1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi: smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) Fermacarte in onice Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in lana e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO XLX - N. 2 - MAR./APR. 2011 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma CAMBIAMENTI NEGLI ORGANI CENTRALI DELL’ISTITUTO Il Gen. Giuseppe Picca, Presidente della Federazione Provinciale di Bari, è subentrato nell’incarico di Vice Presidente Nazionale al Cav. Uff. Angelo Di Natale. Il Cav. Giorgio Bulgarelli, Consigliere Nazionale e Presidente della Federazione Provinciale di Bologna è stato nominato componente della Giunta Esecutiva Centrale. Il Gen. Bruno Stegagnini, Presidente della Federazione Provinciale di Firenze è stato nominato Consigliere Nazionale. Al Gen. Picca, al Cav. Bulgarelli ed al Gen. Stegagnini formuliamo le congratulazioni e l’augurio di bene operare nei nuovi prestigiosi incarichi. EROGAZIONI LIBERALI A FAVORE DEL NASTRO AZZURRO Con il riconoscimento ufficiale dell’interesse storico dell’archivio della Presidenza Nazionale è ora possibile effettuare erogazioni liberali finalizzate alla “Conservazione, potenziamento e valorizzazione dell’archivio Storico dell’Istituto del Nastro Azzurro”, per le quali è prevista la detrazione fiscale sulla dichiarazione dei redditi. (art. 15 comma 1 lettera h del D.P.R. 917/1986). Le erogazioni devono essere effettuate intestandole a “Istituto del Nastro Azzurro - Presidenza Nazionale” tramite banca, ufficio postale, assegni bancari o circolari versati sul c/c postale o bancario indicati nel riquadro a fondo pagina, specificando la motivazione indicata in grassetto più sopra. DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO Come ormai di consueto, è consentito destinare il "5 per mille" dell'IRPEF a sostegno delle attività delll'Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all'art.10, comma 1, lettera a, del D.Lgs. n.460/97. Sia con il Mod. UNICO che con il 730 è possibile compiere tale scelta e pertanto vi invitiamo ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto per diffondere, in particolare nelle giovani generazioni, il rispetto e l'amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso di Essa, assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d'Arma. La scelta si può esprimere apponendo, negli appositi spazi, la propria firma e il Codice Fiscale dell'Istituto 80226830588, e non comporta alcun onere a carico del contribuente. • Comunicazioni • Editoriale: I cattivi esempi della politica • Un soldato • Il sogno • Lettere a “Il Nastro Azzurro” • Il generale Biagio Abrate è il nuovo CSMD • Il generale Claudio De bertolis è il nuovo Segretario Generale della Difesa - DNA • Ancora vittime italiane in Afghanistan (i fatti) • La Marcia dell’Unità d’Italia: nel mezzogiorno il massimo successo (più articoli) • Riflessioni sulla Giornata della Memoria • Giornata del Ricordo • Competizioni di tiro 2010 • Istituto del Nastro Azzurro a San Vito dei Normanni • Viaggio storico fra i ghiacci del polo nord • Il Gruppo Alpini di Villa Tirano assegna una borsa di studio • Detto fra noi • Notizie in Azzurro • 150° Anniversario dell’Unità d’Italia: il patrimonio di tutti • 150° Anniversario: ostacoli antichi e recenti sul cammino dell’Unità d’Italia • Il contributo storico patriottico della città di Brescia al raggiungimento dell’Unità d’Italia • Adua 1936: ricordo della grande battaglia • Azzurri nell’azzurro del cielo • Consigli Direttivi • Azzurri che si fanno onore • Cronache delle Federazioni • Recensioni • Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” “” “” “” 2 3 3 3 4 6 “” “” 7 8 “” “” “” “” 10 16 17 18 “” “” 20 21 “” “” “” 22 24 25 “” 26 “” 28 “” “” “” “” “” “” “” “” 32 34 36 36 37 38 46 48 In copertina: La Marcia dell’Unità d’Italia: un grande successo del Nastro Azzurro “IL NASTRO AZZURRO” Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Antonio Teja, Giuseppe Picca, Antonio Valeri, Federico Vido, Giorgio Zanardi, - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: aprile 2011 Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588 Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre. 2 Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana IL NASTRO I CATTIVI ESEMPI DELLA POLITICA mati a sostenere ingenti spese legali per difenderci da persol nostro Istituto sta sicurane già iscritte al Nastro Azzurro che, badando esclusivamenmente acquisendo una credite ai propri interessi personali, cercano di raggiungere i loro bilità ed una visibilità rilevanscopi ricorrendo alla magistratura, ignorando coscientemente ti in ambito nazionale. Lo si perle vie statutarie e regolamentari. cepisce dagli apprezzamenti che E' un film già visto, un pessimo esempio fornitoci dalla giungono da più parti, dalla prepolitica di questi anni: gettare fango sull'avversario nella consenze autorevoli alle iniziative sapevolezza che, indipendentemente dalla veridicità di quanpromosse dalle varie to affermato, qualche macchia rimarrà sulla sua pelle; Federazioni, dal credito acquisito comunque un danno economico verrà in ogni caso prodotto. presso la Presidenza della Una cosa veramente squallida! Repubblica, il Ministero della Se qualcuno avesse frainteso la missione del Nastro Difesa, i vari Stati Maggiori e Azzurro è bene che si ravveda in tempo: l'Istituto non è una Comandi Generali. Di tutto ciò fabbrica di onorificenze o di privilegi, bensì richiede un contidobbiamo ringraziare quei nuo impegno per "affermare il valore e le virtù militari italiaPresidenti di Federazione particolarmente attivi sul territorio, ne … tutelare il rispetto e l'amore per la Patria … ravvivare il il nostro Presidente Onorario che con la realizzazione del supricordo degli eroismi compiuti" porto informatico contenente le mediante iniziative di vario genere motivazioni delle decorazioni al Valor L'ACCOGLIENZA RISERVATA (cerimonie, convegni, mostre, borse Militare ha realizzato un'opera senza di studio, conferenze, visite a luoghi precedenti, la capillare presenza ALLA NOSTRA ULTIMA INIZIATIVA, storici e così via). dell'Istituto al maggior numero posLA MARCIA DELL'UNITÀ D'ITALIA Cambiando argomento consentisibile di manifestazioni e cerimonie ED AL SUO ATTORE PRINCIPALE, temi una considerazione che mi nel Paese. L'accoglienza riservata sorge spontanea dalla recente contialla nostra ultima iniziativa, la Marcia MICHELE MADDALENA, È LA nua esaltazione del nostro Tricolore dell'Unità d'Italia ed al suo attore PROVA TANGIBILE DELLA da parte di alcune forze politiche. principale, Michele Maddalena, è la CONDIVISIONE DEI NOSTRI Quale vecchio soldato non posso che prova tangibile della condivisione dei VALORI E DEI NOSTRI IDEALI. compiacermi di questo atteggiamennostri valori e dei nostri ideali. to, augurandomi che sia frutto di Tutto ciò ha prodotto importanti intima convinzione e non di una conriconoscimenti morali, attestazioni di venienza temporale. Ricordo bene il giudizio negativo riservastima e di gratitudine, espressioni di ringraziamento: sono to a coloro che solo pochi anni fa avevano l'ardire di esporre corroboranti iniezioni di fiducia in un contesto oggi sempre o esibire la nostra Bandiera nei periodi in cui non era impepiù difficile specie dal punto di vista economico. In un gnata la squadra nazionale di calcio. momento in cui i contributi statali sono stati ridotti al minimo Buon anniversario a tutti. e tutti noi ci stiamo prodigando per studiare soluzioni che perCarlo Maria Magnani mettano una decorosa sopravvivenza all'Istituto, siamo chia- I ( P e r l’ 8 8 ° a n n iv e r s a r io d e lla f o n d a z io n e d e ll’ I s t it u t o d e l N a s t r o A z z u r r o , r ip p o r t ia m o il r ic o r d o d e l f o n d a t o r e Ettore Viola, pubblicato da donna Palma Viola di Ca’ Tasson su "Patria Indipendente" il 24 maggio 1990) Al Sacrario Militare del Monte Grappa dal 1986 riposa per privilegio eccezionale il mio compianto marito, On. Ettore Viola, una delle figure più fulgide del primo conflitto mondiale, definito da Re Umberto II "la più bella Medaglia d'Oro della grande guerra" e paragonato dall'On. Aldo Rossini "ad un eroe omerico e ariostesco". Già amico di D'Annunzio, dopo il delitto Matteotti (giugno 1924) l'On. Viola aveva rifiutato un posto nel governo fascista offertogli qualora egli avesse accettato di neutralizzare il valore politico e costituzionalista del "voto" uscito dal Congresso dell'ANC (Associazione Nazionale Combattenti - ndr) ad Assisi nel luglio 1924 (con Viola eletto Presidente Nazionale). Invece, l'On. Viola portò l'Associazione Combattenti al centro della resistenza alla dittatura fascista, smentendo la pretesa di Mussolini di aver portato al Re Vittorio Emanuele l'Italia di Vittorio Veneto. In parlamento dal novembre 1924 al novembre 1926, l'On. Viola fu il primo protagonista dell'opposizione in Aula al fascismo, presiedendo il Gruppo dei deputati ex combattenti - già eletti nel "Listone" - e battendosi a duello anche con l'On. Bottai in seguito alla tempestosa seduta del 2 aprile 1925 alla Camera dei Deputali. Durante il lungo esilio in America Latina, l'On. Viola svolse attività giornalistica antifascista e per stigmatizzare l'entrata in guerra dell'Italia pubblicò con successo il volume "Responsabilità fascista e realtà prussiana", poi elogiato da Benedetto Croce in una lettera all'autore nel 1945 (ora all'Archivio Storico della Camera dei Deputati con i "carteggi Viola", da me donati). Rientrato nel 1944, a Salerno, dove risiedeva il governo di Badoglio, l'On. Viola fu restituito alla presidenza dell'Associazione Nazionale Combattenti (dalla quale era stato destituito arbitrariamente il 5 marzo 1925 da Mussolini), che egli volle fosse unitaria, comprendesse cioè senza distinzione tutti quanti avevano combattuto in nome dell'Italia. Rimase per più anni - rieletto nei vari congressi nazionali - Presidente dell'ANCR (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci - ndr). Nel secondo dopoguerra fece parte della Consulta Nazionale (1945-'46) e della I e II Legislatura (1948'58) della Camera dei Deputati. Nel 1950, con l'approvazione di Don Sturzo - che il 6 marzo gli aveva indirizzato gli "auguri per la buona campana" - l'On. Viola con grande coraggio e rettitudine sostenne, a nome dei Combattenti, sul loro organo ufficiale "L'Italia d'Oggi" ed in Parlamento, una memorabile battaglia per la moralizzazione della vita pubblica, indicando i mali della incipiente corruzione politica e bruciandosi anche questa volta la carriera politica per affermare un ideale di onestà e di purezza per cui aveva rischiato la vita meritatamente per tutta la durata della guerra. Palma Viola di Ca' Tasson IL NASTRO AZZURRO 3 LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO” Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”. Caro Direttore, Da vecchio soldato, con circa 30 anni di onorato servizio, ti chiedo di permettermi uno sfogo … attraverso il nostro Giornale, … cosicché qualcuno, se crede, mi possa confortare di un suo parere. Il giorno 17 aprile (2010 - n.d.r.), alla presenza di autorità, bandiere, gagliardetti e gonfaloni, nonché di nutrite rappresentanze di Associazioni d'Arma e Combattentistiche, si teneva a Noale (VI) la cerimonia in ricordo ed in onore della M.O.V.M. Carrista Giovanni Cracco, cui è intitolata la Scuola Media del luogo. Uno dei primi interventi ufficiali era affidato al parroco di Noale. Ora, le autorità religiose sono da sempre le benvenute nelle cerimonie e nelle commemorazioni patriottiche, ma, credo, i loro interventi dovrebbero, per dovere di ospitalità, limitarsi ai temi attinenti le manifestazioni stesse e in questo caso, a mio modesto avviso, si trattava di ricordare e onorare un glorioso caduto. Il parroco, dopo un giusto breve saluto rivolto ai ragazzi della scuola, veri protagonisti del futuro, ha fatto loro sfoderare la famosa bandierina della pace: quella per intenderci, inventata dal famoso don Albino Bizzotto, ossia lo stesso sacerdote che può affermare in pubblico che quando nasce un bambino americano, questo dovrebbe venir subito soppresso! Sono affermazioni che ho potuto udire a Padova con le mie orecchie. Ma, anche se quel simbolo ormai cammina a braccetto con le bandiere di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani e dei sindacati estremi, sin qui, "transeat!" Riconosciamo una volontà e un auspicio di pace anche se in quel modo, sollecitato da un rappresentante della Chiesa ad una manifestazione di quel tipo, la cosa può apparire piuttosto "pelosa"! Dopo di questo, e sempre di fronte a gran numero di autorità civili e militari tra cui un generale di C.A., il sacerdote ha intrattenuto la folta assemblea col racconto della fiaba delle "Dolci coccole…!" e della strega Asfadan. Confesso che ho resistito solo 10-15 minuti mentre il "giocoso" prete, continuava col suo refrain delle "dolci coccole" ripetuto fino alla noia. Dove andava a parare? Non lo so, perché come detto non ho potuto resistere e sono uscito dal salone della scuola. Chiedo: sono io diventato cogli anni troppo intollerante o c'è davvero qualcosa che non va? E gli Alpini, le Associazioni Combattentistiche e d'Arma, stanno a questo gioco? Dove pensano di arrivare? D'istinto dico che se questa è l'Italia vorrei dimettermi da italiano, ma … vorrei esser certo che non è così! Per questo Le scrivo e grazie per la pubblicazione … saluti italiani Giuseppe Magrin Caro Magrin, come non si può condividere la Tua reazione! La commemorazione di un Combattente Decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare, al quale è stata intitolata una scuola non dovrebbe essere occasione di una manifestazione diversa da quella per la quale si è stati convocati. L'Italia è uno strano paese in cui gli ideali più nobili vengono costantemente messi in dubbio mentre gli atteggiamenti meno corretti generano sovente compiacimento ed approvazione. Ciò a prescindere dalle idee politiche di ciascuno. Quando poi determinati atteggiamenti politici, figli di un periodo storico ormai chiuso da decenni, e non mi riferisco al fascismo, bensì alla guerra fredda, permangono in strati della società refrattari ad accettare il cambiamento, si rimane giustamente basiti. Cosa dire? Credo che la schiettezza di un don Camillo che, nel pieno del periodo del cosiddetto "Frontismo" non esitava a dire pane al pane e vino al vino, potrebbe fare ancora oggi scuola nell'evidenziare le contraddizioni in cui cadono costantemente alcuni esponenti della nostra società, che neppure possiamo qualificare come politici. Ma rimane sempre il fatto che la libertà d'opinione prevista in una democrazia, permette a chiunque di esprimere opinioni che, pur dichiarandosi "pacifiste", non sono affatto "pacifiche". Purtroppo non è la prima volta che ci troviamo di fronte a simili comportamenti da parte di esponenti del clero, strenui difensori di un pacifismo a senso unico. Ci dobbiamo rassegnare: un Don Gallo non diventerà mai Don Mazzoni! Cosa fare? La prossima volta che si viene coinvolti in quella specifica manifestazione, non si invita il parroco di Noale, non è obbligatorio. Un cordiale saluto Gentilissima Redazione, ho 91 anni, ricevo regolarmente e leggo con orgoglio ed entusiasmo la Rivista "Il Nastro Azzurro". Sono la sorella del sergente Angelo Ghezzi, 187° Battaglione "Folgore", 30a Compagnia. Dopo aver partecipato alla battaglia di El Alamein, i pochi superstiti furono rifocillati ed inviati a combattere a Takrouna, in Tunisia, il 20 aprile 1943, dove Angelo morì assieme a tanti altri suoi Valorosi Compagni, e fu Decorato al Valor Militare con Medaglia d'Argento alla memoria. Il suo Comandante Cesare Andreolli, con una lettera, mi comunicò che lo vide cadere sotto i suoi occhi mentre gridava "Viva la Folgore!". Altri tempi, altri uomini! Con questo non intendo diminuire il valore dei Caduti di altre guerre, di Nassirya, del Kosovo, dell'Afghanistan, ai quali penso come sorella, come madre e come nonna. Viva l'Italia, viva il Tricolore! Vi trasmetto in allegato una foto, fronte e retro, inviatami nel 1972 dal Comandante Andreolli e vi chiedo molto umilmente se è possibile onorare la memoria di mio fratello Angelo sulla nostra rivista, con due righe a ricordo. Fiduciosa, ringrazio e porgo distinti saluti. Elisabetta Ghezzi 4 IL NASTRO AZZURRO Gentile signora Ghezzi, credo che le Sue poche, ma sentite parole, servano più di ogni altra cosa ad "onorare la memoria" di suo fratello, uno dei tanti eroi che hanno sacrificato la vita opponendosi con strenuo coraggio ad un nemico soverchiante di mezzi e potenziale. Penso che più di ogni altro pensiero, risponde a quanto Lei ha chiesto, la semplice pubblicazione qui di seguito della "motivazione" della Medaglia d'Argento conferita "alla memoria" a Suo Fratello Angelo proprio a seguito dell'azione in cui ha trovato una morte gloriosa. "Comandante di squadra di un battaglione di paracadutisti impegnato in accanito contrattacco a posizioni avversarie, in località montagnosa, si distingueva per grande coraggio ed iniziativa. Incaricato di annientare nuclei di fucilieri avversari annidati fra le rocce e che provocavano sensibili perdite, trascinava i suoi uomini all'assalto. Mentre, armato di pugnale, piombava su un gruppo di armati veniva colpito a morte. Cadeva gridando: "Avanti, viva la Folgore". Magnifica figura di combattente tenace e ardito. T a k r o u n a ( T u n i s i a ) , 2 0 a p r i l e 1 9 4 3" Un caro e rispettoso saluto. Caro Direttore, … Se c'è una ragione per la quale continuerò a ringraziare le generazioni che mi hanno preceduto, quella più valida, è che mi hanno protetto da una guerra, anzi l'hanno fatta per tutti noi, permettendoci di vivere e crescere in un periodo sufficientemente tranquillo ma soprattutto ci hanno permesso di non essere costretti a sparare su un altro essere umano. In altre parole, … hanno fatto quello che fanno oggi le nostre Forze dell'Ordine, il lavoro "sporco" per permetterci di sopravvivere tranquilli in una società permissiva, senza etica e ideali, dove troneggia la spregiudicatezza dei comportamenti e l'assoluta mancanza di dignità. Quei giovani che non sono rientrati dalla guerra, dai campi di prigionia e dai lager, se non ci diamo una sterzata brusca, sono morti inutilmente. E noi che ci occupiamo di Decorati al Valore, non possiamo permettercelo, soprattutto per quelli "alla memoria" ma anche per i viventi che sono tra noi e sono costretti a sopportare quelle assurde moderne interpretazioni della democrazia e della libertà solo in favore della violenza, non solo materiale. Un abbraccio fraterno Giovanni Bartolozzi Caro Bartolozzi, innanzitutto mi scuso per i "tagli" che ho operato alla tua lettera per ragioni di spazio: spero di averne comunque mantenuto integralmente il senso ed il significato. Poi … insomma, darti ragione è facile. Quello che dici è proprio ciò che sta accadendo da troppi anni in Italia. Eppure, sono convinto che sotto quell'Italia negativa che hai efficacemente descritto, ci sia in realtà un'altra Italia: un'Italia composta da quella "maggioranza silenziosa" che ogni giorno onora il Paese col proprio lavoro, col rispetto della legge e delle regole, con un comportamento sostanzialmente corretto, etico e altamente solidale. A questa Italia bella e nobile, ma "silenziosa", e per questo sfuggente, si contrappone una numerosa (per fortuna non troppo) "minoranza rumorosa" e cialtrona, che assomma in sé tutti i difetti che hai così accuratamente decritto e, se non fosse contrastata più che efficacemente dalla "maggioranza silenziosa", avrebbe già portato la nostra bella Patria allo sfacelo più totale. Mentre esprimo il mio plauso e la mia incondizionata solidarietà alla "maggioranza silenziosa", non posso che dolermi dell'atteggiamento di accondiscendente acquiescenza con cui frange sempre più ampie di esponenti delle istituzioni si pongono nei confronti della "minoranza rumorosa". Ma un'altra delle Tue affermazioni è davvero sacrosanta: quando dici che "… noi che ci occupiamo di Decorati al Valore, non possiamo permettercelo …". Ecco! Proprio questo deve spingerci a venire allo scoperto ed a testimoniare, ovunque e comunque, l'importanza del rispetto delle regole e dei valori di riferimento della nostra società. Solo così potremo arginare il brutto fenomeno dell'assuefazione alla scorrettezza dilagante, sostenuta dalla "minoranza rumorosa" con lo stesso impegno con cui si dovrebbe sostenere un valore ed un'etica a cui essi non saprebbero mai riferirsi nell'improntare le azioni della loro vita quotidiana. Nel ringraziarTi per l'importante spunto di pensiero che mi hai fornito, Ti saluto caramente. Caro Direttore Scrivo per ringraziare la rivista del "Nastro Azzurro", che mi commuove profondamente. Sono la vedova (82 anni) del capitano Mario Zantzik, volontario della guerra di Russia e Medaglia di Bronzo. Mio marito mi raccontava sempre dei soldati morti, del ghiaccio, della neve, della fame in Russia. Sono state cose terribili. La vostra iniziativa è una cosa magnifica per tutti, specie per le nuove generazioni che forse non possono capire i fatti di allora. Ancora grazie di cuore. Bice Amatulli Zantzik Gentile signora Amatulli Zantzik, la campagna di Russia è stata terribile per i nostri soldati. Purtroppo la retorica che, ancora oggi, ammanta il periodo storico della seconda guerra mondiale impedisce di approfondire coram populo anche la totale inutilità politica di quell'avventura. Hitler, all'indomani dell'invasione giapponese della Manciuria ebbe l'idea di aggredire l'Unione Sovietica (oprazione "Barbarossa") pensando di avanzare in Asia fino a saldare le proprie forze con quelle Giapponesi che stavano mietendo successi nella lontanissima Cina. Il dittatore tedesco si rendeva conto delle enormi difficoltà di un piano così azzardato, ma ritenne che un adeguato aiuto da parte italiana avrebbe costituito la differenza sufficiente a dargli buone possibilità di riuscita. Mussolini non eccepì, forse sentendosi in debito per i "soccorsi" ricevuti dalla Germania in Grecia e in nord Africa, e ordinò l'invio sul fronte russo di un corpo di spedizione, inizialmente il CSIR e successivamente l'ARMIR, tanto numeroso (227.000 uomini) quanto carente negli equipaggiamenti e negli armamenti (55 carri armati, 20 semoventi e 380 pezzi di artiglieria). Anche in Unione Sovietica quindi i nostri soldati "dovettero" essere eroi non solo contro il nemico, ma anche, direi soprattutto, contro il terribile inverno russo e l'inadeguatezza degli equipaggiamenti, che si rivelò in tutta la sua totalità soprattutto durante la lunghissima estenuante ritirata sotto l'incalzare dell'Armata Rossa. Raramente i tedeschi dovevano procedere a piedi, raramente gli italiani potevano procedere su automezzi o, almeno, a dorso di mulo: questa era l'abissale differenza tra l'ARMIR e la Wermacht. La ringrazio per avermi consentito, con la sua accorata lettera, di dedicare queste mie righe agli 89.799 soldati delle Divisioni "Pasubio", "Torino", "Amedeo d'Aosta", "Ravenna", "Sforzesca", "Cosseria", "Iulia", "Tridentina", "Cuneense", tutti autentici eroi, che non fecero ritorno in Patria ed agli altri 43.133 feriti e congelati. Tutti combatterono contro due nemici: uno implacabile, il soldato russo, l'altro indifferente, l'inverno russo. Un fraterno saluto. IL NASTRO AZZURRO 5 IL GENERALE BIAGIO ABRATE È IL NUOVO CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA Il generale Biagio Abrate l Generale Biagio Abrate è nato a S. Albano Stura (in provincia di Cuneo) l'8 novembre 1949. Ha frequentato l'Accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971 e, successivamente, con il grado di Sottotenente di Fanteria, la Scuola di Applicazione di Torino, nel triennio 1971 - 1974. Promosso Tenente degli Alpini, ha ricoperto l'incarico di Comandante di plotone fucilieri presso il battaglione Alpini "Bolzano" in Bressanone. Nel 1975 è stato trasferito al battaglione Alpini "Trento" in Val Pusteria ove, nei gradi di Tenente e Capitano, ha comandato sia la compagnia mortai sia la compagnia fucilieri. Nel 1979 è giunto alla Scuola Militare Alpina di Aosta ove ha svolto l'incarico di Comandante di compagnia AUC (Allievi Ufficiali di Complemento). Dal 1987 al 1990 è stato impiegato allo Stato Maggiore dell'Esercito dove, nei gradi di Maggiore e Tenente Colonnello, è stato Addetto alla 2^ Sezione dell'Ufficio Reclutamento e Stato di Avanzamento. Dal 1990 al 1992 è stato Comandante del battaglione Alpini "Bassano" a San Candido (BZ). Nel 1992 è stato nominato Capo di Stato Maggiore della Scuola Militare Alpina ad Aosta. Nel 1994, nel grado di Colonnello, è stato designato Comandante del Distretto Militare di Firenze. Nel 1996 è stato trasferito al Gabinetto del Ministro della Difesa quale Capo del 1° Ufficio. Nel 1998 è stato destinato alla Brigata Alpina "Taurinense" a Torino dove ha ricoperto l'incarico di Vice I 6 Comandante della Brigata fino al 29 ottobre 1999 nei gradi di Colonnello e poi di Generale di Brigata. Dal 30 ottobre 1999 all'11 novembre 2000 è stato Comandante della Brigata Alpina "Taurinense". In tale periodo, dal 3 luglio al 3 novembre 2000, è stato Comandante della "Multinational Brigade West" a Pec in Kosovo. Dal 12 novembre 2000 al 3 luglio 2001 ha assolto l'incarico di Capo di Stato Maggiore delle Truppe Alpine a Bolzano. Dal 4 luglio 2001 ha assunto l'incarico di Vice Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa. Il 1° gennaio 2003 è stato promosso Generale di Divisione e dall'8 febbraio 2006 ha ricoperto l'incarico di Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (On. Prof. Antonio Martino). Nella legislatura successiva è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (On. Prof. Arturo Parisi) e il 23 gennaio 2007 è stato promosso Generale di Corpo d'Armata. Nell'attuale legislatura è stato confermato Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (On. Avv. Ignazio La Russa). Dal 10 febbraio 2010 ha svolto l'incarico di Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti. Ha frequentato i corsi formativi di sci e di alpinismo (1974), i corsi di perfezionamento sciistico ed alpinistico (nel 1975 e nel 1976), ottenendo i brevetti di "Istruttore militare scelto di sci" e di "Istruttore Militare scelto di alpinismo" nonché le qualifiche di "Guida alpina" e di "Alpinista accademico" militare. Ha altresì frequentato il 108° corso di Stato Maggiore (1983-1984), il 108° corso superiore di Stato Maggiore (1986-1987) ed infine, nel 1995-1996, l'Istituto Alti Studi per la Difesa. Si è laureato ed ha altresì conseguito un Master di 2° livello in "Scienze strategiche" presso l'Università di Torino. Si è inoltre laureato in "Scienze politiche" presso l'Università di Trieste con Tesi in "Diritto internazionale". Il Generale Abrate è insignito della Medaglia d'Argento al Merito di Lungo Comando, della Croce d'Oro con Stelletta per Anzianità di Servizio Militare, della Medaglia Mauriziana al Merito della Carriera Militare, dell'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana, della Croce di Commendatore con Spade dell'Ordine al Merito Melitense e dell'onorificenza dell'Ordine Equestre di San Gregorio Magno. Gli sono state altresì conferite la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia e la Croce di Bronzo al Merito dell'Esercito, per i meriti acquisiti nel corso della missione in Kosovo nel 2000, quale Comandante della Multinational Brigade West. Dal 18 gennaio 2011 è il Capo di Stato Maggiore della Difesa, subentrando al generale dell’Aeronautica Militare Vincenzo Camporini, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età. L’Istituto del Nastro Azzurro esprime al generale Biagio Abrate i sensi delle più vive congratulazioni per la nomina al prestigioso incarico di vertice della Difesa al quale è stato chiamato per i suoi indubbi meriti e capacità. L’Istituto esprime altresì al generale Vincenzo Camporini un sentito ringraziamento per la capacità, l’impegno e la dedizione con cui ha saputo svolgere l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Difesa in un periodo storico nel quale le risorse finanziarie si sono sempre più assottigliate, mentre gli impegni nazionali ed internazionali delle Forze Armate italiane si sono moltiplicati in un crescendo di iniziative politiche di grande rilevanza. IL NASTRO AZZURRO IL GENERALE CLAUDIO DE BERTOLIS È IL NUOVO SEGRETARIO GENERALE DELLA DIFESA - DNA l Generale Claudio de Bertolis è nato a Trieste il 10 agosto del 1950. Si è arruolato il 20 settembre 1970 quale allievo del corso 'Leone 3°' dell'Accademia Aeronautica. È laureato in scienze diplomatiche ed internazionali. Conseguito il brevetto di pilota militare sul velivolo G91-T, nel settembre 1975 è stato assegnato al 22° Gruppo del 51° Stormo quale pilota di squadriglia della Difesa Aerea su F 104S Starfighter. In tale periodo ha maturato la Prontezza al Combattimento sul velivolo, la qualifica di capo formazione e di istruttore di tiro e tattiche, ed ha all'attivo più di 3.000 ore di volo su oltre 50 tipi di velivoli. Nel 1979 è stato trasferito al Reparto Sperimentale di Volo dove, dopo il corso collaudatore sperimentatore effettuato presso l'USAF a Edwards, California, ha ricoperto vari incarichi. Il 28 luglio del 1986 ha assunto il comando del 311° Gruppo Volo, dopodiché nel luglio dell’87 è stato nominato Capo Ufficio Operazioni del Reparto Sperimentale Volo. Nel 1988 è stato trasferito allo Stato Maggiore dell'Aeronautica dove, presso il 4° Reparto Logistica, ha contribuito all'avvio dei programmi riguardanti i vari tipi di armamento guidato e la missilistica antiradar. Con il grado di Colonnello nel 1992 è rientrato al Reparto Sperimentale Volo dell'Aeronautica assumendone il Comando. Nel 1994 è stato assegnato al Segretariato Generale della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti presso il 4° Reparto dove, successivamente, ha assunto l'incarico di Capo del 3° Ufficio. Il 15 settembre 1997 è rientrato allo Stato Maggiore dell'Aeronautica ed ha assunto l'incarico di Capo del 4° Reparto Logistica. Promosso al grado di Generale di Brigata Aerea il 1° Gennaio 1998, ha contribuito all'avvio di numerosi programmi di ammodernamento delle linee volo e degli armamenti dell'AM ed è stato Chairman del Collegio dei Direttori del programma quadrinazionale per l'acquisizione del caccia EF 2000. Il 20 ottobre 2000 è stato assegnato al Comando Logistico con l'incarico di Comandante della 2^ Divisione dedicata alla manutenzione delle linee di volo dell'Aeronautica e, contemporaneamente, con l'incarico secondario di Capo di Stato Maggiore dello stesso Comando Logistico. In tale veste ha contribuito alla riorganizzazione del sistema di manutenzione dell'Aeronautica e all'impostazione della Logistica del velivolo da caccia EF 2000. Il 5 novembre 2003 ha assunto l'incarico di Capo del 3° Reparto Operazioni dello Stato Maggiore dell'A.M. che ha mantenuto fino al febbraio 2006 quando ha assunto l'incarico di Vice Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa. Promosso Generale di Divisione Aerea il 3 gennaio del 2004 e Generale di Squadra Aerea il 9 Giugno 2009. È stato Vice Segretario Generale della Difesa e Vice I IL NASTRO AZZURRO Il generale Caludio de Bertolis Direttore Nazionale degli Armamenti dal 1 marzo 2010. Ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento e qualificazione, fra cui il 42° Corso Normale e il 54° Corso Superiore di Scuola di Guerra Aerea di Firenze, quello di Istruttore di Tiro e Tattiche e il sopracitato corso di Collaudatore e Sperimentatore presso la United State Test Pilot School di Edwards. Il Generale de Bertolis è insignito delle seguenti onorificenze/decorazioni: – Stella d'Oro per "Anzianità di Servizio" (40 anni); – Medaglia d'Oro di Lunga Navigazione; – Medaglia Mauriziana al Merito di 10 lustri di carriera militare; – Medaglia NATO per le operazioni in Kosovo; – Medaglia NATO per le operazioni in Ex-Yugoslavia; – Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana; – Medaglia d'Oro al Merito di Lungo Comando; – Attestato di Pubblica Benemerenza rilasciato dalla Protezione Civile in occasione dei Funerali di Papa Giovanni Paolo II. – Commendatore dell'Ordine al Merito Aeronautico della Repubblica Federativa del Brasile; – Distintivo d'Onore di appartenenza all'"Ufficio di diretta collaborazione del Ministro della Difesa"; – Nastrino di Merito per il personale militare in servizio presso gli "Uffici di diretta collaborazione del Ministro della Difesa"; – Decorazione Interforze d'Onore dello Stato Maggiore della Difesa. Dal 18 gennaio 2011 è il Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, subentrando al generale Biagio Abrate, nominato Capo di Stato Maggiore della Difesa (vds. pagina accanto). L’Istituto del Nastro Azzurro esprime al generale Claudio de Bertolis i sensi delle più vive congratulazioni per l’importante incarico di vertice della Difesa al quale è stato chiamato certamente in considerazione degli indubbi meriti e capacità dimostrati peraltro da un curriculum eccezionale. 7 ANCORA VITTIME ITALIANE IN AFGHANISTAN (I FATTI) 31 dicembre 2010 È stato centrato da colpi d'arma da fuoco mentre era in servizio nella base italiana "Snow" nella valle del Gulistan, il caporal maggiore 24enne Matteo Miotto, ucciso il 31 dicembre 2010 da un cecchino in Afghanistan. Era un volontario del 7° Reggimento Alpini di Belluno ed era originario di Zanè, una frazione di Thiene in provincia di Vicenza. Arrivato da poco più di 6 mesi in Afghanistan, era, assieme agli uomini del suo reparto e con una componente del genio, nella Task Il caporalmaggioForce italiana che dal re Matteo Miotto primo settembre aveva iniziato ad operare al confine con l'Helmand, nell’ovest dell'Afghanistan. Miotto è stato raggiunto da un proiettile che lo ha colpito ad un fianco mentre era di guardia su una torretta all'interno della base italiana. Il punto del corpo centrato dal proiettile non era protetto dalla copertura di sicurezza e la pallottola ha raggiunto gli organi vitali del giovane militare. Per Matteo Miotto non c'è stato nulla da fare: il colpo d'arma da fuoco è stato fatale per lui, nonostante l'immediatezza dei soccorsi giunti sul posto. "Un altro lutto avvenuto proprio in un giorno di festa", ha detto il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, "sono già troppi i lutti fra i nostri soldati". Dolore e cordoglio sono stati espressi anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Naplitano e dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. 18 gennaio 2011 Il trentatreenne caporalmaggiore Luca Sanna, dell'8° Reggimento della Brigata Alpina "Julia", originario di Samugheo (Oristano), è morto in uno scontro a fuoco in Afghanistan, nella zona di Balamurghab. "La vittima - ha detto il ministro della Difesa La Russa - è stata colpita alla testa, all'interno della base, da un terrorista che indossava l'uniforme dell'esercito afghano … L'avamposto dove si è verificata la sparatoria è composto da due strutture fortificate, una occupata dai militari italiani e l'altra da quelli afgani. L'uomo Il caporalmaggiore Luca Sanna con l'uniforme ... 8 si è avvicinato, senza destare particolari sospetti grazie alla divisa e al fatto che proveniva proprio dall'istallazione militare afgana …". Nello scontro è rimasto gravemente ferito anche il caporale, Luca Barisonzi, originario di Voghera (Pavia). La pallottola che lo ha colpito è entrata dalla spalla incidendo una parte del midollo spinale. Luca Sanna si era sposato con Daniela a fine settembre. La coppia di sposi era andata a vivere a Micottis, una frazione di Lusevera (Udine), ma Luca era dovuto partire subito per la sua seconda missione in Afghanistan: "Quando torno, a marzo, faremo un viaggio di nozze splendido." - Aveva promesso. Invece è tornato in una bara avvolta nel Tricolore. 28 febbraio 2011 Il capitano degli alpini Massimo Ranzani, è rimasto ucciso alle 12.45, ora locale, nell'esplosione di un ordigno improvvisato a 25 chilometri a Nord di Shindand. È stato colpito, mentre viaggiava su un veicolo blindato Lince della Task Force Center del 5° Reggimento Alpini di Vipiteno. L'esplosione ha colpito il terzo mezzo di una pattuglia che rientrava da un'attività di Medcap, assistenza medica alla popolazione locale, in collaborazione con le forze afgane. Altri quattro militari italiani sono rimasti feriti. ''Non rischiano la vita - ha detto il generale Massimo Fogari, portavoce dello Stato Maggiore della Difesa -. Hanno riportato traumi e fratture agli arti inferiori''. Nato a Ferrara e residente a Santa Maria Maddalena, frazione di Occhiobello in provincia di Rovigo, Massimo Ranzani avrebbe compiuto 37 anni il 24 marzo. Intanto, i talebani hanno rivendicato l'attacco attraverso il loro sito web. "Le missioni internazionali di sicurezza ci aiutano a capire che siamo una famiglia umana. Troppo spesso, invece, ci nascondiamo dietro affermazioni del tipo 'non è compito mio' o 'ne vale la pena?': forse non ci brucia abbastanza nel cuore l'amore con cui far giungere la nostra fraternità in ogni parte del mondo". Monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l'Italia, ha così richiamato le finalità delle missioni internazionali di pace nel passo centrale della sua omelia durante la cerimonia funebre. Anche in questo caso, come sempre, alle esequie in Santa Maria degli Angeli a Roma erano presenti il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il ministro della Difesa Ignazio La Russa e numerose altre autorità istituzionali. IL NASTRO AZZURRO (IL COMMENTO) assimo Ranzani è il trentasettesimo militare italiano ucciso in Afghanistan. In queste pagine ci occupiamo non solo di lui, ma anche del trentacinquesimo e del trentaseiesimo. Cominciano a diventare troppi perché si possa continuare a parlarne solo come di sfortunati ragazzi che, inseguendo la loro passione per la vita militare, corrono qualche rischio di troppo. Occorre prendere atto che essi rappresentano la punta di un iceberg: l’Italia sta conducendo una vera e propria guerra, non dichiarata e non formale, ma sostanzialmente concreta, nei confronti della roccaforte del terrorismo internazionale: non siamo soli in questa impresa, collaboriamo con le forze della NATO su mandato dell’ONU, ma il rischio, pur condiviso, è reale e si concretizza ormai sempre più spesso. Purtroppo, in questa Italia in cui si parla quasi soltanto di veline e tronisti, di bamboccioni a casa dei genitori ben oltre i 30 anni e di escort, di calciatori superpagati, che scioperano perché devono giocare due giorni a settimana, e di attricette da “Grande Fratello”, le storie di Matteo Miotto, Luca Sanna e Massimo Ranzani stentano a far notizia. Non so se dire “fortunatamente”, ma le cronache dei giorni nei quali si sono consumate le tragedie di questi nostri militari erano completamente dedicate ad altro: al capodanno per Matteo, ai vari “bunga bunga” e altre amenità del genere di Aeroporto di Ciampino (Roma): il triste cui solo la parte più infame di questa nostra Italia riesce ad interessarsi, per Luca, alle cronache dalla Libia, sempre distorrientro in Patria di Luca Sanna te in chiave di politica interna, per Massimo. Pertanto non abbiamo dovuto subire, se non da parte di qualche irriducibile, le solite lamentele sulla nostra attività militare in Afghanistan, tutte spacciate per opinione pubblica, tutte prodotte da una fuorviante “opinione pubblicata” diffusa dalla solita “minoranza rumorosa” che strumentalizza tutto ciò che gli capita a tiro al solo scopo di “mandare a casa” un premier messo a capo del Governo dal Presidente della Repubblica nel pieno rispetto di una evidente e manifesta volontà popolare scaturita dalle elezioni. Naturalmente, cosa dovrebbe succedere dopo che il premier dovesse andarsene a casa, Dio solo lo può sapere: noi elettori assolutamente no! In questa situazione che assurdamente possiamo dire “fortunata”, credo che il miglior modo per commentare la tristezza di queste tre giovani vite spezzate, sia rendere nota, anche tramite il nostro periodico, la lettera che Matteo Miotto aveva scritto al suo nonno alpino, qualche mese prima della sua fine in Afghanistan, ed era stata pubblicata da “Il Gazzettino”: M Voglio ringraziare a nome mio, ma soprattutto a nome di tutti noi militari in missione, chi ci vuole ascoltare e ci degna del suo pensiero solo in tristi occasioni come quando il tricolore avvolge quattro alpini morti facendo il loro dovere. Corrono giorni in cui identità e valori sembrano superati, soffocati da una realtà che ci nega il tempo per pensare a cosa siamo, da dove veniamo, a cosa apparteniamo... Questi popoli di terre sventurate, dove spadroneggia la corruzione, dove a comandare non sono solo i governanti ma anche ancora i capi clan, questi popoli hanno saputo conservare le loro radici dopo che i migliori eserciti, le più grosse armate hanno marciato sulle loro case: invano. L'essenza del popolo afghano è viva, le loro tradizioni si ripetono immutate, possiamo ritenerle sbagliate, arcaiche, ma da migliaia di anni sono rimaste immutate. Gente che nasce, vive e muore per amore delle proprie radici, della propria terra e di essa si nutre. Allora riesci a capire che questo strano popolo dalle usanze a volte anche stravaganti ha qualcosa da insegnare anche a noi. Come ogni giorno partiamo per una pattuglia. Avvicinandoci ai nostri mezzi Lince, prima di uscire, sguardi bassi, qualche gesto di rito scaramantico, segni della croce... Nel mezzo blindo, all'interno, non una parola. Solo la radio che ci aggiorna su possibili insurgents avvistati, su possibili zone per imboscate, nient'altro nell'aria... Consapevoli che il suolo afghano è cosparso di ordigni artigianali pronti ad esplodere al passaggio delle sei tonnellate del nostro Lince. Siamo il primo mezzo della colonna, ogni metro potrebbe essere l'ultimo, ma non ci pensi. La testa è troppo impegnata a scorgere nel terreno qualcosa di anomalo, finalmente siamo alle porte del villaggio... Veniamo accolti dai bambini che da dieci diventano venti, trenta, siamo circondati, si portano una mano alla bocca ormai sappiamo cosa vogliono: hanno fame... Li guardi: sono scalzi, con addosso qualche straccio che a occhio ha già vestito più di qualche fratello o sorella... Dei loro padri e delle loro madri neanche l'ombra, il villaggio, il nostro villaggio, è un via vai di bambini che hanno tutta l'aria di non essere li per giocare... Non sono li a caso, hanno quattro, cinque anni, i più grandi massimo dieci e con loro un mucchio di sterpaglie. Poi guardi bene, sotto le sterpaglie c'è un asinello, stracarico, porta con sé il raccolto, stanno lavorando... e i fratelli maggiori, si intenda non più che quattordicenni, con un gregge che lascia sbigottiti anche i nostri alpini sardi, gente che di capre e pecore ne sa qualcosa... Dietro le finestre delle capanne di fango e fieno un adulto ci guarda, dalla barba gli daresti sessanta settanta anni, poi scopri che ne ha massimo trenta... Delle donne neanche l'ombra, quelle poche che tardano a rientrare al nostro arrivo al villaggio indossano il burqa integrale: ci saranno quaranta gradi all'ombra... Quel poco che abbiamo con noi lo lasciamo qui. Ognuno prima di uscire per una pattuglia sa che deve riempire bene le proprie tasche e il mezzo con acqua e viveri: non serviranno certo a noi... Che dicano poi che noi alpini siamo cambiati... Mi ricordo quando mio nonno mi parlava della guerra: "brutta cosa bocia, beato ti che non te la vedarè mai..." Ed eccomi qua, valle del Gulistan, Afghanistan centrale, in testa quello strano copricapo con la penna che per noi alpini è sacro. Se potessi ascoltarmi, ti direi "visto ,nonno, che te te si sbaià..." Caporal Maggiore Matteo Miotto Thiene (Vicenza) - Valle del Gulistan, novembre 2010 IL NASTRO AZZURRO 9 LA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA: NEL MEZZOGIORNO IL MASSIMO SUCCESSO La marcia dell’Unità d’Italia, iniziata il 3 novembre 2010 a Trieste da Michele Maddalena, socio della Federazione Provinciale di Latina dell’Istituto del Nastro Azzurro, mentre questa rivista va in stampa si sta avviando alla conclusione. Di seguito si registra la cronaca della seconda parte di un evento che, partito un po’ in sordina, ha avuto un crescendo di attenzione mediatica e di sensibilità da parte dei rappresentanti delle istituzioni, al punto che dobbiamo dire “GRAZIE” a Michele Maddalena per aver voluto a tutti i costi compiere un’impresa particolare e notevole in un’Italia che, mentre si avvia a festeggiare il 150° anniversario della sua unità, si interroga sul significato profondo della ricorrenza stessa e sembra non essere in grado di trovare le risposte giuste ed esaurienti a tali interrogativi. L’impresa di Michele Maddalena può fornire spunti di riflessione utili alla ricerca di tali risposte: si tratta infatti di una grande prova di generosità e di amore per la nostra Patria, tutta bella e tutta degna di considerazione e rispetto, oggi come 150 anni fa, quando i nostri avi lottarono per renderla libera e unificata. IL TRATTO ABRUZZESE I l 21 dicembre 2010 Michele Maddalena l'esecutore della "Marcia dell'Unità d'Italia" è giunto, al compimento della 44° tappa a L’Aquila, capoluogo della Regione Abruzzo, dove è stato ricevuto dal Presidente Gianni Chiodi. nonostante il percorso della marcia non prevedsse l’attraversamento della provincia di Pescara, il Presidente della Federazione pescarese, C. Amm. Guido Natale, ha dato mandato al socio luogoten. C.C. cav. Domenico Antonucci, residente a Popoli, la città in provincia di Pescara più vicina al predetto percorso, di organizzare un incontro istituzionale col marciatore Maddalena. Maddalena, è stato ospite della Federazione presso l’hotel “Le Sorgenti” di Popoli dal 21 al 22 dicembre, giorni in cui sono stati organizzati un incontro con gli studenti del Liceo scientifico di Popoli, ai quali il marciatore ha illustrato il significato della sua impresa e, a seguire, il saluto al Sindaco Emidio Castricone. Nel palazzo del Comune, dove nel frattempo era giunto da Pescara il Labaro della Federazione, scortato dal membro del Consiglio direttivo Giovanni Di Bella e dall'alfiere Rolando Pennese. Maddalena ha telefonato al Presidente Guido Natale esprimendo la sua gratitudine per l’accoglienza riservatagli. AD ATRIPALDA (AV) TENTATIVO DI FURTO AI DANNI DI MADDALENA 10 l giorno 5 gennaio 2011, il nostro marciatore Michele Maddalena, giunto ad Atripalda (AV) seguendo il percorso della Marcia dell’Unità d’Italia, rimaneva coinvolto in una disavventura. L’evento è stato anche oggetto di cronaca giornalistica. Riportiamo uno stralcio dell’articolo, pubblicato da “Il Messaggero” (peraltro segnalatoci anche dalla signora Rosita Caselli Bregolti, socia della Federazione di Pesaro-Urbino), che comincia con una breve intervista allo stesso Maddalena: “Un povero disgraziato - dice - che mi ha portato via il carrello (il bagaglio - ndr), chissà che cosa pensava di trovarci. Ma se non lo avessero recuperato sarebbe stato un guaio ...”. Lì tiene le sue cose, ma soprattutto i certificati che si fa vidimare dalle autorità di ogni città che raggiunge nel suo viaggio per celebrare il 150° anniversario dell’unità d’Italia ...” I Carabinieri di Avellino hanno prontamente recuperato il carrello col bagaglio di Michele Maddalena e tratto in arresto il giovane ladro: era appena uscito dal carcere. “Ha bisogno di solidarietà” ha commentato Maddalena e gli ha donato 50 Euro. I IL NASTRO AZZURRO IN PUGLIA UN APOTEOSI a Marcia dell'Unità d'Italia ha attraversato la Regione Puglia dal 9 al 14 gennaio 2011, interessando 9 Comuni della Provincia di Bari e 2 della Provincia di Taranto. In Puglia non c'è stato il supporto che il Rotary ha invece generosamente offerto in altre regioni d'Italia, quindi è stata la Federazione del Nastro Azzurro di Bari a sopperire in toto, offrendo al Prof. Michele Maddalena un sostegno logistico di primo ordine per tutta la durata della permanenza in Puglia (anche nei tratti di competenza della Federazione di Taranto), sia per quanto ha riguardato vitto e alloggio, sia per il trasporto del bagaglio. Particolarmente calorose ed entusiaste sono state le cerimonie di accoglienza, da parte delle autorità cittadine, in tutte le località attraversate dal Prof. Maddalena, ed in particolare in quelle di sosta. Alle volte sono state mobilitate le scolaresche, che con bandierine tricolori hanno fatto ala al passaggio del marciatore spesso preceduto, nei tratti cittadini, dal Labaro e dalla scorta della Federazione. Importante e decisiva è stata la partecipazione dei media. Particolarmente solenne è stata la cerimonia della firma della pergamena, alla quale erano presenti i rappresentanti delle autorità civili e militari della Regione. Per l'occasione il Presidente Vendola ha indirizzato al marciatore una lettera particolarmente significativa (riprodotta a lato), e ha premiato la Federazione con una targa d'argento (fac-simile in basso). L IL NASTRO AZZURRO 11 DIARIO DEL PASSAGGIO DELLA MARCIA DELL'UNITÀ D'ITALIA DELL'AZZURRO MICHELE MADDALENA NELLA PROVINCIA DI POTENZA L’Esercito accoglie Maddalena a Muro Lucano 5 Gennaio 2011 - Arrivo in Basilicata - Tappa a Pescopagano, Castelgrande e Muro Lucano Intensissima ma ricca di gratificazioni la prima giornata del maratoneta Michele Maddalena in Basilicata. Già presso S. Andrea di Conza (ultimo comune della Campania) i rappresentanti della Federazione di Potenza del Nastro Azzurro, con a capo il commissario Rocco Galasso, Michele Sabia ed il M.llo Bartolomeo Santoro hanno intercettato la marcia portando il saluto all'azzurro Maddalena ed assicurando la loro presenza nelle tappe che lo hanno portato a Pescopagano, Castelgrande e Muro Lucano. Ottima la radio-assistenza prestata dalla sezione Radio Amatori di Melfi sempre a stretto contatto con gli organizzatori. L'arrivo a Pescopagano, primo comune nel territorio regionale, è stato salutato dall'amministrazione comunale con un folto gruppo di studenti delle medie inferiori accompagnati dal dirigente scolastico, che, presso il Monumento ai Caduti, hanno dato vita ad una breve ma intensa cerimonia. Nel successivo percorso verso Castelgrande, al Monte Carruozzo (1228 m. slm), Maddalena ha potuto toccare la quota più alta della Via Appia. Anche il piccolo comune di Castelgrande (scarsi 2000 abitanti), con ViceSindaco, Vigili del Comune e Gonfalone Municipale, hanno reso omaggio al maratoneta Maddalena. All'arrivo a Muro Lucano erano ad attenderlo una rappresentanza del Comando Militare Esercito Basilicata comandata dal Magg. Giovanni Corbisiero. Il Sindaco di Muro Lucano, Gerardo Mariani, ha personalmente accompagnato la delegazione fin nella Sala Consiliare dove, con la nutrita rappresentanza dell'UNUCI di Potenza (Magg. Finizio), si è dato vita alla cerimonia ufficiale di accoglienza. Michele Maddalena ha espresso il desiderio affinché tutte le amministrazioni vogliano intitolare una via o una piazza del paese all'Unità d'Italia in occasione del centocinquantenario e di questa storica marcia. 12 6 Gennaio 2011 - Giornata di marcia verso Potenza Ore 7,00 partenza per Bella Muro in direzione di Potenza. Nonostante la giornata festiva, di buon'ora il Sindaco di Baragiano era pronto a salutare lungo il passaggio il marciatore. Anche a Ruoti i Combattenti e Reduci hanno tenuto aperta la loro sezione. Monitorato costantemente dal commissario Galasso e dall'azzurro Sabia, Michele Maddalena è giunto a Potenza nel pomeriggio. 7 Gennaio 2011 - Incontro a Palazzo di Città con il Sindaco di Potenza Il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, ha ricevuto Michele Maddalena il 7 gennaio, in occasione della Festa del Tricolore ed in coincidenza dell'apertura a Reggio Emilia delle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Michele Maddalena è arrivato in Municipio accompagnato dal Commissario provinciale di Potenza dell'istituto del Nastro Azzurro, Rocco Galasso, e dall’azzurro Michele Sabia. Un brindisi "tricolore" (tre bibite, una per ciascuno dei colori della bandiera italiana) ha suggellato l’incontro. "È importante che nel giorno in cui nacque il tricolore - ha detto Santarsiero - questo maratoneta porti a Potenza, città Decorata al Valore Risorgimentale, un ponte quasi fisico dell'unità tracciato nel suo tragitto". Settant'anni e una gran forma fisica, l'atleta, un professore di elettronica in pensione di Formia, porta a termine una media di 44 chilometri al giorno. 7 Gennaio 2011 - Firmata in Regione la pergamena per il Capo dello Stato Un forte messaggio per l'Italia unita e per i valori di solidarietà che hanno permeato il processo del Risorgimento fino ai nostri giorni. È questo il contenuto della pergamena sottoscritta la mattina del 7 gennaio alle ore 11,00 dal vicepresidente della Regione Basilicata, Agatino Mancusi, a nome delle istituzioni e della comunità Il Cocktail tricolore col Sindaco di Potenza IL NASTRO AZZURRO della locale Compagnia e della stazione di Cancellara e dalla sezione locale dell'associazione dei Bersaglieri. Raggiunto il Municipio, presso la sala Consiliare il professor Maddalena ha esplicitato il suo orgoglio di essere Italiano e la volontà di continuare a portare il suo messaggio di unità anche nelle piccole realtà cittadine. Ha poi preso la parola il Commissario della Federazione di Potenza dell'Istituto del Nastro Azzurro, Rocco Galasso, che ha donato al sindaco di Cancellara un calendario dell'Associazione. A sua volta, il primo cittadino ha fatto dono a Michele Maddalena di una pergamena che testualmente recitava: "Il Sindaco, l'Amministrazione Comunale e l'intera comunità di Cancellara, sono onorati di aver ospitato un connazionale che con la sua iniziativa li ha resi fieri di essere Italiani". Ancora una volta, il maratoneta ha espresso il La firma della pergamena da parte del Vice Presidente desiderio affinché venisse intitolata anche a della regione Basilicata Cancellara una strada o una piazza in memoria dell'Unità d'Italia, proposta accolta con entusiasmo lucana. All'incontro istituzionale in Regione hanno partecidal sindaco. Infine, il commissario Galasso ha ricordato il pato i rappresentanti delle Forze armate, il Commissario coraggio dei nostri valorosi lucani in tutte le guerre, esemProvinciale del Nastro Azzurro Rocco Galasso e il maggiopio concreto di eroismo nazionale. re Gennaro Finizio, presidente della sezione provinciale di Particolarmente suggestiva l'accoglienza ad Oppido, Potenza dell'UNUCI. dove ad accogliere Michele Maddalena si sono fatti trovaIl vicepresidente Mancusi ha sottolineato il gesto re in divisa sociale i giovanissimi dell'Angelo Cristofaro con "coraggioso e sostanziale" per restituire valore all'Unità il Mister Manniello. Hanno scortato il maratoneta portando d'Italia "raggiunta con il sacrificio di tante vite e con un tra le mani il tricolore e sfilando per le vie del paese fino forte contributo della Basilicata". alla Casa Comunale dove il sindaco Pappalardo ha fatto gli "Un gesto di grande rilevanza - ha continuato l'espoonori di casa. Ai saluti di rito si sono aggiunti interventi e nente del governo lucano - soprattutto in un momento in domande per comprendere lo spirito di questa marcia e cui i venti della destabilizzazione si fanno sempre più senporre riflessioni sul momento delicato che vive l'Italia. tire e in cui prende piede l'idea di un federalismo che "Soddisfazione per l'entusiasmo con il quale abbiamo mette in ombra i valori della solidarietà. La nostra identità visto accogliere nei nostri centri l'azzurro Michele deriva dalla nostra storia, da un'identità culturale che non Maddalena - ha espresso il commissario Rocco Galasso dobbiamo perdere ma trasmettere, invece, alle giovani Un grazie sentito a tutte le Istituzioni che hanno partecigenerazioni. Ed è perciò che simili iniziative devono essepato in modo entusiastico. È stato, per noi della re sostenute. La manifestazione di oggi coincide con la Federazione Provinciale di Potenza, un vero banco di prova Festa del Tricolore. Alle Forze dell'Ordine e alle Forze per il rilancio delle finalità associative della prestigiosa armate va il merito di aver saputo difendere i valori che Associazione benemerita a cui apparteniamo". sottendono la nostra Costituzione, mettendo a repentaglio la loro vita proprio in nome di quei valori". Maddalena ha parlato del significato della sua iniziativa che "nasce dal dovere di ricordare che l'Unità è costata sangue e sacrifici ai tanti giovani che sono sepolti nei sacrari disseminati su tutto il territorio italiano. I loro nomi non ci dicono niente - ha aggiunto - ma ci colpisce la loro giovane età e il fatto che provengano da ogni parte del Paese. Sono morti per difenderlo ed anche noi abbiamo l'obbligo di non far cadere nell'indifferenza il valore e il senso dell'Unità". Ed è questa la motivazione che lo ha spinto ad attraversare in una lunga marcia l'Italia: "portare un messaggio di solidarietà" e ricordare "l'indivisibilità dell'Italia, il valore sacrale del Tricolore e della Capitale". Maddalena ha avuto una calorosa accoglienza in Basilicata, a Pescopagano, a Castelgrande e a Muro Lucano, non solo dalle istituzioni ma soprattutto dai giovani. 8 Gennaio 2011 - A Cancellara e ad Oppido grande festa per Michele Madalena Si è chiusa con la partenza da Oppido, alle ore 7,00, di mattina la tappa in Lucania della Marcia per l'Unità d'Italia di Michele Maddalena. Ad Oppido era giunto intorno alle 12.00, ed è stato accolto dal Sindaco Antonio Lo Re, dai Carabinieri IL NASTRO AZZURRO Rocco Galasso (Commissario Straordinario alla Federazione di Potenza) Incontro col sindaco di Cancellara Antonio Lo Re 13 Trecento bambini di Policoro salutano la Marcia dell'Unità d'Italia Michele Maddalena lascia la Basilicata passando per il Materano. Fa gli onori di casa la Provincia di Matera I bambini di Policoro incontrano Michele Maddalena S i è conclusa a Policoro la tappa lucana della marcia per l’Unità d’Italia, condotta in solitaria dal maratoneta Michele Maddalena per iniziativa dell’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro con l’adesione - tra gli altri dell’UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo). Dopo la tappa potentina, che ha visto coinvolti numerosi paesi e lo stesso capoluogo di regione (con incontro istituzionale in Regione), Michele Maddalena, proveniente dalla Puglia, è arrivato ieri sera a Metaponto. L’unico appuntamento nella provincia materana si è svolto invece nella mattinata di oggi presso la Scuola Media Statale “Aldo Moro”. All’incontro era presente, per il Presidente Franco Stella, l’assessore provinciale alla pubblica istruzione e sport Antonio Montemurro che ha portato il saluto dell’intera Provincia di Matera ed ha consegnato al marciatore una targa dell’Amministrazione Provinciale. Presente pure il Vice Sindaco di Policoro Rocco Leone. L’incontro con oltre 300 studenti ha dato spunto a riflessioni sul significato dell’unità d’Italia e sui valori della civile e pacifica convivenza. I giovani spettatori hanno però subito intavolato un dibattito con Michele Maddalena, propostosi a loro in veste di “nonno” (ha settant’anni) e non sono mancate domande e curiosità sulla conduzione di questa marcia, sullo svolgimento di una giornata-tipo, sulle regole alimentari … Era presente per il Nastro Azzurro il Commissario Straordinario della Federazione di Potenza Rocco Galasso ed i collaboratori “azzurri” Michele Sabia e Bartolomeo Santoro che hanno assicurato al maratoneta la loro assistenza in tutte le tappe lucane della storica marcia. LA TAPPA CALABRESE Metropolita di Catanzaro-Squillace S.E. Mons. Antonio Ciliberti e iate fieri di essere calabresi, ricordando le centinaia di del rappresentante del Governo nella persona del dott. Guerrieri, migliaia di giovanissimi soldati provenienti dal meridione con la consegna da parte del Presidente della Provincia Wanda per non calpestarne il loro estremo sacrificio nel nome Ferro, nella Sala Conferenze del MUSMI gremito di persone sin dell'Unità della nostra Patria". Con queste parole ha esordito dai corridoi d'ingresso, di targhe ricordo al marciatore Michele Maddalena, giunto a Catanzaro nel corso della "Marcia Maddalena e all'avvocato Giuseppe Palaja ringraziato per "l'imdell'Unità d'Italia". Apparso in una perfetta forma fisica, con pegno e l'attenzione prestata per l'ottima riuscita della manifesemplicità e umanità si è rivolto soprattutto alle nuove generastazione". Rimarrà indelebilmente scolpita nella memoria la giorzioni. Un messaggio trasmesso con lo stesso "calore con cui nata di giovedì 20 gennaio 2011 con il particolare delle pareti prosegue Maddalena - sono stato accolto sin dall'arrivo in della Sala del Museo completamente coperte dai Gonfaloni delle Calabria dalla cittadinanza di Catanzaro. tre amministrazioni, dai Tricolori delle associazioni combattentiNel Museo Militare - Brigata Catanzaro - Medaglia d'Oro alla stiche presenti nel territorio e dai Labari guidati dal nostro Bandiera, erano presenti le massime cariche istituzionali civili, Medagliere. militari e religiose, l'U.N.U.C.I., i rappresentanti delle numerose Antonio Palaja di Tocco Associazioni Combattentistiche e d'Arma, le scolaresche dell'"Istituto Comprensivo Pascoli-Aldisio" e "Vittorio Emanuele II", Club di servizio locali come il "Lions" ed esponenti del mondo sportivo tra cui il "Club Alpino Italiano" e lo scalatore dell'Hymalaia Longo. Presenti l’onorevole Claudio Parente, delegato del Governatore Giuseppe Scopelliti, il presidente della Provincia Wanda Ferro e l'assessore comunale Tommasina Lucchetti. Giuseppe Palaja, Presidente della Federazione Provinciale di Catanzaro "Gli Azzurri dei Due Mari" ricordato le parole del Manzoni: "Liberi noi sarem se siamo uniti. Viva l'Italia, viva l'Unità d'Italia!” Grandissimo risalto è stato dato alla manifestazione dai media regionali, fortemente sensibilizzati dal nostro Sodalizio. All'arrivo a Catanzaro, accolto da militari in alta uniforme, l'Azzurro Maddalena è stato accompagnato durante il percorso dai volontari della Protezione Civile e La Presidente della Provincia di Catanzaro Wanda nell'ultimo tratto anche dalla Polizia Provinciale a cavallo. La Ferro con Michele Maddalena e l’avv. Giuseppe Palaja mattinata si è conclusa, alla presenza dell'Arcivescovo S 14 IL NASTRO AZZURRO Patti (ME): Michele Maddalena e il Sindaco di Patti, Giuseppe Venuto, depongono una corona al Monumento ai Caduti La Marcia si è conclusa il 28 gennaio in Sicilia, continua in Sardegna e poi da Napoli fino a Torino La provincia di Messina è stata attraversata dal 22 al 26 gennaio, proseguendo per Palermo (percorso illustrato dal manifesto riprodotto accanto). Oltre al capoluogo peloritano sono stati attraversati i seguenti Comuni e località del messinese della costa Tirrenica: Portella S. Rizzo, Gesso, Villafranca T., Rometta Marea, Fondaco Nuovo, Spadafora, Fondachelli V. Torregrotta, Monforte Marina, Giammoro, Merì, Barcellona Pozzo di Gotto, Falcone, Patti, Gioiosa Marea, San Giorgio M., Brolo, Capo d’Orlando, Rocca di Caprileone, Torrenova, Sant’Agata di Militello, Acquedolci, Marina di Caronia e Santo Stefano di Camastra. In alcuni Comuni si sono svolte sentite manifestazioni con la partecipazione di scuole e Associazioni Combattentistiche. Da ricordare lo spontaneo intervento del Sindaco di S. Fratello che è intervenuto con una scolaresca ed ha contribuito pure lui alla felice riuscita dell’evento azzurro. La spontanea e colorata accoglienza lungo tutto il percorso tirrenico ha contribuito a mitigare la fatica di Michele Maddalena. Il marciatore durante tutto il percorso è stato accompagnato dal Presidente, dal Segretario, Dott. Giovanni Prestopino, dall’alfiere del Nastro Azzurro Paolo Turiaco e Giuseppina Pizzo del Comitato Dame del Nastro Azzurro; il luogotenente Domenico Interdonato dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana ha curato i sevizi stampa. La città e la provincia hanno dato un grosso contributo per favorire la sosta e il transito dell’atleta azzurro, o meglio, Tricolore: tanti gli Enti civili e militari, le scuole, associazioni e aziende private e semplici cittadini, che a vario titolo hanno operato alla felice riuscita dell’evento. Il marciatore oltre ad incontrarsi col Presidente della Provincia Dott. Giovanni Ricevuto è stato sempre accolto dai Sindaci che hanno sottoscritto il messaggio di Unità e Fratellanza della Nazione. Preziosa l’assistenza del dott. Carmelo Di Vincenzo, Ispettore Dipartimentale delle Foreste di Messina, per il contributo e la collaborazione del Corpo Forestale della Regione Sicilia - Ispettorato Forestale Messina presente lungo tutto il percorso. Michele Maddalena è partito ogni giorno per le singole tappe alle ore 8,30 circa, percorrendo 6 Km l'ora. Le soste nei vari comuni hanno avuto durata variabile da 15 a 30 minuti. Vincenzo Randazzo (Presidente della Federazione di Messina) IL PERCORSO SARDO CON I ROTARY CLUB ichele Maddalena domenica 30 gennaio è giunto a Cagliari dove è stato accolto dal presidente della locale Federazione dell'Istituto del Nastro Azzurro, cav. Antonio Di Girolamo, e dal segretario per la Sardegna del Distretto 2080 del Rotary International, Salvatore Fozzi. Michele Maddalena si è subito trasferito a Nuoro da dove, il giorno successivo, lunedì 31 gennaio, ha iniziato il suo itinerario sardo percorrendo una zona scarsamente popolata dell'isola, quella orientale, per giungere di nuovo a Cagliari domenica 6 febbraio. I media locali si sono interessati costantemente al passaggio del marciatore e lo hanno additato ad esempio per le giovani generazioni. Il 7 febbraio Michele Maddalena, dopo avere deposto un cuscino di fiori, davanti al monumento che ricorda i martiri della battaglia di Solferino e S.Martino, ed osservato un minuto di silenzio con tutti i presenti, è stato ricevuto prima, dal Comandante Militare della Regione, Gen. Claudio Tozzi, e poi dal Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, per la firma della speciale pergamena che, alla fine della marcia, verrà presentata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Successivamente, è stato ricevuto, in un cordiale colloquio, dal Sindaco di Cagliari Emilio, Floris e dal Prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo. Essenziale è risultato il sostegno dei Rotary club sardi per l’impresa di Maddalena. M IL NASTRO AZZURRO 15 RIFLESSIONI SULLA GIORNATA DELLA MEMORIA ndici anni fa l'ormai famosa Legge del 20 luglio 2000 istituiva la Giornata della Memoria. Purtroppo però, a fare un bilancio, la Memoria così tanto promossa sembra non avere dato i frutti che si speravano. Sembra anzi che si siano verificati imprevisti fenomeni di pura banalizzazione. In primo luogo la istituzionalizzazione della "Giornata della Memoria" ha generato sin dai primi anni la "corsa al testimone". Tutte le scuole hanno voluto avere in aula qualcuno che avesse vissuto la tragedia. Ovviamente, per motivi d'anagrafe, i testimoni si fanno sempre più scarsi, ma non importa. In secondo luogo si è generato il fenomeno del "turismo della Memoria". Basta digitare su Google la frase "gita ad Auschwitz" e spuntano fuori migliaia di riferimenti. Solitamente vi si ritrovano i resoconti di studenti, di gruppi, di persone che ripercorrono l'esperienza della "gita". Alcuni lo correggono pudicamente in "gita di istruzione". Resta il fatto che andare in "gita" ad Auschwitz è, a dir poco, paradossale. Un terzo fenomeno è stato la parcellizzazione della Memoria. Si ricordano sempre gli ebrei sterminati, ma sono usciti dalla Memoria schiere di vittime che evidentemente non meritano altrettanta attenzione: i disabili, gli omosessuali, i soldati russi, gli oppositori politici e tutte le altre categorie di vittime di quel funesto periodo. Il quarto fenomeno è la capacità della Memoria istituzionale di cancellare alcune parti fondamentali della storia. La Giornata della Memoria è diventata un atto liturgico nel quale ricordare la morte di milioni di individui provocata esclusivamente dai nazisti tedeschi le cui azioni vengono spiegate solo con la rassicurante categoria della follia. Un'estrema semplificazione storica. Ci si dimentica così che, senza il resto degli europei, i nazisti non avrebbero potuto realizzare il loro progetto di sterminio. In realtà, ci furono delatori, spie, collaboratori che, in ogni nazione occupata o alleata, denunciarono vicini di casa, ex amici, conoscenti. Ci furono organi di polizia che collaborarono nelle retate degli ebrei in ogni nazione, Italia compresa. Tutti matti? Impossibile. Quindi, di queste responsabilità si preferisce parlare molto poco o non parlarne affatto. E allora il carnefice fotografato dall'iconografia istituzionale continua ad essere un tedesco, con la divisa da SS, che agisce sempre come un corpo estraneo rispetto al luogo in cui opera. Sarebbe certamente imbarazzante scoprire che nella propria città magari il bisnonno del proprio compagno di banco, che viene in "gita" ad Auschwitz, collaborò con i nazisti a far deportare gente magari proprio ad Auschwitz. Meglio che la Memoria tramandi la solita figura del nazista estraneo, "folle" e spietato. Un segnale di questa cancellazione è l'amore per i "Giusti", cioè coloro i quali, mettendo in pericolo la propria vita, salvarono numerose vittime dal loro destino. A metà del 2010 i Giusti tra le Nazioni riconosciuti dallo Yad Vashem erano 22.765 di cui 468 italiani. Questo sparuto numero di persone ha il grande merito psicologico di aver U 16 Rastrellamento delle SS nel ghetto di Varsavia salvato molte vittime allora, e di salvare noi oggi dalla cattiva coscienza. Forse proprio il fatto che in Italia sono soltanto 468 ci dovrebbe spingere a pensare a quanti "ingiusti" ci furono, quanti, nella migliore delle ipotesi non fecero nulla e nella peggiore si attivarono per compiere il male. Così anche sotto questo aspetto la Giornata della Memoria sottintende una non dichiarata Giornata della Dimenticanza che placa ogni coscienza. E questo è tanto più vero in un Paese come il nostro dove il mito degli "italiani brava gente" è radicato e intoccabile. Insomma, il cattivo è sempre un altro e per definizione non ha un volto, bensì una maschera: il "folle" nazista tedesco. Infine la Giornata della Memoria in questi dieci anni di attività ha generato e rinforzato lo slogan - ripetuto come un mantra - che si usa alla fine di ogni manifestazione: "mai più". Poco importa come fare a far sì che la storia non si ripeta, l'importante è retoricamente dirsi "mai più", magari con espressione decisa e sentimento di profonda convinzione. "Mai più" significa che la Memoria diventa elemento attivo del presente e guida per l'agire futuro. "Mai più" significa che la Giornata della Memoria non è una "gita", non è il momento retorico, l'inaugurazione del Memoriale sul quale esercitare il rito del prossimo anno. "Mai più" significa agire in coerenza con la consapevolezza maturata. E se una consapevolezza fosse stata prodotta, oggi la "gita" più vera sarebbe nella nostra città, in qualche area dove lavoratori migranti, fatti entrare in Italia fingendo di offrirgli un'accoglienza impossibile da concretizzare, vivono ammassati come bestie in attesa di un lavoro concesso a condizioni da strangolo dal caporale di turno, in qualche casa fatiscente dove italiani meno fortunati muoiono per crolli inevitabili, in qualche mensa pubblica che si sforza di alleviare la povertà, in qualche centro per disabili costretto da fondi sempre più scarsi a lavorare sempre meno. Solo se saremo in grado di comprendere l'intrinseco significato del "mai più" che ci ripetiamo ad ogni annuale rievocazione, potremmo affermare di aver anche compreso il significato di un'altro aforisma che, altrimenti, resta puramente retorico: "historia, magistra vitae". IL NASTRO AZZURRO GIORNATA DEL RICORDO icordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, sepolti vivi tra i morti, perché si risparmiassero le pallottole. Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto il confine nord-orientale d'Italia. Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito. Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall'accusa di sterminio per aver operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati. Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume, dell'Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli. Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che l'Italia, l'Europa ed il mondo hanno fatto finta di dimenticare. Ricordo il silenzio degli storici di partito e l'omissione complice della scuola pubblica italiana, perché le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero. Il 10 febbraio di ogni anno, nel "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano - dalmata e delle vicende del confine orientale" io indosso il fiocco tricolore per tributare il mio riconoscimento a questi Figli d'Italia troppo a lungo dimenticati. Io ricordo. E tu? R Il Comitato 10 febbraio Locandina delle manifestazioni indette dalla federazione di Arezzo per la Giornata del Ricordo dello scorso anno 2010 IL RUMORE DEL SILENZIO l silenzio a volte è più doloroso di qualsiasi indignazione urlata, di qualunque dichiarazione, di qualunque verità. Il silenzio sulla tragedia delle Foibe, le cavità carsiche nelle quali furono sotterrati vivi dai partigiani del Maresciallo Tito decine di migliaia di italiani, il silenzio sull'esodo dei nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia, costretti a fuggire dalla ferocia e dalla pulizia etnica. Pagine tristi della nostra storia mai scritte, mai completamente metabolizzate da una Nazione che ha preferito dimenticare. Grazie a chi non ha dimenticato, però, a chi per anni ha condotto una battaglia per riportare alla luce squarci di verità, nomi, cognomi, volti, lapidi, testimonianze raccolte I IL NASTRO AZZURRO dal vento che ha aperto le porte sbarrate dall'omertà e dai colpevoli silenzi. Grazie a chi non ha dimenticato e grazie al Parlamento italiano, che nel 2004 ha istituito una Giornata della Memoria per la tragedia delle foibe e dell'esodo degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia che si celebrerà ogni anno il 10 Febbraio. Una data che non servirà ad alimentare odi, perché la storia non è strumento di lotta politica; il 10 Febbraio sarà il momento per raccogliere i sussurri e le voci di quel pezzo di Italia che non c'è più, eppure così viva nella memoria dei sopravvissuti. Grazie a chi non ha dimenticato, e qualche anno fa ha scritto un libro che raccoglieva quelle voci e quei sussurri, per cominciare a raccontare … che cosa accadde in quegli anni: quel libro si chiamava "Il Rumore del Silenzio" e sembrò un sasso lanciato nello stagno … Andò subito esaurito e se ne parlò molto … Nessuno restituirà la vita a quelle voci, nessuno ripagherà con un pezzo di terra italiana, istriana, fiumana o dalmata i nostri fratelli cacciati dalle loro case … Foibe, campi di sterminio, fosse comuni, tombe senza nomi e senza fiori, dove regna il silenzio dei vivi ed il silenzio dei morti. Migliaia di scomparsi … dalla storia che attendono giustizia e verità. Scomparvero dalle loro case, dall'affetto dei loro cari, dalla loro terra, dalla Patria che tutti amavano al di là delle diverse ideologie politiche. Insieme vittime di un disegno criminale basato sull'odio etnico e sull'ideologia marxista-leninista, che saldarono il IX Corpus e le armate titine in un'unica fratellanza con i collaborazionisti italiani, rei di essersi macchiati del sangue dei fratelli, sacrificati sull'altare di un sogno utopistico di internazionalismo emancipatore dei popoli ... Norma Cossetto (dalla prefazione al libro "Il rumore del silenzio") 17 COMPETIZIONI DI TIRO 2010 DIAMO DI SEGUITO CONTO DI DUE COMPETIZIONI DI TIRO, ENTRAMBE SVOLTESI SOTTO L’EGIDA DELLA FEDRAZIONE DI SONDRIO DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO, ENTRAMBE NEL CORSO DEL 2010 ISISC 2010 a competizione di tiro internazionale per pattuglie militari "ISISC 2010", che si è svolta a Tirano nei giorni 11 - 13 giugno 2010, ha festeggiato la decima edizione, la terza sotto l'egida della Federazione Provinciale di Sondrio e non poteva avere miglior preludio per i nostri tiratori della vittoria di categoria dell'Alpino Guido Confortola nel Trofeo "Festa della Repubblica", 2^ prova del Trofeo Medaglie D'Oro che si è svolto a Tradate domenica 30 maggio, organizzato dalla Sezione di Busto Arsizio dell'Istituto, nonché i buoni piazzamenti in altre competizioni tra cui il Trofeo "Paradiso 2010". La manifestazione per la prima volta in assoluto ha avuto il patrocinio del Comando Militare Esercito Lombardia a testimoniare il forte legame esistente tra il nostro Istituto e la Forza Armata. Ad esso si sono affiancati, poi, gli ormai tradizionali sostegni della Regione Lombardia Assessorato allo Sport - della Provincia di Sondrio, del Comune di Tirano e del B.I.M., nonché di Enti come la Comunità Montana di Tirano e la Fondazione Pro Valtellina che, con alcuni sponsor, hanno sostenuto economicamente l'iniziativa. L'importante competizione ha avuto inizio di buon mattino nella piazza principale con l'Alzabandiera e l'Onore ai Caduti alla presenza delle autorità civili e militari cittadine, prima del trasferimento dei concorrenti al Poligono di Tiro, dove si sono svolte le prove per gli oltre 80 tiratori appartenenti alle forze armate, ai corpi di polizia italiani e stranieri ed alle associazioni della riserva italiane ed estere, tra cui una pattuglia composta da personale in servizio alla Questura del capoluogo valtellinese. La competizione nel corso di quest'ultima edizione è cresciuta ulteriormente di livello sotto l'aspetto agonistico e tecnico ed ha visto i concorrenti impegnati, oltre che nelle tradizionali prove di tiro di precisione a 50 metri con Carabina cal. 22 e 100 metri con il fucile ex ordinanza Garand M1, anche in una sessione di tiro "di combattimento" (sagome girevoli con apertura temporizzata), con pistola a 25 metri ed in una prova di tiro dinamico su percorso con bersagli mobili e "ostaggiati" (vale a dire con interposto un target da non colpire tra il tiratore ed il bersaglio reale) con Carabina Beretta CX 4 STORM e fucile a pompa Benelli M4 COMBAT. Tale ultima sessione di gara, in particolare, ha messo in luce le reali capacità tecniche dei concorrenti in quanto alla precisione del tiro dovevano unire la velocità di completamento del percorso, considerato che il tempo di esecuzione contribuiva alla formazione del punteggio complessivo, dovendo quest'ultima parte della competizione simulare un'azione di combattimento. In serata, poi, al termine della Cena di Gala si sono svolte le premiazioni che hanno visto la presenza del Sindaco di Tirano Pietro del Simone, dell'Assessore allo sport del Comune di Tirano e del Colonnello Sergio Lepore, comandante del Centro Documentale di Como, quale rappresentante del Generale di Brigata Camillo De Milato, Comandante L 18 ISISC 2010 si è aperta con l’alzabandiera Esercito Lombardia. Per quanto concerne i tiratori della Federazione e delle Associazioni d'Arma valtellinesi debbono essere segnalati numerosi ottimi piazzamenti, a dimostrazione della preparazione tecnica ed atletica delle nostre squadre. In particolare: il primo posto del M.llo A. SUPS Antonio Sottile, comandante della Stazione Carabinieri Ardenno ed il nono dell'Artigliere Alpino Gianmario Volpi nel tiro con fucile Garand M1 a mt. 100; il terzo posto del Sergente Franco Silva, Alfiere della Federazione Provinciale del Nastro Azzurro, il quinto del M.llo A. SUPS Antonio Sottile, il sesto del Trasmettitore Giorgio Ferrario ed il nono del Capitano Camillo Bianchini nel tiro con pistola cal. 9 X 21; il secondo posto del Trasmettitore Giorgio Ferrario, il quinto del Capitano Camillo Bianchini ed il nono dell'Alpino Guido Confortola nel tiro con carabina cal. 22 a mt. 50; il primo posto del Trasmettitore Giorgio Ferrario, il quarto del M.llo A. SUPS Antonio Sottile, il quinto del Capitano Camillo Bianchini nella combinata individuale; il secondo posto della squadra n° 2 del Gruppo ANMI di Sondrio, il quinto della squadra n° 1 della Federazione di Sondrio del Nastro Azzurro (Cap. Camillo Bianchini, S. Ten. Stefano Boninsegna, Serg. Franco Silva), il sesto della squadra n° 2 della Federazione di Sondrio del Nastro Azzurro (C.le Par. Davide Ravanetti, Alp. Guido Confortola, Art. Alp. Gianmario Volpi), il decimo della squadra del Comando Provinciale dei Carabinieri di Sondrio (M.llo A. SUPS Sottile, M.llo Capo Sias, Brig. Del Curto) nella classifica combinata a squadre; il sesto posto, primo delle squadre italiane, della squadra n° 3 della Federazione di Sondrio del Nastro Azzurro (M.llo Stefano Magagnato, Alp. Salvatore Tambaro, Dott. Federico Vido); il settimo della squadra n° 2 della Federazione di Sondrio del Nastro Azzurro; l'ottavo della squadra del Comando Provinciale dei Carabinieri di Sondrio nella prova di tiro dinamico. Federico Vido (Segretario Federazione di Sondrio) IL NASTRO AZZURRO TROFEO DELL'AMICIZIA a Federazione Provinciale di Sondrio dell'Istituto del Nastro Azzurro, nel quadro di un ulteriore incremento delle attività anche in campo sportivo e nell'intento di diffondere la conoscenza del nostro Istituto anche all'estero, nella giornata di sabato 18 settembre 2010, ha organizzato unitamente alla Società Bersaglieri di Brusio, alla Società Tiratori Sportivi Val Poschiavo ed alla Società Pistola Campocologno la prima edizione della competizione di tiro militare internazionale "Trofeo dell'Amicizia" presso i poligoni di Brusio (CH). La manifestazione volta anche a rinsaldare tramite la competizione sportiva i già importanti legami tra la Val Poschiavo e la Provincia di Sondrio, che ha patrocinato l'iniziativa unitamente al Comune di Brusio ed alla Comunità Montana di Tirano, è iniziata di buon mattino davanti al poligono con la cerimonia della "presa della bandiera" alla presenza di tutti i tiratori, tra cui militari del Comando Nato di Solbiate Olona. Di seguito l'avvio delle prove, condotte magistralmente dai monitori di tiro svizzeri. La competizione, al via con un'edizione sperimentale ridotta, ha visto gli oltre 40 concorrenti affrontarsi in tre differenti esercizi di tiro, impostati sugli standard dell'Esercito Svizzero, secondo modalità identiche a quelle adoperate per l'addestramento dei militi, con l'impiego di due armi d'ordinanza, pistola SIG 75 (tiro rapido a 25 metri) e FASS 90 (tiro su bersaglio ordinario e sagoma mimetica a 300 metri) ed un'arma per tiro sportivo, la carabina cal. 22. (tiro di precisione in due posizioni a 50 metri). Una nuova sfida per la macchina organizzativa della Federazione che ha soddisfatto ancora una volta le aspettative dei presenti, grazie alla disponibilità e precisione degli amici svizzeri, i veri protagonisti della giornata, che si sono dimostrati insuperabili nella predisposizione delle varie fasi della competizione e dell'accoglienza dei concorrenti. Come in altre occasioni in terra elvetica i tiratori valtellinesi hanno mostrato le proprie capacità conquistando ben 5 dei 12 premi in palio. Debbono, infatti, essere segnalati il primo posto del Sergente Franco Silva, Alfiere L Premiazione del Trofeo dell’Amicizia della Federazione, nella categoria Pistola Sig 75 a 25 metri con 187 punti; il primo posto del Sottotenente di Vascello Massimo Bongiorni del Gruppo ANMI di Sondrio nella carabina cal. 22 a 50 metri, seguito dal Capitano Camillo Bianchini, Socio della Federazione, secondo a pari punteggio, e dal Maresciallo Aiutante SUPS Antonio Sottile, Comandante della Stazione Carabinieri di Ardenno, vincitore anche della classifica combinata assoluta di Re del Tiro con 490 punti, che ha portato ancora una volta i colori dell'Arma sul podio più alto in una competizione internazionale, ripetendo l'ottima prestazione della gara ISISC disputata a giugno 2010. Maristella Ravelli (Socia della Federazione di Sondrio) I partecipanti al trofeo IL NASTRO AZZURRO 19 L'ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO a San Vito dei Normanni C’ è chi va alla ricerca delle tradizioni locali, delle proprie radici e, spesso, non riesce a trovarne traccia e chi, alle volte per puro caso, si ritrova nelle mani la testimonianza tangibile di una realtà dimenticata per molti anni. È questo il caso di una gloriosa istituzione sanvitese di cui se n’è ignorata l’esistenza fino alla primavera del 2008 allorquando il Maresciallo di 1ˆ classe Scelto dell'A.M., Cav. Vincenzo Di Viesto, Vice Presidente dell’Associazione Arma Aeronautica di San Vito dei Normanni, nel corso di una visita di cortesia nei locali della Federazione Brindisina dell’Istituto del Nastro Azzurro, si ritrovò di fronte ad un Labaro di quella Associazione intitolato al “Gruppo di San Vito dei Normanni” che giaceva tra le vecchie carte di quell’ufficio da un imprecisato numero di anni quasi abbandonato, sicuramente perché a San Vito era venuto ad esaurirsi il numero di coloro che avevano diritto ad essere iscritti al Sodalizio ed il Gruppo era passato in posizione “quadro”. L’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, nato in ambito nazionale nei primi mesi del 1923 per volontà di un gruppo di decorati al Valor Militare della Prima Guerra Mondiale, doveva raggruppare e rappresentare esclusivamente i titolari di decorazioni al Valor Militare, tutti quei combattenti, cioè, che avendo ottenuto, per atti di valore compiuti esclusivamente in presenza del nemico, una ricompensa al Valor Militare, non avessero successivamente compiuto azioni indegne o tenuto riprovevole comportamento venendo meno alle leggi dell’onore militare, della morale o ai doveri verso la Patria. Oggi, dopo sessantacinque anni durante i quali l’Italia non è stata coinvolta in vere e proprie guerre, se non in atti di polizia militare internazionale, questi autentici valori, pur sicuramente radicati nell’animo di molti cittadini in armi, sembra che non siano più evidenti. E questo perché l’inesorabile legge dell’anagrafe sta progressivamente assottigliando il numero dei Decorati al Valor Militare che ne erano l’esempio vivente. Consapevoli di tale ineluttabile realtà che porterebbe, in Il Labaro del Gruppo di San Vito dei Normanni 20 breve volgere di anni, all’esaurimento degli iscritti per diritto e, quindi, alla definitiva scomparsa del Sodalizio, gli attuali Dirigenti hanno aperto con generosa fiducia l’iscrizione ai Soci simpatizzanti, a quelle persone, cioè, che sentono profondamente di dover testimoniare gli stessi ideali di chi si è guadagnato un riconoscimento concretizzato dalla Decorazione al Valor Militare! Infatti, è la condivisione dei valori fondamentali di Patria, Onore Militare, Italianità e Amore per la Storia e la Tradizioni del nostro Paese, che accomuna il Socio Decorato al Socio simpatizzante. È molto probabile, infatti, che, se quest’ultimo si venisse a trovare in condizioni analoghe a quelle incontrate da chi è stato decorato per un atto di eroismo, si comporterebbe allo stesso modo e quindi sarebbe meritevole di una Decorazione. L’Istituto del Nastro Azzurro è nato per raccogliere e tramandare un Valore assoluto: il Valor Militare. Quando tale Valore non potrà essere più incarnato da persone che lo hanno dimostrato sul campo, dovrà essere raccolto, custodito e divulgato da persone che non hanno avuto questa possibilità ma che vi credono profondamente e informano gli atti della propria vita a quella sublime forma di altruismo che potrebbe, se necessario, spingerli a compiere atti il cui rischio raggiunge quello di immolare la vita stessa. È solo una questione di occasioni, che è giusto non si presentino più, ma che sublimano il significato profondo del Valor Militare. Ispirato da questi nobili sentimenti e approfittando della possibilità concessa, poiché l’idea di lasciare tra la polvere un “cimelio” così importante per la nostra comunità sembrava un atto di pura incoscienza ed anche perché in lui era scattato in quel momento l’orgoglio di appartenenza, il M.llo Di Viesto chiese ed ottenne dal Presidente della Federazione di Brindisi, Com.te Vincenzo Cafaro, l’autorizzazione a prelevare il sacro “Labaro” da riportare a San Vito per ricostituire il “Gruppo” tenuto fino ad allora in posizione quadro. Il Gruppo di San Vito dei Normanni dell’Istituto del Nastro Azzurro è rinato nella nostra città già dalla primavera del 2008 e, poiché gli attuali iscritti sono anche soci dell’Associazione Arma Aeronautica, ha stabilito in proprio recapito presso la sede di quest'ultima in via Garibaldi n° 90. Orgogliosi di aver ridato alla nostra comunità un pezzo della propria storia, ma rammaricati di non essere riusciti a ricostruirne i particolari, si invitano quanti hanno meritato Decorazioni sul campo o hanno memoria di propri congiunti insigniti a suo tempo di tali riconoscimenti o appartenuti al Sodalizio, a volerne dare notizia al Commissario del Gruppo, Cav. Vincenzo Di Viesto, presso il recapito anzi riportato. Cav. Vincenzo Di Viesto (Presidente del Gruppo di San Vito dei Normanni) IL NASTRO AZZURRO VIAGGIO STORICO FRA I GHIACCI DEL POLO NORD el n. 4 del notiziario l'Alpino di aprile 2010 è stato pubblicato un interessante articolo sull'impresa del Gen. Umberto Nobile che nel 1928 raggiunse con il dirigibile Italia il polo nord. Purtroppo la spedizione sulla via di ritorno si trasformò in tragica odissea. Leggendaria resta la sfortunata operazione di soccorso tentata dalla pattuglia di alpini del cap. Sora lanciata sulla banchisa artica alla ricerca dei superstiti (la famosa tenda rossa). Riflettendo su questa affascinante cronistoria, sono affiorati in me i vari resoconti che mio padre, allora ragazzo e tutt'ora vivente, mi narrava con viva emozione, inoltre, la mia grande passione di alpino per i viaggi nelle terre artiche, associata all'entusiasmo di ripercorrere quei luoghi Pietro Pelizza depone la targa alla che videro gli italiani 82 anni fa protagonibase del pilone di ormeggio del dirigisti eroici di volontà e di ardimento che non bile “Italia” conosce ostacoli, mi sono detto: "Devo andare." Ho contattato l'artigliere alpino Piero va da ormeggio al dirigibile italiano dove è stata collocata Bosco "guida polare" e, con il mio cappello alpino e il fouuna piccola targa commemorativa proposta e scritta dal lard del Nastro Azzurro, la sera del 15 agosto 2010, sono sottoscritto. partito. All'aeroporto della Malpensa ci siamo trovati in 6 Alcuni giorni dopo, nel corso del nostro solitario e alpini provenienti da varie regioni e, con la rapida succeslungo viaggio tra piccole isole caratterizzate dalla tundra sione di tre voli, siamo sbarcati su un piccolo aeroporto artica, da icberg e calotte glaciali, siamo approdati su un'idelle isole Svalbard dove era pronta a salpare dalla latitusola denominata sulle mappe alpinoja (isola degli alpini), dine di 80° nord una motonave rompighiaccio olandese. nome dato dal capitano Sora che per primo la scoperse. Per 12 giorni abbiamo navigato percorrendo 1400 Diversi monti, insenature e baie delle isole miglia senza avvistare né una casa né un aereo e tanto Spitsberghen portano nomi italiani essendo stati i primi a meno persone. Il secondo giorno di navigazione, nella Baia raggiungere queste terre. Abbiamo ricordato e commemodel Re a "Nyalesund", abbiamo trovato il pilone che servirato con due brevi cerimonie i luoghi più storici per noi Italiani. Ci accompagnava un giornalista della Rai che ha voluto filmare e realizzare un documentario poi trasmesso su RAI Uno una sera di ottobre. In questo viaggio a tema storico naturalistico, abbiamo incontrato a distanza ravvicinata tutte le specie di animali del grande nord. Nelle escursioni quotidiane, attraversando a piedi isole sperdute per buona parte coperte di ghiaccio, le cui seraccate si spingevano dentro nel mare fino a congiungersi con il pak, ci illuminava sempre la luce costante del sole. In paesaggi immensi, freddi, solitari e quasi ai confini della realtà, il mio pensiero andava al ricordo di quegli esploratori Italiani che portavano il nome della nostra Patria nel mondo. Si, è stato il vero viaggio della mia vita. N La targa IL NASTRO AZZURRO Cav. Pietro Pelizza (Federazione di Padova) 21 IL GRUPPO ALPINI DI VILLA TIRANO ASSEGNA UNA BORSA DI STUDIO Nel 2011, centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, gli Alpini di Villa di Tirano, mediante la cerimonia dell'Alzabandiera, ricordano tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per creare e difendere lo stato italiano. A tale scopo il Gruppo, dipendente dalla sezione ANA di Tirano il cui Presidente è il Serg. Magg. Alpino Mario Rumo, Vice Presidente Vicario della Federazione del Nastro Azzurro di Sondrio, ha istituito una borsa di studio, intitolata alla memoria dell’Alpino MAVM Savino Tona, con la quale si premia il miglior tema svolto sull’argomento da uno studente delle scuole medie di Tirano. La borsa di studio è stata assegnata al giovane Giacomo Alpini all’attacco Pianto, nipote del socio della Federazione NA Roberto Pianto. Di seguito pubblichiamo il tema: d'indipendenza del 1886, e il Lazio e Roma nel 1870, l 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II viene proclaquando il papa non era più protetto dai francesi di mato primo re di un'Italia appena unita grazie ai Napoleone III. L'Italia fu completata definitivamente alla sacrifici di moltissime persone che hanno dato la fine della prima guerra mondiale quando ottenne Trento vita per questo nobile scopo. L'unità italiana è stata rage Trieste. giunta attraverso numerose guerre e grazie al valore di Però l'Italia doveva essere anche difesa e questo quegli uomini che hanno rischiato o perso la vita per compito è stato svolto più volte dagli Alpini. seguire i propri ideali. Essi non volevano più un'Italia L'idea di formare il corpo divisa, ma un'Italia unita e forte. degli Alpini fu del comandante Grandi personaggi hanno Giuseppe Perrucchetti; essa fu aiutato a raggiungere la tanto accolta dal ministro della guerra desiderata unità; fra i quali Cesare Ricotti. Gli Alpini dovevaGiuseppe Garibaldi: un eroe. no essere uomini in grado di Senza quest’uomo unire l'Italia muoversi bene tra le montagne. sarebbe stato impossibile. Essi hanno combattuto per Garibaldi guidò mille uomini alla la prima volta ad Adua nel 1896. conquista del sud Italia; partì la Già da quella prima battaglia gli notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, Alpini dimostrarono le loro capada Quarto, con due piroscafi, il cità. “Piemonte” e il “Lombardo”; Nel 1911 sono intervenuti in sbarcò in Sicilia; in un mese la Libia, nel corso della guerra occupò e attraversò lo stretto di italo-turca, dimostrando ancora Messina. il loro Valore Militare. Mentre l'armata di Garibaldi Nella prima guerra mondiale raggiungeva Napoli, Vittorio gli Alpini furono i veri protagoniEmanuele II attraversò la penisti della vittoria italiana; furono sola alla testa del suo esercito. I loro a operare i principali sfondue si incontrarono a Teano il 26 damenti e, anche grazie al loro ottobre 1860; poco tempo dopo Valore, l'Italia vinse la Grande Vittorio Emanuele II fu proclaGuerra. mato Re d'Italia. Sembrava Nel 1935 per volontà di un'impresa impossibile, ma la Mussolini invadono l'Abissinia volontà di Garibaldi e dei suoi che fu presto colonizzata. uomini di vedere l'Italia unita li Il moderno equipaggiamento delle truppe Parteciparono alla seconda fece vincere. Poi vennero conquistati il alpine li rende un corpo estremamente flessi- guerra mondiale combattendo bile ed idoneo a tutti i teatri operativi in Francia, Africa, Grecia e Veneto, grazie alla terza guerra I 22 IL NASTRO AZZURRO Russia. La campagna di Russia fu una vera e propria disfatta per l'Esercito Italiano, ma non per gli Alpini che sono stati considerati, da un bollettino del comando sovietico, imbattuti in terra di Russia. Gli Alpini hanno sempre tenuto alto l'onore militare italiano e sono state consegnate loro ben 207 Medaglie d'Oro al Valor Militare. Il corpo degli Alpini non ha partecipato solo a guerre, ma anche ai soccorsi della popolazione in caso di calamità naturali. In queste operazioni gli Alpini hanno dimostrato grande coraggio e abnegazione. Nel 1976 gli Alpini si sono impegnati nel soccorso ai terremotati in Friuli. Gli Alpini sono sempre disponibili ad intervenire in aiuto della popolazione e sono in Afghanistan, impegnati in missioni di pace. Gli Alpini hanno dimostrato sempre la loro capacità, la loro voglia di vincere e di aiutare i cittadini bisognosi, da quando sono nati fino a oggi e i loro battaglioni hanno aiutato moltissimo a completare l'unità italiana e difenderla. Novant'anni fa è nata anche l'Associazione Nazionale Alpini, da un gruppo di reduci della prima guerra mondiale. E ora che che siamo giunti al centocinquantesimo anniversario dell’unità italiana, il Gruppo Alpini di Villa di Tirano, ogni sabato mattina, svolge la cerimonia dell'alzabandiera: una cerimonia molto importante e ben organizzata. Ogni volta io, quando vedo il tricolore alzarsi in cielo, seguito dall'Inno di Mameli, mi emoziono e penso al mio paese, l'Italia, un paese sviluppato che è unito da poco ma ha dimostrato subito il suo Valore. Provo a pensare agli uomini che hanno combattuto per unire e difendere la nostra Patria. Queste persone vanno ricordate per il loro valore Locandina della borsa di studio istitutita dagli alpini di Tirano e quale miglior occasione del centocinquantesimo anniversario dell'unità italiana? Questo è un evento da celebrare per ricordare alle nuove generazioni le prodezze dei loro avi. Giacomo Pianto Raduno degli Alpini: sventolano i Tricolori IL NASTRO AZZURRO 23 D E 28 T T O L'IMPERATIVO CATEGORICO È RICORDARE! UN EPISODIO GLORIOSO DELLA CAMPAGNA DI GRECIA Ottobre 1940 - Guerra con la Grecia, quella campagna dichiarata con incoscienza all'inizio dell'inverno su quelle paurose montagne del Pindo e dell'Epiro, contro un nemico che non ci dovrebbe essere, che non dovrebbe combattere, che non dovrebbe difendersi, ed invece c'è e in forze maledettamente superiori e formato da soldati valorosissimi. Le truppe italiane, con la forza di 6 divisioni di fanteria, fra cui la Julia, rischiano di brutto: il pericolo di essere buttati a mare è reale e incombente; le 5 divisioni di fanteria in quell'inferno di fango e di neve, martoriate dai mortai greci ed assalite da tutte le parti, resistono come possono finché cedono di schianto. Ma non la Julia che, con enormi sacrifici ed un pauroso contributo di sangue, resiste sui "Mali" (i monti di Albania) malgrado la forte pressione del nemico, in epici assalti e contrassalti all'arma bianca. Era un Natale, un Natale di sangue, non si mangiava, non si dormiva, con gli arti congelati si calpestava quella neve tutta arrossata: a dicembre, dei 9000 uomini della Julia ne erano rimasti 800. Il generale Cavallero mandato in fretta e furia dall'Italia a sostituire il generale Visconti Frasca, impotente per assoluta mancanza di uomini e di mezzi a soccorrere la Julia, così telegrafava al nostro gen. Girotti: "Caro Girotti, resisti con i tuoi meravigliosi alpini, dall'Italia stanno arrivando i rinforzi. Avete fatto cose straordinarie, ma adesso dovete resistere, se mollate adesso i greci non li fermeremo più, saremo buttati a mare, l'onore dell'esercito italiano è nelle tue mani, so perfettamente che ti chiedo l'impossibile, non sono io che te lo chiedo, è l'Italia! verrò io a morire con te ma resisti!!" Il nostro Girotti che ben sapeva la tragicità della situazione, non parlò mai, lasciò che il gen. Cavallero sfogasse la sua angoscia, così rispose: “La Julia muore sul posto!”. Ed al prezzo di un'autentica carneficina dell'80% dei suoi effettivi, non mollò di un passo: il greco non sfondò! Il motto "da qui non si passa", fu eternato nella storia della Patria ed entrò nella leggenda! La Julia meritò l'appellativo di Divisione Miracolo! Gloria imperitura ai gloriosi Caduti! Roberto Stocchi PS.: La Julia in Grecia fu paragonata ai 300 spartani di Leonida alle Termopili. Quello che disse ai suoi eroici difensori la famose frase: "Allegri compagni, stasera cenerem sotterra!" Q u e s t o è u n o d e i n u m e r o s i a r t i c o l i c h e i l t e n e n t e a l p i n o R . O . R o b e r t o S t o c c h i h a i n v i a t o i n r e d az i o n e e c h e a n c o r a d o v e v a e s s e r e p u b b l i c a t o q u a n d o l ’ a u t o r e h a l a s c i a t o q u e s t a t e r r a . L o p u bblichiamo postumo, come faremo ancora per gli altri pezzi da lui inviati. Alla famiglia di Roberto esprimiamo il più profondo cordoglio. F R M A VALORE MILITARE: OFFERTA DI SE PER LA GIUSTIZIA E L'EGUAGLIANZA NELL'ORDINE INTERNAZIONALE N O I 24 assima espressione di tali principi etici è il concetto di Valore Militare, ovvero atto di ardimento che potrebbe evitarsi senza venire meno ai doveri di servizio e dell'onore. Atto di un eroismo regolato dalla coscienza individuale. I nostri eroi più cari, infatti, furono tali soprattutto per avere seguito fino in fondo, con intimo convincimento, ciò che la coscienza dettava loro, insegnandoci che il coraggio in grado supremo è l'offerta di sé a beneficio degli altri. Ricordo il maresciallo della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice. Nel settembre 1944, quando seppe che i nazisti preparavano una rappresaglia tra la popolazione a Bergiola Foscalina, non esitò a presentarsi all'ufficiale tedesco per offrire la propria vita purché gli ostaggi fossero salvi, e dopo che gli fu risposto che non potevano fucilare un militare, si tolse prontamente l'uniforme a significare che nulla poteva fermare il suo atto d'amore: finì crivellato di colpi (purtroppo i civili non vennero risparmiati e furono comunque tutti fucilati. Il suo gesto eroico, anche se non ottenne lo scopo prefissatosi di salvare altre vite, deve comunque essere d’esempio e monito - ndr). Ricordo anche il nostro don Enelio Franzoni, cappellano della Divisione Pasubio sul fronte orientale, che nel mezzo del ripiegamento, rinunciò ad abbandonare i feriti, cadendo prigioniero con loro all'arrivo dei sovietici, e negli ultimi mesi di una durissima prigionia lunga tre anni e mezzo rifiutò il rimpatrio per continuare ad assistere gli ultimi malati intrasportabili rimasti al campo di Suzdal. In tempi recenti uno dei più bei doni di se fu compiuto, in circostanze ancora non chiarite, dal dirigente del SISMI Nicola Calipari, che coscientemente fece scudo col proprio corpo a un ostaggio appena liberato e che per questo fu poi definito da Giovanni Paolo II "benemerito e generoso servitore dello Stato, autore d'un gesto suscitato da senso del dovere e da sentimenti di cristiana virtù". Negli esempi riportati, tutti avvalorati con la Medaglia d'Oro e lontani da certo militarismo becero in cui non ci riconosciamo più, non è estranea l'idea di un Dio fattosi uomo che, con supremo atto d'amore, immola la propria vita terrena sulla croce per la salvezza degli uomini. In altre culture il sacrificio di sé per il bene altrui è indifferente; per noi è a fondamento di ogni discorso etico. Perciò sono convinto che, pur in tempi di nichilismo e relativismo, l'istituzione militare possa ancora nutrirsi dei valori cristiani e, a sua volta, arricchire la società civile con la propria etica improntata ad altruismo e spirito di servizio. prof. Alessandro Ferioli (socio della Federazione di Bologna) IL NASTRO AZZURRO NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO La FAO lancia un sistema di monitoraggio degli incendi sviluppato dalla NASA Roma, 11 agosto 2010 - La FAO ha lanciato oggi un nuovo portale web per l'informazione e il monitoraggio in tempo reale degli incendi, al fine di aiutare i governi a controllare efficacemente i roghi e a salvaguardare proprietà e risorse naturali. Il nuovo Sistema Globale di Gestione dell'Informazione sugli Incendi (GFIMS) individua i focolai di incendio mediante i satelliti controllati dalla NASA. Sviluppato in collaborazione con l'Università del Maryland, il GFIMS fornisce una mappa-interfaccia web che visualizza i focolai di incendio in tempo "quasi-reale", ossia con un ritardo di circa 2 ore e mezza tra il momento in cui il satellite registra il dato e quello in cui il dato diventa disponibile. Il nuovo sistema consente agli utenti di ricevere anche delle e-mail di allerta su specifiche aree di interesse, permettendo loro così di reagire prontamente. "Il GFIMS è stato lanciato in un momento in cui l'incidenza degli incendi di grosse proporzioni tende ad aumentare" afferma Pieter van Lierop, esperto forestale responsabile delle attività di gestione degli incendi della FAO. A livello globale, si stima che gli incendi boschivi colpiscano approssimativamente 350 milioni di ettari di terra ogni anno - circa metà dei quali in Africa. Nella regione del Mediterraneo, vengono distrutti dagli incendi boschivi tra i 700 000 e il milione di ettari ogni anno. Il Mini Mine Wolf di DanChurchAid è ora operativo nella zona di Luena in Angola 8 settembre 2010 - Nel 2009 la DanChurchAid ricevette 5,5 milioni di corone danesi dal A.P Moller and Wife Chastine McKinney Moller's Fund for General Purposes per l'acquisto di un nuovo congegno per la bonifica delle aree minate: il Mini Mine Wolf, un'apparecchiatura destinata a facilitare le operazioni manuali di sminamento in Angola. Si tratta di una macchina corazzata che smuove il terreno davanti a sé, facendo brillare le eventuali mine presenti sul suo cammino, facilitando in tal modo l'individuazione esatta dei campi minati. Il MMW è destinato a rivestire un ruolo cruciale nel migliorare l'efficienza e la rapidità della bonifica dei campi minati in Angola. Inaugurata a Roma una Cappella dedicata a tutti i caduti e dispersi in guerra 26 settembre 2010 - In Piazza Salerno a Roma, presso il Tempio Nazionale del Perpetuo Suffragio pro Caduti, Dispersi e Vittime di Guerra, è stata inaugurata la Cappella dedicata a tutti i Caduti e Dispersi (militari e civili) e, in particolare, a quelli che hanno partecipato alla campagna di Russia durante la seconda guerra mondiale. Nel corso della cerimonia, preceduta dalla celebrazione della S. Messa da parte di mons. Alessandro Plotti, arcivescovo emerito di Pisa e del Settore Roma Nord, rito religioso animato dal Coro Polifonico "Salvo D'Acquisto", è stata benedetta l'immagine della "Madonna dei Dispersi" alla quale è stata dedicata la Cappella. AI termine, il Priore del Tempio, Padre Giuseppe M. Galassi, ha fornito una breve descrizione riguardante le vicende della Sacra Icona. Presenti alla cerimonia, insieme alle rappresentanze con Medaglieri e Labari di numerose Associazioni d'Arma e Combattentistiche, un delegato del sindaco della Capitale e molte autorità civili e militari. Associazione Amici del Montenegro - Missione in Montenegro 2010 - (24-29 settembre 2010) Il 24 settembre 2010 il Segretario Generale dell'Associazione, Sig.ra Maria Coculo Satta, e altri due Soci partivano da Roma per Bari sul furgone contenente i pacchi-dono destinati a istituzioni di protezione dell'infanzia del Montenegro. A Bari si imbarcavano sul traghetto col Presidente dell'Associazione, dottor Roberto Iacovoni, e altri tre soci completando la delegazione che, giunta in Montenegro e superati alcuni problemi doganali, poteva procedere alla distribuzione dei pacchi dono ai bambini ospiti delle tre istituzioni destinatarie della donazione, ricevendone in cambio splendidi sorrisi e ampie espressioni di gioia. Durante la visita al Centro "Ju Zavod Komanski Most" di Podgorica, il Direttore Vuk Mirkovich esponeva la necessità di arredare due ambulatori specialistici e la delegazione chiedeva se le due unità si potessero denominate "Jelena", in memoria della Regina Elena di Savoia. Il Direttore accoglieva la proposta con molto piacere. A Cetinje la delegazione raggiungeva l'Ospedale "Danilo I", nel giardino del quale si svolgeva la breve cerimonia di deposizione di un omaggio floreale al busto della Regina Elena. Consegnati i pacchi-dono alla Casa delle Suore Francescane dell'Immacolata, la delegazione faceva rientro in Italia. Nel giardino dell’ospedale “Danilo I” All'AM la Medaglia d'Oro della Protezione civile Il gen. Bernardis riceve il premio Prociv all’AM ll 9 Novembre, nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito a L'Aquila, si è svolta la cerimonia per la consegna da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, delle Medaglie d'Oro della Protezione Civile e degli attestati di Pubblica Benemerenza di I Classe alle Istituzioni che - fin dalle prime ore del 6 aprile 2009 - hanno operato con impegno, dedizione e disponibilità a L'Aquila e nei comuni abruzzesi colpiti dal terremoto. Per l'Aeronautica Militare - la cui attività a favore delle popolazioni colpite dal sisma è stata sovente determinante - l'importante riconoscimento è stato ritirato dal Capo di Stato Maggiore, generale Giuseppe Bernardis. IL NASTRO AZZURRO 25 150o ANNIVERSARIO DELL'UNITÀ D'ITALIA IL PATRIMONIO DI TUTTI l 2011, rappresenta per tutti noi una data importante, carica di valori e di significati: vi ricade infatti il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. E in 150 anni il nostro Paese ne ha fatta di strada! Da un'Italia divisa in sette Stati, in appena due anni nacque un nuovo regno: una trasformazione che partiva dalla vittoria militare degli eserciti franco-piemontesi nel 1859 e si concludeva con lo storico documento della legge n° 4671 del Regno di Sardegna, destinata a diventare la prima del Regno d'Italia: I "Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiano sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861". La facciata di San Pietro e la fontana del Bernini Fino a quel momento, non esisteva uno Stato italiano; ne era tuttavia presente lo spirito, quella viva "Nazione" che secoli di storia avevano plasmato delineando la nostra peculiarissima identità di popolo. Per generazioni, abbiamo avuto coscienza dell'unità delle nostre tradizioni civili e culturali, del nostro retaggio religioso, della nostra origine comune. Senza un preesistente spirito nazionale, non avremmo potuto distinguerci per quella nostra straordinaria ricchezza culturale che tutto il mondo ci invidia. Con Dante, che indicava l'Italia come "giardin de lo 'mperio" (Purg. VI, 105), ha preso forma la nostra superba tradizio- 26 ne letteraria e linguistica; generazioni di pittori, scultori e architetti hanno vestito a festa le nostre città adornandole dei loro capolavori; musicisti e drammaturghi hanno fatto sì che l'Italia venga tutt'oggi chiamata "Paese del bel canto". Non serve aggiungere altro per comprendere che, laddove il popolo condivide la stessa anima ed è spiritualmente Nazione, le divisioni statali non possono durare per sempre. Così, non poteva continuare ad esistere quell'avvilente articolazione in staterelli che, oltre a non rendere giustizia al nostro essere profondo, degradava la nostra terra con le continue lotte fratricide, che a loro volta contribuivano a renderci deboli e facile preda delle ambizioni dei Paesi stranieri (non a caso l'Italia è stata più volte oggetto di invasioni e rapine, ora da parte della Spagna, ora dell' Austria, ora della Francia). Il 2011 vuole essere un invito alla coesione nazionale e alla condivisione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia, senza dimenticare che il ricordo dei sacrifici compiuti per edificare la nostra realtà politica non deve essere vissuto come una vuota commemorazione, ma come un caloroso invito ad affrontare con slancio e determinazione le molte sfide che si annunciano per il futuro. Tra queste, ricordiamo innanzitutto la necessità di superare il divario culturale ed economico che continua a dividere il Nord dal Sud Italia, e a causa del quale il processo di unificazione del nostro Paese non può ancora dirsi portato del tutto a termine. Per completarlo occorre che tra gli Italiani, e in modo particolare tra i giovani, si diffonda un clima nuovo, un sentimento di apertura e di solidarietà grazie al quale possano finalmente abbandonarsi i pregiudizi e i luoghi comuni nei confronti del nostro mezzogiorno. Questa terra è stata protagonista di alcuni dei momenti più illustri della nostra storia, ed è qui che hanno avuto i natali alcune delle menti più acute della nostra tradizione culturale. In quanto figli di una sola Nazione e di un solo Stato, non è più tollerabile continuare a tenere alte barriere sociali tra Settentrione e Meridione. Non si tratta di negare o di nascondere le mancanze dirigenziali che, in alcuni casi, hanno reso disomogeneo lo sviluppo del Sud; al contrario, è necessario lavorare insieme per sviluppare una coscienza civile comune grazie alla quale anche le regioni del mezzogiorno, debitamente sostenute, possano vincere le forze negative che ostacolano il loro pieno riscatto (in primis, la malavita organizzata). Non avremo un'Italia realmente unita finché vi saranno regioni sofferenti e abbandonate a loro stesse. IL NASTRO AZZURRO A Dante Alighieri si deve la diffusione culturale della lingua italiana C'è poi una seconda sfida che gli Italiani sono oggi chiamati a sostenere: quella della multiculturalità derivante dalla sempre più consistente presenza di genti straniere entro i nostri confini. Se affrontato nel modo corretto, questo fatto può costituire un assoluto beneficio: l'incontro con tradizioni, usanze e religioni diverse dalla nostra può infatti rappresentare una preziosa occasione di confronto e di arricchimento reciproco. Questo non significa, tuttavia, che gli Italiani debbano lasciar sbiadire, nascondere o addirittura smarrire la propria identità. Al contrario! Come affermato dall'arcivescovo emerito di Bologna Carlo Giacomo Biffi (1), "… quanto più sarà intenso il contatto con genti straniere, tanto più il nostro Paese dovrà sapersi offrire con la sua tipicità e con le ricchezze culturali e spirituali che lo caratterizzano da sempre. Solo così l'Italia potrà improntare di sé la nuova realtà umana che nascerà da questa fusione di popoli ...". Del resto, in una società anonima e priva di personalità i nuovi arrivati possono sentirsi portati a mantenere intatte le proprie usanze: come potrebbero integrarsi, se non vi è un preesistente sostrato culturale con il quale farlo? La conseguenza di tutto questo non può essere che l'aumento della diffidenza e della mutua estraneità, con tutti gli effetti nefasti che da questo derivano. "Ai forestieri si fa spazio non demolendo la nostra casa, ma ampliandola e rendendola ospitale sì, ma nel rispetto della sua originaria architettura e della sua primitiva bellezza". La multiculturalità pone l'Italia davanti al problema dell'incontro con una molteplicità di tradizioni diverse, in gran parte provenienti dai Paesi meno fortunati del Sud del mondo. Il nostro Paese deve tuttavia fare i conti anche con un'altra questione, quella della globalizzazione derivante dal nostro essere parte della dimensione economico-culturale propria dell'Occidente industrializzato, apportatrice di ricchezza ma anche di livellamento culturale sulla base di modelli talvolta discutibili. L'affermazione del valore dell'unità e, quindi, dell'identità nazionale potrà rivelarsi lo strumento adatto per arginare gli aspetti negativi di questo ormai inarrestabile processo di uniformazione il quale, omologando i nostri costumi e i nostri bisogni, rischia di travolgere i tratti che costituiscono il nostro spirito di popolo. Dobbiamo invece impegnarci per mantenere vivi i caratteri che ci distinguono in tutto il mondo, sfuggendo alle trappole della banalizzazione e del grigiore culturale. La dimensione del "mondo comune" può offrire preziose occasioni di scambio e di crescita; tale esperienza, tuttavia, risulterà tanto più importante e fruttuosa quanto più saremo consapevoli delle nostre origini: un albero non spinge i suoi rami verso il cielo, se le sue radici non sono ben salde al terreno che lo ha generato. Tutto questo risulta ancor più significativo se pensiamo al cammino del nostro Paese verso l'Europa unita, alla quale già ci lega la moneta, un Parlamento e un'ormai ricca legislazione. È certamente bello sapere che, dopo le sanguinose esperienze belliche del XX secolo, i popoli del nostro continente hanno saputo costruire una nuova realtà politicoeconomica fondata sulla condivisione del patrimonio culturale comune. La prospettiva europea, tuttavia, non deve annientare il nostro spirito nazionale. Ancora una volta, dobbiamo mostrarci aperti al nuovo e pronti a condividere le nostre esperienze scoprendoci fratelli degli altri popoli, ma questo senza mai scordare la terra che ci ha visti nascere, andandone anzi fieri e orgogliosi per i suoi meriti e la sua unicità. Siamo e saremo sempre più Europei, ma siamo e dovremo essere sempre più anche Europei Italiani. Comprendiamo ora quanto sia necessario celebrare con entusiasmo l'unificazione del nostro Paese come un prezioso ed irrinunciabile patrimonio collettivo. Come affermato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, "non c'è nulla di retorico nel celebrare l'unità conseguita dall'Italia", ma è "un modo di rinnovare il patto fondativo della nostra Nazione" (2). Le manifestazioni per i nostri 150 anni di Unità potranno essere una straordinaria occasione per determinare un nuovo rapporto tra le diverse realtà italiane le quali, stringendosi intorno al Tricolore, impareranno a guardarsi reciprocamente con rinnovato spirito di amicizia, e cammineranno insieme verso un più roseo futuro. Mario Livi (Presidente della Federazione di Pistoia) (1)- I BlFFI GIACOMO: Risorgimento, stato laico e identità nazionale - Milano, Piemme, 1999, pp. 56-57. (2)- Estratto dal discorso tenuto a Marsala il giorno 11/05/2010 in occasione del 150° anniversario dello sbarco dei Mille in Sicilia. IL NASTRO AZZURRO 27 150o ANNIVERSARIO: OSTACOLI ANTICHI E RECENTI SUL CAMMINO DELL'ITALIA UNITA roi, martiri, patrioti, partigiani, combattenti, guerriglieri, reazionari, rivoluzionari, banditi, malfattori, criminali, briganti sono solo alcuni modi per connotare quanti insorgono in armi contro chi detiene il potere. Anche se alcuni nomi hanno un valore decisamente positivo, e gli altri al contrario denigratorio, in realtà sono perfettamente intercambiabili; solo che i primi vengono usati da chi parteggia per gli insorti, specie se a questi arride la vittoria, i secondi vengono utilizzati, ovviamente da chi detiene il potere, quando gli insorti soccombono. Un esempio valga per tutti a chiarire il concetto. Dopo l'8 settembre '43, non tutti aderirono alla Repubblica Sociale Italiana. Molti imbracciarono le armi e presero la via dei monti. Alla fine prevalsero: furono chiamati "Partigiani" e il loro movimento è passato alla storia col termine positivo di "Resistenza". 80 anni prima, subito dopo l'unificazione dell'Italia (17 marzo 1861), la gran parte dei meridionali non accettò le innovazioni e le nuove leggi del Regno di origine piemontese, moltissimi imbracciarono le armi e si diedero alla macchia. La massa dei meridionali li considerò eroi e li sostenne nella loro guerra contro i "liberatori". Dopo lunghi anni di lotte feroci e crudeli, che misero seriamente in forse il destino della giovane Nazione, gli insorti furono sopraffatti e sterminati. In nessun libro ufficiale di storia furono mai chiamati E partigiani, e tanto meno eroi. Si parlò di loro solo come di "briganti". Una parola denigratoria che fa pensare a delinquenti comuni, che agiscono per lo più isolati o, talvolta, in piccole bande, ma soprattutto non godono del consenso della popolazione. Il loro movimento fu etichettato come "brigantaggio", un vocabolo altamente dispregiativo che di certo non fa pensare ad un fenomeno di massa. Vien quasi da pensare che il termine sia stato scelto intenzionalmente per sminuire la reale portata di un movimento che interessò praticamente tutto il Meridione d'Italia (1), tanto che fu oggetto di aspre critiche e di roventi interventi parlamentari a Torino, e allarmò seriamente i principali stati europei. In tempi non sospetti, un osservatore esterno e disinteressato, Carlo Levi, sostenne che il fenomeno del brigantaggio coinvolse tutte le popolazioni meridionali e non, come si è voluto far credere (o erroneamente ancora si ritiene), solo qualche migliaio scarso di criminali comuni (che pure ci furono). Nel suo "Cristo si è fermato ad Eboli", egli scrisse testualmente: "col brigantaggio la civiltà contadina difendeva la propria natura contro quell'altra civiltà che le sta contro e che, senza comprenderla, eternamente l'assoggetta. Soltanto alcune volte." continua Carlo Levi "essa si è levata per difendersi da un pericolo mortale, e queste sole, naturalmente fallite, sono le sue guerre nazionali. La prima di esse è quella di Enea, poi venne Roma, la Partigiani 28 IL NASTRO AZZURRO quarta guerra nazionale dei contadini meridionali fu il brigantaggio”. A questo punto sorge un dubbio: stiamo parlando del meridione che aveva sostenuto Garibaldi nella incredibile Impresa dei Mille, o di qualcos'altro? E se è lo stesso perché mai, subito dopo l'unificazione, quel meridione si ribellò in massa ai "liberatori piemontesi''? Non sembri irriverente (e di ciò ne chiedo venia ai lettori) questa presentazione contro corrente dei primi ostacoli sul cammino della giovane Italia unificata (proprio quando ne celebriamo il l50° anniversario) ma non si deve aver paura della verità e si deve saperla accettare anche quando fa male. Il primo a ricordarcelo è stato il nostro Presidente Napolitano il 7 gennaio scorso a Reggio Emilia, in occasione della inaugurazione delle celebrazioni per il 150° anniversario quando, replicando a quanti storcono il naso e ostentatamente si astengono dal partecipare alle celebrazioni (2), cosi si è espresso: "nessuno vuole tacere i dissensi e le critiche che accompagnarono il Risorgimento e poi il cammino dell'Italia unita". Quali furono le critiche? Quali i dissensi? Sicuramente quelli che si manifestarono col brigantaggio: un movimento non limitato, come già detto, a qualche migliaio di fuorilegge. ma esteso a milioni di persone, in gran parte contadini e pastori, ma anche artigiani, commercianti, ex militi borbonici, borghesi, intellettuali. persino possidenti e religiosi. Un movimento che dopo lunghi anni di lotte feroci, senza esclusione di colpi, si concluse con la morte di 685.000 persone, la distruzione di 84 paesi (interamente bruciati e rasi al suolo), l'esodo biblico verso le Americhe di milioni di emigranti (3). Quali furono dunque i motivi per i quali le stesse moltitudini che avevano accolto trionfalmente Garibaldi, si opposero poi all'esercito piemontese? Molto semplicemente si potrebbe rispondere che il primo rappresentava un sogno che si avverava, mentre il secondo fu il risveglio da quel sogno e l'impatto con la dura realtà. Quale fosse la realtà ce lo spiega lo stesso Alessandro Romano, nell'opuscolo, già citato nella nota (3), del quale si riportano alcu- IL NASTRO AZZURRO ni brani. "Nel 1861 con lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, la congiura storica internazionale, guidata dall'Inghilterra, portò a conclusione il suo piano di conquista e distruzione del Regno delle Due Sicilie, precedentemente avviato attraverso l'inserimento nelle alte sfere militari di agenti segreti al loro soldo ... Con tale azione militare la nascente idea di una unità federale dell'ltalia attraverso la concordia, la pace, il rispetto delle culture e delle tradizioni di ispirazione giobertiana, naufragò miseramente, lasciando il passo alla feroce conquista militare piemontese, vera e propria guerra di repressione". "ll Savoia, - è sempre Romano che scrive - impossessatosi dell'ideale di Unità Nazionale e foraggiato dal nascente capitalismo internazionale, inaugura agli stati italiani per operare un'unità liberal borghese con la forza, assoggettando le popolazioni ad una delle più feroci dittature della storia ed imponendo un radicale ed aberrante scon- La brigantessa Michelina De Cesare 29 Nonostante tutto i meridionali dimenticarono presto le tremende leggi marziali, le devastanti repressioni, le torture, le deportazioni, le ingiurie ai cadaveri dei briganti (6) uomini o donne che fossero (ai briganti e soprattutto alle brigantesse, seviziate con particolare crudeltà, dopo la vita si toglieva anche il pudore. esponendoli nudi e nelle posizioni più oscene). Compatti lo dimostrarono mezzo secolo dopo, nella prima guerra mondiale, quando a passare sul Piave calmo e placido non furono soltanto i militari di leva ma anche migliaia e migliaia di volontari, arruolatisi spontaneamente per andare a liberare Trento e Trieste, ultimi lembi d'Italia ancora sotto lo straniero. Essi furono davvero Fratelli d'Italia verso i fratelli del nord, e i loro nomi sono scolpiti numerosi a Redipuglia e sui monumenti ai caduti di tutti i Comuni meridionali. compresi gli 84 paesi bruciati e rasi al suolo (7). Non sembra però che comportarsi da fratelli d'Italia sia il massimo delle aspirazioni in tutte le regioni dello stivale. Come giudicare infatti la riapertura a Torino del Museo di antropologia criminale "del Lombroso" (8); quel museo dedicato ad uno pseudo scienziato (smentito e criticato da tutto il mondo accademico) che sosteneva erroneamente che la forma del cranio rivelasse i caratteri nobili o delinquenziali dell'individuo? Secondo le sue teorie i teschi dei briganti, e dei meridionali in genere, avrebbero dovuto avere forme e proporzioni tipiche dei criminali e degli esseri inferiori. Così almeno la pensava, e purtroppo, a giudicare dai fatti, molti ancor oggi la pensano come lui. Nella vana ricerca di una Brigante volgimento economico e sociale di cui ancor oggi si pagano le conseguenze”. "La reazione dei contadini fu immediata, violenta, disperata, dai forti connotati di una difesa legittima contro una invasione devastante e feroce, giustificata solo dalla storia dei vincitori, falsa e menzognera, ma condannata dalle vicende e dalla verità. Le rappresaglie furono tremende: la rivolta fu soffocata nel sangue con le cannonate, gli assalti, i rastrellamenti, la distruzione di interi paesi, la tortura su parenti di uomini e donne alla macchia, come strumento di normale e quotidiana amministrazione". Nell'intento di impedire ogni rapporto tra i rivoltosi ed i paesi di origine, i piemontesi mandarono al confino o in campi di concentramento interi nuclei famigliari, attraverso viaggi estenuanti e disastrosi che molti non riuscirono a superare. E quando i luoghi di confino in Italia (Toscana, Sardegna, Vai d'Aosta, Umbria, Fenestrelle in Piemonte) si dimostrarono insufficienti, se ne cercarono altri in luoghi più lontani e inospitali (4) per deportare e fare sparire definitivamente (in fosse di calce e lontano da occhi indiscreti) chiunque fosse sospettato di connivenza con i "briganti". Comunque tutti i consanguinei fino al terzo grado di parentela (5). Senza munizioni, senza cibo, laceri negli indumenti, stremati dalla lunga guerra e senza nessun contatto con i paesi di provenienza (distrutti o rasi al suolo), i briganti furono via via dispersi, isolati, sterminati. I loro territori difesi con strenuo coraggio in una lotta impari e senza speranza, "ritrovarono - scrisse Carlo Levi - una loro funebre pace". I piemontesi dopo 12 anni erano riusciti ad imporre la loro sanguinosa conquista, condannando a morte quella civiltà contadina sopravvissuta nei millenni ai vari invasori. 30 Cesare Lombroso IL NASTRO AZZURRO conferma della sua bislacca teoria, per Cranio di Giuseppe Vilella espoanni Lombroso riempi i lugubri scaffali sto al Museo “Lombroso” del suo museo con le teste mozze dei "trofei di guerra" (6), che l'esercito sabaudo gli inviava in abbondanza dalle terre liberate del Sud Italia. Perché invece di riaprire questo museo, simbolo di quel modo razzista di considerare una parte degli italiani, non si da cristiana sepoltura ai miseri resti delle vittime delle rappresaglie piemontesi? E se non fosse possibile per tutti, perché non lo si fa almeno per quelli di cui si conoscono nome e cognome, ad esempio il sig. Giuseppe Vilella, combattente antisabaudo di Motta Santa Lucia (CZ) il cui cranio aperto (al quale lo pseudo medico si era morbosamente affezionato, tenendolo sul suo scrittoio per oltre 40 anni), è ancora lì, esposto insieme alla vergognosa raccolta fotografica di nani e fanciulli innocenti. E non c'è solo la riapertura del Museo Lombroso a fare a pugni con le prime parole del nostro inno nazionale fratelli d'ltalia. Constatiamo ogni giorno purtroppo che un nutrito gruppo di improvvisati economisti, attribuendo al Federalismo virtù miracolistiche più numerose di quelle della Madonna di Fatima, vorrebbero imporlo al resto d'Italia. Confesso di non aver capito in cosa consista questo federalismo, sia pure fiscale, e per quali ragioni dovrebbe essere vantaggioso per tutti; perciò prego la Madonna affinché, oltre a perdonare l'irriverente paragone di poco fa, mi faccia anche la grazia di farmi capire perché sia stata scelta la parola Federalismo sinonimo di unione, aggregazione ecc., per indicare una serie di misure che, al contrario, portano di fatto ad una separazione, sia pure solo fiscale, degli ordinamenti che ci hanno governato finora. Nel rispetto di quanto indicato nell'articolo 2 del nostro statuto, lascio volentieri agli specialisti il dibattito politico sul federalismo, ma colgo l'occasione per affermare di sentirmi orgogliosamente italiano e di volere che l'Italia rimanga così come si è formata dopo secoli di lotte, di sacrifici e di sogni di quanti, da Dante e Petrarca ad oggi, ci hanno preceduto e non hanno temuto di sacrificare la propria vita per un ideate diventato realtà 150 anni or sono. Bari, 17 marzo 2011 Gen. Giuseppe Dr. Picca (Vice presidente Nazionale) NOTE: (1) Secondo Pino Aprile ("Terroni" edizioni piemme) pochi mesi dopo l'unificazione erano già 1500 i paesi che si erano ribellati ai "liberatori". (2) Chi segue le cronache sa che non sono mancate contestazioni da parte dei Presidenti di alcune Regioni. Ne è stato vittima persino il Prof. Michele Maddalena, il marciatore sponsorizzato dal nostro Istituto, che sta portando a termine il giro d'Italia a piedi in solitaria, al quale è stato impedito di incontrare il Governatore leghista di una Regione italiana che, oltre a non volerlo ricevere, si è rifiutato categoricamente di firmare la pergamena ricordo che Maddalena consegnerà al Presidente Napolitano al termine dell’impresa. (3) Dati forniti dello storico Alessandro Romano e riportati in un opuscolo, pubblicato dalla Provincia di Crotone disponibile nel museo del Brigantaggio, inaugurato a Crotone (CZ) nello scorso mese di ottobre. Secondo Antonio Ciano (Le stragi e gli eccidi dei Savoia) la carneficina fece un numero di morti ancora più grande (circa un milione, molto di più dei caduti nella prima guerra mondiale). (4) Vds nota (3). (5) Per dieci anni il ministro degli esteri Luigi Menabrea cercò di farsi dare una landa desolata perdeportarvi i meridionali: in Patagonia, nel Borneo, in Tunisia, in Eritrea, nel Mar Rosso (isola di Socotra), in Mozambico, in Angola, sulla costa est dell'Australia, nell'arcipelago delle Nicobare, a Timor, a Goa, a Macao. Il suo inviato, il generale Cadorna. tentò invano di convincere il ministro degli Esteri inglese Lord Granville che la deportazione era la cosa migliore da fare perché le esecuzioni in massa suscitavano sdegno all'estero e reazioni in loco. "Deportateli nel Nord Italia", suggerì Granville. “Già lo facciamo. Ma non basta”, rispose Cadorna. (6) I cadaveri dei briganti erano considerati trofei di guerra (Roma: Museo del Risorgimento, bacheche dedicate al brigantaggio). (7) "Bruciare e radere al suolo" erano purtroppo gli ordini dati ai soldati che dovevano reprimere il brigantaggio. “Contro nemici tali la pietà è delitto” - aveva intimato ai suoi il generale Ferdinando Pinelli - “Purificheremo col ferro e col fuoco le regioni infestate dall'immonda sua bava”. Le atrocità di cui si rese responsabile furono tali da suscitare le proteste della stampa straniera e da indurre il governo ad allontanarlo (pino Aprile "Terroni" edizioni piemme). (8) Il 27 novembre 2009, nel quadro dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell'unita d'Italia, e con i finanziamenti destinati all'Università di Torino, è stato riaperto al pubblico il museo Lombroso. IL NASTRO AZZURRO 31 IL CONTRIBUTO STORICO E PATRIOTTICO DELLA CITT À DI BRESCIA AL RAGGIUNGIMENTO DELL'UNIT À D'ITALIA La rivolta scoppia in piazza della Loggia a città di Brescia contribuì insieme alla maggior parte delle città italiane al raggiungimento dell'unità nazionale di cui quest'anno si celebra il 150° anniversario. La città e la provincia diedero i natali a numerosi patrioti e, nel dettaglio, ricordiamo la figura di Gabriele Rosa nato ad Iseo che passò numerosi anni allo Spielberg, la tristemente famosa prigione austriaca che "ospitò" Silvio Pellico e tanti altri patrioti italiani, una sessantina di volontari che seguirono Garibaldi nell'Impresa dei "Mille", Giuseppe Cesare Abba, lo scrittore bresciano d'adozione che scrisse "Da Quarto al Volturno" e molte altre figure di cittadini che diedero il loro apporto al raggiungimento dell'unità nazionale. Dal punto di vista corale, l'episodio per il quale Brescia e i suoi cittadini diventarono famosi in tutto il mondo, fu costituito dalle "Dieci Giornate". Furono dieci giorni di aspri combattimenti contro gli austriaci ai quali parteciparono tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di età, di posizione sociale. Tutti erano animati da amor patrio desiderosi di raggiungere la libertà dallo straniero, di riscattare la propria dignità per decenni calpestata da truppe austriache. Le "Dieci giornate" iniziarono esattamente a mezzogiorno del 23 marzo del 1849 in Piazza della Loggia e si protrassero fino al 1° aprile quando la città prostrata da sanguinosi combattimenti si arrese al generale austriaco Haynau che per la ferocia e crudeltà dimostrata nei confronti degli insorti bresciani fu chiamato la "Iena di Brescia". L'insurrezione bresciana avvenne nella seconda parte della Prima Guerra d'Indipendenza ed i capi della sommossa contro gli austriaci, da qualche mese, la stavano prepa- L 32 rando dettagliatamente e segretamente per non allarmare la vigile polizia imperiale che temeva questa insorgenza. Ricordiamo che era vigente l'armistizio di Salasco sottoscritto il mese di agosto dell'anno precedente da Carlo Alberto, re di Sardegna e il Maresciallo austriaco Radetsky responsabile di tutte le truppe austriache del Lombardo Veneto. Sconfitto a Custoza nella prima parte della Prima Guerra d'Indipendenza, Carlo Alberto, tramite il suo Capo di Stato Maggiore, generale Salasco, chiese ed ottenne dagli austriaci un armistizio che portò il nome dell'alto ufficiale piemontese, ma si riprometteva di continuare la guerra l'anno successivo. Fra l'agosto del 1848, mese in cui entrò in vigore l'armistizio di Salasco e il marzo del 1849, mese in cui furono riprese le operazioni belliche, fra Brescia e Torino, capitale del Regno di Sardegna, ci fu un febbrile lavorio operato tra lo stato maggiore piemontese e i capi della sommossa bresciana. Alla ripresa delle ostilità fra Carlo Alberto e l'Impero asburgico, la città lombarda ed altri centri di rivolta dislocati alle spalle dello schieramento militare austriaco, avrebbero dovuto insorgere originando focolai di guerra che avrebbero "notevolmente infastidito" la fase offensiva austriaca volta a penetrare in Piemonte partendo dal Ticino. A Brescia, era già stato designato come "dittatore pro-tempore" Bartolomeo Gualla, un medico e patriota bresciano che avrebbe dovuto dirigere l'azione politica in città fino all'arrivo delle truppe piemontesi. Esse dovevano supportare la sommossa dei cittadini bresciani capitanati da Tito Speri, uno studente in IL NASTRO AZZURRO legge di soli 23 anni e don Pietro Boifava, curato di Sede, una località montana in provincia di Brescia, acerrimo nemico degli austriaci. Allo scopo, l'alto comando piemontese aveva già costituito una brigata al comando del generale Solaroli con il preciso compito di soccorrere e appoggiare militarmente gli insorti bresciani. Tutto era pronto in città per l'insurrezione. Bartolomeo Gualla era tornato da Torino con l'autorizzazione reale alla provvisoria dittatura mentre, per combinazione, tutto il corpo d'armata austriaco di stanza in città, forte di diverse migliaia di uomini al comando del maresciallo Apple, lasciata Brescia, si stava dirigendo verso il Ticino in quanto la ripresa della guerra contro il Piemonte era imminente. In città, con sede in Castello, erano rimasti circa trecento uomini al comando del capitano Laesckhe con compiti di vigilanza, anche se la polizia austriaca lo aveva avvertito che era fortemente probabile una sommossa. I segnali vennero da Palazzo della Loggia dove aveva sede il sindaco austriacante Zambelli che, improvvisamente, il giorno 19 marzo venne sostituito per far posto al Saleri, moderato, che a sua volta, nel giro di quattro giorni dovette rassegnare le dimissioni per far posto al Sangervasio, favorevole alla sommossa, che gestirà la delicata fase delle "Dieci Giornate". Questo particolare "valzer dei sindaci", fu immediatamente seguito dallo "scavalcamento" di Bartolomeo GuaIla da porte di due patrioti mazziniani, Contratti e Cassola che si proclamarono "duumviri" e che, di fatto, gestirono tutta l'insurrezione fino al suo drammatico epilogo. Ancor oggi gli storici locali non sanno bene quello che sia effettivamente avvenuto in quei frenetici giorni che precedettero l'inizio della sommossa il 23 marzo 1849. In quel breve lasso di tempo la direzione politica dell'insurrezione passò dai filopiemontesi del Gualla ai sostenitori di Mazzini e questo fu uno dei primi errori commessi in campo politico. Dal punto di vista militare, Tito Speri stava ammassando i suoi insorti nella zona di Porta Torrelunga (attuale Porta Venezia) mentre il prete guerriero don Pietro Boifava, lasciata la località montana di Sede, stava disponendo i suoi trecento valligiani sulle pendici dei Ronchi a stretto contatto con gli armati di Tito Speri che, strategicamente parlando, avevano occupato il punto di congiunzione eventuale dove si sarebbero riuniti i rinforzi nemici provenienti dalle piazzeforti del Quadrilatero di Verona e Mantova: Porta Torrelunga appunto. L'insurrezione scoppiò a mezzogiorno del 23 marzo quando la folla tumultuante riunitasi spontaneamente in Piazza della Loggia fece prigionieri due ufficiali austriaci scesi dal Castello con lo scopo di esigere dal Comune la prima rata in denaro di una imposta ordinata dal governatore della città generale Haynau per i moti insurrezionali scoppiati l'anno precedente, il 1848, rata non ancora riscossa dagli occupanti austriaci. La folla inferocita consegnò i due messi agli uomini di don Pietro Boifava e, da quel momento, iniziò l'insurrezione. Il capitano austriaco Laesckhe, spaventato, ordinò il cannoneggiamento sulla città e inviò, nel contempo, dei messi a Verona e Mantova chiedendo urgenti rinforzi per sedare l'insurrezione che a, macchia d'olio, si era sparsa in tutta la città. Tito Speri, appoggiato sul fianco sinistro dagli uomini di don Pietro Boifava, si preparò all'imminente arrivo dei rinforzi che fecero la loro apparizione due giorni dopo. Erano della consistenza di una brigata con pezzi d'artiglieria ed erano comandati dal generale austriaco Nugent che, per l'esattezza, nei giorni seguenti, pur dimostrandosi ovviamente nemico dei bresciani, agì lealmente avvertendoli di arrendersi dal momento che sui campi di Novara gli austriaci avevano sconfitto Carlo Alberto e che di conseguenza la resa era la sola ragionevole cosa da fare per evitare un eccessivo spargimento di sangue. L'appello alla resa del generale austriaco Nugent rimase inascoltato perché i due duumviri, Contratti e Cassola, avevano diffuso false notizie fra gli insorti dicendo loro che Carlo Alberto aveva vinto la battaglia di Novara e che l'arrivo dei piemontesi in città era imminente. Queste false notizie costituirono il grosso errore, dal momento che, i bresciani, ingannati, continuarono a combattere ignari che purtroppo Carlo Alberto era stato sconfitto a Novara e pertanto la brigata Solaroli non sarebbe mai arrivata a Brescia. Tito Speri difese eroicamente Porta Torrelunga, coadiuvato dal Boifava e, temerariamente, condusse anche delle sortite in direzione della frazione di S.Eufemia che distava dalla linea difensiva circa 3 Km mettendo in difficoltà il generale Nugent. Per otto lunghi giorni i bresciani tennero bravamente testa agli austriaci ma, poco alla volta, la loro superiorità numerica e il loro armamento nettamente superiore ebbero ragione del valore degli insorti. Altro difetto del sistema difensivo bresciano fu la mancata neutralizzazione degli austriaci arroccati in Castello che costituirono, per tutta la durata dell'insurrezione, una vera spina nel fianco degli insorti. Per colmo di sventura, nella notte del 31 marzo, il generale austriaco Haynau giunse con rinforzi da Venezia sotto assedio e, a questo punto per i bresciani fu la fine. Gli ultimi due giorni di lotta gli insorti costruirono numerose barricate contendendo al nemico metro su metro. Una fucilata dei bresciani colpì il generale Nugent che, ferito mortalmente, spirò proprio il giorno della resa. Oggi, i suoi resti mortali riposano in una tomba vicino a quella dell'eroe delle Dieci Giornate, Tito Speri, nel cimitero monumentale di Brescia. Fu un nemico leale dei bresciani e per questo motivo sulla sua tomba c'è questo celebre epitaffio: "Oltre il rogo, non vive ira nemica". La città allo stremo, spossata da dieci lunghi giorni di impari lotta, si arrese al generale Haynau il l° aprile del 1849. Brescia scrisse col sangue una dolorosa e drammatica pagina della sua storia inserendosi a pieno titolo nel Risorgimento nazionale. La città perse negli scontri un migliaio di cittadini, stima approssimativa perché sul numero dei Caduti, i tanti storici locali e nazionali che si occuparono delle Dieci Giornate, non furono mai concordi. I combattimenti strada per strada IL NASTRO AZZURRO Alessandro Albertini (Federazione di Brescia) 33 ADUA 1936: RICORDO DELLA GRANDE BATTAGLIA La battaglia di Adua Sul n° 5-2010 de “Il Nastro Azzurro” è stata pubblicata una lettera dell’autore di questo articolo, che ricordava un episodio del 1936 nel corso del quale egli era testimone dei ricordi di un anziano ufficiale medico che aveva partecipato alla tragica battaglia di Adua del 1896. Nella risposta, lo esortavo a scrivere un articolo sull’episodio, poiché sicuramente egli seppure non avesse aggiunto niente di nuovo alle conoscenze storiche di quell’episodio, con la sua testimoinianza, avrebbe espresso il magico sapore della memoria. L’Azzurro Federico Nardi ha raccolto l’appello ed ecco l’articolo. Grazie Federico! Antonio Daniele llustre e carissimo Direttore, Antonio Daniele, faccio seguito alla mia precedente lettera per rappresentarle il più dettagliatamente possibile i ricordi del maggiore medico, sopravvissuto alla battaglia di Adua del 1896, il quale al suo primo intervento in tale zona, unitamente ad alcuni ufficiali del comando del 4° Corpo d'Armata del generale Battistini, per prima cosa si premurò di osservare se tale campo fosse restato com'era nei quarant'anni precedenti. Concluse che lo scenario ambientale era lo stesso, ad eccezione della scomparsa di un gigantesco sicomoro che era radicato nel punto esatto ove terminava la strada da noi percorsa per scendere nella ristretta vallata del monte Raio, teatro delle operazioni. Frugammo fra le poco voluminose sterpaglie e ci parve di notare tracce di legno marcito attribuibili alla pianta scomparsa. Il maggiore ci parlò a lungo di quella pianta e capimmo bene che era molto amico della natura, oppure che gli ricordava qualche cosa di particolare che riteneva inopportuno farci conoscere. Il sicomoro è la pianta più grossa di quella parte di Africa e vegeta in zone umide, ha la struttura e il fogliame un po' somigliante alle nostre piante di noci, però produce piccoli fichi (fycus sicomorus) col picciolo un po' allungato. I 34 Come già detto, il sicomoro vegeta in terreni umidi ed, infatti, nella vallata del monte Raio scorre un minuscolo corso d'acqua sorgiva con pesciolini e molto prossima al punto ove era cresciuto, diciamolo pure, l'albero del maggiore. Tale albero, erano le supposizioni del maggiore stesso, poteva essere crollato sia per aver esaurito il suo ciclo vitale o per essere stato colpito più volte dai fulmini i quali, specialmente nel periodo delle grandi piogge, ne cadono a pioggia anch'essi e non sarebbe possibile contarli neppure (credo) con i più moderni registratori in quanto ne cadono anche contemporaneamente in zone diverse e ravvicinate. E purtroppo non sono rare le morti da fulmine. (Avevo condotto un colonnello in zona di operazioni per ispezionare un reparto di artiglieria e fu deciso di pernottare sul posto. Un fulmine fece un morto nella tenda distante una decina di metri da quella dove ero stato ospitato io, ecc … ecc …). Arrivò il momento in cui il maggiore cominciò a sciorinare le varie fasi della battaglia e gli ufficiali che avevano seguito fino a quel momento un po' distrattamente, aguzzarono le orecchie e non perdevano di vista i gesti che faceva con le mani col chiaro intento di rendere comprensibile il più possi- IL NASTRO AZZURRO bile ciò che ci stava rivelando. Per prima cosa ci riferì che le munizioni con le quali si sparava ai nostri soldati erano state regalate a Menelik in segno di amicizia, dal governo italiano. Il mormorio che scaturì dal gruppo degli ufficiali era solo di riprovazione a tale fattaccio perché era da tempo risaputo. Tale notizia da quarta elementare, io purtroppo non la ricordavo (mentre ricordavo con precisione lo sterminio dei cinquecento di Dogali e che vi è a Roma piazza dei Cinquecento. Aggiungo che quando leggevo e rileggevo quelle pagine, non potevo neppure pensare che poi avrei avuto l'occasione di notare da vicino tale storica località. Dogali si trova a pochi chilometri oltre Massaua e precisamente nel punto ove comincia a salire la strada che conduce all'Asmara a 2.400 metri di quota. Sulla sinistra della strada vi era un monumento costituito da un piccolo obelisco su un piedistallo di marmo e protetto da una robusta inferriata nel suo perimetro. Ve ne era abbastanza per suscitare in me molte e forti emozioni). Il maggiore proseguì illustrandoci lo svolgimento della battaglia confermando esattamante quanto già si sapeva dalla storia e cioè: un soldato italiano contro sette abissini, ma solo teoricamente perché i reparti italiani, arrivarono sul campo di battaglia alla spicciolata per errori di calcolo. Ne conseguì che la differenza fra i due schieramenti era ancora molto maggiore e determinò ancor più il grave massacro del nostro esercito. A chiusura del suo intervento, il maggiore ci invitò ad osservare ove e come erano stati sepolti i nostri caduti e anche per ciò vi furono molte e marcate obiezioni: parte in negativo, perché si riteneva che neppure ciò si era trovato scritto nei libri di storia, e parte in positivo notando che Menelik non aveva lasciato i nostri caduti in pasto alle iene, che pullulavano ovunque, ma li aveva fatti seppellire sotto l'immensa pietraia del monte Raio facendo scolpire, con martello e scalpello, sulla pietra più grossa le generalità di ogni sepolto. La resistenza di tali scritte in quel modo è cer- Ras Alula IL NASTRO AZZURRO Il Regio Esercito Italiano utilizzò anche numerosi soldati eritrei tamente valutabile nell'ordine dei secoli e fu nostro comune convincimento che tale "finezza" si sarebbe dovuta interpretare un po' come la "concessione dell'onore delle armi" da parte di Menelik ai suoi amici di poco tempo indietro. E neppure ciò risultò scritto sui libri di scuola. Oppure si trattò solo di imperdonabile amnesia dell'intero gruppo? Teoricamente è possibile. Il maggiore, ovviamente, omise di farci conoscere le modalità con le quali Menelik fece evirare i prigionieri italiani e amputare la mano destra e il piede sinistro agli eritrei combattenti col nostro esercito e nemmeno venne in mente a qualche ufficiale di sollecitarlo, poiché è sempre buona norma "non parlare mai di corda a casa dell'impiccato". Il giorno seguente, sabato Santo del 1936, in omaggio alla signora Badoglio, che assieme alla propria figlia e ad altre ragazze loro amiche, ospiti per alcuni giorni del Comando del Corpo d'Armata, con il desiderio di conoscere da vicino il monte Raio e la sua storia e avendo già conosciuto il maggiore nella sua condizione di "Cicerone", fu poi compito degli stessi ufficiali del comando di organizzare adeguatamente la breve trasferta, anche perché tale gita non era del tutto esente da qualche rischio. Anche la signora Badoglio aveva risaputo che quando ci incontravano i ragazzi di Una, e anche qualche adulto, ci sfottevano e ridacchiando ci gridavano: “mamma ye, mamma ye”, ossia mamma mia, mamma mia, che era il grido disperato dei nostri soldati che morivano. A tale rievocazione la signora Badoglio si limitò a fare qualche cenno di dolorosa accettazione. Per il resto, non poté altro che condividere le opinioni espresse dal gruppetto degli ufficiali, suoi momentanei assistenti. Federico Nardi 35 AZZURRI NELL’AZZURRO DEL CIELO Fed. ALESSANDRIA: Magg. E.I. Valentino PROVERA. Fed. ANCONA: Sig.ra Annunziata MENCARELLI VALENTI. Fed. AREZZO: Sig.ra Maria FOGGI sorella dell'Azzurro S.Uff. CC. Lorenzo Foggi (M.B.V.M.); Sig.ra Paolina PELLEGRINI sorella dell'Azzurro S.Ten. Plinio Pellegrini (2 M.A.V.M.). Fed. ASCOLI PICENO: Cav. Mario CICCHI (M.B.V.M.), già Presidente della Sezione di San Benedetto del Tronto. Fed. BARI: Gen. Ezio MANUTI (M.A.V.M.-M.B.V.M.); Cav. Dino RUSSO - Sez. Modugno: Sig. Antonio BUNGARO. Parà Folgore Adone SACCHI (M.B.V.M.); Cap.le Carlo TURATI (M.B.V.M.). Fed. ROMA: Gen. C.A. Remo de FLAMMINEIS (M.B.V.M.); Gen. C.A. Gr. Uff. Vittorio de' CASTIGLIONI (M.A.V.M. - M.B.V.M.); Capitano di Cavalleria Dott. Cav. Gr. Cr. Ugo MACERA (C.G.V.M.); Capo Segn. 3^ Cl.M.M. Cav. Antonio MARIOTTI (C.G.V.M.); Prof. Ciro MENOTTI nipote dell'Azzurro Ciro Menotti (M.O.V.M. alla memoria); Col. A.A.r.s. Salvatore PATANE' figlio dell'Azzurro Gen. Div. (c) Pietro Lorenzo Patanè (M.B.V.M. - C.G.V.M. - Trasf. s.p.e. M.G.); Azzurro Col. Pasquale RICCO; Azzurro Serg. Magg. f. Cav. Ermanno SELVI (C.G.V.M.); Cav. Roberto STOCCHI, già Sindaco della Federazione. Fed. SIRACUSA: Sig.ra Ida GALLO vedova dell'Azzurro Gen. Angelo Genovese; Brig. CC. Cav. Paolo PAGLIARO. Fed. BERGAMO: Sig.ra Leonilda BOSIO FINAZZI. Fed. BIELLA e VERCELLI: Azzurro Remo CERRUTI. Fed. FIRENZE: Gen. D. Italo BERARDENGO; Conte Gaetano CIGALA FULGOSI. Fed. LATINA: INCOLLINGO. Sig.ra D.A. Giovanna D'URSO Fed. SONDRIO: Sig. Marco dell'Azzurro Gen. Ugo Corrado. CORRADO figlio Fed. TORINO: Serg. Magg. Domenico GILARDI (Prom. M.G.) Ten. Col. Vittorio SANSEVERINO (2 M.A.V.M. M.B.V.M.); Magg. Gr. Uff. Carlo Gastone BERTOLOTTI (2 M.B.V.M.) già Presidente della Federazione. Fed. TRIESTE: Geom. Primo MONTINO. Fed. MILANO: S.Ten. (T.O.) Cav. Rodolfo ARCARO (2 M.B.V.M.), già Consigliere della ex Sezione di Milano; Ten. Pil. Arch. Adalberto BORROMEO (2 M.B.V.M. - 2 C.G.V.M.); Sig. Pietro CASIU figlio dell'Azzurro Magg. Guglielmo Casiu (M.A.V.M.-ENC. SOL.); Cav. Tullio MACCARONE figlio dell'Azzurro Gen. D. Alberto Maccarone (2 M.B.V.M. - C.G.V.M.), già Segretario-Tesoriere della Federazione; Gen. B. Giovanni MARCONE TERZAGO (M.B.V.M. - C.G.V.M.); Cap. Dott. Gr. Uff. Melchiorre PIAZZA (M.A.V.M.); Marinaio Alfonso ROSSI (C.G.V.M.); Fed. VENEZIA: Sig. Antonio ROMANELLI. Fed. VICENZA: Dr. Cav. Gr. Cr. Giulio VESCOVI (M.A.V.M.). Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. CONSIGLI DIRETTIVI Fed. ANCONA - Sezione di Fabriano Presidente onorario: Sig. Roberto STORCI Presidente: Sig. Antonello BELLOCCHI Vice Presidente: Sig. Renzo BARBAROSSA Segretario-Tesoriere: Sig.ra Liliana ANDREOLI SCIPIONI C o n s i g l i e r i: Sig.ra Mireille BOZZONETTI; Sig. Giancarlo CASTAGNARI Revisori dei Conti: Sig. Aldo COSTANTINI Consiglieri supplenti: Sig.ra Bice BARTOCCETTI; Sig.ra Lucia POLIDORI Fed. LIVORNO Presidente: Ing. Giovanni ANDREANI Vice Presidente: Cav. Uff. Raniero CHELLI Consiglieri: Dott. Geol. Nello ANDREANI; Cav. Uff. Mauro BETTI; Sig. Andrea DEGL'INNOCENTI; Avv. Dott. Giovan Battista RAZZAUTI; M. M. Aiut. Enzo ROSSI; 36 Fed. LIVORNO - Sezione di Livorno Presidente: Cav. Uff. Raniero CHELLI Vice Presidente: Capo I^ Riccardo FERRUCCI Segretario-Tesoriere: Sig. Andrea DEGL'INNOCENTI Consiglieri: Gen. CC. Giovanni Battista GROSSI; Azzurro Gabriele LUCIOLI; Cav. Uff. Antonio PRESTA; Cav. Bruno QUAGLIARINI Revisori dei Conti: M.O.V.M. Paola CIARDI; Azzurro Stefano DEL VIVO Fed. UDINE Presidente: Sergio BERTINI; Vice Presidente: Domenico DEL BIANCO; Segretario-Tesoriere: Renzo ROMANELLI; Consiglieri: Attilio CALLIGARO, Matteo ROMANELLI, Simone PASSERA, Fabio BERTINI e Silvano ROSSI; Sindaci: Edda BUZZI, Giovanni BERTINI. IL NASTRO AZZURRO AZZURRI CHE SI FANNO ONORE Virgilio Zan Ci sembra doveroso, come Federazione Provinciale di Venezia, segnalare il caso di un "Azzurro" autentico che tanta storia ha alle spalle e che continua a far parlare di sé. Si tratta di Virgilio Zan, classe 1917, Consigliere Provinciale del Nastro Azzurro di Venezia. Ha partecipato a molteplici operazioni belliche in Balcania, compresa la storica ultima carica della C a v a l l e r i a i t a l i a n a , a v v e n u t a a P o l o j i n C r o a z i a i l 1 7 g e n n a i o 1 9 4 2 . M o l t e o p e r a z i o n i l o v e d o n o p r o t a g o n ista di atti di eroismo, che gli valgono numerose onorificenze, per cui risulta Pluridecorato al Valor Militare, ma viene anche, contemporaneamente, Decorato al Valore Civile dalla fondazione americana Carnegie, per atti di valore nella vita civile. Alla fine della guerra Virgilio Zan torna a Murano, la sua isola natale, dove ricomincia la sua attività di imprenditore edile. C o s t r u i s c e n e l t e m p o u n a q u a r a n t i n a d i c a s e e v i l l e t t e , c a p a nnoni, forni, tempere per le fabbriche del vetro ed esegue r e s t a u r i . T i e n e i n p i e d i l ' a z i e n d a p e r q u a s i s e s s a n t ' a n n i , o c c upando nell'arco del tempo ben 217 dipendenti. Si ritira dall'attività solo pochi anni fa, ma non per mancanza di entusiasmo, in quanto ha sempre lavorato con passione, onestà e senso del dovere. Attualmente ricopre le cariche di Consigliere Nazionale del Nastro Tricolore, di Vice Presidente Provinciale del Nastro Azzurro, Segretario e Consigliere dell'Associazione Arma di Cavalleria, Consigliere e Sindaco dei Combattenti e Reduci di Venezia. È stato insignito delle seguenti onorificenze: Medaglia d'Oro per i 50 Anni di attività nel settore edile, Cavaliere della Repubblica Italiana, Emblema Araldico dell'Istituto del Nastro Azzurro. I n c o n s i d e r a z i o n e d e i n u m e r o s i r i c o n o s c i m e n t i r a c c o l t i n e l l ' a rc o d e i s u o i l u n g h i a n n i , l a P r e s i d e n z a d e l l a R e p u b b l i c a h a s t abilito di conferirgli il titolo di Commendatore. Ora l'Azzurro Virgilio Zan torna alle cronache locali per una mostra di disegni effettuata in aprile nel Palazzo Da Mula a Murano, dal titolo" Edilizia e architettura: tra m e m o r i a e t e s t i m o n i a n z a " . U n s u c c e s s o c h e c o r o n a u n a v i t a , d u r a c e r t a m e n t e , m a a n c h e r i c c a d i s o d d i s f azioni morali, un successo degno di menzione, da aggiungere ai molti altri riconoscimenti avuti in passato. Si tratta di 35 disegni tecnici, eseguiti a china da Virgilio negli anni 1931/32 quando egli frequentava la scuola serale per costruttori edili a Venezia. A distanza di tanti anni sono stati proposti per il loro valore tecnico, artistico e storico. Si sono ammirate la perfezione del tratto e la precisione, oggi facilitate dal computer, che allora gli sono valsi due primi premi assoluti e una menzione particolare. Quei tratti parlano di una mano ferma e di una mente lucida, n o n o s t a n t e l a s t a n c h e z z a d i g i o r n a t e d i d u r o l a v o r o , e q u i n d i s o n o m a g g i o r m e n t e d a a p p r e z z a r e s e c o n s ideriamo il contesto storico sociale del tempo. S i p r o p o n e a i l e t t o r i d e " I l N a s t r o A z z u r r o " c o m e e s e m p i o d i u n a v i t a i n t e r a c o n d o t t a a l l ' i n s e g n a d i l a b or i o s i t à , i m p e g n o , d e d i z i o n e a l l a v o r o i n o g n i g e n e r e d i a t t i v i t à i n t r a p r e s a . E s e m p i o d a a d d i t a r e s o p r a t t u tto ai giovani perché sia di stimolo a un maggiore senso del dovere, all'uso dell'intelligenza in ogni ambito della vita, con la dimostrazione che l'impegno e il sacrificio alla fine vengono premiati. Donatella Caputo "La Dott.ssa Donatella Caputo, figlia del Consigliere Nazionale Sottufficiali Italiani, nonché socio dell' Istituto Nastro Azzurro di Napoli P.zza del Plebiscito, Pietro Caputo, lo scorso 24 gennaio si è brillantemente specializzata in Nefrologia presso l'Università Federico II di Napoli. La dedizione nei confronti dell'ammalato e l'impegno profuso nell'arricchimento professionale, le IL NASTRO AZZURRO hanno permesso di conseguire il massimo del punteggio e cioè 70/70 e lode. Alla Dott.ssa Donatella, dunque, un augurio affinché continui nella sua nobile attività di dedizione nei confronti dei sofferenti nel rispetto del Giuramento di Ippocrate. I principi di rigore morale, di solidarietà e di amore verso lo studio, inculcatile dalla sua famiglia, continuano a rafforzarsi ed a concretizzarsi nella professione medica che Donatella testimonia quotidianamente in corsia e nella società." 37 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI Comandante Compagnia CC di Arezzo, il dott. Omero Ferruzzi, Vice Presidente della Fed. Prov. del Nastro Azzurro, il Bers. Cav. Danilo Baldi Presidente della sez. ANB di Montevarchi e socio del NA; AREZZO La Federazione Provinciale di Arezzo, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – l’8 settembre 2010 ad Arezzo è stata inaugurata con il patrocinio dell'Amministrazione Comunale, " v i a C a d u t i d i C e f a l o n i a e C o r f ù" iniziativa promossa dalla Dott.ssa Graziella Bettini figlia della MOVM Col. Elio Bettini e Presidente Nazionale dell'Ass. Div. Acqui, e dal Rag. Giuseppe Maltese figlio della MOVM Ten. Col Giovanni Maltese, entrambi soci della Federazione del Nastro Azzurro di Arezzo. Il Col Elio Bettini, già Pluridecorato al Valor Militare nella grande guerra, e il Ten Col Giovanni Maltese resistettero entrambi, con i militari posti al loro comando, contro i tedeschi a Cefalonia e Corfù, entrambi catturati e giustiziati. Ai Caduti di Cefalonia e Corfù hanno reso omaggio le più alte Autorità Civili e Militari aretine, tra i quali il Prefetto Dott. Salvatore Montanaro, il Presidente della Provincia Dott. Roberto Vasai ed il Sindaco di Arezzo On. Avv. Giuseppe Fanfani che hanno, nella stessa giornata, inaugurato la " C a m m i n a t a M O V M T e n . C o l . G i o v a n n i M a l t e s e" con relativo monumento alla memoria, in cui è stato riportato l'Emblema Araldico dell'Istituto del Nastro Azzurro. Al termine della cerimonia il Presidente Provinciale Cav. Stefano Mangiavacchi, unitamente al Consigliere Provinciale Cap. Riccardo Bartolini, hanno deposto una corona di alloro ai piedi del Monumento. La Federazione era inoltre presente con il Labaro scortato dal Consigliere Provinciale Sig. Mario Rondoni; Arezzo: inaugurazione del parco intitolato alla “MOVM Ten. Giuseppe Mancini – – Arezzo: inaugurazione di “Via Caduti di Cefalonia e Corfù” – 38 domenica 26 settembre la Sezione Aretina dell'Associazione Nazionale Bersaglieri, celebrando il 140° anniversario della Breccia di Porta Pia, ha inaugurato ad Arezzo il Parco intitolato alla MOVM Ten Giuseppe Mancini Caduto eroicamente sul Monte Miela il 5 dicembre 1917. Alla cerimonia, organizzata dagli Azzurri Bersaglieri Mario Gherardi e Pietro Baglioni, dopo il saluto del Presidente Regionale ANB Cav. Alfio Coppi, hanno tenuto discorsi celebrativi il Dott. Roberto Vasai Presidente della Provincia, il Prof Camillo Brezzi Assessore alla Cultura del Comune di Arezzo ed il Dott. Pier Luigi Rossi storico che ha ricordato le gesta eroiche del Ten. Mancini. Al termine, il Presidente della Federazione Cav. Stefano Mangiavacchi ha consegnato al Presidente Provinciale dell'ANB Bers. Cav. Uff Mario Gherardi l'Emblema Araldico dell'Istituto rilasciato alla memoria della MOVM Giuseppe Mancini. Fra le Autorità presenti il Magg. Angelantonio Sorrentino, sabato 2 ottobre al Teatro Dante di Sansepolcro è stato presentato il libro " S o n o u n A v i a t o r e - n o n u n c r im i n a l e " ricordo del Cap. Pilota Luigi Monti Pluridecorato al VM, curato dal figlio Dott. Bernardo Monti e dall'Associazione Culturale 4° Stormo Gorizia, con la prefazione scritta dal Col. Pil. Achille Cazzaniga Comandante del 4° Stormo dal 2008 al 2010; domenica 31 ottobre nella storica città di Cortona ha avuto luogo la cerimonia di intitolazione della Sezione A.N.Art.I di Cortona alla memoria dell'Azzurro Alberto Ciampi Decorato di Croce di Guerra al VM sul fronte russo. La celebrazione ufficiale, al termine della S. Messa nel Duomo cittadino, si è svolta nella Sala del Consiglio Comunale. Hanno portato il loro saluto il Ten. Ernesto Gnerucci, organizzatore della cerimonia e Presidente della Sezione A.N.Art.I di Cortona, il Sindaco dott. Andrea Vignini, i rappresentanti Nazionale e Regionale dell'A.N.Art.I, ed il Presidente della Federazione di Arezzo del Nastro Azzurro Cav. Stefano Mangiavacchi che ha ricordato l'eroismo di Alberto Ciampi e ha donato alla Sezione A.N.Art.I di Cortona la tessera di Socio Benemerito dell'Istituto. Le Cortona (AR): intitolazione della Sez. A.N.Art.I. di Cortona alla CGVM Alberto Ciampi IL NASTRO AZZURRO celebrazioni si sono concluse con la deposizione di una corona di alloro alla lapide in memoria dei Decorati al VM, alla presenza delle Autorità Civili e Militari. Il nostro Istituto era presente con il Medagliere della Federazione Provinciale ed il Labaro della Sezione NA di Cortona, scortati dai Consiglieri Provinciali Sig.ra Giuliana Canosi Petrucci, Sig. Alberto Romanelli, Sig. Mario Rondoni, presenti la Vedova ed il figlio dell'Azzurro Alberto Ciampi soci del NA. – BARI Sul n.° 5-2010 di questo periodico è stato pubblicato un articolo sul generale Nicola Bellomo e sulle circostanze che ne causarono la fucilazione. Queste, incredibilemente, presero le mosse dalla liberazione del porto di Bari dai tedeschi, che lo videro coraggioso e deciso protagonista. L’episodio viene ricordato annualmente con una solenne cerimonia alla presenza delle maggiori autorità cittadine e di reparti in armi. Anche nel 2010 l'avvenimento è stato ricordato alla presenza del Presidente del Consiglio Regionale della Puglia on. Onofrio Introna (ex bersagliere) che, nel suo discorso ufficiale, ha ricordato i gloriosi fatti di 67 anni prima. Tali avvenimenti rappresentano uno dei primi e pochi episodi di "reazione vittoriosa" degli italiani alle truppe tedesche all'indomani della dichiarazione dell'armistizio con gli Alleati l'8 settembre 1943. – BERGAMO La Federazione Provinciale di Bergamo, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – il 16 settembre 2010, il Presidente della Federazione ha partecipato alla inaugurazione della Mostra Fotografica "Il decennio di Solidarnosc" illustrata dal Console Generale di Polonia a Milano, dott. Krzysztof Strzalka nell'ambito dell'iniziativa culturale "Bergamo incontra la Polonia" con, nei giorni successivi, Concerto nel Teatro Sociale per il Bicentenario della nascita di Fryderyk Chopin ed incontro, nel Teatro Donizetti con il Nobel per la Pace Lech Walesa; – il 28 settembre 2010, il Presidente ha partecipato, presso il Circolo Ufficiali dell'Accademia della Guardia di Finanza, presente l'Ispettore degli Istituti d'Istruzione del Corpo, Gen. C.A. Virgilio Elio Cicciò, alla cerimonia del cambio di Comandante tra il cedente Gen. D. Michele Calandro e il subentrante Gen. B. Rosario Lorusso; – il 3 ottobre 2010, il Presidente con il Labaro - Alfiere il Sig. Pezzotta - ha partecipato all'inaugurazione della nuova sede della Sezione Associazione Nazionale Carristi d'Italia di Seriate, con la partecipazione di Autorità civili e militari e di molte Associazioni Combattentistiche e d'Arma; – il 9 ottobre 2010, il Presidente ha partecipato all'Assemblea dei Presidenti delle Associazioni Combattentistiche di Bergamo svoltasi nella sede dell'Associazione Nazionale Conbattenti e Reduci. Ad avvicendare il compianto Avv. Antonio Rodari è stato eletto Presidente del Comitato d'Intesa fra le Associazioni Combattentistiche di Bergamo all'unanimità il Grande Ufficiale Ten. Col. R.O. Edoardo Cristofari, Sindaco della nostra Federazione; – il 10 ottobre 2010, a Bergamo si è tenuto il Festival “Bergamoscienza” nel cui ambito il Gruppo ANMI di Bergamo "M.O.V.M. Ugo Botti" ha realizzato una manifestazione alla quale ha partecipato il Presidente della Federazione del NA; IL NASTRO AZZURRO – il 29 ottobre 2010, a Milano, il Presidente, con il nuovo Labaro della Federazione, l'Alfiere Mar. A. M.A.V.M. Marino Petracca e la scorta Consigliere Cav. Matteo Annoni, hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Scolastico 2010/2011 della Scuola Militare Teulié con il battesimo del nuovo Corso dedicato a Giorgio PAGLIA, M.O.V.M. (Decorazione presente sul nostro Labaro). Dopo la prolusione del Prof. Giulio Ballio, Rettore del Politecnico di Milano, sono intervenuti il Gen. D. Massimiliano Del Casale, Comandante dell'Accademia Militare di Modena, e il Comandante della Scuola, Col. Patanè, che infine ha dichiarato iniziato il novo anno scolastico. È seguita la consegna dei premi e delle Borse di Studio agli allievi particolarmente distintisi. I rintocchi della “Campana del Dovere” hanno concluso la cerimonia, alla quale era presente anche la Prof.ssa M.O.V.M. Paola Del Din con altri ex allievi e Decorati. Il Presidente, dopo aver indirizzato agli Allievi e Allieve schierati nel cortile Giulio Cesare, un breve messaggio di augurio e di incitamento allo studio, si è recato nella Cappella della Scuola Teuliè dove, alla presenza dei Consiglieri e del Sindaco, Ten. Col. Riccardo Morlini, nonché degli allievi e loro familiari, con una breve cerimonia liturgica e dopo la lettura della Preghiera del Decorato, il Cappellano, Frate Cesare Bedognè, ha benedetto il nuovo Labaro della Federazione del Nastro Azzurro di Bergamo nelle mani della madrina la Vice Preside, Prof.ssa Emanuela Caselli; il 1 novembre 2010, a Bergamo, il Presidente con il nuovo Labaro, il Consigliere Cav. Annoni, ed alcuni Soci hanno partecipato alla Santa Messa in suffragio dei defunti, celebrata dal Vescovo di Bergamo Monsignor Francesco Beschi presso la Chiesa di Ognissanti del Cimitero Civico cui è seguita la deposizione di una corona d'alloro alle tombe dei Veterani e Reduci delle Patrie Battaglie con Onori ai Caduti presso il Mausoleo Ossario. Presenti Autorità civili, militari e religiose, fedeli e molte Associazioni Combattentistiche e d'Arma; il 4 novembre 2010, 92° Anniversario della Vittoria nella Grande Guerra, il Presidente, con il nuovo Labaro portato dall'Alfiere Mar. A Marino Petracca (M.A.V.M.) e scortato dal Cav. Annoni e dal Mar. Mario Iannace (M.A.V.M.), hanno sfilato in corteo partecipando all'Alza Bandiera e alla deposizione delle corone d'alloro del Comune, della Provincia, della Regione e delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma ai Monumenti ai Caduti posti rispettivamente nel Parco delle Rimembranze in Rocca, all'interno di Palazzo Frizzoni, sede del Comune, nonché al monumento ai Fratelli Calvi in Piazza Matteotti ed alla Torre dei Caduti in Piazza Vittorio Veneto. Alla lettura del messaggio del Presidente della Repubblica ha fatto seguito il saluto del Sindaco ed il saluto del Col. Stefano Zinno Comandante del 3° Rgt. AVES "Aquila" di Orio al Serio. La celebrazione si è conclusa alle 17,00, in Piazza Vittorio Veneto con l'ammaina Bandiera. BIELLA e VERCELLI Il 5 Novembre 2010, in Biella, in occasione della cerimonia di cambio del Comandante della Brigata Alpina Taurinense tra il Gen. B. Claudio Berto e il Gen. B. Francesco Paolo Figliuolo, il Labaro della Federazione di Biella e Vercelli del Nastro Azzurro e il suo Presidente Tomaso Vialardi di Sandigliano, congiuntamente ai Labari del Comitato Associazioni l’Arma di Biella, hanno 39 accolto il Contingente Italiano di rientro dall'Afghanistan. La cerimonia si è svolta nel quadro del decennale del gemellaggio tra la Brigata Alpina Taurinense e la Città MOVM di Biella e della Festa dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. tadina, è partito dalla sede del Comune e ha raggiunto il Monumento ai Caduti dove la cerimonia si è conclusa con la deposizione delle corone d'alloro dell'Amministrazione Comunale e delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, mentre il trombettiere della Banda eseguiva il "Silenzio d'ordinanza". BOLOGNA San Vito dei Normanni (BR): celebrazione del 4 novembre La Federazione Provinciale di Bologna, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – il 17 settembre 2010: presenza al Cambio del Comandante al reparto comando e supporti tattici "Friuli", unità di sostegno della Brigata Aeromobile omonima, fra il Ten. Col. Renganeschi (cedente) e il Ten. Col. G. Ammandola (subentrante). La cerimonia ha avuto luogo alla caserma "Mameli" sede del Comando della Brigata, alla presenza del Comandante dell'Unità Gen. B. Luigi Francavilla; – il 19 settembre 2010: partecipazione al VII Raduno Interregionale Arma Carabinieri a Castiglione delle Stiviere. Era presente la fanfara del Nastro Azzurro di Brescia che ha riscosso un grande successo sfilando fra due ali di pubblico festante; – il 29 settembre 2010: presso la caserma M.O.V.M. Ciarpaglini di Budrio (Bo) cerimonia del cambio del Comandante del 6° Reggimento Trasporti, tra il Col. tramat Cariglia (cedente) e il Col. tramat Sciosci (subentrante); – il 4 ottobre 2010: partecipazione alla Messa solenne nella Basilica di S.Petronio in occasione delle festività del Patrono della Città, celebrata dal Cardinale Caffarra alla presenza delle Autorità Civili e Militari cittadine; – il 6 ottobre 2010: il Presidente Cav. Giorgio Bulgarelli è stato ricevuto dal nuovo Comandante Militare Esercito Emilia Romagna, Gen. B. Pasquale Fierro, già vice comandante dell'Accademia Militare di Modena, al quale, dopo un cordiale e proficuo colloquio, ha consegnato il Crest e l'Albo D'Oro dei Decorati al V.M. della Provincia di Bologna; – il 22 ottobre 2010: partecipazione alla cerimonia del cambio del Comandante del 1° Gruppo del 121° Rgt. Artiglieria Contraerea "Ravenna" fra il Ten. Col. Daniele Tarantino e il Ten. Col. Giovanni De Luca; – il 2 novembre 2010: partecipazione presso la Basilica di S.Petronio alla celebrazione del Rito in suffragio di tutti i Caduti in pace ed in guerra, preceduta da una deposizione di corona presso la Basilica di S. Stefano e seguita dalla deposizione di corone al Sacrario dei Caduti in piazza Nettuno; – il 4 novembre 2010: partecipazione alla cerimonia in Piazza Maggiore per la Giornata dell'Unità Nazionale, del Decorato e Festa delle Forze Armate. BRINDISI (Sez. San Vito dei Normanni) Anche quest'anno la ricorrenza del 4 novembre, "Giornata delle Forze Armate" è stata celebrata a S. Vito dei Nonnanni con una solenne cerimonia alla quale hanno partecipato, oltre alle maggiori Autorità cittadine ed un numeroso pubblico, alcune classi di studenti delle scuole elementari e medie della città accompagnate dai propri insegnanti. Il Gruppo locale è intervenuto con il Labaro ed i Soci guidati dal M.llo Vincenzo Di Viesto. Il corteo, con il gonfalone del Comune, il Labaro del Nastro Azzurro, il Labaro dell'A.A.A; le bandiere della locale Associazione Arma Carabinieri e delle Associazioni Combattentistiche, preceduto dalla Banda musicale cit- 40 CAGLIARI In occasione delle celebrazioni del nostro Risorgimento dall'ottobre al 4 novembre 2010, la Federazione Provinciale di Cagliari dell’Istituto del Nastro Azzurro ha provveduto all'allestimento di una mostra di cimeli del nostro Risorgimento. Cagliari: mostra per il 4 novembre CATANZARO Giovedì 4 novembre, è stata celebrata a Catanzaro la Giornata Nazionale delle Forze Armate e dell'Unità d'Italia dinanzi al monumento ai Caduti di Piazza Matteotti. Presenti il Prefetto Giuseppina Di Rosa, il Generale di Brigata Adelmo Lusi, da poco al comando della Legione Carabinieri "Calabria", le più alte cariche regionali militari, civili e religiose, oltre alla cittadinanza e numerose scolaresche. Letti, nel corso della cerimonia, il Bollettino della Vittoria, i messaggi del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Ministro della Difesa Ignazio Larussa. Al ritmo della Banda Musicale di Gimigliano, hanno sfilato i Labari delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma. In testa il Medagliere della Federazione "Gli Azzurri dei Due Mari" presieduta dall'avvocato Giuseppe Palaja (Alfiere l'avvocato Antonio Palaja di Tocco, Scorta il Luogotenente dell'Esercito Italiano Nicola Melina). Per la ricorrenza, le caserme sono state aperte al pubblico e sono state IL NASTRO AZZURRO allestite mostre statiche di mezzi e materiali in dotazione, nonché stand promozionali sui compiti e le attività delle Forze Armate. FERRARA Nell'ambito delle celebrazioni per la festività dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, la Federazione Provinciale di Ferrara ha invitato tutte le Associazioni d'Arma ad un momento di commemorazione degli avvenimenti militari che portarono alla vittoria nella Grande Guerra. Il pomeriggio del 3 novembre si è tenuta, nel cortile della "Casa della Patria Pico Cavalieri", una breve cerimonia nel corso della quale, dopo la deposizione di una corona sul cippo proveniente dal Monte Grappa, il Presidente, Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi, ha rievocato lo svolgimento delle vittoriose battaglie del Grappa, del Solstizio e quella finale di Vittorio Veneto. Il giorno successivo il Labaro dell'Istituto, con quelli delle Associazioni, è stato presente in Piazza Trento e Trieste alla celebrazione ufficiale. Ferrara: rievocazione delle battaglie della Grande Guerra FORLÌ-CESENA Il 23 ottobre 2010, alle ore 10,00, a Portico di Romagna, in provincia di Forlì-Cesena, alla presenza del sindaco, ing. Mirko Betti, è stato inaugurato il monumento ai Caduti che rappresenta un soldato che semina il grano, traendolo dall’elemetto (il monumento simboleggia una nuova semina di pace, libertà e democrazia). Presenti le massime Autorità provinciali, fra cui il Prefetto, dott. Angelo Trovato, il Vice Presidente della Provincia, Guglielmo Russo, il Consigliere Regionale Thomas Casadei, il sindaco di Rocca San Casciano, avv. Rosaria Tassinari, il Comandante della compagnia CC di Forlì, capitano Fabrizio Fratoni, e i rappresentanti delle associazioni Combattentistiche del capoluogo, la banda musicale cittadina nonché il nostro Labaro portato dal simpatizzante, mar. “A” s. UPS CC cav. Antonio Massarone. Ha reso gli onori militari un picchetto del 66° Reggimento Aeromobile di Forlì. LIVORNO La Federazione Provinciale di Livorno, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – ha partecipato alle celebrazioni per il 67° anniversario della Battaglia di Piombino, primo episodio resistenziale e base della motivazione per la quale al Comune è stata consegnata nel 2000 la Medaglia d'Oro al Valor Militare dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. L’evento ha avuto inizio alle 17,30 di venerdì 10 settembre alla Galleria d'Arte “Agorà” con l'inaugurazione della mostra "Uniformi, materiali e immagini della battaglia di Piombino". Tra i cimeli esposti, la bandiera della Brigata “Garibaldi” conservata dal Comune e recentemente restaurata, la camicia rossa che indossava al momento della morte il giovane partigiano piombinese Nerio Signorini, e alcuni dipinti realizzati in Toscana da Ludwig Mactarian, sergente della Quinta Armata USA. – Sabato 11 è stata aperta al pubblico la mostra fotografica di Amenico Finno "Celebrazioni della battaglia di Piombino dal 1974 al 1983", mentre alle ore 17 presso il Rivellino è stato assegnato il premio "Vincenzo Rosano" quest'anno dedicato a "I giovani e la società contemporanea". La cerimonia ufficiale di celebrazione della Battaglia di Piombino si è svolta domenica 12 settembre. Aperta alle ore 9,30 dalla S. Messa in memoria dei Caduti presso la concattedrale di Sant'Antimo, è stata seguita, alle 10,30 presso il Rivellino, dalla consegna dell'Emblema Araldico al Gonfalone della Città da parte del Presidente della sezione di Livorno dell'Istituto del Nastro Azzurro, cav. Uff. Raniero Chelli, che ha anche consegnato al Sindaco il Labaretto ed il Crest dell'Istituto. Sono seguiti gli interventi del sindaco di Gianni Anselmi e dell'on. Gianni Cuperlo. La giornata si è poi conclusa col corteo per le vie del centro aperto dalla Banda “A. Galantara” e con la deposizione della corona d'alloro al monumento ai Caduti in piazza della Costituzione; – Sabato 23 ottobre, nella Caserma “Vannucci”, la Brigata Paracadutisti “Folgore” ha celebrato il 68° anniversario della Battaglia di El Alamein alla presenza del Ministro della Difesa On. Ignazio La Russa, del Gen. Giuseppe Valotto, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, e del neo comandante della Brigata Gen. Carmine Masiello. Il Ministro La Russa, ricordando che anche suo padre ha combattuto ad El Alamein, si è particolarmente soffermato su come i nostri militari oggi impegnati nelle missioni di pace facciano sempre vivere il Valore delle Forze Armate italiane. Il nostro Labaro ha aperto la sfilata delle associazioni presenti con le rispettive insegne. MESSINA Portico di Romagna (FC): inaugurazione del monumento ai Caduti IL NASTRO AZZURRO La Federazione Provinciale di Messina, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – il 17 settembre, presso la Caserma "Crisafulli Zuccarello", alla presenza del comandante della Brigata meccanizzata "Aosta", gen. Luigi Vinaccia, delle 41 Autorità civili e militari e delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, il col. Giovanni Riccione è subentrato nel comando del 5° Reggimento meccanizzato al col. Fabrizio Biancone; nell'occasione è stata ricordata la storia del glorioso Reggimento Decorato con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia di due Medaglie d'Oro, una d'Argento e una di Bronzo al Valor Militare; il 13 ottobre, presso i locali del Circolo Ufficiali della Base Navale di Messina, è avvenuto l'avvicendamento al Comando del Distaccamento della Marina e del Presidio della Marina Militare, tra il C. V. Pasqualino Bardetta e il C. V. Santo Giacomo Legrottaglie. Alla cerimonia ha presenziato l'Ammiraglio di Divisione Salvatore Ruzittu, Comandante Militare Marittimo Autonomo in Sicilia, le massime autorità civili e militari e le Associazioni Combattentistiche e d'Arma. È stato ricordato oltre al ruolo fondamentale di supporto logistico alle unità navali militari in sosta nel porto cittadino, il contributo di mezzi, uomini e strutture fornito alla popolazione in occasione della tragica alluvione che ha colpito la città di Messina; il 29 ottobre, nella Caserma "Emilio Ainis", sede del 24° Reggimento Artiglieria "Peloritani", alla presenza del Comandante del 2° Comando delle Forze di Difesa Gen. C. A. Francesco Tarriconi, il Gen. B. Luigi Vinaccia ha ceduto il comando della Brigata meccanizzata "Aosta" al Gen. B. Gualtiero Mario De Cicco. Commozione nel discorso del neo Comandante di origine messinese; – – giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate. Dopo la deposizione delle corone da parte delle massime autorità è stata data lettura dei messaggi inviati dal Capo dello Stato e dal Ministro delle Difesa, Messina: cerimonia del 4 novembre MACERATA (Sez. Recanati) Il 31 ottobre la città di Recanati ha commemorato la data del 4 novembre, giorno della vittoria 1915-1918: oltre alle autorità cittadine erano presenti tutte le Associazioni d'Arma. Dopo aver deposto le corone di alloro al cimitero ed aver assistito alla Santa Messa, è stata deposta una corona di alloro davanti all'altare dei Caduti per la Patria. Messina: cambio di comando della Brigata meccanizzata “Aosta” – il 2 novembre, nel Sacrario del Cristo Re, alla presenza delle massime autorità civili e militari, dei parenti dei Caduti e delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, è stata celebrata una S. Messa in suffragio dei militari Caduti per la Patria officiata dall'Arcivescovo Metropolita di Messina, Monsignor Calogero La Piana; Messina: S. Messa in suffragio dei Caduti per la Patria – 42 il 4 novembre, solenne cerimonia al Monumento dei Caduti in piazza Unione Europea in occasione della Recanati (MC): celebrazione del 4 novembre NAPOLI La Federazione Provinciale di Napoli, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – domenica 10 ottobre 2010 un folto gruppo di Soci della Federazione Provinciale di Napoli del "Nastro Azzurro" e dell'Associazione Nazionale degl'Insigniti A.N.I.O.C. si è recato insieme a Roma per una visita culturale al Palazzo del Quirinale. l’avv. Cav. Gran Croce Gennaro Perrella, presidente di entrambi i sodalizi, ha ringraziato i Soci organizzatori Preside Arch. Pasquale Campo, Col A. M. Dott. Pasquale Parente e M.llo Pietro Caputo e ha tracciato una breve sintesi della storia del Palazzo che fu voluto da papa Gregorio XIII quale residenza estiva per sé ed i suoi successori nell'anno 1574 sul colle del Quirinale. Per la costruzione vennero incaricati i più grandi Architetti dell'epoca e per gli affreschi i pittori più famosi, per cui più che una residenza estiva fu realizzata una reggia. Quando Roma divenne Capitale del Regno d'Italia, il Palazzo del Quirinale divenne la IL NASTRO AZZURRO – Reggia ufficiale, poi Residenza dei Presidenti della Repubblica. L'Arch. Campo ha distribuito a tutti i partecipanti una dotta relazione scritta, che percorre la storia del "Qurinali Collis" sin dall'epoca di Traiano, illustra tutte le stanze del palazzo e anche i giardini con l'Organo ad acqua, la collezione degli arazzi, delle ceramiche, dei vasi cinesi, e degli orologi e le sculture. Inoltre, l'Arch. Campo non si è sottratto dall'illustrare le opere d'arte ed i monumenti incontrati nel percorso per le vie di Roma. Giunti al Quirinale i partecipanti hanno effettuato la visita guidata dalla dott.ssa Archeologa Alessia Vivaldi. Al termine si sono recati presso la Casa dell'Aviatore per il pranzo; in occasione della ricorrenza dei defunti, è stata ripresa la tradizione di ricordare i soci scomparsi dell'ANIOC (Associazione degli Insigniti) e dell'Istituto del Nastro Azzurro, facendo celebrare una Messa nella chiesa della Vittoria, eretta in occasione della vittoria di Lepanto. È stato ricordato il socio Cav. Gennaro Sansone, scomparso da poco, uno degli organizzatori di quella cerimonia, la gentile amica dott.ssa Ada Miale Dama dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e tutti i Decorati scomparsi nel 2010 tra cui il Decorato Giuseppe Orrù di recente socio della Federazione di Napoli. PESCARA La celebrazione del 4 novembre, "Festa dell'Unità Nazionale - Giornata delle Forze Armate", a Pescara ha avuto inizio con la Santa Messa in suffragio dei Caduti per la Patria, officiata in forma solenne dall'Arcivescovo mons. Tommaso Valentinetti nella Cattedrale di S. Cetteo, alla presenza delle Autorità civili e militari, delle Rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma e della Croce Rossa Italiana, di un nutrito gruppo di studenti e di numeroso pubblico. La cerimonia è proseguita nella piazza Garibaldi, sede del Monumento ai Caduti, dove, di fronte allo schieramento d'Onore, hanno fatto ingresso i gonfaloni della Provincia e del Comune di Pescara, il Medagliere del Nastro Azzurro e i vessilli delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma. Presente il Prefetto di Pescara S.E. Vincenzo D'Antuono. Dopo l'Alzabandiera sono stati letti i messaggi del Capo dello Stato e del Ministro della Difesa, quindi sono stati resi gli onori ai Caduti per la Patria. La deposizione di corone d'alloro alla base del Monumento ha chiuso la cerimonia. In serata, la celebrazione si è conclusa con un concerto dell'Orchestra D'Archi Giovanile di Pescara. PISTOIA Tra i giorni 11 e 29 Settembre si è tenuta a Pistoia l'esposizione della pittrice Diana Bessi, socia della Federazione pistoiese, che ha avuto luogo nel suggestivo atrio affrescato del Tribunale cittadino. Riportiamo parte del commento del professor Siliano Simoncini che, insieme a Maurizio Tuci, ha curato la realizzazione di questo significativo evento culturale patrocinato dal Comune di Pistoia. "... Una mostra in cui è possibile identificare tre direttrici estetico/semantiche: realismo magico, sogni decorativi, allegorie fantastiche. Per quanto attiene alla prima D i a n a dipinge, quasi con virtuosismo, elementi della natura: fiori, fogliame, frutti, tele di ragno, coralli e quant'altro, però "immergendoli" in una spazialità irreale e suggestiva dalla magica visionarietà. Per i sogni decorativi prende il sopravvento, nei dipinti, la piacevolezza della maestria ornamentale e le fantasie risultano di una IL NASTRO AZZURRO varietà cromatico/formale veramente singolare. Decisamente più "concettuali" sono le allegorie fantastiche; composizioni più articolate e complesse ricche di valenze simboliche, di "narrazioni" emotive e fantasiose tipiche dell'immaginario inventivo di D i a n a. ..." Pistoia: mostra della pittrice Diana Bessi, socia del Nastro Azzurro RIETI Nella ricorrenza del 90° della nascita e, contestualmente ricordando il 67° dell'Olocausto (23 sett. 1943) dell'eroico vice brigadiere dei Carabinieri MOVM Salvo D’Acquisto, si sono svolti due eventi a Montelibretti: domenica 17 ottobre, il Col. Cri (r) dott. Giancarlo Giulio Martini, Commissario Straordinario della Fedrazione Provinciale di Rieti dell’Istituto del Nastro Azzurro, in collaborazione con il Comune di Montelibretti, l'Unione Italiana per le Onoranze a Salvo D'Acquisto, il Co.S.Int - Croce Rossa Garibaldina, l'Università dei Saggi ANC, il Centro Sociale Anziani, l'Unuci, l'ANC ed altre Associaziooni d'Arma, ha deposto una Corona di alloro avvolta nel tricolore ai piedi del Monumento marmoreo dedicato all'Eroe, opera dell'indimenticato Maestro d'Arte Ezio Latini. Il 23 ottobre p.v. nella Sala Conferenze del CNR a Pianabella, è stato presentato il Libro: "S a l v o D ' A c q u i s t o - La Perla di Palidoro" scritto dal Col. Martini. ROMA La Federazione Provinciale di Roma, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – L'8 settembre u.s., il Presidente della Federazione e Consigliere Nazionale, Dott. Comm. Antonio Valeri, su delega della Presidenza Nazionale, è intervenuto alla cerimonia di deposizione di una corona di alloro presso il monumento di Porta Capena, da parte del Presidente Nazionale del Consiglio Nazionale Permanente delle Associazioni d'Arma, Gen. C.A. (ca) Mario Buscemi, alla presenza delle più alte Autorità Civili e Militari. – giovedi 7 ottobre 2010, presso il Forte Michelangelo di Civitavecchia, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Sen. Altero Matteoli, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Vincenzo Camporini, e del Capo di Stato Maggiore delle Marina Ammiraglio Bruno Branciforte, l'Ammriraglio Ispettore Capo Marco Brusco è stato nominato il nuovo Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, subentrando all'Ammiraglio Ferdinando Lolli che ha lasciato per limiti di età. Nel ringraziare per la loro presenza le numerose Autorità civili e militari, l'Ammiraglio Brusco ha sottolineato 43 come "... il nostro utente deve poter contare su di noi come articolazione di più Amministrazioni dello Stato, altamente efficiente e particolarmente efficace ...". Delegato dal Presidente Nazionale, era presente per il nostro Istituto l'Azzurro Ten.g.(p) Comm. Raul Di Gennaro; Roma il Presidente dr. Antonio Valeri, che faceva gli onori di casa accogliendo le corone ed i rappresentanti istituzionali dell'Istituto. Mons. Ugo Borlenghi, Cappellano Militare del Comando Generale dei C.C., ha officiato e benedetto i presenti e i Caduti per la Patria. Civitavecchia (Roma): cerimonia di avvicendamento al Vertice della Capitaneria di Porto - Guardia Costiera – la Federazione provinciale di Roma ha provveduto a premiare, con il lascito che il Generale Giuseppe Vitelli, Medaglia d'Argento al Valor Militare, dispose a questo scopo, l'Allievo Ufficiale Luigi Garrì, essendosi classificato nel "Merito Complessivo" primo fra gli Allievi del 191° Corso dell'Accademia Militare di Modena. La consegna del premio ha avuto luogo mercoledì 27 ottobre 2010 in occasione dell'apertura dell'anno accademico, alla presenza del Comandante Gen. Massimiliano del Casale, di numerose Autorità militari e civili e degli allievi. In rappresentanza del Presidente della Federazione di Roma, Dott. Comm. Antonio Valeri, ha consegnato il premio il Consigliere della Federazione Dott.ssa Anna Maria Menotti, nipote della M.O.V.M. Ciro Menotti, Alpino della Julia, disperso sul Don. Modena: la dott.ssa Menotti consegna il Premio “Giuseppe Vitelli” Roma: commemorazione dei Caduti di tutte le guerre ROVIGO Domenica 4 Novembre a Rovigo, in piazza Vittorio Emanuele II, alla presenza di Autorità Civili e Militari, e del Presidente della Federazione Provinciale di Rovigo dell'Istituto del Nastro Azzurro, Graziano Maron con il Labaro, si è svolta la Cerimonia di Commemorazione dei Caduti. È stata deposta una corona alla Sala della Gran Guardia, tempio dei Caduti. SIENA La Federazione Provinciale di Siena, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – Il 18 settembre 2010, giorno in cui perdeva la vita il tenente Alessandro Romani del IX° Rgt Col Moschin, si commemoravano a Siena i sei paracadutisti morti un anno prima nell'attentato terroristico di Kabul. La Federazione è stata rappresentata dal commissario Marco Cetoloni, insieme alle autorità civili e militari e tantissimi cittadini che hanno voluto testimoniare con la propria presenza, affetto e vicinanza sincera ai familiari dei militari uccisi ed a tutti baschi amaranto del 186°, in onore dei quali è stata deposta una corona al monumento ai Caduti e celebrata una messa dall'Arcivescovo di Siena; Siena: commemorazione dei 6 paracadutisti uccisi a Kabul ROMA (Sez. Banca d’Italia) Il 2 novembre 2010 si è svolto presso il cortile del Palazzo Koch, sede centrate della Banca d'Italia, la cerimonia di commemorazione dei colleghi Caduti di tutte le Guerre. Alla presenza del picchetto d'Onore dei Carabinieri in alta uniforme, il Governatore Prof. Mario Draghi, con il Direttore Generale Dott. F. Saccomanni, i Vice Direttori Generali Dott. I. Visco, Dott. G. Carosio e Dott.ssa A.M. Tarantola, ha deposto una corona d’alloro sulla stele in bronzo che li ricorda. Era presente con il Labaro della Sezione del N.A. della Banca d'Italia di 44 – l’8 ottobre 2010, la Federazione di Siena è intervenuta con il Labaro al cambio del comandante del 186° IL NASTRO AZZURRO Reggimento Paracadutisti "Folgore" presso la suggestiva Fortezza Medicea di Siena. Il col. Aldo Zizzo è stato avvicendato dal col. Lorenzo D'Addario, 46 anni, fiorentino, proveniente da un incarico per la Nato negli Stati Uniti. Il colonnello Zizzo è stato nominato Aiutante di Campo del Ministro della Difesa. Il passaggio delle consegne è avvenuto alla presenza di numerose autorità civili e militari, tra cui il Gen. B. Carmine Masiello. SONDRIO La Federazione Provinciale di Sondrio, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – ha presenziato con il Presidente, il Segretario, gli Alfieri Franco Silva e Arrigo Mattiussi nonchè i Soci Maristella Ravelli, Carlo Plozza e Mario Rumo (quale Presidente della Sezione ANA di Tirano) alla cerimonia di arrivo della reliquia di Don Carlo Gnocchi presso il Santuario della Madonna degli Alpini a Chiesa in Valmalenco; Sondrio: cerimonia per l’arrivo della reliquia di don Carlo Gnocchi – – ha organizzato in data 18 settembre la competizione di tiro internazionale "Trofeo dell'Amicizia" a Brusio (CH) (vds. pag. 19); ha presenziato con l'intero Consiglio Direttivo, compreso l'Azzurro M.B.V.M. Mario Corbellini, nonché i Soci Maristella Ravelli, Luciano Viaggi, Stefano Magagnato, Filippo Zotti (quale Presidente ANC), Pierpaolo Corradini (in rappresentanza della Provincia di Sondrio), alla cerimonia provinciale del 4 novembre; TORINO La Federazione Provinciale di Torino, negli ultimi mesi, ha svolto le seguenti attività: – venerdì, 29 ottobre, presso la Caserma "Morelli di Popolo" in Torino, si è svolta la cerimonia di cambio del Comando del 41° Battaglione Trasmissioni "Frejus" tra il T. Col. Ferdinando Munno e il T. Col. Agostino Infante, alla presenza delle più alte Autorità militari e civili della Città, della Provincia e della Regione e di Medaglieri e Labari delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, tra cui anche il Labaro della Federazione Provinciale di Torino del Nastro Azzurro; – martedì, 2 novembre: si è svolta una cerimonia in onore di tutti i Caduti Militari presso il Monumento dedicato ai Martiri di Nassirya, nella Piazza d'Armi di Torino, con la deposizione di una corona d'alloro e benedizione. Alla cerimonia hanno partecipato le Autorità militari e civili e la Federazione Provinciale di Torino era presente con il Labaro, con alcuni Consiglieri nonché con numerosi Azzurri. Erano pure presenti molte Associazioni Combattentistiche e d'Arma; – mercoledì, 3 novembre: la Sezione di Torino dell'Associazione Nazionale Alpini ha promosso una manifestazione presso l'Ara votiva nel Parco della Rimembranza di Torino, con un'Alza Bandiera e la commemorazione dei Caduti Torinesi di tutte le guerre, una Santa Messa e l'Ammaina Bandiera. La Federazione Provinciale di Torino era presente con il Labaro, affiancato dai Sindaci e molti Azzurri. Numerosa la partecipazione delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, con i Labari, e delle Autorità militari e civili. – giovedì, 4 novembre: celebrazione dell'Unità Nazionale, Giornata delle Forze Armate e del Combattente, del Decorato al Valor Militare e dell'Orfano di Guerra, alla cerimonia dell'Alzabandiera di fronte allo schieramento dei reparti, è seguita la celebrazione di una Santa Messa in suffragio dei Caduti di tutte le Guerre, presso il Tempio della Gran Madre di Dio e successivamente sono state deposte delle corone d'alloro nella Cripta del Sacrario. Presenti le più alte Autorità militari e civili della Città, della Provincia e della Regione ed un folto pubblico che ha partecipato con molto calore a tutte le cerimonie. La Federazione Provinciale di Torino del Nastro Azzurro era presente con il Labaro affiancato dai Sindaci, con alcuni Consiglieri e molti Azzurri unitamente a moltissime altre Associazioni Combattentistiche e d'Arma con le loro insegne. Sondrio: celebrazione del 4 novembre – ha presenziato in occasione della commemorazione del 4 novembre a Grosotto (SO) all'inaugurazione del Monumento ai Caduti con il Vicepresidente Rumo ed il Socio Plozza. IL NASTRO AZZURRO Torino: celebrazione del 4 novembre 45 RECENSIONI LA FORZA AEREA DELLA REGIA MARINA di Gino Galuppini - Ed. Ufficio Storico della Marina Militare - 25 X 17,5 - pagg. 250 - illustrato B/N - Rilegato in tela blu con scritte in oro e sovraccoperta plastificata - Euro 35,00 (25,00 per gli aventi diritto) più spese postali facendone richiesta all'Ufficio Storico della Marina Militare, Via Taormina, 4 - 00135 ROMA. e-mail: [email protected] (modalità di dettaglio per l'acquisto si trovano anche sul sito www.marina.difesa.it/storialUfficioStoricofUfficio001.asp) In questo nuovo lavoro dedicato all'Aviazione della Regia Marina, l'amm. Galuppini ne rievoca l'evoluzione esclusivamente sotto l'aspetto ordinativo e normativo tralasciando quello storico-operativo. Ne è nata un'opera di consultazione frutto di una meticolosa ricerca e di una rievocazione di strumenti normativi che hanno regolamentato tale specialità aviatoria in Italia, con brevi cenni a quanto contemporaneamente realizzato all'estero. Infatti, attraverso i numerosi provvedimenti legislativi o soltanto amministrativi, scrupolosamente passati in rassegna, l'autore ricostruisce le realizzazioni aviatorie portate a termine dalle due Forze Armate del regno, sia separatamente, sia in collaborazione. Laddove ritenuto opportuno, egli coglie anche l'occasione per analizzare i profili dei più illustri personaggi coinvolti, nonché le caratteristiche tecniche di dirigibili, aerei e idrovolanti adottati sia dal Regio Esercito, sia dalla Regia Marina fino alla costituzione dell'indipendente Regia Aeronautica nel 1923. Ne risulta quindi privilegiata l'esposizione dell'organica e della logistica della Forza Aerea in quel periodo, con sconfinamenti nell'uniformologia e nei regolamenti retributivi. L’analisi si conclude nel 1925, anno del trapasso di competenze, installazioni e materiali alla definitiva nuova costituenda Regia Aeronautica. Non manca tuttavia un sintetico e doveroso accenno alla ricostruzione, sempre sotto l'aspetto normativo, dell'Ispettorato dell'Aviazione della Marina nel 1950, dell'Aviazione Antisommergibile nel 1957 ed infine dell'Aviazione di Marina nel 1989. GUERRA AEREA. VICENDE ED IMMAGINI DELL'AVIAZIONE ITALIANA SUGLI ALTOPIANI VENETOTRENTINI di Basilio Di Martino Editore: Rossato - 1999 Pagg. 144 - Illustrato B/N - Euro 15,00 Codice EAN: 9788881300686 Il rigore e la capacità di approfondimento di Basilio Di Martino sono ben noti e anche quest'opera non fa eccezione. Si tratta di un'interessante saggio sulla prima guerra mondiale vista dal lato dell'aviazione: la neonata tra le armi alla sua prima prova del fuoco davvero impegnativa (l'esordio libico nel corso della guerra italo 46 turca non fa testo). Molto interessante non solo per gli storici, ma per tutti i cultori dell'informazione aeronautica ad alto livello. Notevole la bibliografia e numerosi i documenti e le immagini d'epoca. FIOCCHI DI NEVE di Lino Rizzon e Fabio Del Forno Pagg. 112 - 12x18 - Illustrato B/N - 2009 Euro 9,00 È la storia di un reduce italiano della Campagna di Russia nella Seconda Guerra Mondiale. Nel libro si parte dagli inizi, dalle speranze e dalle illusioni di una rapida vittoria prospettata nei discorsi del Duce all'inizio del conflitto, per poi passare alla cruda realtà della guerra con le innumerevoli sofferenze anche per i civili coinvolti nel conflitto. Il protagonista del libro partecipa alle operazioni belliche con il 120° reggimento artiglieria motorizzata che forma assieme ai bersaglieri la divisione Celere. C'è la cattura da parte dei russi, il lungo periodo di prigionia con le sue indicibili sofferenze: il freddo, le malattie e la fame, quasi incredibili per chi legge. C'è il silenzio, c'è la morte, c'è la neve della Siberia. Alla fine il protagonista riesce a provare la gioia di tornare a casa, quasi incredulo lui stesso di essere sopravvissuto a tanto, e trova un'Italia diversa da quella che aveva lasciato, in parte bombardata e con la gente a fare la fila per ricevere da mangiare. Attraverso gli occhi ed i pensieri del protagonista si osservano tutti questi cambiamenti senza formulare giudizi ma solo narrando i crudi episodi. Scritto da Lino Rizzon (il reduce protagonista) e Fabio del Forno (suo nipote) con uno stile semplice e scorrevole, ricco di informazioni, il racconto si svolge in prima persona ed è un dialogo intimo e diretto con i lettori. I capitoli sono piccoli frammenti di vita vissuta tra mille difficoltà ed incredibili coincidenze, tra costrizioni ed episodi di umanità. Al lettore è lasciata la libera interpretazione dei fatti che scorrono cronologicamente fino al riscatto finale: la vita che ricomincia. Un particolare merito va a Fabio Del Forno che, nella trascrizione di queste testimonianze, raccoglie le parole del nonno come "fiocchi di neve". L'AERONAUTICA A BENEVENTO di Francesco Vadalà Edizioni Realtà Sannita - Pagg. 168 - 21,5 x 30,5 - € 24,00 - ISBN 978-88-87661-59-6 Una veste grafica sontuosa, una ricerca documentaristica maniacale e qualche ingenuità (alcune foto inserite in pagine diverse rispetto al contesto cui si riferiscono) che però non incidono sul risultato finale più che soddisfacente, connotano quest'opera che, pur mirando nel titolo ad una diffusione locale, e quindi limitata, tracciano una storia dell'aviazione nella città sannita che ha agganci e richiami continui con la storia dell'aviazione nazionale e internazionale in genere. Il ricordo del IL NASTRO AZZURRO gen. Guidoni e i richiami storici alle incursioni alleate della seconda guerra mondiale ne sono esempi. La lettura è interessante e ricca di spunti e di curiosità soprattutto per gli storici. IL FORTE DI CIMA CAMPOLONGO di Leonardo Malatesta - Temi, Trento, 2009 - Pagg. 308 - Euro 20. È la storia di una fortificazione italiana dell'Altopiano di Asiago nella grande guerra. Il volume, scritto da Leonardo Malatesta, giovane storico militare vicentino e vice Presidente del Museo storico del Nastro Azzurro di Salò (BS), analizza per la prima volta, utilizzando documentazione archivistica inedita italiana ed austriaca, la vicenda costruttiva e bellica del Forte Campolongo sito nell'altipiano di Asiago. Il libro, patrocinato dal comune di Rotzo col supporto della Provincia di Vicenza e della Regione Veneto, ha le prefazioni di S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia - Aosta, del generale Pino, Comandante Militare Esercito del Veneto e del Vice Presidente della Provincia di Vicenza, dotto Dino Secco. Nel testo, viene trattata la politica militare italiana, i concetti costruttivi, le artiglierie ed infine la storia bellica del Forte Campolongo, che assolse il suo ruolo bellico, a difesa del confine della Val d'Astico, durante la cosiddetta "Guerra dei forti". Il libro, è il primo di una collana storica intitolata Le Sentinelle di Pietra, diretta da Leonardo Malatesta, che studia, con singole monografie, tutti i forti italiani ed austriaci costruiti da fine '800 alla seconda guerra mondiale. L'AERONAUTICA ITALIANA NELLE GUERRE COLONIALI - LIBIA 1911 - 1936 di Ferdinando PEDRIALI Editore: Aeronautica Militare - Ufficio Storico - 21 x 30 pp. 390 - illustrato B/N - Acquistabile previo versamento a SMA 5° Reparto. Si tratta del volume dedicato alla Libia della monumentale opera di Ferdinando Pedriali sull'Aeronautica italiana nelle guerre coloniali. La precisione e la vastità della ricerca (evidenziata dall'impressionante numero di citazioni bibliografiche riprodotte) pongono questo testo decisamente al di sopra di altri analoghi di argomento storico aeronautico. Le immagini d'epoca, alcune delle quali inedite, e l'ampiezza della trattazione, rendono il libro di Pedriali un sicuro punto di riferimento per gli storici e gli appassionati, ma anche una piacevole ed interessante lettura per tutti cultori della storia aeronautica. IL LIBRO DEGLI OSPITI di Tomaso Vialardi di Sandigliano - editore Widerholdt Frères per i tipi de "L'Artistica Savigliano" - Pagg. 175. Un testo curato fin nei minimi particolari. L'occhio, non solo trova la sua parte, resta completamente appagato dall'armonia grafica della coperta e dalla cura tendente alla perfezione delle pagine. Un testo che fa subito pen- IL NASTRO AZZURRO sare che la lettura è fondamentalmente un piacere. L'abitudine a dare, per prima cosa, un'occhiata alla fine, in questo caso, si rivela utilissima per fornire le coordinate del "viaggio non convenzionale e irriverente attraverso una memoria che abbiamo dimenticata". Indice dei nomi, tavole di appendice, ma soprattutto la "Piccola cronologia per servire il Libro degli Ospiti 996-1991" ancorano fermamente alla storia e nello stesso tempo denunciano immediatamente che la "memoria" non è detto sia quella collettiva o comunemente accettata, perché l'autore sceglie la "propria memoria" quella ricevuta dagli avi, custodita ed elaborata nel proprio vissuto. "Il Libro degli Ospiti che Teresa Eleonora aveva fatto fare a Firenze per il primo Natale al Torrione" è l'elemento che muove al ricordo. Protagonista unico è invece il Torrione, luogo nello stesso tempo reale e ideale, sospeso tra passato e presente, dove permangono antiche presenze, osservatori privilegiati di incontri privati che prestano il fianco alla narrazione storica. Non per nulla "La casa" è tappa che precede i padroni di casa Carlo e Fanny Vialardi e solo dopo è introdotto il Libro degli Ospiti in una sequenza quasi gerarchica alla quale si agganciano gli altri personaggi man mano che l'autore li fa emergere dando loro consistenza, mai per caso, ma sempre attraverso un atto di scelta precisa. Perché quello che viene svelato è solo ed esclusivamente quello che l'autore vuole che sia, senza l'equivoco di una pretesa oggettività, ma con soggettiva schiettezza, a volte anche irriguardosa, mai falsa. Il libro si presta ad essere letto dall'inizio alla fine o, seguendo personali suggestioni, ad episodi. Il consiglio è di non tralasciare nulla, magari tornando indietro, se necessario, e soprattutto di leggere con attenzione le citazioni che introducono (o accompagnano?) i racconti. MISSIONE 139 di Fabio Stegulic Enzo Vinci e Fabio Orlando - Aviani & Aviani Editori - Pagg. 184 - 17 x 24 Euro 20,00 - ISBN 88-7772 A Chiusaforte (Udine) nel febbraio 1945, due bombardieri furono abbattuti dalla contraerea. Questo libro, frutto di oltre due anni di ricerche, si basa su fonti ufficiali degli archivi militari degli Stati Uniti e comprende numerose testimonianze, sia locali che di parte americana. Al resoconto dei fatti preciso e rigoroso sotto il profilo storicomilitare, si affianca una speciale attenzione agli aspetti umani della vicenda, con particolare riferimento alle biografie degli aviatori caduti e superstiti, al vissuto delle loro famiglie negli Stati Uniti e alla memoria che di quei fatti è rimasta nella gente dei paesi del Friuli, che ne fu partecipe, e al ricordo dell'aeroporto di Venosa, in Basilicata, dal quale operava il reparto americano protagonista. Il testo è corredato da una ricca dotazione di immagini dell'epoca, in gran parte inedite, e presenta interessanti e rari documenti originali. 47