GENEALOGIA DEI POSSESSORI, BARONI, DUCHI

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GENEALOGIA DEI POSSESSORI, BARONI, DUCHI
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GENEALOGIA DEI POSSESSORI, BARONI, DUCHI E PRINCIPI DI S’ANTONINO,
dal sec.XIII al sec. XIV.
Inviato da Paolo Sanzeri
Dopo la guerra del Vespro, tra re Federico II di Aragona (1296-1337), contro Roma, Napoli e Francia, il Manfredi Maletta
nel 1299 essendosi schierato con l’Angioino di Napoli, con il trattato di Caltabellotta, 24 agosto 1302, perdette la
contea di Cammarata.
Vinciguerra Palizzi il 18 ottobre 1302 ottenne dal sovrano la concessione delle terre di Cammarata. Sia Vinciguerra
Palizzi sia il figlio Cristoforo morirono nel 1305, e gli eredi dei beni feudali del Vinciguerra rimase la figlia
Macalda.Macalda Palizzi sposò in prime nozze Federico d’Antiochia ed in seconde nozze Sancio
d’Aragona, figlio naturale del re Pietro III d’Aragona. Fu quest’ultimo a trasmettere alla
discendenza la contea di Cammarata.Dopo di ciò il feudo, in data 18 ottobre 1302, da re Federico II di Aragona, venne
scisso in due parti: la contea di Cammarata venne data al Vinciguerra Palizzi e il latifondo Chincana, tra cui era il
casaletto omonimo, con il Casale Bissana, che venne assegnato al catanese Bartolomeo da Brindisi.[1]Il Casale
Chincana (o Cinciana) ed il feudo di Chincana sono menzionati per la prima volta il 29/12/1305, quando il re Federico II
di Aragona conferma la concessione del Casale Chincana, territorio della baronia di Cammarata, fatta da Federico
d’Antiochia e Macalda, sua moglie, figlia del Vinciguerra Palizzi, a Donato da Brindisi, medico del re, (molto
tempo prima della morte di Federico II d’Aragona, avvenuta nel 1337, «aveva detto in Vaticano che il re sarebbe
morto nella Chiesa di Gerusalemme» il re morì nella Chiesa di S. Giovanni di Gerusalemme di Paternò),
coll’obbligo di pagare a titolo di ricognizione tarì 1 per onza di reddito presunto del casale. La figlia Savasta sposò
Federico Matina, signore di Caltavuturo. Morì poco dopo il 1321 quando nacque il nipote Ruggero Matina di cui peer
alcuni anni fu tutore[2]. La concessione del Casale Chincana da parte di Federico d’Antiochia e Macalda sua
moglie, signori di Cammarata, a Donato da Brindisi indica che questo Donato fu il primo della famiglia Brindisi a godere
della Signoria di Chincana.[3]Il Bartolomeo da Brindisi, citato nella «Descriptio feudorum» del Muscia, si colloca, pertanto
come successore di Donato ed esercente la signoria di Chincana negli anni verosimilmente posteriori al primo decennio
del Trecento. Bartolomeo da Brindisi (Brundusio), cittadino di Catania, figlio di Donato, secondo la Descripitio Feudorum
del 1335 ricavava 50 onze di reddito dal Casale Chincana, dalla foresta Mortilletti e Fontana Rossa in territorio di
Catania.Il 15 maggio 1337 Nicola Dato cittadino di Catania, procuratore di Bartolomeo da Brindisi concittadino suo,
confermò di avere ricevuto da Cheli di Oddino abitante a Bivona onze 30 per locazione dei diritti, dei redditi e dei proventi
del Casale di Chincana dell’anno V indizione, come per procura stipulata in Catania per mano di Notar Filippo di
Geremia in data 3 maggio 1337.Bartolomeo da Brindisi possedeva delle terre in Contrada Finocchiaro di Paternò ed era
ancora vivente in data 13 novembre 1342. Non figura nell’Adoa del 1345.Nel 1320 il Casale è ancora attestato.
Seguì un periodo di anarchia feudale, con re Pietro II (1337-1342), Ludovico (1342-1355) e Federico III (1355-1377); nè
questo stato di cose mutò con la venuta in Sicilia, nell'anno 1392, di re Martino I, durante il quale poco si sa del feudo
Chincana, se non che presso l'odierno sito di Cianciana esistette il Casale Chincana. In un atto di cessione del Casale
Misilcassimo e del feudo che Giovanni (III) Chiaramonte il 30 luglio 1372 cedette «per fraternalem amicitiam et innatum
amorem» a Guglielmo Peralta: «Fines vero dicti pheudi sunt his quod predictum casale Misilcassimi et territorium situm
et positum est in insula Sicilie in valle Agrigenti et confinat cum lenimento casalis Scibeni cum territorio pheudi Verdure et
cum tenimento seu terris pheudi dicti Giardinella, quod fuit dominus Gandolfus Zaffudi de Sacca militis, et cum terris
pheudi Cuchichubi, item cum pheudo seu tenimento vocato Mons de Sara et cum terris pheudi Bissane; item cum terris
pheudi di Chincana, item cum terris pheudi di Billichia monasterii rapisi (corretto: Rifesi), item cum pheudo di Salina... (?)
quod fuit quondam magnifici domini comitis Raimundi de Peralta, item cum pheudo Calamonachi et cum terris pheudi
Scilinde, et cum terries pheudi di Martusa et ex parte meridies cum mare et aliis confinibus», riscontriamo
l’attestazione del suddetto feudo Chincana.Alla morte di re Martino I il feudo Chincana (del quale, dopo il
possesso della famiglia Brindisi poco si sa) passò in mano a Berengario Orioles, che in precedenza lo aveva perduto per
fellonia, ma in seguito lo recuperò dalle mani dello stesso re Martino I nell’anno 1396 e lo possedette per lungo
tempo. Nell'anno 1398 per la prima volta, spunta il nome della baronia di Bissana che, posseduta da Giovanni di Sinisi fu
per la sua ribellione concessa in feudo da re Martino I a Guiscardo de Lisatges; i suoi successori la tennero per lungo
tempo.
Arch. Paolo Sanzeri[1] Re federico II d’Aragona &nda
Gregorio, Biblioteca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere etc., Pal, tip. Regia, 1792,pag.
469. Vi è scritto: “Bartholomeus de Brundusio civis Cathanie pro casali Chincave, positi in tenimento
Cammarate”.[2] (Archivio di Stato di Palermo – fondo: Notai defunti, Salerno Pellegrino, 4, 133-135).[3]
(Archivio di Stato di Palermo – Tabulario dell’Ospedale di San Bartolomeo, doc. n° 1 del 29/12/1305).
E’ interessante notare che anche questo documento citato ci informa che il secondo Signore di Cammarata, dopo
Vinciguera-Palizzi, fu Federico d’Antiochia, che ne aveva sposato la figlia Macalda; solo dopo la morte del
d’Antiochia subentrò nella signoria di Cammarata Sancho d’Aragona, secondo marito di Macalda (cfr.:De
Gregorio, 1986, pagg. 122-123).
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