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Notiziario ERSA 3/2005
Orticoltura
Costantino Cattivello
ERSA
Servizio ricerca e sperimentazione
PORTE APERTE AI CAMPI
SPERIMENTALI ORTICOLI
QUINTA EDIZIONE
Il 30 giugno e successivamente il 5 e 6 ottobre scorso, a cura dell'ufficio di
orticoltura e floricoltura del servizio ricerca e sperimentazione agraria
dell'ERSA, si sono tenute le tradizionali visite ai campi che ospitano la sperimentazione orticola in regione.
Queste giornate sono state un momento particolarmente importante per gli
addetti al settore, non solo in quanto hanno contribuito a far incontrare e dialogare il mondo della sperimentazione con l'utente della stessa ma anche
perché hanno permesso ai diversi operatori di dialogare e confrontare le reciproche esperienze.
Nonostante l'inclemenza del tempo, si è registrata una elevata affluenza di
pubblico sia di provenienza locale che dalle regioni contermini, a testimonianza dell'interesse degli orticoltori verso questo servizio.
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Come detto l'iniziativa si è articolata in tre giornate: la prima dedicata alle prove su orticole a ciclo primaverile-estivo, la seconda ad orticole a ciclo estivo-autunnale condotte con il
metodo biologico ed infine la terza dedicata alle prove su orticole estivo-autunnali condotte convenzionalmente.
Le linee operative della sperimentazione orticola curata dall'ERSA hanno tenuto conto delle crescenti difficoltà operative derivanti da una congiuntura economica difficile e da crescenti problemi fitosanitari. Ciò impone un'attenta razionalizzazione della tecnica colturale
che deve guardare in primo luogo ad un contenimento dei costi, ma anche al soddisfacimento di una domanda in continua evoluzione.
La risposta a queste esigenze può avvenire con:
• un'oculata scelta varietale;
• una variazione dei calendari produttivi per occupare finestre temporali relativamente libere;
• una maggiore diversificazione delle produzioni, sia introducendo specie relativamente
nuove per il nostro territorio (es. carciofo) sia puntando su tipologie nuove per orticole
tradizionali (es. pomodori tipo "plum", datterini, sarzanesi ecc.);
• l’offerta di prodotti di maggiore valenza salutistica (pomodori ad alto contenuto in licopene, brassicacee ricche in glucosinolati
e vitamina C, ortaggi da foglia a basso 2
contenuto in nitrati);
• la ricerca di ortaggi adatti a preparazioni
culinarie veloci, con la minor emissione
di odori sgradevoli (a tal proposito i cavolfiori colorati rappresentano un deciso
passo avanti rispetto ai comuni bianchi);
la valorizzazione di orticole locali coltivate, semispontanee o spontanee.
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Su queste tematiche si è indirizzata la sperimentazione messa in atto nel presente anno ed
in corso di pianificazione per il prossimo futuro.
I campi sperimentali biologici hanno ospitato prove di cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo
di Bruxelles, cavolo cappuccio, indivia scarola, finocchio, zucchino e radicchio di monte.
In questi giorni ha preso infine avvio un test per la valutazione di due specie da sovescio
alle quali seguirà, a partire dalla primavera 2006, una coltivazione di pomodoro, che beneficierà non solo degli apporti nutritivi ma anche della pacciamatura naturale. Alle sperimentazioni in campo è stata affiancata anche un’attività di laboratorio, finalizzata alla messa a punto di tecniche per la concia di semi biologici.
Nelle aziende convenzionali sono state effettuate, o sono in corso di svolgimento, prove
varietali e di tecnica colturale su peperone resistente al TSWV, pomodoro a frutto piccolo
(plum e similari), porro autunnale ed invernale, zucchino, cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo di Bruxelles e valerianella.
I risultati di queste sperimentazioni saranno resi noti in due tempi: il 20 dicembre per le
specie a ciclo primaverile-estivo e a febbraio 2006per quelle a ciclo estivo-invernale, in modo tale da fornire indicazioni tempestive ed affidabili per pianificare le scelte colturali e varietali della prossima campagna agraria.
INNESTO
ERBACEO:
DA CURIOSITÀ A
OPPORTUNITÀ
ANCHE PER
L’ORTOLANO
HOBBISTA
L'innesto di orticole su portainnesti resistenti viene effettuato con successo da circa una
trentina di anni (fig.5).
Le specie che più si avvantaggiano di questa pratica sono in primo luogo il pomodoro, la melanzana, il melone e l' anguria
mentre su cetriolo e peperone ha avuto una
diffusione molto più limitata.
Le ragioni che spingono all'effettuazione di
questa pratica sono essenzialmente di ordine fitopatologico e sono finalizzate al controllo di parassiti presenti nel terreno quali:
• fusariosi (causate da Fusarium oxysporum f. sp. lycopersici e da Fusarium oxysporum radicii lycopersici);
• verticilliosi (causate da Verticillium dalie
e Verticillium albo-atrum);
• radice suberosa (Pyrenocheta lycopersici);
• nematodi (Meloidogyne incognita).
La diffusione e la gravità di questi parassiti
unita al divieto d'uso del bromuro di metile
per la disinfezione dei suoli, ha favorito una
certa diffusione delle piante innestate soprattutto negli areali nei quali si effettua
un'orticoltura intensiva e di alto reddito
(Sicilia e Lazio).
5 Pianta di pomodoro innestata pronta per la messa
a dimora. Foto tratta dal catalogo De Ruiter seeds
Notiziario ERSA 3/2005
Questa pratica rappresenta una sorta di via obbligata nel caso di
coltivazione di vecchie varietà, spesso rinomate per la loro qualità
ma non dotate di alcuna resistenza genetica nei confronti dei suddetti parassiti. E' il caso ad esempio del melone Supermarket o del
pomodoro Cuore di Bue (fig. 6).
QUALI PIANTE UTILIZZARE?
Pomodoro
Qualora si proceda all'innesto del pomodoro si utilizzano piedi resistenti rappresentati da ibridi interspecifici di pomodoro (es. Beaufort,
Maxifort, HeMan, Energy ecc.). Lo stesse varietà si impiegano anche su
melanzana anche se ultimamente si sta sperimentando con successo
l'innesto su Solanum torvum che, trattandosi di una specie molto affine
alla melanzana, riduce notevolmente i problemi di disaffinità.
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Cucurbitacee
Sulle cucurbitacee, dalla fine degli anni settanta e nel corso degli anni ottanta, veniva utilizzata la zucca Benincasa cerifera e la cucurbita ficifolia.
Al giorno d'oggi per innestare melone, anguria e cetriolo vengono invece utilizzate ibridi di melone e zucca appositamente selezionati, dalle principali case sementiere, per esprimere la massima resistenza genetica nei confronti dei parassiti del suolo menzionati precedentemente.
VANTAGGI E SVANTAGGI DELL’INNESTO
Effetti positivi o collaterali, legati all'uso di piante innestate:
• maggior vigoria (non è raro osservare piante di taglia decisamente elevata (fig. 6 e 7);
• maggior produttività (variabile in funzione della combinazione nesto/portainnesto, in
genere oscillante fra il 5 ed il 30%);
• maggiore resistenza alle basse temperature ed in generale a condizioni climatiche avverse.
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Aspetti negativi:
• maggior costo della plantula (mediamente tre volte l'ammontare
sborsato per una pianta non innestata);
• in alcuni casi, anche se non si tratta di un fatto generalizzato, riduzione del tenore zuccherino dei frutti che, rispetto al testimone, sono di maggiori dimensioni.
PERCHÉ
POSSONO ESSERE
INTERESSANTI
ANCHE NELLA
ORTICOLTURA
AMATORIALE?
La ridotta superficie degli orti familiari costringe
ad effettuare delle rotazioni molto strette che a
lungo andare facilitano la permanenza dei patogeni nel terreno. L'impossibilità o la ben comprensibile scarsa propensione ad effettuare disinfezioni chimiche nel suolo di casa, rendono
spesso problematica la coltivazione dell'orto familiare. L'impiego di piante innestate può essere un valido mezzo per risolvere questa situazione, se poi sfruttiamo la maggior vigoria e
produttività delle piante innestate possiamo
mettere a dimora un minor numero di piante in
modo da recuperare, almeno parzialmente il
maggior costo del materiale.
Va comunque ricordato che per poter sfruttare
tutto il potenziale produttivo di questi materiali è necessario seguire una pratica colturale
molto accorta che assicuri laute concimazioni
e frequenti irrigazioni.