L`emigrazione svizzera a Milano

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L`emigrazione svizzera a Milano
Scuola Media di Commercio, Chiasso
Corso interdisciplinare - i flussi migratori Anno Scolastico 2003-2004
Autori:
Davide Albisetti, Claudio Cassina, Riccardo Ferrari, Deborah Grassi
Docente assistente:
Luca Pietrogiovanna
L’emigrazione svizzera a Milano
Corso Interdisciplinare -I flussi migratori-
INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................................................. 3
I NOSTRI OBIETTIVI ...................................................................................................... 3
QUANDO SI È SVOLTA L’EMIGRAZIONE E CHI SI SPOSTAVA ? ............................. 3
CAUSE PRINCIPALI ...................................................................................................... 3
EMIGRANTI SVIZZERI MA SOPRATTUTTO TICINESI................................................. 4
CASI REALI: LA SVIZZERA RAPPRESENTATA A MILANO ....................................... 4
INTRODUZIONE ......................................................................................................... 4
9 FEBBRAIO 2004: VISITA A MILANO ....................................................................... 4
INTERVISTE A MARZIO TARTINI (CONSOLE AGGIUNTO DI SVIZZERA) E AD UN
IMPIEGATO DEL CENTRO CULTURALE SVIZZERO................................................ 5
IL CENTRO CULTURALE SVIZZERO......................................................................... 7
STORIA DEL CENTRO CULTURALE SVIZZERO ...................................................... 8
LA SOCIETÀ SVIZZERA DI MILANO ........................................................................ 10
LA SCUOLA SVIZZERA DI MILANO ......................................................................... 11
GLI HOEPLI: LA GENERAZIONE DEGLI EDITORI .................................................. 11
LA SALUMERIA PECK .............................................................................................. 13
CONCLUSIONE............................................................................................................ 14
CONSIDERAZIONI PERSONALI .............................................................................. 14
BIBLIOGRAFIA E INDIRIZZI INTERNET ..................................................................... 15
C. Cassina – R. Ferrari – D. Grassi – D. Albisetti
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L’emigrazione svizzera a Milano
Corso Interdisciplinare -I flussi migratori-
INTRODUZIONE
Quest’anno il tema del corso interdisciplinare tratta l’emigrazione all’interno dell’Europa.
Dei vari argomenti proposti abbiamo scelto quello dell’emigrazione svizzera a Milano,
poiché riguarda il nostro paese. Inoltre suscitava in noi molto interesse, poiché pur
riguardando la Svizzera, non abbiamo mai sentito parlare di questo avvenimento.
Forse ne siamo tanto interessati anche perché è possibile, visto il periodo, che ciò ha
interessato anche la generazione dei nostri nonni.
Un altro motivo d’interesse è sicuramente dovuto alla vicinanza con la regione
Lombarda, che condivide con noi, in particolare col Ticino, le medesime radici culturali.
I NOSTRI OBIETTIVI
Queste sono le domande che ci siamo posti all’inizio della ricerca, a cui in alcuni casi
siamo riusciti a rispondere solo in parte. Durante il secondo semestre il nostro obiettivo
è stato quello di approfondire le nostre risposte.
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Perché abbiamo scelto questo tema
Quando e perché gli svizzeri sono emigrati a Milano
Quali sono le motivazioni che hanno spinto gli svizzeri a Milano
Lo scopo di questa emigrazione
Erano emigranti stagionali oppure fissi
Perché gli svizzeri sceglievano come meta Milano e la Lombardia in generale
Cercare qualche caso reale
QUANDO SI È SVOLTA L’EMIGRAZIONE E CHI SI SPOSTAVA ?
Questa emigrazione si è svolta principalmente a partire dall’Ottocento fin verso la Prima
Guerra Mondiale. Prima di questa data gli emigranti erano in maggior parte mercenari e
provenivano dai cantoni Ticino e Grigioni. Con l’introduzione della legge federale contro
il mercenariato del 1848, gli emigranti sono diventati banchieri, negozianti ed industriali.
Questi commerci hanno istituito dei consolati in diverse città italiane, tra cui nel 1798 il
consolato di Milano.
CAUSE PRINCIPALI
Una delle cause principali dell’emigrazione è sicuramente legata all’inaugurazione della
Galleria del San Gottardo, grazie ad essa affluirono a Milano molti svizzeri: nasce il
bisogno di fondare un’associazione più importante, con una base più vasta. Così, dopo
una revisione dello Statuto, il 15 dicembre 1883 ebbe vita il vero “Schweizer Verein in
Mailand”. Da quel periodo in poi l’associazione continuò a svilupparsi.
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L’emigrazione svizzera a Milano
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EMIGRANTI SVIZZERI MA SOPRATTUTTO TICINESI
L’emigrazione dei ticinesi si spiega con la comunanza di lingua, religione e cultura
nonché con la prossimità geografica.
Spesso l’emigrazione era temporanea, quasi stagionale. I ticinesi del Sopraceneri
andavano in Italia in inverno mentre quelli del Sottoceneri approfittavano dell’estate.
Dalla Leventina arrivavano mercanti di bestiame e formaggi, osti, caffettieri e lattai e
andavano soprattutto in Lombardia. I marronai, fruttivendoli, cioccolatai e i camerieri
arrivavano dalla valle di Blenio. I primi andavano a Milano, Genova e Firenze, i secondi
in Lombardia, come gli albergatori e cuochi provenienti dal Locarnese, negozianti, ramai
dal Luganese, muratori, marmurini, carbonai dal Mendrisiotto e mercanti di legna dalla
Valle di Muggio.
Nel 1848 a Milano risiedono le famiglie che due anni più tardi fonderanno la Chiesa
protestante; il banchiere Ami Reymond di Grand Bayard (Neuchâtel) è stato nominato
console di Svizzera nel 1836 e poi console generale nel 1847 e un altro banchiere, il
ginevrino Charles Brot (1823-1895), è membro del consiglio di amministrazione delle
ferrovie lombardo-venete. Nella guerra del ’59 è rimasto solo a Milano, assume la
direzione dei trasporti con competenza ed efficacia.
L’industriale Jules Richard di Nyon (Vaud) ha creato nel 1842 una fabbrica di ceramica
a San Cristoforo alle porte della città.
Pensate che solo nel 1898 si ritiene che c’erano cinquemila svizzeri a Milano, è una
cifra impressionante.
CASI REALI: LA SVIZZERA RAPPRESENTATA A MILANO
INTRODUZIONE
Dal momento che non è possibile reperire ulteriori informazioni su questo tema,
abbiamo deciso di elencare alcune istituzioni svizzere presenti a Milano, in modo da far
risaltare l’importanza degli svizzeri a Milano.
9 FEBBRAIO 2004: VISITA A MILANO
Il 9 febbraio 2004 abbiamo avuto la possibilità di andare a Milano con l’intenzione di
raccogliere maggiori informazioni intervistando il signor Carlo Hoepli, il Console
generale aggiunto Marzio Tartini e il direttore del Centro Culturale Svizzero, il signor
Domenico Lucchini. Purtroppo siamo riusciti ad intervistare solo il signor Tartini e un
impiegato, i quali sono comunque riusciti a fornirci delle informazioni davvero
interessanti, che in parte abbiamo riassunto nelle due interviste riportate di seguito. La
versione integrale dell’intervista è disponibile nella versione video.
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L’emigrazione svizzera a Milano
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INTERVISTE A MARZIO TARTINI (CONSOLE AGGIUNTO DI SVIZZERA) E AD UN
IMPIEGATO DEL CENTRO CULTURALE SVIZZERO
Qui di seguito abbiamo trascritto le interviste svolte durante la nostra visita il 9 febbraio
2004 a Milano presso il Centro Culturale Svizzero.
INTERVISTA AL CONSOLE MARZIO TARTINI
Signor Tartini, si sente parlare più sovente di italiani che vengono in Svizzera
piuttosto che di svizzeri in Italia. Perché ?
“La colonia svizzera in Italia è molto più piccola di quella italiana in Svizzera, però
abbiamo presenze di personaggi molto importanti e interessanti. Faccio solo un
esempio dell’importanza degli svizzeri in Italia: l’Associazione Calcio Milan (ACM) è la
prima squadra di Milano, che è stata fondata nel 1888-1889. Tre anni dopo è stata
fondata l’Inter, che è una scissione dell’Associazione Calcio Milan ed è stata fondata da
svizzeri; il primo presidente dell’Inter è uno svizzero; il primo capocannoniere si
chiamava Aebi, e ovviamente con questo cognome non poteva essere che svizzero.
Se andate più ad est, a Bergamo, troverete la famiglia Legner, una delle più grandi ed
importanti famiglie del ramo tessile in Italia, che ad un certo momento della loro storia
avevano il monopolio mondiale su determinati tipi di tessuti e loro fondarono l’Atalanta,
la squadra di Bergamo.
Se poi andate a Torino vedrete (così come si trova scritto nella home page del FC
Torino) che il primo presidente della squadra era uno svizzero.
Se infine farete la stessa esperienza a Bologna: anche il FC Bologna è stato fondato da
svizzeri.
Sono dettagli, ma servono per dare l’idea dell’importanza che gli svizzeri hanno avuto in
Italia.
Per quale motivo questi svizzeri hanno fondato le squadre di calcio?
Semplicemente perché la Svizzera e soprattutto la regione di Zurigo era, dopo
l’Inghilterra, la regione industrialmente più importante del XIX secolo e in quell’epoca
predominava l’industria tessile. Quindi i tecnici e gli ingegneri svizzeri che erano andati
in Inghilterra per imparare ed approfondire le loro conoscenze tecniche naturalmente
hanno anche imparato a giocare a calcio e, una volta venuti in Italia per dirigere delle
aziende come esperti, consulenti, ecc., avevano fatto scoprire agli italiani il gioco.
È aneddotico ma emblematico per dimostrare l’importanza della colonia svizzera”.
Perché gli svizzeri che emigravano tra fine ’800 e inizio ’900 sceglievano come
meta proprio Milano ?
“Innanzitutto Milano è sempre stata il centro economico più importante d’Italia ed è
sempre stata la capitale economica anche a quell’epoca. In epoche precedenti forse il
peso economico si spostava più a sud, a Firenze, in Toscana, ma diciamo che dal XVII
secolo in avanti Milano era il centro economico. Evidentemente la distanza geografica
ha giocato inoltre a favore di Milano.
Oggi ci si muove comodamente, ma in altre epoche impiegavi mezza giornata per
raggiungere Milano; se poi andavi ad avventurarti fino a Venezia impiegavi dai due ai
tre giorni.
Quindi Milano era il punto, il fulcro più importante ed è la città a livello di abitanti la più
vicina rispetto alle frontiere svizzere. Se decidavate di andare in Germania il centro più
importante si trovava a Stoccarda.
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L’emigrazione svizzera a Milano
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Per la Francia il fulcro erano Lione e Strasburgo, mentre per l’Austria era Innsbruck.
Quindi Milano, per ovvie ragioni, era il punto d’incontro privilegiato oltre che una
potenza economica”.
Lei ha potuto scegliere di venire a Milano ?
“Parlo allora della mia carriera e della mia esperienza professionale brevemente. Ho
iniziato fra il 1980 e il 1981 a Buenos Aires e da lì chiesi di evitare di essere trasferito in
Africa, ma a mio malgrado mi trovai a lavorare nel continente nero.
Trascorsi tre anni a Tunisi, e poi fui trasferito a Monaco di Baviera per una ventina di
mesi. Successivamente andai a Barcellona per quattro anni, poi quattro anni a Santo
Domingo, e quattro anni ad Asunción. Gli ultimi quattro anni, prima di venire a Milano,
sono stato con la mia famiglia a Berna, dopo di che ho chiesto di venire a Milano”.
Per quale motivo proprio Milano?
“Per diverse ragioni. Innanzitutto come ticinese sono legato ad un mondo italiano, alla
mia cultura. Purtroppo con il nostro lavoro si è sempre in altre regioni ed è bello potersi
avvicinare in un certo qual modo alla tua regione naturale. Inoltre mi si offriva un’ottima
possibilità, un ottimo sbocco professionale. Il mio è un lavoro molto impegnativo ma
anche estremamente interessante.”
INTERVISTA AD UN IMPIEGATO DEL CCS
Ci parli degli emigrati svizzeri a Milano.
“Molti degli svizzeri che sono venuti a Milano ed in Italia in generale si sono sposati con
delle ragazze italiane; infatti è raro che uno svizzero abbia conosciuto qui una svizzera.
Questi svizzeri, che oggi hanno 70-80 anni, hanno avuto dei figli. Qualcuno di questi
ultimi è rientrato in Svizzera, anche se per chi torna al suo paese di origine non è facile
adattarsi allo stile di vita svizzero, soprattutto per chi ha vissuto tutta una vita a Milano e
poi torna in un paesino in Ticino. Anche perché, magari, qualche amico a Milano ancora
ce l’ha ma nel suo paesino d’origine, dove i suoi compagni delle elementari non ci sono
più, o sono tutti morti oppure sono in giro per la Svizzera o per il mondo, si ritrova solo.
Da un punto di vista psicologico è un grande smacco per chi torna al paese d’origine:
credendo di tornare a casa sua, in realtà si trova solo in un paese che non gli
appartiene più.
Inoltre, ma non è in assoluto, molti svizzeri che tornano in Svizzera dopo un anno o due
muoiono. In primo luogo perché ritornano di là dal confine che hanno già 70-80 anni. E
poi perché si trovano in un ambiente estraneo, dove non hanno amicizie: il loro giro
solito non ce l’hanno più, le abitudini che avevano a Milano neppure e questo fa sì che
magari si deprimono psicologicamente.
Questa componente di solitudine, di non reinserimento nel posto dove andavano a
vivere bene non gli ha fatto.
Durante la guerra quelli che vengono chiamati alleati hanno seminato di bombe il cielo
di Milano e anche la sede della Società Svizzera è andata a fuoco: l’arredamento, i
vecchi documenti, è andato tutto in fumo.
Abbiamo avuto sicuramente un buon numero di figli di donne svizzere sposate con
italiani e che avendo ereditato la cittadinanza svizzera si sono fatti nostri soci, e devo
dire che alcuni si sono fatti una buona posizione. Oggi abbiamo una sezione di giovani
che sono quasi tutti binazionali, mentre quando ero giovane io, vale a dire settanta anni
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fa, o si era svizzeri o si era italiani, pur vivendo a Milano. Adesso invece c’è anche una
ragione: se uno ha la cittadinanza anche italiana è europeo e perciò può andare a
lavorare in tutta Europa senza problemi, se invece fosse svizzero tutto ciò si
complicherebbe un po’.
Quindi, ad esempio, fino a qualche anno fa un medico sì poteva fare il medico, ma non
poteva andare a lavorare in un ospedale pubblico, l’avvocato non poteva iscriversi
all’ordine degli avvocati, l’ingegnere non poteva iscriversi all’ordine degli ingegneri, solo
i ticinesi potevano iscriversi perché per una legge del 1800 circa i ticinesi sono
considerati italiani non appartenenti al regno d’Italia e godevano di tutti i diritti.”
Oggi è possibile fare quello che gli svizzeri hanno fatto in passato, cioè prendere
tutto e venire qui a Milano?
“È cambiato il modo di vivere. Una volta la gente era disposta a rischiare di più o forse
doveva rischiare di più perché è vero che la Svizzera adesso è ancora una nazione
ricca, ma negli anni 1910-1920 era povera, e oggi nessuno se lo ricorda più.
Perciò c’è stata un’emigrazione dalla Svizzera di molti giovani che andavano all’estero a
cercare lavoro: alcuni riuscivano a piazzarsi e poi la voglia di lavorare a quel tempo ce
l’avevano, le lingue le conoscevano, molti hanno fatto carriera. Sono venuti anche figli o
parenti di industriali che avevano delle tessiture in Svizzera per utilizzare i parecchi
fiumi del Nord Italia non sfruttati per la produzione di energia elettrica. E allora questi
svizzeri sono venuti, hanno messo delle filande vicino ai corsi d’acqua, producevano
energia e facevano andare gli impianti di tessitura e filatura; i primi che mi vengono in
mente sono i Legner, che sono venuti nella Bergamasca e hanno aperto un grosso
stabilimento tessile e purtroppo, che io sappia, nessuno non ha più continuato questa
attività, questa realtà è sparita.
Ce da dire che molte di queste famiglie che sono scese nel 1800 e hanno avuto
sicuramente grossi successi e sono diventati grandi industriali, dovuto forse anche al
fatto che la loro attività era nei settori tessile o delle fornaci, cioè delle attività che poi
non hanno avuto più sviluppo, il mercato si è impoverito e le famiglie pure.
Oggi una famiglia importante è quella degli Hoepli, che però sono nel campo
dell’editoria, e allora c’è tutta la storia del fondatore, Ulrico Hoepli, che è venuto a
Milano senza famiglia e che poi ha ceduto la sua attività al fratello, dove quest’ultimo
aveva dei figli e la ceduta a loro.”
IL CENTRO CULTURALE SVIZZERO
È la costruzione più grande che la Confederazione possiede al di fuori del suo territorio.
Fino alla Seconda Guerra Mondiale, considerata la notevole altezza del suo grattacielo,
il Centro Culturale Svizzero era il più vasto edificio della città.
Il Consolato Generale di Svizzera: il circondario consolare di Milano copre le
province delle regioni dell’Italia Settentrionale, escluse il Piemonte, la Liguria e la
Valle d’Aosta che sono sotto il circondario consolare di Genova. Le province per le
varie regioni sono:
Lombardia: Como (CO), Varese (VA), Milano (MI), Bergamo (BG), Brescia (BS),
Pavia (PV), Lodi (LO), Sondrio (SO), Mantova (MN), Cremona (CR), Lecco (LC).
Veneto: Vicenza (VI), Verona (VR), Padova (PD), Venezia (VE), Belluno (BL),
Rovigo (RO), Treviso (TV).
Trentino-Alto Adige: Trento (TN), Bolzano (BZ).
Friuli Venezia Giulia: Gorizia (GO), Pordenone (PN), Trieste (TS), Udine (UD).
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Emilia-Romagna: Bologna (BO), Piacenza (PC), Parma (PR), Modena (MO),
Reggio Emilia (RE), Forlì-Cesena (FC), Ravenna (RA), Ferrara (FE).
Presso il Consolato Svizzero di Milano sono registrate 22'823 persone (70% con
doppia cittadinanza) di cui 7'520 residenti nella provincia di Milano.
Marco Cameroni, Console Generale di Svizzera a Milano
STORIA DEL CENTRO CULTURALE SVIZZERO
Fin dall’inizio del 1900 gli Svizzeri di Milano hanno sempre avuto chiaro il concetto che
la Comunità Svizzera residente in questa città avrebbe dovuto avere una propria sede.
Fu così che il 18 aprile del 1913 un gruppo di Svizzeri di buona volontà costituì una
Società anonima denominata “Società per la sede dello Schweizer Verein” avente per
l’appunto lo scopo di “procurare una conveniente Sede allo Schweizer Verein (Circolo
Svizzero)”.
Costruzione della torre attorno al 1951
Non è dato sapere cosa successe della “Società per la Sede dello Schweizer Verein”
dal 1913 alla data della Seconda Guerra mondiale. Si sa solo che questa Società
procedette all’acquisto di un immobile a Milano, in Via Disciplini.
Vale la pena di ricordare per curiosità che la scelta di Via Disciplini non fu inizialmente
gradita dagli Svizzeri di Milano perché, proprio di fronte a questa via, si trovava una
notissima casa di piacere milanese. Ma i pregiudizi furono presto vinti e lo “Schweizer
Verein” ebbe finalmente la sua prima sede. In data 14 febbraio1943 nel corso di un
terribile bombardamento su Milano, l’edificio di Via Disciplini fu completamente distrutto.
Lo “Schweizer Verein” si trasferì provvisoriamente in due locali in Via Gesù 8, in casa
Bonomi.
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Alla fine del conflitto (1946), gli Svizzeri di Milano decisero che lo “Schweizer Verein”
doveva immancabilmente avere una nuova degna sede: reperirono all’uopo un terreno
in Piazza Cavour, sul quale prima si erigeva l’antico e famoso albergo Cavour. Una
speciale Commissione di Svizzeri di Milano (composta, fra l’altro, da Carlo Maumary,
Adolfo Tschudi, Teofilo Spiegelberg ed Erwin Wolf), prese contatto con
l’Amministrazione federale a Berna e propose alla Confederazione di comprare il
terreno dell’Albergo Cavour e di costruirvi un edificio destinato a contenere anche la
nuova Sede dello “Schweizer Verein”. Fu così possibile realizzare quello splendido
edificio che si trova ora all’angolo fra la via del Vecchio Politecnico e la via Palestro.
L’incarico di costruire il nuovo edificio (che allora era considerato un vero e proprio
grattacielo), fu affidato agli architetti Armin Meili e Giovanni Romano.
La posa della prima pietra avvenne il 6 novembre 1949 e fu consacrata da una
pergamena di cui si riporta il letterale contenuto:
Nell’autunno del 1951 fu inaugurata con l’intervento del ministro Enrico Celio la
cosiddetta “Casa Bassa”, sede della Società Svizzera, del Consolato generale, della
Camera di Commercio, dell’Ufficio Nazionale del Turismo e di un gruppo industriale
svizzero; nel 1952 seguì l’inaugurazione della “Torre”, avvenimento che suscitò la
curiosità della popolazione milanese.
La manutenzione degli edifici venne affidata all’Ufficio delle Costruzioni Federali di
Berna. Nel corso degli anni sono stati effettuati numerosi interventi di ristrutturazione
per migliorare la tecnologia degli impianti e l’utilizzazione degli spazi. Oggi il Centro
Svizzero di Milano dispone di circa 15.000 mq, suddivisi sui due edifici rispettivamente
di 5 e 21 piani.
Come arrivarci
Il Centro Culturale Svizzero
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LA SOCIETÀ SVIZZERA DI MILANO
La Società Svizzera di Milano ebbe inizio nel 1869 quando, una ventina di giovani
svizzeri residenti a Milano si ritrovarono in un ristorante per discutere la possibilità di
fondare un’associazione.
Questa associazione in origine aveva il compito di coltivare il canto di canzoni
patriottiche.
1870-71
i membri di questo club organizzarono un concerto nel teatro Gustavo
Modena, grazie al quale affluirono oltre al denaro anche numerosi membri.
Oltre che al canto furono inserite nuove attività, quali la scherma e la
ginnastica.
1882
grazie all’apertura della galleria ferroviaria del San Gottardo, l’affluenza di
cittadini svizzeri a Milano aumentò, di conseguenza aumentarono anche
membri di questa società.
1883
Il 15 dicembre, con la revisione degli statuti, nacque la vera e propria
Società Svizzera di Milano (Schweizer Verein in Mailand), che all’epoca
contava circa 70 membri. Il primo presidente fu Teofilo Naef.
1885
Ulrico Hoepli succede a Teofilo Naef alla presidenza.
1886
Grazie al nuovo Presidente Urico Hoepli la Società Svizzera di Milano
ebbe la prima sede in Via Silvio Pellico 6 con un affitto annuo di 1000 lire.
1887
furono create una biblioteca e una sala lettura, inoltre furono organizzate
delle lezioni di italiano, francese e inglese.
1889
fu istituita anche la sezione dei tiratori.
1898
fu istituita la sezione dei birillisti. I cantori parteciparono ad un congresso
canoro a Chiasso, i ginnasti ad una competizione a Sciaffusa e i tiratori
alla festa del tiro a La Chaux-de-Fonds. In questo modo fecero sapere in
patria che la Società Svizzera di Milano era in pieno sviluppo.
1906
con l’apertura della linea ferroviaria del Sempione e l’esposizione
internazionale della città di Milano, giunsero nella capitale lombarda, ospiti
della Società Svizzera di Milano, il presidente della Confederazione Luigi
Farrer accompagnato da quasi tutto il Consiglio federale e molti
rappresentanti delle due Camere federali.
A quel momento i membri di questa società erano 279 di cui 68 tiratori e
43 cantori.
1907
il miglioramento dei locali e delle attività portarono sempre più membri.
Oltre alle attività abituali la Società sosteneva i propri concittadini sia in
caso di difficoltà personali che collettive, provocate da catastrofi naturali.
1909
La Società Svizzera di Milano festeggia a Lugano il 25° anniversario di
fondazione con la presenza di autorità svizzere in Italia ticinesi e illustri
personaggi dell’epoca.
Si decide di avere una sede propria, e grazie alle donazioni di soci e non il
progetto si realizza nel 1913.
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LA SCUOLA SVIZZERA DI MILANO
Fondata nel 1919, la Scuola Svizzera di Milano è una delle 16 scuole svizzere
all’estero.
Sottoposta alla sorveglianza del Dipartimento Federale degli Interni di Berna, essa è
legalmente riconosciuta anche dalle autorità italiane. Aconfessionale e politicamente
neutrale, non persegue fini di lucro ed è retta dall’Associazione Scuola Svizzera di
Milano.
Tra le scuole private milanesi essa vanta un’antica tradizione e gode da sempre ottima
fama.
È frequentata da circa 350 allievi di tutte le nazionalità ed è luogo di cultura e di incontro
per giovani di diverse tradizioni linguistiche e culturali, in particolare quella svizzera e
quella italiana.
Anni di esperienze didattiche avanzate, affidate ad insegnanti madrelingua, ne fanno un
modello originale di “scuola bilingue” (tedesco e italiano) e di scuola per
l’apprendimento precoce delle lingue straniere moderne.
Il controllo pedagogico e didattico è compito del Canton Grigioni.
Le principali finalità della scuola si rifanno alla migliore tradizione pedagogica e mirano,
nel rispetto delle diverse personalità, a formare individui autonomi e responsabili,
preparati ad affrontare le esigenze di un mondo in rapida trasformazione.
Nel corso del ciclo completo di 12 anni gli studenti si preparano a sostenere l’esame di
Maturità Federale che permetterà loro di frequentare sia le università svizzere sia quelle
italiane ed europee.
L’ambiente familiare e sereno favorisce i contatti tra gli studenti delle diverse classi e il
senso d’appartenenza alla comunità, consente agli insegnanti di seguire
individualmente gli allievi nel loro processo d’apprendimento e di crescita in un costante
dialogo con i genitori.
La scuola offre il servizio di dopo asilo e doposcuola, corsi extra scolastici per allievi e
genitori e una mensa con cucina interna.
GLI HOEPLI: LA GENERAZIONE DEGLI EDITORI
Premettiamo che abbiamo avuto abbastanza difficoltà nell’identificare i componenti di
questa famiglia, questo perché ci sono almeno tre generazioni di nome Ulrico.
Abbiamo deciso di soffermarci sul padre dell’Ulrico che è in vita tutt’oggi, poiché
pensiamo sia il personaggio più importante:
Di origine svizzera, Ulrico Hoepli era nato a Milano nel 1906 ed era il pronipote del
fondatore della casa editrice. Seppe, nel corso del secolo scorso, mantenere lo spirito
del bisnonno, suo omonimo, che iniziò l'attività tipografica più di 150 anni fa.
Entrato in casa editrice nel 1930 mantenne costante l'impegno di essere l'editore di
punta di "Manuali" delle più diverse discipline in cui alla precisione scientifica veniva
unita una forte valenza divulgativa.
Tra il 1942 e il 1943 sia la casa editrice che la libreria vennero bombardati e Ulrico,
insieme al padre e al fratello, fu impegnato nella ricostruzione dell'intera attività
familiare: la sede della casa editrice e della libreria (progettata dagli architetti Figini e
Pollini) è dal 1958 in via Hoepli 5, nella via cioè che con il suo stesso nome rende un
omaggio alla famiglia di questi editori.
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L’emigrazione svizzera a Milano
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Era Presidente onorario della casa editrice che vede al suo vertice il figlio Ulrico Carlo e
attivi nella direzione i nipoti, la quinta generazione di Hoepli, così da rimanere, nel
panorama editoriale italiano ed europeo, una delle poche case editrici indipendenti.
Nel dicembre del 1870, Ulrico Hoepli giunse a Milano nel periodo in cui la grande
tradizione dell’arte e la stampa italiana erano in declino. All’inizio del Risorgimento
Italiano però, per cause di natura e di ordine politico, la casa editrice ebbe un grande
successo grazie alla vitalità feconda di Milano e allo scemare della concorrenza. Non
possiamo seguire analiticamente l’ascesa della casa editrice Ulrico Hoepli verso i vertici
che doveva raggiungere nel ciclo di alcuni decenni: oltre settantamila opere pubblicate.
Ma il 1875 segnò una data basilare nell’attività di Ulrico Hoepli che dopo qualche
incertezza e indecisione non tardò a segnare alla propria casa editrice un programma:
far diventare l’Italia una nazione moderna.
L’attività editoriale si è sviluppata fin dall’origine con particolare attenzione al settore
tecnico e scientifico.
Ulrico Hoepli, fondatore dell’omonima
casa editrice e libreria
Attualmente opera nell’area della manualistica, dell’editoria scolastica, universitaria e
professionale, dell’informatica, dei codici e dei dizionari.
La Libreria Internazionale Hoepli conta oggi sei piani. Visitandola nella sua realtà fisica,
oppure navigandola virtualmente, si trova un assortimento di oltre 150'000 titoli, italiani
e stranieri, relativi alle più svariate discipline: dalle scienze dell’architettura, dall’arte alla
grafica e alla fotografia, dal giuridico all’economia e all’informatica, dalla letteratura ai
vari settori della saggistica, dalla medicina ai libri per ragazzi, senza trascurare lo sport,
la cucina, il turismo e i libri antichi.
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LA SALUMERIA PECK
In Internet abbiamo trovato pure delle notizie riguardanti la “salumeria Peck”, abbiamo
deciso di parlare anche di questo poiché è un centro abbastanza conosciuto, che si
trova a Milano e che è stato fondato da uno svizzero (Francesco Peck).
Nel corso degli anni e delle varie gestioni dei negozi Peck ha mantenuto e consolidato
una tradizione di eccellenza nei prodotti di alta qualità, specializzandosi non solo sui
salumi ma anche sui formaggi e sui vini. Il risultato finale di questo percorso è oggi
testimoniato da un negozio su tre piani in Via Spadari, che si estende su oltre 1.300
metri quadrati destinati alla vendita, e oltre 2.600 destinati a cucine, laboratori, celle
frigorifere, cantine e uffici, per un totale di 140 dipendenti di cui il 50% impegnato nella
vendita e l’altra metà nella produzione e nei servizi.
Da queste basi l’azienda Peck, in partnership con Grapes e-vision, ha creato
nell’autunno del 1999 il sito Internet www.peck.it, perseguendo l’obiettivo di costituire un
portale di raffinata enogastronomia online con vendita diretta in tutto il mondo. Gli
ambiziosi obiettivi di qualità, assortimento della gamma offerta e disponibilità di prodotti
difficilmente reperibili, sono stati raggiunti grazie all’esperienza maturata dal personale
in tutti questi anni di lavoro al bancone della salumeria. È stata proprio questa
"shopping experience" a rafforzare il vantaggio competitivo di Peck.it, vale a dire la
semplicità (leggibilità dell’assortimento, intuitività dell’acquisto, rapidità della
navigazione), la sicurezza (nei pagamenti, nelle spedizioni affidabili e sempre nel
rispetto della privacy) e il servizio (grazie a dei contatti "umani", alle informazioni e ai
suggerimenti che il personale è in grado di fornire e alla continua personalizzazione del
negozio virtuale).
C. Cassina – R. Ferrari – D. Grassi – D. Albisetti
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L’emigrazione svizzera a Milano
Corso Interdisciplinare -I flussi migratori-
CONCLUSIONE
Gli obiettivi da noi pre-fissati sono stati raggiunti, anche se il materiale riguardante
quest’avvenimento è piuttosto scarso. Questo perché non è stata un’emigrazione
importante come possono esserlo quelle oltre oceano oppure all’interno della stessa
Europa, come quella dalle nazioni della Ex-Yugoslavia o dagli altri paesi dell’Est
europeo.
Ci siamo informati presso le biblioteche cantonali di Mendrisio e Bellinzona, l’archivio
cantonale di Bellinzona. Nel secondo semestre abbiamo avuto la possibilità di andare a
Milano per approfondire l’argomento ponendo delle domande al Console di Svizzera
Marzio Tartini e al Direttore del Centro Culturale Svizzero, Domenico Lucchini.
Con questo progetto abbiamo avuto modo di approfondire questo periodo, non così
noto come altri, della storia svizzera. Un fenomeno, quello dell’emigrazione svizzera a
Milano, di cui, purtroppo, non s’è parlato nel corso delle lezioni di storia.
CONSIDERAZIONI PERSONALI
Deborah Grassi
“Rileggendo il lavoro completato devo dire che le soddisfazioni sono state tante, oltre
che essere stato un lavoro interessante, è stato anche divertente lavorare in gruppo e
cercare di risolvere tutte le domande che ci eravamo posti all’inizio. Non è stato
semplice poiché i documenti a disposizione erano veramente pochi, ma tra la gita a
Milano e le varie biblioteche, ritengo comunque che i risultati siano buoni.”
Riccardo Ferrari
“Penso che sia stato un lavoro più che utile, in quanto ha sicuramente messo in risalto
le mie capacità di reperire informazioni su un dato argomento e, soprattutto, sintetizzare
con spiegazioni convincenti e trarne considerazioni.”
Davide Albisetti
“Ritengo che questo lavoro sia stato molto interessante, ho scoperto cose riguardanti il
nostro paese che non conoscevo… è stato utile anche aver la possibilità di lavorar in
gruppo discutendo delle proprie idee.”
Claudio Cassina
“Questa ricerca mi ha permesso di soddisfare la mia curiosità iniziale per quale motivo
molti svizzeri si sono recati in Italia all’inizio del XX secolo. Sono rimasto stupito delle
molteplici strade che una ricerca può aprire.”
C. Cassina – R. Ferrari – D. Grassi – D. Albisetti
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L’emigrazione svizzera a Milano
Corso Interdisciplinare -I flussi migratori-
BIBLIOGRAFIA E INDIRIZZI INTERNET
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Libri:
- AAVV, Svizzeri a Milano, 1919-1939, a cura della camera di commercio
svizzera in Italia, Milano.
- Svizzeri in Italia,1848-1972, G. BONNANT, H. SCHUETZ, E. STEFFEN, a
cura della camera di commercio svizzera in Italia, Milano, 1972.
Siti:
- http://www.centrosvizzero.com/storia
in questo sito si trovano le informazioni riguardanti il centro culturale
Svizzero e la sua storia.
- http://www.alice.it/news/primo/hoepliulrico_scomparsa.htm
La vita di Ulrico Hoepli con la relativa storia della fondazione della libreria.
- http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,189937,00.html
- http://www.pubit.it/sunti/psi0101i.html
- http://www.peck.it
in questi ultimi due siti è possibile trovare tutto ciò che concerne la storia
della salumeria Peck ed informazioni relative all’enogastronomia online.
C. Cassina – R. Ferrari – D. Grassi – D. Albisetti
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