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1 SANTI MARTIRI E FEDELI CRISTIANI in OCEANIA & AUSTRALIA Contenuto: Introduzione La Chiesa primitiva in Australia 1788-1820. (Padri: Dixon, Harold, O’Neill, e O’Flynn) Dal 1821 in poi, dall’Irlanda all’Australia - Padri: Therry e Connolly, con i primi pionieri. I Benedettini furono i primi capi della Chiesa – Vescovo Polding e Padre Ullathorne. La missione con gli aborigeni – Salvado e New Norcia; Pallottini nella regione di Kimberley; Gesuiti in Daly River e New Uniya. Altre figure di rilievo– Caroline Chisholm, la Beata Mary Mackillop e Charles O’Neill. Missionari e martiri della Papua Nuova Guinea, tra cui il Beato Giovanni Mazzucconi e il Beato Peter To Rot, e dell’Oceania, tra cui San Peter Chanel. 2 Introduzione I primi esploratori dell’Oceano Pacifico e delle isole d’Oceania furono gli Spagnoli e i Portoghesi. Arrivarono in questi luoghi in cerca di ricchezze e rivendicarono i nuovi territori non solamente per i loro regni ma anche per la fede cattolica. Sebbene Portoghesi, Spagnoli e Olandesi conscessero l’Austarlia, furono gli Inglesi protestanti a colonizzarla dopo che Capitan Cook approdò a Botany Bay nel 1778. Gli inglesi arrivarono con dei prigionieri nel 1788. La maggioranza proveniva dalle strade di Londra. In seguito, furono trasportati molti altri prigionieri dalla cattolica Irlanda, specialmente dopo la ribellione irlandese del 1798. Sin dagli inizi, la Chiesa Anglicana cercò di affermare il suo dominio su quella Cattolica proveniente dall’Irlanda. Questa non è la storia dell’Australia o dell’ Oceania o della Chiesa cattolica in questi luoghi, ma uno sguardo veloce su quelli che portarono la fede e i sacramenti alle nuove popolazioni dell’Australia e agli indigeni australiani. Nel caso dell’Oceania, le difficoltà per raggiungere le piccole isole dell’oceano furono molte e gravi. Molti preti, religiosi e laici sacrificarono le loro vite nella missione in Oceania. Alcuni morirono martirizzati dai cannibali, altri di malattia o dopo una lunga vita durante la quale non videro mai più i loro luoghi d’origine. In questo scritto si vuole raccontare la storia di coloro che, infiammati dall’amore di Cristo, hanno avuto una parte importante nell’evangelizzazione dell’Oceania e nella crescita della Chiesa. “Quando i cristiani sono veramente il lievito, luce e sale della terra, essi diventano anche oggetti di persecuzione, come fu per Gesu'; come lui essi sono un segno di contraddizione”. (Benedetto XVI) Questo scritto descrive la storia di alcuni di coloro le cui vite furono segno di contraddizione. Queste vite portarono frutti in Oceania e nella Terra Australis Spiritus Sancti. 3 Pedro Fernandez De Quiros e La Grande Terra del Sud dello Spirito Santo. Quiros nacque in Portogallo nel 1563 ed ebbe una vita come uomo di mare. Nell’Aprile del 1595 fece parte della spedizione per colonizzare le Isole Salomone. Dopo la morte del capitano della spedizione, prese il comando, salvò l’unica nave rimanente della spedizione e arrivò nelle Filippine nel 1596. Nel 1598 Quiros ritornò in Spagna e chiese al re Filippo III di finanziare un altro viaggio nel Pacifico. Come un devoto cattolico, Quiros visitò anche Roma nel 1600 ed ottenne il supporto di Papa Clemente VIII per altre spedizioni. Egli veleggiò in Perù e li organizzò un’altra spedizione nel 1603, con l’intenzione di trovare la Terra Australis, la mitica “Grande Terra del Sud” per proclamarla proprietà della Spagna e rivendicarla per la Chiesa. Nelle Nuove Ebridi stabilì una piccola colonia sull’isola ‘La Australia del Espiritu Santo.’ Su questa isola (ancora chiamata dell’ Espiritu Santo) la Domenica 14 Maggio 1606, giorno di Pentecoste, egli fece un ufficiale proclamazione. Egli rivendicò tutta la terra del sud per il re di Spagna e per la Chiesa Cattolica ed in particolare per lo Spirito Santo. Un busto di Pedro Fernandez De Quiros è posto in Windsor Walk, di fronte a R.G. Casey Building, Barton , Camberra, ACT. La primitiva Chiesa in Australia 1788-1820. (Padri: Dixon, Harold, O’Neill, e O’Flynn). Capitan Phillip arrivò con la prima flotta a Botany Bay il 26 Gennaio del 1788. Probabilmente non si potrà mai sapere per certo dove e da chi fu celebrata la prima Eucaristia in Australia. Sulla prima flotta non c’era nessun prete cattolico: Thomas Walshe insieme ad un altro prete cercò il permesso di imbarcarsi con flotta destinata a Botany Bay insieme con i prigionieri, ma gli fu rifiutato. Nel 1792 cinque cattolici scrissero al governatore della colonia di prigionieri: “Nient’altro potrebbe indurci a partire da questa colonia di Sua Maestà se no l’idea di andare nell’eternità senza l’assistenza di un prete cattolico ”. La loro richiesta fu rigettata. Dal Gennaio 1788 data in cui arrivò in Sidney la prima flotta con i prigionieri fino 1867 data di arrivo dell’utima, circa 162.000 prigionieri furono trasportati in Australia. I prigionieri erano trattati come schiavi. Tra i primi 4 prigionieri che arrivarono ci furono tre preti, James Harold, Peter O’Neil and James Dixon. Essi arrivarono in Australia come detenuti perché coinvolti nella ribellione d’Irlanda nel 1798. Quando arrivarono in Australia, nel 1800, questo significò che i sacramenti poterono essere celebrati. Padre James Harold arrivò nel gennaio del 1800. Rimase nella colonia meno di dodici mesi prima di essere trasferito in Norfolk Island a causa di un suo coinvolgimento nella rivolta a Paramatta in quello stesso anno. Ma una commissione d’ufficiali non trovò nessuna prova riguardante il suo coinvolgimento nei sopraccitati disordini. Cosi insieme con altri sospetti p. James fu sottoposto a fustigazione. Ai sospetti come lui venivano inflitte tra le 200 e le 1000 frustate. Tutti furono condannati alla deportazione in Norfolk Island. Prima di partire, come segno d’infamia, p. James fu legato all’ albero delle frustate mentre altri prigionieri venivano fustigati. P. James rimase in Norfolk Island come prigioniero, operando come insegnante ed esercitado in segreto il suo ministero di sacerdote fino al 1807, quando fu inviato a Van Diemen’s Land (Tasmania). Nel 1809, ricevette l’indulto condizionale e lasciò l’Australia. Padre Peter O’Neil veniva descritto come una persona da “i principi tra più sediziosi e ribelli”. Egli fu parroco nella regione di Cork (Irlanda) e si rifiutò di denunciare alcuni suoi parrocchiani coinvolti nell’insurrezione del 1798. Gli furono inflitte 275 frustate e deportato senza processo, insieme con altri 137 “disperati e diabolici personaggi” a Luz St Ann nel 1801. Quando le autorità realizzarono dell’errore commesso, egli era stato già condannato alla prigionia a Norfolk Island. Dovettero trascorrere circa tre anni prim che al prete fu possibile ritornare in Irlanda. Padre James Dixon arrivò anche lui in Australia come detenuto. Era stato falsamente accusato di comandare un gruppo di ribelli nella regione di Wexford. Venne deportato insieme con altri 134 prigionieri, di cui 19 morirono durante il viaggio. “Durante tutto il viaggio sulla nave, durato sei mesi, egli fu incatenato insieme con un cadavere fino a quando i ratti mangiarono la carne e le ossa del deceduto ”. Una volta arrivato nel New South Wales, Dixon riuscì ad ottenere il favore del Governatore cosi da poter chiedere nel 1801 al Re e al governo britannico la libertà per tutti e tre i preti. Il governo si rifiutò di concedere la grazia, ma permise ai preti di esercitare le funzioni e di ricevere un salario. Cosi, il 15 Maggio 1803, quindici anni dopo la fondazione della colonia, la prima messa fu celebrata pubblicamente. Settimanalmente furono celebrate, a rotazione, messe in Sidney Town, Paramatta and Hawkesbury. Questo divenne la norma per quasi 12 mesi. Dixon officiò anche matrimoni, battezzò bambini e 5 assistette prigionieri condannati a morte. Quando, queste notizie arrivarono a Roma, la Santa Sede, lo nominò Prefetto Apostolico. In ogni caso la messa domenicale fu regolata da emendamenti restrittivi – i Cattolici potevano partecipare alla messa solo nei loro luoghi di residenza. Essi erano strettamente ordinati a non avere “conversazioni sediziose” durante la messa. Dixon era obbligato a riportare ogni cosa e a mantenere l’ordine. Alcuni militari dovevano essere presenti alla messa. All’inizio di Marzo del 1804, 300 irlandesi deportati, insorsero a Castle Hill. La repressione fu selvaggia. Dopo questa ribellione i prigionieri cattolici furono sottoposti di nuovo alle ‘cure’ della chiesa anglicana. A Dixon fu revocato il salario ed il permesso di celebrare messa. Fu costretto a vita privata in Paramatta, dove però continuo a battezzare e sposare coloro che andavano da lui. Questo durò per altri cinque anni, fino al 1808, quando egli tornò in Irlanda. Per altri quindici anni non si ebbe nessuna celebrazione pubblica della messa. Come è sopravvisuta la Chiesa in questo tempo? I cattolici che non erano prigionieri s’incontravano in comunità, nelle case di Sidney, Paramatta, Liverpool e Hawkesbury. Simili comunità sorsero anche in Port Phillip e Adelaide. Nel Novembre del 1817 arrivò padre Jeremiah O’Flynn. Egli era un Trappista missionario irlandese che era stato nelle Indie Occidentali. Venne nominato Prefetto Apostolico a ‘Bottanibc’ (Botany Bay). Non avendo ottenuto il permesso per viaggiare, p. O’Flynn arrivò a Sidney come clandestino su una nave. Una volta giunto in Australia, il governatore Macquarie gli ordinò di lasciare questa terra, ma il sacerdote disse che la sua documentazione stava arrivando e cosi si ritardò l’espulsione. Nello stesso tempo celebrava messe, matrimoni e battesimi, ma il governatore gli ordinò di nuovo dell’espulsione e O’Flynn prese a nascondersi. Nei mesi seguenti ci furono molte conversioni tra i soldati, i quali chiesero al governatore di lasciarlo stare. In ogni caso nel Maggio del 1818 O’Flynn fu arrestato, detenuto in prigione e poi espulso da Sidney. Egli celebrò la sua ultima messa in Australia in una casa a Kent Street, e lasciò il Santissimo Sacramento in una casa di campagna di un certo Janes Dempsey. Questo uomo era uno scalpellino che spesso assisteva i condannati a morte leggendo loro preghiere. “Mr Dempsey, il proprietario della casa, aveva l’assistenza d’altri 5 o 6 uomini di fede. Tutta la loro vita era assistere e pregare nella stanza dove era stato sistemato un’ altare e un tabernacolo che custodiva il Santissimo Sacramento. Questa stanza fu adibita a cappella e non di rado, la domenica, quando i cattolici si riunivano per le preghiere della Messa che venivano lette in quella stanza, si vedevano molti di loro inginocchiarsi sotto la veranda e anche nella strada. Gli schernitori erano meravigliti da quello spettacolo.” 6 Il posto di questa casa divento poi il sito della chiesa di St Patrick a The Rocks. Grande era il desiderio dei cattolici di ricevere i sacramenti. Quando una corvetta francese sostò a Sidney per 5 settimane nel 1819, il suo cappellano fu estremamente impegnato per la richiesta di sacramenti da parte dei fedeli di Sidney. Per la prima generazione di coloni, vedere un prete, era un evento raro. Tuttavia la fede cattolica sopravvisse e pose radici in questa terra. Dal 1821 la Chiesa cattolica ottenne il riconoscimento ufficiale. Nell’Ottobre del 1819, il governo britannico fu soggetto ad una cattiva pubblicità per l’espulsione di p. O’Flynn, così il governo Britannico informò il governatore Maquarie che erano stati nominati due cappellani della Chiesa Cattolica. Padre Philip Connolly e padre John Joseph Therry arrivarono a Sidney Arbour nel Maggio del 1820. In quel tempo in Australia ci furono circa 6000-7000 cattolici. Padre John Joseph Terry (1790-1864) arrivò da Cork (Irlanda). Per cinque anni, fino al 1826, egli fu l’unico prete presente sulla terraferma australiana. Quando Therry chiese della terra per costruire una cappella, gli fu concesso un spazio fuori dell’ allora centro di Sidney. Lo stesso spazio dove ora sorge la Cattedrale, St Mary. Nel 1828 ci furono circa 10.000 cattolici nel New South Wales. Therry descrisse i seguenti 24 anni della sua vita in Australia come un incessante lavoro. Egli faceva viaggi lunghi e difficoltosi per poter amministrare i sacramenti ai fedeli. Viaggiava incessantemente e avvolte doveva cambiare 3 o 4 cavalli al giorno. Per esempio, ogni settimana doveva passare per Maitland nel distretto di Hunter River, perché gli era stato rifiutato dalle autorità governative il passaggio in barca; egli doveva cavalcare incessantemente per un giorno e una notte, più di 200 Km, per arrivare a Maitland nella mattina del giorno fissato per un’esecuzione: “Il mio compito era di preparare spiritualmente i condannati per l’esecuzione. Celebravo la messa, amministravo la Santa Comunione, e poche ore dopo assistevo alla loro esecuzione. ” La sua mole di lavoro fu enorme: “Io dovevo celebrare il Servizio Divino e dare pubblica istruzione a Paramatta e a Liverpool una volta mentre a Sidney due volte ogni Domenica. Dovevo visitare frequentemente gli ospedali e assistere le persone professare la fede in pericolo di morte. Mi ero spinto oltre un fiume in piena per ascoltare la confessione di un condannato a morte. Correvo al palazzo del 7 governo, giusto all’ultimo istante, per chiedere la grazia per un innocente condannato o per rivendicare diritti dei prigionieri cattolici a non essere mandati ad assistere i riti protestanti, anche quando non era possibile assistere alla Messa Cattolica. Dovevo sfamare gli aborigeni che si erano accampati davanti alla mia casa. ” Visse molti anni a Campbelltown e la sua parrocchia includeva i distretti di Illawarra, Argyle e County Murry: un area di più di 20.000 Km quadrati (grande come il Belgio e l’Olanda insieme). Oltre ad occuparsi dei prigionieri, dei malati e dei moribondi, P. Therry costruì la cappella a Campbelltown e iniziò i lavori di quella d’Appin. Egli giudicava anche dispute legali riguardanti proprietà, terre e armenti, che causavono dissidi tra le persone e provocavano considerevoli danni. Le sue decisioni avevano lo stesso valore di quelle di una corte giudiziaria. John Therry diede consigli a Caroline Chisholm quando la incontrò nel Luglio del 1841. Fu allora che lei gli disse del voto che aveva fatto ha Dio, nella Pasqua dello stesso anno in St Mary’s Chapel, di servire i poveri, le donne immigrate e i prigionieri. Egli fu una leggenda a quel tempo; morì il 25 Maggio 1864. Fu sepolto nella cripta di St Mary’s Cathedral, dove venne eretta la Cappella a Maria in sua memoria. I primi capi furono Benedettini Inglesi. Padre Ulathorne e la fine delle deportazioni. Dal Gennaio 1788 data in cui arrivò in Sidney la prima flotta con i prigionieri fino 1867 data di arrivo dell’utima, circa 162.000 prigionieri furono trasportati in Australia. Una volta arrivate in Australia quelle persone furono trattate come schiavi dai proprietari terrieri. Coloro che si ribellavano venivano deportati a Norfolk Island. Nessuno denunciò le aspre ingiustizie dell’ Atto di Deportazione, fino all’arrivo di padre Ulathorne come Vicario Apostolico in Australia nel 1832. William Bernard Ullathorne nacque nel 1806, in Yorkshire (Inghilterra). Egli fu un discendente di San Tommaso Moro. Diventò monaco benedettino a Downside, vicino a Bath nel 1824. Poco dopo la sua ordinazione lasciò l’Inghilterra e arrivò a Sidney nel 1833. Al suo arrivo c’erano solamente 4 preti a lavorare nelle missioni. P. Ullathorne soffrì i mali del viaggio. In perticolare le umiliazioni e le vessazioni che i prigionieri dovevano sopportare. Egli scrisse: “noi abbiamo preso una vasta porzione della terra di Dio e ne abbiamo fatta un ricettacolo d’iniquità… noi abbiamo aggiunto feccia su feccia, rifiuti 8 su rifiuti, la spazzatura dell’umanità, e stiamo costruendo una nazione che sarà una maledizione e una piaga. ” Il prigioniero diventava proprietà del suo padrone, il quale gli dava cibo e vestiti, ma non la paga per il lavoro. L’alloggio dei prigionieri non era migliore di quello degli animali. I nuovi emigranti volevano quanti più schiavi possibili per incrementare la loro ricchezza. Durante il viaggio per l’Australia, la fustigazione fu la principale punizione per insubordinazione. Durante la notte mezza dozzina di prigionieri doveva dividere un solo letto. Una volta arrivati in Australia, i prigionieri erano messi in una baracca e trattati senza alcuna dignità. I prigionieri portavano addosso ciò che gli rimaneva per timore di essere derubati. Ogni prigioniero era assegnato ad un padrone senza alcuna distinzione per il crimine che aveva commesso. “Lo schiavo Negro era trattato meglio dal suo padrone; perché gli era costato una somma di denaro, mentre il prigioniero non era venuto a costare niente – il costo era di una sterlina, cioè il prezzo dei vestiti che indossava. Egli era soggetto ai capricci del padrone; poteva essere facilmente messo in catene o fustigato per ozio, per uno sguardo insolente o per qualsiasi altra cosa. La punizione applicata, per crimini come ubriachezza, disobbedienza, negligenza o linguaggio igiurioso, era non solamente arbitraria ma severa. Spesso il prigioniero era incatenato e messo a lavorare sulle strade pubbliche. Quando il crimine era grave, il prigioniero era condannato dal padrone senza alcuna forma di processo legale. Una volta condannato, al prigioniero gli venivano legate le mani e veniva fustigato. Ai piedi gli venivano posti dei pesi di ferro e con essi era costretto a lavorare sulle strade sotto il bollente sole australiano.” Se il prigioniero manteneva una buona condotta mentre scontava la sua sentenza, poteva essere raccomandato dal suo padrone per ottenere un biglietto di ritorno. Questa raccomandazione gli consentiva di ricevere una paga, tuttavia il suo datore di lavoro non era obbligato dalla legge a pagarlo. I prigionieri erano persuasi a lavorare e a mantenere l’ordine con la minaccia delle frustrate e delle torture. Nel 1836, Ullathorne tornò in Inghilterra dove fece girare due rapporti contro la deportazione - uno riguardante gli aspetti legali e le conseguenze sociali di quel sistema, e un altro riguardante, gli effetti sulla morale degli individui e della società. Nel 1838 diede evidenza davanti al parlament o britannico, e fu un fattore importante per l’abolizione della deportazione. Quando p. Ullathorne fece ritorno in Australia, alla fine del 1838, incontrò un’amara opposizione da parte di quelle persone che si stavano arricchendo con il sistema dei prigionieri. Gran parte del sistema economico australiano, 9 stalle, fattorie, commercio e manifatture, era basato sullo sfruttamento dei prigionieri. La stampa fu implacabile nel condannare l’opera di p. Ullathorne: “Io li avevo profondamente feriti… e … toccati nei due punti più sensibili, il loro orgoglio e le loro tasche. ” Nel 1840, lo stesso anno nella quale p. Ullathorne lasciò la colonia, il sistema dei prigionieri fu abolito. Tuttavia la deportazione continuò fino alla fine della decade 1860 in Van Dieman’s Land ed in Norfolk Island,. Arcivescovo John Bede Polding. Il primo vescovo cattolico in Australia fu il maestro dei novizi di Ullathorne, un altro benedettino. Il sogno di Polding fu quello di stabilire una Chiesa fondata su principi monastici, nella quale la formazione intellettuale e una sublime liturgia avrebbero civilizzato e convertito la nuova nazione, come accadde nei primi secoli in Europa. Ma i sacerdoti, che furono per la maggior parte Irlandesi, ostacolarono la realizzaione della visione di Polding. I suoi 42 anni di servizio in Sidney iniziarono nel 1835, con 8 sacerdoti e 20.000 Cattolici. Polding lavorò molto per i prigionieri. Egli fece in modo che ogni volta che una nave di prigionieri attraccava nel porto, i Cattolici trascorressero alcuni giorni con lui nella cattedrale. Essi venivano catechizzati da lui e da suoi sacerdoti, pregavano insieme a lui e ricevevano il sacramento della confessione. Le sue istruzioni non riguardavano solamente l’aspetto religioso, ma anche la loro condizione di prigionieri. Polding gli spiegava come il rispetto delle regole disciplinari avrebbe determinato la loro permanenza in Australia, come ognuno di loro poteva sopravvivere in quelle difficili condizioni e come si poteva abbreviare il periodo di prigionia. Egli spesso usava un unguento fatto da lui per curare le ferite sulle schiene dei prigionieri provocate dalle frustrate. Polding si lasciò convince dai prigionieri a celebrare la Messa domenicale con loro. Nel 1841, circa 7000 prigionieri erano sotto la cura pastorale di Polding. Il suo era un ministero particolare ed unico in quei primi anni della storia d’Australia. Polding faceva volentieri viaggi lunghissimi alla ricerca di anime, come avevano fatto i monaci missionari che cristianizzarono l’Europa durante l’Alto Medioevo. Egli raccontò in una lettera le difficoltà che doveva affrontare nel compiere la sua missione: “Tu puoi giudicare da questo cosa l’attiva vita di un missionario deve passare, in questa nazione. Domani partirò da Sidney a cavallo... 70 miglie, io considero questo viaggio, non più duro di quando feci ritorno da Bath a Downside, io non sarò certamente più stanco di allora. Quando viaggio, mi 10 nutro solamente di pane e té, e qualche volta un uovo, nient’altro; no vino e nient’altro di inebriante, questo è il segreto... mantieni il corpo fresco, e puoi affrontare grandi fatiche senza sentirle. ” Il nazionalismo irlandese costernava Polding ed era in conflitto con i suoi ideali benedettini: lui era attento a distinguere il cattolicesimo dagli afffari politici. Il futuro in ogni caso poggiava suoi sacerdoti irlandesi i quali avevano risposto all’appello di Ullathorne. Essi furono molto uniti ai loro connazionali e condividevano il loro entusiasmo. Per edificare una diocesi in stile monastico c’era bisogno di monaci, ma Polding non riuscì ad attrarre nessun volontario tra i monaci benedettini inglesi. Il fatto che Polding ricevette solo clero irlandese e che egli non avesse buoni rapporti con le ‘Sorelle della Carità, i ‘Maristi’ ed i ‘Cristiani Fratelli Irlandesi,’ impedì la realizzzazione del suo sogno. Uno dei viaggi più difficili di Polding fu quello per risolvere un problema disciplinare nella diocesi di Perth. Il problema coinvolse John Brady nominato vescovo di Perth nel 1845. La prima residenza episcopale di Brady fu una capanna di poco più di 5 metri quadrati senza il tetto. La sola protezione che aveva dal sole e dalla pioggia fu un ombrello ed usava una sedia come letto. La povertà di queste condizioni di vita riflettevano lo stato economico della diocesi. Nel 1849, Brady fu coinvolto in una seria crisi economica e la diocesi fu vicina alla bancarotta. Allora Brady provò a convincere il suo aiutante padre Serra, un benedettino (di New Norcia), ad elargirgli una somma di denaro raccolta in precedenza. La disputa si sviluppò cosi intensamente che Brady andò a Roma nel 1851 per la risoluzione della contesa. Ma Papa Pio IX sospese Brady dal ministero di vescovo e nominò Serra al suo posto. Brady non accettò la decisione del Papa e cercò di mantenere la diocesi attraverso un processo civile. La Santa Sede chiese a Polding di intervenire per la risoluzione del caso. Polding dovette viaggiare a cavallo per migliaia di km soffrendo intensamente per le avverse condizioni meteorologiche: “Io viaggiai centinaia di miglia attraverso un territorio selvaggio e deserto, giorno e notte, senza incontrare nessun riparo o essere umano. Era la stagione invernale, c’erano tremendi temporali e durante la notte riposavo sulla terra fredda. La violenza del vento spezzava i rami e li trascinava via con forza, facendoli cadere tutto intorno; grandi alberi erano sradicati, grandi chicchi di grandine cadevano e tagliavano la faccia fino a sanguinare… due volte sono stato disarcionato, dal mio povero cavallo, colpito da rami nella notte, ma pur cadendo non mi sono mai ferito”. Arrivato a Perth, Polding obbligò Brady ad inginocchiarsi davanti all’intera assemblea radunata per la Messa domenicale in segno di umile 11 sottomissione alla sospensione papale e all’autorità vescovile di Polding. Ma anche dopo quest’umiliazione il problema non fu del tutto risolto. Subito dopo il suo ritorno a Sidney, Polding ricevette una lettera dai Cattolici di Perth con cui chiedevano che Brady venisse reintegrato come vescovo di Perth. L’opera di Polding e la crescita della Chiesa nei suoi 43 anni di vescovato sono ancora oggi ricordate. Altre figure degne di nota. L’inglese Caroline Chisholm (1808-1877) fu una figura notevole del diciannovesimo secolo che si operò soprattutto per il rispetto dei diritti umanitari e il benessere delle donne immigrate in Australia. Lei arrivò a Sidney nel 1838 da Madras con suo marito, un ufficiale dell’esercito di nazionalità indiana. Chisholm si convertì al cattolicesimo dopo che era stata educata come un evangelica anglicana. Chisholm vide che il piano per l’immigrazione del governo non incoraggiava gli immigranti ad addentrarsi nell’entroterra della nazione dove c’era bisogno di manodopera nelle fattorie e di favorire nuovi insediamenti. La maggior parte degli emigranti stava in Sidney in cerca di lavoro che non era sempre disponibile. Lei si preoccupava di incontrare le donne che arrivavano a Sidney quanda le navi approdavano. Cercava di conquistare l’amicizia di queste donne e di trovargli un lavoro. Fondò un ostello per giovani donne immigrate e inviava lettere per tutto lo stato riguardanti richieste di lavoro. Per rassicurare le donne immigrate, lei personalmente guidava i convogli con le giovani donne attraverso le Blue Mountains verso una nuova vita nell’entroterra australiano. Nessun brigante assaliva i convogli guidati da lei. Nel suo primo anno d’attività trovò lavoro a più di 2000 persone, di cui 1400 erano donne. In sei anni colloco 11000 persone. Nel giorno di Pasqua del 1841 durante la messa, fece esperienza di una singolare grazia, e cosi dedicò le sue opere a Dio: “Mi fu data la possibilità di offrire all’altare del Signore le doti che Dio mi aveva donato. Io promisi che non mi sarei interessata né dello stato d’origine né del credo religiosos, ma avrei servito tutti senza parzialità. Io chiesi solamente di essere capace di salvare queste povere ragazze dall’essere tentate dal loro bisogno di peccare mortalmente. Per fare questo io avrei sacrificato i miei sentimenti, rinunciato ai miei confort e non considerato i miei desideri, ma mi sarei donata completamente all’opera che avevo nelle mie mani.” 12 Chisholm aveva un carattere di ferro, e non indietreggiava davanti a qualsiasi uomo che non gli dava il dovuto rispetto. Ritornando in Inghilterra, nel 1846, fondo “La Famiglia Colonizzazione Società” ed ottenne il supporto di Charles Dickens. Ottenne migliori condizioni di viaggio sulle navi, facilitò l’invio di denaro dei coloni per le loro famiglie a casa e organizzò un ufficio che rispose a migliaia di domande circa l’Australia. Caroline lavorava con cattolici e protestanti insieme. Fondò una scuola “La casa dell’Emigrante” che aveva cappellani cattolici e protestanti. L’insegnante era un presbiteriano. Tuttavia geloie e atteggiamenti anti clericali limitavano la sua opera. Per il resto della sua vita fu povera e malata. La sua è l’unica immagine di donna ritratta sulle banconote australiane. La sua tomba è in Inghilterra dove mori dopo essersi conquistata il titolo di “amica degli emigranti”. La Beata Mary MacKillop (1842-1909) “Dio mi ha dato la forza per ciò che è necessario”. La Beata Mary MacKillop è famosa come la serva dei poveri e delle persone incolte. Lei fu la cofondatrice, insieme con padre Woods dell’Ordine delle Sorelle di San Giuseppe. Conosciuta come Madre Maria della Croce, Mary nacque a Melbourne nel 1842. La sua famiglia era emigrata dalla Scozia. Essendo la figlia maggiore, molte responsabilità della casa ricaddero su di lei. Studiò in una scuola privata, ma principalmente ricevette l’educazione da suo padre che era stato in seminario a Roma. Per aiutare la sua famiglia Mary fece molti lavori: la commessa, la governante, l’insegnate nella scuola cattolica locale a Portland. Mary possedeva e gestiva anche un piccolo alloggio per studentesse. Probabilmente la sua maturità fu influenzata dall’amico di famiglia, padre P.B. Geoghegan che le cominciò a far desiderare ardentemente una forma di vita religiosa rigorosa e penitente. Quando p. Julian Tennyson Woods incontrò Mary nel 1861 fu ispirato dal desiderio di Mary di servire Dio. I due condividevano la convizione, non comune in quei tempi, che l’educazione cattolica doveva essere accessibile a tutti i bambini. Per questo lei non si risparmiò di viaggiare per tutta l’Australia e la Nuova Zelanda. Lei è forse meglio ricordata come la cofondatrice delle “Sorelle di S. Giuseppe del Sacro Cuore” insieme con padre Julian. La loro opera principale fu educare i ragazzi. Particolare enfasi veniva data alla formazione religiosa e alla conoscenza pratica. Le Sorelle dovevano vivere in povertà e dedicarsi ad educare i poveri. La società di cui Mary era la prima appartenente e il superiore venne fondata a Penola il 19 Marzo del 1866 con l’approvazione del vescovo Sheil. La sua opera insieme a quella di altri ordini religiosi, come i Fratelli Cristiani Irlandesi, sono l’inizio di uno sforzo eroico della Chiesa 13 Cattolica in Australia nel campo dell’educazione. Per i successivi 150 anni essi costruirono e gestirono scuole che non erano sotto il controllo del governo. Le Sorelle si estesero fino in Adelaide e in altre parti del sud dell’Australia. Incrementarono in numero, anche se ci furono grandi difficolta’. Lo zelo dei santi spesso da adito a crtiche e Mary divvenne oggetto di gelosie dalle persone che la circondavano, come il clero locale ed alcune sorelle della sua stessa comunità. Questo porto’ alla sua scomunica da parte del vescovo di Adelaide. Mary rispose a questo con diligente obbedienza e si abbandonò alla provvidenza di Dio. Lo stesso vescovo dopo la riammise nella comunione con la Chiesa, prima di morire, riconoscendo umilmente il suo garve errore. Nel 1873 Mary ottenne a Roma l’approvazione papale della sua comunità religiosa ma la Regola di Vita trasmessa da p. Tennyson Wood e sanzionata dal vescovo il 17 Dicembre 1868 fu rigettata. P. Woods incolpò lei di non aver fatto abbastanza per far accettare la sua regola, e questo causò una permanente rottura tra loro due. Lei viaggio’ per tutta Europa, visitando scuole e osservando metodi d’insegnamento, e ritornò ad Adelaide il 4 Gennaio del 1875. Nel Marzo dello stesso anno fu eletta superiore generale. Durante i suoi viaggi attraverso l’Australia stabilì scuole, conventi e istituzioni di carità ma venne in conflitto con quei vescovi che volevano il controllo diocesano sull’ordine. Nel 1883 il vescovo Reynolds, fraintentendo l’estensione della sua giuristizione sopra la congregazione, disse a Mary di lasciare la sua diocesi. Lei allora trasferì il quartier generale della congregazione a Sidney. Nel secolo seguente, le Sorelle di S. Giuseppe aprirono numerose scuole in tutta l’Australia e la Nuova Zelanda. I suoi membri operarono tra i poveri in qualunque modo venisse giudicato opportuno. Quando Mary diventò piu anziana e la sua salute andava deteriorandosi, non cessò la sua opera con le sorelle e con i poveri. Mentre stava visitando alcune comunita in Nuova Zelanda nel 1901, fu colpita da un attacco di cuore che la costrinse a ritornare a Sidney dove morì l’8 Agosto del 1909. Il suo motto fu: “Mai vedere un bisogno e non fare niente”. Mary è stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II in Sidney nel 1995. La sua tomba è stata il primo luogo visitato dalla Croce e dall’icona della Giornata Mondiale della Gioventù appena arrivate in Australia. La tomba di Mary sarà anche il punto di partenza per il pellegrinaggio a piedi verso l’area della Croce del Sud, luogo dove si terrà la veglia e la messa con il Papa. Charles Gordon O'Neill (1828-1900): la nascita della Societa di S. Vincenzo De Paoli in Australia. Charles nacque a Glasgow nel 1828 e studiò ingegneria nella Glasgow University. Sei anni dopo fu ammesso come membro dell’Istituzione di Ingegneria di Scozia. Fece parte della Società di S. Vincenzo de Paoli in 14 Dumbarton, durante il tempo in cui il Beato Fredrick Ozanam era ancora in vita. Nel 1863 partì per Otago, Nuova Zelanda, dove il suo talento e il suo carisma furono ben presto riconosciuti. Divenne ingegnere di distretto e supervisore per la Ontago Provincial Government. Piu tardi diventò membro del parlamento. Nel 1876 O’Neil fondò il primo Consiglio della Società in Wellington. Arrivato in Australia nel 1880 ricevette il permesso dall’Arcivescovo Vaughan per organizzare la nascita della Societa di S. Vincenzo de Paoli in Sidney, nella chiesa di S. Patrick nel 1881. La chiesa situata a The Rocks “guardava su un mare di miseria: dal porto di Darling Harbour e Circular Quay i disperati dell’impero si riversavano nella nazione emergente. Quartieri poveri e sporchi, carenza di alloggi, whisky, rum, oppio, marinai, vicoli sporchi, malattie e disoccupazione furono la naturale parte di Sidney Rocks e delle aree piu nascoste di Sidney.” Provisto della guida spirituale del Manuale della Societa di S. Vincenzo de Paoli del 1877, stabilì piu’ di 20 Conferenze in dieci anni egli. Attraverso i suoi amici politici del passato, O’Neil non esitò a richiedere aiuto ai parlamentari locali per ricevere supporto per la causa della Società di S. Vincenzo. Cosi stabilì Consigli della Società da una parte all’altra di Sidney: in Haymarket, St. Mary Cathedral e St. Benedict Brodway. Durante il giorno lavorava come ingegnere e durante la notte applicava il suo genio per i bisogni pratici dei poveri. Il 1891 fu l’anno di svolta per la vita di O’Neil. Le colonie furono colpite da una recessione economica, O’Neil andò in rovina per il collasso finanziario della banca di cui era il direttore. Fu esonerato dai Consigli della Società e lasciò gli uffici. A questo punto la Società aveva piu di 300 membri. Lui si ritirò insieme con suo fratello in un modesto alloggio a Cumberland st. nel quartiere di The Rocks. Egli continuò l’opera della Società nella chiesa di St. Patricks Hill. A questo seguì il deterioramento delle loro condizioni di salute. Seppure nella povertà, essi assistevano le persone dei quartieri poveri. Charles O’Neill mori l’ 8 Novembre del 1900, nell’ospedale di S. Vincenzo e fu seppellito nel cimitero di Roowood. La missione agli indigeni australiani. Sin dagli inizi dell’insediamento della Chiesa, molti preti e i vescovi cercarono di sollevare gli aborigeni dalla miseria e dalla condizione in cui vennero a trovarsi a seguito dell’arrivo di decine di migliaia di prigionieri ed emigranti dall’Inghilterra, dall’Irlanda e da altre nazioni. Alcuni criticarono fortemente i laici cattolici, altri il ruolo dei governi. Nel 1837 p.William Ullathorne invio’ un rapporto a Roma, alla Società per la Propaganda della Fede, in cui scriveva: 15 “E’ stato commesso un crimine mostruoso; una grande parte della terra di Dio e’ stata presa e trasformata in una fogna. Feccia è stata aggiunta su feccia e rifiuti su rifiuti. Quando questa mistura ha cominciato a mescolarsi e a prendere qualche consistenza ha dato vita a una nazione del crimine. Se non si trova presto un rimedio, questa situazione diverrà un oggetto di orrore e maledizione. Sin dal diluvio, l’occhio di Dio non ha mai visto una società come questa, dove chiunque è ostile al suo prossimo e diffida dei suoi amici. La comunità non è tenuta insieme da nessun legame. Gli uomini sono profondamente malvagi, le donne senza vergogna e i figli non hanno alcun rispetto per i loro genitori. Gli Aborigeni, che girovagavano attraverso i vasti territori, cannibali e tutto come loro erano fino adesso, non sapevano niente di mostruosi crimini fino a quando l’ Inghilterra iniziò a mandare in giro i suoi prigionieri. Non è questo uno stato di affari che concerne tutta l’umanità?” I Benedettini, furono i primi ad andare all’interno. Nel 1846, un monastero chiamato New Norcia, fu fondato da due Frati Benedettini Salvado e Serra nel’Australia dell’ovest. Oggi Rosendo Salvado è il più famoso missionario Benedettino nell’Australia occidentale. Nacque nel 1814 in Spagna. Forzato dalla situazione politica locale, lasciò il suo monastero e viaggio’ in Italia dove fu ordinato nel 1838. Nel 1845, prima di lasciare Roma per l’Australia, Salvado con il suo amico Serra vennero invidati al Vaticano per un’udienza con Papa Gregorio XVI, che era monaco Benedettino lui stesso. Il Papa disse ai due giovani monaci: “Ricordatevi tutti gli Apostoli che erano fratelli, convertirono molte persone e nazioni alla fede, educandole nelle vie della vita civilizzata. Ricordatevi che voi vi state incamminando sulla loro stessa strada.” Quando con le loro tuniche Benedettine toccarono terra a Fremantle nell’Australia occidentale, Salvado haveva 32 anni: “lui era basso di statura, con capelli neri e con una barba lunga della stesso colore. I suoi occhi erano grandi e lui dava l’impressione di essere forte, un uomo determinato. Sebbene avesse un’apparenza seriosa, egli aveva uno spirito gioviale. Fisicamente era forte e ben equipaggiato per l’opera missionaria che si accingeva a compiere.” Nel 1846, nel bel mezzo di un’estate Australiana, Salvado, Serra, e i loro compagni iniziarono ad evangelizzare nella regione centrale del’Australia dell’ovest. L’intera popolazione di Perth li vide partire, credendo che sarebbe stata l’ultima opportunità di vederli in vita. Inizialmente il problema che i 16 missionari incontrarono fu la sabbia fina che non permetteva al carro e al bue di procedere. Il conducente del carro si rifiutò di andare avanti, abbandonò tutto cio’ che avevano i missionari sotto un albero di eucalipto e ritoro’ a Perth. I missionari si prepararono dei rifugi con cortecce e rami di alberi. Non appene ebbero termianato di costruire una capanna, un gruppo di Aborigeni li attaccò con delle lance. Per nulla turbati dagli sguardi feroci dei nativi, i monaci continuarono ad alimentare il fuoco e a recitare l’ufficio divino. Il giorno seguente, i monaci prepararono un altare sotto gli sguardi dei nativi che se ne andarono al sorgere del sole ma che ritornarono più tardi con i rinforzi. Dopo averli persuasi, i nativi finalmente assaggiarono un pezzo di torta di riso e zucchero che Salvado aveva cucinato. Inizialmente sputarono via il dolce, però dopo lo divorarono come bambini affamati. In risposta alla dolcezza dei monaci, i nativi condivisero con loro del cibo: canguri, lucertole, larve e bacche selvatiche. Questo tipo di cibo, ovviamente, procurò delle malattie ai Monaci fino a che essi non cominciarono ad abituarsi alla nuova dieta. I Monaci presto scoprirono che loro non potevano evangelizzare gli Aborigeni andando con loro intorno ai boschi. Così decidettero di costruire un monastero e posero la prima pietra il 1 Marzo 1847. La nuova fondazione era chiamata New Norcia in onore dei posti di nascita di San Benedetto in Italia. Appena una porzione del monastero fu costruita, Salvado incoragiò i nativi a vivere in piccoli spazi di terra dove poterono costruire delle casette e poterono iniziare a praticare l’arte di coltivare. Salvado stesso piantava le prime coltivazioni, tagliava alberi e arava il deserto con una squadra di tori. Più tardi, costruì anche dei magazzini di foraggio, dei mulini e dei granai dove i nativi potevano lavorare sotto la supervisione dei religiosi. Uno scrittore, per descrivere New Norcia, l’ha paragonata ad una città medievale. Con il fiorire delle arti e dell’agricoltura intorno al monastero, il villaggio dei Benedettini ricordava gli inizi delle città Europee. Da una visita da oltre mare, Salvado ricevette notizie riguardo il vescovo Brady. Questi aveva messo tutte le proprietà di New Norcia sotto il sul prorpio nome e il suo vicario generale accompagnato da un giudice aveva sfrattato ai monaci del monastero di New Norcia. Per 3 giorni, i monaci camminarono per trovare un posto dove stare. Finalmente, il vescovo Polding arrivò da Sidney per costringere il vescovo Brady ad abbandonare la sua posizione di vescovo di Perth e a rilasciare tutte le proprietà della Chiesa, inclusa su New Norcia. Salvado riprese possesso del monastero, ma scrisse con tristezza al suo arrivo a New Norcia: “Io incontrai solo un fratello che era stato affidato con la responsabilità della fattoria. Quando arrivai la piccola Chiesa era usata come una stalla. Il registro dei tabacchi era tenuto nel libro dei battesimi, Ogni 17 cosa è stata presa dal piccolo monastero... niente, assolutamente niente è stato fatto per i poveri nativi.” Nel 1899 Salvado lasciò l’Australia. Morì nel Dicembre del 1900 a Roma a San Paolo Fuori le Mura. Il suo corpo venne portato in Australia e la sua tomba, decorata con un mezzo busto di Salvado intagliato, si trova nella abbazia della Chiesa di New Norcia. Salvado è tra i piu’ importanti pionieri australiani; lui e’ unico tra i missionari per gli Aborigeni. Malgrado la natura selvaggia e primitiva del bush australiano, Salvado fu capace di realizzare due cose: portare a cultura Europea agli Aborigeni attraverso la via di vita monastica e far diventare gli Aborigeni degli agricoltori e dei cristiani. Anche se il progetto di Salvado di usare il monastero per evangelizzare gli Aborigeni è scomparso, il suo sogno di una via di vita monastica dei Benedettini a New Norcia ha avuto un seguito. Oggi tu poi vedere settanta fra tombe di monaci e suore provenienti dalla Spagna a New Norcia. Molte Chiese dell’Australia occidentale, costruite dai monaci con le loro mani, ricordano il loro coraggio e il loro zelo per il Vangelo. I Gesuiti e la missione agli Aborigeni. Missioni a Vecchia Uniya, Laguna Serpentina e Nuova Uniya. Tra i missionari che piu’ si sono adoperati per gli Aborigeni nel 19 secolo bisogna annoverare Padre Duncan McNab. Sebbene non fosse un Gesuita, fu responsabile della fondazione delle missioni gesuite nel Territorio del Nord (Australia). Era un uomo di grandi energie, viaggiava, stimolava, allietava, e faceva di tutto per sottoporre la situazione degli Aborigeni all’attenzione dei governi e della Chiesa Australiana. Egli ebbe maggior successo a Roma dove, nel 1880, egli sottopose la questione a Papa Leone XIII. Leone commissionò alla società dei Gesuiti di intraprendere questa missione. Nel 1882 quattro missionari Gesuiti arrivarono a Darwin, guidati da Padre Strele. Loro erano i primi di 19 Gesuiti che lavorarono nella missione tra il 1882 e il 1889. Svolgevano la loro attività attraverso 4 stazioni missionarie a Top End, di cui tre erano attive a Daly River tra gli anni 1886 e il 1899. Successivamente venne stabilita la stazione Regina del Santo Rosario – usualmente conosciuta con il nome aborigeno di Uniya. Questa includeva un raggruppamento di piccoli giardini e varie costruzioni che circondavano la croce della missione, all’ombra della quale veniva impartita l’istruzione religiosa. Vi erano incredibili difficoltà: scarsità di cibo, coltivazioni andate a male, alluvioni. Il non mangiare conduceva a malattie tali come febbri e infezioni agli occhi. Durante i lavori di costruzione “quelli che potevano vedere usavano i martelli e quelli che non potevano tenevano i chiodi”. Vennero 18 contattate anche gli abitanti di ‘Mulluk Mulluk:’ erano un piccolo numero di persone che si unì alla missione. Nel 1889, i missionari erano pieni di speranza. Padre Strele scrisse: “ Noi abbiamo vicino al fiume una scuola fiorente e un piccolo villaggio che si sta pian piano formando intorno a noi. Il primo matrimonio cristiano sara’ presto celebrato. Questo stazione ha fatto registrare un piccolo successo nelle piantaggioni di tabacco nell’ultima stagione... anche il riso e’ stato messo sulla collina e nelle paludi, semi importanti che provengono dalla Cina, nell’ ultimo resoconto stavano fruttando bene...”. Nel 1889, egli decise di stabilirsi nell’importante stazione alla Laguna Serpentina. Vi inviò Padre Donal MacKillop, uno dei fratelli di Beata Mary MacKillop. Nel Dicembre 1890 Donald McKillop fu nominato superiore dei Gesuiti nella missione lavorativa nel Territorio del Nord e prese l’incarico delle due stazioni di Daly e di Rapid Creek (l’odierna Darwin). P. MacKillop fondò un nuovo posto che chiamò San Giuseppe (chiamata Nuova Uniya). Dal 1891 i missionari avevano 4 preti e 7 frati nella loro equipe. Affrontarono gravi difficoltà a causa dell’ inospitalità della terra. P. MacKillop si rifiutò di non farcela, e nel 1893 disse: “Questo è il piano dei missionari di avvicinare gli Aborigeni alla terra e di trasformarli in una popolazione di agricoltori. Se noi riusciamo in questo siamo convinti di riuscire a trasmettergli la civiltà cristiana. Questo è un tipo di socialismo. Ogni uomo lavora per se stesso per la sua famiglia e per la comunità ...dal lavoro della comunità qualcosa viene sottratto come una tassa per la formazione e per le spese comunitarie e i profitti sono divisi tra i lavoratori. Cosi loro sanno che piu’ si danno da fare migliore sarà la loro condizione individuale... la religione è la nostra intenzione primaria, però è secondaria nella nostra pratica perche’ noi vediamo che prima di tutto dobbiamo civilizzare i neri prima di poterli cristianizzare... C’è una vera religione e una fiducia in se stessi al fondo di tutto questo.” Nonostante le difficoltà incontrate nel duro paesaggio australiano, Nuova Uniya divenne un villaggio rispettabile: grandi case missione, nuove chiese, nuove scuole, nuovi dormitori, circa 20 case per le famiglie aborigene, un granaio, una cisterna a pompa per l’irrigazione e la semina, dei pozzi, un acquedotto sotterraneo, capannoni per riserve e attrezzi e una fornace. Le mandrie di capre, maiali, cavalli e bestiami vari, si moltiplicavano, e una varietà di vegetazione fioriva. Tuttavia, sia animali che piante erano periodicamente colpite da malattie. In alcuni periodi gli Aborigeni residenti nella missione raggiunsero il numero di duecento - coltivatori, allievi e apprendisti lavoratori. La maggioranza delle famiglie che vivevano nelle 19 colonie possedevano due acri di terra ciascuna e quindici di queste famiglie erano cristiane. Inoltre, vi erano circa quattrocento aborigeni accampati intorno alla missione. Sebbene i missionari dovettero fronteggiare tanti tipi di difficoltà, furono capaci di ottenere grandi risultati. Nel Giugno 1895, il gionale missionario riportava: “Nonostante la condizione temporale e spirituale della missione non e mai stata migliore che adesso... il più dei Preti sono scoraggiati dopo che in un telegramma ricevuto recentemente si menzionava la probabbile distruzione e fine della missione. Tuttavia il nostro futuro insieme ai nostri doveri sono al sicuro nelle mani del nostro Dio.” Per i 3 anni successivi, gli uomini del Territorio del Nord si trovarono in uno stato di tensione. Nel 1899 il fiume Daly straripò e allagò l’area circostante facendo più danni dell’anno precedente. Divenne chiaro che si doveva trovare un nuovo posto dove vivere. Nel Giugno di quello stesso anno Padre Milz arrivò e chiuse la missione in quel territorio. Sebbene i Padri Gesuiti rimasero lì per circa 20 anni, essi compresero che era semplicemente impossibile cambiare la natura nomade degli Aborigeni Australiani. Se cio’ non era possibile, allora l’intera logica delle missioni basate su un modello Paraguaiano veniva a cadere. Il giornale della missione concludeva: “Questo lavoro è concluso – in 5 parole sono finiti 17 anni di duri lavori, frustrazioni e sacrifici.” I Gesuiti lasciarono Daly e il lavoro missionario a Daly River non fu ripreso per piu’ di 50 anni. Oggi Padre Tom English, che fa parte del Cammino Neocatecumenale, è il Parroco di Daly River. Recentemente è stata costruita una semplice cappella vicino al luogo di Nuova Uniya (San Giuseppe), con l’aiuto di giovani ragazzi del Cammino Neocatecumenale d’Australia. I Padri Pallottini e gli Aborigeni del Nord Ovest San Vincenzo Pallotti nacque a Roma nel 1795 e fu ordinato prete nel 1818. Il giovane prete, Vincenzo, vide la necessità di riaccendere la fede e la carità e di portare a Cristo tutti i non cattolici. Per compiere questo, egli inaugurò un programma rivoluzionario che univa i laici all’apostolato dei chierici: nel 1835 istituì la Società dell’Apostolato Cattolico. Nel 1901, Padre Waiter accompagnato da altre 3 appartenenti alla Società arrivò in Australia per 20 compiere il sogno di Pallotti: riaccendere la fede e la carità a Beagle Bay e Disaster Bay sulla costa del nord ovest. Nonostante le enormi difficoltà, i Pallottolini sono stati molto importanti per quanto riguarda la conoscenza della cultura Aborigena. Il loro contributo riguarda la conoscenza e lo studio delle lingue aborigene. La loro missione sparsa in aree remote dell australia è diventata una grande risorsa di per gli studi successivi. Padre Bischoff, arrivò alla missione nel 1905 e mostrò un grande interesse per la lingua e la cultura degli Aborigeni. Per dare il benvenuto a delle suore appena arrivate non esitò a danzare corroboree (tipica danza aborigena) vestito a malapena e ricoperto di pittura. Il suo benvenuto può essere stato espresso in modo inappropriato tuttavia il lavoro delle giovani suore Irlandesi che arrivarono nel Kimberly era eroico. Lavorarono per anni contro l’ignoranza e il rifiuto dei governi e dei capi, dondosi totalmente per i lebrosi e per l’educazione dei giovani. Nel 1930 Padre Raible scrisse: “L’intero stato è fondato ed è costruito sopra le ossa dei Negri che sono i veri padroni di questa nazione. Però loro sono stati uccisi e avvelenati come dei cani solo per non aver voluto lasciare le loro terra di caccia... Questo certamente è uno dei crimini che piange per la Giustizia del cielo.” Altre notevoli figure della Chiesa Australiana. I Cardinali Moran e Mannix troneggiano sulla storia della Chiesa Cattolica che varca la soglia del 20 secolo. Le loro statue sono davanti alla Cattedrale di St Mary a Sidney. Entrambe furono delle figure di riferimento non solo nella storia della Chiesa ma anche nella storia dell’Australia. Moran ebbe una grande influenza nel’integrare i cattolici Irlandesi con il Partito dei Lavoratori Australiano e plasmò l’ordine sociale della nazione nascente sulla base dei principi definiti da Leone XIII nella RERUM NOVARUM. Il Cardinale Mannix di Melbourne fu andche lui un leader. E’ ricordato sopratutto per la sua strenue opposizione alla partecipazione dei Cattolici australiani nel primo conflitto mondiale, per aver suportato la libertà per l’Irlanda e per aver, insieme a Moran, incoraggiato la cosruzione di scuole, ospedali e Chiese. Martiri dell’Oceania e Papua L’Oceania è composta da molte isole sparse in un area dell’Oceano Pacifico occidentale. Gli abitanti sono principalmente di origine Malese ma hanno diverse lingue. 21 “In alcune isole le tradizioni locali erano particolarmnte crudeli. La legge della vendetta era assoluta e per soddisfare la legge chiunque poteva essere messo a morte; non importava se la persona era colpevole o meno. Il cannibbalismo era ancora attivo su qualche isola e il non partecipare a un pasto cannibbale era considerato un’offesa. Come se ciò non bastasse, partecipare ad un simile pasto creava un obligo: doveva essere ricambiato. A Santo, le vedove venivano impiccate. Sulle piccole isole di Malekula, gli anziani venivano sotterrati vivi. C’era veleno ovunque, era del veleno usato per la stregoneria ma c’era anche veleno autentico.” Viaggiare da soli significava solitudine e pericolo. Cicloni, terremoti, eruzioni vulcaniche e onde giganti, spesso demolivano in poche ore il lavoro di anni. Dopo grandi fatiche molti missionari videro un piccolo numero di convertiti essere decimato dalla dissenteria, dalla devastante febbre spanola e dal colera. Missione in Papua e nelle isole di Solomone La Papua copre la terra che oggigiorno è conosciuta con il nome di Papaua Occidentale (parte dell’indonesia), Papua Nuova Guinea e alcune isole più piccole. Nell’ 1844, Papa Gregorio XVI inviò il Vescovo Epalle a Papua insieme a 7 Preti e 6 fratelli laici. Arrivarono a Sidney nel 1845. Dopo 4 mesi, essi andarono nella Nuova Caledonia e dopo sulle isole Solomone. Il giorno 1 Dicembre 1845 avvistarono l’isola più a sud-est, chiamata Cristobal. Il 16 Dicembre 1845, Epalle andò insieme al suo gruppo su un isola vicina, l’isola di Santa Isabel. Quatro ore più tardi il gruppo ritornò trasportando il loro vescovo morente, la sua testa era stata fracassata da ripetuti colpi di mazza. Morì 3 giorni più tardi. I missionari dovettero ritornare a San Cristobal dove si sistemarono temporaneamente. Dopo tanti tentativi non riusciti sulle isole di Solomone, sulle isole della Nuova Guinea, a Woodlark e Umboi (Rooke), i Maristi vennero costretti ritirarsi nel 1848. Dieci dei primi missionari erano morti, metà dei quali violentemente. Beato Giovanni Mazzuconi (1826-1855) è stato beatificato il 19 Febbraio 1984 da Papa Giovanni Paolo II e la sua festa ricorre il il 7 Settembre. Giovanni nacque a Rancio in provincia di Lecco, nel nord dell’Italia, nel 1826. Venne ordinato nel 1850 e fu membro dell’Istituto Pontificio per le Missioni all’Estero (PIME). Nel 1852 lasciò l’Italia per l’Oceania con altri 4 preti e 2 laici. Lasciarono l’Europa il Sabato Santo per l’Australia che era allora la base per le missioni cattoliche nelle isole del sud. Era il 10 Aprile 1852. Nell’Ottobre 22 del 1852, i missionari milanesi (PIME) ristabilirono la missione sull’isola di Woodlark. Padre Mazzuconi immediatamente si ammalò con una delle peggiori malarie appena arrivato nel 1852. Quando i giovani Preti arrivarono nessuno poteva prevedere che subito dopo pochi mesi, i loro corpi robbusti, potessero essere completamente devastati dalla terribile epidemia. Loro ugualmente tentarono di lavorare sulla vicina isola di Rooke dove però subito furono costretti ad abbandonare il luogo per colpa delle malattie, la mancanza di cibo e l’indifferenza in generale delle persone. Però nell’estrema povertà del posto, le difficoltà per comprensione la cultura e i credi di questa gente e le frequenti malattie, non indebolirono il coraggio e il buono spirito dei missionari. Beato Mazzuconi chiamò questo periodo della sua vita missionaria un “periodo di dure prove e allo stesso tempo di benedizioni particolari.” Dopo un intero anno di permanenza sull’isola di Rooke, non c’era nessuno della zona che anche per curiosità, mostrò qualche interesse per i missionari, meno che mai per la religione. All’inizio del Gennaio 1855, la situazione era catastrofica. Il corpo di Padre Mazzucconi era gonfio e la sua pelle, spaccata in più parti, gli causava terribili dolori. Le relazioni con i nativi del luogo stavano diventando incredibilmente difficoltose e sembrava che non c’era più speranza che loro potessero accettare il vangelo. Al finire di Dicembre del 1854, a Woodlark, un altro prete era ridotto a camminare come uno scheletro perchè la febbre lo attaccava continuamente. Padre Mazzuconi, venne mandato a Sidney, dove vi rimase fino a una completa guarigione. Egli lasciò nuovamente Sidney per Woodlark nell’Agosto 1855. Vicino Woodlark, la nave si arrenò e i nativi locali assalirono la nave massacrando tutti quelli che stavano a bordo. Padre Mazzuconi, fu ucciso con un’ascia conficcatagli nella testa. Su una sua ultima lettera, che scrisse prima di lasciare Sidney disse: “Disponibilità per la volontà di Dio – Domani mi imbarcherò e Sabato, il giorno dopo domani, sarò in alto mare nel ritorno a Wooldark. Quest’ anno, quando io sbarcai a Sidney, il Mercoledì della Settimana Santa, siamo stati sommersi da un uragano che strappò la nostra vela e spezzò le nostre corde e il nostro albero maestro a metà. L’uragano ci guidò tutti lontano sul mare senza direzione e con poca speranza di vita, per 4 giorni, fino a quando il sole dell’Est riapparì ancora come qualcosa di nuovo sopra le nostre teste. Noi ci sentivamo come persone veramente risorte dalla morte. Bene, questo Dio che mi salvò allora sarà con me anche in questo viaggio e se io non lo abbandonerò, lui sarà sempre con me. Quando lui è con me qualsiasi cosa mi accada sarà sempre una grazia, una benedizione per cui io lo ringrazierò. Se nel pericolo lui non interviene o pretende di dormire sulla prua 23 della nave, come l’aspostolo io lo andrò a svegliare e gli faròvedere il mio pericolo. Dopo se lui non vuole ascoltarmi, io gli dirò: Signore, comandami di venire con te e la mia anima camminerà sulle acque. Questa andrà con i suoi piedi e sarà soddisfatta per sempre. Io non so che cosa lui mi stia preparando per questo viaggio che inizierò domani. Io so solo una cosa, se lui è buono e mi ama immensamente, ogni cosa che avviene -calma o tempesta, pericolo o salvezza, vita o mortenon sono altro che espressioni mutabili del suo amore eterno ed immutabile. Si miei cari fratelli, noi abbiamo un’altro paese, un altra casa, un altro regno dove noi ci incontreremo tutti insieme, dove non ci saranno più separazioni o partenze, dove il passato triste e pericoloso servirà ad incrementare la nostra consolazione e la nostra gloria.” I Missionari del Sacro Cuore (Padri MSC) Nel 1881, Papa Leone XIII si rivolse verso un’altra congregazione, i Missionari del Sacro Cuore, per affidargli il difficile compito di evangelizzare la Nuova Guinea. Tre missionari del Sacro Cuore, tutti provenienti dalla Spagna, il 29 Settembre del 1882, sbarcarono sull’isola di Matupit vicino Rabaul. Quest’ultima data, marca l’inizio di una continua presenza della Chiesa Cattolica in Papua Nuova Guinea sino ai giorni nostri. Una seconda missione stabilita il 4 Luglio 1885, sull’isola di Yule. Più di cento di questi missionari morirono durante il loro servizio missionario locale. I pericoli erano reali. Nell’Aprile 1901, un missionario protestante, fu invitato da altri su un’isola vicino a un villaggio sull’isola di Goaribari. Lui venne buttato in un burrone e dopo bastonato fino a morte. I loro corpi vennero cucinati, mescolati con sago e mangiati. Perciò nonostante una reputazione selvaggia, il registro della Papua Nuova Guinea era meglio di quello della Polinesia, di Nuova Hebrides, o ancora dei suoi vicini, Nuova Guinea Tedescha, dove dieci missionari del Sacro Cuore vennero ammazzati in un solo attacco. Il conto della morte era alto tra tutti i Cristiani missionari. Solo fra i missionari del Sacro Cuore (che lo stile di vita era più dura di quella dei missionari protestanti), vi erano alcune morti risultate come incidenti. Queste includevano cadute da cavallo, un incidente con il carro trasportato dal cavallo, fratture celebrali dopo essere stati colpiti da sassi lanciati in aria, polmoniti e affogamenti. Per il resto, le morti premature erano risultate malattie. Molti uomini vissero dando le loro vite per l’evangelizzazione in Nuova Guinea. Preti, Suore e Frati laici lasciarono i villaggi della Gran Bretagna, la Valle della Loire e Alsace, il porto marittimo dell’Olanda, le città del Belgio e subborghi di Sidney, mai aspettandosi di rivederli ancora. Catechisti in Nuova Guinea e Benedetto Peter To Rot 24 Dall’inizio del 1882, i missionari del Sacro Cuore videro la necessità, di avere insieme a loro, addestrati catechisti fra le persone Papuane. Grande entusiasmo veniva data alla formazione dei catechisti. Dal 1888 c’erano molti catechisti, con le loro mogli, stabiliti nei vari villaggi. Questo continuavò sino alla prima parte del XX secolo. Un Prete nella costa sud della Nuova Bretagna scrisse: “Il nostro lavoro qui in questo distretto certamente sta avendo benedizioni da Dio e molto è dovuto ai nostri fedelissimi catechisti. Senza di loro io non potrei andare avanti.” Addestrati alla scuola della missione, i catechisti divennero le guide delle loro comunità cristiane locali. Dovuta alla loro vasta esperienza e conoscenza delle persone e del contesto, i catechisti erano abili ad ottenere molto nel campo della cura pastorale. Il loro ruolo includeva: Incontrarsi insieme con i nuovi cristiani convertiti per le lodi al mattino e i vespri alla sera, insegnando loro i doveri domestici e religiosi e correggendoli quando compivano delle ingiustizie. Pasare la fede ai bambini, insegnandogli materie elementari e promuovendo la buona condotta. In assenza di Preti, loro assistevano i morenti, pregavano con loro preparandoli per una morte santa. Loro sotterravano i morti con il rito funebre e supportavano i familiari e gli amici. In occasione di conflitti e lotte nella comunità, loro usavano la loro influenza e autorità per ottenere pace promuovere la riconciliazione. Insieme al loro numero, venne fuori un martire, Beato Peter To Rot. Egli ebbe una grande devozione per la Chiesa e i suoi membri. To Rot, nacque a Rukunai, sulla penisola di Gazelle nell’anno 1916. Egli fu scelto dal suo parroco per diventare catechista. La preparazione era appasionante, perchè tutti sapevano che una catechesi inrresponsabile poteva essere un ostaggio al lavoro di Dio. Sul finire dei suoi studi, i quali includevano un corso di insegnamento, oratorio, musica e specialmente canto, nel 1934 egli fece ritorno al suo proprio villaggio di Rakunai come catechista e maestro. Per otto anni, lavorò sotto la cura del suo parroco. Nel 1942, i Giapponesi fecero arrivo alla Nuova Bretagna. I missionari, vennero tutti mandati in un campo di prigionia. To Rot, prese l’incarico a Rakunai di mantenere le persone cattoliche unite. Portò i bambini a scuola e insegnava loro il catechismo come aveva sempre fatto. Però adesso to Rot lo faceva a tutte le persone, uomini, donne e bambini per lezioni di catechismo. Presiedeva nella preghiera delle Domeniche. Battezò bambini, testimoniò a dei matrimoni e visitò i malati. In più visitava segretamente i missionari nei campi dei Giapponesi, sino a quando non venivano condannati all’esecuzione. 25 Vicino al Natale 1944, To Rot venne chiamato a Rabaul, dove la polizia giapponese gli fece molte domande sul suo lavoro nel villaggio. Disse che la religione cattolica non era ancora proibita, così lui e le sue persone potevano ancora pregare. Dopo un po’ di tempo, la polizia giapponese chiamò i governatori del distretto, dicendogli: “Là non devono essere fatte più preghiere, no incontri, no battesimi, no matrimoni.” Per accattivarsi i capi locali essi reintegrarono la poligamia. Peter si battè per la santità del matrimonio e il suo significato nel piano di Dio. Parlò publicamente contro il suo fratello, Joseph, che era d’accordo con la reintrgrazione della poligamia. To Rot disse ai Giapponesi: “voi avete portato via i nostri Preti, però voi non potete proibirci di essere cattolici e di vivere come cattolici.” Per questo motivo egli fu arrestato, imprigionato, dichiarato e trovato colpevole di aver infranto la legge radudunando le persone per pregare. Il suo rappresentante pensò di provare a comprare la sua libertà però Peter disse: “Io sono contento di morire per la mia fede, però tu devi stare attento alle persone”. Quel pomeriggio, sua madre gli portò qualcosa da mangiare, vestiti puliti, la croce missionaria e il rosario. Sua madre gli disse che il dottore stava venendo a dargli una medicina quella sera, però egli rispose: “per cosa sta venendo? Io non sono malato.” To Rot si lavò, si mise i vestiti puliti, piegò le sue coperte sistematamente, dopo andò fuori aspettando e pregando per cosa lui sapeva sarebbe stata la sua ultima ora. Verso sera, due dottori Giapponesi arrivarono e mentre loro pranzavano, le guardie isolarono To Rot. Il giorno seguente, To Rot era steso morto. I Giapponesi dissero alla sua famiglia: “Questo ragazzo missionario era malato ed’è morto”. Il rappresentante disse alle persone:”Peter To Rot morì per la Fede.” Il catechista morto è stato sepolto ai piedi di una croce la quale era piazzata al centro del suo villaggio. “Io sono qui per questi... che non volevano la sviluppo del regno di Dio”. La sua festa e celebrata il 7 di Luglio. Missione in Melanesia I missionari cattolici andarono in Melanesia nel 1843. Il Vescovo Douarr creò il centro della missione nella Nuova Caledonia. Le sue responsabilità includevano l’evangelizazzione di Vanuatu di cui però non si occupò immediatamente. Nel 1848, mentre il Vescovo era in Francia, la missione fu attaccata. Un Frate venne ucciso e la sua casa venne incendiata. I missionari, vennero salvati dal provvidenziale arrivo di una nave cheimbarcò tutti e salpò per Sidney. Questa breve storia preprò il campo per il lavoro dei missionari nei settant’anni successivi. San Peter Chanel nacque in Francia nel 1803. Egli disse a riguardo della missione in Oceania: “in una missione così difficile è necessario per noi essere santi.” Dopo essere entrato nel seminario, Peter si unì alla nuova forma Società di Maria (Maristi), nel 1831. La Società si occupava della missione in 26 casa e all’estero. Ai Maristi fu affidata la missione in Oceania. Nel 1836, alla società venne affidata l’evangelizzazione delle Nuova Hebrides, nell’oceano Pacifico, e Chanel venne nominato come Superiore. Nella ricerca della loro destinazione, il gruppo si divise e Peter Chanel venne inviato nelle isole di Futuna e Wallis. Li scoprì che una guerra tra le tribù rivali e l’usanza del cannibbalismo ridusse le isole a una popolazione di pochi migliaia. Inoltre, i sopravvisuti erano afflitti da una religione di terrore che adorava divinità malvaggie. Peter lavorò fedelmente, imparò la lingua nativa, prestò attenzione ai malati, battezò i morenti e si guadagno la reputazione di una persone con un cuore buono. Il messaggio di Peter era di benevolenza e la sua dimostrazione di un’amore incondizionato verso i nativi fu inizialmente ben ricevuto dal Re Niuliki. Tuttavia il risentimento cresceva. Il Re Niuliki credeva che il Cristianesimo minacciasse il suo titolo di sommo sacerdote e distogliesse i nativi dai culti idolatrici. Alla fine, quando suo figlio espresse il desiderio di essere battezzato, il cuore del Re eruttò e subito ordinò ad un gruppo di suoi guerrieri di prendere le teste dei santi missionari. All’alba del 28 Aprile 1841, Peter fu picchiato e torturato dagli uomini del Re. Infine, egli morì per con colpo di ascia alla testa. Il suo corpo venne riportato prima in Francia e poi a Roma attraverso la Nuova Zelanda e l’Australia, dove restò per due settimane a Villa Maria a Sidney. Dopo pochi anni dalla morte di San Peter Chanel, la maggionaza degli avbitanti delle isole di Futuna si convertiono al Cattolicesimo. Peter venne dichiarato Martire e Beato nel 1889. Papa Pio XII lo canonizò nel 1954. Egli è solo uno dei numerosi martiri eroici che scrissero le loro autobiografie sull’Oceano Pacifico con la suola delle loro scarpe. Le difficoltà del lavoro dei missionari in Oceania sono chairamente espresse nella vita e nell’esperienza di Padre Salomon sulle isole di Wala. Mai amministrò un battesimo. Tuttavia, nessuno sapeva la lingua e le usanze di Wala meglio di lui. Conosceva tutte le famiglie di questa piccola isola e si univa alle loro feste. Detestava però il loro terribile vendicarsi ed evitava i pasti dove si mangiavano le persone. Egli fece una battaglia in particolare contro le usanze di sepoltura dei nonni prima della loro morte. Per 10 anni dal (18981908) lui provò a far riconciliare le persone delle due isole che passavano il tempo a combattersi. Un giorno venne programmato un grande incontro sull’isola maggiore per cercare di riconciliare gli appartenenti alle due isole. Padre Salomon partecipò a questo incontro credendo che il suo sogno si stava realizzando. Purtroppo, degli isolani si presentarono all’incontro armati e tesero un imboscata agli altri che vi andarono disarmati. Per eviatre le pallottole, corse nel bosco e dannegiò i suoi vestiti. Tre persone vennero uccise, tagliati a fette e mangiati. Padre Salomon non era stato fatto a pezzi ma venne sbeffeggiato però per la sua fuga testimoniata dai suoi vestiti strappati. 27 Spesso doveva assistere inerme mentre qualcuno veniva sotterrato vivo! Qualche volta le persone anziane venivano strangolate prima, ma, più frequentemente, venivano sooterrate vieve. Gli venivano legate la testa e i piedi, li facevano scivolare in una buca e li ricoprivano di terra mentre ancora parlavano. Sull’isola di Vao, c’era un prete, Padre Vidil. Gli abitanti di Vao andavano in massa per ascoltare le lezioni di catechismo di p.Vidil. Però loro non vuolevano essere convertiti. Loro erano sempre pronti ad uccidere i maiali per celebrare il rito chiamato “manangi”. Appena un manangi finiva, immediatamente ci si preprava per un altro. Padre Vidil lì vedeva preprarasi con le canoe per andare a caccia di maiali in posti lontani come Ambae. Nel Marzo del 1895 cacciarono 700 maiali però ancora non bastavano. Loro ne necessitavano sempre di più. “Tutti pensavano ai maiali, maiali e ancora maiali,” disse Padre Gaudet. Padre Vidil scoprì a poco a poco, che le persone erano entrate in un sistema da cui era impossibile uscirne, era una forma di schiavitù. Loro la chiamarono “vehilo”. Qualcuno di loro si rese conto della situazione e capiva che qualcosa doveva essere fatto per mettere fine a questa rovinosa usanza. Però nessun capo voleva abbandonare questo costume. Molti pensavano che soltanto Padre Vidil poteva fare questo. Egli esitò per lungo tempo. Però agli inizi del 1896, lui impose il suo “tabu” sul “vehilo”. Facendo così, lui firmò la sua condanna a morte. Nell’Aprile 1898, Padre Vidil mor in una terribile agonia. Mangiò dei gamberi (una prelibatezza che amava) che erano stati avvelenati. “Non potevamo fare nient’altro” confessò uno dei capi, “altrimenti, egli sarebbe diventato il capo di Vao”. Per essere perdonato, il Vao diede il benvenuto a braccia aperte a Padre Tayac. Però non c’erano ancora conversioni. Quando Tayac venne a sapere ciò che avevano fatto a Padre Vidil fu scandalizzato. Egli allora capì che lo stavano continuamente raggirando eLui sentiva che loro lo seguivano per tutto il tempo, per questo fu contento di lasciare questo posto due anni più tardi, nel 1900. Il più semplice atto di amore era un segno. Dopo che a Padre Romeuf perse una mano per uno scoppio di dinamite, Padre Jamond andò a Vao dall’isola di Pentecoste nel 1900. Dopo aver visto una folla entusiasta per Pentecoste scrisse: “queste persone non vogliono essere convertite. Loro non sono minimamente interessati. Tu devi vivere solo con loro per una settimana e realizzerai questo.” Cosa stava facendo? “Io prego molto, seminando i miei Ave Maria in ogni angolo di Vao... recito il rosario di notte.” Un giorno di Febbraio del 1902, Padre Jamond visitò un uomo anziano chiamoto Molkaru, che era paralitico. Un isolano annunciò che presto lo avrebbero seppelito dicendo che erano già tre anni che sprecavano il cibo per quest’uomo. Così il Prete iniziò ad andare ogni giorno dal paralitico. Lo curava, gli accendeva il fuoco e gli cucinava qualcosa. Dopo qualche tempo, qualcuno dell’isola fece sapere a Padre Jamond alcuni stavano andando a strangolare il vecchio 28 paralitico. Padre Jamond subito prese la sua carriola, caricò il paralitico e lo portò a casa sua. Con l’anziano a casa sua, più persone gli si avvicinarono. Loro venivano per parlare, le donne venivano a fare pettegolezzi, i bambini venivano a giocare e poi chiedevano se potevano rimanere. Questo era l’ininzio della scuola. Il Prete sentiva che tra lui e gli abitanti dell’isola cresceva l’amicizia. Il capo di Lambarang fu il primo a chiedere di essere battezzato. Egli era pronto a riceverlo insieme a tutto il suo clan. Egli conosceva la sua nuova religione e aveva sempre partecipato alle classi di catechismo di Padre Vidil. Con infinita pazienza e in povertà, Jamond provò a mostrare l’amorevole volto di Cristo. Conclusione Per concludere queste poche pagine, (insufficienti a riflettere le meraviglie che Dio fece attraverso molti Cattolici nell’Australia e in Oceania), in umiltà e con un’occhio al futuro, noi osiamo includere una menzione della nostra propria esperienza lunga più di 30 anni. Noi arrivammo qui molto giovani, però pieni di zelo e paura. Adesso noi non siamo più così tanto giovani, però possiamo dire che la Parola è libera, non si può incatenare ed è predicata da molti: tutto Ad Maiorem Dei Gloriam. Nel Febbraio del 1977, una Equipe di catechisti, Totò e Rita Piccolo, con Padre Antonio e José, arrivarono in Australia, invitati dagli Anglicani di una parrocchia in Melbourne. Presto ricevettero altri inviti per iniziare il Cammino Neocatecumeniale nelle parrocchie cattoliche. Il Vescovo di Darwin, sentì parlare di loro e li invitò ad annunciare Gesù Cristo anche nella sua diocesi. Le prime catechesi vennero fatte agli indigeni australiani nel 1980 a Port Keats (Wadeye). Il lavoro con la Chiesa Anglicana finì nel 1995 mentre nella Chiesa Cattolica questa opera è cresciuta lentamente ma progressivamente – a Sidney, a Perth, a Brisbane, a Canberra, a Wollongong, a Broome, e recentemente ad Adelaide. Comunità furono formate anche sull’isola di Melville, le isole di Solomone, in Samoa e Papua Nuova Guinea. Negli anni 80, con questa predicazione ha dato vita a due nouvi frutti in tutto il mondo: famiglie in missione e i seminari Redemptoris Mater – quest’ultimo particolarmente per il supporto della famiglie in missione. Famiglie in missione iniziarono ad arrivare in Australia dando supporto e peso all’evangelizzazione nel 1980. Adesso il loro numero è di 37 in 10 diocesi dell’Australia. Nel 1994, l’Arcivescovo Barry Hickey eresse formalmente il seminario Missionario Diocesano Redemptoris Mater a Perth, dal quale 24 presbiteri sono stati ordinati (Il Santo Patrono è San Gabriele dell’Addolorata). Nel 2003, il Cardinale George Pell fece lo stesso a Sidney. Al momento sta avendo luogo la costruzione del nuovo seminario in Gurney Road, Chester Hill (San Vincenzo de Paoli è il Santo Patrono). Nel 2003, le 29 prime due comunità Neocatecumenali d’Australia a Melbourne, terminarono il Cammino Neocatecumenale. Il Cammino Neocatecumenale è adesso in 30 parrocchie sparse per l’Australia includendo le Cattedrali di Darwin, Perth e Broome: il Signore è fedele e il suo braccio è forte e potente. La stoltezza del Kerigma ha la potenza di salvare. La Chiesa Cattolica in Oceania e in Australia (anche Papua Nuova Guinea) continua ad avere bisogno di missionari. Coloro che vennero prima di noi dando la loro vita annunciando Gesù Cristo ci incoraggiano mentre attendiamo la venuta di Pietro fra noi nella persona di Papa Benedetto XVI. Per la stesura di queste pagine, scritte per l’occasione della GMG, si è fatto ricorso a varie fonti. Queste pagine sono per uso privato e la distribuzione è limitata. Catechisti Itineranti Sidney, Giugno 2008.