DettoFatto: ecco il Grest edizione 2017,8 marzo, a Casa di Nostra
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DettoFatto: ecco il Grest edizione 2017,8 marzo, a Casa di Nostra
Tempus Passionis, primo evento domenica in Duomo Anche quest’anno la Cattedrale di Cremona propone una serie di appuntamenti per sottolineare il valore umano e cristiano della Quaresima. “Tempus Passionis”, così si intitola questa breve rassegna che intende continuare le esperienze già vissute con “Musica e Teologia” in Cattedrale dello scorso anno. Il primo appuntamento sarà nel pomeriggio di domenica 19 marzo, alle 16 con l’Ars Cantica Choir sotto la direzione del maestro Marco Berrini e con voce recitante di Jacopo Bottani, che proporrà i 3 responsori per la Settimana Santa di Marco da Gagliano e Corteccia. la Passione secondo Giovanni di Francesco “Il Mistero che adoriamo nella Settimana Santa è una grande storia d’amore che non conosce ostacoli. La Passione di Gesù dura fino alla fine del mondo, perché è una storia di condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una permanente presenza nelle vicende della vita personale di ognuno di noi. Insomma, il Triduo Pasquale è memoriale di un dramma d’amore che ci dona la certezza che non saremo mai abbandonati nelle prove della vita. È tutto un grande mistero d’amore e di misericordia. Le nostre parole sono povere e insufficienti per esprimerlo in pienezza” (Papa Francesco). «Per questo motivo – spiegano i promotori della rassegna – ci affidiamo alla musica per scandagliare, nella Passione di Cristo, tutto quanto la accomuna ai nostri dolori e sofferenze». Successivi appuntamenti domenica 26 marzo (ore 21) con i Solisti della Cattedrale di Bergamo e la sera di venerdì 31 marzo (ore 21) con le Voci Virili di Cremona accompagnate all’organo dal maestro Alberto Pozzaglio. Locandina Tempus Passionis Il programma del 19 marzo Marco da Gagliano (1582-1643) 3 Responsori per la Settimana santa, a 4 voci maschili – In monte oliveti – Tristis est anima mea – Judas mercator pessimus Francesco Corteccia (1502-1571) Passione secondo Giovanni, per 4 voci maschili Ars Cantica Choir Fondato nel 1988 a Milano e, oggi, formato da cantanti professionisti, Ars Cantica Choir si è imposto fin dagli esordi all’attenzione di pubblico e critica per la sua versatilità, che rende questa formazione corale capace di accostarsi alle diverse epoche musicali nel pieno rispetto dello stile e della prassi esecutiva propri di ognuna di esse, dal Rinascimento ai giorni nostri. Vincitrice di numerosi Primi Premi in Concorsi Corali Nazionali e Internazionali, la formazione vanta la collaborazione con importanti festival, stagioni concertistiche e orchestre in Italia e all’estero fra i quali ricordiamo l’Orchestra dell’Accademia della Scala, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, il Festival Internazionale Mozart di Rovereto, la Sagra Musicale Umbra, la Società del Quartetto di Milano, il prestigioso ciclo Musica e poesia a S. Maurizio di Milano, le Settimane Musicali di Stresa e del Lago Maggiore, I Pomeriggi Musicali di Milano, il Teatro Bellini di Catania, il Teatro Due di Parma, l’Associazione Scarlatti di Napoli, Ferrara Musica, l’Orchestra Sinfonica Marchigiana, l’International Chor Forum (Germania), il Festival di Musica Antica di Malaga (Spagna). Il suo fondatore e direttore stabile è Marco Berrini. Cantus: Angelo Galeano, Nicolò Pasello, Danilo Pastore Altus: Giuseppe Berrini, Renato Diaferia, Fulvio Zannella Tenor: Filiberto Bentivoglio, Giovanni Cestino, Ivan Cò Bassus: Enrico Correggia, Marco Grattarola, Luca Scaccabarozzi Voce recitante: Jacopo Bottani Direttore: Marco Berrini Profilo del maestro Marco Berrini Marco Berrini è uno dei più attivi direttori di coro in Italia oggi. Diplomato in pianoforte, direzione di coro e composizione polifonica, Marco Berrini svolge intensa attività concertistica e discografica in Italia e all’estero come direttore del complesso vocale professionale Ars Cantica Choir & Consort. È stato Maestro Sostituto Direttore del Coro da Camera della Rai di Roma e ha collaborato con i cori dei teatri di Genova, Malaga e Siviglia e con l’Orchestra e Coro della Comunità di Madrid. Ha diretto in Medio Oriente e in Sud America, dove è stato Direttore Ospite del Coro Nazionale Giovanile Argentino e del Coro del Teatro Municipale di Cordoba. Nel 2013 è stato chiamato a dirigere il Gesualdo Consort di Gesualdo (AV), quintetto vocale professionale. Dal 2009 è direttore stabile del Coro Nazionale della C.E.I. Giovanni Maria Rossi. È direttore ospite del Vocalia Consort di Roma dal 2009; dal gennaio 2016 è il suo Direttore artistico e musicale. Ha pubblicato musica corale per Suvini Zerboni, Carrara, Rugginenti, Discantica, Carisch e BMM. Fondatore, direttore artistico e docente, dal 2010, della Milano Choral Academy, scuola internazionale di formazione e perfezionamento per direttori di coro e cantori. È titolare della cattedra di Esercitazioni Corali presso il Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria, dove da oltre 15 anni, dirige Coro da Camera dell’istituto. Per approfondire La Passione come strumento di redenzione Alba del 6 maggio 1527: le truppe imperiali, tedesche e luterane per lo più, comandate dal conestabile di Borbone – e sarà questa l’estrema sua impresa – rompono le difese di Roma e invadono la città. È il sacco. Sette giorni tra i più tremendi che la storia di Roma ricordi, con migliaia di morti, feroce distruzione ovunque, fuga o morte di tutta l’invidiata intelligenza di letterati filosofi teologi architetti musicisti pittori scultori astronomi matematici e scienziati che affollavano le corti cardinalizie e papale. Clemente VII de’ Medici si rifugia tra le mura inespugnabili di Castel S.Angelo per tutta la durata del sacco e nei successivi interminabili mesi di occupazione, impotente ad ogni reazione. Il mondo intero è scosso di fronte a quel «cadavere a brandelli» che era stata la Roma dei papi, mai dimentica di quella dei Cesari. E non è tutto. Altre città d’Italia proprio in quell’anno si vedono in balia di impensate forze che scatenano scompiglio o portano a nuovo e burrascoso risveglio civico. Firenze, nell’incubo di una probabile eco della calamità romana anche tra le proprie mura (l’assediato romano era pur sempre un papa mediceo), si ribella al governo dei Medici e restaura la repubblica; più a est, con lo sfaldarsi improvviso del potere, leggendario, della Chiesa romana, Sigismondo Malatesta torna a impossessarsi di Rimini, Venezia assedia e occupa Cervia e Ravenna, gli Estensi arraffano nuovamente Modena e Reggio; a qualche chilometro da Roma, poi, Civitavecchia è occupata anch’essa dagli imperiali. Le fantasiose e sinistre pronosticationes di astrologi maghi e visionari che negli anni precedenti avevano occupato i torchi delle più note tipografie di mezz’Europa sembrano ora giunte al loro inderogabile avveramento. Pur se sospinta da avvenimenti di ingiustificabile quanto impensata violenza, è tuttavia davvero l’ora di una renovatio Ecclesiæ, in capite et in membris, quella che già il Savonarola aveva annunciato per le vie di una Firenze che persisteva a imporre al mondo papi e corruzione, cupidigia e violenza. Proprio in quel nefasto 1527, ottobre, Francesco Corteccia, venticinquenne musicista fiorentino, tra i più promettenti in città (sarà poi tra i primi protagonisti della fantastica avventura madrigalistica italiana), già allievo di Bernardo Pisano, Mattia Rampollini e Bartolomeo degl’Organi, viene nominato cappellano di S. Giovanni a Firenze. E nello stesso anno, proprio in quella mansione, pone mano alla sua prima opera tra quelle pervenuteci: una Passio Jesu Christi secundum Joannem a quatro voci. La Passione, ne siamo convinti, è già di per sé vera renovatio fidei, prima ancora che renovatio Ecclesiæ. Corteccia, che è forse il primo italiano a dare veste polifonica ad una Passio, sceglie – e scegliendo interpreta – per essa una vocalità tutta maschile, scura e introspettiva. Introspezione che significa umanità, dramma del Dio fatto uomo, che si riflette nell’inavvedutezza dei suoi accusatori, i farisei, i militi, insomma le turbæ. Quella Passione, nella sua forma originaria, dà così voce e suono – oltre che all’enfatico Exordium («Passio Domini Nostri Jesu Christi secundum Joannem») e all’ultima parte narrativa dell’Evangelium («Post haec autem rogavit Pilatum Joseph ab Arimathea…») – soltanto alle turbæ, nelle loro ipocrite accuse: «Abbiamo una legge e secondo quella legge deve morire, poiché si è proclamato figlio di Dio». Quell’ipocrisia è nelle formule stereotipate dei concatenamenti armonici, tesi e imperativi quanto poveri di invenzione. E allora interviene l’altra umanità, quella della sofferenza del Cristo condannato letta nei suoi stessi occhi: un’umanità che il Vangelo, nella sua oggettività narrativa, non interpreta, ma che Corteccia disegnerà qualche anno più tardi con le sue Meditationes, incorporate poi nei Responsoria omnia, pubblicati solo nel 1570. Queste Meditationes possono con tutta legittimità inframmezzare la recitazione del Vangelo (qui nella lezione della Biblia Sacra tradotta in lingua Thoscana per maestro Santi Mormochino, fiorentino, dell’ordine de’ predicatori della provincia Romana – Venezia, Giunti, 1538) e il grido delle turbæ, non foss’altro che per il fatto che fu lo stesso Corteccia a stabilirne la connessione con la sua Passio secundum Joannem, di questa letteralmente citando in quelle alcuni passaggi musicali. La musica non è più quella d’apparato, che celebra con stile severo e impersonale l’autorità e la potenza secolare della chiesa – quel che la tradizionale polifonia dei Fiamminghi aveva fin lì magistralmente insegnato. È invece una musica nuova, che intimamente penetra la sofferenza nella parola che intona: «Omnes inimici mei adversum me cogitabant mala mihi», «videtes omnes populi si est dolor similis sicut dolor meus», e le voci raggiungono le corde del dolore vero in musica, una simbiosi col testo del tutto sconosciuta alla polifonia dell’epoca, facendosi viatico di espiazione e redenzione. Corteccia indica così la strada italiana di rinnovamento nella musica sacra e religiosa, e lo fa in virtù proprio di questa inedita umanizzazione del testo sacro, un’umanizzazione derivata dall’esperienza vera e vissuta di un dolore religioso, sociale e politico, che sembra rinnovare il dolore di Cristo sulla croce. Marco Della Sciucca Nella Passio Jesu Christi secundum Johannem il musicista ha affidato al coro virile, spartito a quattro voci, le turbarum voces cioè gli interventi del popolo, dei soldati e dei grandi sacerdoti, mentre lo storico, cioè la voce recitante, presenta il testo evangelico nella lingua fiorentina, affinché, come ebbe a dire il Corteccia, la comprensione del popolo fosse esatta e immediata. Il racconto della Passione di Cristo si snoda quindi lungo due direttrici: la recitazione in volgare e gli interventi della folla in latino. La narrazione evangelica viene interrotta nei momenti salienti da alcuni responsori tratti dalle profezie e dalle lamentazioni, che rappresentano, secondo le intenzioni dell’autore, momenti di divota meditatione. Questi inserti polifonici sono le pagine più ispirate dell’intera opera. Alla conclusione, dopo la morte di Cristo, il coro conclude con l’Evangelium, il racconto della deposizione dalla croce, e della sepoltura. Linguaggi e percorsi della pastorale giovanile Sarà dedicata ai linguaggi e ai percorsi della Pastorale giovanile la consueta due-giorni di studio promossa dalla Federazione Oratori Cremonesi quest’anno con alcune novità. A partire dalla location: il Seminario vescovile di Cremona, dove si svolgeranno i lavori dal pomeriggio di mercoledì 15 marzo sino al pranzo di giovedì 16 presso. Altra novità il target allargato: oltre ai sacerdoti responsabili degli oratori la due-giorni sarà aperta, infatti, anche a tutti gli educatori e collaboratori laici che desiderano partecipare. «Il percorso del Sinodo dei giovani appena intrapreso – precisa don Paolo Arienti, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile – ci stimola a ripensare anche quanto già si condivide nei percorsi di Pastorale giovanile: le sue proposte, la sua motivazione, le sue forme». Sarà l’occasione per interrogarsi – così come l’apostolo Paolo provoca nella metafora degli strumenti musicali nella prima lettera ai Corinzi – sui linguaggi della pastorale giovanile e, più in generale, sulla lingua parlata dalla comunità ecclesiale nel suo compito essenziale di vivere ed annunciare il Vangelo. «Per linguaggi – puntualizza don Arienti – intenderemo globalmente la “forma ecclesiale”, i suoi percorsi e le sue proposte, ma soprattutto le sue concrete occasioni di vita e di esperienza. Siamo provocati dalla Evangelii gaudium a rinnovare “in uscita” e “in intensità credibile” la vita ecclesiale e, dentro di essa, la passione educativa per i più giovani». La due-giorni si dedicherà così a istruire il rapporto comunicativo tra le generazioni e ad approfondire le forme pastorali attuali, per poi dedicare un approfondimento anche ai linguaggi della comunicazione liturgico-simbolico. della fede nel campo Ad aprire i lavori sarà , nel pomeriggio di mercoledì 15 marzo (ore 18) il prof. Pier Cesare Rivoltella, con l’intervento dal titolo “Generazioni mute?”. Dopo la pausa buffet, la serata proseguirà con la riflessione affidata a don Michele Falabretti, responsabile CEI del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile. La mattinata di giovedì 16 marzo, che inizirà con le Lodi e la Messa, proseguirà quindi ancora alla presenza di don Falabretti. Chiuderà quindi la mattinata di studio don Marco Gallo, direttore della rivista “Pastorale liturgica” con la relazione “I linguaggi della fede e l’approccio ai giovani”. La conclusione quindi con il pranzo per tutti i partecipanti. Le iscrizioni presso la Federazione Oratori Cremonesi entro lunedì 27 febbraio (tel. 0372-25336; e-mail [email protected]). Per la partecipazione con pernottamento richiesto un contribuito di 60 euro. Possibilità anche di usufruire solamente di cena e/o pranzo. Brochure della due-giorni L’esperienza della paternità secondo il modello di S. Giuseppe Per discutere della figura del padre, sala conferenze gremita martedì 14 marzo al Civico 81 di via Bonomelli, a Cremona. Segno di quanto l’argomento interpelli oggi le famiglie e la società. “Giuseppe siamo noi” è stato il titolo scelto per l’incontro, traendo spunto dall’omonimo libro, presentato alla presenza degli autori, Johnny Dotti e padre Mario Aldegani. Il primo è imprenditore sociale, pedagogista e docente universitario presso la facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica di Milano; il secondo, sacerdote dei Giuseppini del Murialdo, è insegnante ed educatore. Il modello di riferimento è san Giuseppe, con cui si ritiene che le generazioni adulte di oggi abbiano molti tratti in comune in termini di avventura umana e spirituale: «Per circa 1.800 anni la voce del padre è stata sinonimo di autorità, con un ruolo preciso nell’assetto sociale ed in un rapporto asimmetrico e verticale verso i figli – ha evidenziato Dotti, peraltro marito e quattro volte padre –. Negli ultimi vent’anni la sua figura è scivolata, invece, verso un’idea di padre-amico in rapporto simmetrico». Due figure, che oggi «non stanno più insieme». Quindi, cosa resta? «Resta Giuseppe», Youssef di Nazareth, «che non ha paura della sua fragilità». Non basta insomma essere “giusti”, lui «impara da suo Figlio», si instaura cioè un rapporto di reciprocità, per il quale «Giuseppe è padre di Gesù, in quanto c’è Gesù», il che è vero «anche per noi oggi. Ognuno di noi è il “tu” dell’altro». Dal canto suo, padre Aldegani ha evidenziato come «il Vangelo dica poche cose di Giuseppe e Giuseppe non dica niente di sé», sebbene «la traccia del padre sia in ognuno di noi, anche quando non ce ne si renda conto. Gesù ha fatto con Giuseppe la propria esperienza umana di paternità», particolarmente attenta: «Giuseppe c’è quando ci deve essere e non c’è più quando non ci deve essere. Lui la quotidianità l’ha vissuta fino in fondo, non solo nei tre anni di vita pubblica, bensì anche nei trenta di vita nascosta». Sono state poi suggerite alcune parole-chiave, in primis l’«abitare» inteso come «relazione con il silenzio, il mistero e il tempo – ha sottolineato Dotti –. È necessario non confondere l’intimità con l’isolamento». Un buon aiuto per quanti, padri e non, siano chiamati ogni giorno a confrontarsi con la sfida educativa, a tratti faticosa, ma pur sempre entusiasmante. Mauro Faverzani Photogallery Giornate di primavera FAI, porte aperte anche in diocesi La chiesa di S. Agostino in Cremona, S. Maria in Bressanoro a Castelleone e il Santuario della Madonna dei Campi di Brignano Gera d’Adda (Bg). Sono questi i monumenti della diocesi che saranno visitabili in occasione della 25esima edizione delle Giornate di Primavera promosse dal FAI in programma sabato 25 e domenica 26 marzo, ma con un anticipo a Cremona già nella giornata di venerdì. L’edizione 2017 coincide con il 25° delle Giornate di Primavera. Nozze d’argento festeggiate dal FAI con l’orgoglio e la consapevolezza di vivere nel Paese più bello del mondo e che segnano un traguardo di cui essere fieri, ma al tempo stesso anche un punto di partenza. Quest’anno coinvolte complessivamente 400 località d’Italia dove, grazie all’impegno di 7.500 volontari e 35.000 apprendisti ciceroni, saranno aperti oltre 1.000 siti: chiese, ville, giardini, aree archeologiche, avamposti militari, interi borghi. Si tratta di tesori di arte e natura spesso sconosciuti, inaccessibili ed eccezionalmente visitabili in questo weekend con un contributo facoltativo. Tra le proposte nella città di Cremona – insieme a Palazzo Manara (sede della Questura) e Palazzo Roncabelli Manna (via Colletta) – c’è quella della chiesa di Sant’Agostino di via Plasio dove le visite sono in programma nelle giornate di venerdì 24 e sabato 25 marzo, dalle 9 alle 12 (ingresso dal sagrato antistante la facciata). Visite a cura delle guide Crart e degli apprendisti ciceroni del liceo artistico “B. Munari”. Magnifico esempio di gotico monastico lombardo, la chiesa di S. Agostino, che sorge nel centro storico della città, si presenta come un palinsesto di interventi architettonici e decorativi di grande interesse; conserva la celebre pala Madonna con il Bambino, Sant’Agostino e San Giovanni Evangelista, commissionata dalla famiglia Roncadelli e datata al 1494. Altre mete della provincia di Cremona a Robecco d’Oglio e Castelleone dove, oltre a Palazzo Galeotti Vertua, sono in programma le visite alla chiesa di S. Maria in Bressanoro e alla vicina azienda agrituristica. In questo caso gli orari d’apertura, nelle giornate di sabato 25 e domenica 26 marzo, sono dalle 10 alle 17.30, con le visite a cura degli apprendisti ciceroni dell’Istituto comprensivo “P. Sentati” e dei volontari del Gruppo FAI di Crema. Accanto alla chiesa di Santa Maria in Bressanoro, edificata dal 1465 per volere di Bianca Maria Visconti e nota per il prezioso ciclo di 29 affreschi tardo-quattrocenteschi, la parte superstite dell’ex convento, con affreschi seicenteschi di santi martiri giapponesi, circondata dal vasto frutteto creato nel 1936 dalla famiglia Galeotti Vertua. Tra i luoghi della diocesi coinvolti anche Brignano Gera d’Adda, nella Bergamasca, dove, oltre a Palazzo Visconti, si potranno ammirare le bellezze del Santuario della Madonna dei Campi sabato 25 marzo dalle 14 alle 18 e domenica 26 dalle 10 alle 18. Il Santuario della Madonna dei Campi, piccolo edificio seicentesco situato in aperta campagna, custodisce al suo interno una splendida statua in marmo di Carrara, raffigurante l’Immacolata con il Bambino mentre schiacciano il demonio: l’ opera è considerata un capolavoro per la qualità esecutiva. Tutti gli eventi delle Giornate di primavera TDS, domenica al Maristella la conclusione guardando all'amministrazione condivisa dei beni comuni Domenica 19 marzo alle 18.30 ultimo appuntamento con “TDSTraiettorie di sguardi” presso l’oratorio del Maristella, a Cremona. Durante l’incontro – dal titolo “Costruire comunità, liberare energie” – sarà presentato Labsus, associazione per lo sviluppo del modello dell’amminstrazione condivisa in tutti gli ambiti della vita associata. in particolare si porterà l’attenzione al progetto biennale “Costruire comunità, liberare energie”, nato grazie al sostegno della Fondazione Cariplo e insieme con i tanti cittadini attivi, amministratori locali e funzionari incontrati lungo il percorso, sperimentato da settembre 2015 in Lombardia per rendere strutturale l’amministrazione condivisa. Un metodo fondato sulla cura e la gestione condivisa dei beni comuni che sia replicabile nel resto del Paese e finalizzato a liberare le infinite energie già presenti nelle nostre comunità. Elena Taverna, esperta redattrice di Labsus, farà conoscere ai giovani cremonesi quest’esperienza di amministrazione condivisa dei beni comuni. L’incontro di domenica 19 parte dalla consapevolezza che in Italia sta succedendo qualcosa di mai visto prima: abitanti di borghi e di città escono di casa per prendersi cura di piazze, giardini, scuole, beni culturali. Lo fanno allegramente, ricostruendo legami di comunità, producendo coesione sociale e integrazione, dimostrando con i fatti come si fa ad essere cittadini attivi, responsabili e solidali. Il percorso TDS è rivolto ai giovani (20-30 anni) della diocesi di Cremona con lo scopo di indagare, attraverso vari linguaggi espressivi, le più significative aspettative di realizzazione dei giovani d’oggi. Invito all’incontro Brochure di Tds 2016/2017 Resoconto dei precedenti incontri Un tè in biblioteca, sabato al via l'edizione 2017 guardando a don Angelo Berenzi La “scintilla del genio”: la liuteria per Angelo Berenzi (1853-1925), sarà il primo incontro nell’ambito della rassegna “Un tè in Biblioteca 2017”, sabato 18 marzo, alle ore 16, presso la Sala di consultazione e lettura della Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona di via Milano 5. Nell’annosa disputa sul primato della liuteria cremonese su quella bresciana, a cavallo tra Ottocento e Novecento, emerge la figura di un sacerdote: Angelo Berenzi; ordinato nel 1875; incaricato dal vescovo Geremia Bonomelli dell’insegnamento di Italiano, Latino e Storia nelle classi ginnasiali e liceali del Seminario di Cremona; supplente nelle scuole pubbliche di Cremona; nominato canonico della Cattedrale; socio dell’Accademia degli Agiati di Rovereto e, in seguito, dell’Ateneo di Brescia, di Bergamo e di altre accademie; fondatore nel Seminario di Cremona di un Museo con opere della sua personale collezione, che ancora oggi è a lui dedicato; autore di una quarantina di opere con soggetto storico, letterario. Nativo di Pontevico, manifestò grande interesse per la liuteria, sostanziato da studi e ricerche, che lo portarono ad essere tra i promotori della rinascita di tale arte in terra cremonese e bresciana. La sua opera di divulgazione ebbe luogo principale nelle sedi accademiche, nelle quali suscitò estremo interesse e sollecitò senza risparmiarsi, le Amministrazioni comunali di Brescia, di Salò e di Cremona, affinché riconoscessero il valore della liuteria e celebrassero con onore i sommi liutai del passato. Una visione, quella di Berenzi, ancora da indagare ma sostanziata dalle sue opere a stampa e manoscritte, nelle sue dissertazioni su Gli artefici liutai cremonesi e la celebre loro scuola, nel manoscritto custodito presso la Biblioteca Statale di Cremona o ne’ Gli artefici liutai bresciani, lettura fatta all’Ateneo di Brescia in occasione dell’adunanza del 12 gennaio 1890; nella Piccola antologia del violino del 1889, tra i manoscritti della Biblioteca del Seminario Vescovile di Cremona, dove l’autore spiega le ragioni “Per una scuola di violini a Cremona”, ancora lontana dall’essere fondata: «E’ però deplorevole, che Cremona, la quale deve la sua celebrità nel mondo civile all’eccelso e insuperato magistero di Stradivari, di Guarneri e di Amati, abbia non soltanto lasciato con pertinace incuranza che i più splendidi lavori de’ quei grandi artefici emigrassero altrove, ma puranco abbandonata completamente, fino a spezzarsi, la gloriosa tradizione. eppure essa deve rivivere! … Una scuola per la fabbricazione dei violini dalla quale esca mano mano una schiera di liutai, i quali, battendo le orme dei sommi artefici, continuino a tener alta la fama della città. … Quante speranze se ne porta il vento». Sarà proprio attorno a questo punto che Fabio Perrone, cultore di Strumenti Musicali presso la Facoltà di Musicologia dell’Università degli Studi di Pavia, discorrerà di storia della liuteria, attraverso la figura Angelo Berenzi, i suoi scritti e le sue opere. Questo incontro, sarà il primo di altri tre appuntamenti legati tra loro da un anniversario, quello dei 130 anni del Seminario Bonomelliano, nella sua sede di via Milano 5. Proprio questo “compleanno” vorrà essere l’occasione per parlare di storia della musica, dunque nel mese di marzo. Ci si confronterà sull’educazione e sulla formazione con don Marco D’Agostino, attuale Rettore del Seminario e due ospiti speciali nel mese di aprile. Si godrà, all’ombra del “giardino dei libri” della Biblioteca del Seminario, nel mese di maggio, della compagnia di Mario Feraboli, che proporrà un assaggio di letture piacevolmente ispirate alle biblioteche e a chi ne ha parlato nelle proprie opere. Non potrà mancare un dolce tè della cittadina Peter’s Teahouse di Alessandro Borghi, che accompagnerà tutti gli incontri, aperti alla tutta la cittadinanza e patrocinati dal Comune di Cremona e dall’Associazione Amici BiMu. Flyer ciclo d’incontri Locandina ciclo d’incontri Locandina incontro 18 marzo L'attualità della liturgia nel libro curato da mons. Braschi con i testi di Giussani: giovedì presentazione a Cremona Far emergere l’attualità e l’utilità che porta all’uomo la Liturgia cristiana, qualunque epoca storica si attraversi. Di questo si parlerà nell’incontro promosso dal Centro culturale S. Omobono giovedì 16 marzo, alle ore 21, presso la Sala Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona, che farà luce sui contenuti del libro “Dalla liturgia vissuta. Una testimonianza”, raccolta di conversazioni tenute da don Luigi Giussani tra il 1965 e il 1973 proprio sul tema della liturgia, riproposte nella riedizione San Paolo. Ospiti della serata, mons. Francesco Braschi, dottore della Biblioteca Ambrosiana e curatore del volume, e monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona. Coordinerà i lavori, Paolo Siboni, del Centro culturale S. Omobono. Tanti i passaggi toccati da Giussani nel testo. Dalla sottolineatura sul “mea culpa”, primo atto con cui inizia la messa, “l’unico gesto sano come origine di ogni azione del cristiano”, al Padre Nostro, la preghiera che “tutto quel che facciamo entri nel disegno di Dio” e con cui si chiede l’intervento “del segno più grande della Sua potenza: il perdono”. Con una serie di note che tengono conto dei cambiamenti storici avvenuti nei decenni all’interno della Chiesa, mons. Braschi arricchisce il testo originale costruendo un’edizione che dà conto delle modifiche liturgiche intercorse spiegandone le ragioni. In questo excursus, in cui si passano in rassegna tutti i momenti salienti dell’anno, i relatori metteranno a fuoco l’efficacia ancora attualissima dei gesti e della parole della liturgia, grazie ai quali l’uomo riscopre se stesso e riceve quella grazia di cui ha bisogno per vivere. Ingresso libero e possibilità di acquistare copie del volume (pp. 168 – 15 euro). L’invito all’evento Martedì 21 marzo alle 18.30 in Seminario Messa in suffragio di mons. Abbiati Martedì 21 marzo, alle 18.30, presso il Seminario Vescovile di Cremona, sarà celebrata una Messa in suffragio di mons. Carlo Abbiati, nel primo anniversario della morte. A presiedere l’Eucaristia sarà il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi. Mons. Abbiati, figura di spicco del clero cremonese, economo diocesano e direttore dell’Opera di Religione S. Omobono dal 1997, oltre che canonico della Cattedrale, è deceduto all’alba del 21 marzo 2016 nella clinica Ancelle della Carità dove era ricoverato da alcune settimane. Nato il 7 febbraio 1939 a Milano, originario della parrocchia di S. Zeno in Cassano d’Adda, il 16 giugno 1962 fu ordinato sacerdote insieme ad altri tre confratelli: mons. Floriano Danini, don Luigi Carrai e don Emilio Sarzi Amadè (deceduto nel 2013). Il suo primo incarico pastorale fu come vicerettore del Seminario, di cui poi, dal 1966 al 1987, fu stato economo. Dal 1985 al 1987, inoltre, fu responsabile della Caritas diocesana. Quindi la promozione a parroco, con il vescovo Assi che gli affidò la prestigiosa comunità cittadina di S. Agata, che guidò dal 1987 al 1997. In quell’anno il vescovo Nicolini lo volle economo diocesano: incarico che ricoprì per tutto l’episcopato di mons. Lafranconi e all’inizio di quello di mons. Napolioni, sino alla morte. Negli stessi anni fu anche direttore dell’Opera di religione S. Omobono e assistente dell’Istituto Figlie di S. Angela Merici. Inoltre nel 2004 divenne canonico del Capitolo della Cattedrale. Dal 1988 al 2000 mons. Abbiati fu anche incaricato diocesano FACI (Federazione nazionale del clero italiano) e per alcuni mesi del 2015 delegato vescovile “ad interim” per il Santuario di Caravaggio. Le esequie sono state celebrate dal vescovo Napolioni in Cattedrale il 23 marzo 2016; la salma è stata tumulata nel cimitero di Cassano d’Adda, nella cappella dei sacerdoti. TuttixTutti, concorso nazionale rivolto alle parrocchie per progetti di utilità sociale coniugando solidarietà e formazione “Quest’anno vincono tutti”. È lo slogan che promuove il concorso per le parrocchie TuttixTutti, promosso dalla C.E.I. a livello nazionale e nato dal grande successo di ifeelCUD, che si rinnova e diventa sempre più coinvolgente per le comunità locali. Ogni parrocchia potrà parteciparvi iscrivendosi online su www.tuttixtutti.it, creando un gruppo di lavoro, ideando un progetto di solidarietà e organizzando un incontro formativo per promuovere il sostegno economico alla Chiesa cattolica. Tre le novità principali: il contributo per tutte le parrocchie che organizzeranno un incontro formativo secondo i criteri indicati nel bando; l’aumento del numero dei premi per i progetti di solidarietà, che passano da 8 a 10 da un minimo di 1.000 euro fino a un massimo di 15.000 euro e la raccolta dei CU non obbligatoria. La novità più importante di questa edizione, espressa anche nello slogan, consiste proprio nel contributo, compreso tra i 1.000 e 2.000 euro, messo a disposizione di tutte le parrocchie iscritte che si impegneranno a formare i propri fedeli ai valori del sostegno economico alla Chiesa. Si tratta di organizzare un incontro volto a illustrare le modalità di sostegno economico alla Chiesa cattolica e mirato a promuoverne i valori che ne sono alla base come la trasparenza, la corresponsabilità, la comunione, la solidarietà. L’incontro dovrà attenersi alle linee guida presenti nel regolamento e dovrà essere adeguatamente documentato mediante un servizio fotografico o un video da caricare online sul sito www.tuttixtutti.it entro il 31 maggio 2017. La nuova formula dell’iniziativa non prevede, quindi, la raccolta dei CU tra la popolazione titolare di tale modello che, già a partire dallo scorso anno, era diventata auspicabile ma non vincolante ai fini del concorso. «ifeelCud ha registrato un successo crescente, negli ultimi anni, – afferma Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Promozione della C.E.I. – con un notevole aumento delle parrocchie iscritte. Questo risultato positivo ci ha indotto a rinnovare il concorso che ha un nuovo nome TuttixTutti e un nuovo regolamento anche se la finalità non cambia: si premiano sempre i progetti di utilità sociale e si punta sulla “formazione al sostegno economico” nelle parrocchie». Le parrocchie saranno premiate da un’apposita giuria, composta dai membri del Servizio per la Promozione del Sostegno Economico alla Chiesa cattolica, che selezionerà i 10 progetti di solidarietà considerati più meritevoli secondo i criteri di valutazione pubblicati sul sito e valuterà la qualità degli incontri formativi realizzati. «Il nostro concorso nazionale – prosegue Calabresi – ha contribuito, in sei anni di storia, alla realizzazione di decine di progetti di utilità sociale che spesso poi diventano risposte concrete ai bisogni delle famiglie in difficoltà, dei giovani e degli anziani. Penso in particolare ad alcune parrocchie in contesti sociali a rischio o caratterizzati da povertà e disoccupazione anche giovanile. Anche lo scorso anno le parrocchie vincitrici hanno potuto avviare iniziative utili a tutta la comunità come nel caso del progetto presentato dalla Parrocchia Gesù Divin Salvatore di Roma, vincitore del 1° premio dell’edizione 2016, che ha già concluso una serie di corsi di formazione tecnico professionale per i giovani, di età compresa tra i 18 e i 29 anni, in un quartiere periferico della Capitale con un alto tasso di disoccupazione o, tra le altre proposte, l’avviamento dell’orto sociale con l’utilizzo della coltivazione biologica pensato dalla Parrocchia Santi Cosma e Damiano di Acireale e l’apertura di uno sportello di microcredito, ideato dalla parrocchia Santi Andrea e Santa Rita di Trieste, rivolto a persone in difficoltà che, grazie ad un aiuto tempestivo, possono trovare una via d’uscita ai propri problemi economici». Per partecipare a TuttixTutti con la propria parrocchia, quindi, basta ideare un progetto di solidarietà, organizzare un incontro formativo e iscriversi online sul sito www.tuttixtutti.it, in accordo con il parroco, a partire dal primo marzo. Il concorso si svolge dal 1 marzo al 31 maggio 2017. Tutti gli approfondimenti sono disponibili su www.tuttixtutti.it e sulle pagine Facebook e Twitter. Locandina Regolamento Articolo di approfondimento https://youtu.be/31Yzoyk4_v4 Dal 16 marzo al CineChaplin il film sul card. Martini Dal 16 marzo anche a Cremona il film di Ermanno Olmi sul card. Martini “vedete, sono uno di voi”, in programmazione al CineChaplin di via Antiche Fornaci 58. Il film, che ha avuto una preparazione di oltre quattro anni, ha soggetto e sceneggiatura di Olmi insieme a Marco Garzonio, giornalista del Corriere della Sera che per decenni ha seguito l’uomo destinato a diventare arcivescovo di Milano. Prodotto da Istituto Luce Cinecittà insieme a Rai Cinema, è un documentario che si avvale di immagini di repertorio scovate in importanti archivi ed è accompagnato dalla voce fuoricampo dello stesso Olmi, che facendo parlare in prima persona l’ex arcivescovo di Milano ne mette subito in evidenza il lato umano. Tutto inizia con la morte del card. Carlo Maria Martini, avvenuta il 31 agosto 2012 all’Alosianum di Gallarate. Quella stanza, prima sequenza del film, torna, quasi come un monito, più volte nel film-documentario che racconta la storia di quest’uomo buono, figlio dell’alta borghesia torinese, che già a dieci anni aveva scelto di dedicare tutta la sua vita a Dio. Si segue poi la sua iniziazione alla religione tra i Gesuiti fino all’elezione di Martini ad arcivescovo di Milano nel 1979. Olmi ripercorre la vita di Martini, segnando gli snodi principali e le città che lo hanno accolto: Torino, Roma, Milano e Gerusalemme. Una vera poesia per immagini, quella del regista bergamasco, che ha saputo entrare nella storia di Martini con rispetto e attenzione, tenendosi cautamente lontano da un ritratto agiografico, piano, scegliendo di raccontare l’uomo, il sacerdote, la sua missione per la Parola e per la prossimità. In “vedete, sono uno di voi” si attraversano così gli eventi drammatici degli anni milanesi tra terrorismo, anni di piombo, tangentopoli, conflitti, corruzione, crisi del lavoro e solitudini. In poco meno di ottanta minuti, tra immagini di repertorio, suggestiva musica classica e la voce fuori campo di Olmi, si racconta una carrellata di accadimenti che attraversano l’Italia del Novecento. Olmi mantiene il suo stile, il suo modo di investigare la fede e la Chiesa stessa, richiamando soprattutto quella sua riflessione sulla carità e inclusione che è “Il villaggio di cartone” (2011). Racconto lucido, serio, puntale ma anche profondamente emozionante. Olmi trasmette allo spettatore una spiritualità autentica e convincente, restituendoci un’immagine del cardinale ancora oggi vivida e in grado di parlare al mondo contemporaneo. Il documentario di Olmi è stato presentato in anteprima al Duomo di Milano lo scorso 10 febbraio, a pochi giorni dal compleanno del card. Martini che, nato a Torino il 15 febbraio 1927, avrebbe compiuto 90 anni quest’anno. Giorni e orari dele proiezioni al CineChaplin giovedì 16 marzo: ore 21.00 venerdì 17 marzo: ore 16.00 – 21.00 sabato 18 marzo: ore 17.45 – 19.15 – 21.00 domenica 19 marzo: ore 16.00 – 17.45 – 19.15 – 21.00 martedì 21 marzo: ore 21.00