44 - Marinai d`Italia
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44 - Marinai d`Italia
Sul Vespucci e Palinuro Foto di Davide Tesoro, socio del Gruppo di Bisceglie, che è stato imbarcato su nave Palinuro dal 25 giugno al 6 luglio del 2012 Imbarchi estivi In primavera un avviso sul nostro sito (http://www.marinaiditalia.com/?page_id=729) offriva la possibilità di effettuare imbarchi per i giovani Soci ANMI, di età compresa tra i 16 e 26 anni, sulle Navi Scuola della Marina Militare Palinuro e Vespucci. Alcuni dei ragazzi che hanno approfittato di questa occasione hanno lasciato testimonianza delle impressioni e sensazioni tratte da questa esperienza Tutte le foto di questo articolo sono state scattate dagli studenti imbarcati sul Palinuro e sul Vespucci Sulla Nave Scuola Palinuro LE MIE ESPERIENZE IN MARINA MILITARE di Riccardo Puglisi a mia passione è la vita militare ed ho tutte le intenzioni di farne una scelta di vita. Grazie alla Marina Militare ed alla Guardia Costiera, alla cui conoscenza sono stato introdotto dal Gruppo di Novara dell’ANMI, quest’anno mi è stata concessa l’opportunità di vivere le mie prime, entusiasmanti esperienze “in uniforme”. L 44 Marinai d’Italia Il primo contatto con il ‘pianeta mare’ è avvenuto a bordo della Palinuro, in navigazione da Civitavecchia a Napoli. Le giornate trascorse a bordo sono state molto intense sia dal punto di vista fisico che emotivo, sempre ricche di impegni e di attività interessanti durante le quali era impossibile annoiarsi od oziare. Ho potuto conoscere gli aspetti positivi della vita del marinaio e giungere alla conclusione di quanto possa essere appagante questa professione, anche se faticosa e piena di responsabilità. Questa esperienza è stata davvero fantastica perché ho avuto la possibilità di vivere in prima persona in un ambiente militare, peraltro così affascinante e complesso quale quello di un imbarco a bordo della Palinuro, agevolato in questo arduo compito dall’intero equipaggio, che si è sempre dimostrato molto disponibile nei confronti di noi “giovani ed inesperti aspiranti marinai”, trasmettendoci al meglio parte delle loro innumerevoli conoscenze specialistiche. Dalla più banale attività, come ad esempio fare i nodi o pulire gli ottoni, a come vivere al meglio questa particolare professione dimostrandoci, con esempi pratici e con saggi consigli, l’enorme passione che li contraddistingue e l’orgoglio di appartenere ad una Forza Armata ricca di storia, tradizioni ed onore. Oltre all’esperienza vissuta sulla Palinuro ho avuto anche l’opportunità – grazie all’iniziativa ‘Campogiovani 2012’, sviluppata dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministridi fare uno stage di una settimana presso la Capitaneria di Porto di Savona, dove ho potuto apprendere, ed in parte praticare in prima persona, le numerose attività svolte. Prima di questa esperienza pensavo che le Capitanerie di Porto si limitassero solo a soccorrere i naufraghi ma mi sono in realtà reso conto di quanto siano vari, complessi e delicati i compiti istituzionali assegnati alla Guardia Costiera. Anche durante questa esperienza il contatto con questa particolare realtà mi ha lasciato un bellissimo ricordo, fatto di persone che con grande perizia e competenza svolgono questa professione. Ufficiali, Sottufficiali e Marinai dotati di tanta umanità che, ‘passandoci’ le loro conoscenze, hanno saputo trasmetterci efficacemente anche la loro passione. Entrambe le esperienze vissute, una più formale ed addestrativa a bordo della Palinuro, e l’altra più operativa svolta presso la C.P., mi hanno arricchito sia da un punto di vista formativo che umano. Ho infatti avuto modo di vivere da protagonista spezzoni di vita militare che in passato avevo solo potuto immaginare. Considero queste esperienze formative nel carattere e da consigliare a tutti i giovani; la mia speranza è di poterle ripetere nuovamente il prossimo anno. NOI, DUE STUDENTESSE A BORDO di Ilaria Cunico ed Eliana Epifani n un’afosa giornata di giugno noi, Eliana Epifani e Ilaria Cunico, due studentesse di Vicenza, ci siamo recate al porto di Civitavecchia per l’imbarco sulla Nave Scuola Palinuro. Appena abbiamo visto questa nave maestosa di cui tanto ci eravamo informate e che avevamo visto solo in foto l’emozione è stata grande, e ci siamo sentiti tutti molto onorati I all’idea di diventarne parte anche solo per qualche giorno. Mentre osservavamo incantati l’imponenza degli alberi con le vele chiuse in porto ci sono stati insegnati i primi saluti militari e ci è stato consegnato lo stretto indispensabile per la vita a bordo. Il giorno seguente è iniziato all’alba, con una veloce colazione e subito ci siamo messi all’opera sul ponte; inizialmente eravamo molto impacciati e quasi d’intralcio, ma poi con pazienza i nocchieri ci hanno spiegato come meglio agire per poter contribuire in modo efficace: abbisciare le funi, timonare la nave goletta, fare la vedetta, imparare i nodi più importanti, leggere le carte nautiche e tenere pulito il ponte lucidando gli ottoni e la scritta FAVENTIBUS VENTIS, ‘con i venti favorevoli’, nonché motto della nave. Il tempo passava ogni giorno senza che ce ne accorgessimo e la cena era l’unico momento in cui avevamo la possibilità di condividere tutti i momenti più faticosi ma anche gratificanti, essendo divisi in gruppi. Dopo la cena avevano inizio i turni serali/notturni, che da un lato potevano essere davvero stancanti, non essendo abituate a stare sveglie di notte e dormire poche ore, ma dall’altro lato era forse, tra l’esperienze vissute sulla nave, una delle più significative: impugnare il binocolo dalla plancia di vedetta e osservare l’orizzonte buio e impenetrabile della notte, con la luce che la luna rifletteva sulle acque calme e i delfini che si facevano trasportare dalla corrente da prora è un ricordo che rimarrà impresso nel cuore per tutta la vita; indescrivibile è la sensazione Marinai d’Italia 45 Sul Vespucci e Palinuro che si provava nel vedere l’alba spuntare e illuminare dolcemente il cielo. In questi momenti abbiamo imparato ad osservare le stelle, le costellazioni e abbiamo compreso come in passato i grandi navigatori riuscivano ad orientarsi; poi i componenti dell’equipaggio ci hanno raccontato le loro esperienze come uomini di mare e nei loro occhi c’era sempre la stessa luce, la luce della passione per il mare che li accomuna tutti e che è talmente forte per loro da dargli la forza di stare lontano da casa e dalla famiglia per mesi: a dir poco emozionante e toccante sentire queste testimonianze al chiaro di luna. Ma la sensazione più forte è stata sicuramente quella di timonare la nave, dove innegabile è il sentimento di orgoglio e fierezza nell’avere tra le mani il timone, il pensiero di avere il controllo di una nave così importante e la responsabilità di essa e, la consapevolezza di essere, in quel preciso istante, un componente fondamentale per l’equipaggio non ha pari. Facendo rotta verso Gaeta abbiamo avuto finalmente la fortuna di vedere le vele aperte e anche se la fatica per aprirle non è sottovalutabile, a lavoro compiuto dire che ne valeva la pena è riduttivo. Dopo una breve sosta al largo dell’Isola si riparte con destinazione Napoli: la manovra di entrata in porto aveva richiesto un po’ di tempo e fatica sotto il sole cocente, che metteva a dura prova anche il tradizionale saluto della nave al porto con tutto l’equipaggio in posizione d’attenti. L’aver trascorso questi giorni a bordo di questa nave scuola della Marina ci ha fatte maturare, conoscere e scoprire cose nuove e molto interessanti. 46 Marinai d’Italia UN’ESPERIENZA INDIMENTICABILE di Michele Pavan a mia esperienza, sul Palinuro (Civitavecchia-Napoli, 24/06/2012-29/06/2012), è stata unica ed indimenticabile, un’esperienza che pochi ragazzi hanno l’opportunità di fare e che, seppur breve, mi ha profondamente segnato e cambiato. La vita a bordo è dura, scandita da tempi precisi, ritmi serrati, fatta di spazi ristretti e condivisi, ma anche di momenti goliardici, di unione e segnata da un forte spirito di gruppo. Ci si sente come in una famiglia. Si impara ad apprezzare tutto, anche la bontà di un bicchiere di acqua fresca. Tante cose che nella quotidianità appaiono banali, a bordo sono importanti. Sicuramente non è facile dormire su un’amaca o per terra nel locale dove si mangia ed avere a disposizione un piccolo L armadietto e solo pochi minuti per fare la doccia, ma io sarei rimasto tutta l‘estate a queste condizioni! Non mi sono mancati playstation, computer, ecc. Si lavora molto, fra turni di guardia, pulizie e attività varie, ci si sente stanchissimi ma felici. Ho imparato tantissime cose pratiche come: stare al timone, leggere le carte nautiche (rilevando la posizione della nave in porto, cosa già piuttosto complicata, mi sono reso conto di quanto sia difficile farlo in mezzo al mare), riconoscere le costellazioni e ho anche approfondito le mie conoscenze di primo soccorso; infine, ho avuto modo di riflettere sulla mia vita. Da sempre, il mio desiderio è di entrare in Accademia e devo dire, quest’esperienza, ha rafforzato la mia decisione. Devo ringraziare tutto l‘equipaggio che è stato sempre disponibile e paziente con noi ragazzi, ma in particolare mi sono stati vicini il Sottotenente di Vascello, il sig. Peruzzo che mi ha spronato a coltivare con costanza e tenacia le mie ambizioni e con severa determinazione, mi ha portato a fare molte riflessioni personali, il Sottotenente di Vascello, il sig. Lattarulo, il medico di bordo, che mi ha fatto apprezzare, durante le guardie, le bellezze del cielo e il Maresciallo Loddo che mi ha fatto sentire un “marinaio”. Senza di loro questa esperienza non sarebbe stata così intensa. Anche se sono un ragazzo che non manifesta molto i propri sentimenti, quando ho dovuto salutare i miei compagni, con cui ero già in contatto prima della partenza tramite Facebook e con cui ho condiviso tante emozioni, dall’ansia prima della partenza al dispiacere dell‘addio, mi sono molto commosso. Questa navigazione per me è stata un tumulto di sentimenti, che hanno spaziato da quelli umani! personali, a quelli legati alla Marina Militare, al mio futuro ed anche a quelli provati di fronte alle bellezze naturali, ai colori del mare, del cielo e dei paesaggi. Sentimenti unici ed indescrivibili che può capire solo chi si è trovato per mare. Prima di scendere dalla nave, l’ultimo, doveroso saluto alla bandiera, sull’attenti, mi ha procurato un brivido. In quel momento mi sono detto: “Michele questa è la tua strada, tu sei nato per questo!”. Forse, nella descrizione, mi sono lasciato trasportare dall’entusiasmo, ma posso solo dire che spero di potermi imbarcare nuovamente. Un grazie speciale al Comandante Capitano di Fregata Giovanni Schiavoni, a Lei e alla Marina Militare ed anche al Maresciallo Capo Totaro dell’ANMI di Gallarate. Grazie di tutto. QUATTRO GIORNI DA MARINAIO di Walter Bruzzone a MM offre la possibilità di effettuare brevi imbarchi per giovani - 16/ 26 anni Soci ANMI sulle Navi Scuola Vespucci e Palinuro nel corso delle navigazioni che effettuano da Civitavecchia a Napoli con lo scopo di avvicinare i giovani al mare . Abbiamo inoltrato la domanda - accettata – per il nostro Socio Walter Bruzzone (16 anni) iscritto al secondo anno di Nautico facendo la sua felicità. L Walter si è presentato per l’imbarco sul Palinuro (nella foto). il 24 giugno alla banchina n. 16 di Civitavecchia per sbarcare a Napoli dopo quattro giorni . Gli abbiamo chiesto le impressioni provate, cosa hanno fatto. “È stato meraviglioso, bellissimo – ha dichiarato Walter – mi son sentito totalmente un membro dell’equipaggio, abbiamo fatto manovre alle vele, turni di guardia anche notturna, tutto come i marinai di bordo; in special modo la notte sono rimasto incantato dalle miriadi di stelle che si vedono, non pensavo che ce ne fossero tante (con le luci delle città, manco di accorgiamo che ci sono e sono una delle cose più belle dell’universo ndr). È stato tutto molto bello, anche se un tantino faticoso per le manovre, non c’ero abituato, spero solo di rifarlo ancora. Sulla Nave Scuola Vespucci UNA SETTIMANA SUL VESPUCCI di Marianna Fausti ono Marianna Fausti, ho 16 anni e frequento la 3^ Liceo Scientifico alla Spezia. Quest’anno ho partecipato ad una mini crociera sulla Nave Amerigo Vespucci. dal 30 settembre al 7 ottobre con l’imbarco a Livorno, tappa a Civitavecchia e sbarco a Genova. Durante questi sette giorni abbiamo svolto tutte le mansioni marinaresche (lucidare ottoni, frattazzare il ponte, issare le vele, tirare le cime, fare i turni di guardia, le sveglie, gli orari dei pasti, dormire sulle amache). S Foto di Antonio Deidda Socio di Silvi (TE) Ma, nonostante la stanchezza tutti noi ragazzi, dai 16 ai 22 anni divisi in tre squadre, siamo riusciti ad adorare questa piccola settimana trascorsa sulla Nave, confortati dal fatto che eravamo tutti uniti ed, è il caso di dirlo, “tutti sulla stessa barca”, pronti ad eseguire gli ordini impartiti dai superiori, con serietà ma anche con un pizzico di divertimento. Personalmente posso dire che in questa settimana ho potuto assaggiare quella che è la vita marinaresca, un tipo di vita che può essere amata e apprezzata nel migliore dei modi e nel migliore dei sensi. Questa è stata una delle migliori esperienze di gioventù e che avrò il piacere di ricordare per tutta la vita! Naturalmente tutto questo è stato possibile grazie all’ANMI della Spezia, alla quale rivolgo il mio più caloroso ringraziamento, al Comandante della Vespucci e al suo equipaggio, con un grazie particolare a tutti coloro che ci hanno accompagnati in questa splendida settimana sul mare! RIUSCIRE A PARLARE CON LA NAVE a 16 anni su una nave scuola Nella foto Walter Bruzzone con il Presidente Gennaro Coppola, durante l’intervista presso il Bar MAXIAN di Luca Pagano Nave Scuola Amerigo Vespucci Tratta Livorno – Civitavecchia – Genova Dal 1 al 6 ottobre 2012 dall’età di 13 anni che sono abituato a viaggiare da solo, quindi trovarmi ancora una volta senza la mia famiglia non è È Marinai d’Italia 47 Sul Vespucci e Palinuro stato un problema. In realtà a bordo del Vespucci non si è mai soli, perché si entra a far parte di una nuova grande famiglia, dove ognuno è chiamato a svolgere determinate mansioni e ad osservare precise regole nel rispetto dell’operato altrui. Tra noi allievi si è subito instaurato un affiatamento tale che ha dato a tutta la nostra squadra unità, collaborazione e solidarietà. Nel momento in cui ho dovuto svolgere i miei compiti, ho avvertito subito un grande senso di responsabilità: lucidare gli ottoni o lavare il ponte erano mansioni che ho effettuato al meglio delle mie capacità, perché in quel momento ero proprio io che contribuivo a far sì che, una volta in porto, la nave più bella del mondo fosse ammirata come tale e fosse ancora più lucida e pulita del solito! Ho usato manteca e strofinacci per lucidare gli ottoni, soda e frattazzi per lavare il ponte durante la mia prima guardia dalle 24.00 alle 04.00 ed è stata un’esperienza indimenticabile. Non ero stanco, non avevo sonno: occhi aperti e olio di gomito!!! Respiravo quell’aria mista a salsedine e mi sentivo un vero lupo di mare!!! Ma ho letteralmente toccato il settimo cielo quando, durante una guardia dalle 04.00 alle 08.00 ho avuto la possibilità di timonare: in quel momento io ero al comando, io ero il responsabile, ma non solo di me stesso, bensì di tutto l’equipaggio e del Vespucci stesso! Quante cose nuove ho visto e quante ne ho imparate! Dormire sull’amaca (che va montata ogni notte e smontata ogni mattino), mangiare nella gamella come un vero militare, vivere giornalmente in modo sì spartano, ma sicuramente più vero e concreto, sono tutte esperienze che spero di poter ripetere e che conserverò per sempre nel mio cuore. Come per sempre mi ricorderò del pomeriggio durante il quale il Comandante CV Domenico La Faja mi ha fatto fare il punto nave, trovare il punto cospicuo, ed infine tracciare la rotta. Devo dire che avere la possibilità di imparare sul campo, anziché solo sui libri, è tutta un’altra cosa. Poter toccare con mano, sperimentare, provare, magari sbagliare, ma poi, con l’aiuto del Comandante, riuscire a “parlare” con la nave e a comunicarle dove io 48 Marinai d’Italia Foto di Antonio Deidda Socio di Silvi (TE) voglio andare e sentire che si muove e vedere che si dirige dove io le ho detto di andare, avere perciò il controllo della situazione è davvero una grande soddisfazione!!!!!!!! QUEL SENTIMENTO DI AMORE PROFONDO PER IL MARE di Alessandro Pilosu on si può dire che la vita di un uomo di mare non sia dura. È piena di insidie: turni di lavoro massacranti, cibo non proprio paragonabile alla novelle cuisine, spesso non si tocca terra per settimane. Eppure, in quel pochissimo tempo che ho avuto a disposizione per “assaggiare” questo tipo di vita, a bordo di quella che è considerata la nave più bella del mondo, me ne sono perdutamente innamorato. Salire sulla Vespucci per me è stata una rinascita. Quel sentimento di amore profondo per il mare, da tempo sopito e nascosto chissà dove in un angolo del mio cuore, si è risvegliato… alla massima potenza. Lì sopra, “nel bel mezzo del nulla”, come scherzosamente amavamo definire l’alto mare, ho vissuto sensazioni pazzesche, uniche. I primi giorni è stata dura. Abbiamo dovuto abituarci ad un modo di vivere completamente diverso: il giorno e la notte N Foto di Antonio Deidda Socio di Silvi (TE) praticamente non esistevano, bisognava dormire quando si aveva un momento di pausa tra un turno e l’altro; le amache su cui dormivamo non erano esattamente un letto di lusso, e inoltre bisognava controllare continuamente i nodi che le assicuravano ai ganci posti sopra le nostre teste per evitare pericolose cadute; durante il turno di guardia si faceva tutt’altro che poltrire… Ma una volta abituati, è stata un’esperienza indimenticabile.. Vivere a stretto contatto l’uno all’altro ti fa credere di conoscere da una vita ogni tuo compagno di viaggio. Lavorare alle 4.00 del mattino, in mezzo al gelo che pervade il Grande Blu, sentire solo il rumore dello sciabordio delle onde e il sommesso lavorio dei motori, crea uno stato di incredibile quiete, interrotta solo dai vari fischi dei nocchieri e dalla campana che ogni mezz’ora ci ricordava a che punto del turno eravamo. Assistere all’alba poi è stato uno spettacolo mozzafiato…in quel momento ci sei solo tu e il mare, non esiste nessun altro. Il tramonto non era da meno: mentre il mare assumeva una patina quasi surreale, la nave salutava il giorno che scompariva, al ritmo della bellissima Preghiera del Marinaio… Anche se ci toccavano i lavori più umili, quali “frattazzare” i ponti e lucidare a colpi di straccio e manteca ogni ottone della nave, cercavo di svolgerli con il massimo dell’impegno, proprio perché mi sentivo parte di qualcosa di molto più grande. Come ero fiero di me stesso, quando, all’entrata dei porti, la gente mi vedeva a bordo della nave Ammiraglia! Il momento più bello è stato senz’altro essere al timone della nave, alle 05.35 del 2 Ottobre 2012. È una sensazione sorprendente: hai nelle mani un “bestione” di 1202,7 tonnellate, che cambia direzione e rotta semplicemente con un tuo gesto. Ad ogni modo, una volta sceso da quel paradiso fatto da metallo e legno ho prestato giuramento solenne all’Amerigo Vespucci: un giorno, non importa quanto lontano, tornerò. Per comandarla. SULLA NAVE PIÙ BELLA DEL MONDO di Chiara Sallemi ppena uscita dalla stazione ferroviaria di Civitavecchia, vengo sopraffatta dall’emozione nello scorgere in lontananza gli inconfondibili pennoni della Vespucci. Pochi passi mi separano dal mio sogno che sembra corrermi incontro: un attimo prima, incredula ed esitante, mi trovavo lì, sulla banchina del porto, davanti alla Nave più bella del mondo e l’attimo dopo ero già a bordo. Per me era l’esperienza più bella del mondo ma non volevo avere aspettative: volevo farmi sorprendere da tutto ciò che un mondo A così nuovo e così affascinante poteva riservarmi, volevo prenderne il meglio e conservarlo come un prezioso ricordo. L’unica certezza che avevo era che sarebbe stata indimenticabile! Le sorprese sarebbero state tante e tutte belle. Assegnata alla prima squadra, già dopo qualche ora avevo montato l’amaca su cui avrei dormito ed avevo appreso che le parti in cui si articola la nave sono chiamate : ”Castello”, ”Centro Nave” e “Cassero”. Concretizzavo, a mano a mano, di essere stata catapultata in una realtà retta da ritmi suoi propri, scanditi dagli avvisi tramite altoparlante (il primo della giornata è il memorabile:”SVEGLIA GENERALE”), dagli ordini impartiti dal comandante, dai fischi del Nostromo e dai “cari” turni di guardia. Il primo giorno di navigazione fu tutto una scoperta: manovrare le vele è la cosa più bella del mondo! Si tratta di una sorta di tiro alla fune diretto dai fischi del Nostromo: tutti dovevamo muoverci con velocità e precisione, la fatica non era indifferente ma, issata la prima vela, quale sensazione di stupore e soddisfazione nel vederla lì che si gonfiava fiera, quasi a voler dire alle altre vele: ”Coraggio, ora tutte dopo di me!”. Quel giorno, col sole che brillava in cielo, era bello persino lucidare gli ottoni: pratica irrinunciabile e terribilmente caratteristica. Con la mia amica Antonella ingannavamo il tempo trascorso a lucidare, canticchiando canzoncine marinare (come l’inno dei sommergibilisti) e questo ci faceva sentire quasi degli autentici marinai. Ricordo, invece, in modo un po’ meno romantico il mio incontro con “La Bionda”. Stavamo svolgendo il turno di guardia che va dalle 04:00 alle 08:00 ed avevamo “frattazzato” con spazzolone, il frattazzo appunto, e soda su e giù per il ponte quando, eccole spuntare: ”Le Bionde”. Quello che fino ad allora io, i miei compagni ed ogni casalinga che si rispetti avevamo chiamato: ”Mocho”!!!! Dovevamo asciugare tutto, fino all’ultima goccia ed eravamo solo all’inizio della giornata! Quella volta la stanchezza si fece sentire più del solito ma era comunque una bella esperienza . Di momenti indimenticabili, poi, ce ne sono stati tantissimi: dal dormire cullati dal dondolio delle amache alle albe sul mare; il cielo stellato; l’emozione impagabile di stare al timone della Nave più bella del mondo, di notte, in una plancia silenziosa ed ovattata; apprendere il carteggio: imparare a calcolare il punto nave o le rotte; scoprire che le cime non si arrotolano ma si “abbisciano”; che se vuoi manovrare l’argano, devi munirti delle”aspe” e che devi stare attento a dove metti i piedi perché potresti inciampare in una delle ”galloccie” sparse sul pavimento. Tuttavia, il momento più bello, quello che mi ha regalato più emozioni e per il quale vorrei vivere su una nave tutta la vita è stato quello della cerimonia dell’ Ammainabandiera. L’altoparlante avvisa tutti e, qualunque cosa ognuno stia facendo, ci si rivolge sull’attenti verso la nostra Bandiera che inizia quasi a danzare al suono dei fischi del Nostromo, mentre un sole caldo ed intenso sprofonda nel mare ed in sottofondo ”una voce” recita la preghiera del marinaio. Non mi sono mai sentita così fiera di essere italiana. Questa è stata la mia esperienza a bordo della Nave più bella del mondo che mi ha stregata ed ha rapito il mio cuore per sempre, lasciandomi un cassetto pieno di ricordi e l’orgoglio di aver fatto parte, anche se solo per qualche giorno, di quella grande famiglia che è la Marina Militare Italiana. n Marinai d’Italia 49