Il coffee bar del campione dove l`espresso è una cosa
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Il coffee bar del campione dove l`espresso è una cosa
la Repubblica GIOVEDÌ 22 MAGGIO 2014 FIRENZE | XVIII Toscana GOURMET La novità/Ditta Artigianale Il coffee bar del campione dove l’espresso è una cosa seria ROCK & WINE BENEDETTO FERRARA La verità in un sorso di bianco Che classe l’ultimo disco di Ben Watt, e quel Pinot Dornach ci sta da Dio NTANTO ritagliatevi un paesaggio davanti agli occhi. Non importa se urbano o colorato di verde. Ciò che conta sono due parole: riflessione e verità. La prima la scegli lasciando viaggiare nell’aria “Hendra”, il nuovo lavoro di Ben Watt. La verità cercala nei pensieri, ma anche nel bicchiere dove hai versato un pinot bianco speciale: la data è 2011, la tenuta si chiama Dornach (siamo in Alto Adige) e il creatore Patrick Uccelli. Beh, a questo punto goditi un po’ di te stesso. Come ha fatto Ben Watt, compagno d’arte e non solo di Tracy Thorn in quell’avventura chiamata “Everything but the girl”. Diviso da sempre tra acustica british e deep house (Ben ha fatto anche il dj), ecco un lavoro solista che splende per classe. Quando l’introspezione non è un gioco noioso, quando le ballate malinconiche (Hendra) e la voglia di America (Nathaniel) sorpassano ogni format. In questo disco, tra gli ospiti, trovate anche David Gilmour. E quel bicchiere di bianco ci sta da Dio. Un pinot con zero lieviti, fermentato e affinato in barriques, per una produzione biodinamica che abbraccia l’estate in arrivo senza sofisticazioni ruffiane. Un vino pop di alto livello, come la musica di Ben Watt. I © RIPRODUZIONE RISERVATA GIUSEPPE CALABRESE «UN caffè per favore». Chissà quante volte abbiamo detto questa frase. Magari aggiungendo pure «me lo fa in tazza grande?» o piuttosto «me lo macchia?». Un rito inconsapevole. Si va al bar, si ordina, si beve e si esce. Senza sapere nemmeno cosa c’è nella tazzina. Abitudine. Routine. Eppure quel liquido scuro e amaro che buttiamo giù velocemente ha una storia da raccontare, molto più complessa di quanto immaginiamo. Una storia che Francesco Sanapo, tre volte campione italiano di caffetteria, ha deciso di raccontare a modo suo. L SUO luogo dell’anima è un coffee bar in via de’ Neri, il primo in Italia interamente dedicato al caffè di qualità. Una bottega 2.0 che fonde artigianalità e modernità, con un tocco di civetteria vintage come il giradischi e la collezione di vinili. Si chiama Ditta Artigianale e ha come mission aziendale quella di fare cultura del caffè. Ci ha messo cinque anni Francesco per dare forma al suo sogno, e c’è riuscito grazie alla collaborazione e al sostegno di Patrick Hoffer, presidente della caffè Corsini. Insieme hanno aperto questo spazio che coniuga il rispetto dello spirito italiano a una visione internazionale. «Siamo artigiani del cafgfè in epoca moderna - spiega Francesco aperti agli stimoli del mondo». Qui arriva solo caffè selezionato da piccole aziende del Sudamerica. Una quindicina di tipologie l’anno, scelte personalmente da Francesco. «Vado, assaggio, e quando trovo il caffè che mi piace incontro i produttori». Il resto della filiera se la fa da solo. Il caffè arriva in chicchi e viene torrefatto in proprio «grazie a una piccola I Francesco Sanapo ha vinto tre volte il titolo italiano di caffetteria. Ora ha un locale in centro macchina per tostare il caffè che ha prodotto per noi Brambati». La legge italiana dà due mesi di scadenza per il caffè tostato, «noi al massimo uno». Tutto viene fatto con la massima attenzione per esaltare la qualità del caffè. Non solo viene pesata la polvere ogni volta che viene fatto il caffè, ma anche il liquido che esce dalla macchina. «Tutto deve essere perfetto. Non siamo velocissimi, chi viene a prende il caffè da noi non deve avere fretta, ma quello che beve da noi non lo trova da un’altra parte». Alla Ditta Artigianale il caffè costa un po’ di più (1,50 euro), ma ne vale la pena. E poi IL CAMPIONE Francesco Sanapo al lavoro nel suo bar mentre prepara il caffè con il syphon vedere Francesco che armeggia con le sue macchine è uno spettacolo. Oltre a quella classica, fornita da un’altra azienda fiorentina, la Marzocco, qui si fa il caffè con l’aeropress, con il V60 per il Drim Coffee (filtro) o con il syphon (infusione). Perfino l’acqua viene demineralizzata e rimineralizzata a secondo della durezza che si vuole ottenere in base alla polbere che si usa. Sciena in tazzina. «Nasciamo come micro torrefazione artigianale e vogliamo, attraverso la nostra esperienza, dare nuova luce al caffè italiano, spin- gendo il consumatore a una maggiore consapevolezza e rispetto per il contenuto della tazzina». Non solo, a Sanapo piacerebbe anche creare un gruppo di baristi decisi a dare nuovo slancio al coffee break. «Basta bere il caffè come una medicina, dobbiamo dedicare VETRINA TOSCANA COLDIRETTI UNA SERA A CENA CON CARUSO IL PORTALE DEL LAVORO NEI CAMPI Musica e cena sono gli ingredienti di “A cena con Caruso” organizzata da Vetrina Toscana domani a villa Bellosguardo a Lastra a Signa. Alle 19 visita al museo, alle 20 la cena. Costo della cena (è compresa anche la visita guidata) 35 euro, prenotazioni e info allo 055-8721783. Le richieste di lavoro in campagna sono in aumento, così la Coldiretti ha aperto “Job in country” un portale Internet a disposizione delle aziende e di chi cerca occupazione. Tante le offerte anche in Toscana. Info: http://lavoro.coldiretti.it. XIX L’INTERVISTA/LIDO VANNUCCHI “I miei scatti sono un viaggio nell’anima” L IDO Vannucchi, lei è un o dei più apprezzati fotografi italiani di food & wine. Ma è vero che ha iniziato con le foto erotiche? «Sì, trenta anni fa sono partito facendo fotografie erotiche con una Polaroid Sx 70 che si sviluppava sotto le ascelle. Ne ho ancora alcune, bellissime e molto richiese, ma non le vendo». Dall’eros al cibo il passo è stato breve. «Niente affatto. Per molti anni mi sono occupato di cataloghi e foto pubblicitarie ed ero anche abbastanza apprezzato». E poi? «Quando la fotografia è passata al digitale eravamo tutti spiazzati. E poi io avevo capito che le aziende stavano attraversando un periodo di crisi e non avevano più grossi budget per i cataloghi, per cui mi sono dovuto reinventare e trovare una nuova collocazione. La cucina e il vino sono da sempre le mie grandi passioni, così mi sono buttato su quel settore e da tre anni mi occupo esclusivamente di que- “Ho iniziato 30 anni fa facendo foto erotiche, ma cibo e vino sono la mia vera passione” più tempo alla degustazione». Naturalmente anche il cappuccino al bancone di Sanapo entra in un’altra dimensione. «Utilizziamo il latte del Palagiaccio e stiamo studiando come ottenerne uno più dolce per esaltare ancora di più il cappuccino. Inoltre usiamo Solo miscele selezionate, i chicchi vengono tostati in proprio. Attenzione all’acqua e al latte lattiere monoporzione perché scaldiamo il latte una volta sola, e mai oltre i 58 gradi altrimenti la caseina si attacca allo stomaco». Insomma, staresti ad ascoltarlo tutto il giorno, il suo entusiasmo e la sua passione sono contagiosi. E aprono un mondo (diciamolo) sconosciuto. Ma Ditta Artigianale non è solo caffè. La sera si trasforma in un Gin Bar, con circa cinquanta etichette diverse, sette tipi di tonica (la usa anche per preparare una bevanda a base di caffè che pare piaccia molto ai ragazzi) e un’offerta di tapas. © RIPRODUZIONE RISERVATA sto». Con grande successo. «Ho capito che quello che mi interessava non era fotografare un piatto, uno chef o un produttore di vino, ma comprendere prima di tutto cosa c’era dietro quel piatto o quel vino. Per questo prima di iniziare a fare le foto mi sono iscritto sia ad un corso di cucina che a quello per diventare sommelier. E non inizio mai a lavorare se prima non ho parlato a lungo con lo chef o il produttore. A me interessa la parte nascosta, una sorta di introspezione per capire l’anima di ciò che fotografo». Visti i suoi esordi mi permetta una domanda: cosa è per lei il food porn? «Quello che sta succedendo oggi intorno alla cucina. La voglia pazza di andare in un ristorante e postare immediatamente sui social network le proprie impressioni. Tutti vogliono fotografare, dire, raccontare. Non mi piace, anche se ci dobbiamo convivere». L’importante è che se ne parli... «Più o meno, anche se certe storture non mi piacciono. Capisco che la comunicazione sta cambiando, però penso che il fenomeno andrebbe razionalizzato». Prossimi progetti? «Un servizio per Playboy o GQ, non è ancora deciso, dove metto a nudo gli chef e le donne del vino». Che fa, ci ricasca? «Per me l’enogastronomia è un mondo fatto di persone, non di cose e io con le mie foto vorrei trasmettere qualcosa di intimo e personale. Ci sto già lavorando». (g.c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA INTROSPEZIONE Utilizzo il mio obbiettivo per tirare fuori la persona che sta dietro un piatto o una bottiglia. Non mi fermo mai all’apparenza