44 - Marinai d`Italia

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44 - Marinai d`Italia
Sul Vespucci e Palinuro
Foto di Davide Tesoro,
socio del Gruppo di Bisceglie,
che è stato imbarcato
su nave Palinuro
dal 25 giugno
al 6 luglio del 2012
Imbarchi estivi
In primavera un avviso sul nostro sito (http://www.marinaiditalia.com/?page_id=729)
offriva la possibilità di effettuare imbarchi per i giovani Soci ANMI, di età compresa
tra i 16 e 26 anni, sulle Navi Scuola della Marina Militare Palinuro e Vespucci.
Alcuni dei ragazzi che hanno approfittato di questa occasione hanno
lasciato testimonianza delle impressioni e sensazioni tratte da questa esperienza
Tutte le foto di questo articolo sono state scattate dagli studenti imbarcati sul Palinuro e sul Vespucci
Sulla Nave Scuola Palinuro
LE MIE ESPERIENZE
IN MARINA MILITARE
di Riccardo Puglisi
a mia passione è la vita militare ed ho tutte le intenzioni di farne una scelta di vita.
Grazie alla Marina Militare ed alla Guardia
Costiera, alla cui conoscenza sono stato
introdotto dal Gruppo di Novara dell’ANMI,
quest’anno mi è stata concessa l’opportunità di vivere le mie prime, entusiasmanti
esperienze “in uniforme”.
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Marinai d’Italia
Il primo contatto con il ‘pianeta mare’ è avvenuto a bordo della Palinuro, in navigazione da Civitavecchia a Napoli.
Le giornate trascorse a bordo sono state
molto intense sia dal punto di vista fisico
che emotivo, sempre ricche di impegni e di
attività interessanti durante le quali era impossibile annoiarsi od oziare. Ho potuto
conoscere gli aspetti positivi della vita del
marinaio e giungere alla conclusione di
quanto possa essere appagante questa
professione, anche se faticosa e piena di
responsabilità.
Questa esperienza è stata davvero fantastica perché ho avuto la possibilità di
vivere in prima persona in un ambiente
militare, peraltro così affascinante e
complesso quale quello di un imbarco a
bordo della Palinuro, agevolato in questo
arduo compito dall’intero equipaggio,
che si è sempre dimostrato molto disponibile nei confronti di noi “giovani ed inesperti aspiranti marinai”, trasmettendoci
al meglio parte delle loro innumerevoli
conoscenze specialistiche.
Dalla più banale attività, come ad esempio fare i nodi o pulire gli ottoni, a come
vivere al meglio questa particolare professione dimostrandoci, con esempi pratici e con saggi consigli, l’enorme passione che li contraddistingue e l’orgoglio
di appartenere ad una Forza Armata ricca di storia, tradizioni ed onore.
Oltre all’esperienza vissuta sulla Palinuro ho avuto anche l’opportunità – grazie
all’iniziativa ‘Campogiovani 2012’, sviluppata dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministridi fare uno stage di una settimana presso la Capitaneria di Porto di Savona, dove ho potuto apprendere, ed in parte praticare in prima persona, le numerose attività svolte.
Prima di questa esperienza pensavo che
le Capitanerie di Porto si limitassero solo a soccorrere i naufraghi ma mi sono in
realtà reso conto di quanto siano vari,
complessi e delicati i compiti istituzionali assegnati alla Guardia Costiera.
Anche durante questa esperienza il contatto con questa particolare realtà mi ha
lasciato un bellissimo ricordo, fatto di
persone che con grande perizia e competenza svolgono questa professione.
Ufficiali, Sottufficiali e Marinai dotati di
tanta umanità che, ‘passandoci’ le loro
conoscenze, hanno saputo trasmetterci
efficacemente anche la loro passione.
Entrambe le esperienze vissute, una più
formale ed addestrativa a bordo della
Palinuro, e l’altra più operativa svolta
presso la C.P., mi hanno arricchito sia da
un punto di vista formativo che umano.
Ho infatti avuto modo di vivere da protagonista spezzoni di vita militare che in
passato avevo solo potuto immaginare.
Considero queste esperienze formative nel
carattere e da consigliare a tutti i giovani;
la mia speranza è di poterle ripetere nuovamente il prossimo anno.
NOI, DUE STUDENTESSE
A BORDO
di Ilaria Cunico ed Eliana Epifani
n un’afosa giornata di giugno noi, Eliana Epifani e Ilaria Cunico, due studentesse di Vicenza, ci siamo recate al porto di Civitavecchia per l’imbarco sulla
Nave Scuola Palinuro. Appena abbiamo
visto questa nave maestosa di cui tanto
ci eravamo informate e che avevamo visto solo in foto l’emozione è stata grande, e ci siamo sentiti tutti molto onorati
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all’idea di diventarne parte anche solo
per qualche giorno.
Mentre osservavamo incantati l’imponenza degli alberi con le vele chiuse in
porto ci sono stati insegnati i primi saluti militari e ci è stato consegnato lo stretto indispensabile per la vita a bordo.
Il giorno seguente è iniziato all’alba, con
una veloce colazione e subito ci siamo
messi all’opera sul ponte; inizialmente
eravamo molto impacciati e quasi d’intralcio, ma poi con pazienza i nocchieri ci
hanno spiegato come meglio agire per
poter contribuire in modo efficace: abbisciare le funi, timonare la nave goletta,
fare la vedetta, imparare i nodi più importanti, leggere le carte nautiche e tenere
pulito il ponte lucidando gli ottoni e la
scritta FAVENTIBUS VENTIS, ‘con i venti
favorevoli’, nonché motto della nave.
Il tempo passava ogni giorno senza che
ce ne accorgessimo e la cena era l’unico momento in cui avevamo la possibilità
di condividere tutti i momenti più faticosi
ma anche gratificanti, essendo divisi in
gruppi.
Dopo la cena avevano inizio i turni
serali/notturni, che da un lato potevano
essere davvero stancanti, non essendo
abituate a stare sveglie di notte e dormire
poche ore, ma dall’altro lato era forse, tra
l’esperienze vissute sulla nave, una delle
più significative: impugnare il binocolo
dalla plancia di vedetta e osservare l’orizzonte buio e impenetrabile della notte,
con la luce che la luna rifletteva sulle acque calme e i delfini che si facevano trasportare dalla corrente da prora è un ricordo che rimarrà impresso nel cuore per
tutta la vita; indescrivibile è la sensazione
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Sul Vespucci e Palinuro
che si provava nel vedere l’alba spuntare
e illuminare dolcemente il cielo.
In questi momenti abbiamo imparato ad
osservare le stelle, le costellazioni e abbiamo compreso come in passato i grandi navigatori riuscivano ad orientarsi; poi i componenti dell’equipaggio ci hanno raccontato le loro esperienze come uomini di mare e nei loro occhi c’era sempre la stessa
luce, la luce della passione per il mare che
li accomuna tutti e che è talmente forte per
loro da dargli la forza di stare lontano da
casa e dalla famiglia per mesi: a dir poco
emozionante e toccante sentire queste testimonianze al chiaro di luna.
Ma la sensazione più forte è stata sicuramente quella di timonare la nave, dove innegabile è il sentimento di orgoglio e fierezza nell’avere tra le mani il timone, il pensiero di avere il controllo di una nave così
importante e la responsabilità di essa e, la
consapevolezza di essere, in quel preciso
istante, un componente fondamentale per
l’equipaggio non ha pari.
Facendo rotta verso Gaeta abbiamo avuto finalmente la fortuna di vedere le vele
aperte e anche se la fatica per aprirle non
è sottovalutabile, a lavoro compiuto dire
che ne valeva la pena è riduttivo. Dopo
una breve sosta al largo dell’Isola si riparte con destinazione Napoli: la manovra di
entrata in porto aveva richiesto un po’ di
tempo e fatica sotto il sole cocente, che
metteva a dura prova anche il tradizionale saluto della nave al porto con tutto l’equipaggio in posizione d’attenti.
L’aver trascorso questi giorni a bordo di
questa nave scuola della Marina ci ha
fatte maturare, conoscere e scoprire cose nuove e molto interessanti.
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Marinai d’Italia
UN’ESPERIENZA
INDIMENTICABILE
di Michele Pavan
a mia esperienza, sul Palinuro (Civitavecchia-Napoli, 24/06/2012-29/06/2012),
è stata unica ed indimenticabile, un’esperienza che pochi ragazzi hanno l’opportunità di fare e che, seppur breve, mi ha
profondamente segnato e cambiato.
La vita a bordo è dura, scandita da tempi
precisi, ritmi serrati, fatta di spazi ristretti
e condivisi, ma anche di momenti goliardici, di unione e segnata da un forte spirito di gruppo. Ci si sente come in una famiglia. Si impara ad apprezzare tutto, anche
la bontà di un bicchiere di acqua fresca.
Tante cose che nella quotidianità appaiono banali, a bordo sono importanti.
Sicuramente non è facile dormire su un’amaca o per terra nel locale dove si mangia ed avere a disposizione un piccolo
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armadietto e solo pochi minuti per fare la
doccia, ma io sarei rimasto tutta l‘estate a
queste condizioni!
Non mi sono mancati playstation, computer, ecc. Si lavora molto, fra turni di guardia, pulizie e attività varie, ci si sente stanchissimi ma felici.
Ho imparato tantissime cose pratiche
come: stare al timone, leggere le carte
nautiche (rilevando la posizione della
nave in porto, cosa già piuttosto complicata, mi sono reso conto di quanto sia
difficile farlo in mezzo al mare), riconoscere le costellazioni e ho anche approfondito le mie conoscenze di primo
soccorso; infine, ho avuto modo di riflettere sulla mia vita.
Da sempre, il mio desiderio è di entrare in
Accademia e devo dire, quest’esperienza,
ha rafforzato la mia decisione.
Devo ringraziare tutto l‘equipaggio che è
stato sempre disponibile e paziente con
noi ragazzi, ma in particolare mi sono
stati vicini il Sottotenente di Vascello, il
sig. Peruzzo che mi ha spronato a coltivare con costanza e tenacia le mie ambizioni e con severa determinazione, mi
ha portato a fare molte riflessioni personali, il Sottotenente di Vascello, il sig.
Lattarulo, il medico di bordo, che mi ha
fatto apprezzare, durante le guardie, le
bellezze del cielo e il Maresciallo Loddo
che mi ha fatto sentire un “marinaio”.
Senza di loro questa esperienza non sarebbe stata così intensa.
Anche se sono un ragazzo che non manifesta molto i propri sentimenti, quando ho
dovuto salutare i miei compagni, con cui
ero già in contatto prima della partenza
tramite Facebook e con cui ho condiviso
tante emozioni, dall’ansia prima della
partenza al dispiacere dell‘addio, mi sono
molto commosso.
Questa navigazione per me è stata un tumulto di sentimenti, che hanno spaziato
da quelli umani! personali, a quelli legati
alla Marina Militare, al mio futuro ed anche a quelli provati di fronte alle bellezze
naturali, ai colori del mare, del cielo e dei
paesaggi.
Sentimenti unici ed indescrivibili che può
capire solo chi si è trovato per mare. Prima di scendere dalla nave, l’ultimo, doveroso saluto alla bandiera, sull’attenti, mi
ha procurato un brivido. In quel momento
mi sono detto: “Michele questa è la tua
strada, tu sei nato per questo!”.
Forse, nella descrizione, mi sono lasciato
trasportare dall’entusiasmo, ma posso
solo dire che spero di potermi imbarcare
nuovamente.
Un grazie speciale al Comandante Capitano di Fregata Giovanni Schiavoni, a Lei e
alla Marina Militare ed anche al Maresciallo Capo Totaro dell’ANMI di Gallarate.
Grazie di tutto.
QUATTRO GIORNI
DA MARINAIO
di Walter Bruzzone
a MM offre la possibilità di effettuare
brevi imbarchi per giovani - 16/ 26 anni
Soci ANMI sulle Navi Scuola Vespucci e
Palinuro nel corso delle navigazioni che effettuano da Civitavecchia a Napoli con lo
scopo di avvicinare i giovani al mare .
Abbiamo inoltrato la domanda - accettata
– per il nostro Socio Walter Bruzzone (16
anni) iscritto al secondo anno di Nautico
facendo la sua felicità.
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Walter si è presentato per l’imbarco sul
Palinuro (nella foto). il 24 giugno alla banchina n. 16 di Civitavecchia per sbarcare a
Napoli dopo quattro giorni .
Gli abbiamo chiesto le impressioni provate, cosa hanno fatto. “È stato meraviglioso, bellissimo – ha dichiarato Walter
– mi son sentito totalmente un membro
dell’equipaggio, abbiamo fatto manovre
alle vele, turni di guardia anche notturna,
tutto come i marinai di bordo; in special
modo la notte sono rimasto incantato
dalle miriadi di stelle che si vedono, non
pensavo che ce ne fossero tante (con le
luci delle città, manco di accorgiamo che
ci sono e sono una delle cose più belle
dell’universo ndr). È stato tutto molto bello, anche se un tantino faticoso per le
manovre, non c’ero abituato, spero solo
di rifarlo ancora.
Sulla Nave Scuola Vespucci
UNA SETTIMANA
SUL VESPUCCI
di Marianna Fausti
ono Marianna Fausti, ho 16 anni e frequento la 3^ Liceo Scientifico alla
Spezia.
Quest’anno ho partecipato ad una mini
crociera sulla Nave Amerigo Vespucci.
dal 30 settembre al 7 ottobre con l’imbarco a Livorno, tappa a Civitavecchia e
sbarco a Genova.
Durante questi sette giorni abbiamo svolto tutte le mansioni marinaresche (lucidare ottoni, frattazzare il ponte, issare le
vele, tirare le cime, fare i turni di guardia,
le sveglie, gli orari dei pasti, dormire sulle amache).
S
Foto di Antonio Deidda
Socio di Silvi (TE)
Ma, nonostante la stanchezza tutti noi ragazzi, dai 16 ai 22 anni divisi in tre squadre,
siamo riusciti ad adorare questa piccola
settimana trascorsa sulla Nave, confortati
dal fatto che eravamo tutti uniti ed, è il caso di dirlo, “tutti sulla stessa barca”, pronti ad eseguire gli ordini impartiti dai superiori, con serietà ma anche con un pizzico
di divertimento.
Personalmente posso dire che in questa
settimana ho potuto assaggiare quella che
è la vita marinaresca, un tipo di vita che
può essere amata e apprezzata nel migliore dei modi e nel migliore dei sensi.
Questa è stata una delle migliori esperienze di gioventù e che avrò il piacere di ricordare per tutta la vita!
Naturalmente tutto questo è stato possibile grazie all’ANMI della Spezia, alla quale
rivolgo il mio più caloroso ringraziamento,
al Comandante della Vespucci e al suo
equipaggio, con un grazie particolare a tutti coloro che ci hanno accompagnati in
questa splendida settimana sul mare!
RIUSCIRE A PARLARE
CON LA NAVE
a 16 anni su una nave scuola
Nella foto Walter Bruzzone
con il Presidente
Gennaro Coppola, durante
l’intervista presso
il Bar MAXIAN
di Luca Pagano
Nave Scuola Amerigo Vespucci
Tratta Livorno – Civitavecchia – Genova
Dal 1 al 6 ottobre 2012
dall’età di 13 anni che sono abituato a
viaggiare da solo, quindi trovarmi ancora una volta senza la mia famiglia non è
È
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stato un problema. In realtà a bordo del Vespucci non si è mai soli, perché si entra a
far parte di una nuova grande famiglia, dove ognuno è chiamato a svolgere determinate mansioni e ad osservare precise regole nel rispetto dell’operato altrui.
Tra noi allievi si è subito instaurato un affiatamento tale che ha dato a tutta la nostra squadra unità, collaborazione e solidarietà.
Nel momento in cui ho dovuto svolgere i
miei compiti, ho avvertito subito un grande
senso di responsabilità: lucidare gli ottoni
o lavare il ponte erano mansioni che ho effettuato al meglio delle mie capacità, perché in quel momento ero proprio io che
contribuivo a far sì che, una volta in porto,
la nave più bella del mondo fosse ammirata come tale e fosse ancora più lucida e
pulita del solito!
Ho usato manteca e strofinacci per lucidare gli ottoni, soda e frattazzi per lavare il
ponte durante la mia prima guardia dalle
24.00 alle 04.00 ed è stata un’esperienza indimenticabile.
Non ero stanco, non avevo sonno: occhi
aperti e olio di gomito!!! Respiravo quell’aria mista a salsedine e mi sentivo un vero
lupo di mare!!!
Ma ho letteralmente toccato il settimo cielo quando, durante una guardia dalle 04.00
alle 08.00 ho avuto la possibilità di timonare: in quel momento io ero al comando, io
ero il responsabile, ma non solo di me stesso, bensì di tutto l’equipaggio e del Vespucci stesso!
Quante cose nuove ho visto e quante ne ho
imparate!
Dormire sull’amaca (che va montata ogni
notte e smontata ogni mattino), mangiare
nella gamella come un vero militare, vivere giornalmente in modo sì spartano, ma sicuramente più vero e concreto, sono tutte
esperienze che spero di poter ripetere e
che conserverò per sempre nel mio cuore.
Come per sempre mi ricorderò del pomeriggio durante il quale il Comandante CV
Domenico La Faja mi ha fatto fare il punto
nave, trovare il punto cospicuo, ed infine
tracciare la rotta.
Devo dire che avere la possibilità di imparare sul campo, anziché solo sui libri, è tutta un’altra cosa.
Poter toccare con mano, sperimentare,
provare, magari sbagliare, ma poi, con
l’aiuto del Comandante, riuscire a “parlare” con la nave e a comunicarle dove io
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Foto di Antonio Deidda
Socio di Silvi (TE)
voglio andare e sentire che si muove e
vedere che si dirige dove io le ho detto di
andare, avere perciò il controllo della situazione è davvero una grande soddisfazione!!!!!!!!
QUEL SENTIMENTO
DI AMORE PROFONDO
PER IL MARE
di Alessandro Pilosu
on si può dire che la vita di un uomo
di mare non sia dura. È piena di insidie: turni di lavoro massacranti, cibo non
proprio paragonabile alla novelle cuisine,
spesso non si tocca terra per settimane.
Eppure, in quel pochissimo tempo che ho
avuto a disposizione per “assaggiare”
questo tipo di vita, a bordo di quella che è
considerata la nave più bella del mondo,
me ne sono perdutamente innamorato.
Salire sulla Vespucci per me è stata una
rinascita. Quel sentimento di amore
profondo per il mare, da tempo sopito e
nascosto chissà dove in un angolo del
mio cuore, si è risvegliato… alla massima potenza.
Lì sopra, “nel bel mezzo del nulla”, come
scherzosamente amavamo definire l’alto
mare, ho vissuto sensazioni pazzesche,
uniche.
I primi giorni è stata dura. Abbiamo dovuto abituarci ad un modo di vivere completamente diverso: il giorno e la notte
N
Foto di Antonio Deidda
Socio di Silvi (TE)
praticamente non esistevano, bisognava
dormire quando si aveva un momento di
pausa tra un turno e l’altro; le amache su
cui dormivamo non erano esattamente
un letto di lusso, e inoltre bisognava controllare continuamente i nodi che le assicuravano ai ganci posti sopra le nostre
teste per evitare pericolose cadute; durante il turno di guardia si faceva tutt’altro che poltrire…
Ma una volta abituati, è stata un’esperienza indimenticabile.. Vivere a stretto
contatto l’uno all’altro ti fa credere di conoscere da una vita ogni tuo compagno
di viaggio.
Lavorare alle 4.00 del mattino, in mezzo al
gelo che pervade il Grande Blu, sentire
solo il rumore dello sciabordio delle onde e il sommesso lavorio dei motori, crea
uno stato di incredibile quiete, interrotta
solo dai vari fischi dei nocchieri e dalla
campana che ogni mezz’ora ci ricordava
a che punto del turno eravamo.
Assistere all’alba poi è stato uno spettacolo mozzafiato…in quel momento ci sei
solo tu e il mare, non esiste nessun altro.
Il tramonto non era da meno: mentre il
mare assumeva una patina quasi surreale, la nave salutava il giorno che scompariva, al ritmo della bellissima Preghiera del Marinaio…
Anche se ci toccavano i lavori più umili,
quali “frattazzare” i ponti e lucidare a
colpi di straccio e manteca ogni ottone
della nave, cercavo di svolgerli con il
massimo dell’impegno, proprio perché
mi sentivo parte di qualcosa di molto più
grande. Come ero fiero di me stesso,
quando, all’entrata dei porti, la gente mi
vedeva a bordo della nave Ammiraglia!
Il momento più bello è stato senz’altro
essere al timone della nave, alle 05.35 del
2 Ottobre 2012. È una sensazione sorprendente: hai nelle mani un “bestione”
di 1202,7 tonnellate, che cambia direzione e rotta semplicemente con un tuo gesto.
Ad ogni modo, una volta sceso da quel
paradiso fatto da metallo e legno ho prestato giuramento solenne all’Amerigo
Vespucci: un giorno, non importa quanto
lontano, tornerò. Per comandarla.
SULLA NAVE PIÙ BELLA
DEL MONDO
di Chiara Sallemi
ppena uscita dalla stazione ferroviaria di Civitavecchia, vengo sopraffatta dall’emozione nello scorgere in lontananza gli inconfondibili pennoni della
Vespucci. Pochi passi mi separano dal
mio sogno che sembra corrermi incontro: un attimo prima, incredula ed esitante, mi trovavo lì, sulla banchina del porto,
davanti alla Nave più bella del mondo e
l’attimo dopo ero già a bordo. Per me era
l’esperienza più bella del mondo ma non
volevo avere aspettative: volevo farmi
sorprendere da tutto ciò che un mondo
A
così nuovo e così affascinante poteva riservarmi, volevo prenderne il meglio e
conservarlo come un prezioso ricordo.
L’unica certezza che avevo era che sarebbe stata indimenticabile!
Le sorprese sarebbero state tante e tutte belle.
Assegnata alla prima squadra, già dopo
qualche ora avevo montato l’amaca su
cui avrei dormito ed avevo appreso che
le parti in cui si articola la nave sono
chiamate : ”Castello”, ”Centro Nave” e
“Cassero”.
Concretizzavo, a mano a mano, di essere
stata catapultata in una realtà retta da
ritmi suoi propri, scanditi dagli avvisi tramite altoparlante (il primo della giornata
è il memorabile:”SVEGLIA GENERALE”),
dagli ordini impartiti dal comandante, dai
fischi del Nostromo e dai “cari” turni di
guardia.
Il primo giorno di navigazione fu tutto una
scoperta: manovrare le vele è la cosa più
bella del mondo! Si tratta di una sorta di
tiro alla fune diretto dai fischi del Nostromo: tutti dovevamo muoverci con velocità e precisione, la fatica non era indifferente ma, issata la prima vela, quale
sensazione di stupore e soddisfazione
nel vederla lì che si gonfiava fiera, quasi
a voler dire alle altre vele: ”Coraggio, ora
tutte dopo di me!”.
Quel giorno, col sole che brillava in cielo, era bello persino lucidare gli ottoni:
pratica irrinunciabile e terribilmente caratteristica.
Con la mia amica Antonella ingannavamo il tempo trascorso a lucidare, canticchiando canzoncine marinare (come l’inno dei sommergibilisti) e questo ci faceva sentire quasi degli autentici marinai.
Ricordo, invece, in modo un po’ meno romantico il mio incontro con “La Bionda”.
Stavamo svolgendo il turno di guardia
che va dalle 04:00 alle 08:00 ed avevamo
“frattazzato” con spazzolone, il frattazzo
appunto, e soda su e giù per il ponte
quando, eccole spuntare: ”Le Bionde”.
Quello che fino ad allora io, i miei compagni ed ogni casalinga che si rispetti
avevamo chiamato: ”Mocho”!!!! Dovevamo asciugare tutto, fino all’ultima goccia ed eravamo solo all’inizio della giornata! Quella volta la stanchezza si fece
sentire più del solito ma era comunque
una bella esperienza .
Di momenti indimenticabili, poi, ce ne sono stati tantissimi: dal dormire cullati dal
dondolio delle amache alle albe sul mare; il cielo stellato; l’emozione impagabile di stare al timone della Nave più bella
del mondo, di notte, in una plancia silenziosa ed ovattata; apprendere il carteggio: imparare a calcolare il punto nave o
le rotte; scoprire che le cime non si arrotolano ma si “abbisciano”; che se vuoi
manovrare l’argano, devi munirti
delle”aspe” e che devi stare attento a
dove metti i piedi perché potresti inciampare in una delle ”galloccie” sparse sul
pavimento.
Tuttavia, il momento più bello, quello che
mi ha regalato più emozioni e per il quale vorrei vivere su una nave tutta la vita
è stato quello della cerimonia dell’ Ammainabandiera. L’altoparlante avvisa tutti e, qualunque cosa ognuno stia facendo, ci si rivolge sull’attenti verso la nostra
Bandiera che inizia quasi a danzare al
suono dei fischi del Nostromo, mentre un
sole caldo ed intenso sprofonda nel mare ed in sottofondo ”una voce” recita la
preghiera del marinaio. Non mi sono mai
sentita così fiera di essere italiana.
Questa è stata la mia esperienza a bordo
della Nave più bella del mondo che mi ha
stregata ed ha rapito il mio cuore per
sempre, lasciandomi un cassetto pieno
di ricordi e l’orgoglio di aver fatto parte,
anche se solo per qualche giorno, di
quella grande famiglia che è la Marina
Militare Italiana.
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