Untitled - Celebrity Fight Night

Transcript

Untitled - Celebrity Fight Night
Andrea Bocelli
Stars, under the Tuscan skies
Celebrity Fight Night in Italy 2014
(di Giorgio De Martino)
I. Dal diario di Andrea
7 settembre 2014, notte
Caro diario,
mi accorgo di averti molto trascurato, ma se sapessi quante cose ho
avuto da fare e quante avrei dovuto raccontarne a te. Non ce ne
sarebbe stato il tempo.
Ti basti sapere che con stasera si è conclusa la settimana di eventi,
organizzati grazie ad un anno e più di lavoro, dalla Celebrity Fight
Night Foundation con la complicità della Fondazione che porta il mio
nome.
Quello che è stato fatto è ormai più o meno di dominio pubblico,
ma i giornali e la televisione non sanno quanta fatica, quante ansie,
quanti dubbi, quante infinite discussioni, quante notti insonni,
quanti giorni festivi sono serviti, per coltivare la speranza di
trasformare le lacrime di tanti bambini disperati, in sorrisi, pieni di
rinnovata gioia di vivere!
In questo nostro meraviglioso paese, tutto è difficile. In breve direi
che è difficile fare, perché per fare un passo devi superare mille
ostacoli di carattere giuridico e soprattutto burocratico. La
sensazione è quella di viaggiare in macchina col freno tirato.
Questo però non è il momento di lamentarsi; è piuttosto quello di
condividere con tante persone di buona volontà, la gioia di aver
portato a termine un’impresa che fin dall’inizio ha avuto l’aria di
essere superiore alle nostre povere forze.
Presto molti bambini sfortunati, abbandonati al loro triste destino
avranno una scuola e soprattutto avranno il pancino pieno, un
pallone per giocare, dei libri per iniziare a sognare un futuro in tutto
simile a quello dei nostri bambini. Sapranno leggere e scrivere e
potranno quindi difendere il loro diritto ad una vita serena.
Qualcuno osserverà che si tratta di una goccia, una sola goccia
d’acqua pura nell’oceano, ma se tutti faranno qualcosa, a suon di
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gocce sarà possibile purificare quest’oceano e sarà bello, anzi,
meraviglioso per tutti, parafrasando Madre Teresa, potersi
specchiare in quel mare azzurro!
Sono un po’ stanco, mio caro diario, e tra poche ore partirò per la
Nuova Zelanda, un viaggetto così, da nulla, ma la forza di una
buona azione è tale, che chissà, forse non sentirò neppure la fatica
di questa prossima avventura.
Alle tue pagine voglio affidare anche una breve confidenza che
riguarda Veronica, l’eroica compagna della mia vita: non avrei mai
pensato che fosse capace di combattere così strenuamente una
battaglia tanto dura da vincere. La sua tenacia la sua forza di
volontà mi hanno davvero sorpreso. Quei piccoli visi smunti, quegli
occhi segnati dal dolore, dalla vista di tante tragedie, quei corpicini
indeboliti dalla fame ed assetati di affetto, devono averla
profondamente colpita, quando con mio figlio Amos si è recato
laggiù, ad Haiti; solo così si può spiegare tanto zelo e tanto
sacrificio in una giovane madre!
Io so che il Bene produce altro Bene e so per questo, che le ore
sottratte alla sua piccola Virginia, a me e al resto della famiglia le
porteranno gioia e grandi soddisfazioni.
Brava Veronica e bravi tutti coloro che hanno camminato con te,
iniziando dalla Presidente di ABF: Laura Biancalani e continuando
con Alberto, mio fratello, che da sempre si fa carico di risolvere i
mille problemi che gli lascio in capo, e poi, con tutti coloro che
hanno collaborato fin dal primo giorno e sono tanti, troppi per
poterli menzionare tutti uno ad uno.
Voglio ringraziare anche i miei due figli grandi, Amos e Matteo, che
ci hanno sostenuto, incoraggiato e spesso sopportato il vuoto
causato dai tanti impegni.
Se dicessi che tra poco vado a riposarmi in Australia, immagino che
nessuno potrebbe prendermi sul serio, sapendo che mi aspettano
giorni di aereo e concerti dall’altra parte del mondo; e invece a me
sembrerà proprio un periodo di lavoro riposante.
Ora devo proprio provare a dormire un paio d’ore. Ma tornerò a te,
caro diario, appena mi sarà possibile.
Andrea Bocelli
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II. Nessun luogo è lontano
La perla è un regalo della natura che suggerisce pura bellezza,
completezza, amore. Eppure un simile prodigio del creato è frutto
di una ferita: quando una sostanza dall’esterno penetra nell’ostrica,
quest’ultima per salvaguardare le parti più indifese del proprio
corpo, la tramuta lentamente nell’oggetto prezioso e luminescente.
Anche noi possiamo essere protagonisti di un’analoga alchimia:
tramutare le cicatrici in oggetti meravigliosi; anche la nostra vita e il
suo coacervo apparente di contraddizioni può rigenerarsi,
producendo (o per meglio dire, testimoniando) la perfezione del
Bene. Come? Un proverbio zen recita: Comincia adesso, da dove sei.
Usa quello che hai. Fai al meglio quello che puoi.
Haiti. Era una delle perle dei Caraibi. Oggi è un crogiuolo che
fermenta parimenti tragedie e grandi speranze, un luogo in cui il
terremoto sembra aver cancellato la tridimensione. È un paradiso
tradito dove l’età media è sedici anni, perché i bambini sono
ovunque e muoiono di tutto. Chi vi atterra, ne riparte perdutamente
ammalato: ammalato d’amore, d’un fuoco doloroso ed esaltante al
tempo stesso. Un amore travolgente, letterario, di quelli d’una volta,
dove è l’intensità che conta, dove una stretta di mano è una
promessa, un sorriso equivale ad un bacio appassionato.
Qui opera padre Rick, un medico che dice Messa, un prete che cura
gli ammalati, un gigante visionario che vede con gli occhi di
domani, e pensa ad Haiti con i fiori ai balconi e i rubinetti nelle
case, e scuole e un futuro per tutti i bambini. Ha iniziato dando un
riparo a una decina di orfani, un quarto di secolo fa. Oggi, in
collaborazione con le fondazioni che sostengono i suoi progetti, ne
aiuta diecimila.
ABF è presente. La Andrea Bocelli Foundation ad Haiti sente che è a
casa, perché qui riceve il dono d’essere utile, perché il dolore
insegna, perché qui ha il privilegio di intravvedere Dio nel sorriso
dei bimbi, qui vive il mistero della felicità, che significa avere un
impatto sulla vita altrui. Grazie alla storia che stiamo per raccontare
(storia d’amore, indubbiamente), qui porterà – ad Abricot, Croix de
Bouquet e Kenskoff – in alcune delle zone più remote dell'isola,
acqua, luce, sviluppo agricolo e un tetto alle famiglie più indigenti.
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Phoenix, Arizona. Lonnie gli è accanto. Imbattuto, l’eroe prosegue a
combattere. Icona universale del coraggio e dell’impegno civile,
Muhammad Ali, Cassius Clay, l’atleta irriducibile, l’uomo che ha
saputo far sentire con forza la propria contrarietà alla guerra e alla
violenza, oggi è ancora sul ring: affronta la propria battaglia contro
il Parkinson. Lotta da solo, il titano, mentre Lonnie lo tiene per
mano. Lotta, ma sa che c’è un’armata multietnica, d’ogni estrazione
sociale, appartenente ad almeno tre generazioni, che fa il tifo per
lui.
Muhammad, che sta ancora scrivendo l’avvincente romanzo della
propria avventura nel mondo, certo ha compreso che la vita non
segue la logica di una penna che su un foglio unisce due punti: la
nascita qui, la morte lì. Una penna che percorre il tempo sul foglio,
e ognuno ha il suo tratto, che si misura in lunghezza. Il segreto, lui
lo sa, è l’intensità che la mano imprime sul foglio, quella mano
d’ognuno che guida la penna, quella mano che non è fatta di carne
ma di cuore, d’anima, e che dunque può essere sana o malata, che ci
sia o non ci sia una disabilità a minare le simmetrie del corpo che la
contiene.
Grazie a Muhammad, presso il Barrow Neurological Institute di
Phoenix, è attiva una struttura all’avanguardia dedicata alla cura del
morbo di Parkinson, tra le più avanzate negli Stati Uniti. Grazie al
supporto della Celebrity Fight Night e del suo inventore, Jimmy
Walker (anche lui, un campione che da vent’anni combatte e vince
l’indifferenza, prefiggendosi traguardi sempre più ambiziosi), il
“Muhammad Ali Parkinson Center – Movement Disorders Clinic”
è in grado di fornire un sostegno concreto ai malati e alle loro
famiglie che non possono permettersi medicine e cure.
Chiavari, provincia di Genova. È il 3 settembre 2014. La cittadina
che si affaccia sul mar ligure propone, presso il proprio teatro, un
concerto di beneficenza: il ricavato sosterrà il progetto di dare un
tetto ai senza fissa dimora. Tra gli interpreti che salgono la ribalta,
anche il giovane pianista Amos Bocelli, il figlio maggiore di Andrea.
Nel frattempo, il countdown dell’evento benefico più ambizioso
mai realizzato in Italia non si misura più in giorni, ma in ore. Il
personale statunitense della Celebrity Fight Night è già tutto in
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Toscana, insieme al team dei volontari ABF. A casa Bocelli, sul
lungomare di Forte dei Marmi, in questo momento ci sono oltre
cento persone che stanno mettendo a punto ogni dettaglio (e a
soqquadro ogni stanza). Ugualmente, Andrea ha voluto essere
accanto a suo figlio, accompagnandolo in una delle sue prime
impegnative trasferte.
Tra due giorni, sul palco allestito nel giardino della sua villa, Andrea
dovrà cantare e fare gli onori di casa con centocinquanta invitati,
selezionati tra le persone più influenti del mondo. Tra quattro,
canterà in una delle location per cui l’Italia è nei sogni di tutti, il
Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, diretto dalla
più celebre bacchetta vivente, da un podio che ha già scritto la
storia, il Maestro Zubin Mehta. Nelle prossime cento ore la
macchina dell’imponente maratona benefica scandirà il suo tempo
in un’agenda serrata d’obblighi e impegni, costantemente sotto i
riflettori. Eppure Andrea è qui, nello scompiglio festoso di una
platea di provincia, che non si attendeva il regalo di una simile
celebrità.
Non ha fatto in tempo a cenare; accetta di salire sul palco, di
cantare una romanza fuori programma, accompagnato al pianoforte
da Amos. Salutando il pubblico, confida il suo cruccio, perché «Chi
gira per le grandi città come me e incontra, per esempio, per le strade di New
York la gente che dorme per strada a gennaio o febbraio, dopo non può entrare
negli hotel a cinque stelle con animo tranquillo». Ricorda quindi
l’importanza della causa benefica della serata. E l’urgenza di lasciare
ai nostri figli un mondo migliore. Perché «La vita è come un grande
banchetto al quale si sta bene se c’è il minimo indispensabile per tutti. Se
qualcuno non sta bene, per qualsiasi motivo, la festa fallisce».
Haiti, Stati Uniti, Italia... Nessun luogo è lontano. L’umanità è una
collana di perle che cinge il mondo: se una cade, vuol dire che il filo
ha ceduto e l’intero collier ne è coinvolto, e rischia d’andare
perduto.
Quando si rompe un vaso, una dolce tradizione orientale vuole che
esso venga riparato non occultando, non mascherando ma viceversa
valorizzando la crepa: laddove c’è una spaccatura, la si colma con
l’oro fuso, marcando la frattura e dunque la ricomposizione
dell’oggetto, esaltandone il vissuto.
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È una tecnica che, se applicata all’umanità, potremmo chiamarla
“amore”: comprendere la preziosità ed esaltare la bellezza di chi ha
sofferto. La vita è frattura e ricomposizione, e ogni volta lascia
cambiati.
Questo magazine non parla di afflizioni, pene e indigenza. Sono
immagini di festa, di fasti, di luoghi esclusivi e personaggi famosi.
Questo magazine è uno scintillante mazzo di fiori. Chi ha
partecipato all’evento narrato (ma anche chi sta mettendo in gioco il
proprio tempo e le proprie emozioni, cimentandosi nella lettura) è
un petalo di tale composizione floreale e contribuisce alla sua
perfezione. Ma ciò che illumina i fiori, che li nutre e ne esalta i
colori, è il vaso che li contiene, con le sue nobili cicatrici, con le sue
crepe ricomposte.
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III. “Sliding doors”
Un ascensore che sta per salire. Jimmy Walker è lì, dietro le porte
scorrevoli della cabina, mentre stanno serrandosi.
Andrea e Veronica salgono e scendono, nell’albergo che si affaccia
su Central Park, come fosse ormai la loro seconda casa: all’ultimo
piano c’è il loro personale rifugio newyorkese, uno spazio ovattato
– dove riposare e studiare – che sembra sul picco di una foresta ed
è invece nel cuore, anzi nell’ombelico del mondo.
L’ascensore sta per salire, dietro c’è Jimmy. Non una stretta di
mano, Andrea ricorda, ma la sua mano che quasi sceglie il patibolo
dei battenti e ne blocca la chiusura in extremis. Entra, improvviso e
imprevisto collega d’ascesa.
Profittando della forzata intimità, non perde tempo: contro le attese
di Andrea e Veronica (a quel punto, pessimistiche) non pretende il
portafogli bensì chiede conferma della propria convinzione, «Lei è
Bocelli?».
Dopo avergli espresso la più cordiale ammirazione, di sé dice
d’essere amico e collaboratore di Muhammad Ali. Pochi minuti a
seguire, sciolto il ghiaccio, verificavano insieme, con allegria, la
fortunata circostanza che avrebbe portato Andrea nei giorni
seguenti proprio a Phoenix, per tenere un concerto. Due giorni
dopo, in occasione del compleanno di Lonnie Ali, Bocelli e signora
si presenteranno con Jimmy, ospiti inattesi, a farle gli auguri in
musica di fronte ai volti stupiti di suo marito e dei familiari.
Per Andrea, incontrare Muhammad è stato l’avverarsi di un sogno:
Ali è un mito, non soltanto per la sua ma per almeno tre
generazioni... È icona universale del coraggio e dell’impegno civile,
è un uomo che ha saputo far sentire con forza la propria contrarietà
alla guerra e alla violenza. Quando Bocelli l’ha avuto di fronte, quel
superbo atleta, quell’uomo provato ma non piegato dalla malattia,
Ali ha rotto un silenzio che durava da molti giorni, tra lo stupore
dei presenti, regalandogli una preghiera («Sing for me», disse) che con
gioia egli ha potuto onorare, dedicandogli una melodia italiana a
cappella, con voce rotta dall'emozione. In quell’occasione,
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Muhammad ha regalato al suo fan italiano del tutto speciale, due
propri guantoni da boxe autografati.
Il giorno successivo, l’arena di Phoenix era gremita di spettatori, per
il concerto del tenore più amato nel mondo. In prima fila c’era
Muhammad, accanto alla moglie e a Jimmy... Andrea si è presentato
sul palcoscenico indossando quei guantoni e l’ha omaggiato,
condividendo con i ventimila spettatori il racconto del suo recente,
emozionante incontro, mentre risuonavano le note finali del
“Nessun dorma”: quel verbo – vincerò - ripetuto tre volte e chiuso su
una nota molto acuta (un si naturale), capace raccontare ad ogni
latitudine lo stato d’animo contraddistinto da una passione ardente
e da una inesauribile forza di volontà.
Abnegazione, generosità, solidarietà. Queste, le armi vincenti di
Jimmy Walker, questi i valori che ne hanno sorretto le mille
avventure filantropiche (alcune delle quali, con Bocelli al suo
fianco). Ma quando Andrea deve raccontare la loro amicizia, opta
puntualmente per l’immagine d’una mano, quella del fondatore
della CFN che forza il destino e apre le porte già pressoché chiuse
di quell’ascensore, regalandogli il sogno di poter conoscere
Muhammad Ali ed innescando un circolo virtuoso che ha portato
fino all’evento filantropico di settembre 2014.
Auguriamo a tutti di poter incappare, lungo il proprio cammino, in
un simile compagno inatteso d’ascesa. E quando, in albergo, le
porte scorrevoli dell’ascensore si staranno serrando, il consiglio di
Andrea è: fate in modo che nella cabina (e dentro di voi) ci sia
sempre lo spazio per un incontro imprevisto, per un nuovo
inquilino.
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IV. Dall’Arizona a Firenze
Per molti anni Andrea Bocelli ha contribuito agli eventi della
Celebrity Fight Night: istituzione che da un ventennio sostiene la
battaglia di Muhammad Ali per la ricerca contro il morbo di
Parkinson, unendo parterre da capogiro, nel nome della solidarietà.
Una realtà che ha già raccolto fondi per circa cento milioni di
dollari.
La famiglia Bocelli ha più volte letteralmente aperto le porte della
propria casa toscana a tale consesso illuminato di grandi donatori,
dando la possibilità di mettere all’asta serate speciali da condividere
presso la residenza di Forte dei Marmi. Andrea ricorda con
gratitudine come l’ultima di queste cene benefiche sia stata battuta
alla cifra record di un milione e quattrocentomila dollari!
Nel 2013, alla presenza dello stesso Muhammad Ali, Andrea ha
cantato per CFN a Phoenix, esibendosi in un memorabile duetto
con una sensualissima e brava Jennifer Lopez.
In quell’occasione, Veronica e Andrea, insieme al presidente della
Andrea Bocelli Foundation Laura Biancalani ed a Jimmy Walker, sono
stati coprotagonisti di una intuizione: una di quelle idee corali che
non hanno una precisa paternità, ma che scaturiscono dall’armonia
d’una conversazione plurale, dalla somma di soggetti, quando
sufficientemente visionari e coraggiosi. Così, è nata la Celebrity Fight
Night italiana.
Nei mesi successivi, Andrea e Veronica hanno contattato, fra i loro
amici più cari, le persone maggiormente sensibili all’argomento
solidarietà. La risposta è stata immediata, così come generosa, la
disponibilità a sostenere la causa... Ulteriore verifica del fatto che,
più i personaggi dello spettacolo e della moda sono di valore, e più
restano persone genuine e disponibili. Ad esempio, George
Clooney, il quale, ad una lettera ufficiale, ha risposto personalmente
e con un semplice messaggio: «Ok, sarò dei vostri».
La prima edizione italiana della Celebrity Fight Night ha visto la
partecipazione di oltre cento grandi donatori americani che hanno
raggiunto la Toscana con un volo speciale. Il soggiorno è stato
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scandito da una serie d’iniziative volte ad offrire loro il meglio
dell’arte, della cultura e dell’intrattenimento, grazie ad amici di
Andrea Bocelli quali la famiglia Cavalli e la famiglia Ferragamo, le
maison Ricci, Pucci, Scervino, le Officine Panerai, Maserati...
Firenze è stata il fulcro della manifestazione. Sede, tra l’altro, del
Gala finale che ha avuto luogo il 7 settembre 2014. Una maratona
all’insegna del sorriso, tra cultura, moda, cibo e grande musica. Un
viaggio che, grazie ai fondi raccolti, ha acceso tanti altri sorrisi,
dall’altra parte del mondo.
L’America ha sete di cultura italiana. La forza creativa della penisola
che si affaccia sul Mediterraneo, quando positiva e solare, può far
sognare il mondo. Coloro che la visitano, godono dell’atmosfera
magica che vi si respira e di ciò che di positivo evoca: buon senso e
cibo sano, arte, arte dell’amicizia e dell’accoglienza.
In Toscana, oltre al tepore delle ultime settimane estive, oltre alla
vendemmia alle porte, il mese di settembre ha avuto in serbo tale
complesso – ed inedito, a queste latitudini – progetto di solidarietà.
Una scommessa realizzata nella terra in cui Andrea Bocelli è nato e
cresciuto, e dove sente puntualmente il bisogno di tornare, perché
luogo custode di quei valori che hanno impostato la sua vita e che
fatalmente egli trasmette, attraverso il canto.
Culla dell’arte e della lirica, madre della lingua italiana, da molti
secoli la Toscana (e la sua capitale, Firenze), ci educa alla bellezza e
all’armonia... È dunque luogo ideale per progettare l’impensabile e
tramutarlo in realtà. Così, nel “cuore del Rinascimento” è stato
aggiunto un nuovo e rilevante tassello, a quel “rinascimento del
cuore” che la Celebrity Fight Night promuove e documenta.
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V. Cento ore in Italia – Prima giornata
Entrando, esci dal tempo: una sensazione che rapisce, in Toscana,
dove passato e presente raramente esprimono un conflitto.
La “novella Atene” sognata da Lorenzo il Magnifico accoglie gli
ospiti in questa tiepida giornata d’inizio settembre. Dal JFK
International Airport all’aeroscalo pisano, in volo verso la torre
pendente. Poi la comitiva perde le ali e raggiunge Firenze, grazie ad
un piccolo esercito di vetture. E sarà fatale, nei giorni a seguire, fare
amicizia con chi le manovra, nello slalom costante dei minivan tra
gli acciottolati e i turisti, lungo il ventre storico del capoluogo
toscano.
2:30pm. Un cocktail di benvenuto ricompatta le fila. Il “Four
Season”, una delle location dove i donatori alloggeranno, ha mezzo
millennio di storia da raccontare. Lo fa silenziosamente, lasciando
dire agli affreschi, ai fregi ed ai bassorilievi. Tracce di famiglie che
hanno fatto Firenze, dai Medici ai Della Gherardesca, nomi che
hanno dato corpo al concetto stesso di Rinascimento, e coltivato
artisti che da allora non smettono di incantare il mondo.
La struttura, nel secondo ‘800, ha vissuto persino una parentesi
esotica, quale proprietà di Ismail Pashà, viceré d’Egitto, colui che
commissionò l’Aida a Giuseppe Verdi, per l’inaugurazione del
canale di Suez.
Lo staff delle due fondazioni è già compiutamente schierato. Ci
sono inoltre i ragazzi di Haiti, Roseline, Jaebets ed altri due
formidabili compagni di viaggio che seguiranno l’intero benefit trip:
sono i rappresentanti della St. Luc Foundation, partner di ABF nel
paese più povero delle Americhe; sono tutti “figli” prediletti di
padre Rick, il sacerdote che sta dando ogni giorno della propria vita
per una rinascita della perla caraibica.
In questo paradiso verde fiorentino, dopo tanti mesi di scambi
epistolari e telefonate intercontinentali, dopo notti insonni,
problemi insormontabili ed euforiche soluzioni, oggi il countdown
si esaurisce e l’avventura principia. E sotto gli occhi del mondo, uno
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dei più ambiziosi progetti italiani di beneficenza mai concepiti,
prende l’avvio.
L’accoglienza (a cura di Scervino e di Officine Panerai) si articola
lungo un’ampia porzione del parco, cinque ettari che coinvolgono il
palazzo storico e l’annesso “Conventino” del XVI secolo. Qui,
passato e presente tendono l’aria come una quinta trasparente: il
palcoscenico del giardino propone le armonie d’un giovane trio
d’archi che suona Boccherini e Vivaldi, ma anche le forme scultoree
di una mostra (titolata “Dialogue”, non a caso) in cui soggetti
classici e reinterpretazioni postmoderne vengono giustapposti, tra
vialetti di pietre candide, prati e siepi, ombrelloni color panna e
ampie sedute di cuscini, sagomati dal ferro battuto.
Eccoli, finalmente. Un sorriso, per denominatore comune. E la
cordialità delle prime strette di mano, delle prime battute di spirito,
delle prime amabili conversazioni (con Veronica e Laura Biancalani,
a far gli onori di casa per ABF, con Jimmy Walker e Sean Currie, per
CFN, e con i tanti addetti e volontari presenti).
I cento ospiti hanno appena attraversato l’oceano, ma la stanchezza
è rimasta in valigia: prevale una socievolezza contagiosa che, a
guardarla distrattamente potrebbe apparire genericamente,
buonumore. Mentre, a meglio indagarla, è assai di più: è la porta
della propria casa interiore lasciata aperta a ciò che viene da fuori, è
gioia (e insieme rispetto) per ogni dono che in ogni momento la vita
può dare, è solare propositività (quella che ha fatto grande
l’America), è disposizione a ricevere e ad ascoltare, è la medicina del
sorriso e, perché no?, quando possibile della risata. Non ultimo, è
desiderio e volontà, dove serve, di dare aiuto.
Andrea, da alcuni schermi posti nel perimetro dello spazio verde,
parla della missione di ABF, di Haiti, di quanto si possa fare,
insieme. Ricorda che “siamo chiamati a costruire un mondo migliore di
quello che abbiamo trovato, a restituire al mondo ciò che di buono abbiamo
avuto”. Ed auspica, anche per chi è più sfortunato o più debole, “la
possibilità di una vita piena di opportunità e di bellezza”.
Questo circolo virtuoso, questo assunto: che la felicità è avere un
impatto sulla vita altrui, i cento amici della Celebrity Fight Night e
della Andrea Bocelli Foundation l’hanno compreso a tal punto, da
esprimerlo ed esemplificarlo, vivendo. Anche loro, come indicava
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duemila anni orsono l’imperatore Adriano (nelle parole del
romanzo di Marguerite Yourcenar), sono “responsabili della bellezza del
mondo”... E la bellezza contribuisce a modificarlo, a farne un luogo
migliore.
5:30pm. Cambia lo scenario, la sensazione è la medesima: empatia,
voglia di imparare, di divertirsi, di essere utili, relax (come quando
finalmente puoi allentare la cravatta), a dispetto della città e della
nazione intera febbricitante di curiosità, scatti fotografici e
giornalisti affaccendati. Gli ospiti varcano la soglia del medievale
Palazzo Spini Feroni. Ad accoglierli, Giovanna e Leonardo
Ferragamo, discendenti diretti del “calzolaio delle stelle”, quel
geniale stilista artigiano che, partendo da un piccolo paese del
meridione italiano, arrivò a rivoluzionare il mondo della calzatura
negli Stati Uniti e nel mondo, facendone oggetto d’arte e di
vertiginoso design.
Dapprima, ecco la meraviglia del Museo di famiglia, al basamento
dell’edificio, con le sue sette sale che parlano del trionfo del Made
in Italy e di una galassia di star di Hollywood che hanno calzato le
creazioni Ferragamo, da Marilyn Monroe a Greta Garbo, da Audrey
Hepburn a Sofia Loren (e quest’ultima, mito vivente, sarà ospite
d’eccezione, domani sera, in casa Bocelli).
Poi, il benvenuto di sapiente eleganza da parte delle nuove
generazioni Ferragamo, al piano nobiliare, e di Veronica e Andrea,
che nel frattempo hanno raggiunto la compagnia... Con la piacevole
sensazione, da parte di tutti, di essere “a casa”: inebriati
dall’affabilità dei proprietari, dalla loro affettuosa accoglienza.
7:30 pm. È uno dei teatri più antichi d’Europa. Esempio
fiammeggiante di struttura “all’italiana”, la Pergola è il cuore della
prima serata. Molti, tra i più grandi, sono passati da qui: anche
Giuseppe Verdi, per questo gioiello architettonico, ha concepito
una delle sue opere più complesse, il Macbeth, dramma
shakesperiano che nella versione lirica affronta (con stupefacente
modernità) temi quali la coscienza e la responsabilità delle azioni
umane.
Questa serata è firmata Stefano Ricci, nome che esprime uno dei
brand dell’alta sartoria italiana più esclusivi e raffinati, le cui
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creazioni, per eleganza e cura dei dettagli, sono oggetto di culto nel
mondo. C’è Stefano Ricci in persona, il nume tutelare, carismatico e
potente nella voce e nell’aspetto. Ci sono anche i suoi figli, Niccolò
e Filippo.
Il teatro è tripudio di stucchi dorati: ha perso momentaneamente le
poltrone della platea, per tramutarsi in una corte del XV secolo. È
un bagno nello splendore del Rinascimento che lascia letteralmente
senza fiato, per profumi, colori, suoni messi in gioco: dal concerto
con strumenti d’epoca al corteo storico, dalle tessitrici al magnifico
spettacolo degli sbandieratori e all’orditorio – perfettamente
funzionante – concepito nientemeno che da Leonardo da Vinci.
In un’atmosfera d’indicibile bellezza, camerieri in costume
rinascimentale versano lo champagne di benvenuto, tra il giallo sole
degli ori ed il rosso caldo della moquette, tra il profumo di legno
degli antichi strumenti di tessitura e l’aria mossa dalle bandiere in
volo, tra armature luccicanti ed i preziosi broccati esposti.
Stendardi in bella mostra, fanfare, rulli di tamburi. Poi, all’ombra del
giglio rosso fiorentino, il saluto ufficiale: le parole di Sean, Jimmy,
Andrea, Laura, e di Stefano Ricci. La soddisfazione di tutti, la
benedizione sul viaggio appena decollato, su una manifestazione
che negli Stati Uniti ha compiuto ormai la maggiore età, e che qui
nasce oggi, sotto i nostri occhi.
Infine, una sorpresa ulteriore: l’antico sipario sontuosamente
dipinto si schiude, mostrando il palcoscenico tramutato in un
carosello di tavole imbandite, con ampi rimandi all’antica fiorentina
eleganza.
La cena – la prima cena di Gala di CFN in Italy – cui partecipano i
grandi donatori statunitensi ma anche la Firenze più blasonata (ed
ospiti ulteriori delle famiglie Ricci e Bocelli, provenienti da tutto il
mondo), è scandita da danze rinascimentali di corte, ed ancora, da
bandiere che volteggiano nel cielo coperto di questo tempio di
bellezza e di musica.
Tra i tanti visi, già amichevolmente familiari, quello di Reba
McEntire, la regina del country, di contagiosa euforia. Raggiante, il
pubblico della serata, di congedarsi da tanta magia e di andare a
dormire – nonostante la lunga giornata ed il fuso orario cui
adeguarsi – pare non avere alcuna intenzione. Infatti, il timing si
allunga sensibilmente rispetto al previsto. Per la gioia di tutti.
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VI. Cento ore in Italia – Seconda giornata
Dono portentoso della natura (un baco che nell’intimo del suo
bozzo lavora ed esprime il prodigio di un filo miracoloso), la seta è
fibra nobile per eccellenza. Levigata, lucente, è gioia per i sensi ed è
la più nobile materia prima per l’arte tessile, come il marmo candido
delle Alpi toscane fu, per il genio scultoreo di Michelangelo.
L’arte della seta in Italia ha poco meno di mille anni. Proveniente
dalla Cina, attecchisce in Toscana nel quattordicesimo secolo, per
poi vivere la propria stagione aurea all’epoca dei Medici, quando
determinò la ricchezza di molte casate fiorentine.
Intorno alla metà del Settecento, dalla cooperazione di alcune di
queste nobili famiglie (tra le quali i Pucci, i della Gherardesca, ed
anche i principi Corsini, che proprio in quegli anni avevano per
mezzadri, in una delle loro proprietà, i progenitori di Andrea
Bocelli), sorge un grande laboratorio dove sono condivisi gli
strumenti, dai cartoni e i disegni delle stoffe, ai telai. L’azienda, nel
1786, trova la propria sede definitiva laddove, ancora oggi, il
laboratorio artigianale produce alcuni tra i tessuti più pregiati al
mondo, utilizzando macchinari originali e procedure tramandate nei
secoli... Stoffe i cui disegni rinascimentali sono riconducibili anche
ad affreschi di Masaccio, Masolino, Pontormo e Piero della
Francesca.
L’Antico Setificio Fiorentino, acquisito nel 2010 dalla famiglia Ricci,
è sovrinteso da Elisabetta Bardelli, moglie di Niccolò Ricci:
preziosissima amica dell’intero progetto CFN, che ha profuso
passione, energie, impegno, entusiasmo. La visita si tramuta in un
ulteriore tuffo nella bellezza e nella storia, messo a disposizione del
viaggio benefico, in apertura del secondo giorno della Celebrity Fight
Night.
11:00am. Gli schiocchi degli ingranaggi meccanici, ciascuno con le
proprie scansioni e cadenze, sulle prime pare sovrapporre ritmi
claudicanti e impraticabili. Nondimeno, superando il cancello in
ferro battuto e la corte privata che conduce al laboratorio, tutto
diventa assolutamente, indiscutibilmente, musica. Un’inebriante
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percezione di sinestesia si gode, nell’arcobaleno dei colori preziosi
che da mera semenza (fili di trama e d’ordito) mutano in fiori
spettacolari e in arabescati (i disegni custoditi nell’archivio storico
dell’azienda).
Senza disturbare Kandinskij o Skrjabin, è un concerto di tinte, una
sinfonia di nuance (antiche e perfette) che vien qui proposta,
regalando stupore ai presenti: fucina d’automatismi sette ed
ottocenteschi, che grazie al caleidoscopio di tesori prodotti, tramuta
il rumore di fabbrica in musicale armonia.
Simili ad arpe surreali, a fantasiosi carillon, ogni macchinario ha il
suo compito, la sua alchimia: ne escono broccatelli, ermisini,
damaschi, lampassi, ma anche il caratteristico filaticcio rustico
toscano, che si ricava dai bozzoli sfarfallati, ovverosia bucati
dall’uscita della farfalla.
Per oltre un’ora, l’operoso laboratorio prosegue nel delicato
equilibrio tra esigenze di un quotidiano lavorativo e disponibilità a
spiegare, mostrare, a far provare l’uditorio straniero. Gli ospiti
chiedono, catturano scorci con i cellulari e gli obiettivi fotografici
inondati da tanti colori, ascoltano gli operatori che li guidano nei
segreti delle singole postazioni, sperimentano, provano loro stessi a
manovrare le macchine e ridono della loro legittima maldestrezza.
Intorno, leve lignee come pedaliere d’organo, coloratissimi tappeti
verticali di fili in apparente anarchia (ma pronti a intrecciarsi),
concatenamenti metallici forgiati a mano, ruote dentate che girano
vorticosamente, corde da marinaio che tendono strumenti e mani
meccaniche che volano da un lato all’altro dell’ordito.
Gli sguardi percorrono, innamorati, questa intima “via della seta”
da tradurre a piedi, fra la cordiale semplicità dei lavoranti e la
complessa produzione che deriva dalla loro sapienza. Fieri di quel
che fanno, amanti orgogliosi del loro antico mestiere, presto
sciolgono l’iniziale ritrosia e instaurano con i visitatori un clima di
stima ed amabile empatia. “Empatia”, un termine che torna, in
queste ore italiane.
4:00pm. Non solo morbide colline, onde verdi innervate da cipressi,
vigne, campi di grano, uliveti e vecchie cascine. Non solo città d’arte
che custodiscono fasti medievali e rinascimentali. La Toscana è
anche il mare. È un’immensa spiaggia dorata di sabbia finissima, un
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panorama che evoca la villeggiatura e i piaceri della vita, tra il
turchese del mare, l’odore dei pini e, alle spalle, il fondale montuoso
delle Apuane.
Quella di Forte dei Marmi – meta della seconda parte della seconda
giornata targata CFN – è la costa più glamour della penisola, luogo
esclusivo e accogliente, tra viali alberati, giardini e pinete.
Dolcemente nostalgica d’inverno, euforica e gaudente d’estate, si
slancia fin dentro il mare col suo celebre pontile, braccio teso che
da molti secoli porge la mano al Mediterraneo, estendendosi per
oltre trecento metri e offrendo la vista della riviera ma anche,
alzando gli occhi, le cime innevate dal marmo.
Paradiso dello shopping, meta di un turismo internazionale
decisamente d’élite, qui la “Dolce Vita” non si è mai spenta. I nostri
cento donatori si sparpagliano lungo le vie del centro, al sole delle
abbaglianti vetrine, passando per il “Fortino” che dà nome al luogo:
rocca costiera settecentesca che esprime, parrebbe, l’orgoglio
d’essere stata nello sguardo e nel cuore di poeti quali Eugenio
Montale e Giuseppe Ungaretti, di cantanti quali Edith Piaf e Ray
Charles, di industriali quali gli Agnelli e i Barilla. E naturalmente, di
Giacomo Puccini, che amava passeggiare e sedere ai tavoli dei caffè
della riviera versiliana.
6:30pm. Una folla di curiosi quasi blocca il passaggio di ciclisti e
pedoni, nel marciapiede all’altezza della spiaggia del “Grand Hotel
Imperiale”, la celebre “Minerva Beach”, luogo amato da artisti e
letterati.
Reduci dagli acquisti e da un momento di riposo presso gli alberghi
messi a loro disposizione, gli ospiti raggiungono lo stabilimento
balneare, facilitati nel percorso dalla polizia locale. Sfilano,
assecondando il dress code bianco della serata, lungo il vialetto
privato che conduce alla spiaggia (inaccessibile ai media, se non a
un numero molto limitato di giornalisti e fotografi). Li attende un
ricco aperitivo e musica dal vivo, in questo fronte-mare che
testimonia una grandeur che il tempo, dinanzi a tanta bellezza, non
ha mai affievolito. Gli arredamenti e i lini che cingono la sabbia
propongono un côté coloniale di grande fascino, sotto un cielo
turbato da nuvole scure, ma a conti fatti clemente.
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7.30pm. Da Andrea, il mare è coinquilino: fa sentire senza complessi
la propria presenza, a pochi passi dalle finestre, nelle sonorità
cangianti dei suoi umori, nel profumo di salino che invade l’aria,
mescolandosi alla fragranza calda e confidenziale dei pini marittimi,
alla tavolozza aromatica della macchia mediterranea.
Intorno alla villa, già una moltitudine di curiosi ne perimetra i muri
esterni e i due cancelli d'ingresso, mentre a fine serata sarà difficile
persino farsi spazio per raggiungere i minivan. Le vie d’accesso in
parte sono transennate, ci sono decine di fotografi, giornalisti,
telecamere.
Sarà una festa memorabile, fatta di musica e ospiti eccezionali, fra
stelle della musica e dello spettacolo, prìncipi, nomi prestigiosi
dell’imprenditoria e della finanza internazionale.
Madrina, Sofia Loren, mito vivente, superba ambasciatrice dell’Italia
nel mondo, che questa sera verrà festeggiata a poche ore dal
traguardo del suo ottantesimo compleanno. Ed alla quale sarà
consegnato l’Andrea Bocelli Humanitarian Award, quale segno
d'ammirazione e riconoscenza. Per lei, anche un gioiello firmato
Damiani: un regalo speciale per uno speciale genetliaco, da parte di
un marchio storico dell’alta gioielleria. Damiani che ha supportato
anche l’aperitivo in spiaggia e che si è dimostrata particolarmente
sensibile e vicina al progetto della Celebrity Fight Night italiana: tra le
prime grandi firme del Made in Italy a credere nel progetto e ad
incoraggiarne la realizzazione.
Gli invitati varcano la soglia della villa e con percepibile emozione
ne scoprono gli spazi più intimi, i tanti pianoforti, gli indizi dei
trionfi, i quadri, i luoghi di studio e di svago. E corale è la
conclusione cui giungono: la casa di Andrea gli somiglia!
Inizialmente residenza di un famoso uomo politico, nel dopoguerra
è stata ampliata e trasformata in struttura alberghiera, destinazione
mantenuta fino alla fine degli anni ‘90.
Andrea l’ha scelta come residenza nel 2003. Avendo la fortuna di
avere un fratello, Alberto Bocelli, che oltre a sovrintendere l’azienda
vitivinicola di famiglia, è anche un ottimo architetto, è lui ad essersi
occupato della complessa opera di restauro e ristrutturazione che è
durata oltre un anno. Il risultato è una dimora spaziosa ma
concepita secondo la priorità della vivibilità e dell’accoglienza.
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Elegante, ma non pretenziosa. Al piano terra, ambienti di
soggiorno, pranzo, cucina e di servizio; al piano intermedio vi sono
uffici, sale di rappresentanza e di studio; camere da letto e ambienti
più “privati” al piano superiore, con vedute di grande bellezza, sia
sul mare che sulle pendici Apuane.
Nei decenni in cui la casa era utilizzata come albergo, molti artisti
l’hanno scelta per i loro soggiorni. E come un violino assorbe tra le
nervature del legno il temperamento artistico di chi l’ha suonato,
trattenendone quasi un’eredità espressiva, così casa Bocelli porta
con sé l’impronta di chi l’abita e l’ha abitato, ed i muri trasudano
musica e poesia.
Grazie alla felice posizione ma anche al buon gusto di Veronica che
ne ha scelto minuziosamente gli arredi, oggi questa grande, calda,
accogliente villa, somiglia molto al suo proprietario, plasmata sui
bisogni della famiglia del tenore più amato nel mondo.
8.30pm. La professione gli impone una vita zingara. Eppure l’indole
di Andrea resta casalinga: come ama ripetere, la sua vacanza
migliore è tra le mura di casa, circondato dall’affetto della famiglia e
degli amici più cari, coi quali di sera condivide “il miglior ristorante
del mondo” e cioè la tavola domestica e la cucina di Mariella e
Piero, responsabili delle vettovaglie di casa Bocelli.
Nel mondo, Andrea viaggia per molti mesi l’anno, ma ciò che più
ama è, viceversa, avere il mondo in casa. Proprio come questa sera.
Poco meno di trecento persone movimentano le sale della villa e del
parco annesso, dove è stata montata una vasta tensostruttura in
grado di accogliere le tavole imbandite ed il palco.
Difficile tradurre in parole l’eccitazione, l’allegria, l’entusiasmo che
ha contagiato tutti i presenti, in un crescendo che ha reso
indimenticabile l’evento fortemarmino: un privilegio, poter vivere
tale magica serata, condivisa con personaggi che hanno fatto la
storia (della musica, del cinema, della moda, della finanza, della
politica mondiale). Una festa, per il cuore e per i sensi, scandita da
una superba cucina, da una selezione di vini tra i più pregiati d’Italia
(compresa naturalmente una selezione dei Vini Bocelli) e da una
parata di stelle sul palco.
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Una jam session irripetibile, cui partecipano Lionel Richie, John
Legend, David Foster, Reba McEntire, Ronnie Dunn. E
naturalmente Andrea, che duetta con i suoi amici, e fa sognare.
Lionel si scatena. Racconta del suo incontro con Muhammad Ali,
commuove e fa sorridere. Infiamma infine, cantando, al punto da
far alzare i commensali, che danzano tra i tavoli ed invadono il
palco.
A Lionel, che con le armi potenti del talento e della generosità, ha
segnato profondamente il mondo della musica e parimenti quello
della solidarietà (a partire dalla paternità del celeberrimo “We Are
the World”), verrà consegnato l’Humanitarian Award, in occasione
del Gala conclusivo della CFN.
Riconoscimento che è invece tributato – nella serata sotto le stelle
di Forte dei Marmi – a David Foster, amico di lunga data della
famiglia Bocelli, filantropo, musicista e produttore (una ventina di
Grammy Awards all’attivo).
Da molti anni sostenitore della Celebrity Fight Night, David ha
ciclicamente vissuto in casa Bocelli... L’ultimo periodo, in occasione
dell’album “Passione”, inciso presso lo studio di registrazione della
villa, condividendo i ritmi casalinghi e l’intimità della famiglia.
Sollecitato a “raccontare” Andrea, lo definisce l’uomo
rinascimentale per eccellenza. «Molto più di un grande cantante – spiega
David –, Bocelli è un artista che suona il flauto traverso, la tromba, il
pianoforte, la batteria, che conosce perfettamente il repertorio pop, la musica
classica, l’opera lirica. Ma anche la storia, il diritto, la filosofia... Ecco perché
per me è l’esempio più eclatante di “uomo del Rinascimento”. Che oltre a tutto
ciò, ride, scherza, fa tantissima beneficenza e poi va in windsurf, a cavallo,
nuota, corre... È la persona più straordinaria che io abbia conosciuto. Ed è la
mia voce preferita!».
A tarda sera, nello spazio antistante alla tensostruttura, la sorpresa
di un surreale fuoriprogramma: un cavallo bianco alato che irrompe
nel parco di Villa Bocelli. E gli applausi, anche oltre le mura del
parco, per le esibizioni pop di Andrea e dei suoi amici (Andrea che
oltrepassa il cancello di casa, e saluta e ringrazia e stringe la mano ai
suoi fan).
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Resterà nel cuore di molti, la tappa della Celebrity Fight Night a casa
Bocelli. Un ricordo che gli ospiti custodiranno e racconteranno,
negli anni a venire.
Oltre allo splendore dei duetti e delle esibizioni, oltre all’eccezionale
ospitalità dei padroni di casa, l’immagine che più torna alla mente,
mentre i minivan, a notte fonda, riaccompagnano gli ospiti alla volta
di Firenze, è quella di Donna Sofia e della piccola Virginia: a tavola,
la figlia di Veronica e Andrea ha subito familiarizzato con la grande
attrice. Lei ha lasciato che la bimba trafficasse nella propria
borsetta. Oggetti quali uno specchio e un rossetto sono così
diventati i giochi preferiti di Virginia, che ha continuato, grazie alla
beata innocenza dei suoi due anni e mezzo, a frugare nella trousse
della signora Loren.
È stato toccante verificare, anche in questa occasione, la potente
umanità – di donna e madre – di questo personaggio immenso:
circondata da attenzioni ed onori, se ne stava, rapita, a guardare e a
giocare con la sua giovanissima amica...
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VII. Cento ore in Italia – Terza giornata
Quella dei Frescobaldi è una delle casate che maggiormente ha
influito sulla storia politica, economica e sociale di Firenze. Basti
ricordare l’amicizia tra la nobile famiglia toscana e personaggi della
statura di Dante Alighieri e Boccaccio, oppure come i Frescobaldi
(fin dal XIV° secolo impegnati nella produzione vinicola) abbiano
avuto rapporti diretti e documentati con Michelangelo Buonarroti,
effettuando con il mitico artista un baratto “in natura”: opere d’arte
in cambio di vino.
Nella terza giornata della Celebrity Fight Night, la caleidoscopica
tavolozza si arricchisce di nuovi colori. Dapprima, una trasferta tra
le colline della Valdisieve, ospiti del marchese Lamberto de’
Frescobaldi e di sua moglie Elenora. I quali accolgono
personalmente il gruppo di donatori presso il Castello medievale di
famiglia, a Nipozzano, fortezza costruita oltre mille anni fa, col
compito di difendere la città di Firenze.
Nel tardo pomeriggio, un nuovo bagno nell’alta moda, con un
cocktail privato a Palazzo Pucci, quartier generale della storica
fucina creativa fiorentina che ha vestito celebrità quali la Principessa
Grace di Monaco, Jacqueline Kennedy, Audrey Hepburn, Elizabeth
Taylor e Marilyn Monroe.
Infine, una delle famiglie italiane di fashion designers più celebri nel
mondo apre alla Celebrity Fight Night le porte di casa: Eva e Roberto
Cavalli dischiudono la loro splendida magione, per una cena
esclusiva.
11:00am. Anche il cielo pare assecondi l’escursione, regalando una
mattinata fresca e luminosa. Pochi chilometri, e il panorama diventa
quello delle cartoline, delle illustrazioni che fanno sospirare: terre
ondulate che procedono con la sensualità d’un morbido valzer da
danzare abbracciati, e viti ed ulivi, cipressi sull’attenti e siepi
aromatiche, fortificazioni, fattorie, cappelle millenarie. Siamo nella
culla del vino italiano più noto nel mondo. Già s’intravvede lo
spettacolo che – abitualmente in autunno – propone le fantasie
cromatiche più coinvolgenti, grazie alla consuetudine di coltivare,
nella medesima vigna, uve diverse.
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La fortezza domina la confluenza tra Arno e Sieve; un sito
storicamente strategico, poiché nella traiettoria di una grande via di
comunicazione etrusca. È il cuore del Chianti Rufina, trenta
chilometri a nord est di Firenze.
Dalla villa si gode il frusciare capolavoro dei colli sottostanti,
coltivati a vigneto, uliveto e bosco. Sono trecento ettari, destinati
alle uve Sangiovese, Cabernet, Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, e
ad altri vitigni. Il segreto dei vini superlativi di questi luoghi – ci
viene spiegato – sta nell’equilibrio tra qualità dei terreni argillosi e
calcarei, poco ricchi di sostanze organiche, e un clima asciutto e
ventilato. Ambiente ideale per la nascita dei grandi “rossi” di
Nipozzano.
La delegazione statunitense percorre il viale di cipressi che
approssima al castello, accolta da un bicchiere di vino. Lo stesso
vino che era servito sulle tavole della corte inglese di Enrico VIII e
della corte papale.
Gli ospiti raggiungono poi il piazzale antistante, dove li attende il
cocktail di benvenuto e lo spettacolo degli sbandieratori di Volterra.
La suggestione che ne scaturisce è potente. Come potente è la storia
dei padroni di casa. E tornano alla mente – non senza una certa
soggezione – parenti illustri del calibro del poeta Dino Frescobaldi,
amico di Dante Alighieri, o del musicista Gerolamo Frescobaldi,
compositore tra i più quotati del barocco italiano.
Complice il nettare color rubino, la compagnia d’oltreoceano è
particolarmente affabile, e intraprende festosamente la visita alla
storica cantina, prima di riposarsi in cima alla fortezza, nel punto
più panoramico, dove il pranzo sarà servito, a coronamento di un
nuovo spettacolo di sbandieratori.
Nel corso del tour enologico, le guide evocano più volte la
lungimiranza di un parente antenato, il quale a metà Ottocento
investì mille fiorini d’argento per inaugurare coltivazioni di varietà
fino allora sconosciute in Toscana: il Cabernet Sauvignon, il Merlot,
il Cabernet Franc e il Petit Verdot. I sotterranei ospitano le cantine,
disposte su più livelli. In quella più profonda c’è la dispensa privata
della famiglia, con bottiglie integre risalenti a metà dell’Ottocento.
Una piccola volta trattiene e riporta, scolpiti nel marmo, i versi latini
di un’elegia di Tibullo, che duemila anni fa inneggiava alla pace.
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Pace che fa prosperare l’agricoltura, arrugginendo i “tristia arma duri
militis”) e facendo viceversa brillare gli strumenti per aratura e
viticultura: “...Pax aluit vites et sucos coondidit uvae funderet ut nato testa
paterna merum...”.
Tra i partecipanti a questa magica escursione, accanto a sua moglie
Nancy, il Maestro Zubin Mehta, che domani dirigerà Andrea, alla
guida del Maggio Musicale Fiorentino.
A piccoli gruppi, si procede lungo scale ripide, muri sbrecciati che
portano a sale linde come musei, antri protetti da inferriate dove
riposano bottiglie pregiatissime. Ed ecco le botti, dove sono
prodotti e affinati in barriques, anche per ventiquattro mesi, i vini
rossi della tenuta (tra cui il celebre “Mormoreto”)... Dove una delle
alchimie più affascinanti di sempre prende corpo, accudita dal
silenzio della campagna.
Sembra un sogno, il volo di quei drappi nel cielo, lanciati dagli
sbandieratori, e poi il pranzo, con le vigne che fanno capolino tra le
geometrie dei merletti, e la regale accoglienza della secolare
famiglia. Sembra un sogno, quel paesaggio che s’imprime nel cuore,
con la percezione viva della bruciante meraviglia del creato. Con la
mente che qui trova più facilmente lo spazio per comprendere
come Dio abbia vestito ogni filo d’erba, abbia sovrinteso ogni
dettaglio.
6:30pm. Lasciato il castello, in calendario l’emozione di un tuffo tra
le strade del Chianti, terra che, non a caso, è considerata tra le più
suggestive del mondo. Poi, il rientro a Firenze.
Tutt’oggi abitato dai discendenti della famiglia Pucci, il palazzo
omonimo accoglie gli ospiti per il cocktail che chiude il pomeriggio
di questa lunga giornata. L’ampio cortile interno della storica
dimora fiorentina propone oggetti d’arte della celebre maison d’alta
moda, mentre viaggiano calici di cristallo e vassoi di ghiottonerie,
tra un esemplare di carrozza ottocentesca, piante verdi, palmizi,
edere che si arrampicano sulle colonne, busti marmorei e bandiere
sbalzate alle pareti.
La firma inconfondibile dei padroni di casa appare negli
accostamenti di colori e nelle fantasie che illuminano e quasi
scolpiscono stoffe, vestiti, foulard... Le stanze affrescate cui si
accede dalla corte sono costellate d’immobili indossatrici, manichini
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che vestono le storiche creazioni di Emilio Pucci, entro teche di
cristallo illuminate. Firenze stupisce ancora, e vive la profondità
della sua storia, nell’arte applicata di questo ulteriore mito del
fashion design.
8:00pm. Bracieri sollevano alte fiamme, squarciando il buio della
collina fiorentina che sorveglia la città. Sfarzo e design, in equilibrio
acrobatico e spettacolare, nella casa di una delle menti creative più
prolifiche e geniali della moda mondiale, fra artigianato e
innovazione. È l’interpretazione della bellezza, secondo Cavalli.
La luce elettrica all’esterno è usata con parsimonia: ci pensa il fuoco
vivo di cascate di lumi e fiaccole, a dipingere i viali dei giardini che
circondano la grande casa e le spigolature della pietra che la
compone, in un gioco d’ombre degno di un set teatrale. E teatrale è
ogni interpretazione dello spazio, nel mosaico di stanze
comunicanti, nei loggiati protetti da pareti di cristallo, tra enormi
camini, quadri antichi, capitelli, sculture sacre lignee e tavoli
sontuosamente apparecchiati... Tavoli che sono scrigni di posaterie,
cristalli e porcellane, protetti da punti luce circolari, dal diametro
ampio quasi quanto le stesse mense: gigantesche corolle illuminate
appese, tese su tessuti dal tema floreale.
Ritmi “dance” e mondanità, fra il vino dei vigneti di famiglia ed un
banchetto che gioca anch’esso sull’armonia dei contrasti: portate
raffinatissime, magnificamente presentate, tripudio per gli occhi,
accanto a testimonianze della tradizione contadina toscana
(altrettanto prelibate) proposte in rustiche terrecotte. Molti, gli
idiomi che si mescolano alla musica, in casa Cavalli: un jet set che
appaia gli ospiti e gli artisti amici della CFN, ad un ventaglio di
invitati “Very Important Person” della famiglia.
Un party memorabile, che prosegue fino a notte fonda. Specchio
fedele dello stile originale, trasgressivo e giocoso della maison
Cavalli, anche questa tappa offre un nuovo tassello, eccitante e
privilegiato, concepito nella volontà di mostrare ciò per cui l’Italia è
famosa nel mondo.
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VIII. Cento ore Italia – Quarta giornata
Hollywood a Firenze. Stelle, da George Clooney alla famiglia reale
Al Saud, da Lionel Richie a Renzo Rosso. Stelle che brillano sotto il
cinquecentesco soffitto a cassettoni del Vasari. Nel cuore della città,
in quel “Palazzo Vecchio” che da settecento anni testimonia
l’ingegno italiano agli occhi del mondo, terminerà la prima Celebrity
Fight Night realizzata oltre i confini statunitensi.
Il gran finale propone una festa principesca che intreccia
mondanità, cultura, musica, divertimento. Il tutto, col fine di
raccogliere la maggior quantità possibile di fondi, per i progetti delle
due fondazioni coinvolte.
«Nella mia vita ho partecipato ad oltre quattrocento eventi di beneficenza»
commenterà David Foster, «Ma questo in assoluto è il top dei top».
Nell’imponente Salone dei Cinquecento alla cui realizzazione
lavorarono anche Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, si
giocherà la scommessa più grande. Lo spazio, sfarzosamente
allestito da Ermanno Scervino (firma superlativa del Made in Italy
che ha vestito la sala ma anche buona parte delle celebrità presenti),
sarà colmato entro breve da oltre trecento persone.
Il colpo d’occhio è mirabolante, ancor più dall’alto del ballatoio
prospiciente il salone: un’immensa cornice di angoli retti (che
perimetra gli imponenti affreschi delle battaglie e vittorie fiorentine
su Pisa e su Siena) inscrive la danza di trentatré tavoli circolari, in
cui spiccano rose bianche e rosa. Sui tovaglioli, il nome di battesimo
ricamato di ciascuno degli ospiti.
Il “Gala delle stelle” sarà una lunga maratona: riunirà persone tra le
più facoltose a livello planetario e grandi artisti, in una cena
sontuosa e in un’asta benefica esclusiva. Con item quali un invito a
cena con Robert De Niro e Billy Cristal, una borsetta in coccodrillo
bianco (creazione unica di Ermanno Scervino, autografata dallo
stilista, da Andrea e da George Clooney), un orologio/gioiello di
De Grisogono, un mitico “Radiomir 1940” segnatempo di Officine
Panerai con inciso lo slogan di Andrea: “I strongly believe that love does
justice” e tanti altri oggetti del desiderio.
Infine, a coronamento della serata e delle cento ore italiane della
CFN, l’atteso concerto lirico con, di scena, il meglio, su tutti i fronti:
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la voce di Andrea Bocelli, l’Orchestra del Maggio Musicale
Fiorentino, il podio di Zubin Mehta.
Idealmente, il concerto è un omaggio al grande Muhammad, che
nel cuore di tutti è presente; è un omaggio, inoltre, allo
straordinario gruppo di donatori, ma anche alla città di Firenze,
dove l’opera lirica è nata: perché a due passi da qui, un gruppo di
nobili si riuniva, nell’ultimo quarto del XVI secolo, discutendo
infor malmente di musica, letteratura e scienze. E in
contrapposizione al genere polifonico del madrigale, guardando al
passato (ai tragici greci), concepiva un nuovo, rivoluzionario
concetto di teatro musicale, che avrebbe regalato al mondo gioie
infinite.
Altre stelle hanno brillato, però, fin dalla prima delle giornate
fiorentine. E continuano a farlo, anche in questa domenica
settembrina che gremisce di visitatori piazza della Signoria e l’intero
centro storico affacciato sull’Arno... Sono i volontari ABF, che
dopo qualche ora di sonno (perché ieri, in casa Cavalli, si son fatte
le ore piccole) e dopo mille altre incombenze, stanno fisicamente
portando a destinazione i pacchi con le brochure della fondazione e
del progetto che, grazie ai proventi, sarà realizzato ad Haiti.
La lista dei volontari è nutrita, le stelle son molte, ma vale contarle
una ad una: Alessio, Andrea, Chantal, Chicca, Enrico, Ermanno,
Giacomo, Katya, Laura G., Luca, Max, Massimo, Milena, Mikela,
Olimpia, Oscar, Stefano, Valerio. Ognuno porta con sé una storia
che sarebbe bello poter raccontare, ognuno corrisponde ad una
presa di posizione nei confronti dell’esistenza, alla scelta di chi ha
deciso di agire e di stare dalla parte del bene, seguendo l’esempio di
Andrea. Sono professionisti, studenti, imprenditori, sono amiche ed
amici di Veronica e di ABF, hanno voluto dare il proprio sostegno e
si sono prestati a “fare”, quando e dove necessario... Dalle mansioni
più delicate, dalle public relation con prìncipi e rappresentati
dell’alta finanza, a quelle banali (ma necessarie) come imbustare
materiale informativo.
Tra i volontari, anche Rachele Bocelli, nipote di Andrea: vent’anni,
studentessa universitaria, nella trasferta fiorentina ha coordinato il
gruppo con gentilezza, precisione, passione, allegria. Ad ABF,
Rachele si è avvicinata lentamente... Un abbrivio morbido, che però
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ha posto salde radici nel suo giovane cuore, al punto da
condizionare le scelte del percorso di studi e dunque il suo futuro.
Nell’età in cui in cui si ha l’universo fra le mani, Rachele è metafora
raggiante di ABF e della forza contagiosa dei valori che la
fondazione propugna.
In piazza, tra il David di Michelangelo, il Perseo del Cellini e la
Fontana del Nettuno dell’Ammannati, una folla di curiosi già
ispessisce le traiettorie delle transenne. Nel salone, febbrili, gli ultimi
dettagli son messi a punto, e cavi e monitor conseguono le loro
mimetizzazioni.
Basterebbero le tavole imbandite – frutto di ore di lavoro e della
meticolosa arte del decoro – ad offrire uno spettacolo di indicibile
bellezza. Veronica, nei fatti la regista di questa complessa creatura, è
sottoposta al fuoco incrociato di richieste da parte di tecnici, fonici,
artisti, addetti al cerimoniale, collaboratori. In fondo alla sala, in
mostra, gli oggetti dell’asta che entro sera troveranno i loro nuovi
proprietari.
Tra le sale attigue, una è dedicata al pool di due avvocati, notaio, tre
volontari che gestiranno le debite (e particolarmente complicate)
procedure che la legislazione italiana prevede, per l’organizzazione
di un’asta di beneficenza. Un’altra sala ricompone per un giorno gli
uffici Almud (struttura che si occupa del management di Andrea),
nella circostanza inconsueta di poter condividere, per un giorno, lo
stesso tetto... C’è dunque Massimiliano Ballanti, stretto
collaboratore di Veronica e Andrea oltre che insostituibile
volontario di ABF: mago del web, usualmente interagisce col
mondo (ed ha sotto controllo tutto ciò che pertiene al Maestro
Bocelli) dai silenzi della sua campagna marchigiana. C’è Alessia
Navarino, bellezza meridionale e brio toscano, costantemente
accanto a Veronica, sua compagna di scrivania... In un’altra stanza,
ancora, davanti a un computer, Gianluigi Attorre, regista del
documentario che testimonierà l’evento. E, con lui, l’intero team
messo a disposizione dal produttore Bibi Ballandi, la cui struttura
ha dato un sostegno importante, offrendo senza riserve le proprie
competenze, sempre col sorriso e con un senso dell’equilibrio che,
in alcuni momenti critici, ha fatto la differenza.
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Ovunque, opere d’arte: il palazzo è un museo vivo, sia al piano del
salone, sia a quello superiore, cui si accede dallo scalone
monumentale, tra gli appartamenti privati di Cosimo I e la
meraviglia di un labirinto di sale (quella delle Udienze, dei Priori, dei
Gigli, delle Mappe...). Secondo piano dove un cocktail accoglie gli
ospiti, mentre giù, all’entrata, le star via via percorrono il red carpet
tra l’entusiasmo della folla.
Il più gettonato, George Clooney, si presenta in compagnia della
fidanzata, la bellissima avvocatessa libanese Amal Alamuddin (ed i
loro sorrisi, la loro gentilezza, disarmeranno i commensali).
È George, il simbolo di questa prima edizione della CFN italiana.
Un grande attore e regista che sa unire carisma ed intelligenza, un
personaggio pubblico non a caso impegnato attivamente e
costantemente nel sociale, nella lotta contro l’indigenza, paladino
della pace e dei diritti: Clooney che, nel corso del Gala, viene
omaggiato con l’Andrea Bocelli Humanitarian Award.
«Mohammad Alì era uno dei miei miti – ha detto il celebre attore, sul
palco –. Mi ha trasmesso la passione per la vita. Ricordo il suo impegno
contro la guerra in Vietnam e le sue imprese sportive». Ed ha poi aggiunto,
rivolgendosi alla platea del Salone: «Vorrei darvi una notizia: Andrea
Bocelli può vedere molto più di noi, vede le tragedie, i terremoti e con serate come
questa riesce ad aiutare tanta gente». Infine, una dichiarazione d’amore
che ha messo in fibrillazione i media a caccia di scoop, annunciando
il suo imminente matrimonio veneziano: «Mi sposerò presto in Italia,
tra poche settimane. E vorrei dire ad Amal: ti amo da morire e non vedo l’ora
di diventare tuo marito!».
Il sipario sul Gala finalmente si schiude: Veronica, fino a pochi
istanti prima in jeans a dirigere il traffico del dietro le quinte,
ricompare sul red carpet accanto ad Andrea ed ai figli Amos e
Matteo, in un lungo abito da sera bluette intessuto di ricami floreali
stilizzati firmato Scervino. Ai piedi del monumentale complesso
sovrinteso dalla celebre Torre di Arnolfo (uno dei simboli di
Firenze, uno dei simboli d’Italia), sopraggiungono le altre celebrità.
Da Zubin Mehta e signora a Laura Pausini, da Nicoletta Mantovani
Pavarotti a Renzo Rosso, da Belén Rodriguez a Michelle Hunziker
(che presenterà la serata), da Tony Renis a Cheryl Ladd
(indimenticata “Charlie’s Angel”), dal sindaco di Firenze Dario
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Nardella, accompagnato dalla moglie Chiara, alla first lady Agnese
Renzi. Oltre, naturalmente, al gotha degli stilisti e imprenditori
fiorentini, agli amici della CFN italiana che abbiamo imparato a
conoscere nei giorni scorsi: da Lionel Richie (anch’egli premiato per
un award nel corso della serata) a John Legend, da David Foster a
Ronnie Dunn. E poi, a Palazzo Vecchio, arrivano alcuni tra gli
uomini più ricchi e potenti del mondo.
Sono in molte, tra gli amici di Veronica e Andrea, le celebrities che
avrebbero fortemente voluto essere qui, in questo momento,
trattenute da impegni pregressi che non hanno potuto disertare...
Presenti, col cuore e con messaggi affettuosi, personaggi quali John
Travolta, Kelly Preston, Bono (che scherzosamente lamenterà il
fatto che sia stato consegnato l’award a Clooney anziché a lui, solo
perché «George è più bello»). All’appello manca inoltre, per un aereo
che oggi s’è alzato in volo accidentalmente senza di lei, la top model
Natal'ja Vodjanova, impegnata in prima persona, attraverso la
propria fondazione, nella filantropia e nel sostegno all’infanzia
disagiata in Russia. Tutti nomi che, con buone probabilità, potremo
avere la gioia di applaudire alla prossima Celebrity Fight Night in Italy.
Nel corso della cena, il saluto delle autorità, l’intrattenimento
spumeggiante di Michelle Hunziker e la sorpresa di un giocoso
flash mob lirico da parte della compagnia “Shai Fishman and The A
Cappella”. Spazio all’abbraccio ideale, tra gli applausi, per
Muhammad, spazio al racconto del Muhammed Ali Parkinson Centre,
della sua battaglia contro il morbo di Parkinson, così come della
storia della Celebrity Fight Night ed anche della Andrea Bocelli
Foundation... La cui presidente, Laura Biancalani, ne ha ricordato i
valori fondanti: coraggio, cura, creatività, competenza,
cooperazione. «Quando Andrea qualche anno fa ha deciso di costituire una
fondazione – ha spiegato sul palco - ci ha chiamati a costruire una grande
famiglia, un laboratorio vivo fatto di persone che si muovono per aiutare altre
persone, dando vita a progetti che abbiano impatti concreti sulla vita della gente.
A me personalmente piace associare questa immagine a quella di un formicaio,
dove ognuno di noi porta il suo piccolo o grande contributo, il quale unito a tanti
altri possa diventare un esempio tangibile del fare. E questa sera con la
collaborazione degli amici di CFN e di tutti voi, realizziamo un tassello
importante nella costruzione di questo laboratorio, uniti dalla volontà di
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raggiungere risultati concreti per la martoriata terra di Haiti. Mi piace pensare
che tutti insieme stiamo costruendo tanti ponti che partono dalle nostre case,
passano per la splendida Firenze ed arrivano in Haiti».
E da Haiti, sulla ribalta del Salone dei Cinquecento, anche il sorriso
e le parole toccanti dei quattro angeli di ABF in Haiti: Roseline
Paul, Jaebets Jills, Edy Antoine e Augusnel Osmè.
La scaletta della serata sta esondando dalle soglie previste, tali e
tante sono le personalità cui si cede il microfono, anche solo per un
saluto. Così, l’asta benefica inizia mentre la cena si sta ancora
servendo. A guidare il momento di beneficenza più galvanizzante, il
celebre battitore Simon de Pury, significativamente noto col
soprannome di “Mick Jagger delle aste d’arte”.
Renzo Rosso, il “genio dei jeans”, caro amico della famiglia Bocelli,
prima che il Gala sia terminato, deve lasciare la sala: sfidando le
tempistiche, è stato vicino a CFN questa sera a Firenze,
testimoniando il proprio affetto al progetto, anche se domattina alle
7 sarà già a New York, nel suo ufficio, per un improrogabile deal.
È il momento della musica. Anche il flautista Andrea Griminelli,
amico di Andrea e già collaboratore tra i più intimi di Luciano
Pavarotti, si esibisce sul palco. Per lasciare infine spazio a una
spettacolare sequenza di pagine liriche, interpretate da Andrea (in
forma smagliante) e dalla bacchetta del M° Mehta. Da “Donna non
vidi mai” tratta dalla Manon Lescaut (opera che ha inciso
quest’anno), al gran finale sulle note del “Nessun Dorma” dalla
Turandot.
Una conclusione trionfale, mentre un aereo attende la famiglia
Bocelli a Forte dei Marmi: tra poche ore, infatti, sarà già in volo
verso l’Uzbekistan, l’Australia e la Nuova Zelanda.
Più forte della stanchezza, per Veronica e Andrea, è la gioia di poter
toccare con mano la forza travolgente delle idee. A volte, per
smuovere le montagne, basta una riflessione (quando vissuta
pienamente, senza compromessi). Come quella di Andrea, che ha
dato vita ad ABF e che ci piace ancora una volta ricordare: “È per
fede nell’amore e nella giustizia che siamo chiamati a costruire un mondo
migliore di quello che abbiamo trovato, chiamati a restituire al mondo ciò che di
buono abbiamo avuto, affinché anche le persone più sfortunate o più deboli
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abbiamo la possibilità di una vita piena di opportunità e di bellezza, e affinché
chi merita possa trovare energia e occasioni vere per dare il meglio di sé.”
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IX. Le ragioni di un viaggio
Encadrement: nell’idioma creolo, la parola (di paternità francese)
propone un’accezione speciale, portando con sé il suono
dell’abbraccio e dell’accoglienza. È, questa, una parola chiave, che i
volontari ABF hanno imparato ad Haiti. La Andrea Bocelli Foundation arriva nell’isola caraibica grazie
all’incontro di Andrea con Padre Rick Frechette. Sacerdote
passionista americano, medico, fondatore e direttore di NPH Haiti,
Padre Rick ha dedicato la sua vita ad assistere tanti bambini nel
bisogno e ad adottare le comunità e le famiglie più emarginate e
povere dell’isola. Per questo qualche anno fa ha costituito la
Fondation Saint Luc, che include esclusivamente personale haitiano.
ABF lavora fianco a fianco con gli operatori della St. Luc, in
particolare su progetti che hanno come obiettivo l’empowerment
delle persone e delle comunità.
Laura Biancalani, presidente di ABF, legale specializzato in
management delle Istituzioni non profit, quando può, evita
microfoni e telecamere. Per sua indole, preferisce piuttosto essere,
ed agire, “sul campo”. Da molti anni attiva in zone problematiche
del mondo, è stata e sarà presente con regolarità ad Haiti, insieme
alla collaboratrice Olimpia Angeletti.
Dal palcoscenico del Gala fiorentino, Laura spiega ciò che di
concreto è stato già fatto in Haiti (ma anche in Italia, e in USA dove
è in dirittura d'arrivo un progetto con UCLA a Los Angeles e con il
MIT di Boston in ambito di ricerca scientifico-tecnologica) e ciò
che, grazie alla Celebrity Fight Night, si farà: «Abbiamo iniziato
dall'adozione di tre scuole di strada, poco più che capanne. In Haiti andare a
scuola significa sopravvivere, mangiare, curarsi. Stabilizzata la frequenza dei
bambini e conquistata la fiducia delle famiglie, stiamo convertendo le scuole di
strada in strutture sicure, solide e funzionali che tutti possono veder crescere,
mese dopo mese, visitando il nostro sito e il nostro profilo facebook».
Quasi 1200 bambini, 800 famiglie, 3 intere comunità. Grazie a loro,
queste giornate toscane si riempiono di senso. Senza di loro, tanta
allegria, tanta mondanità, sarebbero scatole vuote. Sono questi i
numeri del nuovo progetto ABF, che sta prendendo corpo (con i
tempi stringenti che pretende lo stato di costante emergenza in cui
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versa l’isola) grazie ai denari raccolti dalla Celebrity Fight Night
italiana.
In pratica, ABF adotta tre scuole di strada e le trasforma in
strutture più sicure e funzionanti, espandendone il ruolo quale
centro della comunità. Il progetto trae ispirazione dalle riflessioni di un personaggio
politico e uomo di fede che, di Firenze, fu sindaco negli anni ’50:
Giorgio La Pira. Docente universitario, terziario francescano, tra i
padri della costituzione italiana, così scrisse: “La città è una casa
comune in cui tutti gli elementi che la compongono sono organicamente collegati;
come l’officina è un elemento organico della città, così lo è la Cattedrale, la
scuola, l’ospedale. Tutto fa parte di questa casa comune. Vi è dunque una
pasta unica, un lievito unico, una responsabilità unica che è collegata ai comuni
doveri”.
Una riflessione che si traduce, per ABF, in un grande progetto e in
un modello replicabile: implementare le tre scuole con elementi
semplici ma fondamentali per lo sviluppo quali luce, acqua e
laboratori web. E, partendo dalle strutture didattiche, fornire alle
comunità di Kenskoff, Croix des Bouquet e Abricot, acqua, luce,
strumenti per lo sviluppo dell'agricoltura... Responsabilizzare ogni
comunità e spingerla a costruire un futuro dignitoso.
Partendo dalle scuole, la volontà di ABF, è di realizzare progetti che
vadano oltre le mura delle scuole, raggiungendo le famiglie più
emarginate e bisognose della comunità. Così da assicurare che ogni
individuo possa trovare punti di riferimento nelle istituzioni e nelle
persone in modo da permettere di avere una vita dignitosa e un
lavoro dignitoso, in un contesto migliore. Rivitalizzare le parti più
belle dell'entroterra dell'isola sottraendo intere famiglie
all'alienazione e alla povertà che negli slum cancellano la loro
dignità. Questo nel pieno spirito della mission che la Fondazione
Andrea si prefigge: aiutare le persone in difficoltà a causa di
malattie, condizioni di povertà e emarginazione sociale
promuovendo e sostenendo progetti nazionali e internazionali che
favoriscano il superamento di tali barriere e la piena espressione di
sé. ABF lavora affinché ogni individuo e ogni comunità possano
esprimersi al massimo delle proprie possibilità superando i propri
limiti.
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X. La bellezza che cambia il mondo
È mattina presto. Squilla il telefono. Veronica, intanto che parla,
percorre la scaletta dell’aereo insieme ad Andrea, in attesa che il
pilota riceva l’ok per decollare. Giusto il tempo per alcune
comunicazioni di lavoro, per un saluto, esteso al suo grande
compagno di viaggio. Andrea il quale, ieri sera, a Palazzo Vecchio,
ha fatto faville: dopo aver sostenuto ore di conversazione e riflettori
(perché principale anfitrione dell’evento e dell’intero progetto), si è
alzato dal tavolo e, senza potersi concentrare o scaldare la voce, è
salito sul palco, accanto a un mostro sacro quale Zubin Mehta,
realizzando meraviglie vocali e interpretative, in una delle sue
esibizioni più intense e vocalmente sfolgoranti di sempre.
Rientrato a notte fonda, prima di cedere al sonno, Andrea ha avuto
un pensiero per i suoi tanti, sconosciuti, affezionatissimi amici
sparsi per il mondo. Rivolgendosi idealmente a loro, ha voluto
fissare le proprie emozioni, a caldo, al termine di questa ulteriore
sfida, scrivendo una breve memoria: «Caro diario, mi accorgo di averti
molto trascurato, ma se sapessi quante cose ho avuto da fare e quante avrei
dovuto raccontarne a te...».
Ancora qualche istante, prima di dover spegnere il cellulare. Un
primo bilancio? Veronica è contenta, per ciò che si potrà fare con i
fondi raccolti, per la grande visibilità che ha avuto Firenze e l’Italia
tutta, per il bagaglio di esperienze e di rapporti umani che questa
faticosa ma appassionante maratona ha recato con sé. «E comunque,
sbagliando s’impara – aggiunge – dunque per il futuro faremo tesoro di tutto
ciò che avrebbe potuto essere fatto meglio o diversamente... A volte, un po’ di
incoscienza è necessaria. Viceversa, se si ha paura di sbagliare, alla fine si
rischia di non far nulla. Quando serve, bisogna buttare il cuore oltre l’ostacolo...
E se ci credi davvero, alla fine il sogno si realizza. Com’è accaduto per questa
Celebrity Fight Night».
L’estate e le ferie sono state spazzate via dai preparativi. Dopo oltre
un anno di lavoro, dopo tanta adrenalina, adesso che è tutto finito,
alla gioia si mescola anche un po’ di sgomento e quasi un senso di
vuoto...
Tant’è, un mese dopo, di ritorno dall’Australia, la seconda edizione
è già in calendario: cinque giornate, dal 10 al 14 settembre 2015. E
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già tanti grandi grandissimi personaggi, nel mondo, hanno detto di
sì, e saranno “dei nostri”.
“Da sempre la bontà del bello m’incanta, la bellezza del buono mi commuove”.
Sono parole di Andrea. Questo viaggio in Italia sembra dare corpo
e plasticità all’aforisma, perché è una manifestazione che cerca la
bellezza e trova la bontà (e cercando la bontà, trova la bellezza).
Il sorriso costante, la curiosità, la capacità di stupirsi, la disponibilità
ad emozionarsi, la volontà di servire, sono la cifra esistenziale di
questi cento ospiti catalizzati dall’amore per la bellezza: dell’Italia e
della voce di Andrea. Sono le peculiarità, sono il terreno comune su
cui è stata realizzata tale ardita sequenza di incontri e di inviti che ha
reso amici e talora sorelle e fratelli, i grandi donatori, esploratori di
bellezza, e coloro che della bellezza sono riconosciuti sacerdoti: la
famiglia Ferragamo, Stefano Ricci, Ermanno Scervino, Eva Cavalli,
la Maison Pucci, Officine Panerai, Maserati. E poi gli artisti: Andrea
in cima, e Zubin Mehta, Sofia Loren, George Clooney, Lionel
Richie, John Legend, David Foster, Reba McEntire, Ronnie Dunn,
Andrea Griminelli, Laura Pausini, Michelle Hunziker…
Perché la bellezza, è utile ricordarlo, serve a cambiare il mondo, ed è
prezioso, anzi essenziale, poterla conservare dentro, nel cuore di
ciascuno di noi, coltivandola attraverso il lavoro minuzioso del
ricercatore. Con questo impulso primigenio, in ogni azione non si
può che scegliere l’opzione che va verso il bene, sempre. Con
questa consapevolezza, e con l’aiuto generoso che la musica può
offrire a tale indagine, la bellezza può guidarci in ogni scelta. Ed
ogni scelta potrà contribuire a cambiare il mondo.
Ogni giorno, ogni gesto, una perla brillante, un gioiello che
apparentemente solo noi possiamo vedere, perché da indossare nel
profondo dell’anima. Ma che sarà in grado di illuminare ciò che ci
circonda.
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«Anche se il bene non fa notizia, chiunque in cuor suo comprende come esso
rappresenti, per l’umanità intera, l’unica strada realmente percorribile.
Credo che l’esistenza sia stata concepita come una lotta incessante tra il bene e il
male. Un bivio, di fronte al quale siamo, ogni volta che dobbiamo decidere, in
qualunque frangente… Le risposte sono a portata di mano, perché la coscienza
può indicarcele. È dunque uno scontro al cui termine abbiamo ragione di
sperare che il bene trionfi. Ma perché ciò accada, ognuno deve fare la propria
parte».
Andrea Bocelli
«Io farò la mia parte, nella gioia e nella fortuna d’essere accanto a un
grand’uomo, nel privilegio di essere ascoltata da tante persone di buona volontà,
da tanti amici di Andrea, sparsi nel mondo. Basta poco, tutto serve. Basta non
far finta di niente».
Veronica Berti Bocelli
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