federale della GIL e uno dal Provveditore agli studi). Il Presidente aveva la facoltà di
sospendere gli impiegati e i salariati e di prendere provvedimenti d'urgenza.<br>Doveva inoltre provvedere alla vigilanza
medico-sanitaria e all'andamento disciplinare, avvalendosi dell'opera di medici e 'ispettrici'.<br>Con la promulgazione della
L.P. 21 marzo 1977 n. 13, furono istituiti, tra l'altro, i Comitati di gestione in ogni scuola. Essi sono formati dal personale
insegnante, da un rappresentante del personale non insegnante, da due rappresentanti del comune, e dai rappresentanti dei
genitori. Il Comitato è nominato dal coordinatore pedagogico. (art. 11)<br>Il Comitato di gestione definisce gli
orientamenti dell'attività educativa della scuola; delibera sugli orari e calendari; fa proposte su trasporti, assistenza,
attrezzature e altre questioni relative all'attività didattica.<br>Le sue deliberazioni vanno comunicate al Consiglio
scolastico ed alla Giunta provinciale.<br>Le finalità tipiche delle IPAB, quelle dell'assistenza e della beneficenza, non
erano più funzionali alla moderna amministrazione dell'Asilo, che richiese, nel 1992, l'attribuzione della personalità
giuridica di diritto privato. Di conseguenza adottò un nuovo statuto, la cui denominazione divenne "Associazione asilo
infantile 'Antonio Rosmini'" e i cui organi sono, oltre al Comitato di gestione, le cui attribuzioni sono definite dalla
L.P.13/1977:<br>- Assemblea dei soci, a cui spetta, tra l'altro, di approvare il bilancio e il consuntivo; di nominare i
membri del Consiglio e i revisori dei conti e di decidere le linee programmatiche dell'Associazione<br>- Consiglio
direttivo, che si riunisce bimestralmente ed è formato da sette componenti (il Parroco, il Sindaco e cinque soci eletti
dall'Assemblea); tra i suoi innumerevoli compiti, ci sono quelli di compilare il bilancio e il consuntivo, di definire il
regolamento della scuola, organizzare il servizio mensa, vigilare sul Comitato di gestione <br>- Presidente, rappresentante
legale dell'Associazione<br>- Collegio dei revisori dei conti, composto di tre membri in carica per un triennio e che accerta
l'esattezza delle scritture contabili.<br>Presso la scuola materna sono costituiti anche il Collegio del personale della scuola,
che organizza l'attività scolastica e cura i rapporti con i genitori, e l'Assemblea dei genitori, che può fare proposte al
Comitato di gestione e al Collegio del personale in merito all'azione educativa.<br>Si aggiunge inoltre un segretarioeconomo.
Contesto generale
Nel periodo del regime austro-ungarico, gli asili infantili, al pari delle scuole popolari, rispondevano del loro operato, anche
per quello che riguardava la sorveglianza, al Consiglio scolastico locale e all'Ispettore scolastico distrettuale.<br>Il
Consiglio scolastico distrettuale dipendeva dal Consiglio scolastico provinciale del Tirolo.<br>L'Asilo Antonio Rosmini, in
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qualità di asilo autonomo ma gestito in parte dalla Congregazione di carità, doveva poi rispondere della propria gestione
alla Congregazione stessa e alla Civica Rappresentanza del Municipio di Rovereto. <br>I controlli sulla gestione contabile
spettavano invece alla Giunta provinciale amministrativa.<br><br>Con l'annessione delle Nuove Province al Regno d'Italia
e la promulgazione delle leggi della 'Riforma Gentile', l'asilo fu considerato scuola materna e quindi posto alle dipendenze
del Ministero della pubblica istruzione e del Provveditorato agli studi. Doveva inoltre seguire le direttive del regolamento
per i Patronati scolastici.<br>Dal 1936 l'Asilo fu dichiarato ente pubblico di assistenza e beneficenza e quindi si doveva
fare ora riferimento alla Legge 17 luglio 1890, n. 6972, Norme sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e ai
relativi regolamenti di esecuzione.<br>In base a queste norme l'ente fu posto alle dipendenze del Ministero dell'interno e
della Prefettura, mentre, dal punto di vista didattico, dipendeva ancora dal Provveditore e dai direttori didattici
governativi.<br>Con il D.P.R. 28 marzo 1975 n. 469, Norme di attuazione dello statuto per la regione Trentino-Alto Adige
in materia di assistenza e beneficenza pubblica, le competenze passarono alla Giunta provinciale della Provincia autonoma
di Trento.
Fonti normative
Decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1974, n.417, Norme sullo stato giuridico del personale docente,
direttivo ed ispettivo della scuola materna, elementare, secondaria ed artistica
Decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1974, n. 416, istituzione e riordinamento di organi collegiali della
scuola materna, elementare, secondaria e artistica
Decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 1988, n. 405, Norme di attuazione dello statuto speciale per la regione
Trentino Alto-Adige in materia di ordinamento scolastico in provincia di Trento
Deliberazione della Giunta provinciale di Trento 31 agosto 1990, n. 10072, Testo unico delle leggi provinciali concernenti
l'ordinamento della scuola dell'infanzia della provincia autonoma di Trento
R.D. 5 febbraio 1891, N. 99, Approvazione dei regolamenti per l'esecuzione della legge sulle istituzioni pubbliche di
assistenza e beneficenza
Regio decreto 1° ottobre 1923, n. 2185, ordinamento dei gradi scolastici e dei programmi didattici dell'istruzione
elementare, in vigore dal 24 ottobre 1923
Regio decreto 5 febbraio 1928, n. 577, Approvazione del testo unico delle leggi e delle norme giuridiche, emanate in virtù
dell'art. 1, N. 3, della legge 31 gennaio 1926, n. 100, sulla istruzione elementare, post-elementare e sulle sue opere di
integrazione
Legge provinciale 15 novembre 1988, n. 34
Modificazioni alle leggi provinciali concernenti l'ordinamento della scuola dell'infanzia, i servizi ed il personale, gli asili
nido e gli interventi in materia di edilizia scolastica della Provincia di Trento
Decreto del presidente della giunta provinciale 15 marzo 1995, n. 5-19/Leg.
Approvazione degli orientamenti dell'attività educativa della scuola dell'infanzia
Legge regionale 26 agosto 1988 n. 20. Norme in materia di istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza
Legge provinciale 21 marzo 1977, n. 13, Ordinamento della scuola dell'infanzia della Provincia autonoma di Trento
Legge 17 luglio 1890, n. 6972, "Norme sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza"
Legge 30 aprile 1892, n. 7, valevole per la Contea principesca del Tirolo concernente la sorveglianza sulle scuole
Ordinanza del 22 giugno 1872 del Ministero del culto ed istruzione, con cui vengono emanate disposizioni in riguardo a
giardini infantili ed istituti affini
Decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1975, n. 469, "Norme di attuazione dello Statuto per la Regione TrentinoAlto Adige in materia di assistenza e beneficenza pubblica"
Decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali
concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige
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Regio decreto 22 aprile 1923, n. 982, che dispone la pubblicazione nei territori annessi della legislazione sulle istituzioni
pubbliche di beneficenza
Fonti archivistiche e bibliografia
Archivio storico del Comune di Rovereto (ABCR): fasc. E n. 17, 1870<br>Archivio della Famiglia Rosmini e Casa
rosminiana di Rovereto (AFR): XII Francesco Paoli, 8.3 fasc. "Cessione al Comune del terreno destinato all'asilo
d'infanzia", scatola 171
Note
1. L. 14 maggio 1869, n. 62, colla quale si stabiliscono le massime fondamentali dell'azienda d'istruzione rispetto alle
scuole popolari.<br>Ordinanza del 22 giugno 1872 del Ministero del culto ed istruzione, con cui vengono emanate
disposizioni in riguardo a giardini infantili ed istituti affini.<br>2. Aporti Ferrante, pedagogista (1791 - 1858) fondò in
Italia i primi asili infantili per le classi povere<br>3. AAR, Fondo Documentazione della Congregazione di carità, serie
carteggio ed atti, 2.1.191<br>4. Friedrich Froebel, pedagogista tedesco (1782 - 1852), fondò i primi 'giardini infantili', il cui
scopo non era più solo quello della custodia dei bambini, ma anche la loro educazione spirituale<br>5. Legge 17 luglio
1890, n. 6972, Norme sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza<br>6. L'Istituto delle Suore di Carità o delle
Suore di Maria Bambina, fu fondato nel 1832 a Lovere da Bartolomea Capitanio e Caterina Gerosa<br>7. AAR, Subfondo
Asilo infantile Antonio Rosmini, serie carteggio ed atti per oggetto, 1.8.19<br>8. AAR, Subfondo Asilo infantile Antonio
Rosmini, serie protocolli della corrispondenza, 1.6.13<br>9. R.D. 5 febbraio 1891, n. 99, Approvazione dei regolamenti per
l'esecuzione della legge sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza<br>10. R.D. 4 gennaio 1914, n. 27<br>11.
Rosa Agazzi, pedagogista (1866 - 1951); Maria Montessori, medico e pedagogista (1870 - 1952)<br>12. AAR, Subfondo
Asilo infantile Antonio Rosmini, serie carteggio ed atti per oggetto, 1.8.19<br>13. AAR, Subfondo Asilo infantile Antonio
Rosmini, serie carteggio ed atti per oggetto, 1.8.17<br>14. R.D. 9 dicembre 1935, n. 2533<br>15. Decreto del Ministero
dell'Interno 24 settembre 1940<br>16. AAR, Subfondo Asilo infantile Antonio Rosmini, serie circolari e corrispondenza
1927 - 1939, 1.7.15<br>17. L. 18 marzo 1968, n. 444, Ordinamento della scuola materna statale<br>18. L.P. 21 marzo
1977, n. 13, Ordinamento della scuola dell'infanzia della Provincia autonoma di Trento<br>19. L.P. 15 novembre 1988, n.
34, Modificazioni alle leggi provinciali concernenti l'ordinamento della scuola dell'infanzia, i servizi ed il personale, gli
asili nido e gli interventi in materia di edilizia scolastica della Provincia di Trento.<br>D.P.G.P. 15 marzo 1995, n. 519/Leg., Approvazione degli orientamenti dell'attività educativa della scuola dell'infanzia<br>20. R.D. 5 febbraio 1928, n.
577, Approvazione del testo unico delle leggi e delle norme giuridiche, emanate in virtù dell'art. 1, N. 3, della legge 31
gennaio 1926, n. 100, sulla istruzione elementare, post-elementare e sulle sue opere di integrazione<br>21. Le notizie
relative alla storia dell'Asilo nel periodo in cui aveva sede in Vicolo Malcanton sono state ricavate dal testo di Luciano
Girardi "Beneficenza ed assistenza pubblica a Rovereto dal 1811 al 1918", dal momento che l'archivio della Congregazione
di carità di Rovereto non è, all'ottobre 2011, consultabile.<br>22. R.D. 22 aprile 1923, n. 982, che dispone la pubblicazione
nei territori annessi della legislazione sulle istituzioni pubbliche di beneficenza
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