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Scuola di architettura e Design di Ascoli Piceno Corso di laurea in Disegno industriale e ambientale Aa 2014|2015 Allestimento B (lettere M-Z) Giovanni Garroni tutor Federico Carletti 3 maggio 2015 Gruppo 02, 04, 07 Rispondo in modi cumulativo perché i vostri gruppi aspirano ad un certo coordinamento, ottima aspirazione che per concretizzarsi deve essere curata. Mi pare di capire che volete cogliere gli aspetti vitali della città medievale che si organizza sullo strapiombi del Tronto, tra i palazzi e le chiese di via dei Soderini e la via delle Stelle. Prima di tutto una piccola avvertenza di metodo. Avendo scelto la via di un progetto coordinato siete in qualche modo entrati anche nella determinazione del progetto culturale oltre che di quello comunicativo. Questo vi costringe a una maggiore precisione nella forma e nella dizione. Per esempio le attività che voi chiamate “industriali”, sono industrie in senso antropologico e non economico. La dizione industria si può riferire al tipo di manufatto o alla modalità di produzione e la differenza è sostanziale. Per industria nel vostro caso si deve intendere l'accezione di “tipo di manufatto”, o quello che genericamente chiamiamo “artigianato”. A parte rari casi di officine che per necessità hanno collocazioni particolari, come i mulini o le cartiere con i corsi d'acqua, le attività economiche manifatturiere erano sempre interne alla città e con essa convivano, spesso malamente, in un connubio inscindibile. Veniamo alle attività che avete individuato, e che dovreste precisare meglio. Le attività produttive dovrebbero essere almeno sintetizzate nella loro modalità esecutiva. Dalla materia prima, al semilavorato, al prodotto finito. Cosa dentro la bottega e cosa in strada eccetera. In base a questa analisi potrete farvi un'idea di cosa potessero essere i vicoli nelle varie fasi della giornata: ingombri di materiali e persone intente alle attività, utilizzati come depositi o stenditoi, serrati la notte. Intorno alle attività umane si sviluppano una quantità di attività di contorno che costituiscono il tessuto minuto della città: commercio, stoccaggio, ristoro, accoglienza, e così via fino alla prostituzione, all'accattonaggio, al furto. In modo forse più concentrato ma non molto dissimile dalla città contemporanea. Dico questo perché nella città contemporanea, almeno quella dell'occidente capitalistico, i livelli sono spesso molto diversificati e si possono stratificare molti tipi di città che si incontrano solo occasionalmente; mentre nella città medievale i livelli sono a stretto contatto, il potente è dentro il suo “quartiere” ma il suo statuto sociale lo pone al di sopra e in posizione dominante rispetto agli altri mondi. Il mercato, e i mercanti, sono il luogo di intersezione obbligato della città. Veniamo agli schemi che mi proponete, tutti con spunti adatti ad essere sviluppati. 1 Gli allestimenti dovrebbero porsi in primo luogo il tema del “cosa” voglio restituire di un luogo, di un contesto sociale, di un'attività umana. Questo cambia l'approccio all'allestimento che può essere didattico, emotivo, tattile, visivo, tematico e così via anche miscelando le varie componenti. Per esempio, ma è solo un esempio da prendere come uno spunto equivalente a tanti altri, io eviterei l'eccesso di formalismo. Cioè l'esposizione di “levigata” più adatta a un contesto commerciale piuttosto che ad uno storico. Credo che si debba procedere individuando le sequenze percettive, emotive e comunicative che si vogliono realizzare. Quindi prima di tutto stilare un brevissimo programma di pochi punti, poi un elenco di obiettivi da raggiungere (cosa), un modo di realizzarlo (come), una tecnica (con quali strumenti), con quali materiali (con cosa). Dovete sempre tenere presente che il vostro allestimento è occasionale e non ha percorsi obbligati (non siete in un allestimento interno o a pagamento); il visitatore deve poter essere coinvolto nella comunicazioni indipendentemente dal punto o dal momento in cui inizia ad interagire. Un'osservazione che vale per tutti: credo che i vicoli debbano ridarci anche qualcosa di quanto di sgradevole potesse esserci in quel modo. Suppongo che l'esperienza di un bazar, se non è quello imborghesito per imbonire i turisti di Istambul, sia la merce sia l'umanità che lo popola. Facciamo l'elenco dei rumori, degli odori, della materie che ci impediscono di camminare, degli sguardi ora compiacenti e ora ostili delle persone. Mettiamo il visitatore nella condizione di fare un po', non tanta ma un po', di fatica per addentrassi nel vicolo per poi chiudergli le spalle. Non deve entrare in un mondo incantato, perché non si tratta di questo, ma in un'esperienza originale e significativa. Il nostro problema non è fornire uno scontato un'intrattenimento pop, per questo ci sono le cuffiette del telefonino, ma un evento inaspettato. Capire cose nuove passe sempre per uno spiazzamento rispetto alle aspettative a alle previsioni GRUPPO2 L'idea deve essere più contestualizzata. Descrivete un'immagine borghese della prostituzione tutta calcata sull'immaginario del bordello del XIX secolo. Fate qualche ricognizione (vi do anche qualche spunto) in modo, anche voi, da restituire in qualche misura un'ispida continuità tra i bisogni dell'umanità. I corpi sono odori, anche quelli del XVIII secolo ci sarebbero più che indigesti, deiezioni, cose ingurgitate e defecate. Credo sia veramente difficile capire di cosa parliamo pensando alle prostitute di altre epoche. Però il tema è interessante. Provate a restituire anche voi il coacervo di sollecitazioni, detto in una battuta cosa dovrebbe essere la carne tra le biancherie sporche e i corpi lavati con cadenze stagionali. Senza disgustare lo spettatore, non è questo il problema, ma provando a coinvolgerlo in qualcosa che oggi ci è remoto. Oggi il visivo, anche tramite la pornografia, domina e anche le pratiche più trasgressive o estreme sono in qualche modo sempre filtrate da questo senso dominante. Credo che nella Rua altri fossero i sensi messi in gioco; qui parliamo di vicoli e non di cortigiane. Comunque attenzione a non inciampare nel bordello felliniano. Come per i colleghi del gruppo 4 ragionate anche sui tessuti (stracci?), sul tattile, sul senso di confusione. Qualche riferimento utile Jonathan Swift, Lo spogliatoio della signora e altre poesie, Einaudi, Torino 2 (Un testo del Michel Foucault, Storia della sessualità, 3 voll., Feltrinelli, Milano Prostituzione, 1997,di Nanette J. Davis Voce dell'Enciclopedia Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/prostituzione_%28Enciclopedia_delle_scienze_sociali%29/ GRUPPO 4 Fatevi largo nella materia prima di ogni altra cosa. Scoprite il prodotto finito in un contesto di lavoro e non come in un negozio. Si deve vedere che il panno raffinato viene fuori da un contesto che non gode di questa bellezza. I visitatori devono diventare come i mercanti che affinano l'occhio per vedere la lavorazione migliore o peggiore senza i fronzoli del commercio. Poi ponetevi il problema di come attaccate le cose in alto. Perché sempre un piano orizzontale, indifferente al vicolo? Attenzione all'effetto “luminarie per il patrono” Perché non attaccare il tessuto sui muri, magari utilizzando la seta sintetica (rayon) e raggelamdolo con la colla a formare una scultura di pezze? Si entra in un apparente caos di fili e rumori, dentro si intravede qualcosa di splendido e poco dopo si perde tutto perché il filato non è per noi. GRUPPO 7 I vostri disegni denunciano una certa perizia me anche voi dovete chiarire il programma. Nel testo che accompagna le immagini sembra quasi che proponiate un progetto salvifico, con ascesi alla Vergine. Cosa vera solo in parte, in quanto la storia dei luoghi è sempre una storia complessa dove ci sono tante componenti (tra cui la “salvezza”). La cosa da cui vi metto in guardia è l'idea che l'obiettivo siano le luci. Le luci casomai sono il mezzo. Ho trovato, tra le illustrazioni, interessante il manto stellato, ma per il motivo opposto: che è scuro e nasconde. Insomma non è chiaro dove porta questa salvezza, il che si accorda dignitosamente con la fede cristiana che prevede un atto di fede (occultamento). LA bella immagine di Avatar (la produzione più costasa mai realizzata) è nel filone neomistico in cui la salvezza si vede, è fatta di armi e volontà e effetti speciali. Io lavorerei con la luce in modo misurato in moda da conservare i chiaroscuri della vicenda umana. Christian Boltanski https://youtu.be/7I5k5Zbcx-M https://youtu.be/SXND1GZdBzM Pino Pascali http://www.museopinopascali.it/pino-pascali/le-armi.html 3 http://www.archiviopinopascali.org/ <iframe width="630" height="500" src="http://www.arte.rai.it/embed/la-fantasia-esplosiva-di-pinopascali/18837/default.aspx" frameborder="0" allowfullscreen></iframe> 4