21 grammi - Barz and Hippo

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21 grammi - Barz and Hippo
scheda tecnica
21 GRAMMI
titolo originale: 21 GRAMS
durata: 120 minuti
nazionalità: Usa
anno: 2003
regia: ALEJANDRO GONZALEZ INARRITU
soggetto e sceneggiatura: GUILLERMO ARRIAGA
produzione: 2.1 FILMS, THIS IS THAT PRODUCTIONS
fotografia: RODRIGO PRIETO, FORTUNATO PROCOPIO
montaggio: STEPHEN MIRRIONE
scenografia: BRIGITTE BROCH
effetti: HOWARD ANDERSON COMPANY, ROBERT VAZQUEZ
costumi: MARLENE STEWART
musiche: GUSTAVO SANTAOLALLA
interpreti: SEAN PENN (PAUL), BENICIO DEL TORO (JACK), NAOMI WATTS (CHRISTINA),
CHARLOTTE GAINSBOURG (MARY), DANNY HUSTON (MICHAEL), CARLY NAHON (KATIE), NICK
NICHOLS (BOY), CLAIRE PAKIS (LAURA), JOHN RUBINSTEIN (GINECOLOGO), EDDIE MARSAN (REV.
JOHN), CARLO ALBAN (LUCIO)
Alejandro Gonzalez Inarritu
biografia
Nasce a CITTA' DEL MESSICO (Messico) Regista. A soli 23 anni cura la regia della più famosa radio rock messicana
"WFM" di cui è anche produttore e DJ. Dopo essersi occupato del programma televisivo "Magia Digital", fra il 1988 e
il 1990, produce la colonna sonora di sei film. Nel 1990 è responsabile del settore creativo di "Televisa" e subito dopo
fonda una casa di produzione "Zeta Film". Studia regia nel Maine e a Los Angeles con Judith Weston. Nel 1995 è
l'esordio come regista per un film televisivo "Detras del dinero". Nel 2000 è la volta di "Amores Perros".
filmografia
AMORES PERROS - regia, montaggio - 2000
11 SETTEMBRE 2001 - regia, sceneggiatura, montaggio - 2002
21 GRAMMI - IL PESO DELL'ANIMA - regia - 2003
POWDER KEG - regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio - 2001
Sean Penn
biografia
Pseudonimo di SEAN JUSTIN PENN
Nasce il 17/8/1960 a SANTA MONICA, California (USA)
Attore. Sin dal suo debutto in "Taps - Squilli di rivolta" (1981) suscita profonda impressione nella critica e nel pubblico
dando vita a personaggi sempre diversi. Figlio d'arte, il padre Leo è un regista televisivo e la madre, Eileen Ryan, è
un'attrice. Frequenta la Santa Monica High School e già durante questi anni dirige e interpreta delle piccole produzioni
in super 8. Lavora per due anni come tecnico di scena e assistente alla regia di Pat Hingle con il Group Repertory
Theatre di Los Angeles. In seguito dirige "Terrible Jim Fitch", di James leo Herlihy, ed interpreta "Earthworms", di
Albert Innaurato, allestito dal Group Rep e "The Girl on the Via Flaminia" con il Gene Dynarski Theatre. Perfeziona le
sue qualità interpretative studiando con Peggy Feury. Malgrado gli vengano offerti molti ruoli televisivi, Penn decide di
tentare la fortuna sui palcoscenici newyorkesi. Un amico lo presenta al regista Art Wolff che sta scegliendo gli interpreti
per mettere in scena a Broadway "Heartland" di Kevin Hellan. Penn ottiene la parte e critiche entusiastiche malgrado il
breve successo dello spettacolo. Debutta sul grande schermo nel ruolo di Alex Dwyer in "Taps - Squilli di rivolta"
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(1981) di Harold Becker, interpretando il personaggio del cadetto, compagno di camerata di Timothy Hutton, con tanta
intensità da farne il centro emotivo e intellettuale del film. Il ruolo successivo che gli viene affidato è completamente
diverso: Jeff Spicoli, il simpatico surfer sempre sballato di "Fuori di testa" (1982) di Amy Heckerling. Diventato ormai
un giovane divo, conferma il suo grande successo con "Bad Boys" (1983, di Rick Rosenthal), in cui interpreta lo scaltro
detenuto Mick O'Brien. Dopo un breve intervallo teatrale nei panni di un inquieto ragazzo di Glasgow in "Slab Boys",
torna al cinema interpretando il musicista rockabilly texano in "Crackers" (1984) di Louis Malle e il giovane sensibile e
romantico di "In gara con la luna" (1984) di Richard Benjamin. Successivamente è Dalton Lee, il giovane spacciatore
frustrato che decide di diventare una spia di "Il gioco del falco" (1985, di John Schlesinger), film in cui torna a recitare
insieme a Timothy Hutton guadagnandosi critiche entusiastiche. In " A distanza ravvicinata" (1986, di James Foley) in
cui appare anche il fratello Christopher, interpreta il ruolo di un ragazzo amareggiato dalla povertà di una piccola città
di provincia che viene trascinato dal padre in una spirale di droga e violenza. Altri consensi sono arrivati con "Berlino
opzione zero" (1988), diretto dal padre, "Colors - Colori di guerra"(1988, di Dennis Hopper), interpretato al fianco di
Robert Duvall e "Vittime di guerra" (1989) di Brian De Palma. Nel 1991ha esordito dietro la macchina da presa con
"Lupo solitario", presentato al Festival di Locarno. Più volte candidato all'Oscar come miglior attore protagonista - nel
1996 per "Dead Man Walking" di Tim Robbins, nel 2002 per "Accordi e disaccordi" di Woody Allen e nel 2002 per
"Mi chiamo Sam" di Jessie Nelson - nel 2004 porta a casa l'ambita statuetta per "Mystic River" diretto da Clint
Eastwood. E' stato sposato quattro anni con la pop star Madonna prima di unirsi all'attrice Robin Wright. I due si sono
sposati nel 1996 dopo alcuni anni di convivenza e dopo la nascita della figlia Dylan Frances (nata nel '91) e del figlio
Hopper Jack (nato nel 1993).
filmografia
11 SETTEMBRE 2001 - regia, sceneggiatura - 2002 - 21 GRAMMI - IL PESO DELL'ANIMA - Attori - 2003
A DISTANZA RAVVICINATA - Attori - 1986 - ACCORDI E DISACCORDI - Attori - 1999
BAD BOYS - Attori - 1983 - BERLINO: OPZIONE ZERO - Attori - 1987
BUGIE, BACI, BAMBOLE E BASTARDI - HURLYBURLY - Attori - 1998
CARLITO'S WAY - Attori - 1993 - COLORS - COLORI DI GUERRA - Attori - 1987
CRACKERS - Attori - 1984 - DEAD MAN WALKING - CONDANNATO A MORTE - Attori - 1995
DOGTOWN AND Z-BOYS - Attori - 2001 - FUORI DI TESTA - Attori - 1982
IL GIOCO DEL FALCO - Attori - 1985 - IL MISTERO DELL'ACQUA - Attori - 2000
IN GARA CON LA LUNA - Attori - 1984 - IT'S ALL ABOUT LOVE - Attori - 2002
LA PROMESSA - Regia - 2001 - LA SOTTILE LINEA ROSSA - Attori - 1998
LUPO SOLITARIO - regia, soggetto, sceneggiatura - 1991 - MI CHIAMO SAM - Attori - 2001
MYSTIC RIVER - Attori - 2002 - NON SIAMO ANGELI - Attori - 1989
PISCINE - INCONTRI A BEVERLY HILLS - Attori - 1997 - PRIMA CHE SIA NOTTE - Attori - 2000
PROVE D'ACCUSA - Attori - 1996 - ROSY - FINGERED DAWN: UN FILM SU MALICK - Attori - 2002
SCHNEEWEISSROSENROT - Attori - 1991 - SHANGHAI SURPRISE - Attori - 1986
SHE'S SO LOVELY - COSI' CARINA - Attori - 1997 - STATO DI GRAZIA - Attori - 1990
TAPS - SQUILLI DI RIVOLTA - Attori - 1981 - THE GAME - NESSUNA REGOLA - Attori - 1997
THE INTERPRETER - Attori - 2004 - TRE GIORNI PER LA VERITA' - Regia, soggetto, sceneggiatura - 1995
U TURN - INVERSIONE DI MARCIA - Attori - 1997 - UNA NOTTE PER DECIDERE - Attori - 1999
VITTIME DI GUERRA - Attori - 1989
premi e festival
Sean Penn vincitore nella sezione Inconcorso del Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile al 60°
edizione del Festival di Venezia
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21 grammi: intervista al cast e regista
Alejandro González Iñárritu
Ho avuto l’impressione che lei abbia affidato la rappresentazione di tre differenti sentimenti ai tre personaggi
principali. E' così?
Penso che possano rappresentare dei sentimenti. Benicio può rappresentare il senso di colpa, Naomi la vendetta, o il
dolore. Penso che per me Sean rappresenti l'amore, credo, l'amore che lui ricambia.
La struttura del film sembra simile a quella di di Amores Perros. È una forma di racconto alla quale lei è
particolarmente legato?
Credo che la struttura sia molto diversa da quella di Amores Perros, completamente diversa. Ovviamente è una struttura
a puzzle, ma è molto diversa. Penso che questa struttura fosse perfettamente adatta, fosse l'unico modo di raccontare la
storia.
Come ha lavorato con gli attori? Cos'ha loro chiesto per ottenere delle emozioni così forti?
In sostanza ero lì solo per aiutarli, perché hanno molto talento: sanno esattamente cosa fare, come restare fedeli alle
emozioni e al personaggio. Sono lì solo per aiutarli qualche volta a rimanere focalizzati, ad essere fedeli a se stessi.
Nel film il passato dei personaggi, quello che è avvenuto loro prima degli eventi del film, sembra essere molto
importante. Ha lavorato sul loro passato?
Certo, credo che sia importante capire da dove siano venuti, dove siano adesso, che cosa sia successo a loro dopo
l'incidente. Sono tornati esattamente dove hanno cominciato, è come tornare all'inferno di nuovo e risuscitare un'altra
volta.
Cosa la rende più fiero nel risultato finale?
Ho fatto il film che volevo. Risponde all'ambizione che avevo dalla prima battuta della sceneggiatura, il film è
esattamente come lo avevo immaginato. Può essere buono o cattivo, ma è esattamente ciò che volevo fare, a volte è
difficile riuscirci.
Naomi Watts
Nel guardare il film, ho avuto l’impressione che il suo personaggio sia contrassegnato dalla solitudine. Sembra
che tutte le scene che lei recita le reciti da sola, o da un punto di vista fisico, o da un punto di vista psicologico.
Non mi sentivo sola, anche se mi trovo in una situazione solitaria, e in questo sono del tutto d'accordo con lei. Ma
ovviamente affrontare questa tremenda perdita – ora non voglio svelare troppo – conduce sicuramente in un luogo
molto solitario, quasi senza senso se non stai conducendo più una vera esistenza. Ma la Naomi che interpretava quel
personaggio non era sola: mi sono sentita enormemente sostenuta, come mai lo sono stata durante lavorazione di un
film, anche se ho lavorato con molti attori e registi bravissimi. È raro sentirsi circondati tanto costantemente: il genio di
Alejandro, Sean, Benicio, e il supporto di Charlotte, di mia sorella Clea DuVall... Mi hanno fatto sentire in un posto
sicuro, che mi comunicava fiducia: era difficile perché abbiamo girato rispettando la cronologia del film, anche se la sua
struttura non è lineare. Dovevo piangere e soffrire molto, era difficile staccare semplicemente la spina alla fine della
giornata.
Quale aspetto di questo intenso personaggio è stato per lei il più difficile da interpretare?
Era un copione così bello, scritto in un modo così particolare: questa donna ha già sperimentato la sua visione
dell'inferno, attraverso il suo abuso di droghe. Le è stato promesso che, se fosse stata buona, le cose per lei sarebbero
migliorate: l'ha fatto, ha lavorato duramente su stessa, ma poi accade quest'incidente, le cose vanno terribilmente male e
lei torna all'inferno. Sì, penso proprio che si tratti di una persona molto arrabbiata, per niente a suo agio con se stessa e
con l'idea stessa della vita. Pensa quasi che se esplodesse, se qualche volta liberasse le proprie emozioni, questo
l'ucciderebbe. E per lei era quella l'unica maniera di tirare avanti.
Secondo lei e la sua visione del personaggio, quello che nasce tra lei e Sean Penn nel film è vero amore o solo
l’attaccarsi l’uno all’altra di due persone sole e segnate dalla vita?
Credo che sia un sentimento molto specifico. Sono stata in molti gruppi di supporto per il lutto, per cercare di capire
cosa significhi. Quello che ho imparato in quelle sedute è che loro amano identificarsi con persone che non sanno cosa
stia accadendo; il mio personaggio pensa che questo sia il caso di Sean, gli dà la possibilità di non parlare del suo
dramma, di essere una persona nuova. In questo modo lei riesce a ricavare molto; questo succede all'inizio, poi cambia,
ne ricava molto di più, perché comincia una connessione incredibile, euforica: penso proprio che ci sia molto amore.
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Charlotte Gainsbourg
Quali sentimenti ha esplorato per ritrarre il suo personaggio?
Credo...isolamento, sofferenza, umiliazione. Sì, molto di tutto questo e anche il vivere nella menzogna.
Il suo personaggio ed il suo atteggiamento nei confronti di Sean Penn possono essere letti in due modi: come
“positivo” oppure come egoista.
Penso che lei soffra del fatto che la sua relazione è finita, che non ci sia più niente da fare. Per lei l'unica soluzione è
quella di avere un bambino. Non sono del tutto sicura che lei ci creda sul serio, è più come un'ossessione, non può farci
niente. Io me la spiego così.
Il suo personaggio torna da quello di Sean Penn perché “si sentiva sola”? E' davvero così, oppure lo ama
davvero?
No, penso che lei lo amasse sul serio, ma non risponde perché si sente, ferita da quello che dice lui. Credo che all'inizio
della storia lei si comporti nei suoi confronti come un'infermiera: non sono amanti, tra loro in realtà non c'è nulla. Lei lo
supporta molto, in definitiva penso lei si stia solo liberando dal dolore.
Qual è stata la cosa più difficile che ha dovuto affrontare sul set?
Immagino che per me sia stato difficile proprio entrare a far parte del film stesso, dal momento che ero così lontana –
vivo a Parigi – e volavo a Memphis, per poi trovarmi nel film in capo a qualche secondo. E' sempre così, ma questa
volta era un po' particolare, perché non conoscevo nessuno, non ero con una troupe francese, era un film americano. La
cosa mi intimidiva un po', ero anche intimidita da Sean, che conoscevo poco, ma che ammiro così tanto che guardarlo
era per me non solo era un po' imbarazzante ma anche istruttivo, molto istruttivo.
Cosa l'ha convinta a girare questo film?
Era l'esperienza umana, perché nel progetto c'erano Alejandro - avevo amato il suo Amores Perros - tutti questi talenti,
Sean Penn...era un sogno avere la possibilità di girare con lui. Ovviamente c'erano anche Benicio e Naomi, ma non
avevo scene con loro.
Bloopers – errori nel film
da www.bloopers.it
Doppiaggio
In chiesa Benicio Del Toro scambia occhiate con un fedele che canta... ma che è assolutamente fuori sincrono con il
brano!
A volte durante il film, quando vengono riproposte scene già fatte vedere uin precedenza, il tono delle voci dei
protagonisti cambia, ed in un caso mancano anche alcune parole.
Recensioni
la Repubblica (17/1/2004) Roberto Nepoti
Da una parte c'è il professor Paul Rivers (Sean Penn), gravemente cardiopatico e in attesa di trapianto: sua moglie Mary
(Charlotte Gainsbourg) vuole un figlio, fosse pure con l'inseminazione artificiale. Il dolore fa precipitare la crisi e i due
si lasciano. Dall'altra c'è Cristina (Naomi Watts), moglie e madre amorosa: in un incidente muoiono il marito e due
bambini travolti dal veicolo di Jack Jordan (Benicio Del Toro), uomo religiosissimo destinato alle torture del rimorso. Il
tragico evento consente a Paul di vivere con un cuore nuovo, ma Cristina si rifugia nella droga. Paul e Cristina
s'incontrano e s'innamorano. Ma i guai non sono finiti: la donna cerca vendetta e chiede a Paul di uccidere Jack. La
ricostruzione puntuale della trama di 21 grammi (il peso che l'anima sottrae al corpo quando se ne allontana, recita una
voiceover) non è affatto casuale. Perché, alla sua prima regia negli Stati Uniti, il messicano Inarritu fa un po' quel che
aveva fatto nel precedente "Amores perros". Prende una storia (d'amore e morte, colpa, vendetta e redenzione) che non
sfigurerebbe in una tragedia classica, la filma in ordine cronologico, poi la taglia a pezzetti e la rimonta come in un
puzzle: prima vedi Paul che va a letto con Cristina; poi lo trovi ancora a letto, ma agonizzante; quindi lo segui mentre
discute con la moglie o se la spassa a cena con gli amici. Lo stesso dicasi per Jack e gli altri personaggi. La scelta
ambiziosa di risalire dagli effetti alle cause, tenendo all'oscuro lo spettatore sullo svolgimento diacronico degli eventi, è
intrigante: per un certo tempo, almeno. A forza di mettere assieme i pezzi del mosaico però (composto da Stephen
Mirrione, il montatore di "Traffic"), lasciandosi pilotare da un piano temporale all'altro e rivedendo gli stessi
avvenimenti con ottica variata, lo spettatore comincia ad affaticarsi: di rado comprende quel che sta capitando agli eroi
di una storia gli è costato tanto lavoro. Eppure, per quanto il film sia cerebrale e formale, ai limiti dell'esercizio di stile,
per quanto lavori senza pietà il muscolo cardiaco e le ghiandole lacrimarie di chi lo guarda, bisogna riconoscere che 21
grammi controbilancia i vizi con altrettante virtù. Una sorta di urgenza, di tensione e di energia, ad esempio, che si
manifesta nel modo di tallonare dappresso i personaggi con la macchina da presa a spalla. Poi un gruppo d'attori che
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concedono al film interi ettogrammi d'anima, a partire da una Naomi Watts capace di strappare lacrime a Crudelia De
Mon.
Corriere della Sera (17/1/2004) Tullio Kezich
Pur programmato alla Mostra di Venezia nella distraente confusione dell'ultimo giorno, 21 grammi strappò per Sean
Penn la Coppa Volpi del miglior attore. Ma altrettanto bene avrebbe fatto la giuria pilotata dall'esperto Mario Monicelli
premiando gli altri due protagonisti, Naomi Watts e Benicio Del Toro, che insieme al laureato formano un terzetto
esplosivo. Nel primo film girato in Usa dal messicano Alejandro González Iñárritu di Amores Perros (e sceneggiato
anche questo da Guillermo Arriaga), l'intensa partecipazione degli interpreti salda e giustifica una costruzione rapsodica
dove si fondono passato e presente. I ritorni all'indietro risultano innestati sull'arco di un'agonia nella quale il ricoverato
terminale è destinato a perdere i 21 grammi che pare siano il peso corporeo pagato da noi umani alla morte. Nella
cornice provinciale e degradata della periferia di Memphis (Tennessee), tallonati con la macchina a mano dall'inquieto
operatore Rodrigo Prieto, tre personaggi uniti da un destino infausto si scontrano e straziano fino alle ultime
conseguenze. Vivo per miracolo grazie al trapianto del cuore di un uomo vittima di un incidente di macchina, Sean
Penn ha l'irresistibile curiosità di conoscere la vedova dell'estinto, Naomi Watts, che nel frangente ha perso anche le sue
due bambine e cerca sollievo nella droga. Dall'incontro tormentato nasce un amore, ma anche l'improvvisa vindice furia
di Sean che sembra agire come il cuore (dell'altro) gli detta. Il bersaglio dell'odio è il responsabile fuggito dopo
l'investimento, Benicio Del Toro, un pregiudicato nevrotico e bigotto. Per definire il film si potrebbe ricorrere alla
paradossale formula delle «convergenze parallele», l'espressione coniata da Aldo Moro. Le esistenze dei personaggi
potrebbero non intrecciarsi mai e invece la collusione si verifica con tragiche conseguenze. Disperato, crudo e rigoroso,
21 grammi pretende anche dallo spettatore il coraggio che ha sorretto l'ispirazione degli artefici; ma solo per scoprire
che niente ci è estraneo, pur trasportato sul registro sovracuto, di ciò che travaglia l'animo dei personaggi. Pur essendo
difficile trovare un precedente per un simile film, il nome che viene in mente è quello di Stroheim. 21 grammi come
Greed, vedremo se il futuro di Iñárritu ci confermerà nella scelta di aprirgli un credito in termini tanto impegnativi.
l'Unità (16/1/2004) Alberto Crespi
Quanto pesa la vita? Secondo Alejandro Gonzalez Inarritu, messicano già autore del notevole Amoresperros, la risposta
è nel titolo del suo nuovo film, girato negli Usa: 21 grammi. È il peso che ogni corpo perde nell´istante in cui muore;
quindi, il peso dell´anima che sale in cielo. Forse è solo una bizzarria cabalistica, come appare bizzarro e abbastanza
gratuito il fatto che uno dei tre protagonisti, Paul Rivers (interpretato da Sean Penn), sia un matematico. Ma 21 grammi
è un film in cui i giochi combinatori sono tutto, sono «il film». La spiegazione NON sta nella trama, che risolviamo in
poche righe: il citato Paul Rivers e gli altri due personaggi principali, la casalinga Christina (Naomi Watts) e l´ex
detenuto Jack (Benicio Del Toro), non si conoscono e si incrociano solo in un drammatico incidente d´auto che
cambierà tragicamente le loro vite. In un film «normale» avremmo conosciuto i tre grazie a un tradizionale montaggio
parallelo, per poi giungere con ritmi via via più serrati al climax dell´incidente. Ma Inarritu, al suo primo film
hollywoodiano (o comunque con divi hollywoodiani, perché la produzione è indipendente), vuol far vedere di non
essere un regista «normale», e fa quel che tutti voi fate quando aprite un nuovo mazzo di carte per una partitina a scala
quaranta: prende le sequenze e le mescola, saltabeccando qua e là nel tempo e nello spazio, incrociando le tre storie in
modo apparentemente caotico. È probabile ci sia del metodo in questo caos, ma lo si capirebbe solo a una seconda, o a
una terza, o a un´ennesima visione, che non ci siamo potuti permettere e non siamo del tutto sicuri di volerci infliggere.
Al primo impatto, 21 grammi è intrigante per i primi 3-4 minuti, incomprensibile nella prima mezz´ora, più
tranquillizzante man mano che la non-trama avanza e si comincia a capire il gioco. Alla fine, tutto sembra tornare. Ma
anche per affermare ciò, servirebbero le visioni multiple di cui sopra. Sarebbe facile liquidare 21 grammi come una
trovata per costringere gli spettatori a sborsare due volte il prezzo del biglietto. In realtà, il film è stimolante perché
racchiude un problema critico tipico di tutto il cinema nella sua era post-moderna e barocca. Dove risiede, oggi, la
sperimentazione? Prendere una trama tradizionale (in fondo 21 grammi, una volta ricomposto, è un melò piuttosto
classico) e complicarla come un cubo di Rubik è un´operazione d´avanguardia, o è un ritorno a provocazioni culturali
che a inizio `900 dadaisti e surrealisti hanno abbondantemente praticato? È più sperimentale rendere intricata una storia
semplice, o rendere fruibile una storia complessa come la saga del Signore degli anelli? la citazione della trilogia di
Jackson non è casuale perché in questi giorni si possono vedere in sala le versioni espanse dei primi due film, in attesa
del terzo, e un paragone con il piccolo film di Inarritu sarà assai curioso. Le versioni extralarge del Signore degli anelli
erano fin qui visibili solo in Dvd, lo stesso formato dove un film assai simile a 21 grammi, il Memento di Chris Nolan
raccontato alla rovescia, propone anche la versione «lineare». Chissà se anche Inarritu farà la stessa cosa per 21
grammi. La risposta, forse, è che la sperimentazione si è rifugiata nei Dvd e si è fatta collettiva e democratica: ormai
ogni spettatore può smontarsi e rimontarsi i film a piacimento sul video di casa.
La Stampa (15/1/2004) Lietta Tornabuoni
Dolori aggiornatissimi (originati da trapianto cardiaco, incidente stradale, fecondazione assistita, misticismo) in un
melodramma febbrile, con pause rassegnate e laghi d'indifferenza. Il giovane regista messicano Alejandro Gonzàlez
Inàrritu, ex DJ, ex pubblicitario, ammirato già al suo primo aspro film «Amores perros» e adesso al suo primo film
americano interpretato da due attori esagerati e bravi, Sean Penn e Benicio Del Toro, afferma che «21 grammi» è il peso
che ciascuno perde nel momento in cui muore, il peso dell'anima: suona un po' come una battuta o una trovata, chissà
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dove lo ha letto, chissà chi glielo ha detto. Il segno del destino domina la storia intrecciata di quattro personaggi.
Benicio Del Toro che si è redento in una fervente devozione religiosa, per incidente uccide con l'automobile un uomo e
le sue due bambine; fugge; soffocato dal rimorso si costituisce, viene arrestato e poi rilasciato per insufficienza di
prove; l'episodio lo lascia ferito per sempre e senza più fede in Dio. Sean Penn, professore di matematica, cardiopatico
gravissimo, riceve in trapianto il cuore dell'uomo morto nell'incidente. Una misteriosa curiosità sul muscolo estraneo
ospitato nel suo petto lo possiede: cerca la vedova del suo inconsapevole salvatore, Naomi Watts, la frequenta, la
interroga, finge di obbedire alla volontà di lei che vuol vedere morto l'uccisore del marito e delle figlie, fa l'amore con
lei, la mette incinta; abbandona la propria moglie Charlotte Gainsbourg, che l'aveva supplicato di darle un figlio anche
per inseminazione artificiale; la malattia di nuovo si aggrava, deve ricominciare ad aspettare un altro trapianto. La vita,
la morte, la sopravvivenza, il rifiuto o la speranza d'esistere, la dedizione, la colpa, il caso: il regista s'immerge nelle
strane oppure consuete sofferenze che affliggono i giorni di tutti, sostiene d'aver voluto costruire una vicenda sulla
catena di perdite che svuota i nostri anni (perdita delle persone care, dell'innocenza, delle illusioni, della giovinezza,
della salute, dei capelli, dei denti...). Il film dallo stile intenso e forte risulta a volte ridondante, velleitario; meno
originale e più accomodante che in «Amores perros», il regista può valersi in compenso dei mezzi e interpreti migliori.
Film TV (20/1/2004) Mauro Gervasini
I ventun grammi del titolo sarebbero quelli che perdono gli uomini nel momento in cui muoiono. Per chi ci crede,
quindi, il peso dell'anima. Intorno a questa curiosa intuizione inàrritu, autore dell'osannato Amores perros, costruisce un
film polifonico, le cui voci si incastrano tra loro come in un puzzle. Chi ha la pazienza di assemblare i pezzi si fa un'idea
del quadro: un avanzo di galera in cerca di redenzione investe per caso un padre e due bambine, uccidendoli. Il cuore
del defunto viene trapiantato a un tizio che ha perso ogni speranza di farcela, nonostante la compagna cerchi ancora di
avere un figlio. L'uomo dal cuore nuovo si mette poi in contatto con la moglie del "donatore" e insieme progettano di
uccidere l'"assassino". Detta così sembra la contorta trama di un improbabile mélo. E infatti, 21 Grammi é un mélo che
svela quanto la presunta "modernità" di certo cinema sia ormai nuda come il Re. Concentrandosi testardamente sulla
struttura, inàrritu perde completamente di vista i personaggi e il pathos delle loro vicende personali. Ebbro di
autocompiacimento, 21 Grammi subisce un processo di autocombustione e si trasforma in uno strazio visivo, oltretutto
appesantito dalla durata, 125 minuti che sembrano non passare mai. Eccellente cast buttato al vento.
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