varici - Poliambulatorio Chirurgico Modenese

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varici - Poliambulatorio Chirurgico Modenese
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VARICI
CHIRURGIA VASCOLARE ED
ANGIOLOGIA PRESSO IL PCM:
visite, diagnostica ed
interventi
• visite angiologiche ed ecocolordoppler, dei tronchi sopraortici (TSA), dell’aorta addominale, delle iliache, degli assi arteriosi degli arti inferiori e superiori, nella patologia varicosa
degli arti, nello stretto toracico, nel morbo e nella sindrome
di Raynaud, nelle angiodisplasie. L’ecocolordoppler di ultima
generazione, è a disposizione del chirurgo vascolare all’interno dell’ambulatorio di angiologia, per effettuare l’esame
anche durante la visita, se necessario.
• Interventi per il trattamento delle patologie venose degli arti inferiori, quali:
• Safenectomia per stripping
• Flebectomie e legatura dei perforanti
• Terapia sclerosante delle varici e dei capillari
VARICI
ad esclusivo uso interno
INQUADRAMENTO DELLA PATOLOGIA
LE VENE VARICOSE
Cosa sono. Le vene varicose sono vene che hanno perso il loro normale tono, e che si
presentano perciò permanentemente ingrossate, tortuose e con i tipici “nodi”.
Negli arti inferiori ci sono due sistemi venosi, localizzati rispettivamente nella profondità dell’arto ed in superficie. Per facilitare
il ritorno del sangue dalle gambe verso il cuore, speciali valvole lasciano passare il sangue dal basso verso l’alto e ne impediscono il reflusso. Nel sistema venoso superficiale (grande e piccola safena) il flusso ha più difficoltà ad avanzare, per la mancanza
dell’azione di spremitura muscolare che invece aiuta il sistema profondo. I due sistemi sono collegati da vene cosiddette “perforanti” che, in condizioni normali, portano il sangue dalla superficie in profondità, cioè verso il sistema più efficiente.
Come si formano le varici?
Se la parete venosa subisce cedimenti, le valvole non chiudono più in maniera regolare
ed il sangue inverte il senso del flusso, andando dal sistema venoso profondo a quello
superficiale dove tende a ristagnare. Questo fenomeno (reflusso), porta ad un ingorgo
delle vene superficiali che si dilatano e finiscono con lo sfiancarsi. Le safene diventano
quindi serpiginose (varicose) ed i rami venosi extrasafenici, dilatandosi anch’essi, creano le cosiddette varici reticolari.
piccola
safena
Come si manifestano?
Un primo segno dello sviluppo delle varici può essere la comparsa di sottili linee blu
che evidenziano le vene sotto la pelle. Col tempo, in mancanza di interventi appropriati, le varici si ingrossano e nelle loro forme più avanzate appaiono come raggruppamenti di vasi visibilmente dilatati, tortuosi e bluastri, di consistenza molle, facilmente
osservabili quando la persona sta in piedi.
Quali sono i sintomi?
Il ristagno del sangue provoca edema (i liquidi ristagnano nei tessuti) e disturbi come senso di pesantezza e stanchezza alle gambe, crampi muscolari e
gonfiore, soprattutto alla sera. Gli scambi tra il sangue ed i tessuti si alterano provocando, nei casi più
gravi, colorazione rosso-bruna attorno alla caviglia,
eczema con intenso prurito ed anche formazione di
ulcere cutanee.
Quali aree possono interessare?
Le varici interessano prevalentemente le vene superficiali del polpaccio e della coscia manifestandosi
in taluni casi con la formazione di gavoccioli (ingrossamenti visibili delle vene) fino all’inguine.
Il muscolo si contrae
spingendo il sangue verso l’alto
CONDIZIONE NORMALE
perforanti
Le valvole si chiudono evitando
il reflusso di sangue verso i piedi
CONDIZIONE PATOLOGICA
Le valvole non chiudono
più ed il sangue inverte
il senso del flusso
Quali sono i rischi?
Le vene varicose possono provocare gravi problemi alla salute poiché possono facilitare la formazione di coaguli di sangue che potrebbero ostruire la vena e provocare
una flebite (varicoflebite), che si manifesta con indurimento ed arrossamento del tratto
varicoso accompagnato da dolore e calore.
Parete venosa
normale
Parete venosa
con trombi
L’INTERVENTO
Negli ultimi anni sono stati compiuti grandi progressi nella cura chirurgica delle varici, alla ricerca di
metodi sempre meno invasivi e sempre più efficaci, che consentano la riduzione dei tempi di recupero alla vita lavorativa e sociale del paziente e risultati clinici ed estetici impeccabili.
Il sistema venoso degli arti inferiori
grande
safena
La diagnosi e l’eventuale indicazione chirurgica vengono formulate a seguito di visita specialistica
ed esame ecodoppler o ecocolordoppler (che rappresenta l’evoluzione tecnologica della diagnostica
con ultrasuoni). Basato sull’utilizzo degli ultrasuoni, questo esame non invasivo e facilmente ripetibile, consente la visualizzazione delle vene fornendo non solo informazioni sulla loro forma, ma anche
sul flusso sanguigno al loro interno. Attraverso questo esame, il medico è in grado di valutare la gravità dell’insufficienza venosa per pianificare la migliore strategia terapeutica.
Quali sono i fattori di rischio?
Alcuni dei fattori che contribuiscono alla formazione delle vene varicose sono:
• Familiarità: individui che hanno parenti di primo grado con varici hanno una maggior probabilità di sviluppare questa condizione.
• Stazione eretta prolungata: le vene varicose si verificano più frequentemente in persone costrette dalla propria attività lavorativa a stare per lunghi periodi in piedi.
• Sesso: le varici degli arti inferiori colpiscono con maggiore frequenza le donne.
• Obesità: le persone obese hanno una maggiore propensione a soffrire di varici.
• Sedentarietà: riduce l’efficienza della “pompa” del muscolo del polpaccio.
È possibile prevenire le varici?
Alcune delle cause che contribuiscono allo sviluppo delle varici non possono essere modificate. Esistono invece altri fattori di rischio reversibili che
possono essere combattuti seguendo alcuni semplici consigli: evitare di stare troppo in piedi, evitare il sovrappeso, praticare regolarmente un’attività
sportiva (anche soltanto lunghe passeggiate), evitare l’esposizione prolungata delle gambe al caldo, indossare calze elastiche a compressione graduata.
Quando però le varici si sono ormai sviluppate l’unico trattamento in grado di restituire alla gamba un aspetto normale e prevenire ulteriori guai, è
quello chirurgico.
Safenectomia per stripping
L’intervento più eseguito presso il Poliambulatorio Chirurgico Modenese è lo stripping che consiste nella asportazione delle varici stesse: la vena
viene prima incannulata mediante un filo guida di materiale plastico (stripper), e successivamente viene “sfilata” (safenectomia per stripping).
L’intervento prevede due piccole incisioni: la prima all’inguine per la grande safena o dietro il ginocchio per la piccola safena, la seconda sulla
gamba.
flebectomia e legatura dei perforanti
Altre due procedure importanti sono la legatura dei perforanti e le flebectomie, che consentono di eliminare o ridurre i disturbi legati all’insufficienza venosa (edema, formicolii, dolori, crampi, prurito, pesantezza...), i rischi derivanti dalle varici (eczema da stasi, flebiti, trombosi, embolie
polmonari, ulcere...), ottenendo un valido risultato estetico, grazie alla mini invasività dell’intervento. A seconda dei casi queste due procedure
possono integrare l’intervento di stripping oppure essere attuate in via esclusiva.
Attraverso piccoli tagli (o microincisioni di 1-3 mm), si asportano rami della safena (flebectomie) o si legano le vene comunicanti con il circolo
profondo (cosiddette perforanti). A volte, per limitare l’invasività chirurgica, l’intervento è volutamente limitato all’asportazione dei rami varicosi principali, risolvendo eventuali varicosità residue con il trattamento scleroterapico.
tecniche “endoluminali”
In casi selezionati è possibile trattare la patologia varicosa mediante tecniche “endoluminali”. Una di queste si avvale dell’uso di cateteri a radiofrequenza (VNUS) e dell’EVLT (endovenous laser therapy) che permettono di chiudere la varice escludendola dal passaggio del sangue
e quindi di eliminarne gli effetti negativi.
Anestesia
L’intervento può essere eseguito in anestesia locale, spinale o, in un ristretto numero di casi, in anestesia generale, in base all’intervento da effettuare, alle condizioni generali ed alla volontà del paziente.
Preparazione all’intervento
La sera precedente l’intervento, occorre effettuare una rasatura completa della gamba da operare, compresi pube e inguine, ed osservare il digiuno dalle ore 24.00 o secondo le indicazioni fornite dal Chirurgo e dall’Anestesista. Altre eventuali indicazioni verranno comunicate dal Chirurgo e
dall’Anestesista in sede di visita.
Decorso
Al termine dell’intervento viene applicato un bendaggio, che va rimosso e buttato dopo 3-6 giorni e sostituito eventualmente con una benda elastica da togliere durante il riposo notturno. L’utilizzo delle calze elastiche è raccomandato solo se indicato dal medico. La ferita va medicata giornalmente utilizzando betadine e garze sterili. Terminati i controlli post operatori di routine è opportuno un ulteriore controllo dopo circa 6 mesi.
Effetti collaterali
• Ecco di seguito indicate alcune normali manifestazioni che possono verificarsi subito dopo l’intervento: una sensazione di dolore alla gamba operata, come pure un leggero “gonfiore” della caviglia e del piede; eventuali chiazze di sangue sulla fasciatura; la comparsa di chiazze bluastre un po’ dolenti e ispessite lungo l’arto operato, che scompariranno dopo circa 2 mesi. È possibile che il decorso sia accompagnato da uno stato febbrile che può raggiungere i 38°-38,5°C. Talvolta la chiusura dei collaterali varicosi può provocare cordoni duri e dolenti: in questi casi è utile assumere farmaci antinfiammatori e/o fasciare l’arto;
• È invece necessario contattare il medico qualora: permanga un gonfiore eccessivo che non migliora con il riposo; i cordoni si presentino molto grossi; lo stato febbrile persista oltre le 48 ore, o superi i 38,5° C o sia accompagnato da tremori e/o brividi; in caso di dolore intenso o di
sanguinamento da una ferita.
Nel 15-20% dei casi, le vene varicose possono recidivare, a causa della progressione della malattia stessa. In questi casi può essere necessario
ripetere l’intervento.
Ripresa delle normali abitudini
L’attività lavorativa potrà essere ripresa dopo circa 10 giorni, mentre per una completa ripresa delle dell’attività muscolare (anche sportiva) sarà
bene aspettare circa 4 settimane o comunque il tempo indicato dal chirurgo.
• La guida dell’automobile è consigliata dopo qualche giorno, a causa del bendaggio elastico dell’arto. Dopo la rimozione del bendaggio, è anche
possibile fare una doccia.
• Viene raccomandata una precoce ma moderata ripresa dell’attività motoria intervallata da brevi periodi di riposo preferibilmente a letto.
Il rispetto delle indicazioni fornite dal chirurgo ed i controlli post operatori sono fondamentali per il buon esito dell’intervento.
Ponete sempre al medico tutti i quesiti che ritenete necessari, durante la visita preliminare.
Lo specialista è tenuto a fornire tutte le spiegazioni necessarie al paziente, allo scopo di evitare ogni forma di incomprensione riguardo alle metodiche
utilizzate ed al risultato auspicabile. Questa nota informativa riveste carattere generale ed orientativo per il paziente e non deve in nessun caso sostituire un doveroso colloquio con lo specialista che eseguirà l’intervento né alla visione e comprensione del documento di Consenso Informato, contenente
informazioni specifiche sui singoli interventi chirurgici e sulle eventuali complicanze, la cui sottoscrizione deve avvenire prima dell’intervento.