di Elena Bonassi - Cascina Macondo

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di Elena Bonassi - Cascina Macondo
Cascina Macondo
Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poetica Haiku
Borgata Madonna della Rovere, 4 - 10020 Riva Presso Chieri - Torino - Italy
[email protected] - www.cascinamacondo.com
MANI
di Elena Bonassi
Cascina Macondo - Scritturalia, domenica 7 febbraio 2010
Davanti al banco del pesce c’è la coda. Fa freddo e bisogna sbrigarsi a servire,
perché i clienti se no se ne vanno. Lisa acchiappa per la coda i branzini, le orate, i
pagelli e tutti i pesci più grossi, li appoggia su un foglio di carta che tiene aperto
sul palmo della mano e li trasferisce velocemente alla bilancia. Così evita di
toccarli. È diventata brava a farlo. Le triglie, però, le acciughe e le sarde deve per
forza prenderle in mano, e il contatto con i loro corpi gelati è doloroso.
Ha provato a mettere i guanti di lattice, che sono sottili e dovrebbero consentire la
presa, invece no, i pesci scivolavano via dalla gomma come se fossero vivi.
Ogni tanto deve articolare le dita come un pianista perché non riesce quasi più a
muoverle. Lavora lì da una settimana, inizia alla mattina presto e verso le dieci
ogni giorno pensa che quello è l’ultimo.
Lisa ha una laurea in Scienze della Comunicazione e una passione per la
letteratura e lì, dietro il banco del pesce, con le mani ghiacciate, si pensa la bella
normanna del Ventre di Parigi.
Veramente lei, con il suo nome, -Lisa- ne sarebbe la rivale. La bella Lisa,
verduriera, e la bella normanna, pescivendola, erano sempre state amiche dato che
i clienti passavano volentieri dall’una all’altra contenti di comprare e insieme
scherzare e osare con loro, ma da un po’ di tempo erano diventate rivali in amore:
si contendevano le attenzioni di Florent. Non capivano niente dei suoi discorsi, ma
erano affascinate dalla cultura, il nuovo prodotto che lui aveva introdotto nel
mercato, l’unico che non si poteva comprare e che era diventato il più richiesto:
pensavano di potersene appropriare come i cannibali pensano di acquisire
l’intelligenza e il coraggio del nemico mangiandone il cervello e il cuore.
La nuova Lisa cerca di non pensare alla brutta fine di Andrea, ma solo alla
bellezza del racconto che la aiuta a sentire meno freddo.
Certo quelle due dovevano essere di un’altra tempra, si diceva, oppure Zola, nel
caldo del suo studio, non immaginava quanto fredde possono diventare le mani in
una mattina d’inverno. Il freddo diventa una corrente elettrica che risale dalle
mani su per il braccio e arriva al cervello mandandolo in tilt. Lisa sta lottando
contro il black-out nella sua testa, sta pensando alla bella normanna, sta
guardando quel viso protendersi verso Andrea, accattivante, i riccioli ribelli alla
cuffia, gli occhi ridenti e interrogativi, quando una voce insistente, ma senza
fretta, di volume basso e di tono piacevole, la richiama alla realtà.