DettoFatto: ecco il Grest edizione 2017,8 marzo, a Casa di Nostra

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DettoFatto: ecco il Grest edizione 2017,8 marzo, a Casa di Nostra
Tempus
Passionis,
primo
evento domenica in Duomo
Anche quest’anno la Cattedrale di Cremona propone una serie di
appuntamenti per sottolineare il valore umano e cristiano
della Quaresima. “Tempus Passionis”, così si intitola questa
breve rassegna che intende continuare le esperienze già
vissute con “Musica e Teologia” in Cattedrale dello scorso
anno. Il primo appuntamento sarà nel pomeriggio di domenica 19
marzo, alle 16 con l’Ars Cantica Choir sotto la direzione del
maestro Marco Berrini e con voce recitante di Jacopo Bottani,
che proporrà i 3 responsori per la Settimana Santa di Marco da
Gagliano e
Corteccia.
la
Passione
secondo
Giovanni
di
Francesco
“Il Mistero che adoriamo nella Settimana Santa è una grande
storia d’amore che non conosce ostacoli. La Passione di Gesù
dura fino alla fine del mondo, perché è una storia di
condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una
permanente presenza nelle vicende della vita personale di
ognuno di noi. Insomma, il Triduo Pasquale è memoriale di un
dramma d’amore che ci dona la certezza che non saremo mai
abbandonati nelle prove della vita. È tutto un grande mistero
d’amore e di misericordia. Le nostre parole sono povere e
insufficienti
per
esprimerlo
in
pienezza”
(Papa
Francesco). «Per questo motivo – spiegano i promotori della
rassegna – ci affidiamo alla musica per scandagliare, nella
Passione di Cristo, tutto quanto la accomuna ai nostri dolori
e sofferenze».
Successivi appuntamenti domenica 26 marzo (ore 21) con i
Solisti della Cattedrale di Bergamo e la sera di venerdì 31
marzo (ore 21) con le Voci Virili di Cremona accompagnate
all’organo dal maestro Alberto Pozzaglio.
Locandina Tempus Passionis
Il programma del 19 marzo
Marco da Gagliano (1582-1643)
3 Responsori per la Settimana santa, a 4 voci maschili
– In monte oliveti
– Tristis est anima mea
– Judas mercator pessimus
Francesco Corteccia (1502-1571)
Passione secondo Giovanni, per 4 voci maschili
Ars Cantica Choir
Fondato nel 1988 a Milano e, oggi, formato da cantanti
professionisti, Ars Cantica Choir si è imposto fin dagli
esordi all’attenzione di pubblico e critica per la sua
versatilità, che rende questa formazione corale capace di
accostarsi alle diverse epoche musicali nel pieno rispetto
dello stile e della prassi esecutiva propri di ognuna di esse,
dal Rinascimento ai giorni nostri.
Vincitrice di numerosi Primi Premi in Concorsi Corali
Nazionali e Internazionali, la formazione vanta la
collaborazione
con
importanti
festival,
stagioni
concertistiche e orchestre in Italia e all’estero fra i quali
ricordiamo l’Orchestra dell’Accademia della Scala, l’Orchestra
del Teatro Regio di Torino, il Festival Internazionale Mozart
di Rovereto, la Sagra Musicale Umbra, la Società del Quartetto
di Milano, il prestigioso ciclo Musica e poesia a S. Maurizio
di Milano, le Settimane Musicali di Stresa e del Lago
Maggiore, I Pomeriggi Musicali di Milano, il Teatro Bellini di
Catania, il Teatro Due di Parma, l’Associazione Scarlatti di
Napoli,
Ferrara
Musica,
l’Orchestra
Sinfonica
Marchigiana, l’International Chor Forum (Germania), il
Festival di Musica Antica di Malaga (Spagna).
Il suo fondatore e direttore stabile è Marco Berrini.
Cantus: Angelo Galeano, Nicolò Pasello, Danilo Pastore
Altus: Giuseppe Berrini, Renato Diaferia, Fulvio Zannella
Tenor: Filiberto Bentivoglio, Giovanni Cestino, Ivan Cò
Bassus: Enrico Correggia, Marco Grattarola, Luca Scaccabarozzi
Voce recitante: Jacopo Bottani
Direttore: Marco Berrini
Profilo del maestro Marco Berrini
Marco Berrini è uno dei più attivi direttori di coro in Italia
oggi. Diplomato in pianoforte, direzione di coro e
composizione polifonica, Marco Berrini svolge intensa attività
concertistica e discografica in Italia e all’estero come
direttore del complesso vocale professionale Ars Cantica Choir
& Consort. È stato Maestro Sostituto Direttore del Coro da
Camera della Rai di Roma e ha collaborato con i cori dei
teatri di Genova, Malaga e Siviglia e con l’Orchestra e Coro
della Comunità di Madrid. Ha diretto in Medio Oriente e in Sud
America, dove è stato Direttore Ospite del Coro Nazionale
Giovanile Argentino e del Coro del Teatro Municipale di
Cordoba. Nel 2013 è stato chiamato a dirigere il Gesualdo
Consort di Gesualdo (AV), quintetto vocale professionale. Dal
2009 è direttore stabile del Coro Nazionale della C.E.I.
Giovanni Maria Rossi. È direttore ospite del Vocalia Consort
di Roma dal 2009; dal gennaio 2016 è il suo Direttore
artistico e musicale. Ha pubblicato musica corale per Suvini
Zerboni, Carrara, Rugginenti, Discantica, Carisch e
BMM. Fondatore, direttore artistico e docente, dal 2010, della
Milano Choral Academy, scuola internazionale di formazione e
perfezionamento per direttori di coro e cantori. È titolare
della cattedra di Esercitazioni Corali presso il Conservatorio
“A. Vivaldi” di Alessandria, dove da oltre 15 anni, dirige
Coro da Camera dell’istituto.
Per approfondire
La Passione come strumento di redenzione
Alba del 6 maggio 1527: le truppe imperiali, tedesche e
luterane per lo più, comandate dal conestabile di Borbone – e
sarà questa l’estrema sua impresa – rompono le difese di Roma
e invadono la città. È il sacco. Sette giorni tra i più
tremendi che la storia di Roma ricordi, con migliaia di morti,
feroce distruzione ovunque, fuga o morte di tutta l’invidiata
intelligenza di letterati filosofi teologi architetti
musicisti pittori scultori astronomi matematici e scienziati
che affollavano le corti cardinalizie e papale. Clemente VII
de’ Medici si rifugia tra le mura inespugnabili di Castel
S.Angelo per tutta la durata del sacco e nei successivi
interminabili mesi di occupazione, impotente ad ogni
reazione. Il mondo intero è scosso di fronte a quel «cadavere
a brandelli» che era stata la Roma dei papi, mai dimentica di
quella dei Cesari. E non è tutto. Altre città d’Italia proprio
in quell’anno si vedono in balia di impensate forze che
scatenano scompiglio o portano a nuovo e burrascoso risveglio
civico. Firenze, nell’incubo di una probabile eco della
calamità romana anche tra le proprie mura (l’assediato romano
era pur sempre un papa mediceo), si ribella al governo dei
Medici e restaura la repubblica; più a est, con lo sfaldarsi
improvviso del potere, leggendario, della Chiesa romana,
Sigismondo Malatesta torna a impossessarsi di Rimini, Venezia
assedia e occupa Cervia e Ravenna, gli Estensi arraffano
nuovamente Modena e Reggio; a qualche chilometro da Roma, poi,
Civitavecchia è occupata anch’essa dagli imperiali. Le
fantasiose e sinistre pronosticationes di astrologi maghi e
visionari che negli anni precedenti avevano occupato i torchi
delle più note tipografie di mezz’Europa sembrano ora giunte
al loro inderogabile avveramento. Pur se sospinta da
avvenimenti di ingiustificabile quanto impensata violenza, è
tuttavia davvero l’ora di una renovatio Ecclesiæ, in capite et
in membris, quella che già il Savonarola aveva annunciato per
le vie di una Firenze che persisteva a imporre al mondo papi e
corruzione, cupidigia e violenza. Proprio in quel nefasto
1527, ottobre, Francesco Corteccia, venticinquenne musicista
fiorentino, tra i più promettenti in città (sarà poi tra i
primi protagonisti della fantastica avventura madrigalistica
italiana), già allievo di Bernardo Pisano, Mattia Rampollini e
Bartolomeo degl’Organi, viene nominato cappellano di S.
Giovanni a Firenze. E nello stesso anno, proprio in quella
mansione, pone mano alla sua prima opera tra quelle
pervenuteci: una Passio Jesu Christi secundum Joannem a quatro
voci.
La Passione, ne siamo convinti, è già di per sé vera renovatio
fidei, prima ancora che renovatio Ecclesiæ. Corteccia, che è
forse il primo italiano a dare veste polifonica ad una Passio,
sceglie – e scegliendo interpreta – per essa una vocalità
tutta maschile, scura e introspettiva. Introspezione che
significa umanità, dramma del Dio fatto uomo, che si riflette
nell’inavvedutezza dei suoi accusatori, i farisei, i militi,
insomma le turbæ. Quella Passione, nella sua forma originaria,
dà così voce e suono – oltre che all’enfatico Exordium
(«Passio Domini Nostri Jesu Christi secundum Joannem») e
all’ultima parte narrativa dell’Evangelium («Post haec autem
rogavit Pilatum Joseph ab Arimathea…») – soltanto alle turbæ,
nelle loro ipocrite accuse: «Abbiamo una legge e secondo
quella legge deve morire, poiché si è proclamato figlio di
Dio».
Quell’ipocrisia è nelle formule stereotipate dei
concatenamenti armonici, tesi e imperativi quanto poveri di
invenzione. E allora interviene l’altra umanità, quella della
sofferenza del Cristo condannato letta nei suoi stessi occhi:
un’umanità che il Vangelo, nella sua oggettività narrativa,
non interpreta, ma che Corteccia disegnerà qualche anno più
tardi con le sue Meditationes, incorporate poi nei Responsoria
omnia, pubblicati solo nel 1570.
Queste Meditationes possono con tutta legittimità
inframmezzare la recitazione del Vangelo (qui nella lezione
della Biblia Sacra tradotta in lingua Thoscana per maestro
Santi Mormochino, fiorentino, dell’ordine de’ predicatori
della provincia Romana – Venezia, Giunti, 1538) e il grido
delle turbæ, non foss’altro che per il fatto che fu lo stesso
Corteccia a stabilirne la connessione con la sua Passio
secundum Joannem, di questa letteralmente citando in quelle
alcuni passaggi musicali.
La musica non è più quella d’apparato, che celebra con stile
severo e impersonale l’autorità e la potenza secolare della
chiesa – quel che la tradizionale polifonia dei Fiamminghi
aveva fin lì magistralmente insegnato. È invece una musica
nuova, che intimamente penetra la sofferenza nella parola che
intona: «Omnes inimici mei adversum me cogitabant mala mihi»,
«videtes omnes populi si est dolor similis sicut dolor meus»,
e le voci raggiungono le corde del dolore vero in musica, una
simbiosi col testo del tutto sconosciuta alla polifonia
dell’epoca,
facendosi
viatico
di
espiazione
e
redenzione. Corteccia indica così la strada italiana di
rinnovamento nella musica sacra e religiosa, e lo fa in virtù
proprio di questa inedita umanizzazione del testo sacro,
un’umanizzazione derivata dall’esperienza vera e vissuta di un
dolore religioso, sociale e politico, che sembra rinnovare il
dolore di Cristo sulla croce.
Marco Della Sciucca
Nella Passio Jesu Christi secundum Johannem il musicista ha
affidato al coro virile, spartito a quattro voci, le turbarum
voces cioè gli interventi del popolo, dei soldati e dei grandi
sacerdoti, mentre lo storico, cioè la voce recitante, presenta
il testo evangelico nella lingua fiorentina, affinché, come
ebbe a dire il Corteccia, la comprensione del popolo fosse
esatta e immediata. Il racconto della Passione di Cristo si
snoda quindi lungo due direttrici: la recitazione in volgare e
gli interventi della folla in latino. La narrazione evangelica
viene interrotta nei momenti salienti da alcuni responsori
tratti dalle profezie e dalle lamentazioni, che rappresentano,
secondo le intenzioni dell’autore, momenti di divota
meditatione. Questi inserti polifonici sono le pagine più
ispirate dell’intera opera. Alla conclusione, dopo la morte di
Cristo, il coro conclude con l’Evangelium, il racconto della
deposizione dalla croce, e della sepoltura.
Linguaggi e percorsi della
pastorale giovanile
Sarà dedicata ai linguaggi e ai percorsi della Pastorale
giovanile la consueta due-giorni di studio promossa dalla
Federazione Oratori Cremonesi quest’anno con alcune novità. A
partire dalla location: il Seminario vescovile di Cremona,
dove si svolgeranno i lavori dal pomeriggio di mercoledì 15
marzo sino al pranzo di giovedì 16 presso. Altra novità il
target allargato: oltre ai sacerdoti responsabili degli
oratori la due-giorni sarà aperta, infatti, anche a tutti gli
educatori e collaboratori laici che desiderano partecipare.
«Il percorso del Sinodo dei giovani appena intrapreso –
precisa don Paolo Arienti, incaricato diocesano per la
Pastorale giovanile – ci stimola a ripensare anche quanto già
si condivide nei percorsi di Pastorale giovanile: le sue
proposte, la sua motivazione, le sue forme».
Sarà l’occasione per interrogarsi – così come l’apostolo Paolo
provoca nella metafora degli strumenti musicali nella prima
lettera ai Corinzi – sui linguaggi della pastorale giovanile
e, più in generale, sulla lingua parlata dalla comunità
ecclesiale nel suo compito essenziale di vivere ed annunciare
il Vangelo.
«Per linguaggi – puntualizza don Arienti – intenderemo
globalmente la “forma ecclesiale”, i suoi percorsi e le sue
proposte, ma soprattutto le sue concrete occasioni di vita e
di esperienza. Siamo provocati dalla Evangelii gaudium a
rinnovare “in uscita” e “in intensità credibile” la vita
ecclesiale e, dentro di essa, la passione educativa per i più
giovani».
La due-giorni si dedicherà così a istruire il rapporto
comunicativo tra le generazioni e ad approfondire le forme
pastorali attuali, per poi dedicare un approfondimento anche
ai linguaggi della comunicazione
liturgico-simbolico.
della
fede
nel
campo
Ad aprire i lavori sarà , nel pomeriggio di mercoledì 15 marzo
(ore 18) il prof. Pier Cesare Rivoltella, con l’intervento dal
titolo “Generazioni mute?”. Dopo la pausa buffet, la serata
proseguirà con la riflessione affidata a don Michele
Falabretti, responsabile CEI del Servizio nazionale per la
Pastorale giovanile.
La mattinata di giovedì 16 marzo, che inizirà con le Lodi e la
Messa, proseguirà quindi ancora alla presenza di don
Falabretti. Chiuderà quindi la mattinata di studio don Marco
Gallo, direttore della rivista “Pastorale liturgica” con la
relazione “I linguaggi della fede e l’approccio ai giovani”.
La conclusione quindi con il pranzo per tutti i partecipanti.
Le iscrizioni presso la Federazione Oratori Cremonesi entro
lunedì
27
febbraio
(tel.
0372-25336;
e-mail
[email protected]). Per la partecipazione con pernottamento
richiesto un contribuito di 60 euro. Possibilità anche di
usufruire solamente di cena e/o pranzo.
Brochure della due-giorni
L’esperienza
della
paternità secondo il modello
di S. Giuseppe
Per discutere della figura del padre, sala conferenze gremita
martedì 14 marzo al Civico 81 di via Bonomelli, a Cremona.
Segno di quanto l’argomento interpelli oggi le famiglie e la
società. “Giuseppe siamo noi” è stato il titolo scelto per
l’incontro, traendo spunto dall’omonimo libro, presentato alla
presenza degli autori, Johnny Dotti e padre Mario Aldegani. Il
primo è imprenditore sociale, pedagogista e docente
universitario presso la facoltà di Scienze politiche e sociali
dell’Università Cattolica di Milano; il secondo, sacerdote dei
Giuseppini del Murialdo, è insegnante ed educatore.
Il modello di riferimento è san Giuseppe, con cui si ritiene
che le generazioni adulte di oggi abbiano molti tratti in
comune in termini di avventura umana e spirituale: «Per circa
1.800 anni la voce del padre è stata sinonimo di autorità, con
un ruolo preciso nell’assetto sociale ed in un rapporto
asimmetrico e verticale verso i figli – ha evidenziato Dotti,
peraltro marito e quattro volte padre –. Negli ultimi
vent’anni la sua figura è scivolata, invece, verso un’idea di
padre-amico in rapporto simmetrico». Due figure, che oggi «non
stanno più insieme». Quindi, cosa resta? «Resta Giuseppe»,
Youssef di Nazareth, «che non ha paura della sua fragilità».
Non basta insomma essere “giusti”, lui «impara da suo Figlio»,
si instaura cioè un rapporto di reciprocità, per il quale
«Giuseppe è padre di Gesù, in quanto c’è Gesù», il che è vero
«anche per noi oggi. Ognuno di noi è il “tu” dell’altro».
Dal canto suo, padre Aldegani ha evidenziato come «il Vangelo
dica poche cose di Giuseppe e Giuseppe non dica niente di sé»,
sebbene «la traccia del padre sia in ognuno di noi, anche
quando non ce ne si renda conto. Gesù ha fatto con Giuseppe la
propria esperienza umana di paternità», particolarmente
attenta: «Giuseppe c’è quando ci deve essere e non c’è più
quando non ci deve essere. Lui la quotidianità l’ha vissuta
fino in fondo, non solo nei tre anni di vita pubblica, bensì
anche nei trenta di vita nascosta».
Sono state poi suggerite alcune parole-chiave, in primis
l’«abitare» inteso come «relazione con il silenzio, il mistero
e il tempo – ha sottolineato Dotti –. È necessario non
confondere l’intimità con l’isolamento». Un buon aiuto per
quanti, padri e non, siano chiamati ogni giorno a confrontarsi
con la sfida educativa, a tratti faticosa, ma pur sempre
entusiasmante.
Mauro Faverzani
Photogallery
Giornate di primavera FAI,
porte aperte anche in diocesi
La chiesa di S. Agostino in Cremona, S. Maria in Bressanoro a
Castelleone e il Santuario della Madonna dei Campi di Brignano
Gera d’Adda (Bg). Sono questi i monumenti della diocesi che
saranno visitabili in occasione della 25esima edizione delle
Giornate di Primavera promosse dal FAI in programma sabato 25
e domenica 26 marzo, ma con un anticipo a Cremona già nella
giornata di venerdì.
L’edizione 2017 coincide con il 25° delle Giornate di
Primavera. Nozze d’argento festeggiate dal FAI con l’orgoglio
e la consapevolezza di vivere nel Paese più bello del mondo e
che segnano un traguardo di cui essere fieri, ma al tempo
stesso anche un punto di partenza. Quest’anno coinvolte
complessivamente 400 località d’Italia dove, grazie
all’impegno di 7.500 volontari e 35.000 apprendisti ciceroni,
saranno aperti oltre 1.000 siti: chiese, ville, giardini, aree
archeologiche, avamposti militari, interi borghi. Si tratta di
tesori di arte e natura spesso sconosciuti, inaccessibili ed
eccezionalmente visitabili in questo weekend con un contributo
facoltativo.
Tra le proposte nella città di Cremona – insieme a Palazzo
Manara (sede della Questura) e Palazzo Roncabelli Manna (via
Colletta) – c’è quella della chiesa di Sant’Agostino di via
Plasio dove le visite sono in programma nelle giornate di
venerdì 24 e sabato 25 marzo, dalle 9 alle 12 (ingresso dal
sagrato antistante la facciata). Visite a cura delle guide
Crart e degli apprendisti ciceroni del liceo artistico “B.
Munari”.
Magnifico esempio di gotico monastico lombardo, la chiesa di
S. Agostino, che sorge nel centro storico della città, si
presenta come un palinsesto di interventi architettonici e
decorativi di grande interesse; conserva la celebre pala
Madonna con il Bambino, Sant’Agostino e San Giovanni
Evangelista, commissionata dalla famiglia Roncadelli e datata
al 1494.
Altre mete della provincia di Cremona a Robecco d’Oglio e
Castelleone dove, oltre a Palazzo Galeotti Vertua, sono in
programma le visite alla chiesa di S. Maria in Bressanoro e
alla vicina azienda agrituristica. In questo caso gli orari
d’apertura, nelle giornate di sabato 25 e domenica 26 marzo,
sono dalle 10 alle 17.30, con le visite a cura degli
apprendisti ciceroni dell’Istituto comprensivo “P. Sentati” e
dei volontari del Gruppo FAI di Crema.
Accanto alla chiesa di Santa Maria in Bressanoro, edificata
dal 1465 per volere di Bianca Maria Visconti e nota per il
prezioso ciclo di 29 affreschi tardo-quattrocenteschi, la
parte superstite dell’ex convento, con affreschi seicenteschi
di santi martiri giapponesi, circondata dal vasto frutteto
creato nel 1936 dalla famiglia Galeotti Vertua.
Tra i luoghi della diocesi coinvolti anche Brignano Gera
d’Adda, nella Bergamasca, dove, oltre a Palazzo Visconti, si
potranno ammirare le bellezze del Santuario della Madonna dei
Campi sabato 25 marzo dalle 14 alle 18 e domenica 26 dalle 10
alle 18.
Il Santuario della Madonna dei Campi, piccolo edificio
seicentesco situato in aperta campagna, custodisce al suo
interno una splendida statua in marmo di Carrara, raffigurante
l’Immacolata con il Bambino mentre schiacciano il demonio: l’
opera è considerata un capolavoro per la qualità esecutiva.
Tutti gli eventi delle Giornate di primavera
TDS, domenica al Maristella
la
conclusione
guardando
all'amministrazione condivisa
dei beni comuni
Domenica 19 marzo alle 18.30 ultimo appuntamento con “TDSTraiettorie di sguardi” presso l’oratorio del Maristella, a
Cremona. Durante l’incontro – dal titolo “Costruire comunità,
liberare energie” – sarà presentato Labsus, associazione per
lo sviluppo del modello dell’amminstrazione condivisa in tutti
gli ambiti della vita associata.
in particolare si porterà l’attenzione al progetto biennale
“Costruire comunità, liberare energie”, nato grazie al
sostegno della Fondazione Cariplo e insieme con i tanti
cittadini attivi, amministratori locali e funzionari
incontrati lungo il percorso, sperimentato da settembre 2015
in Lombardia per rendere strutturale l’amministrazione
condivisa. Un metodo fondato sulla cura e la gestione
condivisa dei beni comuni che sia replicabile nel resto del
Paese e finalizzato a liberare le infinite energie già
presenti nelle nostre comunità.
Elena Taverna, esperta redattrice di
Labsus, farà conoscere ai giovani
cremonesi
quest’esperienza
di
amministrazione condivisa dei beni
comuni.
L’incontro di domenica 19 parte dalla consapevolezza che in
Italia sta succedendo qualcosa di mai visto prima: abitanti di
borghi e di città escono di casa per prendersi cura di piazze,
giardini, scuole, beni culturali. Lo fanno allegramente,
ricostruendo legami di comunità, producendo coesione sociale e
integrazione, dimostrando con i fatti come si fa ad essere
cittadini attivi, responsabili e solidali.
Il percorso TDS è rivolto ai giovani (20-30 anni) della
diocesi di Cremona con lo scopo di indagare, attraverso vari
linguaggi espressivi, le più significative aspettative di
realizzazione dei giovani d’oggi.
Invito all’incontro
Brochure di Tds 2016/2017
Resoconto dei precedenti incontri
Un tè in biblioteca, sabato
al
via
l'edizione
2017
guardando
a
don
Angelo
Berenzi
La “scintilla del genio”: la liuteria per Angelo Berenzi
(1853-1925), sarà il primo incontro nell’ambito della rassegna
“Un tè in Biblioteca 2017”, sabato 18 marzo, alle ore 16,
presso la Sala di consultazione e lettura della Biblioteca del
Seminario Vescovile di Cremona di via Milano 5.
Nell’annosa disputa sul primato della liuteria cremonese su
quella bresciana, a cavallo tra Ottocento e Novecento, emerge
la figura di un sacerdote: Angelo Berenzi; ordinato nel 1875;
incaricato dal vescovo Geremia Bonomelli dell’insegnamento di
Italiano, Latino e Storia nelle classi ginnasiali e liceali
del Seminario di Cremona; supplente nelle scuole pubbliche di
Cremona; nominato canonico della Cattedrale; socio
dell’Accademia degli Agiati di Rovereto e, in seguito,
dell’Ateneo di Brescia, di Bergamo e di altre accademie;
fondatore nel Seminario di Cremona di un Museo con opere della
sua personale collezione, che ancora oggi è a lui dedicato;
autore di una quarantina di opere con soggetto storico,
letterario.
Nativo di Pontevico, manifestò grande interesse per la
liuteria, sostanziato da studi e ricerche, che lo portarono ad
essere tra i promotori della rinascita di tale arte in terra
cremonese e bresciana. La sua opera di divulgazione ebbe luogo
principale nelle sedi accademiche, nelle quali suscitò estremo
interesse e sollecitò senza risparmiarsi, le Amministrazioni
comunali di Brescia, di Salò e di Cremona, affinché
riconoscessero il valore della liuteria e celebrassero con
onore i sommi liutai del passato.
Una visione, quella di Berenzi, ancora da indagare ma
sostanziata dalle sue opere a stampa e manoscritte, nelle sue
dissertazioni su Gli artefici liutai cremonesi e la celebre
loro scuola, nel manoscritto custodito presso la Biblioteca
Statale di Cremona o ne’ Gli artefici liutai bresciani,
lettura fatta all’Ateneo di Brescia in occasione dell’adunanza
del 12 gennaio 1890; nella Piccola antologia del violino del
1889, tra i manoscritti della Biblioteca del Seminario
Vescovile di Cremona, dove l’autore spiega le ragioni “Per una
scuola di violini a Cremona”, ancora lontana dall’essere
fondata: «E’ però deplorevole, che Cremona, la quale deve la
sua celebrità nel mondo civile all’eccelso e insuperato
magistero di Stradivari, di Guarneri e di Amati, abbia non
soltanto lasciato con pertinace incuranza che i più splendidi
lavori de’ quei grandi artefici emigrassero altrove, ma
puranco abbandonata completamente, fino a spezzarsi, la
gloriosa tradizione. eppure essa deve rivivere! … Una scuola
per la fabbricazione dei violini dalla quale esca mano mano
una schiera di liutai, i quali, battendo le orme dei sommi
artefici, continuino a tener alta la fama della città. …
Quante speranze se ne porta il vento».
Sarà proprio attorno a questo punto che Fabio Perrone, cultore
di Strumenti Musicali presso la Facoltà di Musicologia
dell’Università degli Studi di Pavia, discorrerà di storia
della liuteria, attraverso la figura Angelo Berenzi, i suoi
scritti e le sue opere.
Questo incontro, sarà il primo di altri tre appuntamenti
legati tra loro da un anniversario, quello dei 130 anni del
Seminario Bonomelliano, nella sua sede di via Milano 5.
Proprio questo “compleanno” vorrà essere l’occasione per
parlare di storia della musica, dunque nel mese di marzo. Ci
si confronterà sull’educazione e sulla formazione con don
Marco D’Agostino, attuale Rettore del Seminario e due ospiti
speciali nel mese di aprile. Si godrà, all’ombra del “giardino
dei libri” della Biblioteca del Seminario, nel mese di maggio,
della compagnia di Mario Feraboli, che proporrà un assaggio di
letture piacevolmente ispirate alle biblioteche e a chi ne ha
parlato nelle proprie opere.
Non potrà mancare un dolce tè della cittadina Peter’s Teahouse
di Alessandro Borghi, che accompagnerà tutti gli incontri,
aperti alla tutta la cittadinanza e patrocinati dal Comune di
Cremona e dall’Associazione Amici BiMu.
Flyer ciclo d’incontri
Locandina ciclo d’incontri
Locandina incontro 18 marzo
L'attualità della liturgia
nel libro curato da mons.
Braschi
con
i
testi
di
Giussani:
giovedì
presentazione a Cremona
Far emergere l’attualità e l’utilità che porta all’uomo la
Liturgia cristiana, qualunque epoca storica si attraversi. Di
questo si parlerà nell’incontro promosso dal Centro culturale
S. Omobono giovedì 16 marzo, alle ore 21, presso la Sala
Bonomelli del Centro pastorale diocesano di Cremona, che farà
luce sui contenuti del libro “Dalla liturgia vissuta. Una
testimonianza”, raccolta di conversazioni tenute da don Luigi
Giussani tra il 1965 e il 1973 proprio sul tema della
liturgia, riproposte nella riedizione San Paolo.
Ospiti della serata, mons. Francesco Braschi, dottore della
Biblioteca Ambrosiana e curatore del volume, e monsignor
Antonio Napolioni, vescovo di Cremona. Coordinerà i lavori,
Paolo Siboni, del Centro culturale S. Omobono.
Tanti i passaggi toccati da Giussani nel testo. Dalla
sottolineatura sul “mea culpa”, primo atto con cui inizia la
messa, “l’unico gesto sano come origine di ogni azione del
cristiano”, al Padre Nostro, la preghiera che “tutto quel che
facciamo entri nel disegno di Dio” e con cui si chiede
l’intervento “del segno più grande della Sua potenza: il
perdono”.
Con una serie di note che tengono conto dei cambiamenti
storici avvenuti nei decenni all’interno della Chiesa, mons.
Braschi arricchisce il testo originale costruendo un’edizione
che dà conto delle modifiche liturgiche intercorse spiegandone
le ragioni. In questo excursus, in cui si passano in rassegna
tutti i momenti salienti dell’anno, i relatori metteranno a
fuoco l’efficacia ancora attualissima dei gesti e della parole
della liturgia, grazie ai quali l’uomo riscopre se stesso e
riceve quella grazia di cui ha bisogno per vivere.
Ingresso libero e possibilità di acquistare copie del volume
(pp. 168 – 15 euro).
L’invito all’evento
Martedì 21 marzo alle 18.30
in
Seminario
Messa
in
suffragio di mons. Abbiati
Martedì 21 marzo, alle 18.30, presso il Seminario Vescovile di
Cremona, sarà celebrata una Messa in suffragio di mons. Carlo
Abbiati, nel primo anniversario della morte. A presiedere
l’Eucaristia sarà il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante
Lafranconi.
Mons. Abbiati, figura di spicco del clero cremonese, economo
diocesano e direttore dell’Opera di Religione S. Omobono dal
1997, oltre che canonico della Cattedrale, è deceduto all’alba
del 21 marzo 2016 nella clinica Ancelle della Carità dove era
ricoverato da alcune settimane.
Nato il 7 febbraio 1939 a Milano, originario della parrocchia
di S. Zeno in Cassano d’Adda, il 16 giugno 1962 fu ordinato
sacerdote insieme ad altri tre confratelli: mons. Floriano
Danini, don Luigi Carrai e don Emilio Sarzi Amadè (deceduto
nel 2013). Il suo primo incarico pastorale fu come vicerettore
del Seminario, di cui poi, dal 1966 al 1987, fu stato economo.
Dal 1985 al 1987, inoltre, fu responsabile della Caritas
diocesana.
Quindi la promozione a parroco, con il vescovo Assi che gli
affidò la prestigiosa comunità cittadina di S. Agata, che
guidò dal 1987 al 1997. In quell’anno il vescovo Nicolini lo
volle economo diocesano: incarico che ricoprì per tutto
l’episcopato di mons. Lafranconi e all’inizio di quello di
mons. Napolioni, sino alla morte.
Negli stessi anni fu anche direttore dell’Opera di religione
S. Omobono e assistente dell’Istituto Figlie di S. Angela
Merici. Inoltre nel 2004 divenne canonico del Capitolo della
Cattedrale.
Dal 1988 al 2000 mons. Abbiati fu anche incaricato diocesano
FACI (Federazione nazionale del clero italiano) e per alcuni
mesi del 2015 delegato vescovile “ad interim” per il Santuario
di Caravaggio.
Le esequie sono state celebrate dal vescovo Napolioni in
Cattedrale il 23 marzo 2016; la salma è stata tumulata nel
cimitero di Cassano d’Adda, nella cappella dei sacerdoti.
TuttixTutti,
concorso
nazionale
rivolto
alle
parrocchie per progetti di
utilità sociale coniugando
solidarietà e formazione
“Quest’anno vincono tutti”. È lo slogan che promuove il
concorso per le parrocchie TuttixTutti, promosso dalla C.E.I.
a livello nazionale e nato dal grande successo di ifeelCUD,
che si rinnova e diventa sempre più coinvolgente per le
comunità locali. Ogni parrocchia potrà parteciparvi
iscrivendosi online su www.tuttixtutti.it, creando un gruppo
di lavoro, ideando un progetto di solidarietà e organizzando
un incontro formativo per promuovere il sostegno economico
alla Chiesa cattolica.
Tre le novità principali: il contributo per tutte le
parrocchie che organizzeranno un incontro formativo secondo i
criteri indicati nel bando; l’aumento del numero dei premi per
i progetti di solidarietà, che passano da 8 a 10 da un minimo
di 1.000 euro fino a un massimo di 15.000 euro e la raccolta
dei CU non obbligatoria.
La novità più importante di questa edizione, espressa anche
nello slogan, consiste proprio nel contributo, compreso tra i
1.000 e 2.000 euro, messo a disposizione di tutte le
parrocchie iscritte che si impegneranno a formare i propri
fedeli ai valori del sostegno economico alla Chiesa. Si tratta
di organizzare un incontro volto a illustrare le modalità di
sostegno economico alla Chiesa cattolica e mirato a
promuoverne i valori che ne sono alla base come la
trasparenza, la corresponsabilità, la comunione, la
solidarietà. L’incontro dovrà attenersi alle linee guida
presenti nel regolamento e dovrà essere adeguatamente
documentato mediante un servizio fotografico o un video da
caricare online sul sito www.tuttixtutti.it entro il 31 maggio
2017.
La nuova formula dell’iniziativa non prevede, quindi, la
raccolta dei CU tra la popolazione titolare di tale modello
che, già a partire dallo scorso anno, era diventata
auspicabile ma non vincolante ai fini del concorso.
«ifeelCud ha registrato un successo crescente, negli ultimi
anni, – afferma Matteo Calabresi, responsabile del Servizio
Promozione della C.E.I. – con un notevole aumento delle
parrocchie iscritte. Questo risultato positivo ci ha indotto a
rinnovare il concorso che ha un nuovo nome TuttixTutti e un
nuovo regolamento anche se la finalità non cambia: si premiano
sempre i progetti di utilità sociale e si punta sulla
“formazione al sostegno economico” nelle parrocchie».
Le parrocchie saranno premiate da un’apposita giuria, composta
dai membri del Servizio per la Promozione del Sostegno
Economico alla Chiesa cattolica, che selezionerà i 10 progetti
di solidarietà considerati più meritevoli secondo i criteri di
valutazione pubblicati sul sito e valuterà la qualità degli
incontri formativi realizzati.
«Il nostro concorso nazionale – prosegue Calabresi – ha
contribuito, in sei anni di storia, alla realizzazione di
decine di progetti di utilità sociale che spesso poi diventano
risposte concrete ai bisogni delle famiglie in difficoltà, dei
giovani e degli anziani. Penso in particolare ad alcune
parrocchie in contesti sociali a rischio o caratterizzati da
povertà e disoccupazione anche giovanile. Anche lo scorso anno
le parrocchie vincitrici hanno potuto avviare iniziative utili
a tutta la comunità come nel caso del progetto presentato
dalla Parrocchia Gesù Divin Salvatore di Roma, vincitore del
1° premio dell’edizione 2016, che ha già concluso una serie di
corsi di formazione tecnico professionale per i giovani, di
età compresa tra i 18 e i 29 anni, in un quartiere periferico
della Capitale con un alto tasso di disoccupazione o, tra le
altre proposte, l’avviamento dell’orto sociale con l’utilizzo
della coltivazione biologica pensato dalla Parrocchia Santi
Cosma e Damiano di Acireale e l’apertura di uno sportello di
microcredito, ideato dalla parrocchia Santi Andrea e Santa
Rita di Trieste, rivolto a persone in difficoltà che, grazie
ad un aiuto tempestivo, possono trovare una via d’uscita ai
propri problemi economici».
Per partecipare a TuttixTutti con la propria parrocchia,
quindi, basta ideare un progetto di solidarietà, organizzare
un incontro formativo e iscriversi online sul sito
www.tuttixtutti.it, in accordo con il parroco, a partire dal
primo marzo. Il concorso si svolge dal 1 marzo al 31 maggio
2017.
Tutti
gli
approfondimenti
sono
disponibili
su
www.tuttixtutti.it e sulle pagine Facebook e Twitter.
Locandina
Regolamento
Articolo di approfondimento
https://youtu.be/31Yzoyk4_v4
Dal 16 marzo al CineChaplin
il film sul card. Martini
Dal 16 marzo anche a Cremona il film di Ermanno Olmi sul card.
Martini “vedete, sono uno di voi”, in programmazione al
CineChaplin di via Antiche Fornaci 58. Il film, che ha avuto
una preparazione di oltre quattro anni, ha soggetto e
sceneggiatura di Olmi insieme a Marco Garzonio, giornalista
del Corriere della Sera che per decenni ha seguito l’uomo
destinato a diventare arcivescovo di Milano.
Prodotto da Istituto Luce Cinecittà insieme a Rai Cinema, è un
documentario che si avvale di immagini di repertorio scovate
in importanti archivi ed è accompagnato dalla voce fuoricampo
dello stesso Olmi, che facendo parlare in prima persona l’ex
arcivescovo di Milano ne mette subito in evidenza il lato
umano.
Tutto inizia con la morte del card. Carlo Maria Martini,
avvenuta il 31 agosto 2012 all’Alosianum di Gallarate. Quella
stanza, prima sequenza del film, torna, quasi come un monito,
più volte nel film-documentario che racconta la storia di
quest’uomo buono, figlio dell’alta borghesia torinese, che già
a dieci anni aveva scelto di dedicare tutta la sua vita a Dio.
Si segue poi la sua iniziazione alla religione tra i Gesuiti
fino all’elezione di Martini ad arcivescovo di Milano nel
1979.
Olmi ripercorre la vita di Martini, segnando gli snodi
principali e le città che lo hanno accolto: Torino, Roma,
Milano e Gerusalemme. Una vera poesia per immagini, quella del
regista bergamasco, che ha saputo entrare nella storia di
Martini con rispetto e attenzione, tenendosi cautamente
lontano da un ritratto agiografico, piano, scegliendo di
raccontare l’uomo, il sacerdote, la sua missione per la Parola
e per la prossimità.
In “vedete, sono uno di voi” si attraversano così gli eventi
drammatici degli anni milanesi tra terrorismo, anni di piombo,
tangentopoli, conflitti, corruzione, crisi del lavoro e
solitudini. In poco meno di ottanta minuti, tra immagini di
repertorio, suggestiva musica classica e la voce fuori campo
di Olmi, si racconta una carrellata di accadimenti che
attraversano l’Italia del Novecento.
Olmi mantiene il suo stile, il suo modo di investigare la fede
e la Chiesa stessa, richiamando soprattutto quella sua
riflessione sulla carità e inclusione che è “Il villaggio di
cartone” (2011). Racconto lucido, serio, puntale ma anche
profondamente emozionante. Olmi trasmette allo spettatore una
spiritualità autentica e convincente, restituendoci
un’immagine del cardinale ancora oggi vivida e in grado di
parlare al mondo contemporaneo.
Il documentario di Olmi è stato presentato in anteprima al
Duomo di Milano lo scorso 10 febbraio, a pochi giorni dal
compleanno del card. Martini che, nato a Torino il 15 febbraio
1927, avrebbe compiuto 90 anni quest’anno.
Giorni e orari dele proiezioni al CineChaplin
giovedì 16 marzo: ore 21.00
venerdì 17 marzo: ore 16.00 – 21.00
sabato 18 marzo: ore 17.45 – 19.15 – 21.00
domenica 19 marzo: ore 16.00 – 17.45 – 19.15 – 21.00
martedì 21 marzo: ore 21.00