Scrive un lettore: bella ragazza, sobria e
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Scrive un lettore: bella ragazza, sobria e
A000687, 1 A000687 FONDAZIONE INSIEME onlus Da IO DONNA del 27/8/05 pag. 200 <<FIGLIA DI MAMMÀ>> di CLAUDIO RISÉ, psicoanalista e scrittore. Per la lettura completa dell’articolo si rimanda al settimanale citato. Scrive un lettore: <<Ho 30 anni e amo una bella ragazza, sobria e con i piedi per terra, senza quell’arroganza frequente tra le mie coetanee. Sono però preoccupato perché, oltre ad essere freddina fisicamente, è legatissima alla madre. Le telefona più volte al giorno, le vacanze si passano in Calabria con mamma e le sorelle (il padre se la dà a gambe), altrimenti resto solo. Sostiene che tutto questo è naturale. E lo sarà anche dopo il matrimonio. Caro amico, il forte legame della donna con la madre e le sorelle è da sempre uno dei rischi maggiori per le nuove unioni (anche se, vissute con buonsenso, può essere invece una grande risorsa). La figura della suocera, celebrata di barzellette ed aneddoti, deve la sua terribile fama proprio a questa realtà: la persistenza di uno stretto legame madre-figlia rende più difficile per la donna aprirsi alla relazione con l’uomo. Questo accade innanzitutto dal punto di vista dell’erotismo, che rimane orientato su immagini prevalentemente femminili: da qui la freddezza lamentata spesso dagli uomini in queste donne. Ma lo stesso avviene in campo affettivo, il vero oggetto d’amore rimane spesso il mondo dell’infanzia, rappresentato dalla madre e dalle sorelle. Si tratta di un problema antico, presente nell’inconscio collettivo e nei miti che lo rappresentano. In alcune narrazioni del mito di Eros e Psiche -per certi versi un archetipo dell’amore tra uomo e donna- Eros per prendere in sposa Psiche chiede che prima la madre e le sorelle le facciano il funerale e la mettano in una bara. Poi lui verrà a prenderla in sposa. La ragione della bizzarra richiesta è proprio il problema che la turba: la giovane donna deve prima morire come figlia e sorella per essere pronta all’unione con l’uomo. Solo una volta compiuto ed elaborato questo lutto, il rapporto eterosessuale può costituirsi e crescere. Naturalmente non si tratta di una rottura definitiva, e tanto meno affettiva. Tuttavia la morte ed il funerale qui indicano una trasformazione, un passaggio di coscienza: la donna non può entrare in un profondo legame e progetto di vita con l’uomo, senza aver trasformato profondamente i rapporti con le figure della sua infanzia. Deve rendere meno esclusivo il riferimento al mondo simbolico femminile (che rimane comunque il suo, quello che ispira la propria identità), per consentire al maschio e all’uomo di prendere posto nella sua vita. Questo spazio al maschile è indispensabile perché l’uomo venga visto per quello che è, e non solo come proiezione dei bisogni della donna. Sarà poi indispensabile per riconoscere al compagno-padre uno spazio educativo verso i figli. Anche allora, infatti, se la donna si riferisce esclusivamente alla propria madre, può mettere in pericolo la solidità dell’unione, escludendone il marito-padre.