ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO e LIBRI STORICI
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ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO e LIBRI STORICI
I.S.S.R. ECCLESIA MATER CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI SACRA SCRITTURA 2 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO e LIBRI STORICI Prof. Don Fulvio DI GIOVAMBATTISTA c/o Centro Elaborazione Dati Vicariato della Diocesi di Roma Piazza San Giovanni in Laterano 6/A tel. uff. 06-698.86.341 - 06-698.86.139 lunedì-venerdì ore 8,00-12,00 Primo Anno Corso 2013-2014 2 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI INTRODUZIONE Di fronte ad un avvenimento noi oggi in genere ci domandiamo: “Che cosa è capitato? A chi? Dove? Quando? Perché?” e ci preoccupiamo di ricostruire e di descrivere come si sono svolti oggettivamente i fatti. La Bibbia ha un modo diverso di porsi di fronte ai fatti storici rispetto a noi moderni. Essa parte da un presupposto fondamentale: Dio interviene e si rivela nella storia! Perciò la Bibbia parte sì dal fatto storico, ma non si preoccupa di riportarlo facendone un resoconto o una cronaca, bensì è interessata a cogliere in esso la presenza di Dio e come l'uomo l'ha accolta o meno. Quindi la Bibbia risponde ad altre domande: “Che cosa vuole dire Dio? Quale aspetto di sé o dell'uo-mo vuole rivelare? Che senso ha tale fatto per la relazione tra Dio e l'uomo?”. La Bibbia quindi di fronte ai fatti storici si pone in una prospettiva religiosa e non storico-scientifica: non presenta una storia di fatti oggettivamente ricostruiti, bensì vuole presentare la storia della salvezza! Così nel fatto storico la Bibbia vuole cogliere la "verità salvifica", senza preoccuparsi dell'esattezza della documentazione: non intende presentare una "storia documentata" che si può verificare con metodi di investigazione scientifica. Tale "verità salvifica" non si può dunque investigare con i criteri della moderna scienza storiografica, ma con la fede! Bisogna quindi tener presente la natura del testo biblico: - a livello culturale: è un testo religioso che legge la storia come il luogo degli interventi di Dio. Gli scrittori biblici perciò usano alcune tecniche narrative come: a) l'essenzialità: si guarda a ciò che ha senso e si tralasciano molti particolari b) l'idealizzazione: alcuni fatti acquistano un valore particolare c) la concentrazione nel tempo: i fatti vengono accostati per il senso che hanno e non secondo la loro successione cronologica esatta d) la proiezione retrospettiva: si colloca nel passato quanto capita al tempo di chi scrive o ricorda e) il passare dal particolare all'universale: ciò che capita ad una persona o a un gruppo diventa esperienza di tutti f) l'inserire nella storia passata il proprio presente: si rilegge il passato pensando all'esperienza vissuta al presente. - a livello di fede: il testo biblico è parola di Dio scritta in parole umane. E' perciò necessaria la fede per andare al di là della cronaca dei fatti per cogliere in essi la presenza e l'azione di Dio. Il testo biblico è espressione della fede del popolo ebraico in cammino, ossia vuole presentare la storia della salvezza, ma altresì è punto di riferimento per ogni credente. Nel testo biblico si intrecciano perciò tre realtà: - i fatti storici: è difficile che all'origine di diverse pagine bibliche non ci sia un fatto o un insieme di fatti realmente accaduti. Lo storico deve precisarne la consistenza, tenendo conto che, ieri come oggi, non esiste una storia "neutra" - la presenza di Dio nella storia: che trasfigura un avvenimento da "fatto di cronaca" a rivelazione di sé e del suo piano di salvezza - la riflessione del popolo d'Israele: che comprende il fatto storico nella sua dimensione salvifica, lo esprime nelle forme letterarie proprie del suo tempo, lo celebra e lo adatta alla sua vita presente, lo trasmette alle generazioni future perché su di esso conformino la loro vita. In questa prospettiva si comprende così il genere letterario presente nella Scrittura detto "racconto storico": Israele racconta la propria storia non essendo interessato meramente ai fatti accaduti, ma al loro senso dal punto di vista della fede, evidenziando l'iniziativa e l'intervento di Dio tendente a rivelare se stesso ed il suo piano di salvezza. Ed Israele riflette sulla sua storia passata rivisitando un fatto storico da nuove prospettive e dando luogo a racconti diversi, in modo tale da fornire di quel fatto una narrazione-interpretazione, non una cronaca! Così Israele legge la propria storia: da una parte riflette sul suo passato per poter meglio comprendere il suo presente, e dall'altra rilegge alla luce del presente il proprio passato, in modo che assuma uno spessore nuovo di significato. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 2 Sulla possibilità di ricostruire in modo scientifico attendibile la storia di Israele si deve perciò tener conto delle seguenti osservazioni: 1) il testo biblico è innanzitutto una narrazione di carattere religioso e teologico e si preoccupa di interpretare i fatti soprattutto alla luce del piano di salvezza di Dio, che è confessato essere operante nella storia umana fin dagli inizi, ma di cui Israele ha preso coscienza poco a poco 2) in molti casi la relazione tra fatti e persone e la loro valutazione è il risultato di prospettive teologiche anche diverse, che proiettano in modo retrospettivo nel passato le loro riletture con lo scopo però di spiegare il presente 3) la stessa esistenza di una entità etnico-culturale denominata "Israele" si ritiene oggi più recente di quanto il testo biblico asserisca, facendola risalire ad Abramo. Per cui ci sono diversi atteggiamenti e tendenze tra gli studiosi: 1) per alcuni è possibile una ricostruzione storica attendibile del popolo di Israele a partire dall'epoca dei Patriarchi (W.F. Albright (1891-1971)) 2) altri iniziano invece dall'insediamento del popolo d'Israele nella Terra Promessa (M. Noth (1902-1968)) 3) altri ancora ritengono più opportuna una storia che inizi dal regno di Davide, recuperando tutto ciò che precede sotto forma di resoconto della coscienza che l'Israele d'epoca monarchica ebbe delle sue origini (J.A. Soggin (n. 1926)) 4) alcuni infine non danno troppa credibilità neppure alle memorie bibliche dell'epoca monarchica (G. Garbini (n. 1931)). I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 3 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI LA FORMAZIONE DEL PENTATEUCO come libri indipendenti, ognuno con il proprio nome, ma al tempo stesso sono stati considerati e trattati come un'unità. Pentateuco, difatti, in greco 1 significa «[il libro da]i cinque volumi» 2 . Nel Giudaismo, invece, per designare questi cinque libri, considerati come la parte più importante della Bibbia ebraica, è prevalso il nome Toráh, che in ebraico significa propriamente «insegnamento», e poi correntemente «Legge» 3 , intesa come l’insegnamento per eccellenza. Tale denominazione, oltre a trovare giustificazione nel fatto che nel Pentateuco le sezioni che riportano delle leggi sono in effetti preponderanti rispetto a quelle narrative, ne fa comprende immediatamente la natura del suo contenuto: la legge costituiva e la struttura giuridica di un popolo. Nella stessa Scrittura sono poi già presenti le espressioni «la Legge» 4 , «la Legge del Signore» 5 , «la Legge di Mosè» 6 , «il libro della Legge 7 , il libro della Legge di Mosè 8 . Non è del tutto chiaro se le precedenti espressioni si riferiscono all’intero 1.- L’IPOTESI DOCUMENTARIA O TEORIA DELLE FONTI Tradizionalmente si pensava che l’autore del Pentateuco fosse Mosè. Tranne qualche voce isolata e aspramente contestata nel corso dei secoli, questa opinione prevalse finché, durante l’Illuminismo, non si iniziarono ad effettuare studi di critica letteraria sul Pentateuco. Con la critica letteraria si iniziò a vedere e a studiare la Scrittura come un’opera letteraria, impiegando gli stessi metodi di ricerca utilizzati per la letteratura in genere, per determinarne la nascita, il luogo di origine, gli autori, le fonti, la composizione, lo sfondo culturale. Tali studi presero dunque l’avvio dal momento in cui si cominciò a mettere ripetutamente in dubbio l’unicità dell’autore del Pentateuco, Mosè appunto. Sebbene a prima vista il Pentateuco appaia come un complesso abbastanza unitario, attraverso studi più accurati ed approfonditi si constatò che diversi dati di luogo e di tempo in esso presenti erano incompatibili con i tempi e i luoghi della vita di Mosè. Si scoprì così che le vicende del Pentateuco più che essere raccontate da Mosè, raccontano invece di lui. Si notarono doppioni con incongruenze, diversità di stile e di vocabolario (la più importante: la diversità dei nomi divini), che portarono alla conclusione che il Pentateuco non poteva essere stato l’opera di una sola mano. In esso erano invece presenti una pluralità di strati, cui si diede il nome di «documenti» o «fonti» e per i quali si cercò di stabilire l’epoca di composizione. Alla fine del secolo scorso, a partire dal 1876, Julius Wellhausen giunse perciò alla formulazione della cosiddetta ipotesi documentaria. Detta in poche parole, questa ipotesi afferma che il Pentateuco acquisì la sua forma attuale attraverso una serie di tappe nelle quali, durante un periodo di tempo di diversi secoli, quattro «documenti» o «fonti», originariamente indipendenti e completi, lo Jahwista (J) che usa il nome divino YHWH, l’Elohista (E) che usa il titolo Elohîm, il Deuteronomio (D) e il Codice o Scritto Sacerdotale (P), scritti ciascuno in epoche differenti, furono messi insieme da una serie di redattori, fino a formare una sola opera. Ognuno dei documenti o fonti (ad eccezione del Deuteronomio) esponeva gli eventi dalla creazione (o comunque da Abramo) alla conquista (o comunque alla morte di Mosè). Durante la redazione parti delle singole fonti andarono comunque perdute, cosicché non si possono più ricostruire integralmente. IL PENTATEUCO: a) Il nome Con il termine Pentateuco vengono comunemente indicati i primi cinque libri dell’AT: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Essi sono stati trasmessi I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 1 2 3 in greco πεντάτεuχος [βίβλος], he pentáteuchos [bíblos]. Il termine Pentateuco compare per la prima volta nel II sec. d.C. in Tolomeo, uno scrittore gnostico, e in seguito, nel III sec. d.C., in Origene (185-253 d.C.). Tertulliano (185-220 d.C.) lo ha introdotto nella lingua latina, da cui è passato alle lingue moderne. 3 Il termine Toráh deriva dal verbo ebraico yārāh (ָה )יָר, che significa “mostrare con le dita” e quindi “insegnare”. Dunque Toráh di per sé significa “insegnamento, dottrina”: - Pr 1,8: “Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento (toráh) di tua madre”; Quindi il termine Toráh viene inteso come un ammaestramento dato da Dio per diventare regola di vita, ed equivale praticamente a “legge”: - Es 12,49: “Vi sarà una sola legge (toráh) per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi”; 4 in ebraico ָה חַתּוֹר, ha-Tôrāh: - Esd 10,3: “Si farà secondo la legge! (ha-Toráh)”; - Ne 8,2: “Il sacerdote Esdra portò la legge (ha-Toráh) davanti all’assemblea”. 5 in ebraico ַת יהוה תּוֹר, Torát YHWH: - 1Cr 22,12: “[Davide disse a Salomone]: «Ebbene, il Signore ti conceda senno e intelligenza, ti costituisca re di Israele per osservare la legge del Signore (Torát YHWH) tuo Dio»“. 6 in ebraico משׁה ֵ תּוֹרַת, Torát Mošéh: - 2Cr 30,16: “[I sacerdoti e i leviti] occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè (Torát Mošéh), uomo di Dio”. 7 in ebraico ָה ֶספֶר הַתּוֹר, séfer ha-Toráh: - Ne 8,3: “Tutto il popolo porgeva l’orecchio a sentire il libro della legge (séfer ha-Toráh)”. 8 in ebraico משׁה ֵ ֶספֶר תּוֹרַת, séfer Torát Mošéh: I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 4 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI blocco del Pentateuco o soltanto alle parti che contengono delle leggi, sebbene la prima ipotesi sia assai probabile. Tuttavia nel Prologo al libro del Siracide (130 a.C. circa), si divide la Bibbia ebraica in tre parti: «la Legge, i Profeti, gli altri libri» 9 . Inoltre nel NT diverse volte compare l’espressione «la Legge e i Profeti» 10 , una formula ripresa dall’ambiente ebraico del tempo, e in cui senza dubbio con Legge si indica l’insieme dei primi cinque libri dell’AT intesi come un blocco unitario e differenziato dalla letteratura profetica. Quindi si può notare che la denominazione greca è stata determinata in base all’aspetto esteriore del blocco, composto di cinque libri, mentre la denominazione ebraica è basata sul contenuto più importante di esso, la Legge. Oltre al termine Pentateuco, si possono incontrare nella letteratura scientifica anche i termini Tetrateuco, che indica l'insieme dei primi quattro libri dell'AT (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri), ed Esateuco, che indica l'insieme dei primi sei libri dell'AT (lo stesso Pentateuco più il libro di Giosuè). ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI GENESI Nome, Contenuto, Struttura Il nome Genesi 11 in greco significa «origine». Infatti, nei primi capitoli di questo libro vengono narrate la genesi, le origini del mondo, dell’uomo e della cultura (capp. 1-11), e successivamente si riportano gli inizi del popolo di Israele con la storia dei Patriarchi Abramo (capp. 12-25), Isacco e Giacobbe (capp. 25-36), e la storia dei dodici figli di Giacobbe, capostipiti delle dodici tribù di Israele, con parti-colare riferimento alla storia di Giuseppe, il penultimo di essi (capp. 37-50). In ebraico si ha il nome Bereshit 12 , ripreso dalla prima parola con cui inizia il libro, e che significa «In principio». Il libro della Genesi, che si compone di 50 capitoli, si suddivide in 2 parti principali: • La Storia delle origini (capp. 1-11): prima sezione: gli inizi della storia umana 1,1- 2,4a: la Creazione 2,4b-25: il Paradiso terrestre 3: la caduta 4: Caino ed Abele 5: Genealogia: da Adamo a Noè seconda sezione: il diluvio 6-9: Noè 10: Genealogia: la Tavola dei popoli (la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet) 11,1-9: la Torre di Babele 11,10-32: Genealogia: da Sem ad Abramo • La Storia dei Patriarchi (capp. 12-50): 12,1-25,18: Abramo 25,19-37,1: Isacco e Giacobbe 37,2-50,26: Giuseppe b) I singoli libri La lingua originale in cui è stato scritto il Pentateuco è l’ebraico. Diverse traduzioni furono fatte in seguito in altre lingue, tra le quali le più antiche ed importanti sono: - la traduzione greca detta La Settanta (LXX); - la traduzione latina detta La Vulgata. Ogni libro possiede nomi differenti in greco e in ebraico. In greco con il titolo si indica la parte o l’azione più importante del libro. Invece in ebraico si usa dare come titolo la parola o le parole iniziali del libro, una pratica questa assai antica e molto diffusa nell’antico Vicino Oriente. I nomi italiani derivano dalla traduzione latina della Vulgata, che a sua volta li ha mutuati dalla traduzione greca della Settanta. “Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè (séfer Torát Mošéh) che il Signore aveva dato a Israele”. 9 in greco ὁ νόμος, οἱ προφήται, οἱ ἄλλοι βιβλίοι, ho nómos, hoi prophḗtai, hoi álloi biblíoi: - Prologo “Molti e profondi insegnamenti ci sono stati dati nella legge, nei Sir 1-2: profeti e negli altri scritti successivi”. 10 in greco ὁ νόμος καὶ οἱ προφήται, ho nómos kái hói prophétai: - Mt 5,17: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento”. - Ne 8,1: I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 4 11 12 in greco Γένησις, Ghénesis. in ebraico ֵאשׁית ִ ְבּר, bere’šít. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 5 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 5 ESODO LEVITICO Nome, Contenuto, Struttura Nome, Contenuto, Struttura Il nome Esodo 13 in greco significa «uscita». Nei primi capitoli di questo libro viene infatti narrata l’uscita dall’Egitto, ossia la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù nel paese di Egitto operata da Dio (capp. 1-15). Il resto del libro riporta il cammino del popolo verso il Sinai (capp. 16-18), il racconto dell’Alleanza del Sinai con la consegna del Decalogo, delle leggi del Codice dell’Alleanza (capp. 1924) e delle prescrizioni rituali riguardanti il culto (capp. 25-40). In ebraico si ha la denominazione Shemót 14 , che è la seconda parola con cui inizia il libro, e che significa «I nomi» 15 . Il libro dell'Esodo, che si compone di 40 capitoli, si suddivide in 3 parti principali: Il nome Levitico 16 deriva dal termine «Leviti», che indica i membri della tribù di Levi, i quali erano incaricati del culto. Il libro del Levitico, però, non ha nulla a che fare con i Leviti, di cui si parla piuttosto nel libro dei Numeri. Tuttavia, appartenevano alla tribù di Levi anche i sacerdoti, diretti discendenti della famiglia di Aronne, fratello di Mosè e primo Sommo Sacerdote. Ed il termine «Leviti» nel greco ellenistico, cioè nel greco del tempo della traduzione della Settanta e del NT, ha preso il significato più ristretto di «sacerdoti». In effetti il Levitico riporta in gran parte le leggi riguardanti l’attività dei sacerdoti, quali i sacrifici (capp. 1-7), la loro cerimonia di investitura (capp. 8-10), il Codice di Purità (capp. 11-15), riguardante i casi in cui una persona poteva o meno partecipare al culto, il Giorno dell’Espiazione (cap. 16), e prosegue con il Codice di Santità (capp. 17-26), concernente la santità nella vita, seguito da un’appendice conclusiva sul riscatto degli oggetti già votati a Dio (cap. 27). In ebraico si ha il nome Wayyiqrá 17 , ripreso dalla prima parola con cui inizia il libro, e che significa «E chiamò» 18 . Il libro del Levitico, che si compone di 27 capitoli, si suddivide in 2 parti principali: • La Liberazione dall'Egitto (capp. 1,1-15,21): 1: Oppressione degli Ebrei in Egitto 2,1-7,13: Nascita e vocazione di Mosè 7,14-11,10: Le dieci piaghe d'Egitto 12,1-13,16: La Pasqua 13,17-15,21: L'Esodo • La marcia nel deserto (capp. 15,22-18,27): 15,22-27: Le acque amare a Mara 16: La manna e le quaglie 17,1-7: L'acqua scaturita dalla roccia a Massa e Meriba 17,8-16: Battaglia contro Amalek 18: Incontro di Ietro e Mosè • L'Alleanza del Sinai (capp. 19-40): 19-24: L'Alleanza 25-31: Istruzioni per la Tenda del Convegno 32-34: Il vitello d'oro 35-40: Costruzione della Tenda del Convegno 13 in greco Ἔξοδος, Éxodos. 14 in ebraico , šemót. 15 Infatti la frase iniziale di Esodo è in ebraico šemót benéh Isra’él [= E questi sono i nomi (šemót) ְשׁמוֹת וְ ֵא ֶלּה ְשׁמוֹת ְבּנֵי יִ ְשׂ ָר ֵאל, we’élleh dei figli di Israele]. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista • Leggi sul culto per i sacerdoti (capp. 1-16): 1-7: I sacrifici 8-10: Investitura dei sacerdoti 11-15: Codice di Purità 16: Il Giorno dell'Espiazione • Leggi per il popolo (capp. 17-27): 17-26: Codice di Santità 27: Appendice sui voti 16 17 18 in greco Λευιτικός, Leuitikós. in ebraico רא ָ וַיִּ ְק, wayyiqrá’. Infatti la frase iniziale del Levitico è in ebraico Mošéh [= E chiamò (wayyiqrá’) [il Signore] Mosè]. משׁה ֵ וַיִּ ְק ָרא ֶאל־, wayyiqrá’ ‘el I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 6 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 6 NUMERI DEUTERONOMIO Nome, Contenuto, Struttura Nome, Contenuto, Struttura Il libro dei Numeri 19 è così chiamato per il fatto che i primi quattro capitoli ed in seguito il cap. 26 enumerano i membri di ogni tribù d’Israele un anno dopo l’uscita dall’Egitto. In ebraico si ha il nome Bemidbár 20 , ripreso dalla quinta parola con cui inizia il libro, e che significa «Nel deserto» 21 . Tale titolo riassume in modo migliore del titolo greco il contenuto del libro, che riguarda il periodo della marcia del popolo di Israele nel deserto. Il libro dei Numeri, che si compone di 36 capitoli, si suddivide in 3 parti principali, corrispondenti alle tre tappe nel deserto: Il nome Deuteronomio 22 significa in greco «seconda legge» 23 . Con tale denomi-nazione si vuole alludere al fatto che questo libro è una ripetizione, meglio una 'riedi-zione', di gran parte delle leggi e della storia dei primi quattro libri del Pentateuco. Ed in effetti ripropone in una sorta di seconda edizione il Decalogo (5,621) ed il Co-dice dell'Alleanza (capp. 12-26). In ebraico si ha il nome Debarím 24 , ripreso dalla seconda parola del libro, e che significa «Le parole» 25 . In questo libro, che si compone di 34 capitoli, Mosè parla, dall'inizio alla fine, attraverso quattro grandi discorsi, al popolo d'Israele ormai alle soglie della Terra Promessa. Perciò esso si può suddividere in 4 parti principali, corrispondenti ai quattro grandi discorsi di Mosè: • Preparativi per la partenza dal Sinai (capp. 1-10): 1-4: Il Censimento 5-6: Leggi diverse 7-8: Le Offerte 9-10: La Pasqua e la partenza • Dal Sinai a Kades (capp. 11-20): 11-14: Le tappe nel deserto 15-19: Leggi diverse sul culto 20: Arrivo a Kades • Da Kades a Moab (capp. 21-36): 21: Le tappe in Transgiordania 22-24: Arrivo a Moab: Oracoli di Balaam 25: Il peccato a Peor 26: Nuovo censimento 27-30: Leggi diverse 31-36: Bottino e divisione della Terra Promessa 19 20 21 in greco Ἀριθμοί, Arithmói. in ebraico בּר ַ ְבּ ִמ ְד, bemidbár. Infatti la frase iniziale di Numeri è in ebraico בּר ַ וַיְַד ֵבּר יְהוָה ֶאל־מ ֶשׁה ְבּ ִמ ְד ִסינַי, waydabbér YHWH ‘el Mošéh bemidbár Sinái [= E parlò il Signore a Mosè nel deserto (bemidbár) del Sinai]. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista • Primo discorso di Mosè (1,1-4,43): 1-3: Ricordo del viaggio dal Sinai alla Transgiordania 4,1-40: Invito alla fedeltà 4,41-43: Le tre città di rifugio in Transgiordania 22 in greco Δευτερονόμιον, Deuteronómion, che è una parola composta da δεύτερος, déuteros [=seconda] e νόμος, nómos [=legge] 23 Tale denominazione è stata favorita da un’errore di interpretazione di Dt 17,18 da parte del traduttore greco della LXX: - Dt 17,18: “Quando [il re] si insedierà sul trono regale, scriverà per suo uso in un libro una copia di questa legge (nell’originale ebraico si ha, mišnéh ha-Toráh ha-zó’t) secondo l’esemplare dei sacerdoti leviti”. a motivo del duplice significato della parola ebraica שׁנֵה ְ ִמ, mišnéh, che può significare sia “secondo”, sia “copia”, invece di intendere הזּוֹאת ַ ִמ ְשׁנֵה ַהתּוֹ ָרה, mišnéh ha-Toráh ha-zó’t, nel senso di “una copia di questa legge”, cioè di tutta la Toráh, di tutto il Pentateuco, egli tradusse “questa seconda legge, questo Deuteronomio” (τὸ δευτερονόμιον τοῦτο, tò deuteronómion túto), intendendo così solo il libro del Deuteonomio. La stessa interpretazione si ha per Gs 8,32, dove compare la stessa aspresione. In effetti il libro del Deuteronomio costituisce una seconda Alleanza oltre quella del Sinai, come è espressamente dichiarato in Dt 28,69: - Dt 28,69: “Queste sono le parole dell’alleanza che il Signore ordinò a Mosè di stabilire con gli Israeliti nel paese di Moab, oltre l’alleanza che aveva stabilito con loro sull’Oreb [altro nome per il monte Sinai]”. 24 in ebraico רים ִ ְדּ ָב, Debarím. 25 Infatti la frase iniziale del Deuteronomio è in ebraico בּר ֶ ֵא ֶלּה ַה ְדּ ָב ִרים ֲא ֶשׁר ִדּ מ ֶשׁה, ‘élleh ha-deba-rím ‘ašér dibbér Mošéh [= Queste [sono] le parole (debarím) che disse Mosè]. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 7 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI • Secondo discorso di Mosè (4,44-28,68): 4,44-49: Introduzione 5-11: Il Grande Comandamento 12-26: Il Codice Deuteronomico 27-28: Benedizioni e maledizioni. Conclusione • Terzo discorso di Mosè (capp. 29-32): 29-30: Ultime esortazioni di Mosè 31,1-29: Ultime disposizioni di Mosè 31,30-32,52: Il Cantico di Mosè • Quarto discorso di Mosè (capp. 33-34): 33: Le benedizioni di Mosè 34: La morte di Mosè a.- Le tradizioni su Mosè autore del Pentateuco Il Pentateuco è attribuito a Mosè sia nell’AT, come si può dedurre dalle denominazioni «la Legge di Mosè» 26 , «il libro della Legge di Mosè» 27 , «il libro di Mosè» 28 , sia nel NT, dove si trovano alcune delle precedenti consuete espressioni, quali «la Legge di Mosè» 29 e «il libro di Mosè» 30 , ed altre nelle quali si ha in ebraico משׁה ֵ תּוֹרַת, Torát Mošéh: - 2Cr 23,18: Ioiadà [Sommo Sacerdote autore di una riforma sotto Ioas (835-796 a.C.), re di Giuda] affidò la sorveglianza del tempio ai sacerdoti e ai leviti...perché offrissero olocausti al Signore, come sta scritto nella legge di Mosè (Torát Mošéh). - 2Cr 30,16: [I sacerdoti e i leviti] occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè (Torát Mošéh), uomo di Dio. 27 in ebraico משׁה ֵ ֶספֶר תּוֹרַת, séfer Torát Mošéh: - 2Re 14,6: Ma [Amazia, re di Giuda (796-781 a.C.)] non uccise i figli degli assassini [di suo padre Ioas, re di Giuda (835-796 a.C.)], secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè (séfer Torát Mošéh), ove il Signore prescrive: “I padri non moriranno per i figli né i figli per i padri, perché ognuno morirà per il suo peccato” (Dt 24,16). - Ne 8,1: Tutto il popolo si radunò sulla piazza davanti al-la porta delle Acque e disse a Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè (séfer Torát Mošéh) che il Signore aveva dato a Israele. 28 in ebraico משׁה ֵ ֶספֶר, séfer Mošéh: - Ne 13,1-2: In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè (séfer Mošéh) e vi si trovò scritto che l’Ammonita e il Moabita non dovevano mai entrare nella comunità di Dio, perché non erano venuti incontro agli Israeliti con il pane e l’acqua e perché avevano prezzolato contro di loro Balaam per maledirli, sebbene il nostro Dio avesse mutato la maledizione in benedizione (Dt 23,4-6). 29 in greco ὁ νόμος Μωϋσέως, ho nómos Moyséos: 26 I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 7 semplicemente «Mosè» 31 . Tuttavia, questa opinione, sebbene molto antica, sembra essere sorta solo dopo l’esilio, in quanto le denominazioni che indicano Mosè come autore del Pentateuco sono presenti in libri dell’AT (Re, Cr, Ne, Sir 32 ) di composizione tardiva, del periodo postesilico appunto (dal V sec. a.C.). Nel Pentateuco stesso sono pochi i passi che vengono attribuiti a Mosè 33 . In altri - Lc 24,44: [Gesù] disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè (en té nómo Moyséos), nei Profeti e nei Sal-mi”. 30 in greco ἡ βίβλος Μωϋσέως, he bíblos Moyséos. Si vedano: - Mc 12,26: A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè (en té bíblo Moyséos), a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe (Es 3,6)?. e i brani sul ripudio (Mt 19,3-8 e paralleli), dove le citazioni riprese dall’AT vengono espressamente attribuite a Mosè. 31 Mt 8,4: Poi Gesù gli disse: “Guardati dal dirlo a qualcuno, ma và a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè (Lv 14,1-32), e ciò serva come testimonianza per loro”. - Mt 19,8: Rispose Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli (Dt 24,1), ma da principio non fu così”. - Mc 7,10: Mosè disse: Onora tuo padre e tua madre (Es 20,12; Dt 5,16), e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte (Es 21,17; Lv 20,9). - Lc 24,27: E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. - Gv 1,45: Filippo disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. - Rm 10,5: Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: L’uomo che la pratica vivrà per essa (Lv 18,5). - 2Cor 3,15: Fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore. 32 In Sir 24,32, poiché se ne conosce con esattezza il periodo di composizione, si ha l’unica affermazione su ciò cronologicamente sicura, dell’inizio del II sec. a.C.: - Sir 24,32: Tutto questo è il libro dell’alleanza del Dio altissimo, la legge che ci ha imposto Mosè, l’eredità delle assemblee di Giacobbe. 33 Es 17,14: Allora il Signore disse a Mosè: “Scrivi questo per ricordo nel libro”. - Es 24,4a: Mosè scrisse tutte le parole del Signore.... - Es 34,27: Il Signore disse a Mosè: “Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele”. - Nm 33,2a: Mosè scrisse i loro punti di partenza, tappa per tappa, per ordine del Signore.... - Dt 31,9: Mosè scrisse questa legge e la diede ai sacerdoti figli di Levi, che portavano l’arca dell’alleanza del Signore, e a tutti gli anziani d’Israele. - Dt 31,24: Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge.... I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 8 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 8 passi si afferma che Mosè parla, come in tutto il Deuteronomio, considerato una serie di discorsi dello stesso Mosè, ma non viene detto nulla sulla redazione del libro. In parecchi casi si afferma: «Dio parlò a Mosè...», ma anche qui nulla è detto sulla redazione degli scritti che attualmente possediamo. È possibile che i Profeti preesilici conoscessero almeno alcune parti del Pentateuco, ma mai ne fanno citazioni dirette e sicure, né menzionano mai Mosè 34 . Non si è quindi in possesso di nessun elemento che permetta di affermare che l’attribuzione del Pentateuco a Mosè fosse corrente prima del IV sec. a.C. Inoltre, vi sono dei passi che a motivo delle loro incongruenze spaziotemporali sembrano provare che Mosè non possa essere stato l’autore del Pentateuco: - Dt 34, l’ultimo capitolo del libro, descrive la morte di Mosè e non può perciò essere opera sua - la formula «Fino al giorno d’oggi» 35 , che ricorre in diversi contesti 36 , fa un confronto tra i tempi di chi scrive e quelli di Mosè - la formula «In quei tempi i Cananei abitavano nel paese», che appare due volte 37 , fu certamente scritta in un’epoca, posteriore a Mosè di alcuni secoli, nella quale la terra di Canaan era ormai di Israele - in Gen 40,15 38 Canaan è «il paese degli Ebrei», un anacronismo evidente, come il precedente e per il quale vale la stessa argomentazione. La stessa denomina zione si ritrova solo più tardi, in epoca filistea - sono anche presenti degli anacronismi nelle denominazioni geografiche: si fa menzione della città di Dan 39 , che avrà questo nome solo in Gdc 18,29 40 - Gen 36,31 41 menziona la realtà della monarchia, che inizierà solo alla fine del II millennio a.C., con Saul e Davide - in Nm 21,14 42 si menziona una fonte che contiene materiale sull’esodo e la marcia nel deserto, fonte evidentemente non scritta da Mosè e a lui posteriore - i territori ad oriente del Giordano vengono regolarmente indicati essere «sull’altra riva del Giordano» 43 , il che presuppone che chi scrive viva in Palestina, dove Mosè non poté mai entrare. Sono inoltre presenti diversi passi paralleli e contraddittori che escludono l’unicità dell’autore: - si hanno due racconti della Creazione (Gen 1,1-2,3 e Gen 2,4-25), diversi per l’impostazione di fondo e per l’ordine degli elementi creati; nel primo racconto Dio viene sempre detto «Elohîm» e nel secondo «Yahwèh Elohîm»; nel primo brano si hanno 6 giorni di creazione più uno di riposo, nel secondo si ha un solo giorno - la narrazione del diluvio (Gen 6-8) sembra essere il risultato della fusione di due racconti, in cui per uno esso dura 40+21 giorni e appaiono 7 coppie per ogni animale puro, mentre per l’altro dura 12 mesi e 10 giorni e appare una sola coppia per ogni animale puro - due racconti sulla rivelazione del Nome divino a Mosè (Es 3 e 6) - due racconti sull’origine del nome Bersabea, che in Gen 21,31 si dice significhi ‘pozzo del giuramento’ e in Gen 26,33 ‘Sette pozzi’ - in Es 12, per il racconto della Pasqua, si usa il calendario neobabilonese, che faceva iniziare l’anno in primavera, mentre altrove si usa il calendario cananeo, per il quale l’anno inizia in autunno. 34 Tranne il passo di Mi 6,4, che sembra però essere un’inserzione tardiva: - Mi 6,4: Forse perché ti ho fatto uscire dall’Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?. 35 in ebraico ֶה ַעד ַהיּוֹם ַהזּ, ‘ad ha-yom ha-zeh. 36 Dt 3,14: Iair, figlio di Manàsse, prese tutta la regione di Argob, sino ai confini dei Ghesuriti e dei Maacatiti, e chiamò con il suo nome i villaggi di Basan, che anche oggi si chiamano Villaggi di Iair. - Dt 34,6: Fu sepolto nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. 37 Gen 12,6: Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei. - Gen 13,7: Per questo sorse una lite tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot, mentre i Cananei e i Perizziti abitavano allora nel paese. 38 Gen 40,15: ...perché io sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei... 39 Gen 14,1 Quando Abram seppe che il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all’inseguimento fino a Dan. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista - Dt 34,1: Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutto il paese: Gàlaad fino a Dan. 40 Gdc 18,2 Poi i Daniti ricostruirono la città e l’abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais. 41 Gen 36,31: Questi sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima che regnasse un re degli Israeliti. 42 Nm 21,14: Per questo si dice nel libro delle Guerre del Signore.... 43 in ebraico דּן ֵ ְבּ ֵע ֶבר ַהיַּ ְר, be’éber ha-yardén: - Gen Quando arrivarono all’Aia di Atad, che è al di là del Giordano, 50,10: fecero un lamento molto grande e solenne e egli celebrò per suo padre un lutto di 7 giorni. - Nm 22,1: Poi gli Israeliti partirono e si accamparono nelle steppe di Moab, oltre il Giordano verso Gerico. - Dt 1,1: Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano, nel deserto, nella valle dell’Araba, di fronte a Suf, tra Paran, Tofel, Laban, Cazerot e Di-Zaab. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 9 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI Infine, tra le diversità di vocabolario, la più importante riguarda la diversità nei nomi propri di Dio, a volte detto Yahwèh, a volte Elohîm e a volte Yahwèh Elohîm: Yahwèh Elohîm Yahwèh Elohîm Gen 145 165 20 Es 393 56 1 Lv 310 Nm 387 10 Dt 547 10 1782 241 21 Come si vede dalla precedente tabella, il nome Elohîm è assente nel Levitico ed usato raramente in Esodo, Numeri e Deuteronomio, mentre Yahwèh Elohîm è usato praticamente solo nella Genesi. Si deve perciò concludere che nel Pentateuco vi sono molteplici elementi che contrastano con l’attribuzione della redazione del Pentateuco a Mosè, mentre non ve ne è alcuno che provi tale attribuzione. Il Pentateuco, dunque, non è stato composto di getto e da una sola persona, ma è il frutto di un lungo e complesso processo di redazione, di composizione. Parte degli elementi visti sopra erano già stati notati anticamente da scrittori anticristiani (Porfirio (232-304 d.C.) e Celso (II metà del II sec. d.C.)), da commentatori medievali ebraici (Ibn Ezra di Toledo, sec. XIII d.C.), ed in seguito da protestanti (Karlstadt (1480-1541)), da ebrei (Spinoza (1632-1677)) e cattolici (R. Simon (16381712)), i quali erano tutti arrivati alla conclusione che Mosè non poteva essere l’autore del Pentateuco. A partire dall’Illuminismo (sec. XVIII) vengono proposte diverse ipotesi e teorie che tendono a spiegare le incongruenze presenti nel testo biblico. b.- L’ipotesi documentaria antica I primi a formulare, in modo indipendente uno dall’altro, questa ipotesi furono il pastore protestante tedesco H.B. Witter (1683-1715) nel 1711 e il medico cattolico francese J. Astruc (1684-1766) nel 1753. Partendo dalla constatazione che nel libro della Genesi in alcuni passi Dio è chiamato Yahwèh ed in altri Elohîm, se si uniscono tutti i passi in cui ricorre lo stesso nome divino, si ottengono due documenti sostanzialmente paralleli. Questi documenti, preesistenti a Mosè, furono da lui utilizzati come fonti per comporre il libro della Genesi, e con ciò si spiegano le contraddizioni presenti nel testo biblico. Le due fonti o documenti furono chiamate rispettivamente Jahvista ed Elohista. c.- L’ipotesi frammentaria Principale esponente di questa teoria è W.M.L. De Wette (1780-1849). Non si parla di fonti, ma di frammenti isolati, e se ne individuano ben 39, che furono messi insieme da un redattore per comporre l’intero Pentateuco. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 9 d.- L’ipotesi complementare Constatando la profonda unità del libro della Genesi, questa ipotesi, il cui più noto rappresentante è H. Ewald (1804-1875), nasce dal rifiuto della precedente, e postula l’esistenza di una fonte unitaria (Grundschrift), l’Elohista, in seguito completata dall’aggiunta, a mo’ di complemento, di diversi testi provenienti da altre fonti più tardive, tra i quali lo Jahwista. e.- L’ipotesi documentaria classica Esponenti principali sono E. Reuss (1804-1891) e il suo discepolo K.H. Graf (1815-1869). Si ammette l’esistenza di una fonte Jahwista, la più antica, e si divide l’Elohista in due fonti: l’Elohista in senso stretto e la fonte sacerdotale, detta P (dal tedesco Priesterkodex), la fonte più recente. P era preceduta dal Deuteronomio, detta fonte D. Julius Wellhausen (1844-1918), discepolo di Ewald, dette all’ipotesi documentaria la sua struttura classica e definitiva (a partire dal 1876): - la fonte più antica è lo Jahwista (J), composta al sud, in Giuda, durante l’epoca monarchica, intorno ai sec. X-IX a.C. - la fonte Elohista (E) è di poco posteriore, composta al nord, nel regno di Israele, intorno al IX sec. a.C. Dopo la distruzione del regno del nord nel 721 a.C., tutto questo materiale viene portato in Giuda, dove E viene fuso con J per dar luogo al documento Jehovista (JE) - la terza fonte è il Deuteronomio (D), che s’identifica con la maggior parte dell’omonimo libro. Il libro del Deuteronomio fu pubblicato, secondo l’opinione tradizionale, nel 622, all’inizio della riforma religiosa di Giosia (640-609), re di Giuda, quando venne scoperto nel Tempio un «Libro della Legge», il Deuteronomio appunto (2Re 22-23). In realtà esso fu composto dai sacerdoti sotto Manasse (687-642 a.C.), re di Giuda, o piuttosto sotto il figlio Giosia, per promuovere una riforma religiosa. L’episodio del ritrovamento nel Tempio fu semplicemente una pia fraus. Un redattore del tempo dell’esilio unì D a JE. Una scuola dipendente da esso sia sul piano stilistico che ideologico, la cosiddetta scuola deuteronomista, rielaborò inoltre i Profeti anteriori (Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re). - l’ultima fonte è il «Codice sacerdotale» (P), in buona parte opera del profeta sacerdote Ezechiele e della sua scuola, che lo elaborò durante l’esilio (VI sec. d.C). Intorno al 458 a.C. Esdra porta con sé al ritorno dall’esilio questo documento a Gerusalemme e nel 444 a.C. lo legge in forma solenne al popolo (Ne 8-9). È probabile che vi abbia portato anche il rimanente del Pentateuco. Alla fine del sec. V a.C. un redattore sacerdotale fonde insieme P con JE+D. Si noti che le date proposte sono approssimative e si riferiscono ovviamente alla redazione finale della singola fonte e non pregiudicano così la possibile presenza di materiali più antichi. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 10 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI * L’Elohista (E) f.- Le singole fonti * Lo Jahvista (J) Caratteristiche: - insieme all’Elohista (E), si distingue dalle altre fonti per il suo carattere eminentemente narrativo - a differenza di E, presenta pochi testi giuridici - Dio è chiamato con il suo nome proprio Jahwèh - il monte Sinai viene sempre indicato con tale nome (in E e Dt Oreb) - chiama gli abitanti della Palestina Cananei (in E e Dt Amorrei) - il suocero di Mosè è chiamato Re’uel ( in E Ietro). Schema. J è una specie di teologo della storia: nell’ambito della storia secolare, profana vede svilupparsi l’opera di Dio, vero motore della storia. Il materiale utilizzato da J è stato ordinato secondo uno schema dinastico (Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe), cui segue l’itinerario dell’Esodo e della Conquista, e con la premessa della narrazione delle origini (Gen 1-11) si completa lo schema. Scopo. La raccolta dello J può considerarsi uno scritto apologetico, inteso a giustificare e legittimare la monarchia sorta in Israele. Abramo è visto così come l’antenato spirituale di Davide e nella persona di questo re si adempie l’antica promessa fatta ad Abramo (cfr. Gen 12,2 e 2Sam 7,9b 44 ). J avrebbe compilato a favore dei sostenitori dell’istituto monarchico, con cui si era schierato, una raccolta di antiche tradizioni, che opportunamente commentate davano alle loro tesi un fondamento ideologico-teologico: la nuova istituzione centralizzatrice, concepita e realizzata da Davide, era pienamente conforme alla volontà di Dio, manifestata mediante oracoli già in passato. Caratteristiche: Di questa fonte sono giunti fino a noi soltanto scarsi frammenti, per cui alcuni studiosi ne hanno addirittura negato l’esistenza, a cominciare da W. Rudolph (1891-1987) negli anni ‘30, mentre altri considerano i suoi materiali come complementi di J. Oltre le caratteristiche dette prima in rapporto a J, si deve notare che in E manca una narrazione delle origini, ed allora si pensava fino a poco tempo fa che iniziasse in Gen 15 (l’Alleanza di Dio con Abramo con il rituale degli animali squartati), costituendo il parallelo di Gen 12 (la vocazione di Abramo). Ma allo stato attuale questa ipotesi non è più accettata, col risultato che non si può neanche dire dove E inizi! Scopo. In E non vi è traccia di problematica storico-politica, per cui vi è maggiore freschezza nel trasmettere le tradizioni antiche, ed è invece pronunciata la problematica teologica e morale. E preferisce presentare i contatti tra Dio e gli uomini mediati da angeli e apparizioni in sogno, a differenza di J, che non aveva problema nel presentare i Patriarchi a diretto contatto con Dio. Abbondano elementi miracolosi per glorificare il Dio di Israele. Ai grandi personaggi che avevano un rapporto particolare con Dio è attribuito il titolo di ‘profeta’ (Abramo in Gen 20,7 45 e Mosè in Dt 34,10-12 46 ). E è inoltre contro il culto cananeo, e ciò si ricollega con la predicazione dei profeti, dalla fine del sec. IX all’inizio del sec. VI. Data e luogo. Il luogo di composizione è il nord per la menzione prevalente dei luoghi di tale regione, e l’epoca è quella dei profeti, prima della caduta di Samaria nel 721, data dopo la quale il materiale di E sarebbe stato trasferito al sud. * Il Deuteronomio (Dt) Data e luogo. J sarebbe così stato composto ai tempi di Davide e Salomone, ovviamente con possibilità di rielaborazioni posteriori. Il sud, il Regno di Giuda, è il luogo probabile di composizione, per la fissazione delle dimore dei Patriarchi al sud, e per la simpatia per la causa di Davide. Caratteristiche: - abbondano le locuzioni stereotipate, quali: . «con tutto il cuore e con tutta l’anima», che contraddistingue l’amore per Dio 45 44 Gen 12,2: Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. - 2Sam Così dice il Signore degli eserciti: Io ti presi dai pascoli, mentre 7,8-9: seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d’Israele mio popolo; sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 10 46 Gen 20,7: [Dio venne da Abimèlech di notte, in sogno, e gli disse:] “...Ora restituisci la donna di quest’uomo: egli è un profeta...”. Dt Non è più sorto in Israele un profeta come Mosè – lui con il quale il 34,10-12: Signore parlava faccia a faccia – per tutti i segni e prodigi che il Signore lo aveva mandato a compiere nel paese di Egitto, contro il faraone, contro i suoi ministri e contro tutto il suo paese, e per la mano potente e il terrore grande con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele. . I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 11 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI . «il luogo che Jahwèh ha eletto per farvi dimorare il proprio Nome», per indicare il Tempio di Gerusalemme, il santuario centrale . «con mano potente e braccio teso», per descrivere la potenza di Dio - la forma è omiletica: l’opera si presenta come un discorso pronunciato da Mosè agli Israeliti - abbondano le esortazioni in seconda persona, singolare o plurale - sono presenti alcuni concetti teologici particolari: quale quello della remunerazione, per cui il giusto raccoglie benessere materiale e beni spirituali, mentre il peccatore la rovina; particolari note di umanità, come per esempio ciò che riguarda la posizione della donna (Dt 20-23) - oltre le caratteristiche in comune con E, le sue caratteristiche linguistiche ed ideologiche hanno notevole uniformità. Però una tale divisione tra diritto sacrale e secolare è dubbia in quanto il mondo orientale antico che non conosceva una siffatta distinzione: il culto e la vita di ogni giorno erano intimamente legati e la violazione di una norma rituale era considerata allo stesso livello di quello di una norma etica. Così il sacrilegio e l’omicidio venivano equiparati dal punto di vista della pena: infatti il sacrilegio distruggeva le basi stesse della comunità e l’omicidio era considerato un’offesa diretta a Dio, il datore della vita. A. Alt (1883-1956) distinse meglio e per l’intero Pentateuco, tra: - norme apodittiche, ossia formulate in modo apodittico, che contengono un comando o un divieto, usano in genere la seconda persona, e riguardano il culto, la morale e la religione 49 . - norme casuistiche, ossia formulate casisticamente, che cercano di contemplare e prevedere tutte le situazioni, i casi che possono insorgere in seguito a un’azione o a un’omissione, e sono caratterizzate dalla formula iniziale con le particelle condizionali kî o’im 50 [=se, qualora, posto che], dalla terza persona e dallo stile prolisso. Tale tipo di leggi sono comuni a tutto l’antico Vicino Oriente, fin dalle epoche più antiche, e non si riferiscono mai a leggi morali o cultuali 51 . Tuttavia tale distinzione, pur valida, non deve essere assolutizzata, in quanto si hanno delle leggi miste, ossia che riassumono i due tipi di formulazione, e delle leggi che presentano delle formulazioni particolari, quali la pena di morte (Es 21,12.15. 17; Lv 20,2), le maledizioni (Dt 27,16-26) e la legge del taglione (Es 21,22-25). Origine Anticamente già Atanasio (295-373 d.C.), Girolamo (340-420 d.C.) e Crisostomo (334-407 d.C.) avevano posto il contenuto del Dt in relazione con la riforma religiosa del re Giosia, verso il 622 a.C., di cui si parla in 2Re 22-23 e 2Cr 34-35. Tale tesi fu ripresa da de Wette (1780-1849), con forti argomenti a suo sostegno: - in primo luogo, elemento già notato dai summenzionati scrittori antichi, esistono strettissimi parallelismi tra le leggi del Dt e «il Libro della Legge» scoperto nel Tempio nel 622 a.C. (2Cr 34,14-21), alla base della riforma religiosa del re Giosia: . le minacce della profetessa Culda, consultata da Giosia, di 2Re 22,16-17 sono in relazione alle maledizioni di Dt 27-28 . la riforma di Giosia ricalca motivi tipici del Dt: la centralizzazione del culto nell’unico santuario legittimo di Gerusalemme (2Re 23,5-9//Dt 12 e 16); condanna e eliminazione dei culti pagani, quali i culti astrali (2Re 23,4-11//Dt 17,2-7), i culti sulle cosiddette «alture» per mezzo di pali o alberi sacri e di stele sacre (2Re 23,45.13-19//Dt 12,2-3 e 16,21-22), la prostituzione sacra (2Re 23,7//Dt 23,18-19). - inoltre lo stile e i contenuti del Dt sono presenti anche nei libri storici detti Profeti anteriori (Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re), scritti evidentemente non da Mosè, ma dopo di lui. Tipi di leggi F. Horst (1896-1962) pensò di riscontrare una terminologia diversa per le leggi riportate nel Dt: - il termine hūqqîm 47 [=statuti] viene usato per il diritto sacrale - il termine mišpātîm 48 [=giudizi] viene invece impiegato per norme che riguardano la vita di tutti i giorni. 47 in ebraico ִים ֻהקּ. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 11 in ebraico ִים ִשׁ ָפט ְ מ. Lv Qualunque Israelita scanna un bue o un agnello o una capra entro il 17,3-4: campo o fuori del campo e non lo conduce all’ingresso della tenda del convegno per presentarlo come offerta al Signore davanti alla Dimora del Signore, sarà considerato colpevole di delitto di sangue: ha sparso il sangue e questo uomo sarà eliminato dal suo popolo. - Dt 27,17: Maledetto chi sposta i confini del suo prossimo!. 50 in ebraico כּי ִ e ִאםrispettivamente. 51 Es 21,2-6: Quando [כּי ִ , kî] tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto. Se [אם ִ , ‘im] è entrato solo, uscirà solo; se [ ִאם, ‘im] era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui. Se [אם ִ , ‘im] il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone ed egli se ne andrà solo. Ma se [אם ִ, ‘im] lo schiavo dice: Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli; non voglio andarmene in libertà, allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l’orecchio con la lesina; quegli sarà suo schiavo per sempre. 48 49 I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 12 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI * L’opera storiografica deuteronomistica (Dtr) Il Deuteronomio e la sezione dei libri storici detti Profeti anteriori (Giosuè, Giudici, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re) costituiscono un’opera storiografica autonoma, chiamata deuteronomistica, in quanto una scuola dipendente dal Dt sia sul piano ideologico che linguistico rielaborò questi ultimi libri. Almeno il libro dei Giudici e i due libri dei Re sono stati rielaborati in maniera che di volta in volta un antico episodio o un’antica notizia si trovino inseriti in un contesto che rivela chiaramente il lessico e l’ideologia del quinto libro del Pentateuco. Invece il libro di Giosuè e i due libri di Samuele non sono stati oggetto di una tale rielaborazione globale, ma presentano ampie sezioni, spesso interi capitoli, opera della redazione deuteronomistica, che sono inserite in punti chiave del testo attuale, in modo da costituire una spiegazione di quanto precede o segue. Il risultato di una tale redazione consiste in un testo storiografico continuativo, nel quale vengono citate le antiche fonti da cui si attinge, ma dove la chiave di interpretazione della lettura è data dalla redazione, ossia dai commenti esplicativi introdotti e dalla disposizione del materiale. Per il deuteronomista (il redattore/i di tale opera storiografica) il punto chiave del giudizio nei confronti delle persone e degli avvenimenti è la riforma di Giosia, come per il Dt: la storia passata del popolo viene giudicata in base alla maggiore o minore fedeltà dei monarchi o del popolo ai dettami posti da tale riforma, anzi tutta la storia viene interpretata come un alternarsi di riforme in senso deuteronomistico e di antiriforme, ed anche le parole dei profeti, adempiutesi nell’esilio, vengono intese come miranti ad una conversione nel senso voluto da tale riforma. ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 12 Sebbene P dovrebbe così apparire una fonte unitaria, al suo interno si trovano delle contraddizioni, che provano come anch’essa abbia avuto una storia alquanto movimentata con vari secoli di tradizione. La cronologia. Appare come uno degli elementi più caratteristici di P. Nelle cifre riportate prendono forma alcuni criteri teologici e rituali in parte chiari e in parte ancora da scoprire. Per esempio, gli atti divini fondamentali nella storia della salvezza stanno all’inizio di ogni nuovo periodo della storia umana e a volte sono accompagnati dalla celebrazione di un’alleanza, di una berít. Si ha dunque un rapporto costante tra la periodizzazione della storia umana e la sua cronologia. Non solo la cronologia è stata elaborata con grande cura, ma è stata anche inserita in una struttura organica che continua in tutto l’AT, fino al libro di Daniele. Un esempio di cronologia P é costituito dalle formule di toledót (v. sotto). Ma ciò che interessa P più di ogni altra cosa è la costituzione del culto legittimo e dei suoi sacerdoti, nonché del popolo presso cui viene praticato. Per cui per P il momento culminante della storia è la teofania del Sinai, dove tutto ciò avviene. Inoltre in P vi è un elevato concetto della trascendenza divina (solo Mosè può vedere Dio di spalle), e la figura del mediatore fra Dio e l’uomo sembra ora essere una necessità, in quanto si ha ora a che fare con Jahwèh, il Dio di Israele, in tutta la sua maestà e trascendenza, e quindi in tutta la sua distanza. Tuttavia non mancano numerosissimi antropomorfismi e antropopatismi, ossia la tendenza a descrivere Dio per mezzo di azioni, di atteggiamenti e di sentimenti tipicamente umani (camminare, adirarsi). Scopo. Scopo della redazione deuteronomistica non è la passione storiografica, bensì la necessità di spiegare teologicamente la rovina dei due regni. Data e luogo. P si colloca alla fine del processo di formazione del Pentateuco, nel periodo che segue l’esilio babilonese, anche se sono presenti materiali indubbiamente preesilici dovuti ad ambienti vicini al Tempio di Gerusalemme. Data e luogo. Non è facile stabilire dove tale opera sia stata composta, se durante l’esilio in Babilonia o tra i superstiti rimasti in Palestina. 2.- LA STORIA DELLE FORME: I GENERI LETTERARI * Il Codice Sacerdotale (P) Caratteristiche: È il documento che si riconosce più facilmente per: - il lessico relativamente costante - lo stile solenne - l’amore per gli elementi connessi al culto: liturgia, rituali, istituzioni, per cui elementi centrali sono l’istituzione del sabato, delle prescrizioni alimentari e della circoncisione - il titolo caratteristico di Dio è El Shaddai, Dio Onnipotente - le genealogie. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista Un passo molto importante nella direzione di una comprensione più adeguata della Bibbia fu fatto attraverso il riconoscimento della presenza nella Scrittura di diversi generi letterari, che sono le varie forme, i diversi modi di scrivere comunemente usati dagli uomini di una data regione in una determinata epoca storica. Le scoperte archeologiche operate alla fine del secolo scorso e all’inizio di questo, e soprattutto la decifrazione dei documenti ritrovati, permisero di conoscere sempre più e sempre meglio l’antico Vicino Oriente. Così si constatò che la Bibbia non era un documento letterario isolato dal mondo in cui era sorto, e si iniziarono a fare confronti con gli scritti rinvenuti che permisero di riscontrare affinità e dissomiglianze, tratti comuni e divergenze. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 13 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI La Bibbia costituisce la raccolta della letteratura di un popolo. Infatti è formata da più libri e contiene differenti tipi di letteratura o generi letterari: scritti storici, racconti brevi, composizioni in poesia, detti sapienziali, leggi, oracoli profetici, aggiunte redazionali, lettere, parabole, scritti apocalittici. Ognuno di tali tipi di letteratura ha le sue specifiche regole d’interpretazione: un brano in poesia è differente da materiale storico o legislativo. H. Gunkel (1862-1932) introdusse lo studio dei generi letterari, una teoria conosciuta anche con il termine tedesco Formgeschichte o Storia delle Forme. Egli mise in rilievo il fatto che nell’AT, in modo analogo a quanto si verificava nella letteratura orientale antica, per trattare un determinato argomento, un determinato tema veniva impiegato il medesimo modo di esprimersi: in relazione a determinati argomenti esistevano dei modi di dire stereotipi, dei generi letterari appropriati. Esisteva un rapporto fisso, una relazione determinata tra ciò che si voleva dire e il modo in cui lo si esprimeva, tra il contenuto, l’oggetto e la forma letteraria con cui lo si esprimeva. Lo scopo del nuovo metodo così introdotto consisteva dunque nel riconoscere i vari generi letterari usati e nello scoprirne la struttura. Di un determinato genere letterario si trattava di separarne i singoli elementi che lo costituivano, di raccoglierne le locuzioni, le espressioni e i termini tipici, di scoprirne i motivi ispiratori e di tracciarne le variazioni nel corso del tempo, elaborando pertanto una storia di quella determinata forma o genere letterario. Inoltre bisognava tenere conto anche della situazione concreta, dell’ambientazione nella vita, della situazione vitale (Sitz im Leben) nella quale si trovava l’autore della specifica forma in esame. Infatti non solo il soggetto trattato e la sua modalità espressiva si condizionano a vicenda, ma anche il Sitz im Leben e il genere letterario: contenuto, forma e situazione vitale non si possono separare l’uno dall’altro se si vuole comprendere correttamente il testo biblico. A un medesimo genere letterario appartengono dunque tutte quelle composizioni che presentano certe caratteristiche costanti di forma (stile, scelta dei vocaboli), di contenuto e di ambientazione (la scuola profetica o sapienziale, il protocollo di corte, il culto). Una prima indicazione sui generi letterari dell’AT consiste nel dividerlo tra opere in prosa ed opere in poesia. I detti (in ebraico mashál [=massima, proverbio, sentenza, detto]), pronunciati nei momenti più importanti della vita del singolo o della comunità sono le forme poetiche più brevi. Determinazioni giuridiche fondamentali e importanti dichiarazioni cultuali e furono formulate sotto forma di sentenze, ed esperienze varie dell’esistenza nel mondo furono depositate in proverbi (proverbi popolari, indovinelli, sentenze particolari) e poi ordinate insieme. Fin dai tempi più antichi i vari momenti della vita, come il lavoro, la festa, il raccolto, il banchetto, l’amore, il matrimonio, la polemica con l’avversario, la vittoria, la sventura, la morte furono accompagnati dai canti. Il popolo affidò al canto l’espressione della sua gioia e delle sue angustie, in solennità di corte o del santuario, nelle sconfitte militari o in altre sventure. Molti di tali canti sono confluiti nel libro dei Salmi, il cui soggetto può essere l’individuo o la comunità, anche se spesso tali soggetti sono così strettamente uniti che è difficile stabilire chi parli nel salmo: sotto un solo «io» può rivolgersi a Dio l’intera comunità, eventualmente rappresentata dal re come suo capo, come anche nel «noi» della comunità può trovarsi ogni israelita che sta personalmente davanti a Dio. Le forme fondamentali dei Salmi sono il canto di lode (inno), la lamentazione ed il canto di ringraziamento. Anche le parole profetiche, spesso introdotte da particolari formule di annuncio e che proclamano l’intervento di Dio per giudicare o salvare, sono per lo più in forma poetica. Un genere letterario fondamentale del discorso profetico è dunque la parola di giudizio, che sovente si presenta in forma bipartita, costatando il peccato e annunciandone la punizione. Viene fatta soltanto l’imputazione, mentre la relativa punizione rimane in una prospettiva non ben precisata, seppur non meno minacciosa. Si ha così un crescendo di minacce, di rimproveri, di ammonimenti, a volte rafforzati da veementi «guai», volti a ridestare negli ascoltatori la coscienza della colpevolezza. L’annunzio della punizione è invece più preciso quando la trasgressione è pubblica e palese, e nell’annuncio della sciagura viene coinvolto direttamente l’interessato. Tuttavia al verdetto di condanna si accompagna l’annuncio della salvezza divina. L’altro genere letterario fondamentale del discorso profetico è così la parola di promessa o di salvezza. Ai generi letterari in prosa appartengono i generi del trattato, del documento, della lista, della lettera, del testo legislativo, dell’ordinamento cultuale, pure oggi comuni. Ma nei libri storiografici vi sono i generi della saga, della leggenda, della favola e del mito, ormai estranei alla nostra mentalità. La saga, similmente alla leggenda, nell’etnologia e nella storia delle religioni, è il ricordo di un fatto che può realmente essere avvenuto, ma in epoca preistorica, di cui si possiedono solo materiali tradizionali di tipo popolare. Si ha a che fare con la storiografia, ossia con il modo di fare storia, di gruppi etnici non ancora giunti a una maturità storiografica, che consenta l’esame critico del proprio passato, in quanto condizione, presupposto e spiegazione di determinate situazioni presenti. La saga, e lo stesso vale per la leggenda, non vuole in primo luogo riferire come sono avvenuti i fatti, sebbene in molti casi tratti fatti storici. Non è interessata a ciò che un avvenimento ha di specifico e di unico, bensì a quanto di emblematico, di universalmente umano si manifesta in esso. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 13 14 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI Caratteristica principale della saga e della leggenda è di riportare in primo piano ciò che ha valore esemplare o para-digmatico: il suo centro di interesse è la persona, l’uomo di Dio (Mosè, Samuele, Davide, i profeti). La sua intenzione non è di presentare il comportamento straordinario o moralmente buono di tali personaggi, bensì di mostrare attraverso di essi la potente azione di Dio, al quale essi si sono abbandonati nell’obbedienza e nella fiducia. L’interesse di tali generi non si orienta propriamente al passato, ma essi fanno sì che l’attuale ascoltatore o lettore riconosca nel racconto se stesso, i suoi propri problemi e le sue esperienze e che da ciò egli ricavi conoscenza e discernimento, ed inoltre che prenda coscienza della continuità storica della comunità cui appartiene, in modo tale che la saga o la leggenda diventino un frammento della propria storia. La leggenda presenta l’individuo, mentre la saga fa riferimento più alla tribù, al clan attraverso le figure dei protagonisti. Pertanto i due generi della leggenda e della saga tendono a confluire. Lo scopo della saga e della leggenda è di natu-ra eziologica, ossia cerca di offrire un fondamento e una spiegazione delle cause, dell’origine a fatti o situazioni determinate, quali i rapporti tribali, i possedimenti, le denominazioni di località note e soprattutto dei luoghi di culto. Si noti infine che il termine leggenda non ha il senso negativo di narrazione più o meno fantastica («leggendario») che comunemente gli si attribuisce nella lingua di ogni giorno. Il mito è un genere letterario in cui sono rappresentate le imprese di dei o di eroi in un contesto che è al di fuori del tempo e dello spazio, attraverso racconti di interventi di divinità, visioni, oracoli, sogni, forze soprannaturali. Nell’AT spesso vengono usati immagini e motivi mitici, ma inseriti nella fede nell’unico Dio, Yahwèh. La favola è il genere letterario narrativo in cui in genere sono protagonisti animali o piante, più raramente esseri umani, e che termina normalmente con un ammaestramento, una morale, che ne costituisce lo scopo. Nell’AT si hanno due esempi di favole in Gdc 9,8-15 e 2Re 14,9. Per il von Rad l’Esateuco (il Pentateuco più il libro di Giosuè) si sarebbe formato sviluppandosi progressivamente sullo schema del «piccolo credo storico» di Dt 26,5-9 52 , da lui ritenuto (a torto!) uno dei passi più antichi dell’AT: 1) Giacobbe; 2) schiavitù; 3) esodo; 4) ingresso nella Terra Promessa. In seguito, al tempo della monarchia, fu aggiunta da J la tradizione del Sinai, da von Rad considerata indipendente dalla precedente. Il Sitz im Leben delle due tradizioni, quella contenuta nel piccolo credo storico e quella del Sinai, sarebbe cultuale, ossia due feste che celebravano il ricordo dei fatti legati a tali tradizioni: la festa autunnale delle Capanne celebrata a Sichem che ricordava l’uscita dall’Egitto e l’insediamento in Canaan, e la festa estiva delle Settimane celebrata a Galgala che ricordava l’Alleanza al Sinai. Durante tali feste si proclamavano i racconti raccordati con le rispettive tradizioni. Per il Noth alla base del Pentateuco ci sono 5 temi o tradizioni indipendenti: 1) le promesse ai Patriarchi; 2) l’esodo, l’uscita dall’Egitto; 3) la teofania e l’Alleanza al Sinai; 4) il cammino nel deserto; 5) l’ingresso in Canaan. 3.- LA STORIA DELLE TRADIZIONI La Storia delle Tradizioni, conosciuta anche con il termine tedesco Traditionseschichte, si interessa del contenuto, del tema trasmesso in un determinato o in più generi letterari. Tale contenuto o tema viene chiamato appunto «tradizione», in quanto alla sua origine, alla sua base sta una tradizione orale, la quale è stata oggetto di tutta una trasmissione ed ha quindi avuto una sua evoluzione ed una sua storia, che tale metodo cerca di stabilire. I rappresentanti più famosi di questa corrente sono due discepoli di Gunkel, G. von Rad (1901-1971) e M. Noth (1902-1968), che cercarono di rintracciare le differenti tradizioni che sono alla base del Pentateuco. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 14 4.- LA SCUOLA SCANDINAVA I. Engnell (1906-1964), il fondatore della Scuola di Upsala (Svezia), contestò l’ipotesi che sarebbero esistite nel Tetrateuco (costituendo il Dt un problema a sé stante) delle fonti continuative, che hanno un loro sviluppo e un loro pensiero, o almeno non nel senso ipotizzato dall’ipotesi documentaria. Egli partì dalle scoperte di Gunkel sui generi letterari. I duplicati, le ripetizioni e le contraddizioni si possono spiegare tenendo conto della tradizione orale e facendo ricorso allo studio dei generi letterari. La Traditionsgeschichte si era interessata alla storia che determinati temi biblici avevano avuto, a partire dal loro stadio orale fino a quello scritto e anche all’interno dello stesso stadio scritto. Engnell e la Scuola Scandinava si interessarono invece dello stesso processo, del fenomeno della tradizione orale che aveva permesso a un determinato tema di essere conservato e di evolversi costantemente, 52 Dt 26,5-9: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese, dove scorre latte e miele. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 15 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI anche dopo la sua messa per iscritto. Si sottolinea perciò fortemente l’importanza della tradizione orale, che è all’origine di un racconto o di un ciclo di racconti, e che li conserva, li trasmette, e una volta fissati per iscritto, li accompagna, rivitalizzandoli costantemente e sottoponendoli, anche nello scritto, a sempre nuovi arricchimenti. Così lo scritto non è altro che la fissazione materiale di quanto ha operato la tradizione orale. La stessa cosa vale per le leggi, oltre che per i racconti. Engnell ipotizza così l’esistenza di due linee di tradizione orale: la prima all’origine del materiale del Tetrateuco e la seconda all’origine del materiale della scuola storiografica deuteronomistica (Dt più i Profeti anteriori). Tale proposta è una forte reazione all’ipotesi documentaria, che immaginava la formazione del Pentateuco come un’operazione puramente letteraria fatta a tavolino da parte degli scribi, che avrebbero tagliato, accostato, fuso e interpolato testi scritti in precedenza. Tuttavia è esagerata la tendenza che tale scuola ha a negare qualsiasi valore al ruolo che ha avuto e all’apporto che ha dato il documento scritto nella rielaborazione del materiale orale preesistente. Non si devono creare false alternative in questo ambito. Da un lato è vero che molti testi sono stati composti all’inizio per una determinata occasione, situazione della vita della società del popolo d’Israele (il culto, la vita di corte, l’ambito giuridico), ivi utilizzati e quindi tramandati prima oralmente e fissati per iscritto solo in seguito, e solo col passare dei secoli tali testi sono stati sviluppati e raccolti fino a formare i libri che conosciamo. D’altro lato, si deve tener conto del fatto che spesso nell’AT si afferma che alcune parti sono state messe per iscritto, quali leggi e comandamenti 53 , documenti legali 54 , testi cultuali 55 , lettere 56 , e che esistevano anche dei libri, come «Il Libro delle Guerre di Yahwèh» 57 , «Il Libro del Giusto» 58 , «Le Cronache di Salomone» 59 e «Le Cronache dei re d’Israele» 60 e «Le Cronache dei re di Giuda» 61 . I ritrovamenti archeologici hanno inoltre dimostrato che in Canaan esisteva la scrittura in epoca assai remota, prima dell’epoca israelitica. In conclusione, nessuna teoria può considerarsi come l’unica e soddisfacente spiegazione della formazione del Pentateuco, che invece rappresenta un fenomeno assai complesso e travagliato. Ma ogni teoria proposta si può considerare utile e valida per quanto di vero e provato ha apportato per una migliore comprensione di questo insieme di libri. Perciò rimangono valide le critiche a un approccio puramente letterario ai testi del Pentateuco e dell’AT in generale. Molti testi in origine erano destinati ad una esposizione orale e per mezzo della tradizione orale furono tramandati in un primo tempo. Tuttavia bisogna tener anche presente la storia della tradizione di tali testi, ossia l’ulteriore sviluppo storico di essi, cercando di ricostruire il cammino che va dai generi letterari originari, orali o scritti, tenendo conto del loro impiego nelle varie situazioni vitali originarie, fino allo stadio letterario finale che è quello che oggi presentano. 53 57 58 Es 24,4: Mosè scrisse tutte le parole del Signore... [si riferisce al Codice dell’Alleanza (Es 20,22-23,33]. - Es 32,15: Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. - Gs Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza con il popolo e gli diede 24,25-26: uno statuto e una legge a Sichem. Poi scrisse queste cose nel libro della legge di Dio. 54 Dt 24,1: Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa . - Ger 32,10: Stesi il documento del contratto, lo sigillai, chiamai i testimoni e pesai l’argento sulla stadera. 55 Es 17,14: Allora il Signore disse a Mosè: “Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!” . - Nm 5,23: Poi il sacerdote scriverà queste imprecazioni su un rotolo e le cancellerà con l’acqua amara. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 56 2Sam 11,14: - 1Re 21,8: - 2Re 10,1: Nm 21,14: Gs 10,13-14: - 2Sam 1,17-18: 59 1Re 11,41: 60 1Re 14,19: 61 1Re 14,29: 15 La mattina dopo, Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Uria. Essa [Gezabele] scrisse lettere con il nome di Acab [re di Israele (874-853 a.C.) e suo marito], le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai capi, che abitavano nella città di Nabot. In Samaria c’erano settanta figli di Acab. Ieu [re d’Israele (841-814 a.C.)] scrisse lettere e le inviò in Samaria ai capi della città, agli anziani e ai tutori dei figli di Acab. Per questo si dice nel libro delle Guerre del Signore.... Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: “Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero. Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele?”. Allora Davide intonò questo lamento su Saul e suo figlio Giònata e ordinò che fosse insegnato ai figli di Giuda.Ecco si trova scritto nel Libro del Giusto. Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono descritte nel libro della gesta di Salomone. Le altre gesta di Geroboamo [ministro di Salomone e a lui ribelle, primo re d’Israele (931-910 a.C.)], le sue guerre e il suo regno, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Israele. Le altre gesta di Roboamo [figlio di Salomone, re di Giuda (931-913 a.C.)], tutte le sue azioni, sono descritte nel libro delle Cronache dei re di Giuda. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 16 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 5.- ESEGESI a.- La Storia delle origini (capp. 1-11) Questa prima parte del libro della Genesi contiene diversi racconti, appartenenti al genere letterario della saga. I personaggi che vi compaiono sono prevalentemente delle figure tipiche, ideali: uomo e donna (Adamo ed Eva: capp. 2-3), i fratelli ostili (Caino e Abele: cap. 4), il giusto esemplare (Noè: capp. 6-8), l'umanità (la Torre di Babele: 11,1-9). Viene presentata l'origine dell'ambito vitale dell'uomo dal punto di vista dell'agricoltore: l'uomo ('adám) è destinato da Dio a coltivare la terra ('adamáh) 62 , e il suo peccato conduce agli aspetti gravosi (lavoro faticoso ecc.) del mondo in cui vive 63 . La maledizione di Caino arriva persino a separarlo (e con lui quelli che da Caino discendono: abitatori di città, nomadi, musicisti, fabbri) dalla terra coltivabile, e con ciò da Dio stesso 64 . L'unione fra esseri celesti e donne conduce alla limitazione della durata della vita 65 , e alla fine Dio risponde all'arroganza dell'umanità disperdendola e confondendone le lingue (11,1-9). 62 Gen 2,15: "Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse"; - Gen 3,23: "Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto". 63 Gen "All’uomo [Dio] disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e 3,17- 19: hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!»"; 64 Gen 4,11- "«Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano 12. 14.16: ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra»«Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, a oriente di Eden". 65 Gen 6,1-4: "Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi". che presenta elementi mitologici. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 16 Le 3 genealogie (5;10;11,10-32) servono sia a tracciare la linea che da Adamo (5,3), attraverso Noè (5,29) e il figlio Sem (5,32;11,10) conduce a Abramo (11,26), sia a raffigurare nella Tavola dei popoli (10) l'intera umanità allora conosciuta 66 . La struttura della Storia delle origini è dunque chiara: - si ha una prima sezione che presenta gli inizi della storia umana: creazione dell'uomo e del suo ambiente (capp. 1-2), violazione dei comandamenti divini e cacciata dal giardino (cap. 3), primo peccato dell'uomo contro l'uomo e maledizione di Caino, ulteriore sviluppo dell'umanità (cap. 4) . Questa sezione si chiude con la constatazione che a quel tempo cominciò ad essere adorato YHWH, cioè che in questa epoca primordiale era adorato da tutti gli uomini 67 . - dopo la prima genealogia, costituita da una sequenza di dieci generazioni caratterizzate da una longevità straordinaria (cap. 5), segue la seconda sezione del diluvio (6-11). Al termine dell'ampio e sviluppato racconto del diluvio, Dio rinnova la benedizione che garantisce la fertilità 68 e la modifica (agli uomini è ora concesso di cibarsi anche di animali 69 ), e garantisce con un'alleanza la sussistenza della creazione, che assicuri per il futuro la vita dell'umanità (capp. 6-9). Ma dopo il diluvio si verifica di nuovo tra gli uomini un peccato che conduce ad una maledizione, quello di Cam verso suo padre Noè: Canaan, figlio di Cam, viene ora espressamente escluso dalla comunità degli adoratori di YHWH, che diventa solo il Dio di Sem 70 . Infine l'umanità è frantumata in molti popoli con lingue diverse (11,1-9), e si raggiunge così la situazione che il narratore e il lettore/uditore conoscevano come realtà presente. 66 Generi pretende di coprire un arco di 2309 anni, una cifra calcolata dalle date che si trovano nei racconti e nelle genealogie del testo ebraico e così composta: 1948 anni da Adamo alla nascita di Abramo, ed altri 361 anni fino alla morte di Giuseppe. 67 Gen 4,26b: "Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore". 68 Si noti che in: - Gen "Il Signore...pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, 8,21-22: perché l’istinto del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno»". dove Dio promette la fertilità del suolo, si ripresenta il punto di vista dell'agricoltore. 69 Gen 1,29: "Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo". - Gen 9,3-4: "Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue". 70 Gen 9,25- "[Noè] allora disse: «Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi 27: sarà per i suoi fratelli!». Disse poi: «Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!»". I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 17 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 17 Dunque, questa prima parte di carattere universale serve da sfondo per il resto del libro della Genesi e di tutta la Bibbia: in seguito al perverso esercizio della libertà che crea la frattura dell'unità della famiglia umana, Dio elegge da questa umanità divisa un popolo, destinato ad essere suo strumento nello sviluppo del suo piano di salvezza. b.- La Storia dei Patriarchi (capp. 12-50) Con la vocazione di Abramo (12,1-3 71 ) inizia repentinamente la seconda parte della Genesi, in nessun modo esplicitamente collegata alla prima parte, né da anticipazioni o da richiami. Così si viene a evidenziare che si è di fronte a un nuovo inizio: dalla storia generale dell'umanità viene a trovarsi ora in primo piano la storia di un unico popolo, il cui capostipite è Abramo. La promessa di benedizione ad Abramo, e suo tramite a tutti i popoli della terra, che si trova al centro della chiamata di Abramo, rimanda in avanti, alla futura storia d'Israele e dell'umanità. Allo stesso tempo, si ha una implicita contrapposizione con le maledizioni delle origini a Adamo e Eva (3,14-19). Inizia così l'esteso racconto delle tradizioni sui Patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe, sempre con il genere letterario della saga. c.- Le formule di toledót Il contenuto del libro della Genesi viene anche diviso in 10 sezioni di ampiezza diversa mediante la ricorrenza della formula «queste sono le toledót di...» 72 . Toledót è una parola che deriva dal verbo ebraico che significa «generare» 73 , e indica ciò che è procreato, generato. Quindi toledót significa letteralmente «procreazioni», nel senso di «successione di generazioni», «generazioni», ed è usata specialmente per introdurre la genealogia e/o la storia della discendenza, dei discendenti di un personaggio. I casi concreti aiuteranno a capire meglio: 1) La prima ricorrenza di questa formula si ha in Gen 2,4a: «Queste sono le generazioni del cielo e della terra...», nel senso di ciò che procede da loro, ciò che hanno generato, cioè l’uomo. E in effetti segue la storia dell’uomo (’adám 74 ), a partire dalla sua creazione dalla terra asciutta (’adamáh 75 ). 71 72 73 74 75 Gen 12,1-3: "Il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra»". in ebraico לדוֹת ְ ֵא ֶלּה תוֹ, ’élleh toledót. יָלַד, yalád, [=generare]. in ebraico דם ָ אָ, ’adám. in ebraico מה ָ ֲא ָד, ’adamáh. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 2) Gen 5,1: «Questo è il libro delle generazioni di Adamo»: sono elencati i Patriarchi antidiluviani, ossia quelli che vanno da Adamo a Noè. 3) Gen 6,9: «Queste sono le generazioni di Noè»: e in 6,10 si ha la discendenza di Noè, i suoi tre figli Sem, Cam e Iafet. 4) Gen 10,1: «E queste sono le generazioni dei figli di Noè, Sem, Cam e Iafet»: e segue l’elenco dei loro discendenti, la cosiddetta ‘Tavola dei popoli’, che presenta i diversi popoli che compongono l’umanità all’epoca del narratore. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 18 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 5) Gen 11,10: «Queste sono le generazioni di Sem»: e segue la discendenza di Sem fino a Terach, padre di Abramo. 6) Gen 11,27: «E queste sono le generazioni di Terach»: e segue l’elenco dei suoi tre figli, Abramo, Nacor e Aran. 7) Gen 25,12: «E queste sono le generazioni di Ismaele, figlio di Abramo, che aveva partorito Agar l’Egiziana, schiava di Sara, ad Abramo»: e segue la discendenza di Ismaele. 8) Gen 25,19: «E queste sono le generazioni di Isacco, figlio di Abramo»: e segue il racconto della generazione dei suoi due figli, Esaù e Giacobbe. 9) Gen 36,1.9: «E queste sono le generazioni di Esaù, cioè Edom...E queste sono le generazioni di Esaù, padre degli Edomiti...»: e seguono, prima in forma abbreviata e poi più dettagliata, i nomi dei discendenti di Esaù. 10) L’ultima ricorrenza della formula si ha in Gen 37,2: «Queste sono le generazioni di Giacobbe...». E subito dopo segue la storia di Giuseppe, penultimo figlio di Giacobbe, che si protrarrà fino alla fine del libro. La formula è così impiegata cinque volte nella Storia delle origini (Gen 1-11) e cinque volte nella Storia dei Patriarchi (Gen 12-50) , in maniera tale da ottenere un chiaro schema simmetrico in due parti. Le formule di toledót servono chiaramente a dare una continuità cronologica agli avvenimenti narrati nel libro della Genesi e a raccordare la storia universale a quella del clan di Abramo, capostipite del popolo di Israele. Infatti, si viene a delineare la linea genealogica principale, attraverso uno schema eliminatorio, ossia un procedimento che consiste nel passare da un orizzonte di interesse più ampio ad uno più ristretto. Si parte così da Adamo (2,4-7) e, tralasciando la linea di Caino, si privilegia Set, terzo figlio di Adamo ed Eva, e la sua discendenza, fino ad arrivare a Noè (5,1-32); dei tre figli di Noè (6,9), dopo aver dato il quadro delle discendenze dei suoi altri due figli Cam e Iafet (10,1-32), si privilegia la linea di Sem per arrivare fino a Terach, padre di Abramo (11,10-26); dei figli di Terach si privilegia Abramo (11,27). Singolare è il fatto che dieci generazioni vanno da Adamo a Noè e dieci generazioni vanno da Noè ad Abramo. Questa schematizzazione simmetrica della storia, che traccia segmenti di tempo significativi e perfettamente bilanciati, ha lo scopo di insegnare che la storia ha un senso, perché Dio ha un ruolo nella storia: la storia non è una successione di avvenimenti casuali, ma si svolge secondo un disegno divino, che ha il suo ordine e il suo fine, e quindi il suo senso. Lo schema eliminatorio è applicato anche alla discendenza di Abramo: lasciando da parte Ismaele, di cui si dà la discendenza (25,12-18), si passa da Abramo ad Isacco e ai suoi due figli, Giacobbe ed Esaù (25,19-28); facendo uscire dall’orizzonte della storia Esaù-Edom, di cui si dà la discendenza (36), si privilegia Giacobbe e la sua discendenza (37,2). I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 18 6.- La storiografia cronistica I due Libri delle Cronache 76 , come lascia trasparire il loro nome greco della LXX Παραλειπομένων, [Libri] delle omissioni, erano considerati quasi dei complementi ai Libri storici di 1-2 Sam e 1-2 Re. In realtà insieme ai Libri di Esdra e Neemia costituiscono una grande storiografia, indipendente rispetto alla Storiografia deuteronomistica, e detta Storiografia cronistica: a prova di ciò si segnala il fatto che la finale di 2Cr coincide con l’inizio del libro di Esd. L’attuale denominazione italiana di Libri delle Cronache si deve alla definizione loro data da S. Girolamo come Chronicon totius Divinae historiae, ‘Cronaca di tutta la storia divina’. Da notare che Esd e Ne, come del resto il libro di Dan, presentano delle sezioni scritte in aramaico (Esd 4,86,18; 7,12-26), espressamente quelle che riportano delle lettere ufficiali in aramaico. Contenuto • 1Cr (capp. 1-29): 1-9: Genealogie da Adamo a Davide escluso 10-29: Vita di Davide • 2Cr (capp. 1-36): 1-9: Vita di Salomone 10-36: Dallo scisma di Geroboamo all’Esilio • Esd (capp. 1-10): 1-6: Primi rimpatriati e ricostruzione del Tempio 7-10: Ritorno di Esdra • Ne (capp. 1-13): 1-7: Ritorno di Neemia a Gerusalemme e ricostruzione delle sue Mura 8-10: Riforme religiose e sociali 11-13,3: Lista dei rimpatriati e dedicazione delle Mura 13,4-31: Seconda visita di Neemia a Gerusalemme Il Cronista, ossia il presunto redattore di tale storiografia, mostra particolare interesse per il culto, il sacerdozio e le famiglie levitiche, le genealogie. Il centro della storia di Israele è costituito così dal Tempio, dal suo culto e dal suo sacerdozio. Pertanto non hanno interesse e vengono tralasciate le azioni cultuali antecedenti al Tempio; Davide viene presentato come il padre spirituale del Tempio, che ne prepara in ebr. ִים ַהיָּמ Cronache. 76 ִדּ ְברֵי, Parole, Cose, Fatti dei Giorni, quindi con il senso di Annali, I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 19 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI i materiali per la costruzione e ne organizza il culto, soprattutto nella parte musicale, ed i re pii a lui succeduti, quali Salomone, Giosafat, Ezechia e Giosia, sono visti come suoi continuatori spirituali e presentati come santi ed eroi nazionali. Come interessante curiosità va rilevato che proprio in Cronache Satana assume il ruolo di diavolo tentatore, presentazione che sarà comune nel tardo Giudaismo, nel NT e poi nell’Islam (cfr. 1Cr 21 dove Satana, unico caso nell’AT, appare come nome proprio e come demonio). Inoltre sono riportati in Esdra e Neemia diversi documenti sulla cui autenticità i commentatori si dividono. Nella Storiografia deuteronomistica la propria impostazione, la propria visione teologica costituisce il presupposto per spiegare e comprendere il senso profondo degli eventi riferiti, che vengono considerati così come dei testi portati a prova. Il Cronista, al contrario, sembra adattare in modo forzato i fatti alla propria tesi teologica, alle proprie premesse teologiche. 7.- La storiografia maccabaica Il nome Maccabei deriva dal termine ebraico maqqābā’, ‘martello’, che dapprima fu dato come soprannome a Giuda, figlio del sacerdote Mattatia che nel 167 a.C. iniziò la rivolta contro il re siriano Antioco IV Epifane, e che con il tempo diventò una sorta di cognome per tutta la sua famiglia. Ben cinque libri portano il nome di Maccabei: - 1Mac e 2Mac, riconosciuti come deuterocanonici nella Chiesa Cattolica, che sono i più importanti dal punto di vista storico: 1Mac tratta eventi dal 175 (incoronazione di Antioco IV Epifane) al 134 a.C. (morte di Simeone Maccabeo), mentre 2Mac dal 176 al 161 a.C.; - 3Mac, che si trova nel canone alessandrino della LXX e che riporta eventi del regno di Tolomeo IV Filopatore, della fine del III sec. a.C., in particolare la persecuzione da lui operata contro gli Ebrei di Alessandria nel 217 a.C.; - 4Mac, un piccolo trattato filosofico, una sorta di sermone d’impronta stoica, che partendo dal tema del martirio di 2Mac 6-7 e sviluppandolo, tratta del tema della ragione che domina il sentimento, le passioni; - 5Mac, scritto in siriaco, che è in realtà una versione dei sei libri della Guerra Giudaica dello storico ebreo del I sec. d.C. Giuseppe Flavio. ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 9,23-12,53: Gionata Maccabeo (caduto nel 142 a.C.) 13-16: Simeone Maccabeo (caduto nel 134 a.C.) • 2Mac (capp. 1-15): 1-2: Due lettere agli Ebrei di Alessandria d’Egitto 3-7: Antefatti della rivolta 8,1-10,9: La rivolta 10,10-15,36: Giuda Maccabeo 15,37-39: Conclusione Dalla semplice analisi del contenuto di 1 e 2Mac si evince quindi che i due libri sono indipendenti, in quanto ci sono materiali che nei due libri si sovrappongono temporalmente, trattando un periodo di circa 14 anni, e altri che sono propri di ciascun libro. Discordanze presentano tuttavia le cronologie nelle due opere, tanto da essere inconciliabili tra loro. 1Mac presenta una impostazione patriotico-nazionalista, mentre 2Mac tende a mettere piuttosto in risalto il potere divino e la retribuzione nell’aldilà. 1Mac sembra di origine palestinese, mentre 2Mac di origine ellenistica. Alla base di 1Mac vi era un originale ebraico o aramaico, noto ancora a Origene e S. Girolamo. Dal punto di vista dello stile 1Mac si rifà all’opera storiografica del Cronista, riportando dovizia di copie di documenti contemporanei ufficiali, genealogie, date. Tipico inoltre dei due libri è l’uso del termine «Cielo» per indicare Dio e non viene così mai utilizzato il Nome divino. 2Mac presenta novità teologiche importanti, quali la fede nella resurrezione della carne (2Mac 7,11 e 14,46), la dottrina della «creatio ex nihilo» in 2Mac 7,28, l’intercessione dei viventi in favore dei defunti in 2Mac 12,43 s., che farà da base alla tradizionale dottrina cattolica del Purgatorio, e si ha inoltre un’angeologia ben sviluppata (2Mac 3,24-28.33-34; 5,2-4; 10,29 ss.; 11,6-8; 15,22-23). Contenuto • 1Mac (capp. 1-16): 1,1-9: Introduzione storica su Alessandro Magno e le lotte tra i Diadochi 1,10-2,70: Origini della rivolta maccabaica (167 a.C.) 3,1-9,22: Giuda Maccabeo (caduto nel 160 a.C.) I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 19 I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 20 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI EXCURSUS: LA COSMOGONIA BIBLICA. L’immagine del mondo che ha la Bibbia è sostanzialmente identica a quella dei popoli dell’antico Vicino Oriente, come si ricava dalle opere letterarie pervenuteci. Sul disco terrestre si stende come un tetto il firmamento, al quale sono appesi come delle lampade il sole, la luna e le stelle. Al di sopra del firmamento si trovano le acque superiori, che attraverso delle finestre che funzionano da cataratte possono scendere sulla terra in forma di pioggia 81 . - Pr 8,24-29: - Is 40,21-22: 78 Gen 1,6-8: 79 Gen 1,2.9-10: - Gb 38,8-11: 80 La Terra era immaginata come un disco piatto di forma circolare 77 , che occupava il centro del creato, circondata dalle acque inferiori 78 , ossia il Mare o Oceano primordiale, il Grande Abisso 79 , su cui galleggiava poggiando su solide colonne 80 . 77 Gb 26,7-11: Egli stende il settentrione sopra il vuoto, tiene sospesa la terra sopra il nulla. Rinchiude le acque dentro le nubi, e le nubi non si squarciano sotto il loro peso. Copre la vista del suo trono stendendovi sopra la sua nube. Ha tracciato un cerchio sulle acque, sino al confine tra la luce e le tenebre. Le colonne del cielo si scuotono, sono prese da stupore alla sua minaccia. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 1Sam 2,8: - Gb 38,4-7: - Sal 18,16: - Sal 24,1-2: 81 Gen 7,11: 20 Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io [la Sapienza] sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra. Non avete capito le fondamenta della terra? Egli siede sopra la volta del mondo, da dove gli abitanti sembrano cavallette. Egli stende il cielo come un velo, lo spiega come una tenda dove abitare. Dio disse: “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque...Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”. E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta? Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte ]e ho detto: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”. Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi fa poggiare il mondo. Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio? Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo, per la tua minaccia, Signore, per lo spirare del tuo furore. Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti. E` lui che l’ha fondata sui mari, e sui fiumi l’ha stabilita. Nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 21 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI Sotto terra si trova il regno dei morti, l’oltretomba, lo Sheòl, dove vanno a riunirsi i trapassati 82 . Emerge così una concezione tripartita del cosmo: in alto c’era il mondo della divinità, nel mezzo la terra dove abita l’uomo, e al di sotto lo Sheòl per i morti. 2) Palestina: tale nome si collega con i Filistei (in ebraico µyTiv]liP], Pelishtím) che si insediarono nella regione a partire dal sec. XII a.C. Appare per la prima volta in Erodoto (V sec. a.C.), e come nome ufficiale della regione é stato introdotto dai Romani dopo la rivolta ebraica di Bar Kokbah del 132-135 d.C., al posto del tradizionale Iudea. 3) Terra d'Israele: nome raramente attestato nella Bibbia (1Sam 13,19) (in ebraico ִשׂ ָראֵל ְ ֶארֶץ י, ’érets Israél), ma che appare nella Letteratura Rabbinica ed è oggi il nome ufficiale dello Stato d'Israele. 4) Terra santa - Terra promessa: sono denominazione di ordine teologico presenti nella Bibbia (Zc 2,16 84 ed Eb 11,9 85 rispettivamente). EXCURSUS: GEOGRAFIA BIBLICA La Mezzaluna Fertile Viene così chiamata la fascia di terra del Vicino Oriente compresa all'interno di una ideale mezzaluna che ha al suo centro la Palestina e nelle cui due punte estreme sono situate l'Egitto e la Mesopotamia, le due zone di maggiore fertilità dell'area per la presenza dei fiumi Nilo e Tigri ed Eufrate rispettivamente. La Palestina occupa all'interno della mezzaluna fertile (in inglese Fertile Crescent) una posizione strategicamente importante, in quanto si tratta di una zona cuscinetto che lungo i secoli è stato un terreno di incontro e di scontro tra le diverse grandi civiltà e i diversi grandi imperi che si sono avvicendati tra l'Egitto e la Mesopotamia (Ittiti, Assiri, Babilonesi, Persiani, Greci, Romani). La Palestina Nomi 1) Canaan: è il nome più antico, che appare nei testi cuneiformi forse già ad Ebla (fine del III millennio a.C.) ed è sicuramente attestato (nella forma kinahhu) a partire dalla metà del II millennio a.C. L'origine di tale nome viene messa in relazione con la porpora 83 , una delle principali fonti di reddito delle antiche popolazioni della regione. Infatti anche il nome dei Fenici deriva dal greco foi`nix, phóinix [=porpora]. - Is 24,18: Le cateratte dall’alto si aprono e si scuotono le fondamenta della terra. 82 Es 20,4: Non ti farai idolo o immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo o di ciò che è quaggiù sulla terra o di ciò che è nelle acque sotto la terra. - Gb Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu 38,16-17: passeggiato? Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell’ombra funerea?. 83 La porpora si otteneva dal murex, una lumaca marina che secerne un fluido giallastro che esposto alla luce del sole diventa una tinta che possiede un colore che varia nella gamma rosso-viola. La tonalità desiderata (più sul viola o sul rosso) si otteneva variando la specie di murex ed aggiungendo altri elementi. La costa fenicia (l'attuale Libano, a nord di Israele) era famosa per l'industria della porpora e ad Ugarit sono state ritrovate immense quantità di conchiglie di murex che risalgono al XV sec. a.C. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 21 Caratteristiche La Palestina è una regione molto piccola: per la Bibbia s'estendeva "da Dan a Bersabea", ossia per una lunghezza di 250 km da nord a sud, e la larghezza massima tra il Mediterraneo ed il Giordano raggiunge i 60 km. La Palestina fa parte dell’Asia ed ha i seguenti confini: - ad E: dalle pendici del monte Hermon fino al fiume Arnon, a S-E del Mar Morto; - a S: dall’Arnon e dal Mar Morto, alle città di Kades e Bersabea e al “torrente di Egitto” (Wadi el-Arish); - ad O: il Mar Mediterraneo dal “torrente d’Egitto” fino al fiume Nahr-el-Kasimiyye; - a N: dal Nahr-el-Kasimiyye fino alle pendici dell’Hermon. La Palestina è percorsa da N a S dal Giordano, che la divide in due parti diseguali, a E la Transgiordania, più piccola, e ad O la Cisgiordania, divisa in 3 regioni: al N la Galilea, al centro la Samaria e al S la Giudea. In direzione O-E la Palestina si può invece dividere in 3 parti: 1) la zona costiera, pianeggiante lungo il Mediterraneo ed ondulata verso l’interno. Nella parte meridionale s’erano stanziati i Filistei. Tra la Filistea e le montagne centrali c’è la Sefèla, una zona collinosa monotona. La parte settentrionale si chiama pianura di Saron, interrotta al N dal promontorio del monte Carmelo. Le coste sono sabbiose e poco adatte alla costruzione di porti, fattore che ha influito sul carattere poco navigatore degli antichi Israeliti. 84 Zc 2,16: 85 Eb 11,9: "Il Signore si terrà Giuda come eredità nella terra santa ( ַת אַ ְדמ הַקֹּדֶשׁ, ’admát ha-qódesh), Gerusalemme sarà di nuovo prescelta". "Per fede [Abramo] soggiornò nella terra promessa (εἰς γῆν τῆς ἐπαγγελίας, eis ghén tés epanghelías) come in una regio-ne straniera...". I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 22 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI 2) la zona montagnosa con i monti della Galilea al N (famoso il monte Tabor [652 m.], il monte della Trasfigurazione), al centro i monti di Efraim o della Samaria (con le alture di Gelbòe [518 m.] ed il monte Garizim [870 m.], su cui i Samaritani avevano costruito il loro Tempio), al S i monti della Giudea (tra cui i monti di Gerusalemme, alti in media 730 m.). I monti della Galilea e della Samaria sono divisi dalla fertile pianura di Esdrelon, detta pianura di Izreel verso il Giordano. 3) la zona transgiordanica con i monti della Gaulanitide e i monti della Auranitide di origine vulcanica al N, i monti di Galaad al centro e al S i monti di Moab (tra cui il monte Nebo, [835 m.] da cui Mosè prima di morire poté ammirare la terra promessa). Il Giordano inizia dalle pendici del monte Hermon, e dopo un tratto di circa 10 km. si getta nel lago di Hule, dopo altri 16 km nel lago di Tiberiade, ed infine va a sfociare nel Mar Morto, dopo un percorso di 105 km. Principali affluenti: lo Yarmuk e lo Yabbok. Il Mar Morto, detto così perché privo di qualsiasi forma di vita, è un lago salato (27% di salinità), a motivo della ingente evaporazione provocata dal calore soffocante. E’ situato nella depressione più grande della terra, a 394 m. sotto il livello del mare! Centri importanti sono: - nella Giudea: Gerusalemme, Gerico (antichissima fortezza più volte ricostruita), Betlemme (patria di Davide e luogo di nascita di Gesù), Hebron (in cui si stanziarono i Patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe), Bersabea. - nella Filistea: Asdod, Gaza e sul mare Giaffa. - nella Galilea: Cana, Nazaret (villaggio di poco conto, mai menzionato nell’AT), Cafarnao, Magdala, Betsaida, Tiberiade (tutte sul lago di Tiberiade), Tolemaide, Cesarea di Filippo. - nella Samaria: Meghiddo (in posizione strategica), Samaria (capitale del regno di Israele), Sichem, Cesarea marittima (dove risiedeva abitualmente il procuratore romano), Silo (luogo di un famoso santuario di Yahwè). Clima Vi sono due stagioni principali: l'inverno, con piogge abbondanti, e l'estate, caratterizzata da un clima totalmente asciutto. Le piogge invernali anticamente condizionavano pesantemente l'agricoltura, a motivo dell'assenza di grandi fiumi, per cui era anche necessario conservare l'acqua delle piogge per mezzo di cisterne, intonacate con una speciale malta impermeabile, scoperta negli ultimi secoli del II millennio a.C., fatto che permise il popolamento delle regioni montagnose e degli altipiani. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 22 23 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI Flora Anticamente i boschi coprivano abbondantemente le montagne e gli altipiani, ma alla fine del II millennio a.C. il loro progressivo sfruttamento per l'agricoltura e la pastorizia ridussero fortemente tale patrimonio boschivo, limitandone la presenza solo alle regioni dell'alta Galilea e del monte Carmelo. Gli alberi originari e più diffusi erano la quercia, il terebinto (un piccolo albero da cui si ricava una resina, la trementina di Cipro), il pino e il tamerisco (un albero con piccole foglie di color verde opaco e fiori rosei), oltre vari tipi di cespugli, spesso spinosi (i "triboli" della Scrittura) e di erbe. Dagli scavi archeologici effettuati a Gerico risulta che l'agricoltura nella regione era conosciuta almeno dall'VIII millennio a.C. Tra le piante da frutto figurano l'olivo, il fico, il mandorlo, la vite, oltre meli, peri, sicomori (un grande albero dal cui legno gli Egizi ricavavano i sarcofagi per riporvi le mummie), pistacchi, noci, palme da datteri. L'orzo e il frumento erano i principali cereali coltivati: l'aratura e la semina avvenivano all'inizio dell'autunno, la mietitura aveva luogo tra marzo e maggio, mentre la trebbiatura all'inizio dell'estate. Fauna Tra gli animali selvatici figurano il lupo, la jena, il cane e il gatto selvatici, la volpe, il cinghiale, la lepre, lo stambecco, il tasso. Sono ormai estinti l'orso ed il leone asiatico, spesso menzionati dalla Bibbia. Tra gli uccelli rapaci sono presenti il falco, l'avvoltoio e l'aquila, e tra i non rapaci la quaglia, la gallina faraona. Numerosi sono i rettili: serpenti, lucertole, tartarughe, e coccodrilli, attestati fino alla fine del secolo scorso negli affluenti orientali del Giordano. Tra gli insetti il più noto è la locusta o cavalletta per i danni prodotti attraverso i secoli. Tra gli animali domestici vanno annoverati il bue, l'asinello, il cavallo, che erano in epoca biblica gli animali impiegati nei lavori agricoli, il cammello, la mucca, la pecora, la capra. In epoca biblica la mucca era un lusso ed erano proverbiali gli allevamenti bovini sul Basan. I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 23 24 ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI ANTICO TESTAMENTO: PENTATEUCO E LIBRI STORICI INDICE INTRODUZIONE LA FORMAZIONE DEL PENTATEUCO 1.- L’Ipotesi documentaria o Teoria delle Fonti: a.- Le tradizioni su Mosè autore del Pentateuco b.- L’Ipotesi documentaria antica c.- L’Ipotesi frammentaria d.- L’Ipotesi complementare e.- L’Ipotesi documentaria (Wellhausen) f.- Le singole Fonti: . Lo Jahvista (J): Caratteristiche, Schema, Scopo, Data e luogo . L’Elohista (E): Caratteristiche, Scopo, Data e luogo . Il Deuteronomio (Dt): Caratteristiche, Origine, Tipi di leggi, l’Opera storiografica deuteronomistica . Il Codice Sacerdotale (P): Caratteristiche, Data e luogo 2.- La Storia delle Forme (Formgeschichte) (Gunkel): i Generi Letterari 3.- La Storia delle Tradizioni (Traditionsgeschichte) (Von Rad, Noth) 4.- La Scuola Scandinava (Engnell) 5.- Esegesi a.- La Storia delle origini (capp. 1-11) b.- La Storia dei Patriarchi (capp. 12-50) c.- Le formule di toledót 6.- La storiografia cronistica 7.- La storiografia maccabaica EXCURSUS: LA COSMOGONIA BIBLICA EXCURSUS: GEOGRAFIA BIBLICA * La Mezzaluna Fertile * La Palestina Nomi Caratteristiche Clima Flora Fauna I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista I.S.S.R. ECCLESIA MATER - CENTRO DIOCESANO DI TEOLOGIA PER LAICI Prof. Don Fulvio Di Giovambattista 24