HASTA L`AUTOSTOP DEMOCRAZIA DORATA PANINI ESPLOSIVI
Transcript
HASTA L`AUTOSTOP DEMOCRAZIA DORATA PANINI ESPLOSIVI
COSE DELL’ALTRO MONDO HASTA L’AUTOSTOP Non c’è Paese al mondo in cui l’autostop sia più praticato che a Cuba. O meglio: dove si è costretti a fare l’autostop. Traversando l’isola da ovest a est dell’isola caraibica, è normale vedere decine di persone in attesa ai bordi di qualsiasi tipo di strada, dalle autostrade ai sentieri di campagna. A fare l’autostop, sotto il sole dei Tropici e gli acquazzoni tipici della stagione delle piogge, non sono soltanto uomini e donne, ma anche bambini e anziani. La pratica di hacer botella, “fare il segno della bottiglia”, si sarebbe diffusa dopo l’imposizione dell’embargo nel 1962, che ha privato Cuba delle risorse energetiche e costretto a razionare il carburante. A ciò si aggiungano la politica di Fidel Castro che impedisce tuttora di possedere un mezzo di trasporto se non dietro permesso speciale e la povertà endemica di maggior parte della popolazione. Gli autobus pubblici, inoltre, non riescono a coprire ogni tragitto, sono malandati e soprattutto passano di rado e a orari indefiniti, come ben racconta il film Lista d’espera (Lista d’attesa, 2000) di Juan Carlos Tabìo. L’amministrazione castrista ha anche stabilito che tutte le vetture statali sono obbligate, se hanno posti disponibili, a caricare gli autostoppisti cubani. Questa legge, però, a giudicare dal numero di autostoppisti in attesa non sembra essere molto efficace. La situazione pare essere migliorata solo di recente. Da quando il Venezuela fornisce il petrolio a Cuba, il reperimento del carburante è facilitato, ma spesso capita che il tassista passi a prendervi dopo due ore dall’orario stabilito perché ha dovuto fare il giro di 102 a cura di Francesca Lancini tutta l’Havana per trovare benzina. O che chieda a un suo amico di accompagnarvi al posto suo, perché lui è rimasto a secco. O ancora che porti con sé i famigliari, dopo avervi chiesto il permesso, se avete intenzione di fare una gita che loro non potrebbero mai permettersi. Nonostante le riforme del presidente Raul Castro, che ha preso il posto del fratello Fidel nel febbraio 2008, poco sembra essere cambiato dalla rivoluzione castrista del 1° gennaio 1959. Raul ha permesso che si posseggano telefoni cellulari e computer, ma ancora pochi se li possono permettere visto che lo stipendio medio è di 20 dollari al mese. Sarebbero, invece, più interessanti, secondo gli osservatori locali, le riforme agrarie che consentono ai contadini di essere proprietari di 40 ettari di terra e di decidere come coltivarla. Anche i funzionari statali dovrebbero divenire proprietari delle case in cui abitano (finora tutte dello Stato) e passarle ai loro figli. PANINI ESPLOSIVI Da pochi mesi è stato aperto a Beirut il ristorante “Buns and Guns” (Panini e Pistole), dove si può ordinare un sandwich chiamato “Kalashnikov” e gustarlo con il rombo delle esplosioni come sottofondo. La guerra ha lasciato segni indelebili in Libano tanto che i giovani clienti sembrano apprezzare l’idea del proprietario: “Ci accusano di essere terroristi, quindi perché non servire un panino che si chiama ‘terrorista’?”, ha dichiarato Yousef Ibrahim alla tv al-Manar di Hezbollah. Secondo lui non si tratta di cattivo gusto. La sua ironia, forse, è piuttosto il risultato di chi è cresciuto in una situazione perenne di conflitto sia combattuto che latente. L’ingresso del fast-food ricorda quello degli edifici governativi fra il 1975 e il 1990, periodo della guerra civile. Due muri di sacchi di sabbia circondano la zona dei tavolini all’aperto e l’insegna verde militare è un pugno nell’occhio. Non manca lo slogan a effetto: “Un panino può ucciderti”, che campeggia sopra un mega-hamburger da cui fuoriesce una pistola. I cuochi indossano divise militari e i menu sono a forma di pallottola. La pizza è il piatto col nome più angosciante: “Claymore”, come le mine anti-uomo. “Buns and Guns” si trova in un quartiere a sud di Beirut controllato dalle milizie d’opposizione Hezbollah, ma Ibrahim, un ragazzotto sulla trentina, ribadisce che la sua attività non ha nulla a che vedere con la politica. Difficile ignorare, tuttavia, che il ristorante è stato inaugurato proprio dopo un periodo di scontri a sud e a ovest della capitale fra Hezbollah ed esercito governativo. Il rischio di precipitare di nuovo in guerra è stato sfiorato. Dopo 81 morti, è stato eletto un nuovo presidente, il generale Michel Suleiman, e formato un governo di unità nazionale. Si può, dunque, ridere della guerra? Be’, qualcuno ci riesce quando fa parte del suo quotidiano e non ha altra scelta. DEMOCRAZIA DORATA Una penna di legno intinta nell’oro, una fortezza del 1600 e preghiere cantate da monaci nelle tipiche vesti color zafferano. Questo lo scenario da film di Bertolucci in cui il re del Bhutan, dall’impronunciabile nome di Jigme Khesar Namgyel Grazia Neri_Bilderberg COSE DELL’ALTRO MONDO Wangchuck, ha firmato la nuova Costituzione che sancisce il passaggio dalla monarchia assoluta a quella costituzionale. Un evento storico che sarà seguito il 6 novembre dall’incoronazione ufficiale di Wangchuck, 27enne laureato a Oxford che ha preso il potere nel 2006, dopo l’abdicazione del padre. Sono stati gli astrologi a consigliare la data per la grande festa che si terrà nello stadio della capitale Thimpu. Il piccolo e remoto regno himalayano, stretto fra i giganti India e Cina, esce così lentamente dal suo isolamento. Ma senza rinunciare alle sue tradizioni intrise di cultura buddista. In base alla Costituzione “dorata”, l’obiettivo del governo è perseguire la “Gross National Happiness”, “Felicità nazionale lorda”, che vuole combinare lo sviluppo materiale con quello spirituale. In parole più semplici un mix di sviluppo economico equo e sostenibile, preservazione di valori ancestrali, conservazione dell’ambiente e buon governo. Nel “Regno del Dragone Tuonante”, televisione e Internet sono arrivati solo nel 1999 e tuttora i turisti possono muoversi in itinerari prestabiliti. La libertà di stampa è minima, anche se la nuova Carta parla di libertà di pensiero, coscienza e religione. La sfida più grande, tuttavia, è combattere la povertà diffusa, per cui la monarchia è stata duramente criticata. Riuscirà il giovane re a tenere a freno la globalizzazione? Intanto dà il buon esempio, vivendo in una baita ai piedi dell’Himalaya e lasciando il palazzo fortificato alle sue quattro mogli. ABORIGENI A TAIWAN Una cinquantina di uomini vestiti soltanto di un perizoma bianco trasportano una barca attraverso il suo villaggio. La sinuosa canoa con un occhio di buon augurio disegnato sul timone e decorazioni rosse, nere e bianche, è uguale alle antiche barche usate dagli aborigeni Tao di Taiwan per la pesca dei pesci volanti. Come tramandato dai loro avi, gli abitanti di Orchid, un’isoletta al largo della costa sud dell’ex Formosa, raggiungono la spiaggia e lanciano l’imbarcazione in mare come se stesse per volare. Questo rito, antico di millenni, non veniva praticato da sette anni. La maggior parte degli uomini Tao sono emigrati in città in cerca di lavoro, cosicché a Orchid oggi sono pochi quelli che sanno costruire la canoa di 7 metri. Tre anni fa, però, il pescatore Syman Koten ha deciso di tornare al villaggio per cercare nella foresta i cinque tipi di legno necessari a costruirla. Con un lavoro lungo e meticoloso ha unito 27 assi senza chiodi o lacci, come suo padre gli aveva raccomandato prima di morire. Poi un mese prima del lancio in mare, gli altri membri della tribù hanno riempito le fessure della barca con radici e macellato 40 maiali vicino alla spiaggia per un grande barbecue. Al momento a Orchid vivono circa 4000 Tao, una piccola parte dei 460.000 aborigeni (2% della popolazione) presenti nel Paese. Si dice che gli indigeni abbiano cominciato a emigrare qui 6000 anni fa dagli atolli del Pacifico e che abbiano origini comuni con i popoli malesi di Filippine, Indonesia, Malesia e Madagascar. La loro sfida è quella di preservare cultura e tradizioni in uno dei maggiori attori economici dell’Asia. Nonostante il suo isolamento diplomatico, Taiwan ha realizzato un miracolo economico, diventando uno dei più importanti produttori di tecnologia informatica. In futuro ci sarà ancora posto per i Tao? 103