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INDICE
PREFAZIONE ....................................................................................... 1
INTRODUZIONE .................................................................................. 4
PROLOGO ........................................................................................... 5
La famiglia di Don Miguel............................................................... 5
IL PIBE DI BARRACAS ............................................................................
Lo Stopita .........................................................................................
Unidos y Vinceremos .......................................................................
Si va a Flores.....................................................................................
Iman e Los Cardales .........................................................................
L'amico di papà ................................................................................
Il grande giorno ................................................................................
LA MAQUINA ........................................................................................
Frente a San Lorenzo .......................................................................
Il richiamo del Globo ........................................................................
All'angolo di Calle Directorio............................................................
La Saeta Rubia ..................................................................................
Il Sudamericano del pueblo .............................................................
Un fulmine col Litoral .......................................................................
La Huelga ..........................................................................................
Omaggio al Grande Torino ...............................................................
Addio ai Millonarios .........................................................................
EL BALLET AZUL ....................................................................................
Nasce La Dimayor.............................................................................
El Dorado..........................................................................................
Al Teusaquillo ...................................................................................
La victoria a Millonarios ...................................................................
Cinco y baile .....................................................................................
Botin de Oro .....................................................................................
Bodas de Oro....................................................................................
Mate con il che.................................................................................
LA SPAGNA NEL DESTINO.....................................................................
Braccio di ferro .................................................................................
La prima volta in bianco ...................................................................
Un digiuno lungo vent'anni ..............................................................
Diavolo d'un Juan Arza .....................................................................
Un principe impertinente.................................................................
Il Real concede il bis .........................................................................
Nom c'è due senza tre .....................................................................
L'Innominato ....................................................................................
Fuochi d'artificio a Glasgow .............................................................
La Saeta conquista il mondo ............................................................
Questione di colori ...........................................................................
Una pubblicità imbarazzante ...........................................................
Relax al Potomac ..............................................................................
Arrivederci Madrid ...........................................................................
EPILOGO ...............................................................................................
POST SCRIPTUM ...................................................................................
BIBLIOGRAFIA
RINGRAZIAMENTI.................................................................................
INDICE ................................................................................................ 1
CATALOGO URBONE PUBLISHING........................................................
PREFAZIONE
Riguardo qualche vecchio video del mito calcistico dello scorso millennio, Alfredo Di Stefano, il
calciatore che fu chiamato a perpetuare la speranza laica di ogni maledetta (o benedetta) domenica
ispanica, e mi accorgo che sul manto verde non correva, pattinava. L'Orgasmo del Calcio, Poesia in
Movimento, Il Gol Totale, Un Calciatore Venuto da Marte, Il Gol Galattico, Extraterrestre, L'Amplesso
del Gol, Il Dribbling infinito, Cinquanta Sfumature verso la linea di porta, Il Gol di un Altro Pianeta.
Non si potrebbe esaurire mai la lista di epiteti e di panegirici dedicati all'idolo (di tutti i tempi) della
genialità
applicata
alla
sfera
di
cuoio.
Mi pongo a questo punto una domanda: Alfredo Di Stefano è stato realtà o desiderio? La sempre più
composita e arricchita industria del calcio, fin dai suoi albori permeati di romanticismo, ha avuto
bisogno di punti di riferimento mitologici che la aiutassero a crescere e a consolidarsi. Pelé, Cruyff,
Maradona, Best, Zico o Platini, e appunto Di Stefano, hanno riempito decenni e sono ormai leggende,
ma ogni industria ha bisogno di rinnovare i propri feticci. La Fifa oggi ha scelto Cristiano Ronaldo e
Leo Messi come divinità minori eredi di don Alfredo, capaci di officiare nella religione del calcio. Su
corpi poderosi (Ronaldo) e agili (Leo) plasmati dall'ingegneria genetica, grava il peso di una delle
scarse possibilità di assoluto che ci siano rimaste, e se qualche difensore assassino se ne sta al suo
posto, avremo ancora Palloni d'Oro a staffetta per i prossimi dieci anni.
Don Alfredo era un'altra cosa. Godeva di condizioni fisiche inusuali che gli consentirono anche in
piena overdose anagrafica l'aplomb di un corpo ben fornito, difficile da ostacolare e abbattere e
un'agilità da ballerino di tip-tap. Virtù fisiche unite a quella tecnica che certi bambini dei barrios
acquistano con innata spontaneità. La Saeta Rubia è appartenuta strettamente a una squadra, il Real
Madrid, non certo, forse perché all'epoca non esisteva, alla promotion multinazionale, capace di
pagare il prezzo dell'eterna sostanza dei miti. Potremmo dubitare dell'esistenza di Cristiano Ronaldo
o di Leo Messi e arrivare alla conclusione che siano giocatori virtuali creati dalla Fifa per farci restare
fedeli a una di quelle religioni minori che compensano la morte di Dio, di Marx, del Che, di Amy
Winehouse o di David Bowie. Non potremo mai dubitare invece dell'esistenza di Di Stefano, la cui
classe ci tormenta piacevolmente, quasi quanto la bellezza di una donna. Che immagino meravigliosa
puttana che assolve in questo mondo la funzione di colei che messalinamente placa le nostalgie segrete
di ogni gladiatore del pallone.
Luigi Guelpa
INTRODUZIONE
Per il nonno era lo “Stopita”, mentre per i ragazzi del barrio, data la somiglianza fisica e tecnica con un
calciatore del River piuttosto popolare in quegli anni, era diventato il “Minellita”. Per tutti, invece,
Alfredo Di Stefano è stato semplicemente la “Saeta Rubia”, iconico apodo coniato dal brillante
giornalista Roberto Neuberger ai tempi del River Plate. Sangue italiano, francese ed irlandese nelle
vene, quella pelota, iniziata a prendere a calci tra le viuzze millenarie di Barracas, lo han ben presto
portato in alto. Cresciuto nel River della Maquina, all'ombra di un'atomica delantera di cui Pedernera
era il leader indiscusso, in quegli anni alla corte di Peucelle, Cesarini e Minella, ha temprato carattere e
forgiato stile di gioco. Nel '49, uno sciopero lo ha catapultato ai Millonarios di Bogotà, nella Colombia
dell'El Dorado. Dal Monumental al Campin. Fiumi di denaro, vita da favola, e carrattate di reti e titoli
con il Ballet Azul. Poi, nel '52, un torneo amichevole a Madrid fece scoccare la scintilla con il Vecchio
Continente: Bernabeu e Samitier ne restarono folgorati. Barcellona e Real Madrid si faranno la guerra.
Alla fine la spunteranno le Merengues: a detta degli azulgrana, aiutati da qualcuno molto in alto.
Cambierà la storia. Il Real Madrid dell'ambizioso Bernabeu, a secco di titoli da più di vent'anni (Liga),
diventerà la squadra più forte e temuta del continente e del globo. L'impatto della Saeta sull'Europa e la
Spagna sarà devastante. Con il suo stile unico ed inimitabile, Alfredo Di Stefano, todocampista e
malabarista – come lo apostroferà più tardi Malevaje in un tango a lui dedicato – a dispetto di quel
nove portato sulle spalle con nonchalance, rivoluzionerà il modo di intendere il calcio a Chamartin:
basta zapatazos, da adesso alla pelota si da del tu. Otto Liga, una Copa del Rey, ma soprattutto cinque
Coppe dei Campioni tutte d'un fiato, sulle quali la Saeta Rubia apporrà la propria inconfondibile griffe,
andando a segno in tutte e cinque le finali. Acquisirà la nazionalità spagnola e vestirà, dopo quelle di
Argentina e Colombia, anche la prestigiosa casacca delle Furie Rosse. Perseguitato dalla sfortuna, però,
dovrà rinunciare a coronare il sogno più grande, quello di disputare un Mondiale. Imprendibile,
professionista indefesso, coinvolgente come un'bandoneonista e audace come Martin Fierro, l'asso di
Barracas è stato, a detta di molti, il più grande di sempre. Con buona pace di Pelè e Maradona.
PROLOGO
La famiglia di Don Miguel
Da quando, lungo le viuzze del Caminito a La Boca, tra le casupole rosse e gialle, viola e verdi, Miguel,
figlio di un ufficiale garibaldino originario di Capri, aveva conosciuto Teresa Ciozza, genovese di
Genova, migrante come lui, i pargoli s'erano succeduti ad una velocità irragionevole. Uno sopra l'altro
s'erano sovrapposti. Erano nati Felix, Anibal, Hector, Alfredo, Luisa, Juana e Oswaldo. S'era allargata
la famiglia Di Stefano. Ma adesso le bocche da sfamare, a dispetto dei trascorsi italiani, non erano più
un problema. I soldi c'erano. E, con essi, s'era recuperata un'apparente serenità. Non che navigassero
nell'oro, i Di Stefano. Ma negli ultimi tempi s'erano pure potuti acquistare un'imbarcazione. El ciel
destino l'avevano chiamata. Non era maestosa, ma era lunga abbastanza da poterci affastellare il carico
d'una giornata particolarmente florida. Non passava giorno che Miguel stesse fuori dall'acqua. Quando
era buio come dev'essere buio quando il cielo è ancora prigioniero delle tenebre, s'alzava dal letto,
rapidamente si vestiva, infilava gli stivali e partiva per la battuta. Faceva attenzione a non sbattere la
porta, per evitare che tutti si svegliassero sentendolo uscire. Era un tipo premuroso, Miguel. Il porto
distava si e no trecento passi. Li lo aspettavano i suoi compagni d'avventura. Sorrisi, pacche sulle spalle
e un caffè bollente. Poi si gettava l'ancora. S'abbandonavano le ansie a terra e si partiva. Miguel aveva
un rapporto speciale con il fiume. Anche quando non lavorava non riusciva a separarsene.
Trascorrevano cosi i pomeriggi a La Boca, Miguel e i suoi figli. Le passeggiate sul Riachuelo erano il
suo hobby preferito. Si lasciavano fluttuare dall'acqua, mentre, accarezzati dal sole, qualche volta si
abbandonavano tra le braccia di Orfeo. Poi d'un tratto uno scossone li svegliava. Ecco, doveva essere la
Vuelta de Rocha. E no, non potevano proprio perdersi quel panorama stupendo. Allora riaprivano gli
occhi e godevano assieme a Miguel nell'osservare l'ampia sterzata del fiume. L'acqua si increspava e
loro erano contenti. In quel punto, se non c'era troppo schiumaccio, era possibile anche osservare i pesci
nuotare ad un palmo dalla superficie dell'acqua. Cosi per gioco, si inscenavano anche sfide all'ultimo
sangue, "a chi ne acchiappava di più". Sorrisi, schizzi irriverenti e indumenti madidi di acqua dolce. Ma
soprattutto tanta spensieratezza. E felicità. Poi, una volta, durante un'uscita sul Riachuelo, sulla barca
c'era Oswaldo. Forse fu per una mareggiata improvvisa, la barca si catapultò. Cadde in acqua. Oswaldo
non sapeva nuotare. Le bracciate disperate e la paura. Annegò. La felicità era evaporata tutta d'un colpo.
Vennero i funerali e la sepoltura. Le lacrime e le facce scavate dal dolore. Quella tragedia aveva
distrutto, in un amen, tutto ciò che Miguel s'era costruito in più d'un ventennio, rinunciando anche alla
terra natia. Miguel e donna Teresa non si ripresero mai completamente. Fino alla morte. I figli si fecero
grandi, svezzati dalla tragedia. Ed ognuno imboccò la propria strada. Alfredo conobbe Eulalia, e andò
a vivere a Barracas, che poi non era mica molto lontano da La Boca. Eulalia di cognome faceva Laulhè
ed era la figlia di Don Pedro e di Ines-Dick-Guilmiont, una donna dalla capigliatura rutilante che certo
non passava inosservata. D' altronde quel rosso accecante dei capelli gli era stato ereditariamente
regalato dalla famiglia. Non c'era un componente uno, compresi quelli ormai passati a miglior vita, che
non potessero esibire una scintillante criniera porporina. E questo rosso tiziano aveva irrimediabilmente
sedotto nientemeno che Don Pedro Laulhè, che prima di metter al mondo Eulalia assieme ad Ines, era
stato addirittura il sindaco di Ayacucho, un pugno di case alla periferia di Buenos Aires. Insomma, ad
essere rispettabile era rispettabile.
Alfredo ed Eulalia si trovarono subito bene assieme. I figli non si fecero attendere. Il 4 luglio del 1926
i primi vagiti del piccolo Alfredo, si lo battezzarono con lo stesso nome di suo padre, cominciarono ad
allietare la casa di via Università, li tra calle Bradsen e calle Suarez, dove i Di Stefano avevano deciso
di abitare. Era un periodo buio quello. Quattro anni più tardi il golpe Uriburu avrebbe precipitato il
paese nella Decada Infame.