Nuova Nota 13 - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Teramo
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Nuova Nota 13 - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Teramo
158 > medicina pratica Dialogo sui farmaci • n. 4/2011 La Nota 13 è evidence-based? criticità della nuova Nota AIFA La nuova Nota 13 introduce forti cambiamenti alle modalità di trattamento dei pazienti con iperlipidemie/ipercolesterolemia. Dopo anni d’implementazione delle carte del rischio cardiovascolare per la rilevazione del rischio cardiovascolare globale, questo strumento scompare nella nuova Nota e ne vengono modificati gli obiettivi in base a delle linee guida del 2004. Ma le raccomandazioni della nuova Nota sono evidence-based? L’articolo analizza in chiave EBM, le principali criticità della nuova Nota. The new limitative note 13 introduces major changes in the management of patients with hyperlipidemia/hypercholesterolemia. For many years cardiovascular risk chart had been used to assess the overall cardiovascular risk profile: this tool is no longer included in the new limitative note; its aims are hence modified. However, are the recommendations of the new limitative note evidence-based? This article analyses the main critical points of the new limitative note in terms of evidence-based medicine. A BATTAGGIA1 La nuova Nota AIFA 13 Il 16 Luglio 2011 è entrata in vigore la nuova Nota 13 che ridefinisce le categorie di pazienti aventi diritto alla prescrizione in fascia A degli agenti ipolipemizzanti: esse sono essenzialmente 4. • La prima categoria riguarda i soggetti con ipercolesterolemia poligenica (IP) caratterizzati da <rischio moderato>, quelli caratterizzati da <rischio alto> (con malattia coronarica o rischio equivalente) e quelli caratterizzati da <rischio molto alto> (con malattia coronarica e altri fattori di rischio o condizioni patologiche associate). La nuova Nota identifica nella presenza d’ipercolesterolemia LDL (LDLc) non corretta della dieta la condizione necessaria per la rimborsabilità del trattamento. Sono considerati fattori di rischio l’età (>50 anni nei maschi, >60 anni nelle femmine), l’abitudine al fumo, valori di pressione sistolica >135 mmHg e diastolica >85 mmHg, trattamento antipertensivo in atto, valori di HDL colesterolo <40 mg/dl nei maschi e <50 mg/dl nelle femmine o storia familiare di cardiopatia ischemica prematura in un familiare di primo grado (prima di 55 anni nei maschi e 65 anni nelle femmine). • La seconda categoria è costituita dai soggetti con dislipidemie familiari (concretamente le ipercolesterolemie autosomiche dominanti, le autosomiche recessive, la disbetalipoproteinemia, l’iperlipidemia familiare combinata e infine le iperchilomicronemie e gravi ipertrigliceridemie). • La terza categoria corrisponde ai pazienti con iperlipidemie associate a insufficienza renale cronica (IRC). • La quarta categoria, infine, è costituita dai soggetti con iperlipidemie indotte da farmaci (immunosoppressori, antiretrovirali e inibitori delle aromatasi). Per i pazienti con ipercolesterolemia poligenica e per quelli 1. MMG, ULSS 20 di Verona. con iperlipidemia e IRC sono definiti precisi target terapeutici di colesterolemia LDL da raggiungere. Per ciascuna delle categorie sono infine specificati il farmaco o i farmaci prescrivibili a carico del SSN. Tra gli agenti ipolipemizzanti le statine sono adesso classificate in <statine di primo livello> (simvastatina dai 10-40 mg, pravastatina, fluvastatina e lovastatina) e in <statine di secondo livello> (simvastatina 80 mg, atorvastatina e rosuvastatina); queste ultime vengono indicate come farmaci di prima scelta nei pazienti con ipercolesterolemia associata a <rischio molto alto>, in quasi tutte le dislipidemie familiari e nelle iperlipidemie di pazienti con IRC. Quali differenze rispetto alla Nota precedente • Nei pazienti con ipercolesterolemia non corretta dalla sola dieta, ai fini della rimborsabilità del farmaco, la nuova Nota non tiene più conto di un valore ‘cut off’ di rischio cardiovascolare determinato attraverso il calcolo del rischio cardiovascolare attraverso le carte del rischio del ProgettoCuore1. Non c’è neppure un valore soglia di LDL colesterolo oltre il quale iniziare il trattamento. I pazienti <con rischio moderato> (quelli con ipercolesterolemia non corretta dalla sola dieta e almeno 2 tra i fattori di rischio sopra elencati) possono iniziare il trattamento con statine di primo livello. Ciò comporta nei fatti un notevole allargamento della popolazione sottoposta a prevenzione primaria con statine. • Diversamente dalla Nota precedente i soggetti in prevenzione secondaria <con rischio molto alto> devono essere trattati fin dall’inizio con statine di secondo livello (ed eventualmente con l’aggiunta di ezetimibe) con il preciso obiettivo di raggiungere valori di colesterolemia LDL inferiori a 70 mg/dl. • Per i pazienti con pregresso infarto del miocardio, che assumevano finora etilesteri degli acidi grassi omega 3, da adesso in poi la prescrizione di questi farmaci non è più rimborsabile. Nella Nota precedente il loro utilizzo (1 g/die) era giustificato dai risultati di uno studio italiano che aveva dimostrato per Dialogo sui farmaci • n. 4/2011 queste molecole un dimezzamento del rischio di morte improvvisa. Il vantaggio del trattamento in questi soggetti non si dimostrava, tra l’altro, strettamente legato alla necessità di abbattere una <ipertrigliceridemia significativa>. Nella nuova Nota l’uso degli acidi omega 3 è invece previsto solo in alcune dislipidemie familiari e precisamente nella iperlipidemia familiare combinata in associazione a statine di secondo livello, nelle iperchilomicronemie e gravi ipertrigliceridemie, associati a fibrati (l’unico gruppo per il quale è previsto l’uso dei fibrati) e nelle iperlipidemie in pazienti con IRC che presentino livelli di trigliceridi > 500 mg/dl. • L’utilizzo di statine di primo livello (tutte senza brevetto tranne lovastatina) viene sostanzialmente molto ridimensionato dalla nuova Nota 13 a favore dell’ utilizzo di statine di secondo livello e di ezetimibe. Nel 2010, l’utilizzo a livello nazionale di statine ha determinato una spesa di circa 1,2 miliardi. Rosuvastatina e atorvastina rappresentano il 60% circa del consumo mentre l’utilizzo di ezetimibe, con o senza simvastatina è simbolico. E’ prevedibile che, con l’entrata in vigore della nuova Nota, aumenti fortemente la spesa, sia per l’allargamento della popolazione trattata, sia per lo spostamento della prescrizione verso le statine con brevetto ed ezetimibe. • L’uso di fibrati è invece limitato alle dislipidemie familiari con iperchilomicronemie e gravi ipertrigliceridemie. Criticità della nuova Nota 1. Le linee guida di riferimento La nuova Nota 13 abbraccia in pieno le disposizioni della linea guida ATP III2 , che nell’update del 2004 aveva modificato in modo sostanziale i target terapeutici di colesterolo LDL precedentemente abbracciati (questi ultimi definiti dalla soglia 130 mg/dl per i pazienti <a rischio moderato> e a <rischio moderatamente alto> e dalla soglia 100 mg/dl per i pazienti <a rischio elevato>). Le modifiche 2004 interessavano appunto le categorie a <rischio moderatamente alto> e a <a rischio elevato> definendo per la prima un nuovo target di colesterolemia LDL pari a 100 mg/dl e per la seconda un nuovo target pari a 70 mg/dl. Nel 2006 l’American Heart Association e l’American College of Cardiology (AHA/ACC)3 pubblicavano altre linee guida per la prevenzione secondaria (parimenti citate dalla nuova Nota 13) abbracciando identici valori target per la colesterolemia LDL. Non risulta però comprensibile perché una Commissione Ministeriale come l’AIFA non abbia fatto riferimento a documenti internazionali di qualità migliore. Un’analisi qualitativa delle linee guida pubblicate sul management dell’ipercolesterolemia è stata infatti recentemente condotta da un’altra agenzia pubblica dell’Istituto Superiore di Sanità (universalmente considerata primo riferimento nazionale per la metodologia delle linee guida: Sistema Nazionale per le Linee Guida-SNLG)4. In un pool di 15 documenti passati al vaglio con il filtro AGREE la linea guida ATP III risulta infatti al 5° posto in termini di Rigore della elaborazione e solo all’11° in termini di Indipendenza Editoriale. 2. Popolazione target ed efficienza del trattamento nelle ipercolesterolemie poligeniche La nuova Nota 13 amplia la prescrizione delle statine ai soggetti con rischio moderato: questa scelta comporta, nelle strategie di prevenzione primaria e secondaria, un’efficienza terapeutica pari a circa la metà rispetto a quella garantita dalle disposizioni della vecchia Nota 13 (tabella 1). Prendiamo come esempio i 231.642 cittadini ULSS 20 del Ve- medicina pratica < 159 neto di età compresa tra 35 e 74 anni (la stessa fascia di età del campione randomizzato di 3.144 cittadini veronesi considerato nello studio epidemiologico Progetto Verona5, utilizzato come base delle proiezioni in una elaborazione post-hoc del dataset originale6). Le proiezioni sono state effettuate prevedendo una compliance del 70% da parte dei pazienti e una percentuale di soggetti “non a goal” in condizioni basali pari al 30%. Queste percentuali sono ovviamente assolutamente approssimative ma qualsiasi combinazione non inficerebbe la sostanza del confronto tra vecchia e nuova strategia6. a. Il numero di soggetti affetti da ipercolesterolemia poligenica potenzialmente interessati dagli interventi contemplati dalla nuova Nota 13 supera del 229% il numero di soggetti che sarebbero stati coinvolti continuando ad applicare la vecchia Nota (tabella 17-11). b. Il numero di eventi cardiovascolari potenzialmente evitati applicando per 10 anni gli interventi contemplati dalla nuova Nota 13 supera - all’opposto - solo del 73% il numero di eventi potenzialmente evitati applicando per 10 anni i trattamenti previsti dalla vecchia Nota. Infatti, in base alle disposizioni della vecchia Nota, su 21.065 soggetti potenzialmente candidabili al trattamento è possibile prevenire 383 eventi (efficienza media: un evento evitato ogni 55 pazienti target), mentre in base alle disposizioni della nuova Nota, su 69.382 soggetti potenzialmente candidabili al trattamento è possibile prevenire 662 eventi CV (efficienza media: un evento evitato ogni 105 pazienti target). L’ adozione della nuova Nota presenta, in altri termini, solo la metà dell’efficienza associata all’adozione della vecchia Nota 13. 3. Il ruolo di ezetimibe nelle ipercolesterolemie monogeniche La nuova Nota 13 impone nelle ipercolesterolemie monogenetiche omozigoti ed eterozigoti, l’adozione di statine di secondo livello a dose massima associate ad ezetimibe. Non è chiaro in ogni caso se le statine utilizzabili in questi pazienti possano essere eventualmente associate ad ezetimibe o in realtà debbano essere sempre associate ad ezitimibe. Almeno due criticità emergono per questa raccomandazione: a. risulta incredibile a chi scrive la carenza di letteratura sull’efficacia delle statine nella prevenzione di eventi cardiovascolari nei pazienti con ipercolesterolemie monogeniche. Una semplice ricerca su Medline12 ha prodotto infatti: 1) cinque metanalisi, tutte pertinenti l’efficacia delle statine su outcome surrogati (modifiche dei livelli lipidemici, variazioni di spessore dell’intima); 2) nessun RCT; 3) un solo studio osservazionale sull’efficacia delle statine su end-point coronarici; b. un recente articolo sottolinea peraltro la non efficacia dell’associazione simvastatina/ezetimibe rispetto alla simvastatina usata da sola nell’indurre maggiori diminuzioni di spessore dell’intima arteriosa, outcome sicuramente meno ‘surrogato’ della variazione della colesterolemia LDL: “In pazienti con ipercolesterolemia familiare, l’associazione ezetimibe più simvastatina non ha prodotto differenze significative dello spessore della intima-media rispetto a quanto ottenuto con simvastatina da sola, malgrado il calo nei livelli di LDL-colesterolo e della proteina C reattiva”13. 4. Criteri diagnostici e prevalenza delle ipercolesterolemie monogeniche Le ipercolesterolemie monogeniche sono caratterizzate nella popolazione generale da una prevalenza molto più bassa 160 > medicina pratica Dialogo sui farmaci • n. 4/2011 tabella 1 Prevalenza nella popolazione ULSS 20 (35-74 aa) degli strati di rischio contemplati dalla vecchia e nuova Nota 13 ed eventi potenzialmente evitabili applicando la strategia della vecchia e della nuova Nota 13. NB: i numeri riportati rappresentano arrotondamenti al numero intero più vicino TOTALE 9,09% Malattia Coronarica o arteriopatia periferica o aneurisma aorta addominale o disturbo cerebrovascolare con ipercolesterolemia eventi evitati in 10 anni Pazienti con eventi cardiovascolari (prevenzione secondaria) 3,49%6 eventi attesi in 10 anni 3 drop-out Pazienti diabetici Diabete mellito con ipercolesterolemia senza in prevenzione eventi CV primaria 4,10%6 NNS(b) 2 NNT Strato 35-69 anni con ipercolesterolemia senza eventi CVD e senza diabete con rischio cuore superiore al 20% in primaria RR(a) Pazienti non diabetici ad alto rischio in prevenzione primaria 1,49%6 Rischio Basale di eventi CV a 10 anni 1 n. soggetti attesi nell’ULSS 20 Note Definizione / Prevalenza nella popolazione Strato Vecchia NOTA 13 (Ipercolesterolemia non corretta dalla sola dieta) 3.462 25,7%6 0,79 19 62 30% 891 50 9.501 25,0%7 0,79 20 65 30% 2.337 130 8.102 44,9%8 0,79 11 35 30% 3.639 203 6.868 383 21.065 Nuova NOTA 13 (Ipercolesterolemia poligenica - IP) 1 Pazienti a rischio IP associata ad almeno 2 moderato fattori di rischio maggiori (*) 22,35%6 51.779 8.42%6 0,79 57 213 30% 4.365 244 2 Pazienti a rischio IP associata a diabete mellito elevato diabetici senza eventi CV senza eventi 4,10%6 9.501 25.0%7 0,79 20 73 30% 2.337 130 3 Pazienti a rischio elevato con eventi 1,36%6 3.167 44.9%8 0,79 11 40 30% 1.423 79 4 Pazienti a rischio IP associata a Malattia coronarica più: elevatissimo almeno due fattori di rischio, 2,13%6 fattori di rischio scarsamente controllati, sindrome metabolica, diabete mellito, sindrome coronarica acuta 6 4.935 75.5%9 0,79 7 24 30% 3.727 208 11.851 662 TOTALE 29,95% IP associata a Malattia Coronarica o arteriopatia periferica o aneurisma aorta addominale o disturbo cerebrovascolare (esclusi i pazienti dello strato 4) 69.382 (*) età > 50 anni nei maschi e 60 nelle femmine, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistolica > 135 e diastolica > 85, o trattamento antipertensivo in atto, bassi valori di colesterolo HDL (< di 40 mg/dl nei maschi e < di 50 mg/dl nelle femmine), storia familiare di cardiopatia ischemica prematura in un familiare di 1° grado (prima di 55 anni nei maschi e prima di 65 anni nelle femmine). (a) RR pertinente l’outcome < ogni evento CV > fonte: metanalisi di trial individuati da varie metanalisi10 (b) Il Number Needed To Screen è un NNT aggiustato per la percentuale di pazienti non adeguatamente trattata per l’ esposizione al fattore di rischio oggetto dell’ intervento11 medicina pratica < 161 Dialogo sui farmaci • n. 4/2011 rispetto alla più comune ipercolesterolemia poligenica (ad esempio l’ipercolesterolemia familiare eterozigote è caratterizzata da una prevalenza pari a 1/500 soggetti). Una rapida analisi del bacino di utenza in carico a 30 medici veneti toscani e siciliani (circa 50.000 cittadini – elaborazione della casistica presentata al Congresso SIMG 200914), ha rilevato che l’esenzione ticket per ipercolesterolemia presenta sul territorio una prevalenza pari a 9,3 soggetti ogni 500 pazienti afferenti agli studi professionali. In base alle disposizioni del DM 01.02.199115, l’esenzione ticket con il codice 025 è attribuita a varie forme di dislipidemia monogenica ma anche alla cosiddetta “ipercolesterolemia primitiva poligenica15”. La diagnosi delle forme monogeniche è solitamente di pertinenza specialistica, come l’attribuzione del codice di esenzione. Chi scrive ha seri dubbi che la maggior parte delle diagnosi codificate dal codice 025 sia stata operata nei diversi centri nazionali con criteri univoci: per cui la semplice attribuzione del codice 025 da parte della Pubblica Struttura non garantirà certo l’individuazione precisa di pazienti affetti da dislipidemia monogenica. Qualora – data l’incertezza diagnostica – il medico utilizzasse in tutti i pazienti con esenzione 025 le disposizioni <Nota 13> rivolte alle dislipidemie monogeniche, si verificherebbe una prescrizione a tappeto di statine ad alto dosaggio + ezetimibe a circa il 2% della popolazione generale (nella casistica appena menzionata l’1,87% degli assistibili risulta in possesso del codice 025). Tutto ciò non contribuirebbe certo a migliorare il rapporto rischio/efficacia di questi trattamenti: la somministrazione inutile di farmaci aggressivi in pazienti dislipidemici con diagnosi sbagliata di dislipidemia monogenica comporterà problemi di safety e di deontologia prescrittiva. 5. I livelli target di colesterolemia LDL La nuova Nota 13 abbraccia in pieno la filosofia dei valori ‘soglia’o target di colesterolemia2,3. Questa posizione non è condivisa da linee guida di qualità migliore4 come la NICE 200816 che per gli interventi dedicati alla prevenzione primaria consiglia per esempio di somministrare simvastatina 40 mg/die senza preoccuparsi di raggiungere valori soglia. Chi scrive ha tentato di fornire un contributo alle conoscenze sui rapporti tra colesterolemia LDL ed incidenza di eventi cardiovascolari attraverso una ricerca sistematica su Medline delle metanalisi pertinenti questo argomento17. L’obiettivo era analizzare la correttezza dei singoli percorsi e integrare le analisi stesse con ulteriori spunti di riflessione applicando Analisi per sottogruppi, Sensitivity Analysis e Tecniche di Metaregressione ai dati estratti dai trial considerati dalle metanalisi (recuperati in full text). Abbiamo al momento analizzato il rapporto: variazioni LDLc: eventi CV, considerando l’outcome <mortalità generale> meno passibile di misclassificazione rispetto ad altri end-point; è stato escluso per questo outcome l’esistenza di publication bias attraverso l’utilizzo di tecniche statistiche adeguate18. Ecco i risultati 1. Solo otto metanalisi19-26 (sulle 31 pubblicate negli ultimi 10 anni), hanno affrontato esplicitamente il problema tra l’associazione tra LDL-colesterolo e mortalità generale. Tre di queste negano l’esistenza di una associazione log-lineare tra le due variabili19,21,22. Una di queste22 ha provato l’esistenza di questa associazione in un modello di metaregressione monovariata, ma non è riuscita a dimostrarla usando la metaregressione multivariata. Quattro metanalisi (tra cui la CTT 2005 integrata 201026, documento di riferimento delle linee guida ATP III2 usate dall’AIFA) sono invece a favore dell’ esistenza di un rapporto log-lineare20,24-6. Una, infine ha dimostrato un’associazione inversa tra valori di LDL-c e mortalità23. 2. L’associazione eventi-cardiovascolari- LDL-c è stata in genere studiata attraverso modelli statistici di metaregressione. Tra le otto metanalisi che hanno affrontato la relazione incremento di LDLc/mortalità, solo tre20-22 hanno utilizzato modelli di metaregressione random effect based, considerati più idonei a questo scopo16. Altre tre24-26 compresa la Cholesterol Treatment Trialist (CTT) 200526, hanno utilizzato modelli fixed effect based. Un’altra metanalisi ha utilizzato un modello di metaregressione elementare23 e un’altra non ha specificato il modello19. 3. Esiste una grande variabilità delle modalità con cui i metanalisti avevano estratto dai trial stessi i valori di LDLc. A volte veniva utilizzata la media rilevata durante tutto il follow-up; a volte solo il valore rilevato alla fine del follow-up; altre volte la media ponderata dei valori rilevati in diversi punti del follow-up. In ogni caso, solo tre metanalisi19,25,26 su otto riportano in tabella valori di LDLc rilevati dai singoli trial e solo quattro su otto19,23,25,26 hanno indicato con precisione le modalità utilizzate per rilevarli. Una misclassificazione di questo outcome surrogato, o meglio: una diversa scelta delle modalità con cui i dati che si riferiscono a questa variabile vengono estratti dagli RCT originali, può condizionare pesantemente l’outpout delle singole analisi di meta regressione15. In conclusione Data la sostanziale confusione esistente in letteratura, non ci sentiamo di abbracciare la posizione AIFA su questo importante e scottante argomento, anche se condiviso da Linee Guida molto popolari2,3. L’esistenza o meno di una associazione lineare tra morbi-mortalità cardiovascolare e LDLc riveste una fondamentale rilevanza allocativa. Le statine comportano indubbiamente vantaggi in termini di mortalità (almeno in prevenzione secondaria), ma in prevenzione primaria cominciano ad affiorare i primi dubbi19. In assenza di chiarezza sulla precisa natura della relazione matematico-statistica tra variazioni di LDLc ed eventi CV, la classe medica dovrebbe essere orientata, non tanto verso il raggiungimento di target rigidi di LDLc, quanto piuttosto verso l’individuazione del rischio cardiovascolare globale e verso l’adozione di terapie ipolipemizzanti rappresentate dalle molecole e dalle dosi utilizzate nei trial che hanno dimostrato efficacia su pazienti simili a quelli verso cui dovrebbe essere orientata la prescrizione. E’ chiaro in quest’ottica che i farmaci potenti ma senza studi di eventi (vedi statine di secondo livello e l’associazione simvastatina/ezitimibe), dovrebbero essere sempre proposti come farmaci di seconda scelta. Nota di Redazione. Secondo comunicazione telefonica con il servizio “Farmaci-line” dell’AIFA, le numerose richieste di chiarimento sulla nuova Nota 13 verranno sottoposte al vaglio della Commissione Tecnico Scientifica a metà settembre p.v. Ciò potrebbe comportare variazioni di alcuni punti evidenziati dal nostro articolo. Bibliografia Disponibile in www.dialogosuifarmaci.it