in morte di carl arnold willemsen - Biblioteca Provinciale di Foggia
Transcript
in morte di carl arnold willemsen - Biblioteca Provinciale di Foggia
IN MORTE DI CARL ARNOLD WILLEMSEN* Il 10 agosto 1986 si spegneva a Bonn, dopo breve e grave malattia, il professor Carl Arnold Willemsen, socio onorario dell'associazione tedesca per la tutela dei castelli; gli appassionati di storia dell'arte medievale hanno perso così uno studioso eminente, uno storico della vecchia generazione, che da decenni aveva acquisito una particolare fama in un campo ben definito della ricerca. Egli ha profuso un notevole impegno nello studio dell'epoca e della figura dell'imperatore Federico II, divenendo un autorevole, insigne cono* - Ritengo che sia doveroso ricordare su "La Capitanata" il più grande studioso di arte e storia della Puglia, Karl Arnold Willemsen, scomparso a Bonn nell'agosto del 1986. Dall'Università di Bonn, dove il Willemsen è stato ordinario di Storia Medievale e Moderna, ho ricevuto il necrologio pronunciato dal prof. Dankwart Leistikov e pubblicato su "Burgen und Schlôsser 1987/II". La traduzione che pubblichiamo è stata autorizzata dall'Autore. Nel necrologio si fa menzione della presentazione che Willemsen ha curato, quale ultima sua fatica, alla monumentale opera di Arthur Haseloff, che nella mia traduzione e consulenza scientifica di Maria Stella Calò Mariani è pubblicata dall'editore M. Adda. (Leopoldo Bibbò) 139 scitore dell'epoca tardosveva e dei monumenti artistici dell'Italia meridionale come pochi altri in Europa. Lo studioso tedesco ha analizzato l'epoca sopra citata con costante e accurata ricerca, evidenziando l'evoluzione storica e le personalità che l'hanno determinata; ha altresì esaminato con serietà scientifica l'architettura e tutte le espressioni artistiche e culturali del regno di Federico II, producendo, con squisita sensibilità, opere importanti e prestigiose. Profondo conoscitore del panorama storico-artistico dell'Italia meridionale, per avervi a lungo e ripetutamente soggiornato, ha descritto e interpretato in accurate pubblicazioni quasi tutti gli aspetti di questo lembo di terra così ricco di storia nel XII e XIII secolo. Fotografo per passione, ha apportato con il suo primo libro dedicato a questa terra (Puglia, terra dei Normanni, terra degli Svevi, Lipsia 1944) una documentazione estremamente espressiva di un alto livello per quell'epoca. Il suo testo, affascinante per concisione e sobrietà, e concepito anche per destare emozioni, tratta il tema dell'opera fondamentale di Kantorowicz su Federico II ed evidenzia non il particolare scientifico, ma la grande cornice dell'epoca, determinando in gran misura la bellezza e la grandezza di questa descrizione. Lo stesso giudizio si può esprimere sull'accurata e personale interpretazione dello sviluppo artistico e architettonico, relativo principalmente al periodo che va dalla conquista normanna alla morte del grande Imperatore, visto nelle sue molteplici sfumature e variazioni. L'autore, con un linguaggio penetrante e affascinante, rappresenta il paesaggio, espone le sue impressioni artistiche e analizza con tono concitato i destini umani, rivelando personali doti liriche, il che non contrasta con il suo atteggiamento fondamentale di storico. Queste qualità - gran signore della scienza più che servitore della ricerca a cui è rimasto sempre fedele, sono riconosciute anche da amici e studiosi italiani. Se oggi gli si rimprovera unilateralità (per essersi limitato alla storia normanno-sveva della Puglia) e pathos scientifico, e si critica la sua mancanza d'interessamento per le recenti ricerche dell'archeologia, in particolare modo dell'epoca pre-romana, non si tien conto della tradizione scientifica dalla quale egli proveniva, improntata ad uno spirito europeistico e per nulla nazionalistico. Con lui si è spento un rappresentante della generazione postbellica del primo conflitto mondiale, che nella seconda guerra ha subito gravi perdite (Gottfried Schlag, Werner Körte) e i cui successori anche nel secondo periodo post-bellico dovettero lamentare perdite dolorose (Heinrich M. Schwarz, Hanno Hahn). Con questo si arrestò pure la feconda ricerca tedesca nell'Italia meridionale sull'arte e l'architettura normanno-sveva, all'inizio della quale 140 dopo i significativi lavori preliminari del XIX secolo - resta ancora oggi, quale monumento solitario e impressionante, la ponderosa opera di Arthur Haseloff (I monumenti degli Svevi nell'Italia meridionale, testo e tavole, Lipsia 1920), a cui Willemsen si sentì legato e impegnato per tutta la vita. Alcune importanti date e tappe dell'estinto furono già pubblicate in occasione dell'omaggio resogli per il suo 80° compleanno il 29.3.1982. Nella sua opera incontriamo sempre più impegnate dissertazioni sull'architettura difensiva di Federico II nel suo regno meridionale, nuovi tentativi per conoscere ed ordinare questa architettura veramente imperiale, che hanno trovato la loro ripercussione particolarmente nell'opera sulla Porta a Ponte di Capua (1963), nel libretto molto espressivo su Castel del Monte (1955, 1982), nei libri sulla Puglia dell'editore DuMont (1958, 1966) e infine nella sintesi contenuta nel catalogo pubblicato in occasione della mostra sveva di Stoccarda (1977, vol. III). Quale frutto di precedenti lavori è apparso nell'anno della dipartita il catalogo dell'autore, ormai 84enne, redatto per il particolare motivo di una mostra permanente (L'imperatore Federico II 1194-1250. Monumenti del suo regno, Francoforte s.M. 1986). Il 21 gennaio 1987 ha avuto luogo nel salone dell'Università di Bonn una commemorazione accademica in onore dell'estinto. Dopo il preside della facoltà di filosofia e il direttore del seminario storico dell'Università, l'ambasciatore italiano, prof. dr. Vittorio Ferraris, ha pronunziato solenni parole in ricordo dello scomparso. L'autore di questo elogio funebre rappresentava l'associazione tedesca per la tutela dei monumenti. Dankwart Leistikow (da "Burgen und Schlósser 1987/II"- trad. di Leopoldo Bibbò) 141