I grandi solisti: Paganini, Chopin, Liszt

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I grandi solisti: Paganini, Chopin, Liszt
I grandi solisti: Paganini, Chopin, Liszt
L'arte come esaltazione individuale
I grandi solisti dell'Ottocento sono artisti che si identificano con il proprio strumento, di cui
conoscono ogni possibilità, ogni segreto. Compositori ed esecutori: tra i più grandi troviamo
Paganini, Chopin e Liszt.
Nicolò Paganini (1782-1840)
Paganini rappresenta la tipica figura del solista romantico. Vive con i guadagni dei suoi concerti,
tenuti nei più grandi teatri d'Europa. Sentirlo suonare è una esperienza fuori dal normale; nessuno,
prima di lui, è stato in grado di trasformare le quattro corde del violino in un universo sonoro
incredibilmente vario: se si chiudono gli occhi, sembra di ascoltare non uno, ma quattro violinisti
suonare contemporaneamente.
Di aspetto è alto e magro, forse leggermente zoppo. Quando suona, l'archetto del violino sembra un
fulmine che guizza sulle corde. Talvolta, in concerto, Paganini causa volutamente la rottura di una
corda per continuare a suonare sulle altre tre di fronte ad un pubblico sbalordito.
La sua personalità appare complessa e contraddittoria: si entusiasma facilmente e si deprime con
altrettanta facilità. Vive disordinatamente, contrae debiti per gioco, ha storie d'amore alquanto
burrascose.
Tra la musica di Paganini e quella dei suoi predecessori c'è una distanza enorme: il suo modo di
trattare il violino è estraneo a qualsiasi tradizione violinistica preesistente.
La sua straordinaria bravura alimenta la leggenda secondo la quale avrebbe venduto l' anima al
diavolo. Sembra incredibile ma, alla sua morte, il vescovo della città di Nizza (dove Paganini
risiede da diverso tempo) non concede il permesso di seppellire la sua salma nel cimitero, che è
terra consacrata.
I musica di Paganini, i Capricci per violino solo e i Concerti per violino e orchestra, entusiasma il
pubblico e i compositori: Chopin e soprattutto Liszt restano conquistati dalla sua arte e, in una certa
misura, lo considerano un esempio da imitare.
Frédéric Chopin (1810-1849)
E' considerato il “poeta” del pianoforte. La sua musica è come un diario, personale e segreto. Non
mira a sbalordire il pubblico, quanto a renderlo partecipe della sua intimità. Come Bellini, ricerca la
melodia pura e intensa, la voce dell'anima.
Per la sua musica ha bisogno di forme libere: i preludi e, soprattutto, i notturni, forse le
composizioni più poetiche.
Nelle mazurke e nelle polacche è invece evidente l'ispirazione agli ideali nazionali, l'attaccamento
ai valori di una musica e di una cultura che Chopin, pur lontano dalla Polonia, non ha mai
dimenticato.
Franz Liszt (1811-1866)
L'ungherese Liszt rappresenta il Romanticismo grandioso e celebrativo. E' un artista moderno in cui
musica e vita sono una sola cosa.
Fin da bambino prova un enorme piacere nell'immaginazione; una facoltà che, sviluppatasi negli
anni, fa di lui un magnifico “visionario” dell'arte: un' arte in cui stanno insieme il suo misticismo
(alla fine si farà abate) e il suo gusto per l'esteriorità, le glorie mondane, il successo.
E' aperto ad ogni forma di arte e di cultura, senza pregiudizi di sorta.
Come pianista è ben diverso da Chopin. Non poeta, ma sovrano del pianoforte. Al pari di Paganini,
è uno straordinario virtuoso, capace di compiere autentiche prodezze sulla tastiera.
Liszt crede che i solisti abbiano una missione da compiere: diffondere la bellezza tra i popoli. Di
Wagner, che diventa suo genero, dirige il Tannhäuser a Weimar dove promuove una vita musicale
intensissima. Compone poemi sinfonici, Les Préludes per orchestra, la Faust-Symphonie, la Dante-
Symphonie, il Mefisto-walzer.
Dopo una vita di successi, di gloria, di onori, il 25 aprile del 1865 a Roma, Liszt diventa abate.