Paola Puzzo Sagrado

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Paola Puzzo Sagrado
Paola Puzzo Sagrado
Da Il diavolo piange (2007):
Aspettando il re di denari
Nuda. Sulla tua camicia bianca
in quiete riposo
e dirti non so.
Ma tu parlami ancora.
Della vita in generale
e che hai deciso di partire.
Ma lasciami qui
con un vestito di sole
ed il sorriso del mare.
E non mi dire amore.
Perché l’amore non si può mai dire
o ci sarebbe troppo da inventare.
Paola Puzzo Sagrado
Ma lasciami qui
aspettando il re di denari
con il silenzio nel cuore.
1
La terza luna
Guancia su una nuvola,
la luna s’è assopita.
Una sua gemella
risplende sulla finestra.
Due lune stanotte
favolose, tutte per me.
Paola Puzzo Sagrado
Ma se ne specchia una terza,
su una piccola lacrima.
2
La forgia (parabola del fabbro)
Tra fuoco e sudore, d’improvviso
nel cielo freddo del suo animo
il cuore esplose in un tramonto violento.
E alla novena del sabato le giurò “Ti amo”.
Lo sguardo di lei, puro, fece scempio del suo orgoglio:
“Chi mai vide un’aquila, taccia della fierezza”.
Per sette giorni e sette notti
il figlio del fabbro vagò per i campi
si nutrì di piccole pere e di fichi
dormì nei fortini, resti anneriti dell’ultima guerra.
E all’alba osservò in silenzio l’origine del sole,
per ore rimase immerso nel ronzio febbrile degli insetti
a contemplare il mare caldo di spighe
e non distolse lo sguardo dal fiume
finché dall’oscuro fondo pietroso non vide emergere la luna.
Paola Puzzo Sagrado
Tornò a lei dopo la messa di domenica.
E disse solo “Giuro che è vero, com’è vero che esiste Dio”.
Lei gli devastò i sensi, sfiorandolo sulla guancia coi petali delle sue labbra.
Rimasto solo, si accorse che gli ulivi tutt’intorno lo deridevano:
già sapevano che ella avrebbe sposato il figlio di un ricco massaro.
3
Che dirci
quando tutto già è detto
e neanche una parola
ha risparmiato l’ipocrisia.
Meglio bere
ancora un po’ di vino
e restare a guardar fuori
le enormi nuvole notturne
trascorrere sul cielo settembrino.
Un olivo
improvvisamente divenuto d’argento
prese a danzare per la luna attediata.
Defilatisi dal coro
ormai quasi tutti i grilli
se ne udiva ancora il brusio tenace
raramente interrotto dal silenzio.
Com’ero grata a quelli rimasti!
Nel salone
assediata dagli invitati
abbandonata dal belletto
disfatta ed imbolsita
la sposa
sorretta solo dall’impalco
del pingue abito decorato
si impigliava
e soccorsa dalle suocere
porgeva saluti a tutti
con gesto nervoso.
Nella ressa di cravatte allentate
monelli indisciplinati
e femmine claudicanti
appariva a tratti,
poco convinto, impacciato
e da lei malamente dardeggiato,
il viso slavato del consorte.
La vera nuziale brillava
prepotentemente al suo dito.
Finalmente è ora di andare,
ma non può finire così un amore.
A distribuire gli ultimi fiori
tra camerieri che devono rassettare.
Non può fermarsi qui, già esausto,
quello stesso amore che doveva condurci lontano.
Chissà poi dove.
(Mi scuserete se vi lascio senza salutare).
Paola Puzzo Sagrado
Il matrimonio
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Se tu…
Non preoccuparti:
il tuo cuore è integro.
Ma senza aperture.
Dentro ci sono terre selvagge
boschi e radure, colli, ruscelli,
almeno tre dei sette mari, barche, vascelli
e scogli e uccelli, tanti, a coprire le spiagge.
Persino deserti. Dune e dune di silenzi.
Stelle spezzate. Ricordi cui non pensi.
Ci sono le parole che credi di aver detto
e certe donne snelle cui non somiglio affatto.
Ma io so poco o niente
e se conosco è perché ho spiato
senza fiato né ritegno, a luci spente
da certi spiragli nei tuoi occhi bui.
Luna, luna bruna
perché non mi hai baciata?
Se l’avessi fatto
avrei cancellato quei ricordi
e non saresti scivolata nel lago.
Se l’avessi fatto,
luna di miele scuro!
La mia onda viva e calda
ti avrebbe acceso i neuroni
e le acque nere del lago
non avrebbero giocato
con le tue labbra assenti.
Paola Puzzo Sagrado
Tenue luna,
che mai guardi negli occhi chi ti ama
sorridi, ché forse la prendiamo troppo seria
questa vita che va, questa vita puttana.
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Da Cerchi egocentrici (2012)
MSN
Dire il tuo nome
è cedere a un declivio dolce di vocali
imporre alle labbra un broncio
o un bacio.
Buffo
trovarsi qui, non sapere
come si tratta un vero pirata
e mentre scambiarsi
bytes, morsi d’anima
carne di poesia.
Per sbaglio mando un trillo
sorrido, anzi rido
posto una faccina
(scrivo)
Un pirata si tratta con rispetto.
Sì, ascolta i tuoi bambini
dicono versi memorabili:
non ho figli né memoria, io.
Sono morta da poco.
(copincollo)
Il mio cuore è una poltiglia
di sangue rappreso,
una di quelle colombe
sbadate, ingorde o temerarie
schiacciate sull'asfalto
dalla ruota sbrigativa della vita
un grumo misero
di sangue e piume
senza ricordo d’amore
giusto di un ultimo battito
un’eco di volo
un tepore di nido
un senso d’alba
Paola Puzzo Sagrado
né di paura
6
di ritorno
...
(condivido una foto)
L’affetto è la pena
di non provare amore.
Sii devoto ai miei occhi,
ma poi insulta il mio biancore
in dialetto, con mani ruvide
su una spiaggia mentale deserta.
E’ solo un gioco.
Lo sai tu, lo so io:
l’insolito destino
ci ha già travolto
e lasciato senza perdono
senza pensione
né lotta di classe.
Stai rispondendo qualcosa...
(attendo)
Paola Puzzo Sagrado
ferme sulla tastiera
guardo le mie mani
senza sogno d’ali.
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FB
Dove sei? Ti cerco in stream
| si apre il dolore a finestre
un eldorado di solitudine.
Atti pubblici in luoghi osceni
il mondo lanciato sull’altalena del senno
| spiazzato sulla morte
e ciò che ne consegue.
Un uso criminale della prospettiva
frega l’occhio
| che si ostina su un’asimmetria
la mente si confonde risalendo
all’imprecisato momento in cui
si diventa ignoranti alla legge
si calcola il rischio
si assume la colpa in percentuali
si mutua l’orrore
| per pagarlo in comode rate
Resistere per informare.
Un calendario perpetuo di vittime
| scorre inerme accanto all’avatar
del mio stupido, stupido volto
fatto per sorridere.
Dove sei? Dì “amore, amore, pace”
portami all’irrealtà
almeno tu…
| ma tutto è fermo
Chiudo.
Paola Puzzo Sagrado
Il caos è equo,
la notte vive senza inconsci.
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