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Firenze nel bassomedioevo: Geografia sociale della città. I riflessi dello sviluppo cittadino nella cultura materiale Anna Baldi 1-Tema della ricerca Questo progetto è stato pensato come un contributo allo studio della Firenze bassomedievale ed è da considerarsi strettamente legato ad altri attualmente in atto.1 Ci si propone di indagare la produzione ceramica nella città bassomedievale partendo in particolare da un contesto, quello della Biblioteca Magliabechiana -che si trova immediatamente a nord dell'Arno in prossimità dell'antica chiesa di San Pier Scheraggio non lontano dal maggiore centro cittadino di potere dal XIV secolo in poi, Palazzo Vecchio, e quindi anche vicino a piazza della Signoria- e arricchendolo delle notizie provenienti da altri due contesti, praticamente adiacenti al primo, ed in parte già analizzati: via de' Castellani e Palazzo Vecchio.2 1 2 3 4 Firenze dall’epoca romana al bassomedioevo. In bianco: ipotesi ricostruttiva delle tre cerchie murarie. Dall’interno verso l’esterno: prima cerchia di età repubblicana, seconda cerchia medievale di XI secolo, terza cerchia medievale di XIV secolo. In giallo: localizzazione degli scavi principali nell’area fra l’Arno e Piazza della Signoria: 1- Piazza della Signoria. 2- Palazzo Vecchio. 3- Via de’ Castellani. 4- Biblioteca Magliabechiana. 1 Oltre che al progetto "Grandi Uffizi" ci si riferisce ad un progetto di dottorato del dott. Emiliano Scampoli per la costruzione di un gis archeologico per la Firenze bassomedievale. 2 Per via de' Castellani è già stata completata la schedatura e ci si accinge allo studio. A Palazzo Vecchio stanno per ricominciare gli scavi ma il materiale proveniente dalla campagna 1997-98 è già stato studiato: BRUTTINI J., Palazzo Vecchio (Firenze): indagini archeologiche 1997-98, tesi di laurea inedita in Archeologia Medievale, Università di Siena, relatore prof. Riccardo Francovich, a.a. 2003-2004 La ricerca non si limiterà però a queste realtà, ma prenderà in considerazione anche i recuperi minori, mentre per il grande scavo di piazza della Signoria si dovrà verificare la disponibilità della documentazione. Parte dello studio sarà dedicato anche a capire quale sia stato il rapporto di causa effetto fra lo sviluppo della produzione ceramica (arrivo di nuove e più specializzate forme) e i cambiamenti nell'alimentazione, espandendo quindi la ricerca alla cultura alimentare dell'epoca. In ultimo ci si dedicherà a capire che tipo di influenza possa avere avuto l'immigrazione dalle campagne in questi cambiamenti (non solo direttamente per l'importazione di nuove forme ceramiche nello specifico, e diversi modelli culturali in generale, ma anche indirettamente come spinta all'innovazione in una società demograficamente più ampia, che non si può più accontentare delle risorse tradizionali), e come la città abbia reagito anche dal punto di vista urbanistico: se lasciando al caso la propria crescita o con una pianificazione tesa a soddisfare le necessità di una società eterogenea, magari conservando una qualche divisione al suo interno per provenienza geografica degli immigrati. 2-Stato della ricerca Firenze è una delle città più scavate in Italia, ma in realtà poco studiata e praticamente per niente pubblicata dal punto di vista archeologico, visto che la massa di informazioni provenienti da scavi stratigrafici (e ci si riferisce in primo luogo all'immenso lavoro che negli anni '80 ha riguardato piazza della Signoria) e da recuperi più piccoli e occasionali dovuti a interventi di emergenza, attendono ancora un adeguato e sistematico studio. Benché la bibliografia su Firenze non sia quantitativamente scarsa, è poca la letteratura archeologica sulla città, spesso sorpassata e di gusto antiquario; poche sono le raccolte di documenti, poche e non recenti le pubblicazioni storiche di carattere più generale (cominciando dall'imprescindibile Storia di Firenze del Davidsohn), mentre articoli e monografie di argomento storico più specifico e di urbanistica sono maggiormente presenti.3 Utilizzando questo materiale siamo attualmente in grado di ricostruire con una certa precisione una zona della città compresa fra il letto dell'Arno e l'antica chiesa di San Pier Scheraggio, per la quale si può ipotizzare sicuramente una riurbanizzazione bassomedievale, e l'area posta immediatamente a nord della chiesa, sotto Palazzo Vecchio, corrispondente pressappoco al luogo in cui sorgeva l'antico teatro romano, che sembra avere avuto maggiore continuità insediativa rispetto alla zona adiacente -benché anche qui siano praticamente nulli i reperti sicuramente ascrivibili all'VIII-X secolo. Entrambi i casi suggeriscono comunque un forte momento di sviluppo insediativo nel XIII e XIV secolo, preceduto da un altro forse meno intenso e probabilmente circoscritto a un'area più piccola, nei secoli XI e XII. La ricostruzione storico-urbanistica del resto della città è necessariamente meno puntuale proprio per la scarsità di dati archeologici: le informazioni provenienti degli scavi ottocenteschi e primonovecenteschi, fino alla metà del secolo, sono viziate dal metodo di scavo e, benché siano documentati i ritrovamenti di strutture, rimane piuttosto difficile associarli ai reperti mobili recuperati in quei medesimi contesti.4 Diverso è il discorso per piazza della Signoria, della quale si conosce almeno la pianta generale, che da sola offre una visione composita e tutto sommato esaustiva di quella che è stata la storia costruttiva di quella parte della città, e ci aiuta a fare ipotesi anche per le aree adiacenti. 3 Per una definizione ampia e particolareggiata si rimanda alla sezione 7 -Bibliografia- in cui le pubblicazioni sono divise per argomento. 4 Per una ricostruzione storico-urbanistica di Firenze dalla fondazione romana di età repubblicana al tardo medioevo si veda SCAMPOLI E., Fra Scheraggio e Altafronte: analisi di un area urbana campione per un GIS archeologico di Firenze Medievale, tesi di laurea, Università di Firenze, relatore prof. G. Vannini, a.a. 2002-2003, cap. I, pp. 5-73 Lo studio dei reperti provenienti da scavi stratigrafici è in stato di avanzamento solo per pochi casi e riguarda tutte le tipologie di materiali. I contesti sono quelli della terza corte di Palazzo Vecchio, di via de' Castellani e della Biblioteca Magliabechiana (quest'ultimo solo abbozzato), su un asse nordsud perpendicolare all'Arno. Via via che ci si allontana da quello che doveva essere il centro di potere cittadino anche prima della costruzione del Palazzo, sembra di intravedere un ritardo nell'urbanizzazione -o più probabilmente nella riurbanizzazione bassomedievale, rispetto al grande momento di espansione di età imperiale. Il periodo maggiormente documentato a livello di reperti mobili è il XIII e XIV secolo. Dallo studio della ceramica emerge che nell'arco di questi due secoli si assiste ad un incremento tipologico delle forme di uso comune: il persistere di quelle di tradizione altomedievale (principalmente le olle e solo in parte i boccali e le brocche) si accompagna all'aumentare di altre che si manterranno nella tradizione più tarda (come i catini o le grandi forme da dispensa) e al veloce comparire e tramontare di altre ancora (ad esempio il paiolo, ma in un certo senso anche il tegame se si pensa alla variante con immanicatura verticale), suggerendo dei notevoli cambiamenti nelle abitudini alimentari -dieta e modalità di preparazione dei cibi- di buona parte della popolazione. In particolare la presenza del paiolo è percentualmente piuttosto alta. Il robusto manico verticale fa pensare ad una cottura degli alimenti per sospensione e non esclusivamente a riverbero o su fornello come per le olle; questa forma sembra essere quindi un indicatore di una variazione molto importante: è difficile non ipotizzare cambiamenti nel focolare domestico, come l'introduzione del camino nelle abitazioni fiorentine, che permetteva di appendere i paioli direttamente sopra la fiamma. A parziale conferma di questa ipotesi sta il comparire di un'altra forma con una variante che la caratterizza proprio in area fiorentina: il tegame immanicato verticalmente, probabilmente influenzato in questa caratteristica proprio dal paiolo. Paioli e tegami immanicati verticalmente dagli scavi di piazza della Signoria (immagine tratta da DE MARINIS G., Archeologia postclassica a Firenze. La cultura materiale negli scavi urbani. Catalogo della mostra, Offagna, 19 luglio 1997- 3 gennaio 1998, Loreto, 1997) Miniatura del sec. XV da manoscritto della Biblioteca di Norinberga (tratto da Stadtluft Hirsebrai und Bettelmönch, Zurich, 1992, p. 282) Certo è che, se per il tegame si può supporre una derivazione morfologica dal testo, più difficile è collegare queste due forme dal punto di vista funzionale: se il testo veniva usato per la preparazione di focacce in ambito domestico -e non per il pane che ha bisogno di una diversa distribuzione del calore e che più probabilmente veniva cotto nei forni comuni- il tegame è più probabile che venisse utilizzato per la preparazione di cibi asciutti a base di verdure e carne -anche se questa ipotesi deve essere confermata dalle analisi in corso sui residui organici. Vista da questa angolazione questa forma sembra derivare più che da un innalzamento e verticalizzazione delle pareti del testo, da un abbassamento di quelle di olle e paioli, ipotesi che trova un suo senso se collegata appunto ad un cambiamento della dieta, fatta sempre meno di zuppe semiliquide e sempre più di stufati più solidi. Assolutamente da tenere in considerazione è l'origine di queste nuove forme, fra cui è da annoverare anche il riemergere del catino e in generale lo svilupparsi di quelle aperte, accanto ad una sempre maggiore specializzazione di tutte le forme, anche quelle medio-grandi da dispensa come gli orci e gli orcioli. Sicuramente alcune nascono autonomamente da esigenze accresciute di una società in frenetico sviluppo, ma per altre si deve pensare ad un'influenza esterna. Ancora una volta è il paiolo, confermando la sua vocazione di forte indicatore culturale e cronologico, a mostrarci la via d'accesso alla città: è diffuso in tutto il Mediovaldarno, per quanto attualmente sembra essere proprio Firenze a detenerne i primato percentuale; ma se allarghiamo l'area di interesse noteremo che la sua distribuzione riguarda tutta la dorsale appenninica fino all'Umbria e alle Marche, mentre esemplari rinvenuti nell'alta Romagna e in Veneto e cronologicamente antecedenti di quasi due secoli, hanno nome e morfologia diversa (ad esempio hanno il manico in metallo). Siti di rinvenimento di paioli. Eccetto che per gli esemplari con ansa verticale in metallo possiamo notare che la distribuzione è prevalente lungo la dorsale appenninica Per assistere alla piena affermazione della maiolica arcaica in città bisogna invece aspettare il trecento: questo almeno è ciò che sembra emergere dai tre contesti a nostra disposizione, anche se le notizie che si hanno degli scavi in piazza della Signoria sembrano confermare questo ritardo produttivo. E' evidente che l'esigua presenza di maiolica arcaica in questo particolare caso sia difficilmente indicativa di un ritardo tecnologico o di una marginalità della città, in forte espansione nel XIII secolo. Tanto più che accordi commerciali la legavano saldamente a Pisa già dal secolo precedente.5 Sembra quasi che per un bel po' di tempo la maiolica sia un articolo che non interessa ai fiorentini. Anche se difficilmente confermabile, a questo punto prende campo l'ipotesi dell'utilizzo di altri materiali, come il metallo, per la produzione di stoviglie di pregio nella Firenze bassomedievale -la 5 DAVIDSOHN R., Storia di Firenze, 1, Firenze, 1962, p. 1175 presenza di forchette in argento a Palazzo Vecchio è documentata nel 1361-6, dove la ceramica acroma risulta non sempre di ottima fattura ma altamente specializzata nelle forme.7 Anzi per alcune di esse -e ci riferiamo principalmente ai boccali- possiamo quasi parlare di una produzione "industriale", nel senso dell'estrema standardizzazione morfologica, indice di una raggiunta solidità tecnica dei vasai. Se ciò che si è appena detto è vero, ci indica che in questo particolare caso bisogna porre estrema attenzione nell'utilizzare la ceramica come indicatore di status, mentre ci può aiutare a comprendere i meccanismi che regolano l'organizzazione produttiva e commerciale nel contesto storico in esame. 3-Problematiche della ricerca I dati archeologici completi attualmente a nostra disposizione riguardano tre scavi di una certa importanza ed estensione, che hanno restituito una grande quantità di materiale. Questi tre contesti sono stati scavati stratigraficamente dalla stessa cooperativa archeologica, quindi con una certa uniformità nella produzione di documentazione. Degli altri recuperi cittadini non abbiamo né un quadro chiaro né sappiamo in che modo sono avvenuti. Uno dei problemi sarà quindi l'accesso alla documentazione e la sua uniformazione. In primo luogo però ci attende la schedatura e lo studio dei materiali a nostra disposizione; se per via de' Castellani il lavoro è ad uno stadio avanzato e per la campagna di scavo 1997-98 di Palazzo Vecchio è completato,8 quasi interamente da affrontare è la Biblioteca Magliabechiana -che da sola ha restituito più di duecento casse prevalentemente di ceramica anche se apparentemente con cronologia un po' più bassa rispetto alle altre-, e in Palazzo Vecchio stanno per riprendere gli scavi. In tutti questi casi, e sicuramente questo vale anche per i piccoli recuperi di cui poco sappiamo, non dobbiamo dimenticare che si tratta di contesti urbani che hanno avuto continuità insediativa fino ai giorni nostri e che quindi hanno sicuramente subito un numero notevole di interventi che hanno portato all'alterazione delle stratigrafie originarie -con conseguente rischio di aumento della presenza di residualità e infiltrazioni-, e che quindi risultano di difficile lettura. Questo è ancora più vero se si considera che sempre si è trattato di scavi di emergenza inesorabilmente legati per tempi ed estensione a cantieri di intervento messi in opera per altre esigenze. 4-Obiettivi Se consideriamo valida l'ipotesi di un primo importante momento di sviluppo dell'industria fiorentina -probabilmente fin dai primordi di tipo laniero- già nel secondo quarto del XII secolo, con origine alla fine del precedente, e se valutiamo che realmente essa può avere avuto impulso solo da una notevole pressione demografica che rese insufficiente lo spazio agricolo e spinse un gran numero di persone verso la città,9 c'è da domandarsi che tipo di traccia lasciò questo incremento di popolazione cittadina sulla cultura materiale del bassomedioevo a Firenze e come influenzò la crescita e il modellarsi della città. Questo studio si propone di individuare il rapporto fra questi aspetti, rintracciandone gli eventuali segni proprio nella produzione ceramica: avanzamenti tecnologici, incremento tipologico e numerico, ma anche modalità di formazione dei depositi archeologici; questo perché il modo con cui sono venuti a crearsi certi depositi può essere indice o 6 DAVIDSOHN R., Firenze ai tempi di Dante, Firenze, 1929, p.592 7 La specializzazione produttiva doveva essere una caratteristica della città già da tempo se un documento del 1195 parla di orciolai che producevano esclusivamente orci ed anfore per la conservazione del vino e dell'olio. DAVIDSOHN R., Forschungen zur Geschichte von Florenz, I,Berlino, 1885, p.156 8 BRUTTINI J., Palazzo Vecchio ... op. cit. 9 Si veda FAINI E., Firenze fra fine secolo X e inizi XIII: economia e società, tesi di dottorato inedita in Storia Medievale, Università di Firenze, relatore prof. Andrea Zorzi, 2002-2005 meno di una qualche pianificazione urbana; ad esempio proprio in via de' Castellani sono presenti alcune tipologie stratigrafiche inconsuete: un susseguirsi di battuti pavimentali composti quasi per intero da frammenti ceramici -prevalentemente anse verticali di paiolo-, strati in cui troviamo un misto di scarti e pezzi con evidenti tracce d'uso ma che non sono sicuramente scarichi di fornace, e altri che presentano materiali che vanno dal tardoantico al bassomedioevo. Per quel che riguarda gli strati con scarti possiamo dire che sicuramente non si tratta di scarichi di fornace in prima giacitura, visto che mancano tutti quegli indizi che lo proverebbero (rosticci, cenere, mattoni stracotti etc.), né di accumuli di "spazzatura", visto che in questo caso non si capirebbe la necessità di spostare nel cuore della città materiale da scarichi di fornace che non dovevano essere tanto lontano dalle officine produttive e quindi ormai difficilmente compresi all'interno delle mura (siamo fra XIII e XIV secolo). Dovremo capire se questi depositi non attengano invece ad una fase ben regolamentata in cui si procede alla risistemazione da parte del Comune di ampie zone della città;10così per gli acciottolati che mostrano una studiata selezione dei materiali -forse per favorire il drenaggio dell'acqua piovana. E qualcosa di simile si può ipotizzare anche per quegli strati con ceramica attinente a diversi periodi (si va dalle anfore ai paioli); potrebbe provenire dal medesimo luogo ed essere frutto di stravolgimenti delle stratigrafie più antiche in un momento di grandi interventi, ma c'è anche da valutare l'ipotesi secondo la quale proverrebbero da altre zone della città: la Firenze della fine del '200 e della prima metà del '300 ha visto un fermento urbanistico notevole; si tratta di un periodo costellato da interventi poderosi, che hanno comportato grandi spostamenti di terra da una parte all'altra della città e questi depositi potrebbero esserne il risultato.11 Ricapitolando quello che ci si propone di fare è utilizzare i dati dei tre scavi della Biblioteca Magliabechiana, di via de' Castellani e di Palazzo Vecchio per creare una cronotipologia ceramica che serva come punto di partenza per l'analisi degli altri contesti fiorentini che si intendono studiare unitariamente. Oltre allo studio della ceramica -comprendendovi ovviamente anche l'individuazione delle officine produttive-, di ogni situazione si cercherà di capire anche la modalità di formazione stratigrafica per valutare, dove possibile, oltre al momento anche la modalità di urbanizzazione: casuale e spontanea o pianificata? Solo in un secondo momento, quando si sarà verificata la reale responsabilità dell'immigrazione sull'introduzione di forme nuove -oltre che di modi di cucinare diversi- si valuterà se è possibile ed utile, anche tramite ricerca di archivio, individuare all'interno della città una sorta di distrettuazione informale secondo cui si distribuivano i nuovi arrivati. Ovviamente non si intende prescindere da confronti con altri contesti extracittadini -cominciando dai più vicini, come Fiesole, ma senza darsi limiti di distanza laddove siano evidenti forti similitudini morfologiche-, che saranno presi in esame sia in maniera diacronica che sincronica per capire quale siano stati gli apporti e gli scambi all'interno di uno stesso contesto culturale e fra differenti realtà. Per lo studio delle funzioni, soprattutto di ceramica da fuoco, si terrà conto anche di confronti con 10 Sono molti i documenti di fine '200 e prima metà '300 che attestano questa volontà ordinatrice da parte del Comune. Fra di essi uno che riguarda proprio questa zona, una petizione "pro parte hominum et personarum sextus S. Petri Scheradii et precipue hominum populorum S. Remigii et S. Jacobi inter voveas : quod a porticiola muri orti conventus fratrum minorum de Florentia supra cursum tintorum ad portam S. Petri Scheradii sitam in muris insule prope Arnum est quasi continue lacus palustris et unceus, ita quod per ipsum locum transiri nequitur tempore hjemis vel pluvie, nec non estivo tempore coruptio aëris est ibi non modica que totam reddit circumstantiam morbidam et infectam, et cessat amenitas que haberetur per cives florentinos per ipsum locum spatiari volentes [...]". La petizione chiede ed ottiene "ordinare ac mittere viam a dicta porticiola ad predictam portam novam [...]". (A.S.F., Provvisioni, XVIII, f. 91 t 29 marzo 1322, contenuto in OTTOKAR N., Criteri d'ordine,di regolarità e di organizzazione nell'urbanistica e in genere nella vita fiorentina dei secoli XIII-XIV, in Studi comunali e fiorentini, Firenze, 1948, pp. 143-144) 11Documenti in via di pubblicazione riportano notizie di grandi spostamenti di terra sia dalla zona dell'attuale piazza SS. Annunziata che da piazza Duomo verso i lungarni in rifacimento o in costruzione, quindi probabilmente proprio verso la nostra area di interesse (comunicazione personale del dott. Giovanni Roncaglia). Inoltre in seguito al decreto di allargamento della piazza della cattedrale e del battistero del 1296 si procede anche allo sbassamento del terreno per rendere più maestosa la vista dal lato meridionale della piazza ( CHERUBINI G. 2001, La Firenze di Santa Maria del Fiore, Firenze, p. 37). In questa occasione la grande massa di terreno asportata deve essere stata collocata altrove. realtà storicamente più vicine a noi12. Sostanzialmente si cercherà di ricavare dall'insieme dei nostri reperti ogni tipo di informazione che essi possono fornire: non solo indicazioni cronologiche o che servano a determinare le aree produttive, ma anche economiche e tecnologiche, tenendo sempre presenti quelli che risulteranno essere gli indicatori culturali e sociali; perciò attenzione particolare sarà data anche allo studio delle funzioni e a ciò che ci potrà suggerire per l'individuazione della cultura alimentare dell'epoca. 5-Metodo Lo studio della ceramica si articolerà nel seguente modo: • Siglatura • Divisione per impasti attraverso analisi macroscopica • Schedatura, utilizzando la scheda informatizzata del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell'Università di Siena, eventualmente arricchita di nuovi campi secondo necessità • Disegno e vettorializzazione dei reperti selezionati (nel caso vengano rinvenute forme intere verrà fatta una scansione direttamente con scanner 3D) • Quantificazione percentuale dei reperti divisi per classi, impasti, morfologia • Creazione di tavole cronotipologiche • Confronti con materiale da altri contesti principalmente editi e, dove possibile, inediti Dove sarà possibile accedere alla documentazione di scavo completa si opererà anche la vettorializzazione delle piante di scavo. Tutti i dati andranno a comporre un database relazionale in cui far confluire anche le notizie più strettamente stratigrafiche. Per la datazione delle US (anche al fine di definire la periodizzazione del matrix) verranno usati sia metodi tradizionali che analisi al C14 (già in parte realizzate per tutti e tre gli scavi). Tutte le informazioni utili potranno essere georeferenziate all'interno del GIS urbano. 6-Tempi della ricerca Primo anno Biblioteca magliabechiana: • Siglatura e schedatura dei reperti ceramici • Disegno dei reperti ceramici selezionati e loro vettorializzazione • Quantificazione dei reperti fittili • Informatizzazione schede US e USM • Vettorializzazione delle piante di scavo • Studio della sequenza stratigrafica • • 12 Acquisizione dei dati archeologici dello scavo di via de' Castellani Acquisizione dei dati archeologici delle campagne passate di Palazzo Vecchio Ad esempio sulla montagna pistoiese ancora fino a pochi anni fa si faceva uso di una specie di testelli per la cottura dei necci, sorta di piadina a base di farina di castagne. Per un approccio etnografico in archeologia si veda PEACOCK D. P. S., La ceramica romana tra archeologia e etnografia, Bari, 1998 Secondo anno • • • • Acquisizione dei dati archeologici degli scavi più recenti di Palazzo Vecchio Confronti fra i tre contesti Creazione di tavole cronotipologiche delle forme e delle decorazioni delle varie classi ceramiche Acquisizione e informatizzazione di dati provenienti dagli altri recuperi cittadini (compresa siglatura e schedatura e disegno dei reperti) Terzo anno • • • • • Ulteriore acquisizione e informatizzazione di dati provenienti dagli altri recuperi cittadini (compresa siglatura e schedatura e disegno dei reperti) Quantificazione dell'insieme dei reperti fittili Incremento delle tavole cronotipologiche Eventuale ricerca di archivio Elaborazione finale dei dati 7-Bibliografia Firenze. 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