Le economie e le monete del Mediterraneo

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Le economie e le monete del Mediterraneo
Nota di approfondimento sui temi della sessione:
“Le economie e le monete del Mediterraneo”
Prof. Salvatore Sacco – Università di Palermo
Tema proposto:
Problematiche dell’euro
all’impatto che esse
Mediterranea
con specifico riferimento
possono avere nell’area
Con la presente nota si tenta di individuare i temi di maggior interesse da affrontare nella terza
sessione del Meeting 2014, dedicata alle problematiche dell’ euro con specifico riferimento
all’impatto che esse possono avere all’area Mediterranea; gli argomenti trattati vengono
affrontati esclusivamente in questa ottica, senza alcuna pretesa di esaustività delle considerazioni
proposte.
In questo ultimo periodo, anche sotto la spinta di pressioni di carattere
prevalentemente propagandistico, in molti paesi dell’Unione europea fra cui l’Italia,
Il dibattito sull’Euro si è andato sempre più polarizzando sull’ opportunità o meno
di abbandonare la moneta unica europea, mentre minore attenzione è stata
dedicata allo studio approfondito degli effetti prodotti dall’ adozione dell’ Euro su
scala regionale e, conseguentemente, alla individuazione degli strumenti di politica
economica effettivamente utilizzabili per bilanciare gli eventuali
squilibri
determinatisi a livello locale.
Il tema è stato incidentalmente affrontato nei discussion topics pubblicati per
lo scorso meeting 2013, (vedi B. Amoroso “ Euro, Europa, Mediterraneo” in
“European Mezzogiorni and Mediterranean basin in the mid- time”, Osservatorio
Regionale Banche - Imprese di Economia e Finanza , Giannini Editore 2013), dove
sono stati posti chiaramente in evidenza i difetti che hanno caratterizzato il processo
di adozione della moneta unica europea e le gravi conseguenze che ne sono
derivate, riproponendo in tutta la loro complessità alcune delle principali
problematiche che hanno determinato questa situazione.
Nel citato saggio venivano presentate alcune ipotesi di soluzione possibili, ma
al contempo si evidenziava l’enormità dei vincoli e delle posizioni di potere da
rimuovere: “Il meccanismo messo in moto con l’euro è l’atto finale di una riforma
dei sistemi finanziari e bancari (ndr. iniziata a partire dagli anni 80) e della
trasformazione del modo di produzione capitalistico introdotta dalla globalizzazione
che in pochi decenni sono riusciti a mettere fuori gioco ogni forma di pensiero e di
politica sociale e di riforma dei sistemi europei, ricostruendo un sistema di
produzione e di finanza sostenibile che sorregge il nuovo modello di economia di
“aparthaid globale”, la cui sostenibilità è data dalla coraggiosa restrizione delle aree
e delle persone da includere nel modello di società e di economia previsto”.
Saremmo dunque di fronte a forme pervasive di egemonia economica,
culturale, mass mediatica, che trascendono lo scontro fra classi sociali e che non
sono scontro fra paesi, quanto piuttosto contrapposizione di oligarchie trasversali
sempre in bilico fra l’equilibrio e conflitto, ma in definitiva con finalità di
mantenimento di posizioni di privilegio a scapito della collettività.
Sotto questo aspetto si può dunque affermare, traendo spunto liberamente
dalle affermazioni dell’autore e condividendone di massima l’analisi, che le
problematiche sostanziali dell’euro assumono congruenza solo se affrontate in una
logica più complessiva ed universale, rifacendosi prima ancora che ai principi
keynesiani, ai canoni della critica marxista o, per essere più update , alle teorie della
“deriva capitalistica” o del “post capitalismo”, nelle più recenti formulazioni
rispettivamente di Thomas Piketty e di Robert W. Mc Chesney.
Tali premesse sono indispensabili per comprendere le linee guida che
sottendono all’individuazione dei temi di maggior interesse da affrontare nella terza
sessione del Meeting 2014, dedicata alle problematiche dell’euro con specifico
riferimento all’impatto che esse possono avere all’area Mediterranea. Tale tema va
affrontato in coerenza con l’impostazione complessiva del Meeting 2014 che è
finalizzato ad esaminare le prospettive dei Mezzogiorni d’Europa e del
Mediterraneo, nella logica delle transizioni sostenibili, assumendo l’ottica eccentrica
delle così dette “ visoni rovesciate”.
In questa logica, con rifermento alla tematica specifica di questa terza
sessione, non si può fare a meno di assumere un atteggiamento pragmatico, in
qualche misura rovesciato rispetto all’analisi proposta nella precedente edizione:
dunque, nonostante le notevoli
defaillances
dell’euro, va acquisita la
consapevolezza che l’uso strumentale dell’euroscetticismo a scopi prevalentemente
propagandistici ed in assenza di attendibili e condivise strategie di riconversione o
di aggiustamento, il mantenimento della moneta unica rappresenta, nell’attuale
situazione il male minore.
La possibilità di uscita dall’Euro appare estremamente remota soprattutto per
i Paesi dell’Europa meridionale ed in particolare per l’Italia; peraltro , laddove non si
intacchino significativamente quelle cause profonde di cui si accennava in premessa,
gli svantaggi certi che si determinerebbero appaiono palesemente superiori ai
vantaggi certi che ne potrebbero derivare: si pensi, solo a titolo di esempio, ai costi
materiali della riconversione ed a quelli derivanti dal rafforzamento delle
potenzialità destabilizzanti della speculazione finanziaria (fattore particolarmente
penalizzante per i Paesi ad alto rapporto debito pubblico/PIL e con peso
sostanzialmente irrilevante nel mercato delle valute); assai incerti sarebbero invece
i vantaggi ottenibili dalla riacquisita capacità di gestire la leva monetaria che
potrebbe servire, quasi esclusivamente, per riesumare le svalutazioni competitive
già ampiamente sperimentate nell’ era pre-euro, ma sempre meno efficaci in scenari
globalizzati e, soprattutto, di breve respiro se non accompagnate da notevoli e
stabili aumenti della produttività e della competitività complessiva del sistema
Paese. Per converso, appaiono quasi irrealistiche - soprattutto per i paesi che, a
torto o a ragione vengono considerati nell’attuale consesso internazionale di incerta
affidabilità - le possibilità di ricorrere alla emissione di moneta nazionale ed alle
connesse e conseguenti forme di decurtazione, consolidamento o conversione
forzosa del debito pubblico.
Questa situazione, peraltro sembra destinata ad accentuarsi nel tempo:
sembra infatti probabile l’accelerazione dei processi di internazionalizzazione e
finanziarizzazione delle economie, sotto la spinta della crescita dei paesi emergenti
(soprattutto la Cina) e del probabile ampliamento delle aree di libero scambio
transnazionali.
Dunque, con riferimento all’intera area mediterranea, nella logica degli
approfondimenti del Meeting, potrebbe essere più interessante focalizzare
l’attenzione sugli effetti che la politica monetaria europea può determinare
nell’ambito dei sistemi socio- economici dei paesi che gravitano in questa area,
cercando di capire se ed, eventualmente, come l’euro possa fungere da fattore
“facilitatore” per lo sviluppo di un armonico contesto euro - mediterraneo, nel
breve-medio termine, e quindi tenendo conto di tutti gli handicap evidenziati in
premessa. Al contempo può essere anche utile verificare i danni ulteriori che
possono derivare dalla accentuazione delle incongruenze e delle incertezze che
caratterizzano l’euro e più in generale la politica monetaria europea.
Va considerato a tal proposito che oggi l’Euro appare una moneta “debole”,
in quanto incapace di assestarsi sui mercati valutari ai livelli ottimali per perseguire
al meglio gli obiettivi primari dei sistemi socio - economici dei paesi che l’adottano;
tali obiettivi vanno al di là degli scopi istituzionali eventualmente fissati per la Banca
Centrale e, quindi, oltre alla stabilità dei prezzi, comprendono la crescita
economica, l’ occupazione, il miglioramento dei livelli di welfare state.
La debolezza dell’euro in parte è congenita, derivando dal fatto che - come già
evidenziato nelle fasi fondative, l’Unione Europea - e specificamente l’Unione
Monetaria - ha privilegiato il vettore economico - finanziario all’unificazione
piuttosto che quello socio- politico; ma tale debolezza appare anche crescente nel
tempo, e questo forse è l’aspetto più negativo e preoccupante, proprio a causa della
parziale irreversibilità della via intrapresa.
Ai fini dei risultati che si vogliono conseguire in questa sessione del meeting,
è interessante notare come questa debolezza dell’euro sembri destinata ad
aumentare almeno nel prossimo futuro, ciò sembra confermato anche da
recentissimi avvenimenti.
Ci riferiamo in particolare all’esito delle ultime elezioni per il Parlamento
Europeo; infatti, pur in assenza di connessioni dirette fra tale organismo e la
gestione dell’Euro (la BCE è un organo indipendente e tale status è modificabile
solo dal Consiglio UE composto dai capi di governo dei paesi membri oltre al
presidente della Commissione) la composizione del nuovo parlamento potrebbe far
aumentare la debolezza dell’euro per i sottoelencati motivi:
- il sensibile rafforzamento dei partiti “euroscettici” con prevalenti
connotazioni estremistiche (particolarmente rilevante in Francia, ovvero
storicamente uno dei paesi guida dell’ UE) potrebbe avere un forte potere
condizionante nel nuovo parlamento europeo, che appare, peraltro, ancor più
frammentato del precedente. In questa situazione tale organismo avrà maggiori
difficoltà a contribuire all’attuazione di una stabile ed efficace politica europea nei
confronti sia degli stati membri che dei competitori internazionali.
- Anche gli organismi di indirizzo della politica economica dell’UE saranno
condizionati dalla pressione degli euroscettici, ciò potrebbe portare alla
accentuazione di interventi di tipo erratico, con l’adozione di concessioni sporadiche
e poco consistenti, finalizzate più a rispondere alle esigenze elettoralistiche di singoli
Paesi (quindi lassismo di bilancio), piuttosto che ad agevolare riforme volte al
duraturo recupero di competitività e produttività.
- Sul piano della moneta si potrebbero determinare ulteriori inceppamenti
nel trade-off (già in realtà abbastanza inefficiente) fra politica economica e politica
monetaria a livello comunitario, mentre la BCE potrebbe essere indotta ad un
irrigidimento della propria azione in maggiore aderenza ai propri scopi istituzionali
primari (stabilità dei prezzi e del sistema finanziario).
La debolezza dell’euro ha avuto conseguenze particolarmente rilevanti in
questi anni di crisi: il suo peso sul fatturato globale del mercato dei cambi è sceso
dal 19,6% del 2010 al 16,7 del 2013, a fronte di un incremento degli Usa (dal 42,4
al 43,5%), del Giappone ( dal 9,5 all’ 11,5%) mentre i principali Paesi dell’ UME
continuano a regredire sul mercato degli scambi commerciali internazionali
(Germania dal 5,4 % del 2001 all’1,7%, Francia dal 2,9 al 2,8%, Italia dall’ 1 allo
0,4%). (fonte Banca dei Regolamenti internazionali, anno 2014).
In questo scenario, almeno finora, l’Euro non sembra aver avuto impatti
rilevanti sull’accelerazione del processo di integrazione del contesto euromediterraneo: ciò risulta dagli ultimi studi sui flussi di investimenti e sugli scambi
commerciali all’interno di questa area (vedi D. Letri e F.S. Rota “ Exchangee” in
Mediterranean Lexicon, Società Geografica italiana, Roma, 2013).
Va infine notato che, anche dopo l’avvento dell’Euro, nel bacino nel
Mediterraneo oltre alle maggiori monete di riserva internazionale, coesistono 20
monete nazionali.
In base alle considerazioni fin qui svolte i temi da affrontare in questa
sessione dovrebbero essere i seguenti:
-
L’euro può agirenel breve-medio termine come facilitatore per lo sviluppo
di un armonico contesto euro- mediterraneo ?
-
Se si con quali strumenti e quale politica?
-
Quali saranno gli effetti della probabile accentuazione della debolezza
dell’euro nell’area mediterranea?
-
Quale è l’opinione degli organismi finanziari dei paesi dell’area nei
confronti del problema euro?
-
E’ ipotizzabile una area di influenza monetaria centrata sull’euro per tutta
l’area mediterranea?
Alternative per i titoli della sessione:
“Le economie e le monete del mediterraneo“
“L’euro nell’ area Mediterranea e nel mondo”
“L’impatto
delle
mediterranea”
euro
incertezze
nell’area