Sintesi gender - Centrofamiglia

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Sintesi gender - Centrofamiglia
Centro per la Formazione e la Consulenza
della Coppia e della Famiglia
ottobre-dicembre 2014
L’EDUCATORE OGGI
DI FRONTE AL SESSO
E ALL’AMORE
Sintesi - Ideologia del “gender”
Nell’attuale cultura individualista, il movimento LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender) porta avanti un pensiero che mette l’autodeterminazione dell’individuo al di sopra
della realtà corporea: l’ideologia del “gender”.
Le differenze essenziali tra uomini e donne non dipenderebbero dal sesso biologico, ma dalle influenze culturali e sociali, che determinano i ruoli di genere (gender in inglese).
«Donna non si nasce, si diventa» (Simone de Beauvoir)
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Alcune definizioni dell’ideologia del gender
Sesso biologico: è il sesso corporeo, maschile o femminile.
Genere: è il sesso ”culturale”, che la teoria del gender non limita
alle due sole versioni maschile e femminile, aggiungendovi: omosessuale maschile, omosessuale femminile, bisessuale, transgender (e altre: per registrarsi su Facebook si sceglie tra 53 generi).
Identità di genere: percezione soggettiva di appartenere ad uno
dei generi.
Ruolo di genere: ruolo, determinato dal genere, che un soggetto
svolge nelle relazioni con gli altri.
Orientamento sessuale: direzione del desiderio sessuale, preferenza di comportamento sessuale.
Fluidità sessuale: nei suoi più recenti sviluppi, l’ideologia del
gender ammette che le identità possano virare dall’una all’altra.
Identità “queer”: è il limite estremo (per ora), si tratta del rifiuto
di ogni identità sessuale, per affermare una mente senza genere.
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• Che oltre al sesso ci sia anche il genere e abbia un suo peso, è un fatto, ma l’ideologia del
gender va oltre, fino a negare al sesso biologico un significato decisivo nella definizione
dell’identità e dei ruoli di una persona. In altre parole, per questa ideologia, essere maschio o femmina è trascurabile, ciò che conta è il genere a cui sento di appartenere.
• Quindi la corporeità non sarebbe portatrice di significato o di senso, i significati sono nella mente. L’ideologia del gender presuppone una visione gnostica della persona umana.
• Nell’elenco delle identità di genere ci sono anche quelle definite dall’orientamento sessuale: non ciò che sento di essere, ma ciò che sento di desiderare. Gli orientamenti diventano identità = «Io non ho dei desideri, io sono i miei desideri». È il trionfo
dell’autodeterminazione.
• Le identità percepite e i relativi ruoli di genere sono rivendicati come identità giuridica
(registrazione anagrafica), al posto del sesso biologico. Il riconoscimento giuridico dovrebbe anche riconoscere le variazioni dovute alla fluidità. Gli altri devono accettare co-
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me realtà la mia percezione. Ma davvero il sesso biologico non conta nei ruoli svolti? Se
nella sfera strettamente individuale questa domanda può essere ignorata (non senza conseguenze), si dovrebbe tenerne conto almeno quando si svolge un ruolo verso gli altri.
Questo problema diventa molto rilevante per quei ruoli che in natura sono più strettamente connessi alla realtà corporea, come paternità e maternità. Davvero padre e madre non
contano, e possono essere sostituiti da genitore A e genitore B? Un maschio (con qualsiasi orientamento sessuale) può essere mamma? Una femmina (con qualsiasi orientamento
sessuale) può essere padre? L’identità di “figlio di due mamme” (o di due papà) rispetta
la natura di una persona?
L’esempio appena fatto ci fa comprendere come l’ideologia del gender deve perciò negare l’idea di “natura” intesa come “verità” delle cose.
La questione diventa ancora più seria quando sono interessati soggetti non in grado di
scegliere, come i minori coinvolti nell’adozione, nella fecondazione eterologa, o nelle attività educative e scolastiche.
Si può imporre a un bambino l’identità di “figlio di due mamme” (o di due papà)?
E cosa dire dei programmi scolastici impostati sul gender, tendenzialmente obbligatori,
previsti dalla strategia LGBT? Ovviamente non sono “corsi di gender” ma “attività didattiche per l’educazione alla diversità e per il contrasto all’omofobia”. Però le strategie
messe in atto si basano sull’idea che per contrastare l’omofobia sia indispensabile convincere i bambini che “papà e mamma”, “papà e papà”, “mamma e mamma” sono la
stessa cosa. In altre parole: il sesso non conta. Cioè ideologia del gender.
Le leggi “antiomofobia” negano il diritto di parola a chi non condivide l’ideologia del
gender. Sono previste conseguenze penali, anche detentive. Formalmente l’accusa non è
quella di contrastare l’ideologia del gender, ma di praticare e promuovere la discriminazione contro gli omosessuali. In pratica, con queste leggi, l’ideologia del gender diventa
inattaccabile. Leggi simili sono già vigenti in
altre nazioni, non ancora in Italia, dove è in
fase avanzata l’iter parlamentare del disegno
di legge Scalfarotto. Se sarà approvato, cosa
molto probabile, saremo finalmente in linea
con le nazioni più civili, come la Francia, dove i cittadini sono arrestati se manifestano
contro il matrimonio omosessuale o se indossano una maglietta col logo della Manif Pour
Tous, raffigurato qui sopra. O forse preferiamo la Germania, dove i genitori sono arrestati
se non mandano i figli alle lezioni di “educazione sessuale” basate sulle teorie di genere.