Figli e handicap Così in famiglia vince l`amore
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Figli e handicap Così in famiglia vince l`amore
14luglio2002 AWENIRE Domenica, 14 lui 2002 S. Cnmillo de Lellis AnmXX\V N. 163 €0,90 www.awenire.it minni Figli e handicap Così in famiglia vince l'amore Al Villaggio Eugenio Litta si aiutano i bambini e i ragazzi disabili a percorrere insieme ai loro genitori la strada che conduce ad accettare l'handicap - per quanto grave esso sia - e a vivere amandosi. Anche mamme che volevano rifiutare i propri figli. E chi non ha retto a dolore e responsabilità, separandosi o abbandonandoli. BELLASPIGA E CIOCIOLA A PAGINA 3 SI PARLA DI: IRCCS "E. MEDEA" PAG. 1 14luglio2002 AWENIRE Ricerca dell'Istituto Medea: «Prima il dramma, ma poi marito e moglie scoprono una relazione più intensa» DA MILANO uando nasce un figlio disabile, spesso disabile diventa famiglia: la coppia crolla, l'equilibrio dei singoli (fratelli compresi) è stravolto, tutti vivono l'evento come una tragedia irreparabile, un dramma dopo il quale nulla sarà più come prima... Ma è sempre così? «Ormai è dimostrato che - se condotti per mano e sostenuti - i genitori di neonati disabili sviluppano capacità impreviste. Non solo: marito e moglie scoprono una relazionalità più intima e solidale rispetto alle coppie che mettono al mondo figli sani; sono più razionali e capaci di perdonarsi». È quanto emerge da una ricerca condotta dall'Istituto scientifico "Eugenio Medea" di Bosisio Parini (Lecco) - centro di riabilitazione cui si rivolgono migliaia di famiglie dall'Italia e dall'estero - che ha monitorato le reazioni alla nascita di un figlio disabile. «È drammatico vedere come in Italia i genitori siano lasciati disperatamente soli di fronte alla notizia - dice Massimo Molteni, neuropsichiatra infantile e direttore sanitario dell'istituto -. La prima cosa che emerge dalla ri- cerca è che il periodo più oscuro è quello in cui ancóra non conoscono la diagnosi: sanno che il loro bambino ha un handicap ma non quale sia e quanto sia grave. Quando invece il neuropsichiatra comunica con chiarezza la diagnosi, sia pure terribile, nei genitori subentra la forza di reagire». Il nemico fa più paura quando non ha volto. Specie quando a subirne gli attacchi è la propria creatura. E chi lo ha messo al mondo si addossa ingiustamente le colpe della sua malformazione. «Eppure se c'è il giusto supporto psicologico.- continua il neuropsichiatra - la fami- glia è l'attore principale del percorso di recupero del bambino». In Italia siamo distanti anni luce: «La ricerca attesta l'urgenza sia di centri specialistici che diano diagnosi certe in tempi rapidi - spiega Molteni -, sia di aiuti alla famiglia nel difficile percorso di cura». Due obiettivi lontani in un Paese in cui vige una "cultura della colpa familiare": «Da noi c'è ancora l'idea che i genitori del disabile non siano risorsa, bensì ostacolo al disegno salvifico dei medici... Così noi specialisti parliamo di "curare la famiglia", anziché di aiutarla a reagire». Sottigliezza concettuale? «Non direi: per questo nel Servizio sanitario nazionale il supporto alle famiglie non esiste». Un'eccezione, in tanta desolazione, è il Servizio di Psicologia della famiglia dell'istituto Medea di Bosisio Parini: «Si lavora per obiettivi attraverso l'analisi dei bisogni della famiglia e momenti di verifica. Alla fine il piccolo troverà nella famiglia l'ambiente più idoneo ad accoglierlo e amarlo». (L.Bell.) . , • Ormai è dimostrato che - se condotti per mano e sostenuti - i genitori di neonati disabili sviluppano capacità impreviste SI PARLA DI: IRCCS "E. MEDEA" PAG. 2