Il sogno di Renzo Piano: Pompei in quattro bolle
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Il sogno di Renzo Piano: Pompei in quattro bolle
Corriere del Mezzogiorno - NAPOLI sezione: 1CULTURA - data: 2008-03-26 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE Grandi progetti In un volume degli anni Ottanta i disegni mai realizzati dell'architetto per la città sepolta Il sogno di Renzo Piano: Pompei in quattro bolle Evitare il modello Disneyland, ma non rinunciare ad affascinare il pubblico. Tutto il pubblico, non solo l'élite. Questo lo spirito che improntava il progetto di Renzo Piano per Pompei, ricordato sommariamente qualche giorno fa sul «Corriere della Sera» e ora tirato fuori dagli archivi per il «Corriere del Mezzogiorno». L'intervento pensato dal maestro dell'architettura per gli scavi della città sepolta fu pubblicato nel 1988 nel volume Le isole del tesoro (edizioni Electa, oggi fuori commercio) e commentato da Omar Calabrese, oltre che illustrato da disegni e schizzi. A leggere a distanza di vent'anni la descrizione dell'area archeologica, appare incredibile la persistenza di certi problemi. Per esempio? «I parcheggi inesistenti», come denuncia il testo. E se è oggettivamente migliorato il sistema di accesso, che nel testo di Calabrese viene definito «ignobile», resta da constatare la realtà di un fatto: «il pubblico viene catapultato nella città antica senza sapere come e perché». Per ovviare a questo corto circuito spazio-temporale, Piano aveva ideato un «ring», una sorta di vialone circolare, e un sistema di «bolle» sotterranee destinate a funzioni specifiche. Dunque, costruzioni «raso terra» perché «non si può elevare dell'architettura in prossimità di Pompei, le si farebbe della concorrenza, come minimo percettiva, se non anche stilistica ». Altro che «archistar» con le loro invenzioni invasive: di fronte alla suggestione di Pompei non c'è concorrenza. Così, anche Renzo Piano non ha voluto eccedere o tentare di sopraffare i reperti archeologici, ma ha pensato invece come valorizzarli. Per prima cosa, nella bolla numero uno, ha previsto un teatro in cui si assiste al racconto dell'eruzione. «Una sorta di ‘‘Ultimi giorni di Pompei'', molto spettacolare, molto documentato (da Plinio il giovane) e tecnicamente realizzato da un maestro del cinema». La speranza era quella di coinvolgere un mostro sacro come Steven Spielberg. Bolla numero due: sede per un museo «molto particolare. Una sorta di ricostruzione di Pompei com'era». Non un accumulo di cimeli, bensì un percorso allestito intorno a un solo pezzo o a un piccolo gruppo di pezzi, in omaggio all'idea di Umberto Eco del museo «fatto da una sola opera». Nella bolla numero tre del progetto Piano ci sarebbe stata un'enorme banca dati. Una documentazione «che può essere perfino spettacolarizzata. Il luogo della memoria di Pompei». Infine, la bolla quattro era pensata come «il cervello di tutto il sistema, con il controllo sulle operazioni di scavo». L'obiettivo primario era considerato non accelerare, ma far durare il più possibile lo scavo dell'area ancora sepolta, «perché è quello il vero spettacolo». Nell'avveniristico progetto di Renzo Piano c'era posto anche per arredi in vetro pensati per «vivere» la città morta, ovvero per offire comfort ai visitatori, dalle toilette ai sedili. Infine, previste strutture leggere da cui guardare i cantieri dall'alto perché, scriveva Piano, «la scelta è quella di creare non un oggetto estetico che si sovrapponga all'estetico per eccellenza che è Pompei, ma un oggetto non finito che possa avere la durata di mille anni, tanti quanti si dovrebbe far durare lo scavo di Pompei». M. A. Corriere del Mezzogiorno - NAPOLI sezione: 1CULTURA - data: 2008-03-26 num: - pag: 11 categoria: REDAZIONALE L'inchiesta Denuncia della Uilbac: cento milioni inutilizzati. Imminenti le nomine, quasi certa la conferma di Guzzo Sovrintendenze Campania prima per fondi mai spesi di MIRELLA ARMIERO Più di cento milioni di euro mai spesi, nei cassetti delle sovrintendenze e degli archivi della Campania. Soldi fermi, sui quali peraltro lo Stato paga interessi via via che si allungano i tempi di utilizzo. Una cifra enorme e finora «sprecata», specie se consideriamo le continue emergenze del settore beni culturali. In realtà quello dei fondi inutilizzati è un problema italiano, ma è proprio la Campania a detenere il record negativo, se si sommano i soldi in giacenza nelle casse delle sovrintendenze e degli archivi — 51 milioni e rotti — con quelli di Pompei e del Polo Museale, rispettivamente 50 milioni e 5 milioni e 400 mila circa. La pesante denuncia è di Gianfranco Cerasoli, segretario generale Uil per i beni e le attività culturali, che ieri ha diffuso un comunicato chiedendo «criteri e trasparenza » nell'applicazione della riforma Rutelli. Proprio per l'entrata in vigore della nuova normativa, dovrebbero essere effettuate entro il 31 marzo le nomine dei nuovi sovrintendenti, anche in Campania. Nella nostra regione, come anticipato nella puntata precedente di questa inchiesta, saranno accorpati gli uffici di Napoli e Pompei e saranno istituite nuove strutture a Caserta e a Napoli. La Uilbac chiede che sia favorita la rotazione degli incarichi (prevista dalla legge ma quasi mai applicata) e che siano esaminati gli «sprechi» delle passate gestioni. «Il dato campano dei fondi inutilizzati», osserva il sindacalista, «è quello più alto in tutta Italia, secondo in classifica si piazza il Lazio». La riforma Rutelli prevede che i soldi non spesi possano essere «rimodulati»? «Sì, ma nell'elenco dei fondi da rimodulare », prosegue Cerasoli, «la Campania figura con soli 25o mila euro, perché le varie sovrintendenze si sono impegnate a utilizzare il resto a breve e a bandire gare. In realtà è tutto fermo». Resta da capire da dove provengono questi centi milioni. «Sono soldi della contabilità speciale. In pratica, contanti pronta cassa». Nel calderone dei denari in giacenza ci sono cioè fondi ministeriali, europei e quant'altro serve a finanziare i beni culturali. Soldi accumulati negli anni e la cui «staticità» era già stata denunciata in passato. Come andrebbero spesi? Il Polo museale e Pompei sono sovrintendenze autonome e possono bandire appalti — dai lavori ai restauri — senza passare per la direzione regionale, come invece è obbligo per gli altri settori. La denuncia della Uilbac viene lanciata in un giorno di particolare importanza, quello in cui sono stati convocati al ministero i direttori generali e regionali (Luciano Scala per la Campania), per discutere le novità imminenti. Chi sperava che le nomine dei sovrintendenti — già procrastinate a dicembre — slittassero, è destinato quasi certamente a rimanere deluso. Sono infatti in corso consultazioni febbrili e alcuni dadi sembrano già tratti, per esempio la destinazione della nuova sovrintendenza speciale di Napoli e Pompei a Pietro Giovanni Guzzo, attualmente già in forze a Pompei. Superati ormai gli scontri di un anno e mezzo fa, quando addirittura si dimise in polemica con Rutelli, per poi subito ritirare le dimissioni, Guzzo andrà a rivestire un ruolo cruciale (se la nomina sarà confermata), ovvero quello di «capo» di tutto il settore archeologico di Napoli e provincia, dai Campi Flegrei a Sorrento e dintorni, compresa la città sepolta. Ma Guzzo, veterano di Pompei, non si spaventa. Al «Corriere del Mezzogiorno» ha già dichiarato: «Bisognerà fare sistema, creare servizi integrati». Leggermente più instabile la situazione di Nicola Spinosa al Polo Museale, anche lui da anni alla guida della sua sovrintendenza (che acquisisce peraltro maggiori competenze con la riforma, ovvero la tutela dei beni artistici e storici della città di Napoli che prima era di Guglielmo). Nelle prossime dodici ore potrebbe esserci qualche sorpresa a Capodimonte se passasse il principio della rotazione in tutta Italia e si creasse un effetto domino con Venezia e Roma. Infine, anche il direttore della Biblioteca Nazionale Mauro Giancaspro è in attesa di conoscere il proprio destino: «Sono da dodici anni qui a Napoli e vorrei restarci perché ho un forte legame con la città e con la biblioteca, ma in alternativa ho indicato come sedi di preferenza il Centro del libro e l'Istituto centrale del catalogo unico, entrambi a Roma». Il primo aprile sarà nota la sua sorte e quella dei suoi colleghi.