1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati

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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati
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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi: smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
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Fermacarte in onice
Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in lana e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale
dell’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO XLX - N. 2 - MAR./APR. 2011 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma
CAMBIAMENTI NEGLI ORGANI CENTRALI
DELL’ISTITUTO
Il Gen. Giuseppe Picca, Presidente della Federazione
Provinciale di Bari, è subentrato nell’incarico di Vice
Presidente Nazionale al Cav. Uff. Angelo Di Natale. Il Cav.
Giorgio Bulgarelli, Consigliere Nazionale e Presidente della
Federazione Provinciale di Bologna è stato nominato componente della Giunta Esecutiva Centrale. Il Gen. Bruno
Stegagnini, Presidente della Federazione Provinciale di
Firenze è stato nominato Consigliere Nazionale. Al Gen.
Picca, al Cav. Bulgarelli ed al Gen. Stegagnini formuliamo
le congratulazioni e l’augurio di bene operare nei nuovi
prestigiosi incarichi.
EROGAZIONI LIBERALI A FAVORE DEL
NASTRO AZZURRO
Con il riconoscimento ufficiale dell’interesse storico dell’archivio della Presidenza Nazionale è ora possibile effettuare erogazioni liberali finalizzate alla “Conservazione,
potenziamento e valorizzazione dell’archivio Storico
dell’Istituto del Nastro Azzurro”, per le quali è prevista
la detrazione fiscale sulla dichiarazione dei redditi. (art. 15
comma 1 lettera h del D.P.R. 917/1986).
Le erogazioni devono essere effettuate intestandole a
“Istituto del Nastro Azzurro - Presidenza Nazionale” tramite
banca, ufficio postale, assegni bancari o circolari versati sul
c/c postale o bancario indicati nel riquadro a fondo pagina,
specificando la motivazione indicata in grassetto più sopra.
DONIAMO IL 5 PER MILLE
AL NOSTRO ISTITUTO
Come ormai di consueto, è consentito destinare il "5 per
mille" dell'IRPEF a sostegno delle attività delll'Istituto del
Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare come
Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui
all'art.10, comma 1, lettera a, del D.Lgs. n.460/97. Sia con il
Mod. UNICO che con il 730 è possibile compiere tale scelta
e pertanto vi invitiamo ad utilizzare questo strumento per
sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto per
diffondere, in particolare nelle giovani generazioni, il rispetto
e l'amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso di
Essa, assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali
e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le
Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e
d'Arma.
La scelta si può esprimere apponendo, negli appositi
spazi, la propria firma e il Codice Fiscale dell'Istituto
80226830588, e non comporta alcun onere a carico del contribuente.
• Comunicazioni
• Editoriale: I cattivi esempi della politica
• Un soldato
• Il sogno
• Lettere a “Il Nastro Azzurro”
• Il generale Biagio Abrate è il nuovo CSMD
• Il generale Claudio De bertolis è il nuovo
Segretario Generale della Difesa - DNA
• Ancora vittime italiane in Afghanistan (i fatti)
• La Marcia dell’Unità d’Italia: nel mezzogiorno
il massimo successo (più articoli)
• Riflessioni sulla Giornata della Memoria
• Giornata del Ricordo
• Competizioni di tiro 2010
• Istituto del Nastro Azzurro a San Vito dei
Normanni
• Viaggio storico fra i ghiacci del polo nord
• Il Gruppo Alpini di Villa Tirano assegna una
borsa di studio
• Detto fra noi
• Notizie in Azzurro
• 150° Anniversario dell’Unità d’Italia: il
patrimonio di tutti
• 150° Anniversario: ostacoli antichi e recenti
sul cammino dell’Unità d’Italia
• Il contributo storico patriottico della città di
Brescia al raggiungimento dell’Unità d’Italia
• Adua 1936: ricordo della grande battaglia
• Azzurri nell’azzurro del cielo
• Consigli Direttivi
• Azzurri che si fanno onore
• Cronache delle Federazioni
• Recensioni
• Oggettistica del Nastro Azzurro
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In copertina:
La Marcia dell’Unità d’Italia:
un grande successo del Nastro Azzurro
“IL NASTRO AZZURRO”
Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924
(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)
Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore
Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio,
Graziano Maron, Antonio Teja, Giuseppe Picca, Antonio Valeri, Federico Vido, Giorgio Zanardi, - Segretaria di Redazione: Barbara
Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa:
Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: aprile 2011
Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588
Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre.
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Associato alla Unione Stampa Periodica
Italiana
IL NASTRO
I CATTIVI ESEMPI DELLA POLITICA
mati a sostenere ingenti spese legali per difenderci da persol nostro Istituto sta sicurane già iscritte al Nastro Azzurro che, badando esclusivamenmente acquisendo una credite ai propri interessi personali, cercano di raggiungere i loro
bilità ed una visibilità rilevanscopi ricorrendo alla magistratura, ignorando coscientemente
ti in ambito nazionale. Lo si perle vie statutarie e regolamentari.
cepisce dagli apprezzamenti che
E' un film già visto, un pessimo esempio fornitoci dalla
giungono da più parti, dalla prepolitica di questi anni: gettare fango sull'avversario nella consenze autorevoli alle iniziative
sapevolezza che, indipendentemente dalla veridicità di quanpromosse
dalle
varie
to affermato, qualche macchia rimarrà sulla sua pelle;
Federazioni, dal credito acquisito
comunque un danno economico verrà in ogni caso prodotto.
presso la Presidenza della
Una cosa veramente squallida!
Repubblica, il Ministero della
Se qualcuno avesse frainteso la missione del Nastro
Difesa, i vari Stati Maggiori e
Azzurro è bene che si ravveda in tempo: l'Istituto non è una
Comandi Generali. Di tutto ciò
fabbrica di onorificenze o di privilegi, bensì richiede un contidobbiamo ringraziare quei
nuo impegno per "affermare il valore e le virtù militari italiaPresidenti di Federazione particolarmente attivi sul territorio,
ne … tutelare il rispetto e l'amore per la Patria … ravvivare il
il nostro Presidente Onorario che con la realizzazione del supricordo degli eroismi compiuti"
porto informatico contenente le
mediante iniziative di vario genere
motivazioni delle decorazioni al Valor
L'ACCOGLIENZA RISERVATA
(cerimonie, convegni, mostre, borse
Militare ha realizzato un'opera senza
di studio, conferenze, visite a luoghi
precedenti, la capillare presenza
ALLA NOSTRA ULTIMA INIZIATIVA,
storici e così via).
dell'Istituto al maggior numero posLA
MARCIA
DELL'UNITÀ
D'ITALIA
Cambiando argomento consentisibile di manifestazioni e cerimonie
ED AL SUO ATTORE PRINCIPALE,
temi una considerazione che mi
nel Paese. L'accoglienza riservata
sorge spontanea dalla recente contialla nostra ultima iniziativa, la Marcia
MICHELE MADDALENA, È LA
nua esaltazione del nostro Tricolore
dell'Unità d'Italia ed al suo attore
PROVA TANGIBILE DELLA
da parte di alcune forze politiche.
principale, Michele Maddalena, è la
CONDIVISIONE DEI NOSTRI
Quale vecchio soldato non posso che
prova tangibile della condivisione dei
VALORI E DEI NOSTRI IDEALI.
compiacermi di questo atteggiamennostri valori e dei nostri ideali.
to, augurandomi che sia frutto di
Tutto ciò ha prodotto importanti
intima convinzione e non di una conriconoscimenti morali, attestazioni di
venienza temporale. Ricordo bene il giudizio negativo riservastima e di gratitudine, espressioni di ringraziamento: sono
to a coloro che solo pochi anni fa avevano l'ardire di esporre
corroboranti iniezioni di fiducia in un contesto oggi sempre
o esibire la nostra Bandiera nei periodi in cui non era impepiù difficile specie dal punto di vista economico. In un
gnata la squadra nazionale di calcio.
momento in cui i contributi statali sono stati ridotti al minimo
Buon anniversario a tutti.
e tutti noi ci stiamo prodigando per studiare soluzioni che perCarlo Maria Magnani
mettano una decorosa sopravvivenza all'Istituto, siamo chia-
I
( P e r l’ 8 8 ° a n n iv e r s a r io d e lla f o n d a z io n e d e ll’ I s t it u t o d e l N a s t r o A z z u r r o , r ip p o r t ia m o il r ic o r d o d e l f o n d a t o r e
Ettore Viola, pubblicato da donna Palma Viola di Ca’ Tasson su "Patria Indipendente" il 24 maggio 1990)
Al Sacrario Militare del Monte Grappa dal 1986 riposa per privilegio eccezionale il mio compianto marito,
On. Ettore Viola, una delle figure più fulgide del primo conflitto mondiale, definito da Re Umberto II "la più
bella Medaglia d'Oro della grande guerra" e paragonato dall'On. Aldo Rossini "ad un eroe omerico e ariostesco". Già amico di D'Annunzio, dopo il delitto Matteotti (giugno 1924) l'On. Viola aveva rifiutato un
posto nel governo fascista offertogli qualora egli avesse accettato di neutralizzare il valore politico e costituzionalista del "voto" uscito dal Congresso dell'ANC (Associazione Nazionale Combattenti - ndr) ad Assisi
nel luglio 1924 (con Viola eletto Presidente Nazionale).
Invece, l'On. Viola portò l'Associazione Combattenti al centro della resistenza alla dittatura fascista, smentendo la pretesa di Mussolini di aver portato al Re Vittorio Emanuele l'Italia di Vittorio Veneto. In parlamento dal novembre 1924 al novembre 1926, l'On. Viola fu il primo protagonista dell'opposizione in Aula
al fascismo, presiedendo il Gruppo dei deputati ex combattenti - già eletti nel "Listone" - e battendosi a
duello anche con l'On. Bottai in seguito alla tempestosa seduta del 2 aprile 1925 alla Camera dei Deputali.
Durante il lungo esilio in America Latina, l'On. Viola svolse attività giornalistica antifascista e per stigmatizzare l'entrata in guerra dell'Italia pubblicò con successo il volume "Responsabilità fascista e realtà prussiana", poi elogiato da Benedetto Croce in una lettera all'autore nel 1945 (ora all'Archivio Storico della
Camera dei Deputati con i "carteggi Viola", da me donati).
Rientrato nel 1944, a Salerno, dove risiedeva il governo di Badoglio, l'On. Viola fu restituito alla presidenza dell'Associazione Nazionale Combattenti (dalla quale era stato destituito arbitrariamente il 5 marzo
1925 da Mussolini), che egli volle fosse unitaria, comprendesse cioè senza distinzione tutti quanti avevano combattuto in nome dell'Italia.
Rimase per più anni - rieletto nei vari congressi nazionali - Presidente dell'ANCR (Associazione Nazionale
Combattenti e Reduci - ndr).
Nel secondo dopoguerra fece parte della Consulta Nazionale (1945-'46) e della I e II Legislatura (1948'58) della Camera dei Deputati.
Nel 1950, con l'approvazione di Don Sturzo - che il 6 marzo gli aveva indirizzato gli "auguri per la buona
campana" - l'On. Viola con grande coraggio e rettitudine sostenne, a nome dei Combattenti, sul loro organo ufficiale "L'Italia d'Oggi" ed in Parlamento, una memorabile battaglia per la moralizzazione della vita
pubblica, indicando i mali della incipiente corruzione politica e bruciandosi anche questa volta la carriera
politica per affermare un ideale di onestà e di purezza per cui aveva rischiato la vita meritatamente per
tutta la durata della guerra.
Palma Viola di Ca' Tasson
IL NASTRO AZZURRO
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LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”
Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente
Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti
Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista
“Il Nastro Azzurro”.
Caro Direttore,
Da vecchio soldato, con circa 30 anni di onorato servizio, ti chiedo di permettermi uno sfogo …
attraverso il nostro Giornale, … cosicché qualcuno, se crede, mi possa confortare di un suo parere.
Il giorno 17 aprile (2010 - n.d.r.), alla presenza di autorità, bandiere, gagliardetti e gonfaloni, nonché di nutrite rappresentanze di Associazioni d'Arma e Combattentistiche, si teneva a Noale (VI) la cerimonia in ricordo ed in onore della
M.O.V.M. Carrista Giovanni Cracco, cui è intitolata la Scuola Media del luogo. Uno dei primi interventi ufficiali era affidato al parroco di Noale. Ora, le autorità religiose sono da sempre le benvenute nelle cerimonie e nelle commemorazioni
patriottiche, ma, credo, i loro interventi dovrebbero, per dovere di ospitalità, limitarsi ai temi attinenti le manifestazioni
stesse e in questo caso, a mio modesto avviso, si trattava di ricordare e onorare un glorioso caduto. Il parroco, dopo un
giusto breve saluto rivolto ai ragazzi della scuola, veri protagonisti del futuro, ha fatto loro sfoderare la famosa bandierina della pace: quella per intenderci, inventata dal famoso don Albino Bizzotto, ossia lo stesso sacerdote che può affermare in pubblico che quando nasce un bambino americano, questo dovrebbe venir subito soppresso! Sono affermazioni
che ho potuto udire a Padova con le mie orecchie. Ma, anche se quel simbolo ormai cammina a braccetto con le bandiere di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani e dei sindacati estremi, sin qui, "transeat!" Riconosciamo una volontà
e un auspicio di pace anche se in quel modo, sollecitato da un rappresentante della Chiesa ad una manifestazione di quel
tipo, la cosa può apparire piuttosto "pelosa"! Dopo di questo, e sempre di fronte a gran numero di autorità civili e militari tra cui un generale di C.A., il sacerdote ha intrattenuto la folta assemblea col racconto della fiaba delle "Dolci coccole…!" e della strega Asfadan. Confesso che ho resistito solo 10-15 minuti mentre il "giocoso" prete, continuava col suo
refrain delle "dolci coccole" ripetuto fino alla noia. Dove andava a parare? Non lo so, perché come detto non ho potuto
resistere e sono uscito dal salone della scuola. Chiedo: sono io diventato cogli anni troppo intollerante o c'è davvero qualcosa che non va? E gli Alpini, le Associazioni Combattentistiche e d'Arma, stanno a questo gioco? Dove pensano di arrivare? D'istinto dico che se questa è l'Italia vorrei dimettermi da italiano, ma … vorrei esser certo che non è così!
Per questo Le scrivo e grazie per la pubblicazione … saluti italiani
Giuseppe Magrin
Caro Magrin,
come non si può condividere la Tua reazione! La commemorazione di un Combattente Decorato di Medaglia d'Oro al Valor
Militare, al quale è stata intitolata una scuola non dovrebbe essere occasione di una manifestazione diversa da quella per
la quale si è stati convocati.
L'Italia è uno strano paese in cui gli ideali più nobili vengono costantemente messi in dubbio mentre gli atteggiamenti
meno corretti generano sovente compiacimento ed approvazione. Ciò a prescindere dalle idee politiche di ciascuno. Quando
poi determinati atteggiamenti politici, figli di un periodo storico ormai chiuso da decenni, e non mi riferisco al fascismo, bensì
alla guerra fredda, permangono in strati della società refrattari ad accettare il cambiamento, si rimane giustamente basiti.
Cosa dire? Credo che la schiettezza di un don Camillo che, nel pieno del periodo del cosiddetto "Frontismo" non esitava
a dire pane al pane e vino al vino, potrebbe fare ancora oggi scuola nell'evidenziare le contraddizioni in cui cadono costantemente alcuni esponenti della nostra società, che neppure possiamo qualificare come politici. Ma rimane sempre il fatto che
la libertà d'opinione prevista in una democrazia, permette a chiunque di esprimere opinioni che, pur dichiarandosi "pacifiste", non sono affatto "pacifiche".
Purtroppo non è la prima volta che ci troviamo di fronte a simili comportamenti da parte di esponenti del clero, strenui
difensori di un pacifismo a senso unico. Ci dobbiamo rassegnare: un Don Gallo non diventerà mai Don Mazzoni!
Cosa fare? La prossima volta che si viene coinvolti in quella specifica manifestazione, non si invita il parroco di Noale,
non è obbligatorio.
Un cordiale saluto
Gentilissima Redazione,
ho 91 anni, ricevo regolarmente e leggo con orgoglio ed entusiasmo la Rivista "Il Nastro Azzurro". Sono
la sorella del sergente Angelo Ghezzi, 187° Battaglione "Folgore", 30a Compagnia. Dopo aver partecipato alla battaglia di El Alamein, i pochi superstiti furono rifocillati ed inviati a combattere a Takrouna, in
Tunisia, il 20 aprile 1943, dove Angelo morì assieme a tanti altri suoi Valorosi Compagni, e fu Decorato
al Valor Militare con Medaglia d'Argento alla memoria. Il suo Comandante Cesare Andreolli, con una lettera, mi comunicò che lo vide cadere sotto i suoi occhi mentre gridava "Viva la Folgore!". Altri tempi,
altri uomini! Con questo non intendo diminuire il valore dei Caduti di altre guerre, di Nassirya, del Kosovo,
dell'Afghanistan, ai quali penso come sorella, come madre e come nonna. Viva l'Italia, viva il Tricolore!
Vi trasmetto in allegato una foto, fronte e retro, inviatami nel 1972 dal Comandante Andreolli e vi
chiedo molto umilmente se è possibile onorare la memoria di mio fratello Angelo sulla nostra rivista, con
due righe a ricordo.
Fiduciosa, ringrazio e porgo distinti saluti.
Elisabetta Ghezzi
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IL NASTRO AZZURRO
Gentile signora Ghezzi,
credo che le Sue poche, ma sentite parole, servano più di ogni altra cosa ad "onorare la memoria" di suo fratello, uno dei tanti eroi
che hanno sacrificato la vita opponendosi con strenuo coraggio ad un nemico soverchiante di mezzi e potenziale. Penso che più di
ogni altro pensiero, risponde a quanto Lei ha chiesto, la semplice pubblicazione qui di seguito della "motivazione" della Medaglia
d'Argento conferita "alla memoria" a Suo Fratello Angelo proprio a seguito dell'azione in cui ha trovato una morte gloriosa.
"Comandante di squadra di un battaglione di paracadutisti impegnato in accanito contrattacco a posizioni avversarie, in località
montagnosa, si distingueva per grande coraggio ed iniziativa. Incaricato di annientare nuclei di fucilieri avversari annidati fra le rocce
e che provocavano sensibili perdite, trascinava i suoi uomini all'assalto. Mentre, armato di pugnale, piombava su un gruppo di armati veniva colpito a morte. Cadeva gridando: "Avanti, viva la Folgore". Magnifica figura di combattente tenace e ardito.
T a k r o u n a ( T u n i s i a ) , 2 0 a p r i l e 1 9 4 3"
Un caro e rispettoso saluto.
Caro Direttore,
… Se c'è una ragione per la quale continuerò a ringraziare le generazioni che mi hanno preceduto, quella più valida, è
che mi hanno protetto da una guerra, anzi l'hanno fatta per tutti noi, permettendoci di vivere e crescere in un periodo
sufficientemente tranquillo ma soprattutto ci hanno permesso di non essere costretti a sparare su un altro essere umano.
In altre parole, … hanno fatto quello che fanno oggi le nostre Forze dell'Ordine, il lavoro "sporco" per permetterci di
sopravvivere tranquilli in una società permissiva, senza etica e ideali, dove troneggia la spregiudicatezza dei comportamenti e l'assoluta mancanza di dignità. Quei giovani che non sono rientrati dalla guerra, dai campi di prigionia e dai lager,
se non ci diamo una sterzata brusca, sono morti inutilmente. E noi che ci occupiamo di Decorati al Valore, non possiamo permettercelo, soprattutto per quelli "alla memoria" ma anche per i viventi che sono tra noi e sono costretti a sopportare quelle assurde moderne interpretazioni della democrazia e della libertà solo in favore della violenza, non solo
materiale.
Un abbraccio fraterno
Giovanni Bartolozzi
Caro Bartolozzi,
innanzitutto mi scuso per i "tagli" che ho operato alla tua lettera per ragioni di spazio: spero di averne comunque mantenuto
integralmente il senso ed il significato. Poi … insomma, darti ragione è facile. Quello che dici è proprio ciò che sta accadendo da
troppi anni in Italia. Eppure, sono convinto che sotto quell'Italia negativa che hai efficacemente descritto, ci sia in realtà un'altra
Italia: un'Italia composta da quella "maggioranza silenziosa" che ogni giorno onora il Paese col proprio lavoro, col rispetto della
legge e delle regole, con un comportamento sostanzialmente corretto, etico e altamente solidale. A questa Italia bella e nobile,
ma "silenziosa", e per questo sfuggente, si contrappone una numerosa (per fortuna non troppo) "minoranza rumorosa" e cialtrona, che assomma in sé tutti i difetti che hai così accuratamente decritto e, se non fosse contrastata più che efficacemente
dalla "maggioranza silenziosa", avrebbe già portato la nostra bella Patria allo sfacelo più totale.
Mentre esprimo il mio plauso e la mia incondizionata solidarietà alla "maggioranza silenziosa", non posso che dolermi dell'atteggiamento di accondiscendente acquiescenza con cui frange sempre più ampie di esponenti delle istituzioni si pongono nei
confronti della "minoranza rumorosa".
Ma un'altra delle Tue affermazioni è davvero sacrosanta: quando dici che "… noi che ci occupiamo di Decorati al Valore, non
possiamo permettercelo …". Ecco! Proprio questo deve spingerci a venire allo scoperto ed a testimoniare, ovunque e comunque,
l'importanza del rispetto delle regole e dei valori di riferimento della nostra società. Solo così potremo arginare il brutto fenomeno dell'assuefazione alla scorrettezza dilagante, sostenuta dalla "minoranza rumorosa" con lo stesso impegno con cui si dovrebbe sostenere un valore ed un'etica a cui essi non saprebbero mai riferirsi nell'improntare le azioni della loro vita quotidiana.
Nel ringraziarTi per l'importante spunto di pensiero che mi hai fornito, Ti saluto caramente.
Caro Direttore
Scrivo per ringraziare la rivista del "Nastro Azzurro", che mi commuove profondamente.
Sono la vedova (82 anni) del capitano Mario Zantzik, volontario della guerra di Russia e Medaglia di Bronzo. Mio marito mi raccontava sempre dei soldati morti, del ghiaccio, della neve, della fame in Russia. Sono state cose terribili. La vostra iniziativa è una cosa magnifica per tutti, specie per le nuove generazioni che forse non possono capire i fatti di allora.
Ancora grazie di cuore.
Bice Amatulli Zantzik
Gentile signora Amatulli Zantzik,
la campagna di Russia è stata terribile per i nostri soldati. Purtroppo la retorica che, ancora oggi, ammanta il periodo storico della seconda
guerra mondiale impedisce di approfondire coram populo anche la totale inutilità politica di quell'avventura.
Hitler, all'indomani dell'invasione giapponese della Manciuria ebbe l'idea di aggredire l'Unione Sovietica (oprazione "Barbarossa") pensando di avanzare in Asia fino a saldare le proprie forze con quelle Giapponesi che stavano mietendo successi nella lontanissima Cina. Il dittatore tedesco si rendeva conto delle enormi difficoltà di un piano così azzardato, ma ritenne che un adeguato aiuto da parte italiana avrebbe
costituito la differenza sufficiente a dargli buone possibilità di riuscita. Mussolini non eccepì, forse sentendosi in debito per i "soccorsi" ricevuti dalla Germania in Grecia e in nord Africa, e ordinò l'invio sul fronte russo di un corpo di spedizione, inizialmente il CSIR e successivamente l'ARMIR, tanto numeroso (227.000 uomini) quanto carente negli equipaggiamenti e negli armamenti (55 carri armati, 20 semoventi e 380
pezzi di artiglieria). Anche in Unione Sovietica quindi i nostri soldati "dovettero" essere eroi non solo contro il nemico, ma anche, direi soprattutto, contro il terribile inverno russo e l'inadeguatezza degli equipaggiamenti, che si rivelò in tutta la sua totalità soprattutto durante la lunghissima estenuante ritirata sotto l'incalzare dell'Armata Rossa. Raramente i tedeschi dovevano procedere a piedi, raramente gli italiani potevano procedere su automezzi o, almeno, a dorso di mulo: questa era l'abissale differenza tra l'ARMIR e la Wermacht.
La ringrazio per avermi consentito, con la sua accorata lettera, di dedicare queste mie righe agli 89.799 soldati delle Divisioni "Pasubio",
"Torino", "Amedeo d'Aosta", "Ravenna", "Sforzesca", "Cosseria", "Iulia", "Tridentina", "Cuneense", tutti autentici eroi, che non fecero ritorno
in Patria ed agli altri 43.133 feriti e congelati. Tutti combatterono contro due nemici: uno implacabile, il soldato russo, l'altro indifferente, l'inverno russo.
Un fraterno saluto.
IL NASTRO AZZURRO
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IL GENERALE BIAGIO ABRATE È IL NUOVO CAPO
DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA
Il generale Biagio Abrate
l Generale Biagio Abrate è nato a S. Albano Stura (in
provincia di Cuneo) l'8 novembre 1949. Ha frequentato
l'Accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971 e, successivamente, con il grado di Sottotenente di Fanteria, la
Scuola di Applicazione di Torino, nel triennio 1971 - 1974.
Promosso Tenente degli Alpini, ha ricoperto l'incarico di
Comandante di plotone fucilieri presso il battaglione Alpini
"Bolzano" in Bressanone. Nel 1975 è stato trasferito al battaglione Alpini "Trento" in Val Pusteria ove, nei gradi di
Tenente e Capitano, ha comandato sia la compagnia mortai sia la compagnia fucilieri.
Nel 1979 è giunto alla Scuola Militare Alpina di Aosta
ove ha svolto l'incarico di Comandante di compagnia AUC
(Allievi Ufficiali di Complemento).
Dal 1987 al 1990 è stato impiegato allo Stato Maggiore
dell'Esercito dove, nei gradi di Maggiore e Tenente
Colonnello, è stato Addetto alla 2^ Sezione dell'Ufficio
Reclutamento e Stato di Avanzamento. Dal 1990 al 1992 è
stato Comandante del battaglione Alpini "Bassano" a San
Candido (BZ). Nel 1992 è stato nominato Capo di Stato
Maggiore della Scuola Militare Alpina ad Aosta. Nel 1994,
nel grado di Colonnello, è stato designato Comandante del
Distretto Militare di Firenze. Nel 1996 è stato trasferito al
Gabinetto del Ministro della Difesa quale Capo del 1°
Ufficio. Nel 1998 è stato destinato alla Brigata Alpina
"Taurinense" a Torino dove ha ricoperto l'incarico di Vice
I
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Comandante della Brigata fino al 29 ottobre 1999 nei gradi
di Colonnello e poi di Generale di Brigata. Dal 30 ottobre
1999 all'11 novembre 2000 è stato Comandante della
Brigata Alpina "Taurinense". In tale periodo, dal 3 luglio al
3 novembre 2000, è stato Comandante della "Multinational
Brigade West" a Pec in Kosovo. Dal 12 novembre 2000 al 3
luglio 2001 ha assolto l'incarico di Capo di Stato Maggiore
delle Truppe Alpine a Bolzano.
Dal 4 luglio 2001 ha assunto l'incarico di Vice Capo di
Gabinetto del Ministro della Difesa. Il 1° gennaio 2003 è
stato promosso Generale di Divisione e dall'8 febbraio 2006
ha ricoperto l'incarico di Capo di Gabinetto del Ministro
della Difesa (On. Prof. Antonio Martino). Nella legislatura
successiva è stato nominato Capo di Gabinetto del Ministro
della Difesa (On. Prof. Arturo Parisi) e il 23 gennaio 2007 è
stato promosso Generale di Corpo d'Armata. Nell'attuale
legislatura è stato confermato Capo di Gabinetto del
Ministro della Difesa (On. Avv. Ignazio La Russa).
Dal 10 febbraio 2010 ha svolto l'incarico di Segretario
Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli
Armamenti.
Ha frequentato i corsi formativi di sci e di alpinismo
(1974), i corsi di perfezionamento sciistico ed alpinistico
(nel 1975 e nel 1976), ottenendo i brevetti di "Istruttore
militare scelto di sci" e di "Istruttore Militare scelto di alpinismo" nonché le qualifiche di "Guida alpina" e di "Alpinista
accademico" militare.
Ha altresì frequentato il 108° corso di Stato Maggiore
(1983-1984), il 108° corso superiore di Stato Maggiore
(1986-1987) ed infine, nel 1995-1996, l'Istituto Alti Studi
per la Difesa.
Si è laureato ed ha altresì conseguito un Master di 2°
livello in "Scienze strategiche" presso l'Università di Torino.
Si è inoltre laureato in "Scienze politiche" presso
l'Università di Trieste con Tesi in "Diritto internazionale".
Il Generale Abrate è insignito della Medaglia d'Argento
al Merito di Lungo Comando, della Croce d'Oro con Stelletta
per Anzianità di Servizio Militare, della Medaglia Mauriziana
al Merito della Carriera Militare, dell'onorificenza di
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della
Repubblica italiana, della Croce di Commendatore con
Spade dell'Ordine al Merito Melitense e dell'onorificenza
dell'Ordine Equestre di San Gregorio Magno. Gli sono state
altresì conferite la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare
d'Italia e la Croce di Bronzo al Merito dell'Esercito, per i
meriti acquisiti nel corso della missione in Kosovo nel 2000,
quale Comandante della Multinational Brigade West.
Dal 18 gennaio 2011 è il Capo di Stato Maggiore della
Difesa, subentrando al generale dell’Aeronautica Militare
Vincenzo Camporini, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età.
L’Istituto del Nastro Azzurro esprime al generale Biagio
Abrate i sensi delle più vive congratulazioni per la nomina
al prestigioso incarico di vertice della Difesa al quale è stato
chiamato per i suoi indubbi meriti e capacità.
L’Istituto esprime altresì al generale Vincenzo Camporini
un sentito ringraziamento per la capacità, l’impegno e la
dedizione con cui ha saputo svolgere l’incarico di Capo di
Stato Maggiore della Difesa in un periodo storico nel quale
le risorse finanziarie si sono sempre più assottigliate, mentre gli impegni nazionali ed internazionali delle Forze
Armate italiane si sono moltiplicati in un crescendo di iniziative politiche di grande rilevanza.
IL NASTRO AZZURRO
IL GENERALE CLAUDIO DE BERTOLIS È IL NUOVO
SEGRETARIO GENERALE DELLA DIFESA - DNA
l Generale Claudio de Bertolis è nato a Trieste
il 10 agosto del 1950. Si è arruolato il 20 settembre 1970 quale allievo del corso 'Leone 3°'
dell'Accademia Aeronautica. È laureato in scienze
diplomatiche ed internazionali.
Conseguito il brevetto di pilota militare sul velivolo G91-T, nel settembre 1975 è stato assegnato
al 22° Gruppo del 51° Stormo quale pilota di squadriglia della Difesa Aerea su F 104S Starfighter. In
tale periodo ha maturato la Prontezza al
Combattimento sul velivolo, la qualifica di capo formazione e di istruttore di tiro e tattiche, ed ha
all'attivo più di 3.000 ore di volo su oltre 50 tipi di
velivoli.
Nel 1979 è stato trasferito al Reparto
Sperimentale di Volo dove, dopo il corso collaudatore sperimentatore effettuato presso l'USAF a
Edwards, California, ha ricoperto vari incarichi. Il 28
luglio del 1986 ha assunto il comando del 311° Gruppo
Volo, dopodiché nel luglio dell’87 è stato nominato Capo
Ufficio Operazioni del Reparto Sperimentale Volo.
Nel 1988 è stato trasferito allo Stato Maggiore
dell'Aeronautica dove, presso il 4° Reparto Logistica, ha
contribuito all'avvio dei programmi riguardanti i vari tipi
di armamento guidato e la missilistica antiradar.
Con il grado di Colonnello nel 1992 è rientrato al
Reparto Sperimentale Volo dell'Aeronautica assumendone il Comando.
Nel 1994 è stato assegnato al Segretariato Generale
della Difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti
presso il 4° Reparto dove, successivamente, ha assunto l'incarico di Capo del 3° Ufficio.
Il 15 settembre 1997 è rientrato allo Stato Maggiore
dell'Aeronautica ed ha assunto l'incarico di Capo del 4°
Reparto Logistica. Promosso al grado di Generale di
Brigata Aerea il 1° Gennaio 1998, ha contribuito all'avvio di numerosi programmi di ammodernamento delle
linee volo e degli armamenti dell'AM ed è stato
Chairman del Collegio dei Direttori del programma quadrinazionale per l'acquisizione del caccia EF 2000.
Il 20 ottobre 2000 è stato assegnato al Comando
Logistico con l'incarico di Comandante della 2^
Divisione dedicata alla manutenzione delle linee di volo
dell'Aeronautica e, contemporaneamente, con l'incarico
secondario di Capo di Stato Maggiore dello stesso
Comando Logistico. In tale veste ha contribuito alla
riorganizzazione del sistema di manutenzione
dell'Aeronautica e all'impostazione della Logistica del
velivolo da caccia EF 2000.
Il 5 novembre 2003 ha assunto l'incarico di Capo del
3° Reparto Operazioni dello Stato Maggiore dell'A.M.
che ha mantenuto fino al febbraio 2006 quando ha
assunto l'incarico di Vice Capo di Gabinetto del Ministro
della Difesa.
Promosso Generale di Divisione Aerea il 3 gennaio
del 2004 e Generale di Squadra Aerea il 9 Giugno 2009.
È stato Vice Segretario Generale della Difesa e Vice
I
IL NASTRO AZZURRO
Il generale Caludio
de Bertolis
Direttore Nazionale degli Armamenti dal 1 marzo 2010.
Ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento e
qualificazione, fra cui il 42° Corso Normale e il 54°
Corso Superiore di Scuola di Guerra Aerea di Firenze,
quello di Istruttore di Tiro e Tattiche e il sopracitato
corso di Collaudatore e Sperimentatore presso la United
State Test Pilot School di Edwards.
Il Generale de Bertolis è insignito delle seguenti
onorificenze/decorazioni:
– Stella d'Oro per "Anzianità di Servizio" (40 anni);
– Medaglia d'Oro di Lunga Navigazione;
– Medaglia Mauriziana al Merito di 10 lustri di carriera
militare;
– Medaglia NATO per le operazioni in Kosovo;
– Medaglia NATO per le operazioni in Ex-Yugoslavia;
– Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della
Repubblica Italiana;
– Medaglia d'Oro al Merito di Lungo Comando;
– Attestato di Pubblica Benemerenza rilasciato dalla
Protezione Civile in occasione dei Funerali di Papa
Giovanni Paolo II.
– Commendatore dell'Ordine al Merito Aeronautico
della Repubblica Federativa del Brasile;
– Distintivo d'Onore di appartenenza all'"Ufficio di
diretta collaborazione del Ministro della Difesa";
– Nastrino di Merito per il personale militare in servizio presso gli "Uffici di diretta collaborazione del
Ministro della Difesa";
– Decorazione Interforze d'Onore dello Stato
Maggiore della Difesa.
Dal 18 gennaio 2011 è il Segretario Generale della
Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, subentrando al generale Biagio Abrate, nominato Capo di
Stato Maggiore della Difesa (vds. pagina accanto).
L’Istituto del Nastro Azzurro esprime al generale
Claudio de Bertolis i sensi delle più vive congratulazioni per l’importante incarico di vertice della Difesa al
quale è stato chiamato certamente in considerazione
degli indubbi meriti e capacità dimostrati peraltro da un
curriculum eccezionale.
7
ANCORA VITTIME ITALIANE IN AFGHANISTAN
(I FATTI)
31 dicembre 2010
È stato centrato da colpi d'arma da fuoco mentre era
in servizio nella base italiana "Snow" nella valle del
Gulistan, il caporal maggiore 24enne Matteo Miotto, ucciso il 31 dicembre
2010 da un cecchino
in Afghanistan. Era
un volontario del 7°
Reggimento Alpini di
Belluno ed era originario di Zanè, una
frazione di Thiene in
provincia di Vicenza.
Arrivato da poco più
di
6
mesi
in
Afghanistan,
era,
assieme agli uomini
del suo reparto e
con una componente
del genio, nella Task
Il caporalmaggioForce italiana che dal
re Matteo Miotto
primo
settembre
aveva iniziato ad
operare al confine con l'Helmand, nell’ovest
dell'Afghanistan. Miotto è stato raggiunto da un proiettile
che lo ha colpito ad un fianco mentre era di guardia su una
torretta all'interno della base italiana. Il punto del corpo
centrato dal proiettile non era protetto dalla copertura di
sicurezza e la pallottola ha raggiunto gli organi vitali del
giovane militare. Per Matteo Miotto non c'è stato nulla da
fare: il colpo d'arma da fuoco è stato fatale per lui, nonostante l'immediatezza dei soccorsi giunti sul posto. "Un
altro lutto avvenuto proprio in un giorno di festa", ha detto
il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, "sono già troppi i
lutti fra i nostri soldati". Dolore e cordoglio sono stati
espressi anche dal Presidente della Repubblica Giorgio
Naplitano e dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
18 gennaio 2011
Il trentatreenne caporalmaggiore Luca Sanna, dell'8°
Reggimento della Brigata Alpina "Julia", originario di
Samugheo (Oristano), è morto in uno scontro a fuoco in
Afghanistan, nella zona di Balamurghab. "La vittima - ha
detto il ministro della Difesa La Russa - è stata colpita alla
testa, all'interno
della base, da un
terrorista
che
indossava
l'uniforme dell'esercito afghano
… L'avamposto
dove si è verificata la sparatoria è composto
da due strutture
fortificate, una
occupata
dai
militari italiani e
l'altra da quelli
afgani. L'uomo
Il caporalmaggiore Luca Sanna con l'uniforme ...
8
si è avvicinato, senza destare particolari sospetti grazie
alla divisa e al fatto che proveniva proprio dall'istallazione
militare afgana …". Nello scontro è rimasto gravemente
ferito anche il caporale, Luca Barisonzi, originario di
Voghera (Pavia). La pallottola che lo ha colpito è entrata
dalla spalla incidendo una parte del midollo spinale.
Luca Sanna si era sposato con Daniela a fine settembre. La coppia di sposi era andata a vivere a Micottis, una
frazione di Lusevera (Udine), ma Luca era dovuto partire
subito per la sua seconda missione in Afghanistan:
"Quando torno, a marzo, faremo un viaggio di nozze
splendido." - Aveva promesso. Invece è tornato in una
bara avvolta nel Tricolore.
28 febbraio 2011
Il capitano degli alpini Massimo Ranzani, è rimasto
ucciso alle 12.45, ora locale, nell'esplosione di un ordigno
improvvisato a 25 chilometri a Nord di Shindand. È stato
colpito, mentre viaggiava su un veicolo blindato Lince della
Task Force Center del 5° Reggimento Alpini di Vipiteno.
L'esplosione ha colpito il terzo mezzo di una pattuglia che
rientrava da un'attività di Medcap, assistenza medica alla
popolazione locale, in collaborazione con le forze afgane.
Altri quattro militari italiani sono rimasti feriti. ''Non rischiano la vita - ha detto il generale Massimo Fogari, portavoce dello Stato Maggiore della Difesa -. Hanno riportato
traumi e fratture agli arti inferiori''.
Nato a Ferrara e residente a Santa Maria Maddalena,
frazione di Occhiobello in provincia di Rovigo, Massimo
Ranzani avrebbe compiuto 37 anni il 24 marzo.
Intanto, i talebani hanno rivendicato l'attacco attraverso il loro sito web.
"Le missioni internazionali di sicurezza ci aiutano a
capire che siamo una famiglia umana. Troppo spesso,
invece, ci nascondiamo dietro affermazioni del tipo 'non è
compito mio' o 'ne vale la pena?': forse non ci brucia abbastanza nel cuore l'amore con cui far giungere la nostra fraternità in ogni parte del mondo". Monsignor Vincenzo
Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l'Italia, ha così
richiamato le finalità
delle missioni internazionali di pace nel
passo centrale della
sua omelia durante
la cerimonia funebre.
Anche in questo
caso, come sempre,
alle esequie in Santa
Maria degli Angeli a
Roma erano presenti il Presidente della
Repubblica, Giorgio
Napolitano,
il
Presidente
del
Consiglio
Silvio
Berlusconi, il ministro della Difesa
Ignazio La Russa e
numerose
altre
autorità istituzionali.
IL NASTRO AZZURRO
(IL COMMENTO)
assimo Ranzani è il trentasettesimo militare italiano ucciso in Afghanistan. In queste pagine ci occupiamo non solo di
lui, ma anche del trentacinquesimo e del trentaseiesimo. Cominciano a diventare troppi perché si possa continuare a
parlarne solo come di sfortunati ragazzi che, inseguendo la loro passione per la vita militare, corrono qualche rischio
di troppo. Occorre prendere atto che essi rappresentano la punta di un iceberg: l’Italia sta conducendo una vera e propria
guerra, non dichiarata e non formale, ma sostanzialmente
concreta, nei confronti della roccaforte del terrorismo internazionale: non siamo soli in questa impresa, collaboriamo con le
forze della NATO su mandato dell’ONU, ma il rischio, pur condiviso, è reale e si concretizza ormai sempre più spesso.
Purtroppo, in questa Italia in cui si parla quasi soltanto di
veline e tronisti, di bamboccioni a casa dei genitori ben oltre i
30 anni e di escort, di calciatori superpagati, che scioperano
perché devono giocare due giorni a settimana, e di attricette
da “Grande Fratello”, le storie di Matteo Miotto, Luca Sanna e
Massimo Ranzani stentano a far notizia.
Non so se dire “fortunatamente”, ma le cronache dei giorni nei quali si sono consumate le tragedie di questi nostri militari erano completamente dedicate ad altro: al capodanno per
Matteo, ai vari “bunga bunga” e altre amenità del genere di
Aeroporto di Ciampino (Roma): il triste
cui solo la parte più infame di questa nostra Italia riesce ad
interessarsi, per Luca, alle cronache dalla Libia, sempre distorrientro in Patria di Luca Sanna
te in chiave di politica interna, per Massimo. Pertanto non
abbiamo dovuto subire, se non da parte di qualche irriducibile, le solite lamentele sulla nostra attività militare in Afghanistan,
tutte spacciate per opinione pubblica, tutte prodotte da una fuorviante “opinione pubblicata” diffusa dalla solita “minoranza
rumorosa” che strumentalizza tutto ciò che gli capita a tiro al solo scopo di “mandare a casa” un premier messo a capo del
Governo dal Presidente della Repubblica nel pieno rispetto di una evidente e manifesta volontà popolare scaturita dalle elezioni. Naturalmente, cosa dovrebbe succedere dopo che il premier dovesse andarsene a casa, Dio solo lo può sapere: noi elettori assolutamente no!
In questa situazione che assurdamente possiamo dire “fortunata”, credo che il miglior modo per commentare la tristezza
di queste tre giovani vite spezzate, sia rendere nota, anche tramite il nostro periodico, la lettera che Matteo Miotto aveva scritto al suo nonno alpino, qualche mese prima della sua fine in Afghanistan, ed era stata pubblicata da “Il Gazzettino”:
M
Voglio ringraziare a nome mio, ma soprattutto a nome di tutti noi militari in missione, chi ci vuole ascoltare e ci degna del
suo pensiero solo in tristi occasioni come quando il tricolore avvolge quattro alpini morti facendo il loro dovere.
Corrono giorni in cui identità e valori sembrano superati, soffocati da una realtà che ci nega il tempo per pensare a cosa
siamo, da dove veniamo, a cosa apparteniamo...
Questi popoli di terre sventurate, dove spadroneggia la corruzione, dove a comandare non sono solo i governanti ma
anche ancora i capi clan, questi popoli hanno saputo conservare le loro radici dopo che i migliori eserciti, le più grosse armate hanno marciato sulle loro case: invano. L'essenza del popolo afghano è viva, le loro tradizioni si ripetono immutate, possiamo ritenerle sbagliate, arcaiche, ma da migliaia di anni sono rimaste immutate. Gente che nasce, vive e muore per amore
delle proprie radici, della propria terra e di essa si nutre. Allora riesci a capire che questo strano popolo dalle usanze a volte
anche stravaganti ha qualcosa da insegnare anche a noi.
Come ogni giorno partiamo per una pattuglia. Avvicinandoci ai nostri mezzi Lince, prima di uscire, sguardi bassi, qualche
gesto di rito scaramantico, segni della croce... Nel mezzo blindo, all'interno, non una parola. Solo la radio che ci aggiorna su
possibili insurgents avvistati, su possibili zone per imboscate, nient'altro nell'aria... Consapevoli che il suolo afghano è cosparso di ordigni artigianali pronti ad esplodere al passaggio delle sei tonnellate del nostro Lince.
Siamo il primo mezzo della colonna, ogni metro potrebbe essere l'ultimo, ma non ci pensi. La testa è troppo impegnata
a scorgere nel terreno qualcosa di anomalo, finalmente siamo alle porte del villaggio...
Veniamo accolti dai bambini che da dieci diventano venti, trenta, siamo circondati, si portano una mano alla bocca ormai
sappiamo cosa vogliono: hanno fame...
Li guardi: sono scalzi, con addosso qualche straccio che a occhio ha già vestito più di qualche fratello o sorella... Dei loro
padri e delle loro madri neanche l'ombra, il villaggio, il nostro villaggio, è un via vai di bambini che hanno tutta l'aria di non
essere li per giocare...
Non sono li a caso, hanno quattro, cinque anni, i più grandi massimo dieci e con loro un mucchio di sterpaglie. Poi guardi bene, sotto le sterpaglie c'è un asinello, stracarico, porta con sé il raccolto, stanno lavorando... e i fratelli maggiori, si intenda non più che quattordicenni, con un gregge che lascia sbigottiti anche i nostri alpini sardi, gente che di capre e pecore ne
sa qualcosa...
Dietro le finestre delle capanne di fango e fieno un adulto ci guarda, dalla barba gli daresti sessanta settanta anni, poi
scopri che ne ha massimo trenta... Delle donne neanche l'ombra, quelle poche che tardano a rientrare al nostro arrivo al villaggio indossano il burqa integrale: ci saranno quaranta gradi all'ombra...
Quel poco che abbiamo con noi lo lasciamo qui. Ognuno prima di uscire per una pattuglia sa che deve riempire bene le
proprie tasche e il mezzo con acqua e viveri: non serviranno certo a noi... Che dicano poi che noi alpini siamo cambiati...
Mi ricordo quando mio nonno mi parlava della guerra: "brutta cosa bocia, beato ti che non te la vedarè mai..." Ed eccomi qua, valle del Gulistan, Afghanistan centrale, in testa quello strano copricapo con la penna che per noi alpini è sacro. Se
potessi ascoltarmi, ti direi "visto ,nonno, che te te si sbaià..."
Caporal Maggiore Matteo Miotto
Thiene (Vicenza) - Valle del Gulistan, novembre 2010
IL NASTRO AZZURRO
9
LA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA:
NEL MEZZOGIORNO IL MASSIMO SUCCESSO
La marcia dell’Unità d’Italia, iniziata il 3 novembre 2010 a Trieste da Michele
Maddalena, socio della Federazione Provinciale di Latina dell’Istituto del Nastro
Azzurro, mentre questa rivista va in stampa si sta avviando alla conclusione.
Di seguito si registra la cronaca della seconda parte di un evento che, partito un
po’ in sordina, ha avuto un crescendo di attenzione mediatica e di sensibilità da
parte dei rappresentanti delle istituzioni, al punto che dobbiamo dire “GRAZIE” a
Michele Maddalena per aver voluto a tutti i costi compiere un’impresa particolare e
notevole in un’Italia che, mentre si avvia a festeggiare il 150° anniversario della sua
unità, si interroga sul significato profondo della ricorrenza stessa e sembra non
essere in grado di trovare le risposte giuste ed esaurienti a tali interrogativi.
L’impresa di Michele Maddalena può fornire spunti di riflessione utili alla ricerca
di tali risposte: si tratta infatti di una grande prova di generosità e di amore per la
nostra Patria, tutta bella e tutta degna di considerazione e rispetto, oggi come 150
anni fa, quando i nostri avi lottarono per renderla libera e unificata.
IL TRATTO ABRUZZESE
I
l 21 dicembre 2010 Michele Maddalena l'esecutore della "Marcia dell'Unità d'Italia" è giunto, al compimento della 44°
tappa a L’Aquila, capoluogo della Regione Abruzzo, dove è stato ricevuto dal Presidente Gianni Chiodi. nonostante il percorso della marcia non prevedsse l’attraversamento della provincia di Pescara, il Presidente della Federazione pescarese,
C. Amm. Guido Natale, ha dato mandato al socio luogoten. C.C.
cav. Domenico Antonucci, residente a Popoli, la città in provincia
di Pescara più vicina al predetto percorso, di organizzare un
incontro istituzionale col marciatore Maddalena.
Maddalena, è stato ospite della Federazione presso l’hotel “Le
Sorgenti” di Popoli dal 21 al 22 dicembre, giorni in cui sono stati
organizzati un incontro con gli studenti del Liceo scientifico di
Popoli, ai quali il marciatore ha illustrato il significato della sua
impresa e, a seguire, il saluto al Sindaco Emidio Castricone. Nel
palazzo del Comune, dove nel frattempo era giunto da Pescara il
Labaro della Federazione, scortato dal membro del Consiglio
direttivo Giovanni Di Bella e dall'alfiere Rolando Pennese.
Maddalena ha telefonato al Presidente Guido Natale esprimendo la sua gratitudine per l’accoglienza riservatagli.
AD ATRIPALDA (AV) TENTATIVO DI
FURTO AI DANNI DI MADDALENA
10
l giorno 5 gennaio 2011, il nostro marciatore Michele
Maddalena, giunto ad Atripalda (AV) seguendo il percorso
della Marcia dell’Unità d’Italia, rimaneva coinvolto in una
disavventura. L’evento è stato anche oggetto di cronaca giornalistica.
Riportiamo uno stralcio dell’articolo, pubblicato da “Il
Messaggero” (peraltro segnalatoci anche dalla signora Rosita
Caselli Bregolti, socia della Federazione di Pesaro-Urbino), che
comincia con una breve intervista allo stesso Maddalena: “Un
povero disgraziato - dice - che mi ha portato via il carrello (il
bagaglio - ndr), chissà che cosa pensava di trovarci. Ma se non
lo avessero recuperato sarebbe stato un guaio ...”. Lì tiene le sue
cose, ma soprattutto i certificati che si fa vidimare dalle autorità
di ogni città che raggiunge nel suo viaggio per celebrare il 150°
anniversario dell’unità d’Italia ...”
I Carabinieri di Avellino hanno prontamente recuperato il carrello col bagaglio di Michele Maddalena e tratto in arresto il giovane ladro: era appena uscito dal carcere. “Ha bisogno di solidarietà” ha commentato Maddalena e gli ha donato 50 Euro.
I
IL NASTRO AZZURRO
IN PUGLIA UN APOTEOSI
a Marcia dell'Unità d'Italia ha attraversato la
Regione Puglia dal 9 al 14 gennaio 2011, interessando 9 Comuni della Provincia di Bari e 2 della
Provincia di Taranto. In Puglia non c'è stato il supporto
che il Rotary ha invece generosamente offerto in altre
regioni d'Italia, quindi è stata la Federazione del Nastro
Azzurro di Bari a sopperire in toto, offrendo al Prof.
Michele Maddalena un sostegno logistico di primo ordine per tutta la durata della permanenza in Puglia
(anche nei tratti di competenza della Federazione di
Taranto), sia per quanto ha riguardato vitto e alloggio,
sia per il trasporto del bagaglio.
Particolarmente calorose ed entusiaste sono state le
cerimonie di accoglienza, da parte delle autorità cittadine, in tutte le località attraversate dal Prof. Maddalena,
ed in particolare in quelle di sosta. Alle volte sono state
mobilitate le scolaresche, che con bandierine tricolori
hanno fatto ala al passaggio del marciatore spesso preceduto, nei tratti cittadini, dal Labaro e dalla scorta
della Federazione. Importante e decisiva è stata la partecipazione dei media.
Particolarmente solenne è stata la cerimonia della
firma della pergamena, alla quale erano presenti i rappresentanti delle autorità civili e militari della Regione.
Per l'occasione il Presidente Vendola ha indirizzato al
marciatore una lettera particolarmente significativa
(riprodotta a lato), e ha premiato la Federazione con
una targa d'argento (fac-simile in basso).
L
IL NASTRO AZZURRO
11
DIARIO DEL PASSAGGIO DELLA MARCIA DELL'UNITÀ D'ITALIA DELL'AZZURRO MICHELE MADDALENA NELLA PROVINCIA DI POTENZA
L’Esercito accoglie Maddalena a Muro Lucano
5 Gennaio 2011 - Arrivo in Basilicata - Tappa a
Pescopagano, Castelgrande e Muro Lucano
Intensissima ma ricca di gratificazioni la prima giornata del maratoneta Michele Maddalena in Basilicata. Già
presso S. Andrea di Conza (ultimo comune della
Campania) i rappresentanti della Federazione di Potenza
del Nastro Azzurro, con a capo il commissario Rocco
Galasso, Michele Sabia ed il M.llo Bartolomeo Santoro
hanno intercettato la marcia portando il saluto all'azzurro
Maddalena ed assicurando la loro presenza nelle tappe che
lo hanno portato a Pescopagano, Castelgrande e Muro
Lucano. Ottima la radio-assistenza prestata dalla sezione
Radio Amatori di Melfi sempre a stretto contatto con gli
organizzatori.
L'arrivo a Pescopagano, primo comune nel territorio
regionale, è stato salutato dall'amministrazione comunale
con un folto gruppo di studenti delle medie inferiori
accompagnati dal dirigente scolastico, che, presso il
Monumento ai Caduti, hanno dato vita ad una breve ma
intensa cerimonia. Nel successivo percorso verso
Castelgrande, al Monte Carruozzo (1228 m. slm),
Maddalena ha potuto toccare la quota più alta
della Via Appia. Anche il piccolo comune di
Castelgrande (scarsi 2000 abitanti), con ViceSindaco, Vigili del Comune e Gonfalone
Municipale, hanno reso omaggio al maratoneta
Maddalena.
All'arrivo a Muro Lucano erano ad attenderlo
una rappresentanza del Comando Militare Esercito
Basilicata comandata dal Magg. Giovanni
Corbisiero.
Il Sindaco di Muro Lucano, Gerardo Mariani, ha
personalmente accompagnato la delegazione fin
nella Sala Consiliare dove, con la nutrita rappresentanza dell'UNUCI di Potenza (Magg. Finizio), si
è dato vita alla cerimonia ufficiale di accoglienza.
Michele Maddalena ha espresso il desiderio affinché tutte le amministrazioni vogliano intitolare una
via o una piazza del paese all'Unità d'Italia in occasione del centocinquantenario e di questa storica
marcia.
12
6 Gennaio 2011 - Giornata di marcia verso
Potenza
Ore 7,00 partenza per Bella Muro in direzione
di Potenza. Nonostante la giornata festiva, di
buon'ora il Sindaco di Baragiano era pronto a salutare lungo il passaggio il marciatore. Anche a
Ruoti i Combattenti e Reduci hanno tenuto aperta
la loro sezione.
Monitorato costantemente dal commissario
Galasso e dall'azzurro Sabia, Michele Maddalena è
giunto a Potenza nel pomeriggio.
7 Gennaio 2011 - Incontro a Palazzo di
Città con il Sindaco di Potenza
Il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, ha
ricevuto Michele Maddalena il 7 gennaio, in occasione della Festa del Tricolore ed in coincidenza
dell'apertura a Reggio Emilia delle celebrazioni
ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
Michele Maddalena è arrivato in Municipio
accompagnato dal Commissario provinciale di
Potenza dell'istituto del Nastro Azzurro, Rocco Galasso, e
dall’azzurro Michele Sabia. Un brindisi "tricolore" (tre bibite, una per ciascuno dei colori della bandiera italiana) ha
suggellato l’incontro. "È importante che nel giorno in cui
nacque il tricolore - ha detto Santarsiero - questo maratoneta porti a Potenza, città Decorata al Valore
Risorgimentale, un ponte quasi fisico dell'unità tracciato
nel suo tragitto".
Settant'anni e una gran forma fisica, l'atleta, un professore di elettronica in pensione di Formia, porta a termine
una media di 44 chilometri al giorno.
7 Gennaio 2011 - Firmata in Regione la pergamena per il Capo dello Stato
Un forte messaggio per l'Italia unita e per i valori di
solidarietà che hanno permeato il processo del
Risorgimento fino ai nostri giorni. È questo il contenuto
della pergamena sottoscritta la mattina del 7 gennaio alle
ore 11,00 dal vicepresidente della Regione Basilicata,
Agatino Mancusi, a nome delle istituzioni e della comunità
Il Cocktail tricolore col Sindaco di Potenza
IL NASTRO AZZURRO
della locale Compagnia e della stazione di
Cancellara e dalla sezione locale dell'associazione
dei Bersaglieri. Raggiunto il Municipio, presso la
sala Consiliare il professor Maddalena ha esplicitato il suo orgoglio di essere Italiano e la volontà di
continuare a portare il suo messaggio di unità
anche nelle piccole realtà cittadine. Ha poi preso la
parola il Commissario della Federazione di Potenza
dell'Istituto del Nastro Azzurro, Rocco Galasso, che
ha donato al sindaco di Cancellara un calendario
dell'Associazione. A sua volta, il primo cittadino ha
fatto dono a Michele Maddalena di una pergamena che testualmente recitava: "Il Sindaco,
l'Amministrazione Comunale e l'intera comunità di
Cancellara, sono onorati di aver ospitato un connazionale che con la sua iniziativa li ha resi fieri di
essere Italiani".
Ancora una volta, il maratoneta ha espresso il
La firma della pergamena da parte del Vice Presidente
desiderio affinché venisse intitolata anche a
della regione Basilicata
Cancellara una strada o una piazza in memoria
dell'Unità d'Italia, proposta accolta con entusiasmo
lucana. All'incontro istituzionale in Regione hanno partecidal
sindaco.
Infine, il commissario Galasso ha ricordato il
pato i rappresentanti delle Forze armate, il Commissario
coraggio
dei
nostri
valorosi lucani in tutte le guerre, esemProvinciale del Nastro Azzurro Rocco Galasso e il maggiopio
concreto
di
eroismo
nazionale.
re Gennaro Finizio, presidente della sezione provinciale di
Particolarmente
suggestiva
l'accoglienza ad Oppido,
Potenza dell'UNUCI.
dove
ad
accogliere
Michele
Maddalena
si sono fatti trovaIl vicepresidente Mancusi ha sottolineato il gesto
re in divisa sociale i giovanissimi dell'Angelo Cristofaro con
"coraggioso e sostanziale" per restituire valore all'Unità
il Mister Manniello. Hanno scortato il maratoneta portando
d'Italia "raggiunta con il sacrificio di tante vite e con un
tra le mani il tricolore e sfilando per le vie del paese fino
forte contributo della Basilicata".
alla Casa Comunale dove il sindaco Pappalardo ha fatto gli
"Un gesto di grande rilevanza - ha continuato l'espoonori di casa. Ai saluti di rito si sono aggiunti interventi e
nente del governo lucano - soprattutto in un momento in
domande per comprendere lo spirito di questa marcia e
cui i venti della destabilizzazione si fanno sempre più senporre riflessioni sul momento delicato che vive l'Italia.
tire e in cui prende piede l'idea di un federalismo che
"Soddisfazione per l'entusiasmo con il quale abbiamo
mette in ombra i valori della solidarietà. La nostra identità
visto accogliere nei nostri centri l'azzurro Michele
deriva dalla nostra storia, da un'identità culturale che non
Maddalena - ha espresso il commissario Rocco Galasso dobbiamo perdere ma trasmettere, invece, alle giovani
Un grazie sentito a tutte le Istituzioni che hanno partecigenerazioni. Ed è perciò che simili iniziative devono essepato
in modo entusiastico. È stato, per noi della
re sostenute. La manifestazione di oggi coincide con la
Federazione Provinciale di Potenza, un vero banco di prova
Festa del Tricolore. Alle Forze dell'Ordine e alle Forze
per il rilancio delle finalità associative della prestigiosa
armate va il merito di aver saputo difendere i valori che
Associazione
benemerita a cui apparteniamo".
sottendono la nostra Costituzione, mettendo a repentaglio
la loro vita proprio in nome di quei valori".
Maddalena ha parlato del significato della sua iniziativa che "nasce dal dovere di ricordare che l'Unità è costata
sangue e sacrifici ai tanti giovani che sono sepolti nei
sacrari disseminati su tutto il territorio italiano. I
loro nomi non ci dicono niente - ha aggiunto - ma
ci colpisce la loro giovane età e il fatto che provengano da ogni parte del Paese. Sono morti per
difenderlo ed anche noi abbiamo l'obbligo di non
far cadere nell'indifferenza il valore e il senso
dell'Unità". Ed è questa la motivazione che lo ha
spinto ad attraversare in una lunga marcia l'Italia:
"portare un messaggio di solidarietà" e ricordare
"l'indivisibilità dell'Italia, il valore sacrale del
Tricolore e della Capitale".
Maddalena ha avuto una calorosa accoglienza
in Basilicata, a Pescopagano, a Castelgrande e a
Muro Lucano, non solo dalle istituzioni ma soprattutto dai giovani.
8 Gennaio 2011 - A Cancellara e ad Oppido
grande festa per Michele Madalena
Si è chiusa con la partenza da Oppido, alle ore
7,00, di mattina la tappa in Lucania della Marcia
per l'Unità d'Italia di Michele Maddalena. Ad
Oppido era giunto intorno alle 12.00, ed è stato
accolto dal Sindaco Antonio Lo Re, dai Carabinieri
IL NASTRO AZZURRO
Rocco Galasso
(Commissario Straordinario alla Federazione di
Potenza)
Incontro col sindaco di Cancellara Antonio Lo Re
13
Trecento bambini di Policoro salutano la Marcia dell'Unità d'Italia
Michele Maddalena lascia la Basilicata passando per il Materano. Fa gli onori di casa la Provincia di Matera
I bambini di Policoro incontrano Michele
Maddalena
S
i è conclusa a Policoro la tappa
lucana della marcia per l’Unità
d’Italia, condotta in solitaria dal
maratoneta Michele Maddalena per iniziativa dell’Istituto Nazionale del Nastro
Azzurro con l’adesione - tra gli altri dell’UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali
in Congedo).
Dopo la tappa potentina, che ha visto
coinvolti numerosi paesi e lo stesso capoluogo di regione (con incontro istituzionale in Regione), Michele Maddalena, proveniente dalla Puglia, è arrivato ieri sera a
Metaponto.
L’unico appuntamento nella provincia
materana si è svolto invece nella mattinata di oggi presso la Scuola Media Statale
“Aldo Moro”. All’incontro era presente, per
il Presidente Franco Stella, l’assessore provinciale alla pubblica istruzione e sport Antonio Montemurro che ha portato il saluto dell’intera Provincia di Matera ed ha consegnato al marciatore una targa dell’Amministrazione Provinciale. Presente pure il Vice Sindaco di
Policoro Rocco Leone.
L’incontro con oltre 300 studenti ha dato spunto a riflessioni sul significato dell’unità d’Italia e sui valori della civile e pacifica convivenza. I giovani spettatori hanno però subito intavolato un dibattito con Michele Maddalena, propostosi a loro in veste di “nonno” (ha
settant’anni) e non sono mancate domande e curiosità sulla conduzione di questa marcia, sullo svolgimento di una giornata-tipo, sulle
regole alimentari …
Era presente per il Nastro Azzurro il Commissario Straordinario della Federazione di Potenza Rocco Galasso ed i collaboratori
“azzurri” Michele Sabia e Bartolomeo Santoro che hanno assicurato al maratoneta la loro assistenza in tutte le tappe lucane della storica marcia.
LA TAPPA CALABRESE
Metropolita di Catanzaro-Squillace S.E. Mons. Antonio Ciliberti e
iate fieri di essere calabresi, ricordando le centinaia di
del rappresentante del Governo nella persona del dott. Guerrieri,
migliaia di giovanissimi soldati provenienti dal meridione
con la consegna da parte del Presidente della Provincia Wanda
per non calpestarne il loro estremo sacrificio nel nome
Ferro, nella Sala Conferenze del MUSMI gremito di persone sin
dell'Unità della nostra Patria". Con queste parole ha esordito
dai corridoi d'ingresso, di targhe ricordo al marciatore
Michele Maddalena, giunto a Catanzaro nel corso della "Marcia
Maddalena e all'avvocato Giuseppe Palaja ringraziato per "l'imdell'Unità d'Italia". Apparso in una perfetta forma fisica, con
pegno e l'attenzione prestata per l'ottima riuscita della manifesemplicità e umanità si è rivolto soprattutto alle nuove generastazione". Rimarrà indelebilmente scolpita nella memoria la giorzioni. Un messaggio trasmesso con lo stesso "calore con cui nata di giovedì 20 gennaio 2011 con il particolare delle pareti
prosegue Maddalena - sono stato accolto sin dall'arrivo in
della Sala del Museo completamente coperte dai Gonfaloni delle
Calabria dalla cittadinanza di Catanzaro.
tre amministrazioni, dai Tricolori delle associazioni combattentiNel Museo Militare - Brigata Catanzaro - Medaglia d'Oro alla
stiche presenti nel territorio e dai Labari guidati dal nostro
Bandiera, erano presenti le massime cariche istituzionali civili,
Medagliere.
militari e religiose, l'U.N.U.C.I., i rappresentanti delle numerose
Antonio Palaja di Tocco
Associazioni Combattentistiche e d'Arma, le scolaresche
dell'"Istituto Comprensivo Pascoli-Aldisio" e "Vittorio
Emanuele II", Club di servizio locali come il "Lions" ed esponenti del mondo sportivo tra cui il "Club Alpino Italiano" e
lo scalatore dell'Hymalaia Longo.
Presenti l’onorevole Claudio Parente, delegato del
Governatore Giuseppe Scopelliti, il presidente della
Provincia Wanda Ferro e l'assessore comunale Tommasina
Lucchetti.
Giuseppe Palaja, Presidente della Federazione
Provinciale di Catanzaro "Gli Azzurri dei Due Mari" ricordato le parole del Manzoni: "Liberi noi sarem se siamo uniti.
Viva l'Italia, viva l'Unità d'Italia!”
Grandissimo risalto è stato dato alla manifestazione dai
media regionali, fortemente sensibilizzati dal nostro
Sodalizio. All'arrivo a Catanzaro, accolto da militari in alta
uniforme, l'Azzurro Maddalena è stato accompagnato
durante il percorso dai volontari della Protezione Civile e
La Presidente della Provincia di Catanzaro Wanda
nell'ultimo tratto anche dalla Polizia Provinciale a cavallo. La
Ferro
con Michele Maddalena e l’avv. Giuseppe Palaja
mattinata si è conclusa, alla presenza dell'Arcivescovo
S
14
IL NASTRO AZZURRO
Patti (ME): Michele Maddalena e il Sindaco
di Patti, Giuseppe Venuto, depongono una
corona al Monumento ai Caduti
La Marcia si è conclusa il 28 gennaio in Sicilia,
continua in Sardegna e poi da Napoli fino a Torino
La provincia di Messina è stata attraversata dal 22 al 26 gennaio,
proseguendo per Palermo (percorso illustrato dal manifesto riprodotto
accanto). Oltre al capoluogo peloritano sono stati attraversati i seguenti
Comuni e località del messinese della costa Tirrenica: Portella S. Rizzo,
Gesso, Villafranca T., Rometta Marea, Fondaco Nuovo, Spadafora,
Fondachelli V. Torregrotta, Monforte Marina, Giammoro, Merì, Barcellona
Pozzo di Gotto, Falcone, Patti, Gioiosa Marea, San Giorgio M., Brolo, Capo
d’Orlando, Rocca di Caprileone, Torrenova, Sant’Agata di Militello,
Acquedolci, Marina di Caronia e Santo Stefano di Camastra. In alcuni
Comuni si sono svolte sentite manifestazioni con la partecipazione di
scuole e Associazioni Combattentistiche. Da ricordare lo spontaneo intervento del Sindaco di S. Fratello che è intervenuto con una scolaresca ed
ha contribuito pure lui alla felice riuscita dell’evento azzurro. La spontanea e colorata accoglienza lungo tutto il percorso tirrenico ha contribuito a mitigare la fatica di Michele Maddalena.
Il marciatore durante tutto il percorso è stato accompagnato dal
Presidente, dal Segretario, Dott. Giovanni Prestopino, dall’alfiere del
Nastro Azzurro Paolo Turiaco e Giuseppina Pizzo del Comitato Dame del
Nastro Azzurro; il luogotenente Domenico Interdonato dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana ha curato i sevizi stampa.
La città e la provincia hanno dato un grosso contributo per favorire la sosta e il transito dell’atleta azzurro, o meglio, Tricolore: tanti gli
Enti civili e militari, le scuole, associazioni e aziende private e semplici cittadini, che a vario titolo hanno operato alla felice riuscita dell’evento. Il marciatore oltre ad incontrarsi col Presidente della Provincia Dott. Giovanni Ricevuto è stato sempre accolto dai Sindaci che hanno sottoscritto il messaggio di Unità e Fratellanza della Nazione. Preziosa l’assistenza del dott. Carmelo Di Vincenzo, Ispettore Dipartimentale delle
Foreste di Messina, per il contributo e la collaborazione del Corpo Forestale della Regione Sicilia - Ispettorato Forestale Messina presente lungo
tutto il percorso.
Michele Maddalena è partito ogni giorno per le singole tappe alle ore 8,30 circa, percorrendo 6 Km l'ora. Le soste nei vari comuni hanno
avuto durata variabile da 15 a 30 minuti.
Vincenzo Randazzo
(Presidente della Federazione di Messina)
IL PERCORSO SARDO CON I ROTARY CLUB
ichele Maddalena domenica 30 gennaio è giunto a Cagliari dove è stato
accolto dal presidente della locale Federazione dell'Istituto del Nastro
Azzurro, cav. Antonio Di Girolamo, e dal segretario per la Sardegna del
Distretto 2080 del Rotary International, Salvatore Fozzi. Michele Maddalena si è
subito trasferito a Nuoro da dove, il giorno successivo, lunedì 31 gennaio, ha iniziato il suo itinerario sardo percorrendo una zona scarsamente popolata dell'isola,
quella orientale, per giungere di nuovo a Cagliari domenica 6 febbraio.
I media locali si sono interessati costantemente al passaggio del marciatore e
lo hanno additato ad esempio per le giovani generazioni. Il 7 febbraio Michele
Maddalena, dopo avere deposto un cuscino di fiori, davanti al monumento che
ricorda i martiri della battaglia di Solferino e S.Martino, ed osservato un minuto di
silenzio con tutti i presenti, è stato ricevuto prima, dal Comandante Militare della
Regione, Gen. Claudio Tozzi, e poi dal Presidente della Regione Sardegna Ugo
Cappellacci, per la firma della speciale pergamena che, alla fine della marcia, verrà
presentata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Successivamente, è
stato ricevuto, in un cordiale colloquio, dal Sindaco di Cagliari Emilio, Floris e dal
Prefetto di Cagliari Giovanni Balsamo.
Essenziale è risultato il sostegno dei Rotary club sardi per l’impresa di
Maddalena.
M
IL NASTRO AZZURRO
15
RIFLESSIONI SULLA GIORNATA DELLA MEMORIA
ndici anni fa l'ormai famosa
Legge del 20 luglio 2000 istituiva la Giornata della
Memoria. Purtroppo però, a fare un
bilancio, la Memoria così tanto promossa sembra non avere dato i
frutti che si speravano. Sembra anzi
che si siano verificati imprevisti
fenomeni di pura banalizzazione.
In primo luogo la istituzionalizzazione della "Giornata della
Memoria" ha generato sin dai primi
anni la "corsa al testimone". Tutte le
scuole hanno voluto avere in aula
qualcuno che avesse vissuto la tragedia. Ovviamente, per motivi d'anagrafe, i testimoni si fanno sempre
più scarsi, ma non importa.
In secondo luogo si è generato il
fenomeno del "turismo della
Memoria". Basta digitare su Google
la frase "gita ad Auschwitz" e spuntano fuori migliaia di riferimenti.
Solitamente vi si ritrovano i resoconti di studenti, di gruppi, di persone che ripercorrono l'esperienza della "gita". Alcuni lo correggono pudicamente
in "gita di istruzione". Resta il fatto che andare in "gita" ad
Auschwitz è, a dir poco, paradossale.
Un terzo fenomeno è stato la parcellizzazione della
Memoria. Si ricordano sempre gli ebrei sterminati, ma
sono usciti dalla Memoria schiere di vittime che evidentemente non meritano altrettanta attenzione: i disabili, gli
omosessuali, i soldati russi, gli oppositori politici e tutte le
altre categorie di vittime di quel funesto periodo.
Il quarto fenomeno è la capacità della Memoria istituzionale di cancellare alcune parti fondamentali della storia.
La Giornata della Memoria è diventata un atto liturgico nel
quale ricordare la morte di milioni di individui provocata
esclusivamente dai nazisti tedeschi le cui azioni vengono
spiegate solo con la rassicurante categoria della follia.
Un'estrema semplificazione storica. Ci si dimentica così
che, senza il resto degli europei, i nazisti non avrebbero
potuto realizzare il loro progetto di sterminio. In realtà, ci
furono delatori, spie, collaboratori che, in ogni nazione
occupata o alleata, denunciarono vicini di casa, ex amici,
conoscenti. Ci furono organi di polizia che collaborarono
nelle retate degli ebrei in ogni nazione, Italia compresa.
Tutti matti? Impossibile. Quindi, di queste responsabilità si
preferisce parlare molto poco o non parlarne affatto. E
allora il carnefice fotografato dall'iconografia istituzionale
continua ad essere un tedesco, con la divisa da SS, che
agisce sempre come un corpo estraneo rispetto al luogo in
cui opera. Sarebbe certamente imbarazzante scoprire che
nella propria città magari il bisnonno del proprio compagno di banco, che viene in "gita" ad Auschwitz, collaborò
con i nazisti a far deportare gente magari proprio ad
Auschwitz. Meglio che la Memoria tramandi la solita figura
del nazista estraneo, "folle" e spietato.
Un segnale di questa cancellazione è l'amore per i
"Giusti", cioè coloro i quali, mettendo in pericolo la propria
vita, salvarono numerose vittime dal loro destino. A metà
del 2010 i Giusti tra le Nazioni riconosciuti dallo Yad
Vashem erano 22.765 di cui 468 italiani. Questo sparuto
numero di persone ha il grande merito psicologico di aver
U
16
Rastrellamento delle SS nel ghetto di Varsavia
salvato molte vittime allora, e di salvare noi oggi dalla cattiva coscienza. Forse proprio il fatto che in Italia sono soltanto 468 ci dovrebbe spingere a pensare a quanti "ingiusti" ci furono, quanti, nella migliore delle ipotesi non fecero nulla e nella peggiore si attivarono per compiere il male.
Così anche sotto questo aspetto la Giornata della
Memoria sottintende una non dichiarata Giornata della
Dimenticanza che placa ogni coscienza. E questo è tanto
più vero in un Paese come il nostro dove il mito degli "italiani brava gente" è radicato e intoccabile. Insomma, il cattivo è sempre un altro e per definizione non ha un volto,
bensì una maschera: il "folle" nazista tedesco.
Infine la Giornata della Memoria in questi dieci anni di
attività ha generato e rinforzato lo slogan - ripetuto come
un mantra - che si usa alla fine di ogni manifestazione:
"mai più". Poco importa come fare a far sì che la storia non
si ripeta, l'importante è retoricamente dirsi "mai più",
magari con espressione decisa e sentimento di profonda
convinzione.
"Mai più" significa che la Memoria diventa elemento
attivo del presente e guida per l'agire futuro.
"Mai più" significa che la Giornata della Memoria non è
una "gita", non è il momento retorico, l'inaugurazione del
Memoriale sul quale esercitare il rito del prossimo anno.
"Mai più" significa agire in coerenza con la consapevolezza maturata. E se una consapevolezza fosse stata prodotta, oggi la "gita" più vera sarebbe nella nostra città, in
qualche area dove lavoratori migranti, fatti entrare in Italia
fingendo di offrirgli un'accoglienza impossibile da concretizzare, vivono ammassati come bestie in attesa di un lavoro concesso a condizioni da strangolo dal caporale di
turno, in qualche casa fatiscente dove italiani meno fortunati muoiono per crolli inevitabili, in qualche mensa pubblica che si sforza di alleviare la povertà, in qualche centro
per disabili costretto da fondi sempre più scarsi a lavorare
sempre meno.
Solo se saremo in grado di comprendere l'intrinseco
significato del "mai più" che ci ripetiamo ad ogni annuale
rievocazione, potremmo affermare di aver anche compreso il significato di un'altro aforisma che, altrimenti, resta
puramente retorico: "historia, magistra vitae".
IL NASTRO AZZURRO
GIORNATA DEL RICORDO
icordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, sepolti vivi tra i
morti, perché si risparmiassero le pallottole. Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto
il confine nord-orientale d'Italia. Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate
ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito. Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall'accusa di sterminio per aver
operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati. Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume,
dell'Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le
loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli. Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che
l'Italia, l'Europa ed il mondo hanno fatto finta di
dimenticare. Ricordo il silenzio degli storici di partito e
l'omissione complice della scuola pubblica italiana,
perché le giovani generazioni non sapessero, perché
non ricordassero. Il 10 febbraio di ogni anno, nel
"Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle
foibe, dell'esodo giuliano - dalmata e delle vicende del
confine orientale" io indosso il fiocco tricolore per tributare il mio riconoscimento a questi Figli d'Italia
troppo a lungo dimenticati.
Io ricordo. E tu?
R
Il Comitato 10 febbraio
Locandina delle manifestazioni indette
dalla federazione di Arezzo per la
Giornata del Ricordo dello scorso anno
2010
IL RUMORE DEL SILENZIO
l silenzio a volte è più doloroso di qualsiasi indignazione urlata, di qualunque dichiarazione, di qualunque
verità. Il silenzio sulla tragedia delle Foibe, le cavità
carsiche nelle quali furono sotterrati vivi dai partigiani del
Maresciallo Tito decine di migliaia di italiani, il silenzio sull'esodo dei nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia,
costretti a fuggire dalla ferocia e dalla pulizia etnica.
Pagine tristi della nostra storia mai scritte, mai completamente metabolizzate da una Nazione che ha preferito
dimenticare.
Grazie a chi non ha dimenticato, però, a chi per anni
ha condotto una battaglia per riportare alla luce squarci di
verità, nomi, cognomi, volti, lapidi, testimonianze raccolte
I
IL NASTRO AZZURRO
dal vento che ha aperto le porte sbarrate dall'omertà
e dai colpevoli silenzi.
Grazie a chi non ha dimenticato e grazie al
Parlamento italiano, che nel 2004 ha istituito una
Giornata della Memoria per la tragedia delle foibe e
dell'esodo degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia che
si celebrerà ogni anno il 10 Febbraio. Una data che
non servirà ad alimentare odi, perché la storia non è
strumento di lotta politica; il 10 Febbraio sarà il
momento per raccogliere i sussurri e le voci di quel
pezzo di Italia che non c'è più, eppure così viva nella
memoria dei sopravvissuti.
Grazie a chi non ha dimenticato, e qualche anno fa
ha scritto un libro che raccoglieva quelle voci e quei
sussurri, per cominciare a raccontare … che cosa
accadde in quegli anni: quel libro si chiamava "Il
Rumore del Silenzio" e sembrò un sasso lanciato nello
stagno … Andò subito esaurito e se ne parlò molto …
Nessuno restituirà la vita a quelle voci, nessuno
ripagherà con un pezzo di terra italiana, istriana, fiumana o dalmata i nostri fratelli cacciati dalle loro case
…
Foibe, campi di sterminio, fosse comuni, tombe senza
nomi e senza fiori, dove regna il silenzio dei vivi ed il silenzio dei morti. Migliaia di scomparsi … dalla storia che
attendono giustizia e verità. Scomparvero dalle loro case,
dall'affetto dei loro cari, dalla loro terra, dalla Patria che
tutti amavano al di là delle diverse ideologie politiche.
Insieme vittime di un disegno criminale basato sull'odio etnico e sull'ideologia marxista-leninista, che saldarono il IX Corpus e le armate titine in un'unica fratellanza con
i collaborazionisti italiani, rei di essersi macchiati del sangue dei fratelli, sacrificati sull'altare di un sogno utopistico
di internazionalismo emancipatore dei popoli ...
Norma Cossetto
(dalla prefazione al libro "Il rumore del silenzio")
17
COMPETIZIONI DI TIRO 2010
DIAMO DI SEGUITO CONTO DI DUE COMPETIZIONI DI TIRO, ENTRAMBE SVOLTESI SOTTO L’EGIDA DELLA
FEDRAZIONE DI SONDRIO DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO, ENTRAMBE NEL CORSO DEL 2010
ISISC 2010
a competizione di tiro internazionale per pattuglie militari "ISISC
2010", che si è svolta a Tirano
nei giorni 11 - 13 giugno 2010, ha
festeggiato la decima edizione, la
terza sotto l'egida della Federazione
Provinciale di Sondrio e non poteva
avere miglior preludio per i nostri
tiratori della vittoria di categoria
dell'Alpino Guido Confortola nel
Trofeo "Festa della Repubblica", 2^
prova del Trofeo Medaglie D'Oro che
si è svolto a Tradate domenica 30
maggio, organizzato dalla Sezione di
Busto Arsizio dell'Istituto, nonché i
buoni piazzamenti in altre competizioni tra cui il Trofeo "Paradiso 2010".
La manifestazione per la prima
volta in assoluto ha avuto il patrocinio del Comando Militare Esercito
Lombardia a testimoniare il forte
legame esistente tra il nostro Istituto
e la Forza Armata.
Ad esso si sono affiancati, poi, gli
ormai tradizionali sostegni della Regione Lombardia Assessorato allo Sport - della Provincia di Sondrio, del
Comune di Tirano e del B.I.M., nonché di Enti come la
Comunità Montana di Tirano e la Fondazione Pro Valtellina
che, con alcuni sponsor, hanno sostenuto economicamente
l'iniziativa.
L'importante competizione ha avuto inizio di buon mattino nella piazza principale con l'Alzabandiera e l'Onore ai
Caduti alla presenza delle autorità civili e militari cittadine,
prima del trasferimento dei concorrenti al Poligono di Tiro,
dove si sono svolte le prove per gli oltre 80 tiratori appartenenti alle forze armate, ai corpi di polizia italiani e stranieri
ed alle associazioni della riserva italiane ed estere, tra cui
una pattuglia composta da personale in servizio alla
Questura del capoluogo valtellinese.
La competizione nel corso di quest'ultima edizione è cresciuta ulteriormente di livello sotto l'aspetto agonistico e tecnico ed ha visto i concorrenti impegnati, oltre che nelle tradizionali prove di tiro di precisione a 50 metri con Carabina
cal. 22 e 100 metri con il fucile ex ordinanza Garand M1,
anche in una sessione di tiro "di combattimento" (sagome
girevoli con apertura temporizzata), con pistola a 25 metri ed
in una prova di tiro dinamico su percorso con bersagli mobili e "ostaggiati" (vale a dire con interposto un target da non
colpire tra il tiratore ed il bersaglio reale) con Carabina
Beretta CX 4 STORM e fucile a pompa Benelli M4 COMBAT.
Tale ultima sessione di gara, in particolare, ha messo in luce
le reali capacità tecniche dei concorrenti in quanto alla precisione del tiro dovevano unire la velocità di completamento
del percorso, considerato che il tempo di esecuzione contribuiva alla formazione del punteggio complessivo, dovendo
quest'ultima parte della competizione simulare un'azione di
combattimento.
In serata, poi, al termine della Cena di Gala si sono svolte le premiazioni che hanno visto la presenza del Sindaco di
Tirano Pietro del Simone, dell'Assessore allo sport del
Comune di Tirano e del Colonnello Sergio Lepore, comandante del Centro Documentale di Como, quale rappresentante del Generale di Brigata Camillo De Milato, Comandante
L
18
ISISC 2010 si è aperta
con l’alzabandiera
Esercito Lombardia.
Per quanto concerne i tiratori della Federazione e delle
Associazioni d'Arma valtellinesi debbono essere segnalati
numerosi ottimi piazzamenti, a dimostrazione della preparazione tecnica ed atletica delle nostre squadre.
In particolare:
il primo posto del M.llo A. SUPS Antonio Sottile, comandante della Stazione Carabinieri Ardenno ed il nono
dell'Artigliere Alpino Gianmario Volpi nel tiro con fucile
Garand M1 a mt. 100;
il terzo posto del Sergente Franco Silva, Alfiere della
Federazione Provinciale del Nastro Azzurro, il quinto del M.llo
A. SUPS Antonio Sottile, il sesto del Trasmettitore Giorgio
Ferrario ed il nono del Capitano Camillo Bianchini nel tiro con
pistola cal. 9 X 21;
il secondo posto del Trasmettitore Giorgio Ferrario, il
quinto del Capitano Camillo Bianchini ed il nono dell'Alpino
Guido Confortola nel tiro con carabina cal. 22 a mt. 50;
il primo posto del Trasmettitore Giorgio Ferrario, il quarto del M.llo A. SUPS Antonio Sottile, il quinto del Capitano
Camillo Bianchini nella combinata individuale;
il secondo posto della squadra n° 2 del Gruppo ANMI di
Sondrio, il quinto della squadra n° 1 della Federazione di
Sondrio del Nastro Azzurro (Cap. Camillo Bianchini, S. Ten.
Stefano Boninsegna, Serg. Franco Silva), il sesto della squadra n° 2 della Federazione di Sondrio del Nastro Azzurro (C.le
Par. Davide Ravanetti, Alp. Guido Confortola, Art. Alp.
Gianmario Volpi), il decimo della squadra del Comando
Provinciale dei Carabinieri di Sondrio (M.llo A. SUPS Sottile,
M.llo Capo Sias, Brig. Del Curto) nella classifica combinata a
squadre;
il sesto posto, primo delle squadre italiane, della squadra
n° 3 della Federazione di Sondrio del Nastro Azzurro (M.llo
Stefano Magagnato, Alp. Salvatore Tambaro, Dott. Federico
Vido); il settimo della squadra n° 2 della Federazione di
Sondrio del Nastro Azzurro; l'ottavo della squadra del
Comando Provinciale dei Carabinieri di Sondrio nella prova di
tiro dinamico.
Federico Vido
(Segretario Federazione di Sondrio)
IL NASTRO AZZURRO
TROFEO DELL'AMICIZIA
a Federazione Provinciale di Sondrio dell'Istituto del
Nastro Azzurro, nel quadro di un ulteriore incremento
delle attività anche in campo sportivo e nell'intento di
diffondere la conoscenza del nostro Istituto anche all'estero, nella giornata di sabato 18 settembre 2010, ha organizzato unitamente alla Società Bersaglieri di Brusio, alla
Società Tiratori Sportivi Val Poschiavo ed alla Società
Pistola Campocologno la prima edizione della competizione di tiro militare internazionale "Trofeo dell'Amicizia"
presso i poligoni di Brusio (CH).
La manifestazione volta anche a rinsaldare tramite la
competizione sportiva i già importanti legami tra la Val
Poschiavo e la Provincia di Sondrio, che ha patrocinato l'iniziativa unitamente al Comune di Brusio ed alla Comunità
Montana di Tirano, è iniziata di buon mattino davanti al
poligono con la cerimonia della "presa della bandiera" alla
presenza di tutti i tiratori, tra cui militari del Comando Nato
di Solbiate Olona. Di seguito l'avvio delle prove, condotte
magistralmente dai monitori di tiro svizzeri.
La competizione, al via con un'edizione sperimentale
ridotta, ha visto gli oltre 40 concorrenti affrontarsi in tre
differenti esercizi di tiro, impostati sugli standard
dell'Esercito Svizzero, secondo modalità identiche a
quelle adoperate per l'addestramento dei militi, con l'impiego di due armi d'ordinanza, pistola SIG 75 (tiro rapido a 25 metri) e FASS 90 (tiro su bersaglio ordinario e
sagoma mimetica a 300 metri) ed un'arma per tiro sportivo, la carabina cal. 22. (tiro di precisione in due posizioni a 50 metri).
Una nuova sfida per la macchina organizzativa della
Federazione che ha soddisfatto ancora una volta le aspettative dei presenti, grazie alla disponibilità e precisione
degli amici svizzeri, i veri protagonisti della giornata, che
si sono dimostrati insuperabili nella predisposizione delle
varie fasi della competizione e dell'accoglienza dei concorrenti.
Come in altre occasioni in terra elvetica i tiratori valtellinesi hanno mostrato le proprie capacità conquistando
ben 5 dei 12 premi in palio. Debbono, infatti, essere
segnalati il primo posto del Sergente Franco Silva, Alfiere
L
Premiazione del Trofeo dell’Amicizia
della Federazione, nella categoria Pistola Sig 75 a 25 metri
con 187 punti; il primo posto del Sottotenente di Vascello
Massimo Bongiorni del Gruppo ANMI di Sondrio nella carabina cal. 22 a 50 metri, seguito dal Capitano Camillo
Bianchini, Socio della Federazione, secondo a pari punteggio, e dal Maresciallo Aiutante SUPS Antonio Sottile,
Comandante della Stazione Carabinieri di Ardenno, vincitore anche della classifica combinata assoluta di Re del Tiro
con 490 punti, che ha portato ancora una volta i colori
dell'Arma sul podio più alto in una competizione internazionale, ripetendo l'ottima prestazione della gara ISISC
disputata a giugno 2010.
Maristella Ravelli
(Socia della Federazione di Sondrio)
I partecipanti al trofeo
IL NASTRO AZZURRO
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L'ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
a San Vito dei Normanni
C’
è chi va alla ricerca delle tradizioni locali, delle
proprie radici e, spesso, non riesce a trovarne
traccia e chi, alle volte per puro caso, si ritrova
nelle mani la testimonianza tangibile di una realtà dimenticata per molti anni.
È questo il caso di una gloriosa istituzione sanvitese di
cui se n’è ignorata l’esistenza fino alla primavera del 2008
allorquando il Maresciallo di 1ˆ classe Scelto dell'A.M.,
Cav. Vincenzo Di Viesto, Vice Presidente dell’Associazione
Arma Aeronautica di San Vito dei Normanni, nel corso di
una visita di cortesia nei locali della Federazione Brindisina
dell’Istituto del Nastro Azzurro, si ritrovò di fronte ad un
Labaro di quella Associazione intitolato al “Gruppo di San
Vito dei Normanni” che giaceva tra le vecchie carte di quell’ufficio da un imprecisato numero di anni quasi abbandonato, sicuramente perché a San Vito era venuto ad esaurirsi il numero di coloro che avevano diritto ad essere iscritti al
Sodalizio ed il Gruppo era passato in posizione “quadro”.
L’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati
al Valor Militare, nato in ambito nazionale nei primi mesi
del 1923 per volontà di un gruppo di decorati al Valor
Militare della Prima Guerra Mondiale, doveva raggruppare e rappresentare esclusivamente i titolari di decorazioni al
Valor Militare, tutti quei combattenti, cioè, che avendo ottenuto, per atti di valore compiuti esclusivamente in presenza
del nemico, una ricompensa al Valor Militare, non avessero
successivamente compiuto azioni indegne o tenuto riprovevole comportamento venendo meno alle leggi dell’onore militare, della morale o ai doveri verso la Patria.
Oggi, dopo sessantacinque anni durante i quali l’Italia
non è stata coinvolta in vere e proprie guerre, se non in atti
di polizia militare internazionale, questi autentici valori,
pur sicuramente radicati nell’animo di molti cittadini in
armi, sembra che non siano più evidenti. E questo perché l’inesorabile legge dell’anagrafe sta progressivamente assottigliando il numero dei Decorati al Valor Militare che ne
erano l’esempio vivente.
Consapevoli di tale ineluttabile realtà che porterebbe, in
Il Labaro del Gruppo di San Vito dei Normanni
20
breve volgere di anni, all’esaurimento degli iscritti per diritto e, quindi, alla definitiva scomparsa del Sodalizio, gli
attuali Dirigenti hanno aperto con generosa fiducia l’iscrizione ai Soci simpatizzanti, a quelle persone, cioè, che sentono profondamente di dover testimoniare gli stessi ideali di
chi si è guadagnato un riconoscimento concretizzato dalla
Decorazione al Valor Militare!
Infatti, è la condivisione dei valori fondamentali di
Patria, Onore Militare, Italianità e Amore per la Storia e
la Tradizioni del nostro Paese, che accomuna il Socio
Decorato al Socio simpatizzante. È molto probabile, infatti, che, se quest’ultimo si venisse a trovare in condizioni
analoghe a quelle incontrate da chi è stato decorato per un
atto di eroismo, si comporterebbe allo stesso modo e quindi
sarebbe meritevole di una Decorazione.
L’Istituto del Nastro Azzurro è nato per raccogliere e
tramandare un Valore assoluto: il Valor Militare. Quando
tale Valore non potrà essere più incarnato da persone che lo
hanno dimostrato sul campo, dovrà essere raccolto, custodito e divulgato da persone che non hanno avuto questa possibilità ma che vi credono profondamente e informano gli atti
della propria vita a quella sublime forma di altruismo che
potrebbe, se necessario, spingerli a compiere atti il cui
rischio raggiunge quello di immolare la vita stessa. È solo
una questione di occasioni, che è giusto non si presentino
più, ma che sublimano il significato profondo del Valor
Militare.
Ispirato da questi nobili sentimenti e approfittando della
possibilità concessa, poiché l’idea di lasciare tra la polvere
un “cimelio” così importante per la nostra comunità sembrava un atto di pura incoscienza ed anche perché in lui era
scattato in quel momento l’orgoglio di appartenenza, il
M.llo Di Viesto chiese ed ottenne dal Presidente della
Federazione di Brindisi, Com.te Vincenzo Cafaro, l’autorizzazione a prelevare il sacro “Labaro” da riportare a San
Vito per ricostituire il “Gruppo” tenuto fino ad allora in
posizione quadro.
Il Gruppo di San Vito dei Normanni dell’Istituto del
Nastro Azzurro è rinato nella nostra città già dalla primavera del 2008 e, poiché gli attuali iscritti sono anche
soci dell’Associazione Arma Aeronautica, ha stabilito in
proprio recapito presso la sede di quest'ultima in via
Garibaldi n° 90.
Orgogliosi di aver ridato alla nostra comunità un pezzo
della propria storia, ma rammaricati di non essere riusciti
a ricostruirne i particolari, si invitano quanti hanno meritato Decorazioni sul campo o hanno memoria di propri congiunti insigniti a suo tempo di tali riconoscimenti o appartenuti al Sodalizio, a volerne dare notizia al Commissario
del Gruppo, Cav. Vincenzo Di Viesto, presso il recapito anzi
riportato.
Cav. Vincenzo Di Viesto
(Presidente del Gruppo di San Vito dei Normanni)
IL NASTRO AZZURRO
VIAGGIO STORICO FRA I GHIACCI DEL POLO NORD
el n. 4 del notiziario l'Alpino di aprile 2010 è stato pubblicato un interessante articolo sull'impresa del
Gen. Umberto Nobile che nel 1928 raggiunse con il dirigibile Italia il polo nord.
Purtroppo la spedizione sulla via di ritorno
si trasformò in tragica odissea.
Leggendaria resta la sfortunata operazione di soccorso tentata dalla pattuglia di
alpini del cap. Sora lanciata sulla banchisa
artica alla ricerca dei superstiti (la famosa
tenda rossa).
Riflettendo su questa affascinante cronistoria, sono affiorati in me i vari resoconti che mio padre, allora ragazzo e tutt'ora
vivente, mi narrava con viva emozione,
inoltre, la mia grande passione di alpino
per i viaggi nelle terre artiche, associata
all'entusiasmo di ripercorrere quei luoghi
Pietro Pelizza depone la targa alla
che videro gli italiani 82 anni fa protagonibase del pilone di ormeggio del dirigisti eroici di volontà e di ardimento che non
bile “Italia”
conosce ostacoli, mi sono detto: "Devo
andare."
Ho contattato l'artigliere alpino Piero
va da ormeggio al dirigibile italiano dove è stata collocata
Bosco "guida polare" e, con il mio cappello alpino e il fouuna piccola targa commemorativa proposta e scritta dal
lard del Nastro Azzurro, la sera del 15 agosto 2010, sono
sottoscritto.
partito. All'aeroporto della Malpensa ci siamo trovati in 6
Alcuni giorni dopo, nel corso del nostro solitario e
alpini provenienti da varie regioni e, con la rapida succeslungo viaggio tra piccole isole caratterizzate dalla tundra
sione di tre voli, siamo sbarcati su un piccolo aeroporto
artica, da icberg e calotte glaciali, siamo approdati su un'idelle isole Svalbard dove era pronta a salpare dalla latitusola denominata sulle mappe alpinoja (isola degli alpini),
dine di 80° nord una motonave rompighiaccio olandese.
nome dato dal capitano Sora che per primo la scoperse.
Per 12 giorni abbiamo navigato percorrendo 1400
Diversi monti, insenature e baie delle isole
miglia senza avvistare né una casa né un aereo e tanto
Spitsberghen portano nomi italiani essendo stati i primi a
meno persone. Il secondo giorno di navigazione, nella Baia
raggiungere queste terre. Abbiamo ricordato e commemodel Re a "Nyalesund", abbiamo trovato il pilone che servirato con due brevi cerimonie i luoghi più storici per noi
Italiani.
Ci accompagnava un giornalista
della Rai che ha voluto filmare e realizzare un documentario poi trasmesso su
RAI Uno una sera di ottobre.
In questo viaggio a tema storico
naturalistico, abbiamo incontrato a
distanza ravvicinata tutte le specie di
animali del grande nord. Nelle escursioni quotidiane, attraversando a piedi
isole sperdute per buona parte coperte
di ghiaccio, le cui seraccate si spingevano dentro nel mare fino a congiungersi
con il pak, ci illuminava sempre la luce
costante del sole. In paesaggi immensi,
freddi, solitari e quasi ai confini della
realtà, il mio pensiero andava al ricordo
di quegli esploratori Italiani che portavano il nome della nostra Patria nel
mondo.
Si, è stato il vero viaggio della mia
vita.
N
La targa
IL NASTRO AZZURRO
Cav. Pietro Pelizza
(Federazione di Padova)
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IL GRUPPO ALPINI DI VILLA TIRANO ASSEGNA
UNA BORSA DI STUDIO
Nel 2011, centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, gli Alpini di Villa di Tirano, mediante la
cerimonia
dell'Alzabandiera,
ricordano tutti coloro che hanno
sacrificato la loro vita per creare e
difendere lo stato italiano. A tale
scopo il Gruppo, dipendente dalla
sezione ANA di Tirano il cui
Presidente è il Serg. Magg. Alpino
Mario Rumo, Vice Presidente Vicario
della Federazione del Nastro
Azzurro di Sondrio, ha istituito una
borsa di studio, intitolata alla
memoria dell’Alpino MAVM Savino
Tona, con la quale si premia il
miglior tema svolto sull’argomento
da uno studente delle scuole medie
di Tirano. La borsa di studio è stata
assegnata al giovane Giacomo
Alpini all’attacco Pianto, nipote del socio della
Federazione NA Roberto Pianto. Di
seguito pubblichiamo il tema:
d'indipendenza del 1886, e il Lazio e Roma nel 1870,
l 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II viene proclaquando il papa non era più protetto dai francesi di
mato primo re di un'Italia appena unita grazie ai
Napoleone III. L'Italia fu completata definitivamente alla
sacrifici di moltissime persone che hanno dato la
fine della prima guerra mondiale quando ottenne Trento
vita per questo nobile scopo. L'unità italiana è stata rage Trieste.
giunta attraverso numerose guerre e grazie al valore di
Però l'Italia doveva essere anche difesa e questo
quegli uomini che hanno rischiato o perso la vita per
compito è stato svolto più volte dagli Alpini.
seguire i propri ideali. Essi non volevano più un'Italia
L'idea di formare il corpo
divisa, ma un'Italia unita e forte.
degli Alpini fu del comandante
Grandi personaggi hanno
Giuseppe Perrucchetti; essa fu
aiutato a raggiungere la tanto
accolta dal ministro della guerra
desiderata unità; fra i quali
Cesare Ricotti. Gli Alpini dovevaGiuseppe Garibaldi: un eroe.
no essere uomini in grado di
Senza quest’uomo unire l'Italia
muoversi bene tra le montagne.
sarebbe stato impossibile.
Essi hanno combattuto per
Garibaldi guidò mille uomini alla
la prima volta ad Adua nel 1896.
conquista del sud Italia; partì la
Già da quella prima battaglia gli
notte tra il 5 e il 6 maggio 1860,
Alpini dimostrarono le loro capada Quarto, con due piroscafi, il
cità.
“Piemonte” e il “Lombardo”;
Nel 1911 sono intervenuti in
sbarcò in Sicilia; in un mese la
Libia, nel corso della guerra
occupò e attraversò lo stretto di
italo-turca, dimostrando ancora
Messina.
il loro Valore Militare.
Mentre l'armata di Garibaldi
Nella prima guerra mondiale
raggiungeva Napoli, Vittorio
gli Alpini furono i veri protagoniEmanuele II attraversò la penisti della vittoria italiana; furono
sola alla testa del suo esercito. I
loro a operare i principali sfondue si incontrarono a Teano il 26
damenti e, anche grazie al loro
ottobre 1860; poco tempo dopo
Valore, l'Italia vinse la Grande
Vittorio Emanuele II fu proclaGuerra.
mato Re d'Italia. Sembrava
Nel 1935 per volontà di
un'impresa impossibile, ma la
Mussolini invadono l'Abissinia
volontà di Garibaldi e dei suoi
che fu presto colonizzata.
uomini di vedere l'Italia unita li
Il moderno equipaggiamento delle truppe
Parteciparono alla seconda
fece vincere.
Poi vennero conquistati il alpine li rende un corpo estremamente flessi- guerra mondiale combattendo
bile ed idoneo a tutti i teatri operativi
in Francia, Africa, Grecia e
Veneto, grazie alla terza guerra
I
22
IL NASTRO AZZURRO
Russia. La campagna di Russia fu una vera e propria
disfatta per l'Esercito Italiano, ma non per gli Alpini che
sono stati considerati, da un bollettino del comando
sovietico, imbattuti in terra di Russia.
Gli Alpini hanno sempre tenuto alto l'onore militare
italiano e sono state consegnate loro ben 207 Medaglie
d'Oro al Valor Militare.
Il corpo degli Alpini non ha partecipato solo a guerre, ma anche ai soccorsi della popolazione in caso di
calamità naturali. In queste operazioni gli Alpini hanno
dimostrato grande coraggio e abnegazione. Nel 1976 gli
Alpini si sono impegnati nel soccorso ai terremotati in
Friuli. Gli Alpini sono sempre disponibili ad intervenire in
aiuto della popolazione e sono in Afghanistan, impegnati in missioni di pace.
Gli Alpini hanno dimostrato sempre la loro capacità,
la loro voglia di vincere e di aiutare i cittadini bisognosi,
da quando sono nati fino a oggi e i loro battaglioni
hanno aiutato moltissimo a completare l'unità italiana e
difenderla. Novant'anni fa è nata anche l'Associazione
Nazionale Alpini, da un gruppo di reduci della prima
guerra mondiale.
E ora che che siamo giunti al centocinquantesimo
anniversario dell’unità italiana, il Gruppo Alpini di Villa
di Tirano, ogni sabato mattina, svolge la cerimonia dell'alzabandiera: una cerimonia molto importante e ben
organizzata. Ogni volta io, quando vedo il tricolore
alzarsi in cielo,
seguito dall'Inno
di Mameli, mi
emoziono
e
penso al mio
paese, l'Italia, un
paese sviluppato
che è unito da
poco ma ha
dimostrato subito il suo Valore.
Provo a pensare
agli uomini che
hanno combattuto per unire e
difendere
la
nostra
Patria.
Queste persone
vanno ricordate
per il loro valore Locandina della borsa di studio
istitutita dagli alpini di Tirano
e quale miglior
occasione
del
centocinquantesimo anniversario dell'unità italiana?
Questo è un evento da celebrare per ricordare alle
nuove generazioni le prodezze dei loro avi.
Giacomo Pianto
Raduno degli Alpini: sventolano i Tricolori
IL NASTRO AZZURRO
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D
E 28
T
T
O
L'IMPERATIVO CATEGORICO È RICORDARE!
UN EPISODIO GLORIOSO DELLA CAMPAGNA DI GRECIA
Ottobre 1940 - Guerra con la Grecia, quella campagna dichiarata con incoscienza all'inizio dell'inverno su quelle paurose montagne del Pindo e dell'Epiro, contro un nemico che non ci dovrebbe
essere, che non dovrebbe combattere, che non dovrebbe difendersi, ed invece c'è e in forze maledettamente superiori e formato da soldati valorosissimi.
Le truppe italiane, con la forza di 6 divisioni di fanteria, fra cui la Julia, rischiano di brutto: il pericolo di
essere buttati a mare è reale e incombente; le 5 divisioni di fanteria in quell'inferno di fango e di neve, martoriate dai mortai greci ed assalite da tutte le parti, resistono come possono finché cedono di schianto. Ma
non la Julia che, con enormi sacrifici ed un pauroso contributo di sangue, resiste sui "Mali" (i monti di
Albania) malgrado la forte pressione del nemico, in epici assalti e contrassalti all'arma bianca.
Era un Natale, un Natale di sangue, non si mangiava, non si dormiva, con gli arti congelati si calpestava quella neve tutta arrossata: a dicembre, dei 9000 uomini della Julia ne erano rimasti 800. Il generale
Cavallero mandato in fretta e furia dall'Italia a sostituire il generale Visconti Frasca, impotente per assoluta
mancanza di uomini e di mezzi a soccorrere la Julia, così telegrafava al nostro gen. Girotti: "Caro Girotti,
resisti con i tuoi meravigliosi alpini, dall'Italia stanno arrivando i rinforzi. Avete fatto cose straordinarie, ma
adesso dovete resistere, se mollate adesso i greci non li fermeremo più, saremo buttati a mare, l'onore dell'esercito italiano è nelle tue mani, so perfettamente che ti chiedo l'impossibile, non sono io che te lo chiedo, è l'Italia! verrò io a morire con te ma resisti!!" Il nostro Girotti che ben sapeva la tragicità della situazione, non parlò mai, lasciò che il gen. Cavallero sfogasse la sua angoscia, così rispose: “La Julia muore sul
posto!”. Ed al prezzo di un'autentica carneficina dell'80% dei suoi effettivi, non mollò di un passo: il greco
non sfondò! Il motto "da qui non si passa", fu eternato nella storia della Patria ed entrò nella leggenda! La
Julia meritò l'appellativo di Divisione Miracolo!
Gloria imperitura ai gloriosi Caduti!
Roberto Stocchi
PS.: La Julia in Grecia fu paragonata ai 300 spartani di Leonida alle Termopili. Quello che disse ai suoi eroici difensori la famose frase: "Allegri compagni, stasera cenerem sotterra!"
Q u e s t o è u n o d e i n u m e r o s i a r t i c o l i c h e i l t e n e n t e a l p i n o R . O . R o b e r t o S t o c c h i h a i n v i a t o i n r e d az i o n e e c h e a n c o r a d o v e v a e s s e r e p u b b l i c a t o q u a n d o l ’ a u t o r e h a l a s c i a t o q u e s t a t e r r a . L o p u bblichiamo postumo, come faremo ancora per gli altri pezzi da lui inviati. Alla famiglia di
Roberto esprimiamo il più profondo cordoglio.
F
R
M
A
VALORE MILITARE: OFFERTA DI SE PER LA GIUSTIZIA E
L'EGUAGLIANZA NELL'ORDINE INTERNAZIONALE
N
O
I
24
assima espressione di tali principi etici è il concetto di Valore Militare, ovvero atto di ardimento che
potrebbe evitarsi senza venire meno ai doveri di servizio e dell'onore. Atto di un eroismo regolato
dalla coscienza individuale. I nostri eroi più cari, infatti, furono tali soprattutto per avere seguito fino
in fondo, con intimo convincimento, ciò che la coscienza dettava loro, insegnandoci che il coraggio in grado
supremo è l'offerta di sé a beneficio degli altri.
Ricordo il maresciallo della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice. Nel settembre 1944, quando seppe che
i nazisti preparavano una rappresaglia tra la popolazione a Bergiola Foscalina, non esitò a presentarsi all'ufficiale tedesco per offrire la propria vita purché gli ostaggi fossero salvi, e dopo che gli fu risposto che non
potevano fucilare un militare, si tolse prontamente l'uniforme a significare che nulla poteva fermare il suo
atto d'amore: finì crivellato di colpi (purtroppo i civili non vennero risparmiati e furono comunque tutti fucilati. Il suo gesto eroico, anche se non ottenne lo scopo prefissatosi di salvare altre vite, deve comunque
essere d’esempio e monito - ndr). Ricordo anche il nostro don Enelio Franzoni, cappellano della Divisione
Pasubio sul fronte orientale, che nel mezzo del ripiegamento, rinunciò ad abbandonare i feriti, cadendo prigioniero con loro all'arrivo dei sovietici, e negli ultimi mesi di una durissima prigionia lunga tre anni e mezzo
rifiutò il rimpatrio per continuare ad assistere gli ultimi malati intrasportabili rimasti al campo di Suzdal. In
tempi recenti uno dei più bei doni di se fu compiuto, in circostanze ancora non chiarite, dal dirigente del
SISMI Nicola Calipari, che coscientemente fece scudo col proprio corpo a un ostaggio appena liberato e che
per questo fu poi definito da Giovanni Paolo II "benemerito e generoso servitore dello Stato, autore d'un
gesto suscitato da senso del dovere e da sentimenti di cristiana virtù".
Negli esempi riportati, tutti avvalorati con la Medaglia d'Oro e lontani da certo militarismo becero in cui
non ci riconosciamo più, non è estranea l'idea di un Dio fattosi uomo che, con supremo atto d'amore, immola la propria vita terrena sulla croce per la salvezza degli uomini. In altre culture il sacrificio di sé per il bene
altrui è indifferente; per noi è a fondamento di ogni discorso etico. Perciò sono convinto che, pur in tempi
di nichilismo e relativismo, l'istituzione militare possa ancora nutrirsi dei valori cristiani e, a sua volta, arricchire la società civile con la propria etica improntata ad altruismo e spirito di servizio.
prof. Alessandro Ferioli
(socio della Federazione di Bologna)
IL NASTRO AZZURRO
NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO
La FAO lancia un sistema di monitoraggio degli incendi sviluppato dalla NASA
Roma, 11 agosto 2010 - La FAO ha lanciato oggi un nuovo portale web per l'informazione e il monitoraggio in tempo reale
degli incendi, al fine di aiutare i governi a controllare efficacemente i roghi e a salvaguardare proprietà e risorse naturali. Il
nuovo Sistema Globale di Gestione dell'Informazione sugli Incendi (GFIMS) individua i focolai di incendio mediante i satelliti controllati dalla NASA. Sviluppato in collaborazione con l'Università del Maryland, il GFIMS fornisce una mappa-interfaccia
web che visualizza i focolai di incendio in tempo "quasi-reale", ossia con un ritardo di circa 2 ore e mezza tra il momento in
cui il satellite registra il dato e quello in cui il dato diventa disponibile. Il nuovo sistema consente agli utenti di ricevere anche
delle e-mail di allerta su specifiche aree di interesse, permettendo loro così di reagire prontamente.
"Il GFIMS è stato lanciato in un momento in cui l'incidenza degli incendi di grosse proporzioni tende ad aumentare" afferma Pieter van Lierop, esperto forestale responsabile delle attività di gestione degli incendi della FAO. A livello globale, si
stima che gli incendi boschivi colpiscano approssimativamente 350 milioni di ettari di terra ogni anno - circa metà dei quali
in Africa. Nella regione del Mediterraneo, vengono distrutti dagli incendi boschivi tra i 700 000 e il milione di ettari ogni anno.
Il Mini Mine Wolf di DanChurchAid è ora operativo nella zona di Luena in Angola
8 settembre 2010 - Nel 2009 la DanChurchAid ricevette 5,5 milioni di corone danesi dal A.P Moller and Wife Chastine McKinney Moller's Fund for General Purposes per l'acquisto di un nuovo congegno per la bonifica delle aree minate: il Mini Mine
Wolf, un'apparecchiatura destinata a facilitare le operazioni manuali di sminamento in Angola. Si tratta di una macchina
corazzata che smuove il terreno davanti a sé, facendo brillare le eventuali mine presenti sul suo cammino, facilitando in tal
modo l'individuazione esatta dei campi minati. Il MMW è destinato a rivestire un ruolo cruciale nel migliorare l'efficienza e
la rapidità della bonifica dei campi minati in Angola.
Inaugurata a Roma una Cappella dedicata a tutti i caduti e dispersi in guerra
26 settembre 2010 - In Piazza Salerno a Roma, presso il Tempio Nazionale del Perpetuo Suffragio pro Caduti, Dispersi e
Vittime di Guerra, è stata inaugurata la Cappella dedicata a tutti i Caduti e Dispersi (militari e civili) e, in particolare, a quelli che hanno partecipato alla campagna di Russia durante la seconda guerra mondiale. Nel corso della cerimonia, preceduta dalla celebrazione della S. Messa da parte di mons. Alessandro Plotti, arcivescovo emerito di Pisa e del Settore Roma
Nord, rito religioso animato dal Coro Polifonico "Salvo D'Acquisto", è stata benedetta l'immagine della "Madonna dei Dispersi"
alla quale è stata dedicata la Cappella. AI termine, il Priore del Tempio, Padre Giuseppe M. Galassi, ha fornito una breve
descrizione riguardante le vicende della Sacra Icona.
Presenti alla cerimonia, insieme alle rappresentanze con Medaglieri e Labari di numerose Associazioni d'Arma e
Combattentistiche, un delegato del sindaco della Capitale e molte autorità civili e militari.
Associazione Amici del Montenegro - Missione in Montenegro 2010 - (24-29 settembre 2010)
Il 24 settembre 2010 il Segretario Generale dell'Associazione, Sig.ra Maria
Coculo Satta, e altri due Soci partivano da Roma per Bari sul furgone contenente i pacchi-dono destinati a istituzioni di protezione dell'infanzia del
Montenegro. A Bari si imbarcavano sul traghetto col Presidente
dell'Associazione, dottor Roberto Iacovoni, e altri tre soci completando la
delegazione che, giunta in Montenegro e superati alcuni problemi doganali, poteva procedere alla distribuzione dei pacchi dono ai bambini ospiti delle
tre istituzioni destinatarie della donazione, ricevendone in cambio splendidi
sorrisi e ampie espressioni di gioia. Durante la visita al Centro "Ju Zavod
Komanski Most" di Podgorica, il Direttore Vuk Mirkovich esponeva la necessità di arredare due ambulatori specialistici e la delegazione chiedeva se le
due unità si potessero denominate "Jelena", in memoria della Regina Elena
di Savoia. Il Direttore accoglieva la proposta con molto piacere. A Cetinje la
delegazione raggiungeva l'Ospedale "Danilo I", nel giardino del quale si svolgeva la breve cerimonia di deposizione di un
omaggio floreale al busto della Regina Elena. Consegnati i pacchi-dono alla Casa delle Suore Francescane dell'Immacolata,
la delegazione faceva rientro in Italia.
Nel giardino
dell’ospedale “Danilo I”
All'AM la Medaglia d'Oro della Protezione civile
Il gen. Bernardis riceve il
premio Prociv all’AM
ll 9 Novembre, nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito a L'Aquila, si è svolta la
cerimonia per la consegna da parte del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, delle
Medaglie d'Oro della Protezione Civile e degli attestati di Pubblica Benemerenza di I Classe
alle Istituzioni che - fin dalle prime ore del 6 aprile 2009 - hanno operato con impegno,
dedizione e disponibilità a L'Aquila e nei comuni abruzzesi colpiti dal terremoto. Per
l'Aeronautica Militare - la cui attività a favore delle popolazioni colpite dal sisma è stata
sovente determinante - l'importante riconoscimento è stato ritirato dal Capo di Stato
Maggiore, generale Giuseppe Bernardis.
IL NASTRO AZZURRO
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150o ANNIVERSARIO DELL'UNITÀ D'ITALIA
IL PATRIMONIO DI TUTTI
l 2011, rappresenta per tutti noi una data importante,
carica di valori e di significati: vi ricade infatti il 150°
anniversario dell'Unità d'Italia. E in 150 anni il nostro
Paese ne ha fatta di strada!
Da un'Italia divisa in sette Stati, in appena due anni
nacque un nuovo regno: una trasformazione che partiva
dalla vittoria militare degli eserciti franco-piemontesi nel
1859 e si concludeva con lo storico documento della legge
n° 4671 del Regno di Sardegna, destinata a diventare la
prima del Regno d'Italia:
I
"Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato;
noi abbiano sanzionato e promulghiamo quanto segue:
Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e i
suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di
osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Da Torino addì 17 marzo 1861".
La facciata di San Pietro e la fontana
del Bernini
Fino a quel momento, non esisteva uno Stato italiano;
ne era tuttavia presente lo spirito, quella viva "Nazione" che
secoli di storia avevano plasmato delineando la nostra
peculiarissima identità di popolo. Per generazioni, abbiamo
avuto coscienza dell'unità delle nostre tradizioni civili e culturali, del nostro retaggio religioso, della nostra origine
comune. Senza un preesistente spirito nazionale, non
avremmo potuto distinguerci per quella nostra straordinaria ricchezza culturale che tutto il mondo ci invidia. Con
Dante, che indicava l'Italia come "giardin de lo 'mperio"
(Purg. VI, 105), ha preso forma la nostra superba tradizio-
26
ne letteraria e linguistica; generazioni di pittori, scultori e
architetti hanno vestito a festa le nostre città adornandole
dei loro capolavori; musicisti e drammaturghi hanno fatto sì
che l'Italia venga tutt'oggi chiamata "Paese del bel canto".
Non serve aggiungere altro per comprendere che, laddove il popolo condivide la stessa anima ed è spiritualmente Nazione, le divisioni statali non possono durare per
sempre. Così, non poteva continuare ad esistere quell'avvilente articolazione in staterelli che, oltre a non rendere
giustizia al nostro essere profondo, degradava la nostra
terra con le continue lotte fratricide, che a loro volta contribuivano a renderci deboli e facile preda delle ambizioni
dei Paesi stranieri (non a caso l'Italia è stata più volte
oggetto di invasioni e rapine, ora da parte della Spagna,
ora dell' Austria, ora della Francia).
Il 2011 vuole essere un invito alla coesione nazionale
e alla condivisione dei festeggiamenti per i 150 anni
dell'Unità d'Italia, senza dimenticare che il ricordo dei
sacrifici compiuti per edificare la nostra realtà politica non
deve essere vissuto come una vuota commemorazione,
ma come un caloroso invito ad
affrontare con slancio e determinazione le molte sfide che si
annunciano per il futuro. Tra
queste, ricordiamo innanzitutto
la necessità di superare il divario
culturale ed economico che continua a dividere il Nord dal Sud
Italia, e a causa del quale il processo di unificazione del nostro
Paese non può ancora dirsi portato del tutto a termine. Per
completarlo occorre che tra gli
Italiani, e in modo particolare
tra i giovani, si diffonda un clima
nuovo, un sentimento di apertura e di solidarietà grazie al quale
possano finalmente abbandonarsi i pregiudizi e i luoghi
comuni nei confronti del nostro
mezzogiorno. Questa terra è
stata protagonista di alcuni dei
momenti più illustri della nostra
storia, ed è qui che hanno avuto
i natali alcune delle menti più
acute della nostra tradizione culturale. In quanto figli di una sola
Nazione e di un solo Stato, non è più tollerabile continuare a tenere alte barriere sociali tra Settentrione e
Meridione. Non si tratta di negare o di nascondere le mancanze dirigenziali che, in alcuni casi, hanno reso disomogeneo lo sviluppo del Sud; al contrario, è necessario lavorare insieme per sviluppare una coscienza civile comune
grazie alla quale anche le regioni del mezzogiorno, debitamente sostenute, possano vincere le forze negative che
ostacolano il loro pieno riscatto (in primis, la malavita
organizzata). Non avremo un'Italia realmente unita finché
vi saranno regioni sofferenti e abbandonate a loro stesse.
IL NASTRO AZZURRO
A Dante Alighieri si deve la diffusione culturale della lingua italiana
C'è poi una seconda sfida che gli Italiani sono oggi
chiamati a sostenere: quella della multiculturalità derivante dalla sempre più consistente presenza di genti straniere entro i nostri confini. Se affrontato nel modo corretto,
questo fatto può costituire un assoluto beneficio: l'incontro con tradizioni, usanze e religioni diverse dalla nostra
può infatti rappresentare una preziosa occasione di confronto e di arricchimento reciproco. Questo non significa,
tuttavia, che gli Italiani debbano lasciar sbiadire, nascondere o addirittura smarrire la propria identità. Al contrario!
Come affermato dall'arcivescovo emerito di Bologna Carlo
Giacomo Biffi (1), "… quanto più sarà intenso il contatto
con genti straniere, tanto più il nostro Paese dovrà sapersi offrire con la sua tipicità e con le ricchezze culturali e
spirituali che lo caratterizzano da sempre. Solo così l'Italia
potrà improntare di sé la nuova realtà umana che nascerà
da questa fusione di popoli ...". Del resto, in una società
anonima e priva di personalità i nuovi arrivati possono sentirsi portati a mantenere intatte le proprie usanze: come
potrebbero integrarsi, se non vi è un preesistente sostrato
culturale con il quale farlo? La conseguenza di tutto questo non può essere che l'aumento della diffidenza e della
mutua estraneità, con tutti gli effetti nefasti che da questo
derivano. "Ai forestieri si fa spazio non demolendo la
nostra casa, ma ampliandola e rendendola ospitale sì, ma
nel rispetto della sua originaria architettura e della sua primitiva bellezza".
La multiculturalità pone l'Italia davanti al problema dell'incontro con una molteplicità di tradizioni diverse, in gran
parte provenienti dai Paesi meno fortunati del Sud del
mondo.
Il nostro Paese deve tuttavia fare i conti anche con
un'altra questione, quella della globalizzazione derivante
dal nostro essere parte della dimensione economico-culturale propria dell'Occidente industrializzato, apportatrice di
ricchezza ma anche di livellamento culturale sulla base di
modelli talvolta discutibili. L'affermazione del valore dell'unità e, quindi, dell'identità nazionale potrà rivelarsi lo strumento adatto per arginare gli aspetti negativi di questo
ormai inarrestabile processo di uniformazione il quale,
omologando i nostri costumi e i nostri bisogni, rischia di
travolgere i tratti che costituiscono il nostro spirito di popolo. Dobbiamo invece impegnarci per mantenere vivi i
caratteri che ci distinguono in tutto il mondo, sfuggendo
alle trappole della banalizzazione e del grigiore culturale.
La dimensione del "mondo comune" può offrire preziose
occasioni di scambio e di crescita; tale esperienza, tuttavia, risulterà tanto più importante e fruttuosa quanto più
saremo consapevoli delle nostre origini: un albero non
spinge i suoi rami verso il cielo, se le sue radici non sono
ben salde al terreno che lo ha generato.
Tutto questo risulta ancor più significativo se pensiamo
al cammino del nostro Paese verso l'Europa unita, alla quale
già ci lega la moneta, un Parlamento e un'ormai ricca legislazione. È certamente bello sapere che, dopo le sanguinose esperienze belliche del XX secolo, i popoli del nostro continente hanno saputo costruire una nuova realtà politicoeconomica fondata sulla condivisione del patrimonio culturale comune. La prospettiva europea, tuttavia, non deve
annientare il nostro spirito nazionale. Ancora una volta, dobbiamo mostrarci aperti al nuovo e pronti a condividere le
nostre esperienze scoprendoci fratelli degli altri popoli, ma
questo senza mai scordare la terra che ci ha visti nascere,
andandone anzi fieri e orgogliosi per i suoi meriti e la sua
unicità. Siamo e saremo sempre più Europei, ma siamo e
dovremo essere sempre più anche Europei Italiani.
Comprendiamo ora quanto sia necessario celebrare
con entusiasmo l'unificazione del nostro Paese come un
prezioso ed irrinunciabile patrimonio collettivo. Come
affermato dal Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, "non c'è nulla di retorico nel celebrare l'unità
conseguita dall'Italia", ma è "un modo di rinnovare il patto
fondativo della nostra Nazione" (2). Le manifestazioni per
i nostri 150 anni di Unità potranno essere una straordinaria occasione per determinare un nuovo rapporto tra le
diverse realtà italiane le quali, stringendosi intorno al
Tricolore, impareranno a guardarsi reciprocamente con
rinnovato spirito di amicizia, e cammineranno insieme
verso un più roseo futuro.
Mario Livi
(Presidente della Federazione di Pistoia)
(1)- I BlFFI GIACOMO: Risorgimento, stato laico e identità nazionale - Milano, Piemme, 1999, pp. 56-57.
(2)- Estratto dal discorso tenuto a Marsala il giorno 11/05/2010 in occasione del 150° anniversario dello sbarco dei Mille in Sicilia.
IL NASTRO AZZURRO
27
150o ANNIVERSARIO: OSTACOLI ANTICHI
E RECENTI SUL CAMMINO DELL'ITALIA UNITA
roi, martiri, patrioti, partigiani, combattenti, guerriglieri, reazionari, rivoluzionari, banditi, malfattori, criminali, briganti sono solo alcuni modi per connotare
quanti insorgono in armi contro chi detiene il potere.
Anche se alcuni nomi hanno un valore decisamente positivo, e gli altri al contrario denigratorio, in realtà sono perfettamente intercambiabili; solo che i primi vengono usati
da chi parteggia per gli insorti, specie se a questi arride la
vittoria, i secondi vengono utilizzati, ovviamente da chi
detiene il potere, quando gli insorti soccombono. Un
esempio valga per tutti a chiarire il concetto.
Dopo l'8 settembre '43, non tutti aderirono alla
Repubblica Sociale Italiana. Molti imbracciarono le armi e
presero la via dei monti. Alla fine prevalsero: furono chiamati "Partigiani" e il loro movimento è passato alla storia
col termine positivo di "Resistenza".
80 anni prima, subito dopo l'unificazione dell'Italia (17
marzo 1861), la gran parte dei meridionali non accettò le
innovazioni e le nuove leggi del Regno di origine piemontese, moltissimi imbracciarono le armi e si diedero alla
macchia. La massa dei meridionali li considerò eroi e li
sostenne nella loro guerra contro i "liberatori". Dopo lunghi anni di lotte feroci e crudeli, che misero seriamente in
forse il destino della giovane Nazione, gli insorti furono
sopraffatti e sterminati.
In nessun libro ufficiale di storia furono mai chiamati
E
partigiani, e tanto meno eroi. Si parlò di loro solo come di
"briganti". Una parola denigratoria che fa pensare a delinquenti comuni, che agiscono per lo più isolati o, talvolta,
in piccole bande, ma soprattutto non godono del consenso della popolazione. Il loro movimento fu etichettato
come "brigantaggio", un vocabolo altamente dispregiativo
che di certo non fa pensare ad un fenomeno di massa.
Vien quasi da pensare che il termine sia stato scelto intenzionalmente per sminuire la reale portata di un movimento che interessò praticamente tutto il Meridione d'Italia
(1), tanto che fu oggetto di aspre critiche e di roventi
interventi parlamentari a Torino, e allarmò seriamente i
principali stati europei.
In tempi non sospetti, un osservatore esterno e disinteressato, Carlo Levi, sostenne che il fenomeno del brigantaggio coinvolse tutte le popolazioni meridionali e non,
come si è voluto far credere (o erroneamente ancora si
ritiene), solo qualche migliaio scarso di criminali comuni
(che pure ci furono). Nel suo "Cristo si è fermato ad Eboli",
egli scrisse testualmente: "col brigantaggio la civiltà contadina difendeva la propria natura contro quell'altra civiltà
che le sta contro e che, senza comprenderla, eternamente l'assoggetta. Soltanto alcune volte." continua Carlo Levi
"essa si è levata per difendersi da un pericolo mortale, e
queste sole, naturalmente fallite, sono le sue guerre nazionali. La prima di esse è quella di Enea, poi venne Roma, la
Partigiani
28
IL NASTRO AZZURRO
quarta guerra nazionale dei contadini meridionali fu il brigantaggio”.
A questo punto sorge un dubbio: stiamo parlando del
meridione che aveva sostenuto Garibaldi nella incredibile
Impresa dei Mille, o di qualcos'altro? E se è lo stesso perché mai, subito dopo l'unificazione, quel meridione si ribellò in massa ai "liberatori piemontesi''? Non sembri irriverente (e di ciò ne chiedo venia ai lettori) questa presentazione contro corrente dei primi ostacoli sul cammino della
giovane Italia unificata (proprio quando ne celebriamo il
l50° anniversario) ma non si deve aver paura della verità
e si deve saperla accettare anche quando fa male.
Il primo a ricordarcelo è stato il nostro Presidente
Napolitano il 7 gennaio scorso a Reggio Emilia, in occasione della inaugurazione delle celebrazioni per il 150° anniversario quando, replicando a quanti storcono il naso e
ostentatamente si astengono dal partecipare alle celebrazioni (2), cosi si è espresso: "nessuno vuole tacere i dissensi e le critiche che accompagnarono il Risorgimento e
poi il cammino dell'Italia unita".
Quali furono le critiche? Quali i dissensi? Sicuramente
quelli che si manifestarono col brigantaggio: un movimento non limitato, come già detto, a qualche migliaio di fuorilegge. ma esteso a milioni di persone, in gran parte contadini e pastori, ma anche artigiani, commercianti, ex militi borbonici, borghesi, intellettuali. persino possidenti e
religiosi. Un movimento che dopo lunghi anni di lotte feroci, senza esclusione di colpi, si concluse con la morte di
685.000 persone, la distruzione di 84 paesi (interamente
bruciati e rasi al suolo), l'esodo biblico verso le Americhe
di milioni di emigranti (3).
Quali furono dunque i motivi per i quali le stesse moltitudini che avevano accolto trionfalmente Garibaldi, si
opposero poi all'esercito piemontese? Molto semplicemente si potrebbe rispondere che il primo rappresentava un
sogno che si avverava, mentre il secondo fu il risveglio da
quel sogno e l'impatto con la dura realtà. Quale fosse la
realtà ce lo spiega lo stesso Alessandro Romano, nell'opuscolo, già citato nella nota (3), del quale si riportano alcu-
IL NASTRO AZZURRO
ni brani.
"Nel 1861 con lo sbarco di
Garibaldi in Sicilia, la congiura
storica internazionale, guidata
dall'Inghilterra, portò a conclusione il suo piano di conquista e
distruzione del Regno delle Due
Sicilie, precedentemente avviato
attraverso l'inserimento nelle
alte sfere militari di agenti
segreti al loro soldo ... Con tale
azione militare la nascente idea
di una unità federale dell'ltalia
attraverso la concordia, la pace,
il rispetto delle culture e delle
tradizioni di ispirazione giobertiana, naufragò miseramente,
lasciando il passo alla feroce
conquista militare piemontese,
vera e propria guerra di repressione".
"ll Savoia, - è sempre
Romano che scrive - impossessatosi dell'ideale di Unità
Nazionale e foraggiato dal
nascente capitalismo internazionale, inaugura agli stati italiani
per operare un'unità liberal borghese con la forza, assoggettando le popolazioni ad una delle più feroci dittature
della storia ed imponendo un radicale ed aberrante scon-
La brigantessa Michelina De Cesare
29
Nonostante tutto i meridionali dimenticarono presto le
tremende leggi marziali, le devastanti repressioni, le torture, le deportazioni, le ingiurie ai cadaveri dei briganti (6)
uomini o donne che fossero (ai briganti e soprattutto alle
brigantesse, seviziate con particolare crudeltà, dopo la vita
si toglieva anche il pudore. esponendoli nudi e nelle posizioni più oscene). Compatti lo dimostrarono mezzo secolo
dopo, nella prima guerra mondiale, quando a passare sul
Piave calmo e placido non furono soltanto i militari di leva
ma anche migliaia e migliaia di volontari, arruolatisi spontaneamente per andare a liberare Trento e Trieste, ultimi
lembi d'Italia ancora sotto lo straniero. Essi furono davvero Fratelli d'Italia verso i fratelli del nord, e i loro nomi sono
scolpiti numerosi a Redipuglia e sui monumenti ai caduti di
tutti i Comuni meridionali. compresi gli 84 paesi bruciati e
rasi al suolo (7).
Non sembra però che comportarsi da fratelli d'Italia sia
il massimo delle aspirazioni in tutte le regioni dello stivale.
Come giudicare infatti la riapertura a Torino del Museo di
antropologia criminale "del Lombroso" (8); quel museo
dedicato ad uno pseudo scienziato (smentito e criticato da
tutto il mondo accademico) che sosteneva erroneamente
che la forma del cranio rivelasse i caratteri nobili o delinquenziali dell'individuo?
Secondo le sue teorie i teschi dei briganti, e dei meridionali in genere, avrebbero dovuto avere forme e proporzioni tipiche dei criminali e degli esseri inferiori. Così almeno la pensava, e purtroppo, a giudicare dai fatti, molti
ancor oggi la pensano come lui. Nella vana ricerca di una
Brigante
volgimento economico e sociale di cui ancor oggi si pagano le conseguenze”.
"La reazione dei contadini fu immediata, violenta,
disperata, dai forti connotati di una difesa legittima contro
una invasione devastante e feroce, giustificata solo dalla
storia dei vincitori, falsa e menzognera, ma condannata
dalle vicende e dalla verità. Le rappresaglie furono tremende: la rivolta fu soffocata nel sangue con le cannonate, gli assalti, i rastrellamenti, la distruzione di interi paesi,
la tortura su parenti di uomini e donne alla macchia, come
strumento di normale e quotidiana amministrazione".
Nell'intento di impedire ogni rapporto tra i rivoltosi ed
i paesi di origine, i piemontesi mandarono al confino o in
campi di concentramento interi nuclei famigliari, attraverso viaggi estenuanti e disastrosi che molti non riuscirono a
superare. E quando i luoghi di confino in Italia (Toscana,
Sardegna, Vai d'Aosta, Umbria, Fenestrelle in Piemonte) si
dimostrarono insufficienti, se ne cercarono altri in luoghi
più lontani e inospitali (4) per deportare e fare sparire definitivamente (in fosse di calce e lontano da occhi indiscreti) chiunque fosse sospettato di connivenza con i "briganti". Comunque tutti i consanguinei fino al terzo grado di
parentela (5).
Senza munizioni, senza cibo, laceri negli indumenti,
stremati dalla lunga guerra e senza nessun contatto con i
paesi di provenienza (distrutti o rasi al suolo), i briganti
furono via via dispersi, isolati, sterminati. I loro territori
difesi con strenuo coraggio in una lotta impari e senza speranza, "ritrovarono - scrisse Carlo Levi - una loro funebre
pace". I piemontesi dopo 12 anni erano riusciti ad imporre la loro sanguinosa conquista, condannando a morte
quella civiltà contadina sopravvissuta nei millenni ai vari
invasori.
30
Cesare Lombroso
IL NASTRO AZZURRO
conferma della sua bislacca teoria, per
Cranio di Giuseppe Vilella espoanni Lombroso riempi i lugubri scaffali
sto al Museo “Lombroso”
del suo museo con le teste mozze dei
"trofei di guerra" (6), che l'esercito
sabaudo gli inviava in abbondanza dalle
terre liberate del Sud Italia.
Perché invece di riaprire questo
museo, simbolo di quel modo razzista di
considerare una parte degli italiani, non
si da cristiana sepoltura ai miseri resti
delle vittime delle rappresaglie piemontesi? E se non fosse possibile per tutti,
perché non lo si fa almeno per quelli di
cui si conoscono nome e cognome, ad
esempio il sig. Giuseppe Vilella, combattente antisabaudo di Motta Santa
Lucia (CZ) il cui cranio aperto (al quale
lo pseudo medico si era morbosamente
affezionato, tenendolo sul suo scrittoio
per oltre 40 anni), è ancora lì, esposto insieme alla vergognosa raccolta fotografica di nani e fanciulli innocenti.
E non c'è solo la riapertura del Museo Lombroso a fare a pugni con le prime parole del nostro inno nazionale fratelli d'ltalia. Constatiamo ogni giorno purtroppo che un nutrito gruppo di improvvisati economisti, attribuendo al Federalismo virtù
miracolistiche più numerose di quelle della Madonna di Fatima, vorrebbero imporlo al resto d'Italia. Confesso di non aver
capito in cosa consista questo federalismo, sia pure fiscale, e per quali ragioni dovrebbe essere vantaggioso per tutti; perciò prego la Madonna affinché, oltre a perdonare l'irriverente paragone di poco fa, mi faccia anche la grazia di farmi capire
perché sia stata scelta la parola Federalismo sinonimo di unione, aggregazione ecc., per indicare una serie di misure che, al
contrario, portano di fatto ad una separazione, sia pure solo fiscale, degli ordinamenti che ci hanno governato finora.
Nel rispetto di quanto indicato nell'articolo 2 del nostro statuto, lascio volentieri agli specialisti il dibattito politico sul federalismo, ma colgo l'occasione per affermare di sentirmi orgogliosamente italiano e di volere che l'Italia rimanga così come
si è formata dopo secoli di lotte, di sacrifici e di sogni di quanti, da Dante e Petrarca ad oggi, ci hanno preceduto e non
hanno temuto di sacrificare la propria vita per un ideate diventato realtà 150 anni or sono.
Bari, 17 marzo 2011
Gen. Giuseppe Dr. Picca
(Vice presidente Nazionale)
NOTE:
(1) Secondo Pino Aprile ("Terroni" edizioni piemme) pochi mesi dopo l'unificazione erano già 1500 i paesi che si erano ribellati ai "liberatori".
(2) Chi segue le cronache sa che non sono mancate contestazioni da parte dei Presidenti di alcune Regioni. Ne è stato vittima persino il Prof. Michele Maddalena, il marciatore sponsorizzato dal nostro Istituto, che sta portando a termine il giro
d'Italia a piedi in solitaria, al quale è stato impedito di incontrare il Governatore leghista di una Regione italiana che, oltre
a non volerlo ricevere, si è rifiutato categoricamente di firmare la pergamena ricordo che Maddalena consegnerà al
Presidente Napolitano al termine dell’impresa.
(3) Dati forniti dello storico Alessandro Romano e riportati in un opuscolo, pubblicato dalla Provincia di Crotone disponibile
nel museo del Brigantaggio, inaugurato a Crotone (CZ) nello scorso mese di ottobre. Secondo Antonio Ciano (Le stragi e gli
eccidi dei Savoia) la carneficina fece un numero di morti ancora più grande (circa un milione, molto di più dei caduti nella
prima guerra mondiale).
(4) Vds nota (3).
(5) Per dieci anni il ministro degli esteri Luigi Menabrea cercò di farsi dare una landa desolata perdeportarvi i meridionali:
in Patagonia, nel Borneo, in Tunisia, in Eritrea, nel Mar Rosso (isola di Socotra), in Mozambico, in Angola, sulla costa est
dell'Australia, nell'arcipelago delle Nicobare, a Timor, a Goa, a Macao. Il suo inviato, il generale Cadorna. tentò invano di
convincere il ministro degli Esteri inglese Lord Granville che la deportazione era la cosa migliore da fare perché le esecuzioni in massa suscitavano sdegno all'estero e reazioni in loco. "Deportateli nel Nord Italia", suggerì Granville. “Già lo facciamo. Ma non basta”, rispose Cadorna.
(6) I cadaveri dei briganti erano considerati trofei di guerra (Roma: Museo del Risorgimento, bacheche dedicate al brigantaggio).
(7) "Bruciare e radere al suolo" erano purtroppo gli ordini dati ai soldati che dovevano reprimere il brigantaggio. “Contro
nemici tali la pietà è delitto” - aveva intimato ai suoi il generale Ferdinando Pinelli - “Purificheremo col ferro e col fuoco le
regioni infestate dall'immonda sua bava”. Le atrocità di cui si rese responsabile furono tali da suscitare le proteste della stampa straniera e da indurre il governo ad allontanarlo (pino Aprile "Terroni" edizioni piemme).
(8) Il 27 novembre 2009, nel quadro dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell'unita d'Italia, e con i finanziamenti destinati all'Università di Torino, è stato riaperto al pubblico il museo Lombroso.
IL NASTRO AZZURRO
31
IL CONTRIBUTO STORICO E PATRIOTTICO
DELLA CITT À DI BRESCIA AL
RAGGIUNGIMENTO DELL'UNIT À D'ITALIA
La rivolta scoppia in piazza della Loggia
a città di Brescia contribuì insieme alla maggior parte
delle città italiane al raggiungimento dell'unità nazionale di cui quest'anno si celebra il 150° anniversario. La
città e la provincia diedero i natali a numerosi patrioti e, nel
dettaglio, ricordiamo la figura di Gabriele Rosa nato ad Iseo
che passò numerosi anni allo Spielberg, la tristemente famosa prigione austriaca che "ospitò" Silvio Pellico e tanti altri
patrioti italiani, una sessantina di volontari che seguirono
Garibaldi nell'Impresa dei "Mille", Giuseppe Cesare Abba, lo
scrittore bresciano d'adozione che scrisse "Da Quarto al
Volturno" e molte altre figure di cittadini che diedero il loro
apporto al raggiungimento dell'unità nazionale.
Dal punto di vista corale, l'episodio per il quale Brescia e
i suoi cittadini diventarono famosi in tutto il mondo, fu costituito dalle "Dieci Giornate". Furono dieci giorni di aspri combattimenti contro gli austriaci ai quali parteciparono tutti i
cittadini senza distinzione di sesso, di età, di posizione sociale. Tutti erano animati da amor patrio desiderosi di raggiungere la libertà dallo straniero, di riscattare la propria dignità
per decenni calpestata da truppe austriache. Le "Dieci giornate" iniziarono esattamente a mezzogiorno del 23 marzo
del 1849 in Piazza della Loggia e si protrassero fino al 1°
aprile quando la città prostrata da sanguinosi combattimenti si arrese al generale austriaco Haynau che per la ferocia e
crudeltà dimostrata nei confronti degli insorti bresciani fu
chiamato la "Iena di Brescia".
L'insurrezione bresciana avvenne nella seconda parte
della Prima Guerra d'Indipendenza ed i capi della sommossa contro gli austriaci, da qualche mese, la stavano prepa-
L
32
rando dettagliatamente e segretamente per non allarmare la
vigile polizia imperiale che temeva questa insorgenza.
Ricordiamo che era vigente l'armistizio di Salasco sottoscritto il mese di agosto dell'anno precedente da Carlo Alberto,
re di Sardegna e il Maresciallo austriaco Radetsky responsabile di tutte le truppe austriache del Lombardo Veneto.
Sconfitto a Custoza nella prima parte della Prima Guerra
d'Indipendenza, Carlo Alberto, tramite il suo Capo di Stato
Maggiore, generale Salasco, chiese ed ottenne dagli austriaci un armistizio che portò il nome dell'alto ufficiale piemontese, ma si riprometteva di continuare la guerra l'anno successivo.
Fra l'agosto del 1848, mese in cui entrò in vigore l'armistizio di Salasco e il marzo del 1849, mese in cui furono
riprese le operazioni belliche, fra Brescia e Torino, capitale
del Regno di Sardegna, ci fu un febbrile lavorio operato tra
lo stato maggiore piemontese e i capi della sommossa bresciana.
Alla ripresa delle ostilità fra Carlo Alberto e l'Impero
asburgico, la città lombarda ed altri centri di rivolta dislocati
alle spalle dello schieramento militare austriaco, avrebbero
dovuto insorgere originando focolai di guerra che avrebbero
"notevolmente infastidito" la fase offensiva austriaca volta a
penetrare in Piemonte partendo dal Ticino. A Brescia, era già
stato designato come "dittatore pro-tempore" Bartolomeo
Gualla, un medico e patriota bresciano che avrebbe dovuto
dirigere l'azione politica in città fino all'arrivo delle truppe
piemontesi. Esse dovevano supportare la sommossa dei cittadini bresciani capitanati da Tito Speri, uno studente in
IL NASTRO AZZURRO
legge di soli 23 anni e don Pietro Boifava, curato di Sede,
una località montana in provincia di Brescia, acerrimo nemico degli austriaci.
Allo scopo, l'alto comando piemontese aveva già costituito una brigata al comando del generale Solaroli con il preciso compito di soccorrere e appoggiare militarmente gli insorti bresciani. Tutto era pronto in città per l'insurrezione.
Bartolomeo Gualla era tornato da Torino con l'autorizzazione
reale alla provvisoria dittatura mentre, per combinazione,
tutto il corpo d'armata austriaco di stanza in città, forte di
diverse migliaia di uomini al comando del maresciallo Apple,
lasciata Brescia, si stava dirigendo verso il Ticino in quanto
la ripresa della guerra contro il Piemonte era imminente. In
città, con sede in Castello, erano rimasti circa trecento uomini al comando del capitano Laesckhe con compiti di vigilanza, anche se la polizia austriaca lo aveva avvertito che era
fortemente probabile una sommossa. I segnali vennero da
Palazzo della Loggia dove aveva sede il sindaco austriacante Zambelli che, improvvisamente, il giorno 19 marzo venne
sostituito per far posto al Saleri, moderato, che a sua volta,
nel giro di quattro giorni dovette rassegnare le dimissioni per
far posto al Sangervasio, favorevole alla sommossa, che
gestirà la delicata fase delle "Dieci Giornate". Questo particolare "valzer dei sindaci", fu immediatamente seguito dallo
"scavalcamento" di Bartolomeo GuaIla da porte di due
patrioti mazziniani, Contratti e Cassola che si proclamarono
"duumviri" e che, di fatto, gestirono tutta l'insurrezione fino
al suo drammatico epilogo. Ancor oggi gli storici locali non
sanno bene quello che sia effettivamente avvenuto in quei
frenetici giorni che precedettero l'inizio della sommossa il 23
marzo 1849. In quel breve lasso di tempo la direzione politica dell'insurrezione passò dai filopiemontesi del Gualla ai
sostenitori di Mazzini e questo fu uno dei primi errori commessi in campo politico.
Dal punto di vista militare, Tito Speri stava ammassando
i suoi insorti nella zona di Porta Torrelunga (attuale Porta
Venezia) mentre il prete guerriero don Pietro Boifava, lasciata la località montana di Sede, stava disponendo i suoi trecento valligiani sulle pendici dei Ronchi a stretto contatto
con gli armati di Tito Speri che, strategicamente parlando,
avevano occupato il punto di congiunzione eventuale dove si
sarebbero riuniti i rinforzi nemici provenienti dalle piazzeforti del Quadrilatero di Verona e Mantova: Porta Torrelunga
appunto.
L'insurrezione scoppiò a mezzogiorno del 23 marzo
quando la folla tumultuante riunitasi spontaneamente in
Piazza della Loggia fece prigionieri due ufficiali austriaci scesi
dal Castello con lo scopo di esigere dal Comune la prima rata
in denaro di una imposta ordinata dal governatore della città
generale Haynau per i moti insurrezionali scoppiati l'anno
precedente, il 1848, rata non ancora riscossa dagli occupanti austriaci. La folla inferocita consegnò i due messi agli
uomini di don Pietro Boifava e, da quel momento, iniziò l'insurrezione.
Il capitano austriaco Laesckhe, spaventato, ordinò il
cannoneggiamento sulla città e inviò, nel contempo, dei
messi a Verona e Mantova chiedendo urgenti rinforzi per
sedare l'insurrezione che a, macchia d'olio, si era sparsa in
tutta la città. Tito Speri, appoggiato sul fianco sinistro dagli
uomini di don Pietro Boifava, si preparò all'imminente arrivo dei rinforzi che fecero la loro apparizione due giorni
dopo. Erano della consistenza di una brigata con pezzi d'artiglieria ed erano comandati dal generale austriaco Nugent
che, per l'esattezza, nei giorni seguenti, pur dimostrandosi
ovviamente nemico dei bresciani, agì lealmente avvertendoli di arrendersi dal momento che sui campi di Novara gli
austriaci avevano sconfitto Carlo Alberto e che di conseguenza la resa era la sola ragionevole cosa da fare per evitare un eccessivo spargimento di sangue. L'appello alla
resa del generale austriaco Nugent rimase inascoltato perché i due duumviri, Contratti e Cassola, avevano diffuso
false notizie fra gli insorti dicendo loro che Carlo Alberto
aveva vinto la battaglia di Novara e che l'arrivo dei piemontesi in città era imminente. Queste false notizie costituirono il grosso errore, dal momento che, i bresciani, ingannati, continuarono a combattere ignari che purtroppo Carlo
Alberto era stato sconfitto a Novara e pertanto la brigata
Solaroli non sarebbe mai arrivata a Brescia. Tito Speri difese eroicamente Porta Torrelunga, coadiuvato dal Boifava e,
temerariamente, condusse anche delle sortite in direzione
della frazione di S.Eufemia che distava dalla linea difensiva
circa 3 Km mettendo in difficoltà il generale Nugent.
Per otto lunghi giorni i bresciani tennero bravamente
testa agli austriaci ma, poco alla volta, la loro superiorità
numerica e il loro armamento nettamente superiore ebbero ragione del valore degli insorti. Altro difetto del sistema
difensivo bresciano fu la mancata neutralizzazione degli
austriaci arroccati in Castello che costituirono, per tutta la
durata dell'insurrezione, una vera spina nel fianco degli
insorti. Per colmo di sventura, nella notte del 31 marzo, il
generale austriaco Haynau giunse con rinforzi da Venezia
sotto assedio e, a questo punto per i bresciani fu la fine.
Gli ultimi due giorni di lotta gli insorti costruirono numerose barricate contendendo al nemico
metro su metro. Una fucilata dei bresciani colpì il
generale Nugent che, ferito mortalmente, spirò
proprio il giorno della resa. Oggi, i suoi resti mortali riposano in una tomba vicino a quella dell'eroe
delle Dieci Giornate, Tito Speri, nel cimitero monumentale di Brescia. Fu un nemico leale dei bresciani e per questo motivo sulla sua tomba c'è questo
celebre epitaffio:
"Oltre il rogo, non vive ira nemica".
La città allo stremo, spossata da dieci lunghi
giorni di impari lotta, si arrese al generale Haynau
il l° aprile del 1849.
Brescia scrisse col sangue una dolorosa e
drammatica pagina della sua storia inserendosi a
pieno titolo nel Risorgimento nazionale. La città
perse negli scontri un migliaio di cittadini, stima
approssimativa perché sul numero dei Caduti, i
tanti storici locali e nazionali che si occuparono
delle Dieci Giornate, non furono mai concordi.
I combattimenti strada per strada
IL NASTRO AZZURRO
Alessandro Albertini
(Federazione di Brescia)
33
ADUA 1936:
RICORDO DELLA GRANDE BATTAGLIA
La battaglia di Adua
Sul n° 5-2010 de “Il Nastro Azzurro” è stata pubblicata una lettera dell’autore di questo articolo, che ricordava un episodio del 1936 nel corso del quale egli era testimone dei ricordi di un anziano ufficiale medico
che aveva partecipato alla tragica battaglia di Adua del 1896. Nella risposta, lo esortavo a scrivere un articolo sull’episodio, poiché sicuramente egli seppure non avesse aggiunto niente di nuovo alle conoscenze
storiche di quell’episodio, con la sua testimoinianza, avrebbe espresso il magico sapore della memoria.
L’Azzurro Federico Nardi ha raccolto l’appello ed ecco l’articolo.
Grazie Federico!
Antonio Daniele
llustre e carissimo Direttore, Antonio Daniele, faccio
seguito alla mia precedente lettera per rappresentarle il
più dettagliatamente possibile i ricordi del maggiore
medico, sopravvissuto alla battaglia di Adua del 1896, il
quale al suo primo intervento in tale zona, unitamente ad
alcuni ufficiali del comando del 4° Corpo d'Armata del generale Battistini, per prima cosa si premurò di osservare se tale
campo fosse restato com'era nei quarant'anni precedenti.
Concluse che lo scenario ambientale era lo stesso, ad eccezione della scomparsa di un gigantesco sicomoro che era
radicato nel punto esatto ove terminava la strada da noi percorsa per scendere nella ristretta vallata del monte Raio, teatro delle operazioni. Frugammo fra le poco voluminose sterpaglie e ci parve di notare tracce di legno marcito attribuibili alla pianta scomparsa. Il maggiore ci parlò a lungo di quella pianta e capimmo bene che era molto amico della natura,
oppure che gli ricordava qualche cosa di particolare che riteneva inopportuno farci conoscere.
Il sicomoro è la pianta più grossa di quella parte di Africa
e vegeta in zone umide, ha la struttura e il fogliame un po'
somigliante alle nostre piante di noci, però produce piccoli
fichi (fycus sicomorus) col picciolo un po' allungato.
I
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Come già detto, il sicomoro vegeta in terreni umidi ed,
infatti, nella vallata del monte Raio scorre un minuscolo
corso d'acqua sorgiva con pesciolini e molto prossima al
punto ove era cresciuto, diciamolo pure, l'albero del maggiore. Tale albero, erano le supposizioni del maggiore stesso,
poteva essere crollato sia per aver esaurito il suo ciclo vitale
o per essere stato colpito più volte dai fulmini i quali, specialmente nel periodo delle grandi piogge, ne cadono a pioggia
anch'essi e non sarebbe possibile contarli neppure (credo)
con i più moderni registratori in quanto ne cadono anche
contemporaneamente in zone diverse e ravvicinate. E purtroppo non sono rare le morti da fulmine.
(Avevo condotto un colonnello in zona di operazioni per
ispezionare un reparto di artiglieria e fu deciso di pernottare sul posto. Un fulmine fece un morto nella tenda distante una decina di metri da quella dove ero stato ospitato io,
ecc … ecc …).
Arrivò il momento in cui il maggiore cominciò a sciorinare le varie fasi della battaglia e gli ufficiali che avevano seguito fino a quel momento un po' distrattamente, aguzzarono le
orecchie e non perdevano di vista i gesti che faceva con le
mani col chiaro intento di rendere comprensibile il più possi-
IL NASTRO AZZURRO
bile ciò che ci stava rivelando. Per prima cosa ci riferì che le
munizioni con le quali si sparava ai nostri soldati erano state
regalate a Menelik in segno di amicizia, dal governo italiano.
Il mormorio che scaturì dal gruppo degli ufficiali era solo di
riprovazione a tale fattaccio perché era da tempo risaputo.
Tale notizia da quarta elementare, io purtroppo non la ricordavo (mentre ricordavo con precisione lo sterminio dei cinquecento di Dogali e che vi è a Roma piazza dei
Cinquecento. Aggiungo che quando leggevo e rileggevo
quelle pagine, non potevo neppure pensare che poi avrei
avuto l'occasione di notare da vicino tale storica località.
Dogali si trova a pochi chilometri oltre Massaua e precisamente nel punto ove comincia a salire la strada che conduce all'Asmara a 2.400 metri di quota. Sulla sinistra della strada vi era un monumento costituito da un piccolo obelisco su
un piedistallo di marmo e protetto da una robusta inferriata
nel suo perimetro. Ve ne era abbastanza per suscitare in me
molte e forti emozioni).
Il maggiore proseguì illustrandoci lo svolgimento della
battaglia confermando esattamante quanto già si sapeva
dalla storia e cioè: un soldato italiano contro sette abissini,
ma solo teoricamente perché i reparti italiani, arrivarono sul
campo di battaglia alla spicciolata per errori di calcolo. Ne
conseguì che la differenza fra i due schieramenti era ancora
molto maggiore e determinò ancor più il grave massacro del
nostro esercito.
A chiusura del suo intervento, il maggiore ci invitò ad
osservare ove e come erano stati sepolti i nostri caduti e
anche per ciò vi furono molte e marcate obiezioni: parte in
negativo, perché si riteneva che neppure ciò si era trovato
scritto nei libri di storia, e parte in positivo notando che
Menelik non aveva lasciato i nostri caduti in pasto alle iene,
che pullulavano ovunque, ma li aveva fatti seppellire sotto
l'immensa pietraia del monte Raio facendo scolpire, con
martello e scalpello, sulla pietra più grossa le generalità di
ogni sepolto. La resistenza di tali scritte in quel modo è cer-
Ras Alula
IL NASTRO AZZURRO
Il Regio Esercito Italiano utilizzò
anche numerosi soldati eritrei
tamente valutabile nell'ordine dei secoli e fu nostro comune
convincimento che tale "finezza" si sarebbe dovuta interpretare un po' come la "concessione dell'onore delle armi" da
parte di Menelik ai suoi amici di poco tempo indietro. E neppure ciò risultò scritto sui libri di scuola. Oppure si trattò solo
di imperdonabile amnesia dell'intero gruppo? Teoricamente
è possibile.
Il maggiore, ovviamente, omise di farci conoscere le
modalità con le quali Menelik fece evirare i prigionieri italiani
e amputare la mano destra e il piede sinistro agli eritrei combattenti col nostro esercito e nemmeno venne in mente a
qualche ufficiale di sollecitarlo, poiché è sempre buona
norma "non parlare mai di corda a casa dell'impiccato".
Il giorno seguente, sabato Santo del 1936, in omaggio
alla signora Badoglio, che assieme alla propria figlia e ad
altre ragazze loro amiche, ospiti per alcuni giorni del
Comando del Corpo d'Armata, con il desiderio di conoscere
da vicino il monte Raio e la sua storia e avendo già conosciuto il maggiore nella sua condizione di "Cicerone", fu poi compito degli stessi ufficiali del comando di organizzare adeguatamente la breve trasferta, anche perché tale gita non era
del tutto esente da qualche rischio.
Anche la signora Badoglio aveva risaputo che quando ci
incontravano i ragazzi di Una, e anche qualche adulto, ci
sfottevano e ridacchiando ci gridavano: “mamma ye,
mamma ye”, ossia mamma mia, mamma mia, che era il
grido disperato dei nostri soldati che morivano. A tale rievocazione la signora Badoglio si limitò a fare qualche cenno di
dolorosa accettazione. Per il resto, non poté altro che condividere le opinioni espresse dal gruppetto degli ufficiali, suoi
momentanei assistenti.
Federico Nardi
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AZZURRI NELL’AZZURRO DEL CIELO
Fed. ALESSANDRIA: Magg. E.I. Valentino PROVERA.
Fed. ANCONA: Sig.ra Annunziata MENCARELLI
VALENTI.
Fed. AREZZO: Sig.ra Maria FOGGI sorella dell'Azzurro
S.Uff. CC. Lorenzo Foggi (M.B.V.M.); Sig.ra Paolina PELLEGRINI sorella dell'Azzurro S.Ten. Plinio Pellegrini (2
M.A.V.M.).
Fed. ASCOLI PICENO: Cav. Mario CICCHI (M.B.V.M.),
già Presidente della Sezione di San Benedetto del
Tronto.
Fed. BARI: Gen. Ezio MANUTI (M.A.V.M.-M.B.V.M.);
Cav. Dino RUSSO - Sez. Modugno: Sig. Antonio BUNGARO.
Parà Folgore Adone SACCHI (M.B.V.M.); Cap.le Carlo
TURATI (M.B.V.M.).
Fed. ROMA: Gen. C.A. Remo de FLAMMINEIS
(M.B.V.M.); Gen. C.A. Gr. Uff. Vittorio de' CASTIGLIONI
(M.A.V.M. - M.B.V.M.); Capitano di Cavalleria Dott. Cav.
Gr. Cr. Ugo MACERA (C.G.V.M.); Capo Segn. 3^ Cl.M.M.
Cav. Antonio MARIOTTI (C.G.V.M.); Prof. Ciro MENOTTI
nipote dell'Azzurro Ciro Menotti (M.O.V.M. alla memoria); Col. A.A.r.s. Salvatore PATANE' figlio dell'Azzurro
Gen. Div. (c) Pietro Lorenzo Patanè (M.B.V.M. - C.G.V.M.
- Trasf. s.p.e. M.G.); Azzurro Col. Pasquale RICCO;
Azzurro Serg. Magg. f. Cav. Ermanno SELVI (C.G.V.M.);
Cav. Roberto STOCCHI, già Sindaco della Federazione.
Fed. SIRACUSA: Sig.ra Ida GALLO vedova
dell'Azzurro Gen. Angelo Genovese; Brig. CC. Cav. Paolo
PAGLIARO.
Fed. BERGAMO: Sig.ra Leonilda BOSIO FINAZZI.
Fed. BIELLA e VERCELLI: Azzurro Remo CERRUTI.
Fed. FIRENZE: Gen. D. Italo BERARDENGO; Conte
Gaetano CIGALA FULGOSI.
Fed. LATINA:
INCOLLINGO.
Sig.ra
D.A.
Giovanna
D'URSO
Fed. SONDRIO: Sig. Marco
dell'Azzurro Gen. Ugo Corrado.
CORRADO
figlio
Fed. TORINO: Serg. Magg. Domenico GILARDI (Prom.
M.G.) Ten. Col. Vittorio SANSEVERINO (2 M.A.V.M. M.B.V.M.); Magg. Gr. Uff. Carlo Gastone BERTOLOTTI (2
M.B.V.M.) già Presidente della Federazione.
Fed. TRIESTE: Geom. Primo MONTINO.
Fed. MILANO: S.Ten. (T.O.) Cav. Rodolfo ARCARO (2
M.B.V.M.), già Consigliere della ex Sezione di Milano;
Ten. Pil. Arch. Adalberto BORROMEO (2 M.B.V.M. - 2
C.G.V.M.); Sig. Pietro CASIU figlio dell'Azzurro Magg.
Guglielmo Casiu (M.A.V.M.-ENC. SOL.); Cav. Tullio MACCARONE figlio dell'Azzurro Gen. D. Alberto Maccarone
(2 M.B.V.M. - C.G.V.M.), già Segretario-Tesoriere della
Federazione; Gen. B. Giovanni MARCONE TERZAGO
(M.B.V.M. - C.G.V.M.); Cap. Dott. Gr. Uff. Melchiorre
PIAZZA (M.A.V.M.); Marinaio Alfonso ROSSI (C.G.V.M.);
Fed. VENEZIA: Sig. Antonio ROMANELLI.
Fed. VICENZA: Dr. Cav. Gr. Cr. Giulio VESCOVI
(M.A.V.M.).
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite
giungano le espressioni del più vivo cordoglio
della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
CONSIGLI DIRETTIVI
Fed. ANCONA - Sezione di Fabriano
Presidente onorario: Sig. Roberto STORCI
Presidente: Sig. Antonello BELLOCCHI
Vice Presidente: Sig. Renzo BARBAROSSA
Segretario-Tesoriere: Sig.ra Liliana ANDREOLI SCIPIONI
C o n s i g l i e r i: Sig.ra Mireille BOZZONETTI; Sig. Giancarlo
CASTAGNARI
Revisori dei Conti: Sig. Aldo COSTANTINI
Consiglieri supplenti: Sig.ra Bice BARTOCCETTI; Sig.ra
Lucia POLIDORI
Fed. LIVORNO
Presidente: Ing. Giovanni ANDREANI
Vice Presidente: Cav. Uff. Raniero CHELLI
Consiglieri: Dott. Geol. Nello ANDREANI; Cav. Uff. Mauro
BETTI; Sig. Andrea DEGL'INNOCENTI; Avv. Dott. Giovan
Battista RAZZAUTI; M. M. Aiut. Enzo ROSSI;
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Fed. LIVORNO - Sezione di Livorno
Presidente: Cav. Uff. Raniero CHELLI
Vice Presidente: Capo I^ Riccardo FERRUCCI
Segretario-Tesoriere: Sig. Andrea DEGL'INNOCENTI
Consiglieri: Gen. CC. Giovanni Battista GROSSI; Azzurro
Gabriele LUCIOLI; Cav. Uff. Antonio PRESTA; Cav. Bruno
QUAGLIARINI
Revisori dei Conti: M.O.V.M. Paola CIARDI; Azzurro
Stefano DEL VIVO
Fed. UDINE
Presidente: Sergio BERTINI;
Vice Presidente: Domenico DEL BIANCO;
Segretario-Tesoriere: Renzo ROMANELLI;
Consiglieri: Attilio CALLIGARO, Matteo ROMANELLI,
Simone PASSERA, Fabio BERTINI e Silvano ROSSI;
Sindaci: Edda BUZZI, Giovanni BERTINI.
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE
Virgilio Zan
Ci sembra doveroso, come Federazione Provinciale di Venezia, segnalare il caso di un "Azzurro" autentico
che tanta storia ha alle spalle e che continua a far parlare di sé. Si tratta di Virgilio Zan, classe 1917,
Consigliere Provinciale del Nastro Azzurro di Venezia.
Ha partecipato a molteplici operazioni belliche in Balcania, compresa la storica ultima carica della
C a v a l l e r i a i t a l i a n a , a v v e n u t a a P o l o j i n C r o a z i a i l 1 7 g e n n a i o 1 9 4 2 . M o l t e o p e r a z i o n i l o v e d o n o p r o t a g o n ista di atti di eroismo, che gli valgono numerose onorificenze, per cui risulta Pluridecorato al Valor Militare,
ma viene anche, contemporaneamente, Decorato al Valore
Civile dalla fondazione americana Carnegie, per atti di valore
nella vita civile.
Alla fine della guerra Virgilio Zan torna a Murano, la sua isola
natale, dove ricomincia la sua attività di imprenditore edile.
C o s t r u i s c e n e l t e m p o u n a q u a r a n t i n a d i c a s e e v i l l e t t e , c a p a nnoni, forni, tempere per le fabbriche del vetro ed esegue
r e s t a u r i . T i e n e i n p i e d i l ' a z i e n d a p e r q u a s i s e s s a n t ' a n n i , o c c upando nell'arco del tempo ben 217 dipendenti.
Si ritira dall'attività solo pochi anni fa, ma non per mancanza di
entusiasmo, in quanto ha sempre lavorato con passione, onestà
e senso del dovere.
Attualmente ricopre le cariche di Consigliere Nazionale del Nastro
Tricolore, di Vice Presidente Provinciale del Nastro Azzurro,
Segretario e Consigliere dell'Associazione Arma di Cavalleria,
Consigliere e Sindaco dei Combattenti e Reduci di Venezia.
È stato insignito delle seguenti onorificenze: Medaglia d'Oro per
i 50 Anni di attività nel settore edile, Cavaliere della Repubblica
Italiana, Emblema Araldico dell'Istituto del Nastro Azzurro.
I n c o n s i d e r a z i o n e d e i n u m e r o s i r i c o n o s c i m e n t i r a c c o l t i n e l l ' a rc o d e i s u o i l u n g h i a n n i , l a P r e s i d e n z a d e l l a R e p u b b l i c a h a s t abilito di conferirgli il titolo di Commendatore.
Ora l'Azzurro Virgilio Zan torna alle cronache locali per una
mostra di disegni effettuata in aprile nel Palazzo Da Mula a Murano, dal titolo" Edilizia e architettura: tra
m e m o r i a e t e s t i m o n i a n z a " . U n s u c c e s s o c h e c o r o n a u n a v i t a , d u r a c e r t a m e n t e , m a a n c h e r i c c a d i s o d d i s f azioni morali, un successo degno di menzione, da aggiungere ai molti altri riconoscimenti avuti in passato.
Si tratta di 35 disegni tecnici, eseguiti a china da Virgilio negli anni 1931/32 quando egli frequentava la
scuola serale per costruttori edili a Venezia.
A distanza di tanti anni sono stati proposti per il loro valore tecnico, artistico e storico. Si sono ammirate
la perfezione del tratto e la precisione, oggi facilitate dal computer, che allora gli sono valsi due primi
premi assoluti e una menzione particolare. Quei tratti parlano di una mano ferma e di una mente lucida,
n o n o s t a n t e l a s t a n c h e z z a d i g i o r n a t e d i d u r o l a v o r o , e q u i n d i s o n o m a g g i o r m e n t e d a a p p r e z z a r e s e c o n s ideriamo il contesto storico sociale del tempo.
S i p r o p o n e a i l e t t o r i d e " I l N a s t r o A z z u r r o " c o m e e s e m p i o d i u n a v i t a i n t e r a c o n d o t t a a l l ' i n s e g n a d i l a b or i o s i t à , i m p e g n o , d e d i z i o n e a l l a v o r o i n o g n i g e n e r e d i a t t i v i t à i n t r a p r e s a . E s e m p i o d a a d d i t a r e s o p r a t t u tto ai giovani perché sia di stimolo a un maggiore senso del dovere, all'uso dell'intelligenza in ogni ambito
della vita, con la dimostrazione che l'impegno e il sacrificio alla fine vengono premiati.
Donatella Caputo
"La Dott.ssa Donatella Caputo, figlia del
Consigliere Nazionale Sottufficiali Italiani, nonché
socio dell' Istituto Nastro Azzurro di Napoli P.zza
del Plebiscito, Pietro Caputo, lo scorso 24 gennaio
si è brillantemente specializzata in Nefrologia
presso l'Università Federico II di Napoli. La dedizione nei confronti dell'ammalato e l'impegno
profuso nell'arricchimento professionale, le
IL NASTRO AZZURRO
hanno permesso di conseguire il massimo del
punteggio e cioè 70/70 e lode.
Alla Dott.ssa Donatella, dunque, un augurio affinché continui nella sua nobile attività di dedizione
nei confronti dei sofferenti nel rispetto del
Giuramento di Ippocrate. I principi di rigore
morale, di solidarietà e di amore verso lo studio,
inculcatile dalla sua famiglia, continuano a rafforzarsi ed a concretizzarsi nella professione medica
che Donatella testimonia quotidianamente in corsia e nella società."
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CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
Comandante Compagnia CC di Arezzo, il dott. Omero
Ferruzzi, Vice Presidente della Fed. Prov. del Nastro
Azzurro, il Bers. Cav. Danilo Baldi Presidente della
sez. ANB di Montevarchi e socio del NA;
AREZZO
La Federazione Provinciale di Arezzo, negli ultimi mesi,
ha svolto le seguenti attività:
– l’8 settembre 2010 ad Arezzo è stata inaugurata con il
patrocinio dell'Amministrazione Comunale, " v i a
C a d u t i d i C e f a l o n i a e C o r f ù" iniziativa promossa
dalla Dott.ssa Graziella Bettini figlia della MOVM
Col. Elio Bettini e Presidente Nazionale dell'Ass. Div.
Acqui, e dal Rag. Giuseppe Maltese figlio della
MOVM Ten. Col Giovanni Maltese, entrambi soci
della Federazione del Nastro Azzurro di Arezzo. Il Col
Elio Bettini, già Pluridecorato al Valor Militare
nella grande guerra, e il Ten Col Giovanni Maltese
resistettero entrambi, con i militari posti al loro comando, contro i tedeschi a Cefalonia e Corfù, entrambi catturati e giustiziati. Ai Caduti di Cefalonia e Corfù
hanno reso omaggio le più alte Autorità Civili e Militari
aretine, tra i quali il Prefetto Dott. Salvatore
Montanaro, il Presidente della Provincia Dott. Roberto
Vasai ed il Sindaco di Arezzo On. Avv. Giuseppe Fanfani
che hanno, nella stessa giornata, inaugurato la
" C a m m i n a t a M O V M T e n . C o l . G i o v a n n i M a l t e s e"
con relativo monumento alla memoria, in cui è stato
riportato l'Emblema Araldico dell'Istituto del Nastro
Azzurro. Al termine della cerimonia il Presidente
Provinciale Cav. Stefano Mangiavacchi, unitamente
al Consigliere Provinciale Cap. Riccardo Bartolini,
hanno deposto una corona di alloro ai piedi del
Monumento. La Federazione era inoltre presente con il
Labaro scortato dal Consigliere Provinciale Sig. Mario
Rondoni;
Arezzo: inaugurazione del parco intitolato
alla “MOVM Ten. Giuseppe Mancini
–
–
Arezzo: inaugurazione di “Via Caduti di
Cefalonia e Corfù”
–
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domenica 26 settembre la Sezione Aretina
dell'Associazione Nazionale Bersaglieri, celebrando il
140° anniversario della Breccia di Porta Pia, ha inaugurato ad Arezzo il Parco intitolato alla MOVM Ten
Giuseppe Mancini Caduto eroicamente sul Monte
Miela il 5 dicembre 1917. Alla cerimonia, organizzata
dagli Azzurri Bersaglieri Mario Gherardi e Pietro
Baglioni, dopo il saluto del Presidente Regionale ANB
Cav. Alfio Coppi, hanno tenuto discorsi celebrativi il
Dott. Roberto Vasai Presidente della Provincia, il Prof
Camillo Brezzi Assessore alla Cultura del Comune di
Arezzo ed il Dott. Pier Luigi Rossi storico che ha ricordato le gesta eroiche del Ten. Mancini. Al termine, il
Presidente della Federazione Cav. Stefano
Mangiavacchi ha consegnato al Presidente
Provinciale dell'ANB Bers. Cav. Uff Mario Gherardi
l'Emblema Araldico dell'Istituto rilasciato alla memoria della MOVM Giuseppe Mancini. Fra le Autorità
presenti
il
Magg.
Angelantonio
Sorrentino,
sabato 2 ottobre al Teatro Dante di Sansepolcro è stato
presentato il libro " S o n o u n A v i a t o r e - n o n u n c r im i n a l e " ricordo del Cap. Pilota Luigi Monti
Pluridecorato al VM, curato dal figlio Dott. Bernardo
Monti e dall'Associazione Culturale 4° Stormo Gorizia,
con la prefazione scritta dal Col. Pil. Achille Cazzaniga
Comandante del 4° Stormo dal 2008 al 2010;
domenica 31 ottobre nella storica città di Cortona ha
avuto luogo la cerimonia di intitolazione della Sezione
A.N.Art.I di Cortona alla memoria dell'Azzurro Alberto
Ciampi Decorato di Croce di Guerra al VM sul
fronte russo. La celebrazione ufficiale, al termine della
S. Messa nel Duomo cittadino, si è svolta nella Sala del
Consiglio Comunale. Hanno portato il loro saluto il Ten.
Ernesto Gnerucci, organizzatore della cerimonia e
Presidente della Sezione A.N.Art.I di Cortona, il
Sindaco dott. Andrea Vignini, i rappresentanti
Nazionale e Regionale dell'A.N.Art.I, ed il Presidente
della Federazione di Arezzo del Nastro Azzurro Cav.
Stefano Mangiavacchi che ha ricordato l'eroismo di
Alberto Ciampi e ha donato alla Sezione A.N.Art.I di
Cortona la tessera di Socio Benemerito dell'Istituto. Le
Cortona (AR): intitolazione della Sez.
A.N.Art.I. di Cortona alla CGVM Alberto
Ciampi
IL NASTRO AZZURRO
celebrazioni si sono concluse con la deposizione di
una corona di alloro alla lapide in memoria dei
Decorati al VM, alla presenza delle Autorità Civili e
Militari. Il nostro Istituto era presente con il
Medagliere della Federazione Provinciale ed il
Labaro della Sezione NA di Cortona, scortati dai
Consiglieri Provinciali Sig.ra Giuliana Canosi
Petrucci, Sig. Alberto Romanelli, Sig. Mario
Rondoni, presenti la Vedova ed il figlio dell'Azzurro
Alberto Ciampi soci del NA.
–
BARI
Sul n.° 5-2010 di questo periodico è stato pubblicato
un articolo sul generale Nicola Bellomo e sulle circostanze che ne causarono la fucilazione. Queste, incredibilemente, presero le mosse dalla liberazione del porto
di Bari dai tedeschi, che lo videro coraggioso e deciso
protagonista. L’episodio viene ricordato annualmente
con una solenne cerimonia alla presenza delle maggiori
autorità cittadine e di reparti in armi. Anche nel 2010
l'avvenimento è stato ricordato alla presenza del
Presidente del Consiglio Regionale della Puglia on.
Onofrio Introna (ex bersagliere) che, nel suo discorso
ufficiale, ha ricordato i gloriosi fatti di 67 anni prima. Tali
avvenimenti rappresentano uno dei primi e pochi episodi di "reazione vittoriosa" degli italiani alle truppe tedesche all'indomani della dichiarazione dell'armistizio con
gli Alleati l'8 settembre 1943.
–
BERGAMO
La Federazione Provinciale di Bergamo, negli ultimi
mesi, ha svolto le seguenti attività:
– il 16 settembre 2010, il Presidente della Federazione
ha partecipato alla inaugurazione della Mostra
Fotografica "Il decennio di Solidarnosc" illustrata dal
Console Generale di Polonia a Milano, dott. Krzysztof
Strzalka nell'ambito dell'iniziativa culturale "Bergamo
incontra la Polonia" con, nei giorni successivi,
Concerto nel Teatro Sociale per il Bicentenario della
nascita di Fryderyk Chopin ed incontro, nel Teatro
Donizetti con il Nobel per la Pace Lech Walesa;
– il 28 settembre 2010, il Presidente ha partecipato,
presso il Circolo Ufficiali dell'Accademia della Guardia
di Finanza, presente l'Ispettore degli Istituti
d'Istruzione del Corpo, Gen. C.A. Virgilio Elio Cicciò,
alla cerimonia del cambio di Comandante tra il
cedente Gen. D. Michele Calandro e il subentrante
Gen. B. Rosario Lorusso;
– il 3 ottobre 2010, il Presidente con il Labaro - Alfiere
il Sig. Pezzotta - ha partecipato all'inaugurazione
della nuova sede della Sezione Associazione
Nazionale Carristi d'Italia di Seriate, con la partecipazione di Autorità civili e militari e di molte
Associazioni Combattentistiche e d'Arma;
– il 9 ottobre 2010, il Presidente ha partecipato
all'Assemblea dei Presidenti delle Associazioni
Combattentistiche di Bergamo svoltasi nella sede
dell'Associazione Nazionale Conbattenti e Reduci. Ad
avvicendare il compianto Avv. Antonio Rodari è stato
eletto Presidente del Comitato d'Intesa fra le
Associazioni Combattentistiche di Bergamo all'unanimità il Grande Ufficiale Ten. Col. R.O. Edoardo
Cristofari, Sindaco della nostra Federazione;
– il 10 ottobre 2010, a Bergamo si è tenuto il Festival
“Bergamoscienza” nel cui ambito il Gruppo ANMI di
Bergamo "M.O.V.M. Ugo Botti" ha realizzato una
manifestazione alla quale ha partecipato il Presidente
della Federazione del NA;
IL NASTRO AZZURRO
–
il 29 ottobre 2010, a Milano, il Presidente, con il
nuovo Labaro della Federazione, l'Alfiere Mar. A.
M.A.V.M. Marino Petracca e la scorta Consigliere
Cav. Matteo Annoni, hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Scolastico
2010/2011 della Scuola Militare Teulié con il battesimo del nuovo Corso dedicato a Giorgio PAGLIA,
M.O.V.M. (Decorazione presente sul nostro
Labaro). Dopo la prolusione del Prof. Giulio Ballio,
Rettore del Politecnico di Milano, sono intervenuti il
Gen. D. Massimiliano Del Casale, Comandante
dell'Accademia Militare di Modena, e il Comandante
della Scuola, Col. Patanè, che infine ha dichiarato iniziato il novo anno scolastico. È seguita la consegna
dei premi e delle Borse di Studio agli allievi particolarmente distintisi. I rintocchi della “Campana del
Dovere” hanno concluso la cerimonia, alla quale era
presente anche la Prof.ssa M.O.V.M. Paola Del Din
con altri ex allievi e Decorati. Il Presidente, dopo
aver indirizzato agli Allievi e Allieve schierati nel cortile Giulio Cesare, un breve messaggio di augurio e di
incitamento allo studio, si è recato nella Cappella
della Scuola Teuliè dove, alla presenza dei Consiglieri
e del Sindaco, Ten. Col. Riccardo Morlini, nonché
degli allievi e loro familiari, con una breve cerimonia
liturgica e dopo la lettura della Preghiera del
Decorato, il Cappellano, Frate Cesare Bedognè, ha
benedetto il nuovo Labaro della Federazione del
Nastro Azzurro di Bergamo nelle mani della madrina
la Vice Preside, Prof.ssa Emanuela Caselli;
il 1 novembre 2010, a Bergamo, il Presidente con il
nuovo Labaro, il Consigliere Cav. Annoni, ed alcuni
Soci hanno partecipato alla Santa Messa in suffragio
dei defunti, celebrata dal Vescovo di Bergamo
Monsignor Francesco Beschi presso la Chiesa di
Ognissanti del Cimitero Civico cui è seguita la deposizione di una corona d'alloro alle tombe dei Veterani
e Reduci delle Patrie Battaglie con Onori ai Caduti
presso il Mausoleo Ossario. Presenti Autorità civili,
militari e religiose, fedeli e molte Associazioni
Combattentistiche e d'Arma;
il 4 novembre 2010, 92° Anniversario della Vittoria
nella Grande Guerra, il Presidente, con il nuovo
Labaro portato dall'Alfiere Mar. A Marino Petracca
(M.A.V.M.) e scortato dal Cav. Annoni e dal Mar.
Mario Iannace (M.A.V.M.), hanno sfilato in corteo
partecipando all'Alza Bandiera e alla deposizione
delle corone d'alloro del Comune, della Provincia,
della Regione e delle Associazioni Combattentistiche
e d'Arma ai Monumenti ai Caduti posti rispettivamente nel Parco delle Rimembranze in Rocca, all'interno di Palazzo Frizzoni, sede del Comune, nonché
al monumento ai Fratelli Calvi in Piazza Matteotti ed
alla Torre dei Caduti in Piazza Vittorio Veneto. Alla
lettura del messaggio del Presidente della Repubblica
ha fatto seguito il saluto del Sindaco ed il saluto del
Col. Stefano Zinno Comandante del 3° Rgt. AVES
"Aquila" di Orio al Serio. La celebrazione si è conclusa alle 17,00, in Piazza Vittorio Veneto con l'ammaina Bandiera.
BIELLA e VERCELLI
Il 5 Novembre 2010, in Biella, in occasione della
cerimonia di cambio del Comandante della Brigata
Alpina Taurinense tra il Gen. B. Claudio Berto e il Gen. B.
Francesco Paolo Figliuolo, il Labaro della Federazione di
Biella e Vercelli del Nastro Azzurro e il suo Presidente
Tomaso Vialardi di Sandigliano, congiuntamente ai
Labari del Comitato Associazioni l’Arma di Biella, hanno
39
accolto il Contingente Italiano di rientro dall'Afghanistan.
La cerimonia si è svolta nel quadro del decennale del
gemellaggio tra la Brigata Alpina Taurinense e la Città
MOVM di Biella e della Festa dell'Unità Nazionale e
Giornata delle Forze Armate.
tadina, è partito dalla sede del Comune e ha raggiunto il
Monumento ai Caduti dove la cerimonia si è conclusa
con
la
deposizione
delle
corone
d'alloro
dell'Amministrazione Comunale e delle Associazioni
Combattentistiche e d'Arma, mentre il trombettiere della
Banda eseguiva il "Silenzio d'ordinanza".
BOLOGNA
San Vito dei Normanni (BR): celebrazione
del 4 novembre
La Federazione Provinciale di Bologna, negli ultimi
mesi, ha svolto le seguenti attività:
– il 17 settembre 2010: presenza al Cambio del
Comandante al reparto comando e supporti tattici
"Friuli", unità di sostegno della Brigata Aeromobile
omonima, fra il Ten. Col. Renganeschi (cedente) e il
Ten. Col. G. Ammandola (subentrante). La cerimonia
ha avuto luogo alla caserma "Mameli" sede del
Comando della Brigata, alla presenza del
Comandante dell'Unità Gen. B. Luigi Francavilla;
– il 19 settembre 2010: partecipazione al VII Raduno
Interregionale Arma Carabinieri a Castiglione delle
Stiviere. Era presente la fanfara del Nastro Azzurro di
Brescia che ha riscosso un grande successo sfilando
fra due ali di pubblico festante;
– il 29 settembre 2010: presso la caserma M.O.V.M.
Ciarpaglini di Budrio (Bo) cerimonia del cambio del
Comandante del 6° Reggimento Trasporti, tra il Col.
tramat Cariglia (cedente) e il Col. tramat Sciosci
(subentrante);
– il 4 ottobre 2010: partecipazione alla Messa solenne
nella Basilica di S.Petronio in occasione delle festività
del Patrono della Città, celebrata dal Cardinale
Caffarra alla presenza delle Autorità Civili e Militari
cittadine;
– il 6 ottobre 2010: il Presidente Cav. Giorgio
Bulgarelli è stato ricevuto dal nuovo Comandante
Militare Esercito Emilia Romagna, Gen. B. Pasquale
Fierro, già vice comandante dell'Accademia Militare
di Modena, al quale, dopo un cordiale e proficuo colloquio, ha consegnato il Crest e l'Albo D'Oro dei
Decorati al V.M. della Provincia di Bologna;
– il 22 ottobre 2010: partecipazione alla cerimonia del
cambio del Comandante del 1° Gruppo del 121° Rgt.
Artiglieria Contraerea "Ravenna" fra il Ten. Col.
Daniele Tarantino e il Ten. Col. Giovanni De Luca;
– il 2 novembre 2010: partecipazione presso la Basilica
di S.Petronio alla celebrazione del Rito in suffragio di
tutti i Caduti in pace ed in guerra, preceduta da una
deposizione di corona presso la Basilica di S. Stefano
e seguita dalla deposizione di corone al Sacrario dei
Caduti in piazza Nettuno;
– il 4 novembre 2010: partecipazione alla cerimonia in
Piazza Maggiore per la Giornata dell'Unità Nazionale,
del Decorato e Festa delle Forze Armate.
BRINDISI
(Sez. San Vito dei Normanni)
Anche quest'anno la ricorrenza del 4 novembre,
"Giornata delle Forze Armate" è stata celebrata a S. Vito
dei Nonnanni con una solenne cerimonia alla quale
hanno partecipato, oltre alle maggiori Autorità cittadine
ed un numeroso pubblico, alcune classi di studenti delle
scuole elementari e medie della città accompagnate dai
propri insegnanti. Il Gruppo locale è intervenuto con il
Labaro ed i Soci guidati dal M.llo Vincenzo Di Viesto.
Il corteo, con il gonfalone del Comune, il Labaro del
Nastro Azzurro, il Labaro dell'A.A.A; le bandiere della
locale Associazione Arma Carabinieri e delle Associazioni
Combattentistiche, preceduto dalla Banda musicale cit-
40
CAGLIARI
In occasione delle celebrazioni del nostro
Risorgimento dall'ottobre al 4 novembre 2010, la
Federazione Provinciale di Cagliari dell’Istituto del Nastro
Azzurro ha provveduto all'allestimento di una mostra di
cimeli del nostro Risorgimento.
Cagliari: mostra per il 4 novembre
CATANZARO
Giovedì 4 novembre, è stata celebrata a Catanzaro la
Giornata Nazionale delle Forze Armate e dell'Unità
d'Italia dinanzi al monumento ai Caduti di Piazza
Matteotti. Presenti il Prefetto Giuseppina Di Rosa, il
Generale di Brigata Adelmo Lusi, da poco al comando
della Legione Carabinieri "Calabria", le più alte cariche
regionali militari, civili e religiose, oltre alla cittadinanza
e numerose scolaresche. Letti, nel corso della cerimonia,
il Bollettino della Vittoria, i messaggi del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano e del Ministro della Difesa
Ignazio Larussa. Al ritmo della Banda Musicale di
Gimigliano, hanno sfilato i Labari delle Associazioni
Combattentistiche e d'Arma. In testa il Medagliere
della Federazione "Gli Azzurri dei Due Mari" presieduta
dall'avvocato Giuseppe Palaja (Alfiere l'avvocato
Antonio Palaja di Tocco, Scorta il Luogotenente
dell'Esercito Italiano Nicola Melina). Per la ricorrenza,
le caserme sono state aperte al pubblico e sono state
IL NASTRO AZZURRO
allestite mostre statiche di mezzi e materiali in dotazione, nonché stand promozionali sui compiti e le attività
delle Forze Armate.
FERRARA
Nell'ambito delle celebrazioni per la festività dell'Unità
Nazionale e delle Forze Armate, la Federazione
Provinciale di Ferrara ha invitato tutte le Associazioni
d'Arma ad un momento di commemorazione degli avvenimenti militari che portarono alla vittoria nella Grande
Guerra. Il pomeriggio del 3 novembre si è tenuta, nel
cortile della "Casa della Patria Pico Cavalieri", una breve
cerimonia nel corso della quale, dopo la deposizione di
una corona sul cippo proveniente dal Monte Grappa, il
Presidente, Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi, ha rievocato lo svolgimento delle vittoriose battaglie del Grappa,
del Solstizio e quella finale di Vittorio Veneto. Il giorno
successivo il Labaro dell'Istituto, con quelli delle
Associazioni, è stato presente in Piazza Trento e Trieste
alla celebrazione ufficiale.
Ferrara: rievocazione delle battaglie della
Grande Guerra
FORLÌ-CESENA
Il 23 ottobre 2010, alle ore 10,00, a Portico di
Romagna, in provincia di Forlì-Cesena, alla presenza del
sindaco, ing. Mirko Betti, è stato inaugurato il monumento
ai Caduti che rappresenta un soldato che semina il grano,
traendolo dall’elemetto (il monumento simboleggia una
nuova semina di pace, libertà e democrazia). Presenti le
massime Autorità provinciali, fra cui il Prefetto, dott.
Angelo Trovato, il Vice Presidente della Provincia,
Guglielmo Russo, il Consigliere Regionale Thomas Casadei,
il sindaco di Rocca San Casciano, avv. Rosaria Tassinari, il
Comandante della compagnia CC di Forlì, capitano Fabrizio
Fratoni, e i rappresentanti delle associazioni
Combattentistiche del capoluogo, la banda musicale cittadina nonché il nostro Labaro portato dal simpatizzante,
mar. “A” s. UPS CC cav. Antonio Massarone. Ha reso gli
onori militari un picchetto del 66° Reggimento Aeromobile
di Forlì.
LIVORNO
La Federazione Provinciale di Livorno, negli ultimi mesi,
ha svolto le seguenti attività:
– ha partecipato alle celebrazioni per il 67° anniversario della Battaglia di Piombino, primo episodio resistenziale e base della motivazione per la quale al
Comune è stata consegnata nel 2000 la Medaglia
d'Oro al Valor Militare dal presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. L’evento ha avuto
inizio alle 17,30 di venerdì 10 settembre alla Galleria
d'Arte “Agorà” con l'inaugurazione della mostra
"Uniformi, materiali e immagini della battaglia di
Piombino". Tra i cimeli esposti, la bandiera della
Brigata “Garibaldi” conservata dal Comune e recentemente restaurata, la camicia rossa che indossava al
momento della morte il giovane partigiano piombinese Nerio Signorini, e alcuni dipinti realizzati in
Toscana da Ludwig Mactarian, sergente della Quinta
Armata USA.
– Sabato 11 è stata aperta al pubblico la mostra fotografica di Amenico Finno "Celebrazioni della battaglia di Piombino dal 1974 al 1983", mentre alle ore
17 presso il Rivellino è stato assegnato il premio
"Vincenzo Rosano" quest'anno dedicato a "I giovani
e la società contemporanea". La cerimonia ufficiale
di celebrazione della Battaglia di Piombino si è svolta domenica 12 settembre. Aperta alle ore 9,30 dalla
S. Messa in memoria dei Caduti presso la concattedrale di Sant'Antimo, è stata seguita, alle 10,30
presso il Rivellino, dalla consegna dell'Emblema
Araldico al Gonfalone della Città da parte del
Presidente della sezione di Livorno dell'Istituto del
Nastro Azzurro, cav. Uff. Raniero Chelli, che ha
anche consegnato al Sindaco il Labaretto ed il
Crest dell'Istituto. Sono seguiti gli interventi del sindaco di Gianni Anselmi e dell'on. Gianni Cuperlo. La
giornata si è poi conclusa col corteo per le vie del
centro aperto dalla Banda “A. Galantara” e con la
deposizione della corona d'alloro al monumento ai
Caduti in piazza della Costituzione;
– Sabato 23 ottobre, nella Caserma “Vannucci”, la
Brigata Paracadutisti “Folgore” ha celebrato il 68° anniversario della Battaglia di El Alamein alla presenza del
Ministro della Difesa On. Ignazio La Russa, del Gen.
Giuseppe Valotto, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito,
e del neo comandante della Brigata Gen. Carmine
Masiello. Il Ministro La Russa, ricordando che anche
suo padre ha combattuto ad El Alamein, si è particolarmente soffermato su come i nostri militari oggi impegnati nelle missioni di pace facciano sempre vivere il
Valore delle Forze Armate italiane. Il nostro Labaro ha
aperto la sfilata delle associazioni presenti con le
rispettive insegne.
MESSINA
Portico di Romagna (FC): inaugurazione del
monumento ai Caduti
IL NASTRO AZZURRO
La Federazione Provinciale di Messina, negli ultimi
mesi, ha svolto le seguenti attività:
– il 17 settembre, presso la Caserma "Crisafulli
Zuccarello", alla presenza del comandante della
Brigata meccanizzata "Aosta", gen. Luigi Vinaccia, delle
41
Autorità civili e militari e delle Associazioni
Combattentistiche e d'Arma, il col. Giovanni Riccione è
subentrato nel comando del 5° Reggimento meccanizzato al col. Fabrizio Biancone; nell'occasione è stata
ricordata la storia del glorioso Reggimento Decorato
con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
di due Medaglie d'Oro, una d'Argento e una di
Bronzo al Valor Militare;
il 13 ottobre, presso i locali del Circolo Ufficiali della
Base Navale di Messina, è avvenuto l'avvicendamento
al Comando del Distaccamento della Marina e del
Presidio della Marina Militare, tra il C. V. Pasqualino
Bardetta e il C. V. Santo Giacomo Legrottaglie. Alla
cerimonia ha presenziato l'Ammiraglio di Divisione
Salvatore Ruzittu, Comandante Militare Marittimo
Autonomo in Sicilia, le massime autorità civili e militari e le Associazioni Combattentistiche e d'Arma. È stato
ricordato oltre al ruolo fondamentale di supporto logistico alle unità navali militari in sosta nel porto cittadino, il contributo di mezzi, uomini e strutture fornito alla
popolazione in occasione della tragica alluvione che ha
colpito la città di Messina;
il 29 ottobre, nella Caserma "Emilio Ainis", sede del 24°
Reggimento Artiglieria "Peloritani", alla presenza del
Comandante del 2° Comando delle Forze di Difesa
Gen. C. A. Francesco Tarriconi, il Gen. B. Luigi Vinaccia
ha ceduto il comando della Brigata meccanizzata
"Aosta" al Gen. B. Gualtiero Mario De Cicco.
Commozione nel discorso del neo Comandante di origine messinese;
–
–
giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Dopo la deposizione delle corone da parte delle massime autorità è stata data lettura dei messaggi inviati dal
Capo dello Stato e dal Ministro delle Difesa,
Messina: cerimonia del 4 novembre
MACERATA
(Sez. Recanati)
Il 31 ottobre la città di Recanati ha commemorato la
data del 4 novembre, giorno della vittoria 1915-1918: oltre
alle autorità cittadine erano presenti tutte le Associazioni
d'Arma. Dopo aver deposto le corone di alloro al cimitero
ed aver assistito alla Santa Messa, è stata deposta una
corona di alloro davanti all'altare dei Caduti per la Patria.
Messina: cambio di comando della Brigata
meccanizzata “Aosta”
–
il 2 novembre, nel Sacrario del Cristo Re, alla presenza
delle massime autorità civili e militari, dei parenti dei
Caduti e delle Associazioni Combattentistiche e
d'Arma, è stata celebrata una S. Messa in suffragio dei
militari Caduti per la Patria officiata dall'Arcivescovo
Metropolita di Messina, Monsignor Calogero La Piana;
Messina: S. Messa in suffragio dei Caduti
per la Patria
–
42
il 4 novembre, solenne cerimonia al Monumento dei
Caduti in piazza Unione Europea in occasione della
Recanati (MC): celebrazione del 4 novembre
NAPOLI
La Federazione Provinciale di Napoli, negli ultimi
mesi, ha svolto le seguenti attività:
– domenica 10 ottobre 2010 un folto gruppo di Soci
della Federazione Provinciale di Napoli del "Nastro
Azzurro" e dell'Associazione Nazionale degl'Insigniti A.N.I.O.C. si è recato insieme a Roma per una visita
culturale al Palazzo del Quirinale. l’avv. Cav. Gran
Croce Gennaro Perrella, presidente di entrambi i
sodalizi, ha ringraziato i Soci organizzatori Preside
Arch. Pasquale Campo, Col A. M. Dott. Pasquale
Parente e M.llo Pietro Caputo e ha tracciato una
breve sintesi della storia del Palazzo che fu voluto da
papa Gregorio XIII quale residenza estiva per sé ed i
suoi successori nell'anno 1574 sul colle del Quirinale.
Per la costruzione vennero incaricati i più grandi
Architetti dell'epoca e per gli affreschi i pittori più
famosi, per cui più che una residenza estiva fu realizzata una reggia. Quando Roma divenne Capitale
del Regno d'Italia, il Palazzo del Quirinale divenne la
IL NASTRO AZZURRO
–
Reggia ufficiale, poi Residenza dei Presidenti della
Repubblica. L'Arch. Campo ha distribuito a tutti i
partecipanti una dotta relazione scritta, che percorre
la storia del "Qurinali Collis" sin dall'epoca di Traiano,
illustra tutte le stanze del palazzo e anche i giardini
con l'Organo ad acqua, la collezione degli arazzi,
delle ceramiche, dei vasi cinesi, e degli orologi e le
sculture. Inoltre, l'Arch. Campo non si è sottratto
dall'illustrare le opere d'arte ed i monumenti incontrati nel percorso per le vie di Roma. Giunti al
Quirinale i partecipanti hanno effettuato la visita guidata dalla dott.ssa Archeologa Alessia Vivaldi. Al termine si sono recati presso la Casa dell'Aviatore per il
pranzo;
in occasione della ricorrenza dei defunti, è stata ripresa la tradizione di ricordare i soci scomparsi
dell'ANIOC (Associazione degli Insigniti) e dell'Istituto
del Nastro Azzurro, facendo celebrare una Messa
nella chiesa della Vittoria, eretta in occasione della
vittoria di Lepanto. È stato ricordato il socio Cav.
Gennaro Sansone, scomparso da poco, uno degli
organizzatori di quella cerimonia, la gentile amica
dott.ssa Ada Miale Dama dell'Ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro, e tutti i Decorati scomparsi nel
2010 tra cui il Decorato Giuseppe Orrù di recente
socio della Federazione di Napoli.
PESCARA
La celebrazione del 4 novembre, "Festa dell'Unità
Nazionale - Giornata delle Forze Armate", a Pescara ha
avuto inizio con la Santa Messa in suffragio dei Caduti
per la Patria, officiata in forma solenne dall'Arcivescovo
mons. Tommaso Valentinetti nella Cattedrale di S. Cetteo,
alla presenza delle Autorità civili e militari, delle
Rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e
d'Arma e della Croce Rossa Italiana, di un nutrito gruppo
di studenti e di numeroso pubblico. La cerimonia è proseguita nella piazza Garibaldi, sede del Monumento ai
Caduti, dove, di fronte allo schieramento d'Onore,
hanno fatto ingresso i gonfaloni della Provincia e del
Comune di Pescara, il Medagliere del Nastro Azzurro e
i vessilli delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma.
Presente il Prefetto di Pescara S.E. Vincenzo D'Antuono.
Dopo l'Alzabandiera sono stati letti i messaggi del Capo
dello Stato e del Ministro della Difesa, quindi sono stati
resi gli onori ai Caduti per la Patria. La deposizione di
corone d'alloro alla base del Monumento ha chiuso la
cerimonia. In serata, la celebrazione si è conclusa con un
concerto dell'Orchestra D'Archi Giovanile di Pescara.
PISTOIA
Tra i giorni 11 e 29 Settembre si è tenuta a Pistoia l'esposizione della pittrice Diana Bessi, socia della
Federazione pistoiese, che ha avuto luogo nel suggestivo
atrio affrescato del Tribunale cittadino. Riportiamo parte
del commento del professor Siliano Simoncini che, insieme a Maurizio Tuci, ha curato la realizzazione di questo
significativo evento culturale patrocinato dal Comune di
Pistoia.
"... Una mostra in cui è possibile identificare tre direttrici estetico/semantiche: realismo magico, sogni decorativi, allegorie fantastiche. Per quanto attiene alla prima
D i a n a dipinge, quasi con virtuosismo, elementi della
natura: fiori, fogliame, frutti, tele di ragno, coralli e
quant'altro, però "immergendoli" in una spazialità irreale
e suggestiva dalla magica visionarietà. Per i sogni decorativi prende il sopravvento, nei dipinti, la piacevolezza
della maestria ornamentale e le fantasie risultano di una
IL NASTRO AZZURRO
varietà cromatico/formale veramente singolare.
Decisamente più "concettuali" sono le allegorie fantastiche; composizioni più articolate e complesse ricche di
valenze simboliche, di "narrazioni" emotive e fantasiose
tipiche dell'immaginario inventivo di D i a n a. ..."
Pistoia: mostra della pittrice Diana Bessi,
socia del Nastro Azzurro
RIETI
Nella ricorrenza del 90° della nascita e, contestualmente ricordando il 67° dell'Olocausto (23 sett. 1943)
dell'eroico vice brigadiere dei Carabinieri MOVM Salvo
D’Acquisto, si sono svolti due eventi a Montelibretti:
domenica 17 ottobre, il Col. Cri (r) dott. Giancarlo
Giulio Martini, Commissario Straordinario della
Fedrazione Provinciale di Rieti dell’Istituto del Nastro
Azzurro, in collaborazione con il Comune di Montelibretti,
l'Unione Italiana per le Onoranze a Salvo D'Acquisto, il
Co.S.Int - Croce Rossa Garibaldina, l'Università dei Saggi
ANC, il Centro Sociale Anziani, l'Unuci, l'ANC ed altre
Associaziooni d'Arma, ha deposto una Corona di alloro
avvolta nel tricolore ai piedi del Monumento marmoreo
dedicato all'Eroe, opera dell'indimenticato Maestro d'Arte
Ezio Latini. Il 23 ottobre p.v. nella Sala Conferenze del
CNR a Pianabella, è stato presentato il Libro: "S a l v o
D ' A c q u i s t o - La Perla di Palidoro" scritto dal Col.
Martini.
ROMA
La Federazione Provinciale di Roma, negli ultimi mesi,
ha svolto le seguenti attività:
– L'8 settembre u.s., il Presidente della Federazione e
Consigliere Nazionale, Dott. Comm. Antonio Valeri,
su delega della Presidenza Nazionale, è intervenuto
alla cerimonia di deposizione di una corona di alloro
presso il monumento di Porta Capena, da parte del
Presidente Nazionale del Consiglio Nazionale
Permanente delle Associazioni d'Arma, Gen. C.A. (ca)
Mario Buscemi, alla presenza delle più alte Autorità
Civili e Militari.
– giovedi 7 ottobre 2010, presso il Forte Michelangelo
di Civitavecchia, alla presenza del Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti, Sen. Altero Matteoli, del
Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Vincenzo
Camporini, e del Capo di Stato Maggiore delle Marina
Ammiraglio Bruno Branciforte, l'Ammriraglio Ispettore
Capo Marco Brusco è stato nominato il nuovo
Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di
Porto - Guardia Costiera, subentrando all'Ammiraglio
Ferdinando Lolli che ha lasciato per limiti di età. Nel
ringraziare per la loro presenza le numerose Autorità
civili e militari, l'Ammiraglio Brusco ha sottolineato
43
come "... il nostro utente deve poter contare su di noi
come articolazione di più Amministrazioni dello Stato,
altamente efficiente e particolarmente efficace ...".
Delegato dal Presidente Nazionale, era presente per il
nostro Istituto l'Azzurro Ten.g.(p) Comm. Raul Di
Gennaro;
Roma il Presidente dr. Antonio Valeri, che faceva gli
onori di casa accogliendo le corone ed i rappresentanti
istituzionali dell'Istituto. Mons. Ugo Borlenghi,
Cappellano Militare del Comando Generale dei C.C., ha
officiato e benedetto i presenti e i Caduti per la Patria.
Civitavecchia (Roma): cerimonia di avvicendamento al Vertice della Capitaneria di
Porto - Guardia Costiera
–
la Federazione provinciale di Roma ha provveduto a
premiare, con il lascito che il Generale Giuseppe
Vitelli, Medaglia d'Argento al Valor Militare,
dispose a questo scopo, l'Allievo Ufficiale Luigi Garrì,
essendosi classificato nel "Merito Complessivo" primo
fra gli Allievi del 191° Corso dell'Accademia Militare di
Modena. La consegna del premio ha avuto luogo mercoledì 27 ottobre 2010 in occasione dell'apertura dell'anno accademico, alla presenza del Comandante
Gen. Massimiliano del Casale, di numerose Autorità
militari e civili e degli allievi. In rappresentanza del
Presidente della Federazione di Roma, Dott. Comm.
Antonio Valeri, ha consegnato il premio il
Consigliere della Federazione Dott.ssa Anna Maria
Menotti, nipote della M.O.V.M. Ciro Menotti,
Alpino della Julia, disperso sul Don.
Modena: la dott.ssa Menotti consegna il
Premio “Giuseppe Vitelli”
Roma: commemorazione dei Caduti di tutte
le guerre
ROVIGO
Domenica 4 Novembre a Rovigo, in piazza Vittorio
Emanuele II, alla presenza di Autorità Civili e Militari, e
del Presidente della Federazione Provinciale di Rovigo
dell'Istituto del Nastro Azzurro, Graziano Maron con il
Labaro, si è svolta la Cerimonia di Commemorazione dei
Caduti. È stata deposta una corona alla Sala della Gran
Guardia, tempio dei Caduti.
SIENA
La Federazione Provinciale di Siena, negli ultimi mesi,
ha svolto le seguenti attività:
– Il 18 settembre 2010, giorno in cui perdeva la vita il
tenente Alessandro Romani del IX° Rgt Col Moschin,
si commemoravano a Siena i sei paracadutisti morti
un anno prima nell'attentato terroristico di Kabul. La
Federazione è stata rappresentata dal commissario
Marco Cetoloni, insieme alle autorità civili e militari
e tantissimi cittadini che hanno voluto testimoniare
con la propria presenza, affetto e vicinanza sincera ai
familiari dei militari uccisi ed a tutti baschi amaranto
del 186°, in onore dei quali è stata deposta una corona al monumento ai Caduti e celebrata una messa
dall'Arcivescovo di Siena;
Siena: commemorazione dei 6 paracadutisti uccisi a Kabul
ROMA
(Sez. Banca d’Italia)
Il 2 novembre 2010 si è svolto presso il cortile del
Palazzo Koch, sede centrate della Banca d'Italia, la cerimonia di commemorazione dei colleghi Caduti di tutte le
Guerre. Alla presenza del picchetto d'Onore dei
Carabinieri in alta uniforme, il Governatore Prof. Mario
Draghi, con il Direttore Generale Dott. F. Saccomanni, i
Vice Direttori Generali Dott. I. Visco, Dott. G. Carosio e
Dott.ssa A.M. Tarantola, ha deposto una corona d’alloro
sulla stele in bronzo che li ricorda. Era presente con il
Labaro della Sezione del N.A. della Banca d'Italia di
44
–
l’8 ottobre 2010, la Federazione di Siena è intervenuta con il Labaro al cambio del comandante del 186°
IL NASTRO AZZURRO
Reggimento Paracadutisti "Folgore" presso la suggestiva Fortezza Medicea di Siena. Il col. Aldo Zizzo è
stato avvicendato dal col. Lorenzo D'Addario, 46 anni,
fiorentino, proveniente da un incarico per la Nato
negli Stati Uniti. Il colonnello Zizzo è stato nominato
Aiutante di Campo del Ministro della Difesa. Il passaggio delle consegne è avvenuto alla presenza di numerose autorità civili e militari, tra cui il Gen. B. Carmine
Masiello.
SONDRIO
La Federazione Provinciale di Sondrio, negli ultimi
mesi, ha svolto le seguenti attività:
– ha presenziato con il Presidente, il Segretario, gli
Alfieri Franco Silva e Arrigo Mattiussi nonchè i
Soci Maristella Ravelli, Carlo Plozza e Mario
Rumo (quale Presidente della Sezione ANA di Tirano)
alla cerimonia di arrivo della reliquia di Don Carlo
Gnocchi presso il Santuario della Madonna degli
Alpini a Chiesa in Valmalenco;
Sondrio: cerimonia per l’arrivo della reliquia di don Carlo Gnocchi
–
–
ha organizzato in data 18 settembre la competizione
di tiro internazionale "Trofeo dell'Amicizia" a Brusio
(CH) (vds. pag. 19);
ha presenziato con l'intero Consiglio Direttivo, compreso l'Azzurro M.B.V.M. Mario Corbellini, nonché
i Soci Maristella Ravelli, Luciano Viaggi, Stefano
Magagnato, Filippo Zotti (quale Presidente ANC),
Pierpaolo Corradini (in rappresentanza della
Provincia di Sondrio), alla cerimonia provinciale del 4
novembre;
TORINO
La Federazione Provinciale di Torino, negli ultimi mesi,
ha svolto le seguenti attività:
– venerdì, 29 ottobre, presso la Caserma "Morelli di
Popolo" in Torino, si è svolta la cerimonia di cambio
del Comando del 41° Battaglione Trasmissioni
"Frejus" tra il T. Col. Ferdinando Munno e il T. Col.
Agostino Infante, alla presenza delle più alte Autorità
militari e civili della Città, della Provincia e della
Regione e di Medaglieri e Labari delle Associazioni
Combattentistiche e d'Arma, tra cui anche il Labaro
della Federazione Provinciale di Torino del Nastro
Azzurro;
– martedì, 2 novembre: si è svolta una cerimonia in
onore di tutti i Caduti Militari presso il Monumento
dedicato ai Martiri di Nassirya, nella Piazza d'Armi di
Torino, con la deposizione di una corona d'alloro e
benedizione. Alla cerimonia hanno partecipato le
Autorità militari e civili e la Federazione Provinciale di
Torino era presente con il Labaro, con alcuni
Consiglieri nonché con numerosi Azzurri. Erano pure
presenti molte Associazioni Combattentistiche e
d'Arma;
– mercoledì, 3 novembre: la Sezione di Torino
dell'Associazione Nazionale Alpini ha promosso una
manifestazione presso l'Ara votiva nel Parco della
Rimembranza di Torino, con un'Alza Bandiera e la
commemorazione dei Caduti Torinesi di tutte le
guerre, una Santa Messa e l'Ammaina Bandiera. La
Federazione Provinciale di Torino era presente con il
Labaro, affiancato dai Sindaci e molti Azzurri.
Numerosa la partecipazione delle Associazioni
Combattentistiche e d'Arma, con i Labari, e delle
Autorità militari e civili.
– giovedì, 4 novembre: celebrazione dell'Unità
Nazionale, Giornata delle Forze Armate e del
Combattente, del Decorato al Valor Militare e
dell'Orfano di Guerra, alla cerimonia dell'Alzabandiera
di fronte allo schieramento dei reparti, è seguita la
celebrazione di una Santa Messa in suffragio dei
Caduti di tutte le Guerre, presso il Tempio della Gran
Madre di Dio e successivamente sono state deposte
delle corone d'alloro nella Cripta del Sacrario. Presenti
le più alte Autorità militari e civili della Città, della
Provincia e della Regione ed un folto pubblico che ha
partecipato con molto calore a tutte le cerimonie. La
Federazione Provinciale di Torino del Nastro Azzurro
era presente con il Labaro affiancato dai Sindaci, con
alcuni Consiglieri e molti Azzurri unitamente a moltissime altre Associazioni Combattentistiche e d'Arma
con le loro insegne.
Sondrio: celebrazione del 4 novembre
–
ha presenziato in occasione della commemorazione
del 4 novembre a Grosotto (SO) all'inaugurazione del
Monumento ai Caduti con il Vicepresidente Rumo ed
il Socio Plozza.
IL NASTRO AZZURRO
Torino: celebrazione del 4 novembre
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RECENSIONI
LA FORZA AEREA DELLA REGIA MARINA di Gino
Galuppini - Ed. Ufficio Storico della Marina Militare - 25 X
17,5 - pagg. 250 - illustrato B/N - Rilegato in tela blu con
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(25,00 per gli aventi diritto) più spese postali facendone
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Taormina, 4 - 00135 ROMA. e-mail: [email protected] (modalità di dettaglio per l'acquisto
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trovano
anche
sul
sito
www.marina.difesa.it/storialUfficioStoricofUfficio001.asp)
In questo nuovo lavoro dedicato
all'Aviazione della Regia Marina,
l'amm. Galuppini ne rievoca l'evoluzione esclusivamente sotto l'aspetto ordinativo e normativo tralasciando quello storico-operativo.
Ne è nata un'opera di consultazione frutto di una meticolosa ricerca
e di una rievocazione di strumenti
normativi che hanno regolamentato tale specialità aviatoria in
Italia, con brevi cenni a quanto
contemporaneamente realizzato
all'estero. Infatti, attraverso i
numerosi provvedimenti legislativi
o soltanto amministrativi, scrupolosamente passati in
rassegna, l'autore ricostruisce le realizzazioni aviatorie
portate a termine dalle due Forze Armate del regno, sia
separatamente, sia in collaborazione.
Laddove ritenuto opportuno, egli coglie anche l'occasione per analizzare i profili dei più illustri personaggi coinvolti, nonché le caratteristiche tecniche di dirigibili, aerei
e idrovolanti adottati sia dal Regio Esercito, sia dalla
Regia Marina fino alla costituzione dell'indipendente
Regia Aeronautica nel 1923.
Ne risulta quindi privilegiata l'esposizione dell'organica e
della logistica della Forza Aerea in quel periodo, con
sconfinamenti nell'uniformologia e nei regolamenti retributivi.
L’analisi si conclude nel 1925, anno del trapasso di competenze, installazioni e materiali alla definitiva nuova
costituenda Regia Aeronautica. Non manca tuttavia un
sintetico e doveroso accenno alla ricostruzione, sempre
sotto l'aspetto normativo, dell'Ispettorato dell'Aviazione
della Marina nel 1950, dell'Aviazione Antisommergibile
nel 1957 ed infine dell'Aviazione di Marina nel 1989.
GUERRA AEREA. VICENDE ED IMMAGINI DELL'AVIAZIONE ITALIANA SUGLI ALTOPIANI VENETOTRENTINI di Basilio Di Martino Editore: Rossato - 1999
Pagg. 144 - Illustrato B/N - Euro
15,00
Codice
EAN:
9788881300686
Il rigore e la capacità di approfondimento di Basilio Di Martino sono
ben noti e anche quest'opera non
fa eccezione. Si tratta di un'interessante saggio sulla prima guerra mondiale vista dal lato dell'aviazione: la neonata tra le armi
alla sua prima prova del fuoco
davvero impegnativa (l'esordio
libico nel corso della guerra italo
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turca non fa testo). Molto interessante non solo per gli
storici, ma per tutti i cultori dell'informazione aeronautica ad alto livello. Notevole la bibliografia e numerosi i
documenti e le immagini d'epoca.
FIOCCHI DI NEVE di Lino Rizzon e Fabio Del Forno Pagg. 112 - 12x18 - Illustrato B/N - 2009 Euro 9,00
È la storia di un reduce italiano
della Campagna di Russia nella
Seconda Guerra Mondiale. Nel
libro si parte dagli inizi, dalle speranze e dalle illusioni di una rapida vittoria prospettata nei discorsi
del Duce all'inizio del conflitto, per
poi passare alla cruda realtà della
guerra con le innumerevoli sofferenze anche per i civili coinvolti
nel conflitto. Il protagonista del
libro partecipa alle operazioni belliche con il 120° reggimento artiglieria motorizzata che forma
assieme ai bersaglieri la divisione
Celere. C'è la cattura da parte dei
russi, il lungo periodo di prigionia con le sue indicibili sofferenze: il freddo, le malattie e la fame, quasi incredibili
per chi legge. C'è il silenzio, c'è la morte, c'è la neve della
Siberia. Alla fine il protagonista riesce a provare la gioia
di tornare a casa, quasi incredulo lui stesso di essere
sopravvissuto a tanto, e trova un'Italia diversa da quella
che aveva lasciato, in parte bombardata e con la gente a
fare la fila per ricevere da mangiare. Attraverso gli occhi
ed i pensieri del protagonista si osservano tutti questi
cambiamenti senza formulare giudizi ma solo narrando i
crudi episodi. Scritto da Lino Rizzon (il reduce protagonista) e Fabio del Forno (suo nipote) con uno stile semplice e scorrevole, ricco di informazioni, il racconto si svolge in prima persona ed è un dialogo intimo e diretto con
i lettori. I capitoli sono piccoli frammenti di vita vissuta
tra mille difficoltà ed incredibili coincidenze, tra costrizioni ed episodi di umanità. Al lettore è lasciata la libera
interpretazione dei fatti che scorrono cronologicamente
fino al riscatto finale: la vita che ricomincia.
Un particolare merito va a Fabio Del Forno che, nella trascrizione di queste testimonianze, raccoglie le parole del
nonno come "fiocchi di neve".
L'AERONAUTICA A BENEVENTO di Francesco Vadalà
Edizioni Realtà Sannita - Pagg. 168 - 21,5 x 30,5 - €
24,00 - ISBN 978-88-87661-59-6
Una veste grafica sontuosa, una
ricerca documentaristica maniacale e qualche ingenuità (alcune
foto inserite in pagine diverse
rispetto al contesto cui si riferiscono) che però non incidono sul
risultato finale più che soddisfacente, connotano quest'opera
che, pur mirando nel titolo ad una
diffusione locale, e quindi limitata,
tracciano una storia dell'aviazione
nella città sannita che ha agganci
e richiami continui con la storia
dell'aviazione nazionale e internazionale in genere. Il ricordo del
IL NASTRO AZZURRO
gen. Guidoni e i richiami storici alle incursioni alleate
della seconda guerra mondiale ne sono esempi. La lettura è interessante e ricca di spunti e di curiosità soprattutto per gli storici.
IL FORTE DI CIMA CAMPOLONGO di Leonardo
Malatesta - Temi, Trento, 2009 - Pagg. 308 - Euro 20.
È la storia di una fortificazione italiana dell'Altopiano di Asiago nella
grande guerra. Il volume, scritto
da Leonardo Malatesta, giovane
storico militare vicentino e vice
Presidente del Museo storico del
Nastro Azzurro di Salò (BS), analizza per la prima volta, utilizzando documentazione archivistica
inedita italiana ed austriaca, la
vicenda costruttiva e bellica del
Forte Campolongo sito nell'altipiano di Asiago. Il libro, patrocinato
dal comune di Rotzo col supporto
della Provincia di Vicenza e della
Regione Veneto, ha le prefazioni
di S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia - Aosta, del generale Pino, Comandante Militare Esercito del Veneto e del
Vice Presidente della Provincia di Vicenza, dotto Dino
Secco. Nel testo, viene trattata la politica militare italiana, i concetti costruttivi, le artiglierie ed infine la storia
bellica del Forte Campolongo, che assolse il suo ruolo
bellico, a difesa del confine della Val d'Astico, durante la
cosiddetta "Guerra dei forti".
Il libro, è il primo di una collana storica intitolata Le
Sentinelle di Pietra, diretta da Leonardo Malatesta, che
studia, con singole monografie, tutti i forti italiani ed
austriaci costruiti da fine '800 alla seconda guerra mondiale.
L'AERONAUTICA ITALIANA NELLE GUERRE COLONIALI - LIBIA 1911 - 1936 di Ferdinando PEDRIALI Editore: Aeronautica Militare - Ufficio Storico - 21 x 30 pp. 390 - illustrato B/N - Acquistabile previo versamento
a SMA 5° Reparto.
Si tratta del volume dedicato alla
Libia della monumentale opera di
Ferdinando
Pedriali
sull'Aeronautica italiana nelle
guerre coloniali. La precisione e la
vastità della ricerca (evidenziata
dall'impressionante numero di
citazioni bibliografiche riprodotte)
pongono questo testo decisamente al di sopra di altri analoghi di
argomento storico aeronautico. Le
immagini d'epoca, alcune delle
quali inedite, e l'ampiezza della
trattazione, rendono il libro di
Pedriali un sicuro punto di riferimento per gli storici e gli appassionati, ma anche una piacevole ed interessante lettura
per tutti cultori della storia aeronautica.
IL LIBRO DEGLI OSPITI di Tomaso Vialardi di
Sandigliano - editore Widerholdt Frères per i tipi de
"L'Artistica Savigliano" - Pagg. 175.
Un testo curato fin nei minimi particolari. L'occhio, non
solo trova la sua parte, resta completamente appagato
dall'armonia grafica della coperta e dalla cura tendente
alla perfezione delle pagine. Un testo che fa subito pen-
IL NASTRO AZZURRO
sare che la lettura è fondamentalmente un piacere.
L'abitudine a dare, per prima
cosa, un'occhiata alla fine, in questo caso, si rivela utilissima per
fornire le coordinate del "viaggio
non convenzionale e irriverente
attraverso una memoria che
abbiamo dimenticata". Indice dei
nomi, tavole di appendice, ma
soprattutto la "Piccola cronologia
per servire il Libro degli Ospiti
996-1991" ancorano fermamente
alla storia e nello stesso tempo
denunciano immediatamente che
la "memoria" non è detto sia quella collettiva o comunemente accettata, perché l'autore sceglie la "propria
memoria" quella ricevuta dagli avi, custodita ed elaborata nel proprio vissuto.
"Il Libro degli Ospiti che Teresa Eleonora aveva fatto fare
a Firenze per il primo Natale al Torrione" è l'elemento che
muove al ricordo. Protagonista unico è invece il Torrione,
luogo nello stesso tempo reale e ideale, sospeso tra passato e presente, dove permangono antiche presenze,
osservatori privilegiati di incontri privati che prestano il
fianco alla narrazione storica. Non per nulla "La casa" è
tappa che precede i padroni di casa Carlo e Fanny
Vialardi e solo dopo è introdotto il Libro degli Ospiti in
una sequenza quasi gerarchica alla quale si agganciano
gli altri personaggi man mano che l'autore li fa emergere dando loro consistenza, mai per caso, ma sempre
attraverso un atto di scelta precisa. Perché quello che
viene svelato è solo ed esclusivamente quello che l'autore vuole che sia, senza l'equivoco di una pretesa oggettività, ma con soggettiva schiettezza, a volte anche irriguardosa, mai falsa.
Il libro si presta ad essere letto dall'inizio alla fine o,
seguendo personali suggestioni, ad episodi. Il consiglio è
di non tralasciare nulla, magari tornando indietro, se
necessario, e soprattutto di leggere con attenzione le
citazioni che introducono (o accompagnano?) i racconti.
MISSIONE 139 di Fabio Stegulic Enzo Vinci e Fabio
Orlando - Aviani & Aviani Editori - Pagg. 184 - 17 x 24 Euro 20,00 - ISBN 88-7772
A Chiusaforte (Udine) nel febbraio 1945, due bombardieri furono abbattuti dalla contraerea. Questo libro, frutto
di oltre due anni di ricerche, si basa su fonti ufficiali degli
archivi militari degli Stati Uniti e comprende numerose
testimonianze, sia locali che di parte americana. Al resoconto dei fatti preciso e rigoroso sotto il profilo storicomilitare, si affianca una speciale attenzione agli aspetti
umani della vicenda, con particolare riferimento alle biografie degli aviatori caduti e
superstiti, al vissuto delle loro
famiglie negli Stati Uniti e alla
memoria che di quei fatti è rimasta nella gente dei paesi del Friuli,
che ne fu partecipe, e al ricordo
dell'aeroporto di Venosa, in
Basilicata, dal quale operava il
reparto americano protagonista. Il
testo è corredato da una ricca
dotazione di immagini dell'epoca,
in gran parte inedite, e presenta
interessanti e rari documenti originali.
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