FORUM FONDI STRUTTURALI Progetti integrati territoriali (PIT)

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FORUM FONDI STRUTTURALI Progetti integrati territoriali (PIT)
FORUM FONDI STRUTTURALI
Progetti integrati territoriali (PIT) I Programmi Integrati Territoriali (d'ora in poi PIT) sono un'opzione per attuare i Programmi
operativi regionali (POR), i quali ricordiamo costituiscono lo strumento prioritario per
definire le strategie preferibili di sviluppo e i conseguenti interventi programmati per
ciascun territorio. La spiegazione di cosa si debba intendere per i PIT nasce nel 1999 con il
Piano di Sviluppo del Mezzogiorno (PSM). In esso si afferma che il Progetto integrato,
oggetto di queste note, non va inteso come un nuovo strumento dei Fondi strutturali ma
piuttosto, come un modo di operare che si può affiancare ad Assi e Misure dei POR (PSMQCS 2004 par. 3.10 e 6.4.7. I PIT, in tal modo, diventano uno “strumento” di policy per lo
sviluppo locale, in piena coerenza con i Regolamenti comunitari. Si intenda con questa
accezione lo sforzo inevitabile di passare dalla programmazione del vertice della piramide
decisionale, ossia dal livello statale o regionale, agli interventi ultimi sul territorio. E' noto
che nel passaggio dalla fase di programmazione delle sfere alte a quella operativa, il
linguaggio amministrativo e gli strumenti attuativi, si diversificano. In altri termini non
rimangono gli stessi, si trasformano, sopratutto cambiano gli attori. Sicché si deve garantire
non solo coerenza tra il livello iniziale della piramide di programmazione e quello finale, ma
cercare ogni facilitazione per evitare che eventuali ostacoli intermedi blocchino o rallentino
definitivamente
i
lavori.
Tuttavia in rapporto alla complessità operativa riconosciuta ed espressa dagli stessi PIT,
questi manifestano anche altri aspetti, oltre a quelli ufficiali, forse non ancora
completamente considerati. Certamente in una lettura pragmatica, i PIT mentre nascono
vincolati alla parola d’ordine di creare sinergie negli strumenti di pianificazione e governo
del territorio, al tempo stesso possono assumere una valida funzione per ipotecare altre
quote
dei
finanziamenti
a
disposizione
dei
Fondi
strutturali.
Infatti i PIT, a causa della validità del combinato disposto degli aspetti ora ricordati, iniziati
dopo l'inizio del ciclo 2000-2006, tanto per l'Obiettivo 1 quanto per l'Obiettivo 2, sono
continuati anche nel ciclo successivo 2007-2013. Attualmente (2011) si hanno dati
certificati dalla rete NUVV (vedi) che riguardano quelli dell'Obiettivo 1 (2000-2006). Di
seguito si espone la mappa dei PIT nelle Regioni del Mezzogiorno, in origine varati in seno
all'Obiettivo 1 e Obiettivo 2 (Umbria) e successivamente approdati all'Obiettivo
Convergenza (2007-2013) che annovera esclusivamente quattro regioni, collocando le
rimanenti, cioè le altre dell'ex Ob.1, in una situazione amministrativa intermedia.
Tavola 1 - Mappa dei PIT nel Mezzogiorno in rapporto alle idee forza
Nella mappa si indicano sia i confini geografici dei PIT, sia la priorità del progetti che li
animano (turismo, industria, trasporti, ecc.), ossia le cosiddette idee forza. Quando
possibile queste identificano le finalità prioritarie degli stessi PIT. Tra quelli identificabili per
categoria tematica, il censimento del 2011 del NUVV, indica la suddivisione analitica che
riportiamo di seguito (tav.2). Vengono quantificati 97 su 156 accertati derivanti
dall'Obiettivo 1 e purtroppo, per ora, non vi sono dati per i rimanenti nella banca dati del
NUVV. I PIT divisi per Regione e categoria tematica sono espressi nella tabella seguente:
Tavola 2 - PIT divisi per categoria tematica
Dai dati sopra esposti, si desume che i settori rispettivamente del Turismo, dello Sviluppo
industriale e poi un po' staccato dello Sviluppo urbano, sono quelli che hanno ricevuto la
maggior attenzione dei PIT per le regioni del SUD, ovvero dell'Obiettivo 1. Valori simili si
hanno sia ordinando i PIT per numero (vedi sopra) che per estensione territoriale.
Per meglio comprendere l'articolazione delle tipologie di intervento dei PIT ammessi a
finanziamenti nel ciclo 2000-2006 si espone la tavola che segue (tav.3). I dati sono
suddivisi rispettivamente per: (A) Opere fisiche, (B) Interventi immateriali e (C)
Trasferimenti versati in totale, tramite i PIT, ai soggetti privati (Enti no-profit, Imprese,
Consorzi, ecc.). Il valore monetario, indicato nella tavola, è leggermente inferiore a quello
ufficiale per due ragioni. La prima perché considera 147 PIT, e non i 156 del monitoraggio
ufficiale che è geo-referenziato; la seconda perché i riferimenti sono stati inseriti nel
sistema ufficiale MONIT, non all'inizio ma in una fase avanzata, quando cioè i dati
diventano più consolidati e maggiormente calibrati (Fonte UVAL 2008). Da ultimo il valore
totale dichiarato nella tabella, pari a 3 miliardi e 376 milioni (€ 3.376.336.512) è rapportato
alle proposte vigenti al 31 dicembre 2007. I dati aggiornati al 2011, che sono riportati nella
tabella che segue (tav.4), con probabile gradimento degli interessati, sono pressoché
raddoppiati. Nel 2007 vi era una richiesta minima (€ 3.376.336.512), che poi è stata
aumentata a oltre sei miliardi e mezzo (v. tav.4).
Fonte (Riel.) Elaborazioni su dati del Sistema Monit aggiornati al 31 dicembre 2007 c/o Materiali UVAL n.17-2008
(p.40)
Tavola n. 3 - Valori monetari dei PIT ammessi a finanziamento
2.0) - Finanziamenti devoluti ai PIT
Gli importi a sostegno dei vari PIT si sommano agli altri finanziamenti indicati nei POR,
derivanti dalle misure cioè i progetti da sostenere, che sono la parte preponderante dei
finanziamenti totali. Nella tavola seguente (v. tav. 4) si indica il prospetto aggiornato al
2011 dei PIT approvati, finanziati e ancora in corso per il fatto che nessuno di questi è
ancora stato completato (Vedi banca dati NUVV 2011). Nella tabella si indicano i costi totali,
divisi per ogni Regione e infine una sorta di costo medio dei PIT, in riferimento della sola
entrata dei Finanziamenti pubblici (UE e/o Stato e/o Regione interessata). Come si
evidenzia, con questi dati, il costo medio di un PIT ammonta a circa 42 milioni di euro. La
rilevanza della cifra è facilmente comprensibile se si pensa che l'Agenzia Europea
dell'Ambiente (EEA) ha un budget per la sua attività, compresi i costi dei dipendenti, che si
aggira attorno ai 50 milioni di euro l'anno. Sicché, ne deriva che l' Agenzia europea
dell'Ambiente (EEA) per svolgere le proprie attività di supporto ai 27 Stati della UE ha a
disposizione un budget di poco superiore al costo medio di un solo PIT di una regione del
Mezzogiorno e nettamente inferiore al costo medio di un PIT della Puglia o della Campania
(vedi sotto ultima colonna). In aggiunta a questo, considerando che il costo dei PIT sono
una piccola frazione dei finanziamenti che le Regioni dell'Obiettivo Convergenza (exObiettivo 1) hanno a disposizione, l'insieme del budget o massa critica derivata dai Fondi
strutturali diventa, essendo 29 volte maggiore, ancora più rilevante. Si considerino, infatti,
gli oltre sei mld per i PIT contro 200 mld per le regioni del SUD dei due ultimi cicli.
Tabella 4
Numero
PIT
(aggiorna
mento
2011)
Nota: Nel 2001 erano preventivati circa 54 PIT – V. Corte dei Conti - Relazione annuale 2001- Roma 2002 - Nel
2011
risultano
esistenti
156
PIT
i
cui
dati
sono
esposti
in
tabella
(vedi
sopra).
I Finanziamenti UE non sono decisi in base ai dati demografici dei territori verso cui sono
diretti. Si è scelto infatti la priorità della produzione del PIL. Tuttavia è impossibile eliminare
l'importanza della popolazione residente, perché costituisce il tessuto sociale e produttivo
che genera lo stesso PIL che si considera. L’insieme delle Regioni dell’Obiettivo 1 (20002006) e successivamente dell’Ob. Convergenza (2007-2013), destinatari dei 156 PIT ora
ricordati, unitamente agli altri finanziamenti, assommano rispettivamente a oltre 19 milioni
di abitanti il primo gruppo, e 17 milioni e mezzo il secondo, che equivalgono a circa un
terzo del totale della popolazione italiana (33% e 30% (perdita di ~ 3 punti)). Il ribasso
deriva dalla diminuzione del numero di Regioni che hanno diritto a rientrare nell'Obiettivo
Convergenza. Il calcolo è espresso in tabella (v. sotto tav.4) per le due principali tipologie
dei Fondi strutturali nei due cicli.
2.1) - Differenze di popolazione delle Regioni destinatarie dei PIT
Tabella 4 Rapporto
tra la
popolazione
dell’Ob.1 e
Ob.2 del
Fondi
strutturali e
Obiettivo
Convergenz
ae
Competitivit
à [..] cilo
2007-2013
3.0) - Natura dei Progetti integrati territoriali (PIT)
I PIT per definizione sostengono una progettazione cosiddetta di tipo integrato ma, sono
anche importanti o analiticamente interessanti perché pongono in enfasi il dato del
territorio locale, fattore che solitamente, non ha un ruolo prioritario nei Fondi strutturali,
benché presente. Questa considerazione, assieme alle altre in parte sopra ricordate, merita
una particolare attenzione per il fatto che mina alle radice, cioè sovverte la tradizionale
importanza, o supremazia, dei parametri di programmazione di tipo economico assunti
anche dagli stessi Fondi strutturali. Questo tipo di programmazione è coerente e
confermata dai documenti analitici dal Dipartimento ministeriale che ha la gestione dei
Fondi strutturali cioè il DPS . Ciò avviene in modo analogo sia nella gestione del MEF che
del MISE. In altri termini, nello strumento PIT, il territorio locale con i suoi componenti
diventa un soggetto della programmazione, quindi con particolare valenza decisionale, e
non solo il destinatario della programmazione economica su cui spalmare i finanziamenti. In
particolare si parla anche di un nuovo ruolo decisionale nella pianificazione del partenariato
socio-economico. In ultima istanza è corretto affermare che siamo di fronte a due
prospettive strategiche diverse. I POR figli per così dire del QSN 2007-2013 si sviluppano su
un livello metodologico ed operativo, che vede la priorità dei tradizionali indicatori
economici, e in sostanza sono vincolati alla programmazione economica più o meno
consueta. Il processo è dall'alto verso il basso e i suoi risultati continuano ad essere
oggetto di critiche. Viceversa i PIT si avvicinano maggiormente alla prassi e alle
considerazioni tipiche della Pianificazione territoriale (da non confondere con i Piani
territoriali (PT) della L. 662/1996 - vedi), che sono altra cosa. I PIT e la pianificazione così
intesa viceversa, è attenta sia all’area di pertinenza sia alle funzioni prioritarie da sostenere,
indicando quelle collaterali. Ossia è vincolata alle condizioni sito-specifiche del territorio. In
questo approccio i fondi a disposizione, ossia 42 milioni di euro cadauno di costo medio,
non sono l'unico o il riferimento più importante ma viceversa uno tra i diversi parametri di
decisione da considerare. Diversamente in un approccio di bilancio preventivo o consuntivo,
previsto anche per gli strumenti della legge 662/1996 ora ricordata il discorso purtroppo
spesso rimane e si attesta su queste finalità, ossia sulla contabilità delle voci di
entrata/uscita. In quel caso ciò che importa è la correttezza del bilancio, che nelle dovute
modalità nessuno evidentemente critica. Il problema consiste piuttosto nel fatto che non
può essere l'unico indicatore o il principale, su cui effettuare le scelte. Per esempio,
utilizzando un'argomentazione ormai assodata, ogni ipotesi proveniente da un approccio
sostenibile sancito dal Vertice UE di Goteborg, con il sistema della contabilità dei bilanci non
necessariamente emerge. Anzi, ad essere sintetici, non può emergere proprio per nulla.
Continuando ad analizzare lo stato di fatto espresso dai PIT, si possono elencare i seguenti
elementi caratterizzanti:
•
•
•
•
definizione dell'idea-forza, della strategia di progetto e degli obiettivi del singolo PIT
identificazione dell'omogeneità dell'ambito territoriale o tematico di riferimento
individuazione del soggetto istituzionale responsabile come coordinatore e
facilitatore del progetto
identificazione delle procedure di gestione e monitoraggio (rete regionale e
nazionale)
In aggiunta a quanto ora ricordato, l’applicazione pratica della progettazione integrata (PIT)
ha dato luogo a varie tipologie, nelle quali le caratteristiche tipiche dei PIT sono presenti in
vario modo e sono state sperimentate dalle rispettive Autorità di Gestione (AdG). Le diverse
tipologie possono essere sintetizzate come elencate di seguito. La lista non è astratta ma è
quella utilizzata dalla Regione Calabria per i progetti integrati:
•
•
•
•
•
PIT (progetti integrati territoriali)
PIS (progetti integrati settoriali)
PIF (progetti integrati di filiera)
PIR (progetti integrati regionali)
PISU (progetti integrati di sviluppo urbano)
I Progetti integrati (PIT) in base alla programmazione e alle finalità specifiche della Regione
interessata, si traducono in un mix di obiettivi e di azioni di sviluppo. Per i funzionari e/o
operatori che hanno redatto il dispositivo di programma, in tal modo le decisioni assunte
alle scale ampie (Roma, Bruxelles) si avvicinano alla dimensione locale (PIT).
In particolare il Programma di sviluppo del mezzogiorno (PSM 2000-2006) è programmato
con uno schema gerarchico e a cascata (v. sotto tav. 5), connesso rispettivamente ai
seguenti obiettivi da manuale:
•
•
•
A) gli obiettivi globali, definiti a livello nazionale;
B) gli obiettivi specifici con il contributo di ogni settore di intervento, all’interno dei
sei grandi assi prioritari;
C) gli obiettivi operativi (concrete operazioni delle diverse linee di intervento).
Per quanto riguarda l’approccio generale, nella sezione (4.0) degli Orientamenti al PSM si
indica, in particolare, che le scelte strategiche contenute nel documento: Orientamenti PSM
e ripreso dal PSM-QCS 2000-2006, derivano dall’applicazione dei principi teorici richiesti dal
Regolamento dei Fondi strutturali 1260/99. I programmi regionali e i programmi nazionali
(POR-PON) di cui il PSM si compone, sono necessariamente coerenti con gli obiettivi globali
e si articolano nei sei grandi Assi prioritari formalizzati nel PSM-QCS 2000-2006 . Nel ciclo
successivo questi Assi si traducono nella dizione di Priorità. I PIT assumono e
sostanzialmente non pongono in discussione, sia la sfera degli obiettivi cosiddetti Globali
(A) e Specifici (B); si confrontano viceversa con un approccio problem solving tramite
interventi concreti (Idee forza) con gli Obiettivi Operativi. Lo schema sottostante esprime
questo iter.
Tabella 5 Rapporto PIT
e schema di
programmazio
ne per il
Programma di
Sviluppo del
Mezzogiorno
con le sue
strategie
I PIT si caratterizzano, come
ricordato, operativamente per
interagire con diversi Enti,
tramite l'organizzazione di un
organo di coordinamento, non
preordinato ma costruito a
seconda
delle
condizioni
locali. Lo schema a fianco (v.
tav.6) pone in risalto il ruolo
di coordinamento assunto dai
PIT calabresi per rendere
effettivi gli interventi. Questa
ipotesi di innovazione nella
prassi è volta alla eliminazione
soprattutto di ogni momento
di inerzia che allungano
tradizionalmente i tempi della
Pubblica
Amministrazione
(PA), mortificando e a volte
vanificando l'attuazione della
Tabella 6 - Schema governo e gestione dei PIT
pianificazione. Ribadiamo che
con i PIT ed il suo Comitato di
gestione,
si
è
inteso
rispondere operativamente e
facilitare, le difficoltà presenti nel dovere affrontare materie amministrative e di
rendicontazione finanziaria di notevole complessità, rese più pressanti e dinamiche
dall’obbligo normativo introdotto dalla UE di dover procedere con tempi contingentati.
A riprova di quanto sinora ricordato, i Progetti integrati territoriali (PIT) cercano di
realizzare quindi, il coordinamento e l’integrazione tra la scala centrale e quella più locale,
ritenendo questo rapporto tra i più ostativi al raggiungimento dei buoni risultati.
4.0) - PIT - Dati ufficiali del RETENUVV
In una tabella di sintesi (vedi sotto) si espongono i dati dei PIT aggiornati al giugno 2011,
espressi dall'autorità ufficiale per il loro controllo, ossia la Rete NUVV delle Regioni
Interessate. Il primo raggruppamento riguarda le cosiddette idee-forza dei PIT
(totale=156), il numero di interventi e quelli attivi (5.213) con il totale delle risorse
programmate unitamente all'indicazione di quelle che si riferiscono alle risorse pubbliche (€
6 miliardi e 920 milioni). Queste tipologia di fondo è affiancata anche dalle risorse
provenienti da fonte privata (€ 1 miliardo 140 milioni). Dopo le altre osservazioni circa i vai
fondi (FSE, FESR, ecc.) la tabella indica i destinatari di queste risorse che sono la
popolazione interessata che equivale a circa 22 milioni di cittadini. Questo dato non è un
mero dato statistico, benché il NUVV si limiti al mero riferimento. Infatti la popolazione
interessata dall' Obiettivo prima 1 e poi Convergenza, è pari agli abitanti dell'Australia tre
volte quelli dell'Austria (vedi sopra). Tale dato, da un lato può essere un una semplice
informazione statistica, come nella rete NUVV, ma al contrario può essere un elemento di
programmazione iniziale su cui riflettere. Infatti, possono svelare delle condizioni al
contorno che condizionano tali programmazioni, e quindi non dati meramente neutri. Per
essere ancora più chiari, per molti versi, è discutibile la legittimità della tesi che sostiene nei
fatti che un territorio grande come il Mezzogiorno e con una popolazione di 22 milioni di
persone, possa essere sottoposto alla stesso tipi di pianificazione territoriale, che nei fatti
sembra essere prassi costante da parte del MISE e del MEF tramite il DPS (Vedi). Questi
due Ministeri e il Dipartimento interessato (DPS) non sembrano essersi mai interrogati su
tale assunto e di conseguenza lo sottovalutano, benché, sembrano essere molto concordi
nel criticare pesantemente i risultati o non risultati prodotti dai finanziamenti chiamati Fondi
strutturali. Infatti questi hanno già versato (2000-2006) e continuano a versare (20072013) a queste Regioni 100 miliardi euro di finanziamento, a fronte di risultati in parte non
verificati e/o non del tutto soddisfacenti.
Tavola 7 - Dati complessivi dei PIT nell'ultimo aggiornamento giugno 2011
5.0) - PIT: molte speranze ma dubbi sui risultati.
Nel Convegno di Agrigento del 2003 , si è cercato di approfondire le molte speranze che i
PIT intendevano e sembravano suscitare. La sintesi degli interventi degli oratori sono
disponibili presso il sito del DPS e sono assai interessanti. Vi sono rappresentati i diversi
ruoli istituzionali, pubblici e privati, compreso un funzionario UE . Tuttavia le
argomentazioni, come si dice, sono di tipico stampo ottativo, ossia affermazioni volte a
illustrare i buoni propositi. Questi di norma sono accettabili nel periodo iniziale in cui tra
l'altro si è svolto il Seminario (2003), ma che al contrario, risultano disallineate se poste in
una fase avanzata e di verifica, come dovrebbe essere quella del 2011, ossia dopo
otto/nove anni di sperimentazione sul campo . Alcuni materiali realizzati dal FORMEZ, nel
suo costante e istituzionale sforzo di approfondimento, realizzato negli anni
immediatamente successivi, ribadiscono questi elementi di criticità . Per quanto riguarda il
periodo più recente la banca dati del NUVV sui PIT del DPS-MISE, offre preziose
informazioni aggiornate, ma è disattenta delle questioni più critiche. La Banca dati poteva
essere indirizzata anche in questa direzione, ma così non è stato. La Pubblica
Amministrazione (PA) in questo caso il MISE con il DPS , preferisce porsi anche un passo
indietro nella ricerca onde non esporsi ad ogni ed eventuale possibile critica.
Nelle note che precedono abbiamo cercato di rendere conto delle argomentazione e dei
propositi dei PIT. A fronte di un impegno aumentato nel tempo (v. tav. 4 e tavola 3) del
tutto considerevole per un finanziamento attorno a oltre sei miliardi di euro, anche per
questa tipologia operativa dei Fondi strutturali, si assiste ad una latenza di informazioni per
quanto riguarda i risultati. Anzi, ad essere ancora più drastici questi non si riescono a
cogliere. Si assiste alle situazioni già presenti ai tempi della Cassa del Mezzogiorno, ossia di
sforzi per produrre continue semine. Le quali, come è noto, hanno senso e sono
indispensabili, ma solo e soltanto quando sono seguite anche dai momenti di raccolta.
Viceversa qui la distribuzione continua dei Fondi strutturali sembra un processo senza fine.
Ossia molte informazioni e controlli nelle fasi di cosiddetta semina e poche o nessuna
informazione sulla fase dei risultati. E' evidente che tale situazione deve essere oggetto di
adeguate modifiche.
6.0) - Riferimenti bibliografici
(1) Programma Sviluppo Mezzogiorno (PSM-QCS 2004 par. 3.10 e 6.4.7)
(2) Nel 2001 erano preventivati circa 54 PIT – V. Corte dei Conti - Relazione annuale 2001- Roma 2002 (in totale
pp.129) - A fine ciclo nel 2006 il numero totale dei PIT oscilla tra 142 e 156.
(3) T.Bianchi - P. Casavola: I PROGETTI INTEGRATI TERRITORIALI DEL QCS OBIETTIVO 1 2000-2006 TEORIE,
FATTI E RIFLESSIONI SULLA POLICY PER LO SVILUPPO LOCALE - Numero 17 - Anno 2008 - Collana Materiali UVAL
(pp.99 e
Direttore responsabile: Laura Raimondo. Finito di stampare nel novembre 2008
Materiali UVAL è pubblicato anche in formato elettronico all’indirizzo http://www.dps.mef.gov.it/materialiuval
(4) Sito Dipartimento perle Politiche di Sviluppo (DPS-MISE)- [http://www.dps.tesoro.it/]
(5) Il POR della Regione Calabria definisce 5 tipologie di progetti integrati:
•
•
•
•
•
Progetti Integrati su base regionale o provinciale, di tipo settoriale o multisettoriale, volti al conseguimento
di obiettivi considerati strategici per il territorio della Regione o della Provincia, definiti Progetti Integrati
Strategici (PIS);
Progetti Integrati su base territoriale sub-provinciale, anche in questo caso di tipo settoriale o
multisettoriale, orientati al conseguimento di precisi obiettivi di sviluppo socio-economico di specifiche
partizioni territoriali, definiti quindi con il termine di Progetti Integrati Territoriali (PIT):
Progetti integrati delle aree rurali (PIAR): entro ciascun PIT vengono ritagliate delle aree PIAR (sulla base
di parametri quali il grado di ruralità, lo spopolamento e gli addetti al settore agricolo) che hanno una loro
identità e delimitazione geografica;
Progetti integrati di filiera (PIF): sono simili ai PIS ma integrano misure FEOGA e riguardano il settore
agricolo in prospettiva di filiera; non necessariamente sono associati a dei PIT di riferimento;
Programmi di sviluppo urbano (PSU): integrano le misure dell’Asse 5; sono progetti per lo sviluppo e la
riqualificazione urbana di grandi centri e reti di centri. Non sono collegati ai PIT ma integrabili con questi.
(6)
PSM
–
Orientamenti:
(Rif.
PSM-Orientamenti
p.43)).
(7) Orientamenti del Programma di Sviluppo del Mezzogiorno (1999) (v. cap.5 p.260 Rapporto di rierimento).
(8)
-
V.
in
precedenza
-
Orient.PSM
e
PSM-QCS
(cap.5
p.
260).
(9) - E’ probabile che a questa situazione abbia concorso anche la nuova regola di rispetto perentorio dei tempi. La
regola dell’N+2, infatti, afferma che la quota di un impegno non liquidata mediante acconto o per la quale non è
stata presentata domanda ammissibile alla Commissione, ai fini di ottenere un pagamento intermedio entro la
scadenza fino al secondo anno successivo a quello dell’impegno, è disimpegnata automaticamente e con
conseguente riduzione del budget previsto.
(10) Il Rapporto Orientamenti del PSM specifica inoltre che dai rapporti interinali sono emersi circa 79 obiettivi di
tipo strategico e 50 di questi sono stati accolti nel rapporto e esposti in Appendice (rif. p.43 del PSM-Orientamenti)
(11) La Rete dei nuclei di valutazione e verifica degli investimenti pubblici (Rete NUVV), costituita nel 2003 con un
protocollo di intesa Stato-Regioni e Province Autonome che ne ha individuato finalità e indirizzi, raggruppa i nuclei
(previsti dall’art 1 della legge144/99) di 33 amministrazioni: 12 Ministeri e tutte le Regioni e Province autonome
(fonte (riel.) RELAZIONE SULLO STATO DELLA RETE NUVV E SUL CONSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI DEL
PROGRAMMA 2004i (pp.5.rifer. p.1)
(12) PSM-QCS revisione di metà periodo (2004) (sezioni 3.10 e 6.4.7) . Si definiscono quali indicazioni, relative ai
progetti integrati (PIT), devono essere riportate nei Complementi di programmazione (CdP). Nel PSM-QCS
approvato revisionato nel 2004 la sez. 6.4.7 viene integrata con le indicazioni delle penalità in cui potrebbero
incorrere i PIT se non fossero rispettati i cronogrammi da approvare entro il 30-06-2005. Tali riferimenti sono
assenti nel testo approvato nel 2000 (nella revisione sono state aggiunte 24 righe)
(13) Progetto SPRINT (Sostegno alla Progettazione Integrata)- FORMEZ- I Progetti Integrati Territoriali alla prova
dell'attuazione - Agrigento, 6 - 7 febbraio 2003