a000434 mediare conflitti di coppia. riallacciare e rinnovare i legami

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a000434 mediare conflitti di coppia. riallacciare e rinnovare i legami
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FONDAZIONE INSIEME onlus.
MEDIARE CONFLITTI DI COPPIA.
RIALLACCIARE E RINNOVARE I LEGAMI FAMILIARI ATTRAVERSO LA MEDIAZIONE.
LISA PARKINSON, REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA.
RELAZIONE TENUTA ALLA UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO IN DATA 6/2/2004
IN OCCASIONE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE.
<<RIGENERARE I LEGAMI: LA MEDIAZIONE NELLE RELAZIONI FAMILIARI E
COMUNITARIE.>>
MILANO LARGO GEMELLI 1, AULA MAGNA, 5 e 6 FEBBRAIO 2004
Questa conferenza tratta dei legami psicologici e sociali che ci collegano ai
membri della nostra famiglia e ad altre persone nel posto di lavoro e nella
comunità sociale.
Questi legami ci danno i mezzi e la forza di cui abbiamo bisogno per coesistere,
per dare e ricevere amore e per sviluppare il nostro senso di auto-valore (selfworth).
E’ difficile immaginare di poter vivere senza questi legami.
Senza
di loro, noi potremmo ancora vivere, ma solamente come creature isolate e
sottosviluppate.
I mediatori familiari che lavorano con coppie e famiglie dovrebbero capire il
concetto e l’importanza dell’affetto.
Dr. John Bowlby intraprese un importante
lavoro durante gli anni 1950 ed i 1960 –presso la Clinic Tavistock ed al
Tavistock Institute of Human Relation a Londra- sull’affezione e l’importanza
dei legami tra la madre ed il neonato.
Il suo lavoro fu molto autorevole, ma
fu anche dibattuto.
Successivi lavori di Bowlby (1980), Ainsworth (1982) ed
altri sono stati avvalorati da scoperte (findings) provenienti dalla ricerca
clinica la quale ha mostrato la grande importanza che saldi affetti hanno per un
sano sviluppo dei bambini.
L’esperienza di un bambino di sicure e fiduciose relazioni entro la famiglia
fornisce una salda base psicologica dalla quale il bambino può realizzare forti
nuove relazioni, nell’adolescenza e da adulto.
La qualità della genitorialità che un bambino riceve verosimilmente influirà
sulla qualità dell’attenzione che lui o lei più tardi darà, come genitore
(Murray Parkes, 1982).
I bambini che esperimentano affetti incerti dai loro genitori, oppure che
perdono un genitore per morte oppure per separazione, non mostrano
automaticamente effetti dannosi.
Ciò nonostante, quando un bambino perde il contatto con un genitore amato senza
spiegazioni o rassicurazioni, e senza sufficienti sentimenti di aiuto per
rigetto e di bassa autostima, le possibilità del bambino di costruire relazioni
sicure possono essere profondamente scosse.
Ci sono rischi che alcuni bambini potranno avere difficoltà, quando essi stessi
a loro volta diverranno genitori, a fornire una solida base affettiva da
trasmettere alla generazione successiva.
Sappiamo che la perdita di una profonda relazione non danneggia inevitabilmente
la capacità del bambino di ricreare relazioni certe.
Alcuni bambini sono
meno capaci di recuperare che altri.
Le reazioni alla perdita sono colpite
dalle qualità personali al recupero o alla vulnerabilità, a causa di storie
individuali e da storie familiari, da fattori culturali e dalla quantità di
supporto che il bambino o l’adulto ricevono.
I mediatori familiari danno supporto ai genitori ed alle famiglie durante
periodi di crisi acute quando viene interrotta, completamente e penosamente la
stabilità matrimoniale.
Quando la stabilità matrimoniale si spezza, anche
altre relazioni familiari posso essere a rischio di rottura.
In termini di eventi di vita fortemente stressanti, il divorzio raggiunge il
secondo posto nella graduatoria decrescente, secondo soltanto alla morte della
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sposa e si classifica più stressante dell’andare in prigione o per la perdita
del lavoro (Holmes e Rahe, 1967).
Il mediatore familiare è spesso la sola persona che è in contatto con entrambi i
coniugi durante il periodo di crisi della separazione, del divorzio e del riadattamento.
Parenti, amici e consulenti legali possono essere in contatto
con un coniuge, ma spesso difficilmente con entrambi.
L’essere in contatto con entrambi i coniugi e aiutare loro a comunicare dà al
mediatore l’unica opportunità di dare aiuto alla coppia, tanto come coniugi
quanto come genitori, in modo tale che gli importanti legami familiari vengano
mantenuti e alimentati.
La teoria dell’attaccamento e della perdita (attachment and loss) fornisce i
mezzi per comprendere le molteplici perdite della separazione e del divorzio e
dell’importanza del porre a disposizione un’àncora o un contrafforte per i
membri della famiglia durante le difficoltà della transizione.
“La famiglia necessita di temporaneo rafforzamento mentre vengono poste nuove
fondazioni, e nuovi pilastri vengono impiantati” (Hancock, 1980, p.27).
I mediatori familiari mettono a disposizione i contrafforti o puntelli di
sostegno alla struttura della famiglia che è scossa dalle fondamenta, come a
causa di un terremoto.
Tuttavia, esse non devono crollare e rovinare.
Le famiglie che attraversano la
separazione ed il divorzio possono avere necessità di raggiungere la riva con
una temporanea zattera che le aiuta a mantenere integro il tessuto della
famiglia.
I mediatori familiari hanno necessità di capire le dinamiche della famiglia,
della struttura familiare e dell’importanza dell’attaccamento e della perdita.
Abbiamo bisogno di ottimismo, così come di comprensione, nel fornire un
contrafforte ai genitori che stanno sperimentando una perdita, in modo tale che
i due possano aiutare i loro bambini ed evitare l’inutile perdita delle
relazioni dei loro figli nella famiglia corrente ed in quella estesa.
I ricercatori che hanno studiato le modalità con le quali le coppie arrivano
alla separazione ed al divorzio, hanno individuato differenti modalità di
reazione ed interazione.
Sono state identificate varie tipologie e all’incirca sei sono state
differentemente denominate, ma grosso modo mostrano lo stesso modello (vedere
Kressel 1980, Parkinson 1987, Ahrons 1995).
Nessuna tipologia può circoscrivere l’infinita varietà dei sentimenti umani e
delle interazioni: l’etichettare pare essere semplicistico e de-umanizzante.
Queste categorie possono essere utili, comunque, nell’aiutare a capire i modelli
di interazione ed a sviluppare più specialistiche modalità di risposta.
Mi accingo a parlare della mediazione a proposito di tre coppie, ciascuna delle
quali illustra una categoria o modello di interazione.
Gli esempi mostrano
inoltre che la mediazione non è un unico processo, e neppure semplice.
Esso è
un termine generico o “familiare” che racchiude un gruppo di lavori
professionali che sono collegati insieme da uno scopo comune, da valori e da
concetti.
Questa comune struttura crea dei confini che delimitano la mediazione e la
distinguono da altre procedure, quali l’arbitraggio, dal dare consigli, dalla
consulenza e dalla terapia.
La mediazione in questioni familiari si distingue dalla mediazione comunitaria
sociale e da altri campi di mediazione, non solo per il contenuto delle
conseguenze ma anche per lo specifico addestramento dei mediatori familiari e
dei metodi e delle tecniche che essi usano.
La mediazione familiare è una pianta che ramifica in differenti procedimenti e
pratiche.
I rami crescono dalle stesse radici di un albero –il tronco di
quest’albero è formato dai principi fondamentali della mediazione, definisce il
ruolo del mediatore ed i confini del metodo.
La consulenza, la terapia ed il dare suggerimenti sono alberi differenti nella
foresta: ciascuno di questi alberi ha le sue proprie radici e rami!
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La mediazione che vado a illustrare per prima riguarda una coppia separata che
chiamerò Marco e Alice (che non sono i nomi veri).
Non ci sono bambini nel loro matrimonio.
Marco ha affrontato già un divorzio e
dal primo matrimonio ha un figlio ormai maggiorenne.
Marco ed Alice non hanno chiesto la mediazione perché essi volevano la terapia.
Essi si presentarono perché volevano raggiungere un solido accordo sulla
divisione della loro proprietà e di altre attività patrimoniali.
Dopo una fase di pre-mediazione con sedute separate, entrambi accettarono sedute
di mediazione congiunte.
In questi incontri essi si comportarono educatamente reciprocamente.
Non si
poteva scorgere rabbia o udire grida.
Marco e Alice tennero i loro sentimenti
sotto stretto controllo.
Come tipologia essi farebbero parte della categoria: a conflitto soppresso o
non-comunicanti (suppressed conflict or non-communicating category).
La rottura delle comunicazioni è una comunissima caratteristica tra coppie le
cui relazioni sono interrotte.
Esso è tanto il sintomo quanto la causa delle rottura della relazione.
Marco ed Alice hanno trovato molto difficoltoso il comunicare tra di loro.
Entrambi si sentono feriti e rifiutati dall’altro, ma essi non potevano dirselo.
Quando vennero alla mediazione c’era la differenza di circa 80.000 euro nelle
loro posizioni di negoziazione.
Marco e Alice necessitavano di un processo di mediazione strutturata (structured
mediation process) che li aiutasse a capire ciascuno stadio del procedere e del
passare da uno stadio all’altro
Fu usato un approccio di accordo-orientato (settlement-oriented approch), tratto
dai metodi di negoziazione concertata (method of principled negotiation)
sviluppato nella Harvard Business School da Fisher e Ury (1981).
Questo approccio fu utile per fornire loro una struttura nella quale Marco e
Alice si sentivano fiduciosi nel controllare le negoziazioni.
La mediazione di accordo-orientato (settlement-oriented mediation) consiste di
una serie di passi o stadi.
Un semplice modello a quattro-stadi consiste dei seguenti stadi principali:
1__ Definizione dei punti.
I partecipanti spiegano le loro posizioni.
2__ Ricerca dei fatti.
Raccolta e condivisione delle informazioni.
3__ Esplorazione delle opzioni.
Tenere presenti i bisogni, le preoccupazioni e
le conseguenze.
4__ Raggiungere l’accordo.
Negoziare un risultato mutuamente accettabile.
Con questo approccio di soluzione dei problemi, il mediatore usa il ragionamento
della parte sinistra del cervello caratterizzato come lineare, logico,
analitico, razionale e orientato-allo-scopo (task-oriented) (Saposneck, 1993,
p.7).
La struttura, l’analisi delle attività finanziarie ed il ragionamento logico
furono importanti nella mediazione tra Marco ed Alice.
Le negoziazioni a livello di superficie furono sulla divisione del patrimonio
che ciascuno di loro avrebbe ricevuto.
Ma, come potete immaginare, questo modello non fu sufficiente di per sé.
Reperimento di fatti e negoziazioni furono necessarie per essere amalgamate con
elementi di mediazione trasformativa (transformative mediation) (Folger e Bush,
1994) per creare spazio alla espressione dei sentimenti, per incoraggiare
l’approvazione ed il riconoscimento.
Il denaro è pesantemente caricato di significato e simbolismo emozionale.
Nel
corso della mediazione, Marco ed Alice divennero più liberi di esprimere i loro
sentimenti positivi verso loro stessi, per spiegare che cosa loro abbisognavano
tanto emozionalmente, quanto finanziariamente, e più capaci di riconoscersi
reciprocamente i loro bisogni.
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Ciascuno trovò parole per esprimere l’apprezzamento del contributo che l’altro
aveva fatto alla loro partecipazione ed il riconoscimento dei suoi valori
positivi.
Invece di essere trascinati in procedimenti legali, Marco ed Alice rimangono
buoni amici.
Essi dissero che se fossero pervenuti alla mediazione qualche
anno prima, essi avrebbero potuto non separarsi.
Sebbene pensassero che fosse troppo tardi per rimettersi insieme, la mediazione
li aiutò a conservare legami di mutuo rispetto e di affezione, buona
comunicazione ed un condiviso senso di humor.
Risero nella mediazione in un modo in cui non avrebbero potuto ridere se fossero
finiti in tribunale.
La mia esperienza in questa mediazione fu che fu essenziale integrare due
differenti modelli di mediazione.
Nel modello strutturato di accordo-orientato
(structured settlement-oriented model), il mediatore familiare deve elaborare
efficientemente delle informazioni finanziarie (per esempio una pagina con
l’elenco di informazioni finanziarie).
Sono necessarie informazioni tecniche e sono necessari calcoli matematici,
spiegare possibili titolazioni ed applicare differenti formule alle opzioni di
accordo.
I mediatori familiari hanno la necessità di conoscere come classificare le
informazioni numeriche, con esperta conoscenza della legge e delle procedure
legali.
Di uguale importanza è il riconoscimento dei forti sentimenti, l’amministrare
conflitti ed altre intense emozioni durante la mediazione e per essere consci
degli elementi soggettivi che gli stessi mediatori portano nella mediazione.
Bush e Folger polemizzano circa la mediazione trasformativa (transformative
mediation) ritenendola incompatibile con il modello strutturato di accordoorientato (settlement-oriented mediation) di mediazione:
<<sarebbe effettivamente impossibile per i mediatori impiegare la serie di
pratiche insieme.
Se il mediatore sceglie un focus macro, concentrandosi
sulle situazioni delle parti col fine di afferrare la natura del problema e
delle possibili soluzioni, ciò opererebbe contro il prendere un micro focus e
nel concentrarsi sulle interazioni delle parti, col fine di individuare
opportunità di autorizzazione e riconoscimento.
Dato che gli obiettivi sono molto differenti, è molto difficile nella pratica di
tenere entrambi ugualmente a fuoco>> (Bush e Folger, 1994, pp. 109-110).
Io non condivido questo punto di vista.
Nella mia esperienza è possibile e
benefico miscelare l’accordo-cercato (settlement-seeking) con l’approccio
trasformativo (transformative approach) che non è terapia, ma che può avere
effetti terapeutici nella trasformazione della conoscenza tra i due della coppia
e la loro non cessante relazione post-divorzio.
Il secondo esempio che io vorrei presentare è quello che coinvolge una coppia
che chiamerò Sara e Toni, che erano in forte conflitto su tutti gli argomenti
che incontravano nella separazione e divorzio, nella separazione di per sé
stessa, su accordi per i figli, per le proprietà, per la parte finanziaria ed
anche sul divorzio giudiziale.
Sara e Toni non erano ancora separati, ma Toni lavorava a circa 100 km di
distanza dalla abitazione della famiglia e tornava a casa ogni otto o dieci
giorni.
Sara era la principale curatrice dei bambini e Toni riteneva che il suo ruolo di
padre diventasse sempre più marginale, principalmente perché Sara aveva iniziato
una nuova e recente relazione con il marito di una coppia che si era
recentemente separata, le due coppie erano state amici comuni.
Toni si sentiva estremamente minacciato, non solo per la perdita del suo ruolo
di marito, ma anche per il timore di perdere il suo ruolo di padre.
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Due dei loro tre figli erano stati adottati.
Il bambino più anziano, un
ragazzo di 10 anni, era stato adottato ed era bisognoso di aiuto a causa delle
difficoltà comportamentali e di speciali bisogni educativi.
Se fosse stato applicato un modello di accordo di tipo accordo-orientato, stadio
per stadio, (settlement-oriented, stage-by-stage model) con Sara e Toni, questa
mediazione sarebbe quasi certamente fallita.
Dopo incontri di pre-mediazione separati al fine di conoscere le richieste ed i
problemi nonché per stabilire un rapporto con ciascuno di loro, vi furono due
incontri di mediazione congiunti dove il focus riguardava l’amministrazione
della crisi e la realizzazione di un accordo di breve termine e temporaneo.
Comunque, ogni volta che Sara e Toni parlavano tra di loro al telefono oppure si
incontravano faccia a faccia in casa, i loro scontri divenivano così accesi e
così non gestibili che l’uno o l’altro dei due usciva furiosamente da casa
oppure sbatteva la cornetta del telefono.
Essi facevano parte della categoria con forte conflitto aperto (high open
conflict), manifestato direttamente.
I bambini erano sempre più addolorati.
La priorità consisteva nel trovare le vie per bloccare il bandolo della
comunicazione e delle relazioni genitori-figli, quando le relazioni genitoriali
e le comunicazioni dirette sono completamente fallite.
Invece di concordare più incontri congiunti, io operai temporaneamente come un
“vai-tra” (go-between), usando il modello che è chiamato caucusing (1) –cioè,
contatto separato con ciascuno dei coniugi e nello stesso tempo tenendo
informato l’altro, in modo tale che fosse mantenuto il mio comportamento
imparziale come mediatore.
--------------NOTA DEL TRADUTTORE. In Inghilterra un comitato locale di un partito politico
che esercita un certo controllo sui suoi affari o azioni.In U.S. un incontro dei
membri locali di un partito politico con il fine di nominare i candidati,
eleggere i delegati di una convention, ecc oppure di un corpo legislativo che fa
parte dello stesso partito per determinare circa le azioni in quell’ente.Oppure
ancora: di origine ignota: tenere un incontro caucus: per il fatto che tali
incontri (caulkers) erano trattati affari riguardanti le navi;
oppure ancora equivalente a meeting (forse di origine indiano-americana).
Nella mediazione familiare le regole di base per esercitare il caucusing e
traghettare la mediazione sono differenti dalle regole di base usate dai
mediatori commerciali.
------------------Noi non teniamo nascoste le informazioni di un coniuge riservate all’altro.
Inoltre noi poniamo più enfasi sul riconoscimento dei sentimenti e sul riinquadramento, per aiutare le coppie a concentrarsi più sul futuro e meno sul
passato.
La difficoltà di questo compito per molte coppie è di sbrogliare la loro rabbia
e dolore per la relazione fallita, per il loro mutuo impegno verso i loro
bambini, in qualità di genitori.
Questo sbrogliare il conflitto coniugale dalle preoccupazioni genitoriali e dai
piani genitoriali necessita di disegnare un terzo modello teorico –il sistema
eco-sistemico della mediazione familiare (eco-systemic model of family
mediation).
Questo modello segna più pesantemente di quello sull’accordo orientato e la
mediazione trasformativa (settlement-oriented and transformative mediation)
nella teoria dei sistemi e nella teoria dell’affetto (systems theory and
attachment theory).
Esso necessita della comprensione dei sistemi familiari e delle dinamiche della
famiglia.
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Esso è un importantissimo quadro teorico per la mediazione familiare.
I modelli dell’accordo finalizzato (settlement-directed) e modelli di
trasformazione (transformative models) della mediazione focalizzano sugli
interessi degli adulti e sulle prospettive dei medesimi.
Il modello eco-sistemico di mediazione (eco-systemic model) si preoccupa
precisamente delle famiglie in transizione e della formazione delle strutture e
relazioni nella nuova famiglia.
Le situazioni che si presentano alla mediazione familiare sono complicate.
La struttura della famiglia sta cambiando e può essere molto fragile.
Il primo passo è capire la struttura e dei bisogni di quelli coinvolti, prima
ancora di lavorare su una parte della struttura senza capire le sue connessioni
con le altre parti.
ECOGRAMMI.
L’”ecogramma” è uno strumento concettuale che differisce dal genogramma classico
in alcuni significativi passaggi.
Il genogramma mette a fuoco sulle relazioni tra coppie, genitori e bambini e
famiglie di origine.
I legami principali sono quelli verticali.
L’ecogramma mostra le relazioni familiari sia in termini orizzontali sia in
termini verticali (Parkinson, 2002).
Usando la terminologia informatica, l’ecogramma descrive graficamente il
“paesaggio” della famiglia, mostrando la foto panoramica piuttosto che la
famiglia secondo foto tessera.
L’ecogramma mostra due linee orizzontali che collegano i genitori.
La linea superiore rappresenta la relazione coniugale o coabitativa che può
essere interrotta per separazione o divorzio.
La linea inferiore rappresenta le relazioni co-genitoriali che necessitano di
essere conservate.
L’area inclusa nel rettangolo contiene le responsabilità genitoriali, le
preoccupazioni genitoriali, contestazioni ed accordi per i bambini che i
genitori portano al tavolo della mediazione.
Le linee tratteggiate mostrano la composizione di ciascun nucleo familiare –il
genitore con il quale i bambini vivono e chiunque altro vive nell’uno o
nell’altro nucleo familiare dei genitori.
Alcuni mediatori familiari usano direttamente il genogramma nel lavoro con le
coppie.
L’ecogramma occasionalmente potrebbe essere usato indirettamente, come strumento
concettuale del mediatore.
Ci sono varie ragioni per fare ciò.
Mostrando il nuovo compagno di ciascun
genitore ed i loro bambini come parte della struttura della famiglia
riorganizzata, potrebbe risultare devastante per l’altro genitore, che si sente
rigettato e solo.
Incrementerebbe lo sbilancio sentimentale tra il compagno congedante e quello
che è congedato.
E’ molto utile per i mediatori vedere l’intera immagine, ma è non appropriato o
prematuro, l’uso di un ecogramma che potrebbe intensificare il disagio per uno
della coppia, quello che è in un più recente stadio della separazione.
Un ecogramma mostra altre persone alle quali i bambini sono affezionati –i nonni
ed altri membri della famiglia, ed inoltre un insegnante oppure un assistente
della nursery che è una figura importante nella vita del bambino.
L’ecogramma può essere usato, inoltre, per disegnare i legami tra il mondo
privato delle famiglia e sistemi pubblici che hanno il potere di prendere sotto
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controllo le decisioni della famiglia ed imporre ordinanze giudiziali sulla
famiglia -avvocati ed il loro livello di autorità, il potere di chiedere
procedimenti giudiziari, risorse economiche oppure la negazione di esse.
Sebbene la mediazione sia un processo privato e riservato, separato da quello
giudiziario, il modello eco-sistemico di mediazione familiare contiene
interazioni e relazioni tra il prendere decisioni privato (private decisionmaking) ed il sistema giudiziario pubblico (publicly-ordered justice system).
Ciò è molto importante sia in termini concettuali sia in termini pratici.
In Inghilterra, molti clienti (referrals) provengono dagli avvocati.
Anche i
mediatori indirizzano i loro clienti agli avvocati per ottenere consulenza
legale e per rendere i loro accordi legalmente vincolanti.
La mediazione familiare è un sistema di presa di decisione partecipativa
(partecipative decision-making) dei membri della famiglia –principalmente
coppie- su questioni che hanno implicazioni legali e conseguenze legali.
Decisioni consensuali raggiunte nella mediazione potrebbero necessitare di
essere ratificate con ordine del tribunale e fatte con il consenso di entrambe
le parti, in modo che esse diventino formalmente e legalmente obbliganti.
Sebbene i mediatori non indirizzino le coppie verso gli accordi che il Tribunale
potrebbe ordinare, oppure verso quegli accordi che il mediatore pensa siano
appropriati, il mediatore ha la necessità di conoscere la legge, i procedimenti
legali ed i principi generali che il Tribunale segue nel decidere sulle
questioni familiari private.
La mediazione con Sara e Toni finì con un sommario di sei pagine delle loro
proposte di accordo in un verbale di accordo riservato.
La procedura di mediazione quasi certamente ha fatto risparmiare loro mesi di
processo legale e alcune migliaia di euro di costi legali.
Il modello eco-sistemico della mediazione familiare riguarda variazioni nelle
relazioni, accordi di mantenimento e di comunicazione relativi a famiglie in
trasformazione.
La terza mediazione che vado a descrivere era una co-mediazione
interdisciplinare (una mediatrice donna con esperienza di lavoro sociale/terapia
familiare che co-mediava con un mediatore uomo con background di diritto di
famiglia).
La coppia interessata, Anna e Bruno, erano già divorziati quando vennero alla
mediazione.
Questa famiglia era in una fase tarda della trasformazione e riorganizzazione rispetto agli altri due esempi.
Bruno, il padre si era risposato e lui e la seconda moglie, Leanne, avevano
avuto una nuova bambina chiamata Corinna.
I due figli di Anna e Bruno, Simone: 8 anni e Luca: 6 anni, vivevano con la
madre Anna.
Prima che nascesse la nuova bimba, Corinna, Simone e Luca si recavano a visitare
il padre ogni fine settimana.
Ma quando arrivò la bambina, Anna si oppone a
che i due bambini si recassero a casa di Bruno, affermando che essi si sarebbero
sentiti scavalcati dalla nuova bambina e che ciò li avrebbe sconvolti.
Anna insisteva affinché Bruno portasse i bambini in altro luogo.
Bruno
controbatteva che i bambini sapevano di già della bimba e che inoltre chiedevano
di vederla.
Pensava che sarebbe stato dannoso impedirgli di vedere la loro
piccola sorella: più sarebbero stati impediti di vedere la sorella, più si
sarebbero sentiti gelosi e rifiutati.
Nella tipologia della coppie separate, Anna e Bruno mostravano un modello di
scavalcato o di conflitto da trasposto (displaced or transferred conflict
pattern).
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Il loro divorzio era stato amichevole, senza aperti conflitti, gli accordi per i
bambini erano condivisi:
i ragazzi avevano continuato a vedere il loro padre su base regolare.
Ciò nonostante, la nascita della bimba nella nuova famiglia ribaltò
l’equilibrio.
Qualche conflitto irrisolto dalla fine del matrimonio fu
trasferito al fatto dei contatti di Simone e Luca con la piccola sorellastra.
La mediazione mise a fuoco le necessità, le percezioni e le priorità dei
genitori e dei bambini nella famiglia divisa, mentre teneva anche conto della
nuova famiglia acquisita (stepfamily) e dell’incoraggiamento di relazioni
positive e dell’attaccamento di Simone, Luca e della bimba, Corinna.
Fu di aiuto il trovare un bilanciamento tanto di genere sessuale tra i mediatori
quanto sulle aree complementari di esperienza professionale.
La mediazione trasse vantaggio dalla nostra congiunta esperienza e dalla
conoscenza della teoria dei sistemi, teoria dell’attaccamento (systems theory,
attachment theory) nella formazione delle famiglie acquisite (stepfamilies).
Questa reciproca comprensione rafforzò nella pratica i negoziati, per aiutare
Anna e Bruno a raggiungere l’accordo secondo un calendario quindicinale di
visita al padre nella nuova casa e ad accordarsi su che cosa ciascun genitore
aveva bisogno per spiegare a Simone e Luca, per rassicurare loro e facilitare
loro il riadattamento all’arrivo di Corinna.
Nei tre casi che ho descritto, furono i legali che indirizzarono i loro
assistiti alla mediazione familiare.
Questo perché in Inghilterra e Galles, per legge, la Family Law Act 1966 –sotto
la quale tutti gli assistiti che cercano aiuto legale per adire il Tribunale su
questioni familiari -e non solo per divorzio- devono per prima cosa essere
indirizzati dal loro legale ad un mediatore familiare al fine di valutare se la
mediazione potrebbe tornare utile per tutte le richieste del loro caso e se,
avendo capito le loro scelte ed i possibili benefici della mediazione, entrambi
i coniugi chiedessero di provare.
Ci sono delle eccezioni al requisito, per esempio dove vi è una storia di abusi
domestici e/o di abusi sui bambini oppure dove un genitore è troppo lontano
oppure in prigione.
I mediatori familiari devono avere completato un programma di addestramento
nazionale in mediazione familiare, devono aver completato un periodo di pratica
supervisionata che conduca al riconoscimento nazionale di Competence in family
Mediation e devono essere iscritti ad un State Register di mediazione familiare
riconosciuto.
La regolazione della mediazione familiare fondata pubblicamente e gli standard
della pratica sono sotto il controllo di una agenzia governativa, la Legal
Services Commission.
Da quando la legge è entrata in vigore, il numero di mediazioni familiari è
cresciuto enormemente.
13.841 mediatori familiari pubblicamente riconosciuti sono stati nominati
nell’anno 2002-2003, con un incremento del 12% rispetto all’anno precedente.
Nell’anno precedente 2001/2002, vi è stata una crescita di un terzo (32,5%)
sull’anno precedente.
21.146 clienti che hanno preso parte nella mediazione nel 2002/2003 la hanno
ricevuta gratis , con un incremento del 14%.
Questi dati non includono le mediazioni nella quali entrambe le parti erano
clienti privati.
Quando la mediazione familiare iniziò il Inghilterra, nei tardi anni ’70 e primi
’80, la mediazione non era nota né compresa.
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Le coppie che pensavano alla mediazione di loro iniziativa tendenzialmente
avevano un buon livello scolastico, erano motivati a cooperare e generalmente
preoccupati di fare il bene per i loro bambini.
C’è un grande piacere a lavorare con simili coppie.
Queste coppie autoreferenti formavano una significativa proporzione nei primi
giorni delle mediazioni che noi seguimmo.
Le coppie autoreferenti, le classi medie e le coppie generalmente cooperative
tendono a predominare dove la legge non prevede l’obbligatorietà della
mediazione familiare in tutti i casi controversi.
In Inghilterra e Galles, almeno 50% di quelli che si rivolgono al mediatore
familiare per valutare la opzione della mediazione, decidono di accettare la
mediazione.
Così circa la metà dei clienti indirizzati dai legali accettavano la mediazione
nella quale uno o entrambi i genitori erano pubblicamente fondati (publicly
funded)
---------------(ndr = public in inglese ha significato di <<aperto al pubblico, sul tipo di
public bar (= pub) che non è un bar statale, ecc come invece <<pubblico>> vuole
dire in italiano.
Quindi i clienti provenivano da studi professionali aperti
al pubblico (= studi di professionisti privati), e non erano professionisti
impiegati dello Stato o regione, ecc, operanti in una struttura pubblica sul
tipo dei “consultori familiari”, tanto per intenderci.)
-----------------
Nel 74% di questi casi, le domande furono risolte attraverso la mediazione senza
ricorso al tribunale (Legal Services Commission, 2003).
Queste non sono coppie che pensavano alla mediazione di propria iniziativa,
perché volevano raggiungere un accordo cooperativo.
Queste erano coppie in lotta, che volevano che il Tribunale emettesse un ordine
a loro favore, per chiudere una disputa che poteva essere dolorosamente
combattuta.
Questi casi sono difficili a risolvere con la mediazione rispetto alle coppie
che vengono alla mediazione insieme -ed esse sono molto variabili sia nello
stadio e nel livello di conflittualità nonché per i fattori socio-culturali.
Ciascuno dei tre esempi che ho trattato era differente: ciascuna mediazione è
differente, perché ciascuna coppia e famiglia sono uniche.
Alcune coppie vogliono una parte terza neutrale per facilitare le loro
negoziazioni su questioni concrete.
Altre possono lottare contro il cambio, o per la paura del cambio, in qualsiasi
dimensione della loro vita.
Essi possono essere profondamente angosciati di perdere la relazione con i loro
bambini.
Molti genitori si sentono egualmente ed enormemente minacciati da
insicurezze emozionali e finanziarie.
Studi di ricerca sulla mediazione familiare hanno mostrato che la pratica della
mediazione familiare ha grande variabilità.
Il loro addestramento, i modelli teorici usati, la legislazione sulla mediazione
familiare, la professione originaria del mediatore: queste ed altre variabili
conducono ad una grande diversità di pratica.
Irving e Benjamin (1995) trovarono nella loro analisi di cinquanta studi di
ricerca sulla mediazione familiare in America del Nord che i mediatori
<<forniscono diversissimi servizi a differenti gruppi di clienti, usando
differentissimi modelli di servizio e mediatori differentemente addestrati>>
Alcuni programmi di addestramento alla mediazione familiare usano un modello
teorico come struttura del loro addestramento.
Un singolo modello potrebbe non dare un completo arco di concetti e tecniche ,
oppure sufficiente flessibilità nella pratica.
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Come mediatori rivendichiamo l’autorizzazione dai nostri clienti, ma nella
realtà autorizziamo loro, se il mediatore decide quale modello usare, senza
considerare se un differente modello potrebbe adattarsi meglio alla coppia, e
senza consultare loro circa il genere di criterio che essi preferirebbero?
Le coppie che arrivano alla mediazione durante la separazione e il divorzio
mostrano infinite varietà attorno al tema fondamentale della separazione, rabbia
e perdita, paura per il futuro e permanente preoccupazione per i loro bambini.
I mediatori familiari necessitano addestramento su differenti modelli teorici e
attraverso la combinazione di elementi selezionati per progettare un modello su
misura che si adatti alla particolare coppia abbastanza bene –nessun “tagliaunica” sta bene a tutti, fuori dall’attaccapanni della linea di produzione di
massa.
La mediazione familiare aiuta le coppie a chiudere l’associazione, mentre si
preoccupa della co-genitorialità e della persistenza delle relazioni familiari.
In ciascuna fine ci potrebbe essere un nuovo inizio.
-------------Lisa Parkinson, M.A., (Università di Oxford, Inghilterra), possiede una
qualificazione postlaurea in lavoro sociale, lavoro con coppie e famiglie quale
lavoratore in psichiatria sociale e terapista familiare.
Questa esperienza la
ha portata a essere coinvolta a creare il primo servizio di mediazione familiare
in U.K., dal 1978 in avanti.
Lisa Parkinson è stata coordinatrice di questo servizio e essa ha 26 anni di
esperienza come mediatore familiare.
E’ inoltre consulente in mediazione familiare, supervisore e addestratrice,
direttrice del training della mediazione familiare con CALM, Scozia, membro del
comitato del World Mediation Forum e rappresentante per lo Standards Commitee
del Forum Europeo sull’addestramento e ricerca nella mediazione familiare.
Lisa Parkinson ha condotto corsi di addestramento ed ha preso parte in
conferenze sulla mediazione in molti Paesi.
Ha scritto largamente sulla
mediazione familiare.
Traduzione: Gianfranco Barrago, © per Fondazione Insieme.
Le terminologie utilizzate dall’autore, sono state liberamente tradotte ed
evidenziate in corsivo.
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