la libertà non è resistenza
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la libertà non è resistenza
Associazione Rebirthing Cesena - www.rebirthing-cesena.it LA LIBERTÀ NON È RESISTENZA di Jiddu Krishnamurti Sedevamo tutti sul tappeto disteso su un pavimento piuttosto freddo e duro. Seduti dirimpetto a noi c'erano un giovane uomo e sua moglie. Lo spettacolo del fiume, la sua larghezza, la sua bellezza e il verde argine sull'altra sponda, sembrava non destare il loro interesse e quando glielo facemmo notare, ebbero un gesto garbato come per scusarsi. Erano venuti da molto lontano, in treno e autobus e non vedevano l'ora di parlare delle cose che avevano in mente. Il fiume era qualcosa che potevano guardare più tardi, se avessero avuto tempo. Il giovane disse: "L'uomo non può mai essere libero; è legato alla famiglia, ai figli, al lavoro. Fino alla morte ha delle responsabilità. A meno che, naturalmente, non diventi un monaco". Sentiva la necessità di essere libero, ma la sentiva come qualcosa che gli era impossibile raggiungere in questo mondo competitivo, brutale. La moglie lo ascoltava con uno sguardo piuttosto sorpreso, compiaciuta di scoprire che il suo uomo sapeva essere serio ed esprimersi perfettamente in inglese. Ciò le dava un senso di orgoglio possessivo. Di ciò, egli era totalmente inconsapevole, perché la donna era seduta appena un po' dietro di lui. "Si può mai essere liberi? Alcuni scrittori e teorici politici, come i comunisti, dicono che la libertà è qualcosa di borghese, irraggiungibile e irreale, mentre il mondo democratico parla molto della libertà. Così fanno i capitalisti e, naturalmente, ogni religione la predica e la promette, sebbene in realtà mirino a imprigionare l'uomo nelle loro particolari credenze e ideologie, negando con i loro atti le loro promesse. Io sono venuto per scoprire, non per via semplicemente intellettuale, se all'uomo, se a me, è veramente possibile essere libero in questo mondo. Ho chiesto dei giorni di permesso per venire qua, da due giorni sono libero dal mio lavoro, dalla routine dell'ufficio e della solita vita della città dove vivo. Se avessi più denaro, sarei più libero e potrei andarmene dove mi piace e fare quello che voglio, forse dipingere o viaggiare. Ma ciò è impossibile perché il mio stipendio è quello che è e ho delle responsabilità. Io sono prigioniero delle mie responsabilità” La moglie non capiva molto di quello che diceva, ma drizzò le orecchie alla parola "responsabilità". Forse si sarà domandata se il marito volesse abbandonare la casa e andarsene per il mondo. "Queste responsabilità mi impediscono di essere libero tanto esternamente quanto internamente. Capisco che l'uomo non può essere completamente libero dal mondo dell'ufficio postale, del mercato, dell'ufficio e così via, e non è certo là che io cerco la libertà. Ciò che sono venuto a scoprire è se è possibile essere libero interiormente". Krishnamurti: Che cos'è la libertà? È un'idea o un sentimento che il pensiero genera perché è preso in una serie di problemi, ansie e via dicendo? È un risultato, una ricompensa, una cosa che sta alla fine di un processo? È libertà liberarsi dalla collera? O è poter fare ciò che si vuole? È libertà giudicare la responsabilità un peso e sbarazzarsene? È libertà resistere o cedere? Può il pensiero, può un'azione dare questa libertà?” L’uomo: "Ho paura che dovrete andare un po' più piano" Krishnamurti: “La libertà è l'opposto della schiavitù? È libertà immaginare di essere libero, pur essendo in una prigione e sapendo di essere in prigione ed essendo consapevole di tutte le limitazioni della prigione? Può l'immaginazione dar mai la libertà o è una fantasia del pensiero? Ciò che realmente sappiamo e ciò che realmente è, è l'asservimento, non solo alle cose esterne, alla casa, alla famiglia, al lavoro ma anche interiormente, alle tradizioni, alle abitudini, al piacere di dominare e possedere, alla paura, al successo e a tante altre cose. Quando il successo arreca gran piacere, nessuno parla mai di liberarsene, né ci pensa. Noi parliamo di libertà solo quando c'è sofferenza. Noi siamo schiavi di tutte queste cose, tanto interiormente quanto esteriormente e questa schiavitù è ciò che è. E la resistenza a ciò che è, è ciò che chiamiamo libertà. Si resiste o si fugge o si tenta di sopprimere ciò che è, sperando con ciò di giungere a una forma di libertà. Noi conosciamo interiormente soltanto due cose: la schiavitù e la resistenza e la resistenza crea la schiavitù”. L’uomo: "Scusatemi, ma non capisco". Krishnamurti: “Quando resistete alla collera o all'odio, cosa accade realmente? Innalzate un muro contro l'odio, ma l'odio è ancora là; il muro non fa che nasconderlo. Oppure decidete di non adirarvi, ma questa determinazione fa parte della collera e la resistenza stessa rafforza quella collera. Potete vederlo in voi, se osservate questo fatto”. Quando resistete, controllate, reprimete o tentate di trascendere (che sono poi la stessa cosa perché sono tutti atti della volontà) non fate che ispessire il muro della resistenza e così diventate sempre più schiavo, gretto, meschino. Ed è da questa meschinità, da questa grettezza, che voi volete essere libero e questo vostro bisogno è la reazione che continua a creare un'altra barriera, maggiore meschinità. Così ci muoviamo da una resistenza, da una barriera, all'altra, dando talvolta al muro della resistenza una differente colorazione, una differente qualità o un titolo di nobiltà. Ma la resistenza è schiavitù e la schiavitù è dolore”. L’uomo: "Ciò significa forse che, esternamente, dovremmo prenderci a calci quando ci infuriamo e che, internamente, dovremmo dare libero sfogo alla nostra collera, ecc.?” Krishnamurti: “A quanto pare, non avete ascoltato ciò che è stato detto. Quando si tratta di piacere, non badate al calcio, cioè al godimento, che il piacere vi dà; ma quando quel calcio diventa doloroso, allora resistete. Voi volete essere libero dal dolore e tuttavia rimanete aggrappato al piacere. Quel rimanere aggrappato al piacere è la RESISTENZA. È naturale reagire. Se non reagite fisicamente alla puntura di uno spillo, significa che siete paralizzato. Anche interiormente, se non reagite, c'è qualcosa che non va. Ma ciò che conta non è la reazione in sé, ma il modo in cui reagite e la natura della reazione. Quando qualcuno vi lusinga, reagite; reagite quando qualcuno v'insulta. Sono due resistenze, una di piacere e l'altra di dolore. Voi vi tenete l'una e ignorate o desiderate vendicare l'altra. Ma sono tutte e due resistenze. Tanto tenere quanto respingere sono una forma di resistenza e LA LIBERTÀ NON È RESISTENZA. L’uomo: "Mi è possibile reagire senza la resistenza del piacere o del dolore?". Krishnamurti: “E voi che ne pensate, signore? Che cosa sentite, voi? Fate la domanda a me o a voi stesso? Se un estraneo risponde per voi a questa domanda, allora vi fidate della sua risposta, allora quella fiducia diventa l'autorità, che è una RESISTENZA. Allora, ancora una volta, voi sentite il bisogno di essere libero da quella autorità! Perciò come potete fare questa domanda a un altro?” L’uomo: "Voi potreste mostrarmelo e se allora lo vedo, l'autorità non sarebbe coinvolta". Krishnamurti: Ma noi vi abbiamo mostrato ciò che realmente è. Vedete ciò che realmente è senza reagire con piacere o con dolore. Libertà è vedere. Vedere è libertà. Voi potete vedere solo nella libertà. L’uomo: "Questo vedere può essere un atto di libertà, ma quale effetto ha sulla mia schiavitù che è il ciò che è, che è la cosa vista?". Krishnamurti: Quando voi dite che il vedere può essere un atto di libertà, ciò è una supposizione, quindi il vostro vedere è anche una supposizione. Allora voi non vedete realmente ciò che è. L’uomo: "Non lo so. lo vedo mia suocera tiranneggiarmi. Cessa di farlo perché lo vedo?" Krishnamurti: “Vedete l'azione di vostra suocera e vedete le vostre reazioni senza le ulteriori reazioni di piacere e dolore. Vedetela in libertà. La vostra azione sarà allora quella di ignorare totalmente ciò che vostra suocera dice o andare a fare due passi. Ma l'andare a fare due passi o l'ignorarla non è una resistenza. QUESTA CONSAPEVOLEZZA SENZA SCELTA È LIBERTÀ. L'azione che procede da quella libertà non può essere predetta, sistematizzata o inserita nel contesto della morale sociale. Questa consapevolezza senza scelta è non-politica, non appartiene a nessun “ISMO”. Non è il prodotto del pensiero” da: “La sola rivoluzione” di Jiddu Krishnamurti