Vol. 1, 1, 2010 - Salute per tutti
Transcript
Vol. 1, 1, 2010 - Salute per tutti
Vol. 1, 1, 2010 Official Journal of the International Hair Research Foundation The melanocyte subpopulations of the human skin and hair follicle Desmond J. Tobin Protected by an extraordinary privilege Fabio Rinaldi, Piero Rosati, Elisabetta Sorbellini The hair cycle: Why is hair growth cyclical? Andrea Marliani Possible cell mechanisms of action of minoxidil Elisabetta Sorbellini, Eduardo Reyes Eye-brow and eye-lashes transplant Marco Toscani, Cristiano Monaca, Maria Ida Rizzo, Nicolò Scuderi Periodico quadrimestrale - Spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa. A clinical case of folliculitis decalvans Antonio Torti, Raffaele Gianotti Scalp seborrheic dermatitis: An overview Mauro Barbareschi, Alessandra Ferla Lodigiani Photo evaluation: A useful instrument to investigate hair loss Gaetano Agostinacchio ISHRS Amsterdam 2009 Daniele Campo Vol. 1, 1, 2010 Editoriale Fabio Rinaldi 1, Paolo Piazza 2 1 Presidente International Hair Research Foundation International Hair Research Foundation 2 Vice-Presidente A cosa può servire un nuovo giornale scientifico, considerando che sono già molto numerosi, e che molti di questi hanno un livello altissimo? Ce lo siamo chiesti per tre anni durante le riunioni del direttivo della International Hair Research Foundation, e per tutto questo tempo la risposta era la stessa: forse una nuova rivista non serve, in questo momento. Poi, però, man mano che l’attività della Fondazione cresceva, che gli incontri con le tante figure professionali permettevano scambi di informazione interessanti, abbiamo capito che una rivista scientifica specifica per la tricologia poteva essere utile per cercare di riunire in un unico ambito il maggior numero di novità e di approfondimenti su un argomento così vasto, e perlopiù distribuito in modo non omogeneo su numerose riviste di vari settori (medico, dermatologico, cosmetologico, biologico, e tanti altri). Da queste considerazioni è nata Human Trichology, organo di informazione scientifica della International Hair Research Foundation. Human Trichology è un giornale che affronterà il campo tricologico sotto tutti i punti di vista, per poter riunire le diverse conoscenze scientifiche che interessano i peli e i capelli del corpo umano. Abbiamo intenzione di realizzare un giornale scientifico molto rigoroso, che si avvalga non solo della collaborazione dei ricercatori e degli esperti più autorevoli di tutte le discipline interessate in campo internazionale, ma anche di esperienze e conoscenze di qualunque professionista scientifico del settore si occupi quotidianamente del problema. Il Comitato Editoriale si è posto delle regole molto rigide per la scelta degli articoli e degli argomenti, e pensiamo di riuscire a rispettarle per poter garantire un prodotto di qualità e attendibilità scientifica , ma che allo stesso tempo possa servire in modo pratico per utilizzare le varie informazioni nell’attività professionale di ogni lettore. Ma cosa ci siamo messi in testa, di diventare come Nature? Un esempio: in questo numero compare una review sul privilegio immunologico di cui godono i capelli nel corpo umano. Argomento complesso e estremamente affascinante spesso di competenza di una èlite di ricercatori di biologia tricologica, quasi fosse un discorso totalmente inutile nella pratica medica. L’articolo si vuole considerare i meccanismi del privilegio immunologico dei capelli, cercando anche di identificare gli aspetti pratici del problema. Questo vuole essere lo scopo di Human Trichology. Contiamo di riuscirci, con la collaborazione di tutti gli specialisti del settore che vorranno aiutarci a realizzare questo lavoro. Il pianeta capelli inteso come tutto ciò che riguarda la diagnosi e la terapia del defluvium è ormai divenuto una galassia. Le nuove conoscenze soprattutto in campo immuno-biologico aprono vasti orizzonti che hanno un risvolto terapeutico: qualsiasi novità segnalata magari in un congresso, rimbalza immediatamente dai mass media al grosso pubblico. Questo può generare confusione nell’utente che del resto spesso è fuorviato da messaggi pubblicitari ingannevoli che complicano il rapporto medico/paziente. Ben venga quindi una rivista che in modo rigorosamente scientifico, concentrando e confrontando le varie esperienze dia al medico che si occupa di tricologia informazioni e conoscenze utili per l’indirizzo terapeutico del paziente. I Vol. 1, 1, 2010 Human Trichology Indice Official Journal of the International Hair Research Foundation REWIEV ARTICLES Editor Fabio Rinaldi (Italy) Editor in Chief Mauro Barbareschi (Italy) Co-Editors Francisco Jimènez Acosta (Spain) Gaetano Agostinacchio (Italy) Paola Bezzola (Italy) Daniele Campo (Italy) Vincenzo Gambino (Italy) Marcella Guarrera (Italy) Andrea Marliani (Italy) Paolo Piazza (Italy) Piero Rosati (Italy) Elisabetta Sorbellini (Italy) Piero Tesauro (Italy) Desmond Tobin (United Kingdom) Marco Toscani (Italy) Managing Editor Antonio Di Maio (Italy) IHRF Secretary Staff Alessandra Ferretti (Italy) Assunta Preite (Italy) International Hair Research Foundation Viale Bianca Maria, 19 - 20122 Milano Tel. +39 02780061 E-mail: [email protected] pag. 1 The melanocyte subpopulations of the human skin and hair follicle Desmond J. Tobin pag. 7 Protetti da un eccezionale privilegio Fabio Rinaldi, Piero Rosati, Elisabetta Sorbellini TRICHOLOGICAL BIOLOGY pag. 15 Il controllo del ciclo del capello ovvero cosa determina il ciclo? Andrea Marliani pag. 21 Possibili meccanismi d’azione cellulare del minoxidil Elisabetta Sorbellini, Eduardo Reyes ORIGINAL ARTICLE pag. 29 Il trapianto di sopracciglio e ciglia Marco Toscani, Cristiano Monaca, Maria Ida Rizzo, Nicolò Scuderi CASES REPORT pag. 33 Un ciclista con la parrucca: un particolare caso di follicolite decalvante Antonio Torti, Raffaele Gianotti pag. 35 La dermatite seborroica del cuoio capelluto: uno sguardo complessivo Mauro Barbareschi, Alessandra Ferla Lodigiani TRICHOLOGICAL EVALUATION pag. 43 Valutazione fotografica: utile strumento per il paziente che perde i capelli Gaetano Agostinacchio CULTURE pag. 46 ISHRS Amsterdam 2009: Il Gala Dinner mancato Daniele Campo Scripta Manent s.n.c. Direttore Responsabile Pietro Cazzola Direttore Generale Armando Mazzù Direttore Marketing Antonio Di Maio Consulenza Grafica Piero Merlini Impaginazione Stefania Cacciaglia Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608060 Fax 0270606917 E-mail: [email protected] www.salutepertutti.it Registrazione Tribunale di Milano n. 42 del 01/02/2010 È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie pubblicati su Human Trichology senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. III Vol. 1, 1, 2010 REVIEW Desmond J. Tobin Desmond J. Tobin Centre for Skin Sciences, School of Life Sciences, University of Bradford, Bradford, West Yorkshire, Great Britain ARTICLE The melanocyte subpopulations of the human skin and hair follicle The melanocyte subpopulations of the human skin and hair follicle Comparative Biology of Epidermal and Hair Follicle Melanocytes: The relative independence of the epidermal – and follicular – melanin units can be appreciated by the co-expression of white hair and black skin in aging Africans and conversely raven hair in white-skinned Europeans. The presence of immature melanocytes (melanoblasts) in fully-developed adult anagen hair follicles has been confirmed in situ and in vitro. Although amelanotic hair follicle melanocytes lack dopa-oxidase activity, low levels of the tyrosinase protein itself may be detected in some cells, as well as KIT and Bcl-2. The role of these amelanotic melanocytes in hair pigmentation is unclear, although it has been speculated that these cells represent a pool of “transient” melanocytes that migrate from precursor melanocyte stores in the upper outer root sheath. The Fate of Hair Follicle Melanocytes during the Hair Growth Cycle: Active pigmentation occurs only during the hair growth phase (anagen), which in human scalp hair can be very long (up to 8 years or more). This extended anagen of human scalp hair, together with its mosaic pattern of hair growth, hinders systematic analysis of melanocyte dynamics during the human hair cycle. The relatively quiescent telogen hair germ contains all cell precursors needed to reconstitute a fully developed anagen VI hair follicle. Some DCT-positive melanocytes begin to express TRP1 at this stage, especially melanocytes located close to the forming hair bulb, while melanocytes residing in the upper outer root sheath (site of the presumptive germ cell reservoir) remain TRP1-negative. By anagen IV, when the hair pigmentary unit becomes fully functional with respect to melanin synthesis, melanocytes are distributed into discrete locations throughout the hair follicle). Only melanocytes distributing to the hair follicle melanogenic zone, i.e., the hair bulb matrix above the DP, express TRP1, DCT, tyrosinase, KIT, and also Ki67 in the majority of melanocytes. DCT protein is undetectable in melanogenic melanocytes of the human scalp anagen hair bulb, though other human hair follicles may show variable expression. Melanocyte proliferation mainly ceases by anagen VI (full anagen). A long enduring enigma of both hair follicle and pigment biology concerns the fate of the hair bulb melanocytes when they become undetectable during catagen. Where do these melanocytes go during catagen and telogen? Our current view suggests that many of the so-called re-differentiating melanocytes in early anagen correspond to newly recruited immature melanocytes derived from a melanocyte reservoir and are not re-activated from pre-existing hair bulb melanocytes that were melanogenically active during the previous anagen phase. Moreover, these hair follicle melanocyte stem cells appear to have the capacity to enter vacant niches, including (via migration to) the epidermis. In any event at least a proportion of the highly melanotic (possibly terminally differentiated melanocytes) hair bulb melanocytes do not survive catagen. Aging of the Follicle Melanocytes and Hair Graying (Canities): For every decade after 30 years of age the number of pigment-producing melanocytes in exposed/unexposed epidermis decreases by 10%-20%, accounting for much of the loss of skin tone with age. It is likely that the antioxidant systems within the hair follicle melanocyte become impaired with age, leading to uncontrolled damage to the melanocyte itself from its own melanogenesis-related oxidative stress. Recent work suggests that the follicular-melanin unit of graying hair is associated with increased melanocyte apoptosis and oxidative stress. A relatively small number of melanocytes (< 100 cells per scalp anagen hair follicle) can, in a single hair growth cycle, produce sufficient melanin to intensely pigment up to 1.5 m of hair shaft. Beard and body hair is usually affected later. Key words: Hair follicle, Melanocytes, Hair growth cycle, Hair graying 1 Vol. 1, 1, 2010 Origin of cutaneous melanocytes Melanocytes of both the epidermal melanin unit and the follicular pigmentary unit derive from melanoblasts that migrate from the neural crest to the skin. Commitment and differentiation of cells to the melanocytic lineage in the neural crest are determined by several factors including, amongst others, microphthalmia-associated transcription factor (MITF), SOX10, Pax3, KIT, fibroblast growth factor2, and endothelin 3 1. Melanoblasts migrate out of the neural crest along stereotypic routes to enter the dermis of the skin. Melanogenesis occurs very early during human embryologic development and melanocytes can be detected in human skin as early as 7 weeks of gestation 2 with pigment synthesis some 5 months before birth. Some melanoblasts proliferate and differentiate into melanocytes while residing in the epidermis, while others and their progeny, so-called transit-amplifying melanocytes, leave the epidermis to distribute in the developing hair follicles as dopa (3,4-dihydroxy phenylalanine) -positive or -negative cells in the hair follicle and sebaceous gland. More than 90 loci are known to affect hair color 3; mutations in the receptor tyrosine kinase KIT and its cognate ligand SCF, and endothelin 3 and its receptor Ednrb are the most informative. biology of epidermal and hair follicle melanocytes Comparative The relative independence of the epidermal – and follicular – melanin units can be appreciated by the coexpression of white hair and black skin in aging Africans and conversely raven hair in white-skinned Europeans. This is further supported clinically, by the selective/preferential targeting of epidermal but not follicular melanocytes in most cases of vitiligo, while follicular melanocytes alone are damaged by immune-mediated pathology in acute alopecia areata 4, 5. In the fully-developed anagen human scalp, follicle melanocytes can be detected in distinct anatomic compartments with region-specific differentiation status. In the mature hair follicle, melanotic melanocytes positive for dopa oxidase are readily detectable in the basal layer of the infundibulum and around the upper dermal papilla; moderately differentiated melanocytes may also be detected in the basal layer of the sebaceous gland. However, the hair bulb is the only site of pigment production for the hair shaft, and contains both highly melanogenic melanocytes 2 and a minor subpopulation of poorly differentiated melanocytes 6, 7. Melanogenically-active melanocytes are however restricted to the upper hair bulb matrix, just below the precortical keratinocytes, a location that facilitates the transfer of melanin to the hair shaft cortex, less so to the medulla, and very rarely the hair cuticle. The presence of immature melanocytes (melanoblasts) in fully-developed adult anagen hair follicles has been confirmed in situ and in vitro 8, 9. Dopa-negative amelanotic melanocytes appear in the mid-to-lower outer root sheath, but also in the periphery of the bulb and the most proximal matrix. All the dopa-positive cells, and also some dopa-negative melanocytes of the mid outer root sheath contain (pre)melanosomes (i.e., gp100-positive) 8. Although amelanotic hair follicle melanocytes lack dopaoxidase activity, low levels of the tyrosinase protein itself may be detected in some cells, as well as KIT and Bcl-2. These melanocytes do not express the melanogenic enzymes tyrosinase-related protein-1 (TRP1) and TRP2 (dopachrome tautomerase, DCT) 8. The role of these amelanotic melanocytes in hair pigmentation is unclear, although it has been speculated that these cells represent a pool of “transient” melanocytes that migrate from precursor melanocyte stores in the upper outer root sheath 10. This multi-functionality of follicular melanocyte subpopulations is attested by their complex responses to chemotherapy 10, 11. Recent immunologic data have shown that the “follicularmelanin unit” resides in the immune-privileged proximal anagen hair bulb (c.f. 12). Melanocytes of the follicularmelanin unit are larger, more dendritic, have more extensive Golgi and rough ER, and produce larger melanosomes compared to melanocytes in the epidermal-melanin unit (c.f. 13). While melanin produced by the latter degrades almost completely in the differentiating layers of the epidermis, eumelanin granules transferred into hair cortical keratinocytes remain minimally digested; hence, the similarly pigmented proximal and distal ends of a typical hair shaft (c.f. 13). By far the most striking difference between the epidermaland follicular-melanin units, and one with significant implications for the regulation of hair pigmentation, is the observation that the activity of the hair bulb melanocyte is under tight cyclical control and that melanogenesis is coupled to the hair growth cycle (c.f. 10). Epidermal melanogenesis, by contrast, appears to be continuous 14, though this constitutive activity can be stimulated further, e.g., after exposure to UV radiation. Vol. 1, 1, 2010 of hair follicle melanocytes the hair growth cycle The fateduring located close to the forming hair bulb, while melanocytes residing in the upper outer root sheath (site of the presumptive germ cell reservoir) remain TRP1-negative. A secActive pigmentation occurs only during the hair ond subpopulation, which expresses TRP1 or DCT togethgrowth phase (anagen), which in human scalp hair can be er with KIT, begins to show proliferative activity. very long (up to 8 years or more) 15. This extended anagen Melanocytes in the DNA-synthesis or S phase of the cell of human scalp hair, together with its mosaic pattern of hair cycle have been reported as early as anagen II and signifigrowth, hinders systematic analysis of melanocyte dynamcant proliferation is clearly apparent in anagen III 17. Bulbar melanocytes during the transition from anagen III ics during the human hair cycle. However, the C57BL/6 to anagen VI increase in number, in dendricity, develop mouse strain has proven to be a very useful model for more Golgi and rough endoplasmic reticulum, increase the human hair pigmentation, with is short anagen (15-17d), size/number of their melanosomes, and begin to transfer synchronous hair growth pattern, restriction of memature melanosomes to precortical keratinocytes. By analanogenically active truncal melanocytes to hair follicles, gen IV, when the hair pigmentary unit becomes fully funcexclusively eumelanin production, and the similar linkage tional with respect to melanin synthesis, melanocytes are of murine melanogenesis with anagen 15. The relatively quiescent telogen hair germ contains all cell distributed into discrete locations throughout the hair folprecursors needed to reconstitute a fully developed anagen licle). Melanocytes localized to the murine HF bulge (site VI hair follicle. Some melanocytes/melanoblasts from the of presumptive reservoir) express only DCT, lacking TRP1, telogen secondary germ are immunohistochemically posiKIT, and Ki67 immunoreactivities. Melanocytes located in tive for DCT, and, of these, a subpopulation also expresses the elongating outer root sheath express DCT and KIT and KIT 16. During the first 1 or 2 days of anagen induction in some cases are also positive for the proliferation marker some cells begin to express tyrosinase mRNA and protein Ki67, but express little TRP1 and no tyrosinase 16. Only melanocytes distributing to the hair follicle melanogenic becomes barely detectable. Some DCT-positive melanocytes zone, i.e., the hair bulb matrix above the DP, express TRP1, begin to express TRP1 at this stage, especially melanocytes DCT, tyrosinase, KIT, and also Ki67 in the majority of melanocytes. DCT protein is undetectable in melanogenic melanocytes of the human scalp anagen hair bulb 18, though other human hair follicles may show variable expression. Melanocyte proliferation mainly ceases by anagen VI (full anagen). Both the activity and concentration of tyrosinase remain constant during mid to late anagen VI, and decrease rapidly during the anagen VI to catagen transition phase, to become undetectable or very low in catagen 15. The expression of other melanogenesis-related proteins follows a similar pattern. This physiologic decrease in follicular melanogenesis may reflect two possible mechanisms for termination of melanogenesis; namely, exhaustion of an active signaling system that stimulates melanogenesis, and/or the production of inhibitors of melanocyte activity 19. Figure 1. Even before catagen-associated structural Cartoon of pigmented and canities-affected human anagen scalp hair changes are apparent in the hair bulb, the earlifollicle, showing loss of melanization in the hair bulb and hair shaft with est signs of imminent hair follicle regression graying. Some amelanotic melanocytes can be seen in the outer root include the retraction of melanocyte dendrites sheath (ORS) and in the most proximal and peripheral hair bulb (HB). and the attenuation of melanogenesis during SB, sebaceous gland; Epi, epidermis. 3 Vol. 1, 1, 2010 late anagen VI 9, 10. Limited keratinocyte proliferation continues for a while, so the most proximal telogen hair shaft remains unpigmented – the functional relevance of which remains enigmatic. One can detect a dramatic and rapid drop in the levels of active tyrosinase beginning during late anagen VI itself, while DCT activity exhibits moderate reductions from mid to late anagen VI and is lowest during catagen. A long enduring enigma of both hair follicle and pigment biology concerns the fate of the hair bulb melanocytes when they become undetectable during catagen. Where do these melanocytes go during catagen and telogen? Where do they originate from when follicular melanogenesis is resumed during the next anagen phase? 9, 10. Until very recently, the dominant view was that the hair bulb melanocyte system is a self-perpetuating arrangement, whereby melanocytes involved in the pigmentation of one hair generation are also involved in the pigmentation of the next 17 via multiple cycles of de-differentiation followed by re-differentiation. The level of plasticity level invoked by the self-perpetuating theory would imply a degree of plasticity not seen in most non-malignant cell systems. Moreover, fully differentiated bulbar melanocytes would also need to survive/avoid the extensive apoptosis-driven regression of the hair bulb 20 by actively suppressing apoptosis. Our current view suggests that many of the so-called re-differentiating melanocytes in early anagen correspond to newly recruited immature melanocytes derived from a melanocyte reservoir 21, 10 and are not re-activated from pre-existing hair bulb melanocytes that were melanogenically active during the previous anagen phase. These melanocyte “stem” cells are located at the base of the permanent part of the hair follicle and are immature, slow cycling, self-maintaining and are fully competent to regenerate progeny at early anagen 21. Moreover, these hair follicle melanocyte stem cells appear to have the capacity to enter vacant niches, including (via migration to) the epidermis. It is possible, however, that some “new generation” melanogenically active melanocytes derive from a population of catagen-surviving melanocytes. Indeed, low numbers of apparently dendritic melanocytes can be detectable in the retreating epithelial strand of catagen hair follicles undergoing active resorption via apoptosis 11. In any event at least a proportion of the highly melanotic (possibly terminally differentiated melanocytes) hair bulb melanocytes do not survive catagen 22. Deletion of individual melanotic melanocytes by apoptosis was confirmed using well-described ultrastructural features and TUNEL/TRP-1 co-localization. 4 of the follicle melanocytes hair graying (canities) Aging and For every decade after 30 years of age the number of pigment-producing melanocytes in exposed/unexposed epidermis decreases by 10%-20% 24, accounting for much of the loss of skin tone with age. Nevertheless, epidermal melanocytes are relatively long-living cells, protected in part from reactive oxygen species (including those generated during melanogenesis) by their high expression of antiapoptotic cell survival factors, e.g., bcl-2. Hair color shows striking age-related changes, particularly in those of Eurasian origin. During puberty there is often a switch from fair “intermediate” hair to more deeply pigmented, coarser “terminal” hair during puberty. Furthermore, hair fiber heterochromia may become more apparent with age, most strikingly for scalp and beard 25. However, the most dramatic age-related change in hair pigment is the onset of hair graying or canities, which is the gradual age-dependent dilution of hair color to gray or white, also known as senile canities. The increasing longevity of human life inevitably means we will spend an increasing proportion of our lives sporting this sign of lost youth. Canities/graying first appears in our 30s, and so is unlikely to have exerted significant evolutionary selective pressure, occurring as it does after reproductive peak age. The examination of melanocyte aging has only recently been pursued with any particular vigor. Clinical observation suggests that the follicular- and epidermal-melanin units have a different “melanogenetic clock”. It has been observed that loss of melanocyte replicative potential in vitro is associated not only with increasing age of the donor but also with the melanin content of the cell. Accumulation of oxidative damage is an important determinant of the rate of cell aging, although it is unclear whether it is the primary cause of aging. It is likely that the antioxidant systems within the hair follicle melanocyte become impaired with age, leading to uncontrolled damage to the melanocyte itself from its own melanogenesis-related oxidative stress. In addition, melanin synthesis, by its very nature, produces mutagenic intermediates. Reactive oxygen species (ROS) can damage DNA (both nuclear and mitochondrial), result in the accumulation of mutations, and can induce both oxidative stress and antioxidant mechanisms. Thus, the induction of replicative senescence in melanogenic hair bulb melanocytes may be an important protective mechanism against cell transformation. The extraordinary melanogenic activity of pigmented bulbar melanocytes (up to 10 years in some scalp hair folli- Vol. 1, 1, 2010 cles) is likely to generate large amounts of ROS via the oxidation of tyrosine and dopa to melanin 22, 26. If not adequately removed, an accumulation of these ROS may generate significant oxidative stress in both the melanocyte itself and in the highly proliferative anagen hair bulb epithelium. Thus, in these circumstances, melanogenic bulbar melanocytes are perhaps best suited to assume a post-mitotic, terminally differentiated “(pre)senescence” status to prevent cell transformation. Recent work suggests that the follicular-melanin unit of graying hair is associated with increased melanocyte apoptosis and oxidative stress 27. Moreover, this study also reported that the “common” deletion in mitochondrial DNA (associated with oxidative stress) occurred more prominently in graying compared to normally pigmented hair follicles. Graying hair follicles were also less well equipped to handle an exogenous oxidative stress, which is likely to be the result of impaired antioxidant mechanisms. Specifically, gray hair follicles may show loss of methionine sulfoxide reductase activity to carry out protein repair of oxidized enzymes like tyrosinase 27. A characteristic feature of bulbar melanocytes is their extremely high melanin load and phenomenal synthetic capacity for melanin production. A relatively small number of melanocytes (< 100 cells per scalp anagen hair follicle) can, in a single hair growth cycle, produce sufficient melanin to intensely pigment up to 1.5 m of hair shaft. Moreover, they do this within the context of a melaninladen cell cytoplasm. In this way, hair bulb melanocytes are very different from melanogenically active epidermal melanocytes, which retain few fully mature melanosomes in their cytoplasm at any one time. This intrinsic ability of bulbar melanocytes to “pool” melanin internally may make them more vulnerable than epidermal melanocytes to the toxic elements of melanogenesis. On average, an individual scalp hair follicle will experience fewer than 15 melanocyte seedings from the presumptive reservoir in the outer root sheath to the hair bulb in the average fully “gray-free” life span of 35 years for Caucasians 23, 28. In any event, the onset and progression of hair graying correlates closely with chronological aging and occurs to varying degrees in all individuals, regardless of gender or race. Age of onset also appears to be genetically controlled and inheritable. Thus, the average age for Caucasians is mid-30s; for Asians, late-30s; and for Africans, mid-40s. Similarly, hair is said to gray prematurely if it occurs before the age of 20 in whites, before 25 in Asians, and before 30 in Africans. A good rule of thumb is that by 50 years of age, 50% of people have 50% gray hair. Clearly, the darker the hair, the more notice- able early graying will be. However, graying can be more extensive in dark hair before total whitening is apparent; the reverse is true for blond hair. Graying first appears usually at the temples, and spreads to the vertex and then the remainder of the scalp, affecting the occiput last. Beard and body hair is usually affected later. Graying often follows a wave that spreads slowly from the crown to the occiput. References 1. Dupin E, Le Douarin NM. Development of melanocyte precursors from the vertebrate neural crest. Oncogene 2003; 22:3016-3023 2. Holbrook KA, Vogel AM, Underwood RA, et al. Melanocytes in human embryonic and fetal skin: a review and new findings. Pigment Cell Res [Suppl] 1998; 1:6-17 3. Nakamura M, Tobin DJ, Richards-Smith B, et al. Mutant laboratory mice with abnormalities in pigmentation: annotated tables. J Dermatol Sci 2002; 28:1-33 4. Tobin DJ. Biology of hair pigmentation. In: Forslind B, Lindberg M (eds.) Skin, Hair and Nails. Structure and Function. Marcel Dekker, New York 2004; 319-364 5. Tobin DJ, Bystryn JC. Immunology of alopecia areata. In: Camacho FM, Randall VA, Price V (eds.) Hair and Hair Disorders: Research, Pathology and Management. Martin Dunitz, London 2000; 187-201 6. Tobin DJ. The ageing hair follicle pigmentary unit. In: Van Neste (ed.) Hair Science and Technology. Skinterface srl, Tournai, Belgium 2003; 155-168 7. Tobin DJ, Kauser S. Hair melanocytes as neuro-endocrine sensors – pigments for our imagination. Mol Cell Endocrinol 2005; 243:1-11 8. Horikawa T, Norris DA, Johnson TW, et al. DOPA-negative melanocytes in the outer root sheath of human hair follicles express premelanosomal antigens but not a melanosomal antigen or the melanosome associated glycoproteins tyrosinase, TRP-1, and TRP-2. J Invest Dermatol 1996; 106:28-35 9. Slominski A, Paus R, Plonka P, et al. Melanogenesis during the anagen-catagentelogen transformation of the murine hair cycle. J Invest Dermatol 1994; 102:862869 10. Tobin DJ, Slominski A, Botchkarev V, et al. The fate of hair follicle melanocytes during the hair growth cycle. J Investig Dermatol Symp Proc 1999; 4:323-332 11. Slominski A, Paus R, Plonka P, et al. Pharmacological disruption of hair follicle pigmentation by cyclophosphamide as a model for studying the melanocyte response to and recovery from cytotoxic drug damage in situ. J Invest Dermatol 1996; 106:12031211 12. Stenn KS, Paus R. Controls of hair follicle cycling. Physiol Rev 2001; 81:449-449 13. Tobin DJ, Bystryn JC. Different populations of melanocytes are present in hair follicles and epidermis. Pigment Cell Res 1996; 9:304-310 14. Slominski A, Tobin DJ, Shibahara S, et al. Melanin pigmentation in mammalian skin and its hormonal regulation. Physiol Rev 2004; 84:1155-228 15. Tobin DJ. Human hair pigmentation--biological aspects. Int J Cosmet Sci 2008; 30:233-57 16. Botchkareva NV, Khlgatian M, Longley BJ, et al. SCF/c-KIT signaling is required for cyclic regeneration of the hair pigmentation unit. FASEB J 2001; 15:645-658 5 Vol. 1, 1, 2010 17. Sugiyama S. Mode of re-differentiation and melanogenesis of melanocytes in murine hair follicle. J Ultrastructural Res 1979; 67:40-54 24. Whiteman DC, Parsons PG, Green AC. Determinants of melanocyte density in adult human skin. Arch Dermatol Res 1999; 291:511-516 18. Commo S, Gaillard O, Thibaut S, et al. Absence of TRP-2 in melanogenic melanocytes of human hair. Pigment Cell Res 2004; 17:488-497 25. Lee WS, Lee IW, Ahn SK. Diffuse heterochromia of scalp hair. J Am Acad Dermatol 1996; 35:823-825 19. Slominski A, Wortsman J, Plonka PM, et al. Hair follicle pigmentation. J Invest Dermatol 2005; 124:13-21 26. Hegedus ZL. The probable involvement of soluble and deposited melanins, their intermediates and the reactive oxygen side-products in human diseases and aging. Toxicology 2000; 145:85-101 20. Lindner G, Botchkarev VA, Botchkareva NV, et al. Analysis of apoptosis during hair follicle regression (catagen). Am J Pathol 1997; 151:1601-1617 21. Nishimura EK, Jordan SA, Oshima H, et al. Dominant role of the niche in melanocyte stem-cell fate determination. Nature 2002; 416:854-860 22. Tobin DJ, Paus R. Graying: gerontobiology of the hair follicle pigmentary unit. Exp Gerontol 2001; 36:29-54 23. Commo S, Bernard BA. Melanocyte subpopulation turnover during the human hair cycle: an immunohistochemical study. Pigment Cell Res 2000; 13:253-259 6 27. Arck PC, Overall R, Spatz K, et al. Towards a "free radical theory of graying": melanocyte apoptosis in the aging human hair follicle is an indicator of oxidative stress induced tissue damage. FASEB J 2006; 20:1567-1569 28. Wood JM, Decker H, Hartmann H, et al. Senile hair graying: H2O2-mediated oxidative stress affects human hair color by blunting methionine sulfoxide repair. FASEB J 2009; 23:2065-75. 29. Keogh EV, Walsh RJ. Rate of graying of human hair. Nature 1965; 207:877-878 Vol. 1, 1, 2010 REVIEW Fabio Rinaldi Piero Rosati Elisabetta Sorbellini ARTICLE Protetti da un eccezionale privilegio Fabio Rinaldi IHRF, Milano, Italy Protected by an extraordinary privilege If a polar bear shed all its fur, it would not survive the extreme climate conditions: Fur is extremely important for the survival of bears and many other animals. On the contrary, humans have undergone a series of adaptive genetic changes, which have resulted in a scarce amount of hair and body hair, which have lost their original functions. However, hair and body hair still enjoy an extraordinary privilege nature granted them. Only extremely important – vital – organs enjoy such a great privilege. Hair bulbs are protected by an extremely complex, albeit fundamental, mechanism, immune privilege. Other immunologically privileged sites are the anterior chamber of the eye, the adrenergic cortex, some segments of the central nervous system behind the blood-brain barrier and some liver, ovary and testis areas. In hair bulbs, the collapse of the immunogenic protection system can result in alopecia areata and cicatricial alopecia. Therefore, it is extremely important to investigate this process. Investigating the defence mechanisms of antibodies and autoantibodies is fundamental to define these dermatological diseases. This also contributes to the progress in the diagnosis and therapy of other autoimmune diseases and to the control of the rejection of transplanted organs. Key words: Immune privilege, Alopecia areata, Cicatricial alopecia, Natural immune soppressors, IGF-1, MHC I Solo poche aree del corpo dei mammiferi, e quindi dell’uomo, sono così importanti da essere in grado di sopprimere un attacco distruttivo da parte di anticorpi verso cellule e verso allo e auto-antigeni contenuti al loro interno. È il meccanismo del privilegio immunologico (PI) che permette ad alloantigeni di un organo, o ad una parte di esso, di evitare la reazione di rigetto immunologico, e anche di non aggredire alloantigeni trapiantati al suo interno. La ricerca nel campo dei trapianti di organo ha portato ad una chiara definizione dei meccanismi di privilegio immunologico negli organi che ne sono dotati, soprattutto per trovare le terapie più utili per evitare il rigetto. I follicoli piliferi, tra l’altro, rappresentano un modello biologico fondamentale per lo studio di questi problemi. Già nel 1948 Medawar1 aveva dimostrato che un frammento di pelle non veniva rigettato dal sistema immunitario se inserito nella camera anteriore dell’occhio o nel cervello del coniglio. Ma ancora di più, molti studi hanno ormai dimoTabella 1. I tessuti del corpo umano dotati di privilegio immunologico Camera anteriore dell’occhio Corteccia adrenergica Aree del sistema nervoso centrale Unità placentare materno-fetale Follicolo pilifero 7 Vol. 1, 1, 2010 strato che allotrapianti di tessuti dotati di PI sopravvivono al rigetto per lunghi periodi di tempo anche se inseriti in organi perfettamente immunocompetenti nei quali altri tessuti trapiantati vengono velocemente rigettati. La spiegazione di queste reazioni è nella capacità dei tessuti con IP di sopprimere la classica risposta immunologia di rigetto (Tabella 1). Nell’apparato cutaneo il PI è presente solo nel follicolo pilifero, e in aree limitate dell’apparato ungueale (in particolare la matrice)2. È molto complesso il sistema di controllo del PI, e non si tratta di uno stato assoluto ma presenta diverse risposte non sempre presenti neanche nello stesso tessuto. Questo implica il pericolo della perdita del controllo della risposta immunologia che determina il collasso del privilegio immunologico, alla base di numerose e gravi patologie autoimmuni come la sclerosi multipla, l’uveite autoimmune, la orchite da parotite, il rigetto del feto, la epatite cronica attiva autoimmune. Quando il follicolo pilifero perde il PI, il suo collasso è causa della alopecia areata e della alopecia cicatriziale. Imeccanismi del privilegio immunologico Alla base del PI ci sono particolari sistemi di regolazione della risposta immunologica3, di cui i più importanti sono: 1) Assenza o down-regulation dell’espressione del MHC classico, il maggior complesso di istocompatibilità, evitando la presentazione degli antigeni (allo e auto-antigeni) alle Tcells CD8+ 2) Espressione di molecole MHC-I non classico, in grado di inibire l’attività dei linfociti Natural Killer 3) Alterazione funzionale delle cellule che presentano l’antigene 4) Organizzazione di barriere della matrice extracellulare in grado di intralciare il lavoro delle cellule immunologiche 5) Assenza di vasi linfatici diretti 6) Produzione in situ di potenti immunnosoppressori naturali, come l’IGF-1, il TGF-β1, TGF-β2, Interleukina 10, α-MSH (α-Melanocyte Stimulating Hormone), fattori inibenti la migrazione dei macrofagi Altri meccanismi conosciuti di regolazione intervengono, così come è possibile che siano coinvolti anche sistemi di evasione dal controllo immunologico molto simili a quelli messi in atto da alcuni virus e cellule maligne. Il follicolo pilifero è protetto dall’aggressione immunologica prevalentemente durante la fase anagen, ma anche la 8 zona delle bulge presenta un efficace PI probabilmente anche più forte di quello del bulbo in anagen. A livello delle bulge, è fortemente presente l’espressione genetica della immunoreattività del CD200, una glicoproteina di superficie in grado di attenuare la risposta infiammatoria, che agisce da potente immunosoppressore a livello delle cellule staminali della bulge4. L’azione di questa proteina è fondamentale per evitare la distruzione immunologica delle cellule staminali del follicolo, e permettere lo svolgersi del normale ciclo del bulbo. La assenza o la bassa espressione di CD200 è la causa etiologica della alopecia cicatriziale di origine autoimmune, per la diminuita capacità di difendersi dall’attacco infiammatorio a livello perifollicolare che è la caratteristica istologica dell’alopecia cicatriziale. funzione del privilegio immunologico Quale delè lafollicolo pilifero? Perché è interessante dal punto di vista dermatologico? Di nuovo c’è da porsi la domanda. È evidente che il PI è fondamentale per evitare la reazione di rigetto del feto durante la gestazione, così come parti dell’occhio o del cervello devono essere protette da reazioni infiammatorie capaci di indurre una risposta di autoimmunità. La presenza dei peli e dei capelli nell’uomo non è più fondamentale per la sopravvivenza, ma evidentemente nell’evoluzione della modificazione adattativa del genoma ha lasciato ai follicoli piliferi un ruolo importante. La prima ipotesi formulata per spiegare il PI del follicolo era la necessità dell’organismo di proteggerlo da reazioni di autoimmunità verso auto-antigeni prodotti dai processi di apoptosi durante la fase di involuzione del bulbo (catagen)5. Certamente questa non è la ipotesi più convincente, e negli anni molte altre ne sono state fatte. La zona perifollicolare è particolarmente esposta al rischio di infiammazione e di microinfiammazione, e l’infiltrato di cellule infiammatorie è particolarmente evidente in questa zona anche in condizioni fisiologiche6, 7, in situazioni di stress cronico psicoemotivo8, di microinfiammazione del derma in caso di sensitive scalp di origine ambientale9 (Figura 1). Il danno tissutale perifollicolare immuno-mediato determina lo sviluppo dell’alopecia areata, e in caso di ulteriore aggressione auto-immune si arriva al danno irreversibile delle cellule staminali della zona delle bulge con formazione di alopecia cicatriziale. La modificazione dell’espressione genica di alcuni meccanismi di regolazione immunologica contribuisce alla formazione di queste patologie. Vol. 1, 1, 2010 Figura 1. Microscopia confocale di scalpo di soggetto affetto da AGA, 120 µm di profondità: si evidenzia aumento di fibre collagene in sottili fasci intorno al dotto pilosebaceo, presenza di vasodilatazione e infiltrato macrofagico (per cortesia di P. Bezzola). γ (IFN-γ) nell’alopecia lruolo dell’Interferone areata: l’innesco della miccia È ormai dimostrato che modificazioni dell’espressione immunologica, geneticamente determinate (au- mentata tendenza al danno infiammatorio conseguente a collasso del PI, diminuzione dell’espressione degli immunosppressori naturali), e l’alterazione della citochina Th1 sono coinvolti nella eziopatogenesi dell’alopecia areata. L’espressione della HLA-DR all’interno del follicolo è stata segnalata come evidenza indiretta della produzione di IFN-γ nelle aree affette da alopecia areata, evidenziando che l’IFN-γ possa indurre una sovra-espressione del MHC I e II nella parte inferiore dell’epitelio follicolare10. Del resto studi su modelli di topi con deficienza di IFN-γ non manifestano alopecia areata11. È stato anche dimostrato che alte dosi di IFN-γ agiscono da potentissimo induttore del catagen del follicolo pilifero12, così da poter asserire che questa citochina Th1 può essere la miccia che innesca l’esplosione della patologia tricologica. Il PI del follicolo è in grado di controllare la risposta immunologica secondaria alla infiammazione indotta dall’IFN-γ, fino al suo collasso. Il follicolo pilifero è sensibile al danno provocato dall’infiammazione, ma la zona delle bulge è ancora più resistente (è necessaria una dose di citochina Th1 10 volte maggiore per creare la risposta infiammatoria delle cellule staminali!). Fattori neuroendocrini e un aumento della sostanza P (conseguenti a stress psico-emotivo) inducono il catagen13, e possono portare al collasso del privilegio immunologico (Figura 2). È interessante notare l’importanza che viene attribuita al ruolo dell’infiammazione e della micro-infiammazione Collasso del IP mediata da IFN-γ Sostanza P Neuropeptidi Fattori immuno-genetici Autoantigeni sconosciuti abbinati all’anagen IMMUNOSOPPRESSORI NATURALI che controllano il PI Sovra espressione MHC I e II Inefficacia immunosoppressori naturali IGF-1 . αMSH, TGFβ 1, soppressori dei NK CD8+, CD4+ Induzione del catagen Probabile patogenesi della alopecia areta Figura 2. Possibile etiopatogenesi dell’alopecia areata. Il collasso del privilegio immunologico è innescato dalla reazione infiammatoria indotta dalle sostanze pro-infiammatorie, che inducono una sovra espressione di MHC I e II, che permette la presentazione di auto antigeni del follicolo ai T linfociti. Altri meccanismi secondari di amplificazione autoimmune sono coinvolti nella formazione della AA. 9 Vol. 1, 1, 2010 perifollicolare a livello dello scalpo nell’etiopatogenesi dell’alopecia areata e cicatriziale, così come della alopecia androgenetica e del telogen effluvium14. Implicazioni cliniche Il privilegio immunologico contribuisce a evitare l’attacco delle cellule immuni ad antigeni (allo o auto-antigeni) a livello del follicolo pilifero in fase anagen, e della zona delle cellule staminali. Eventi infiammatori di varia natura possono sovra esprimere la secrezione dell’Interferone γ e di altri mediatori (neuro ormoni, Proteina P, eccetera), che sono responsabili del collasso del PI (up-regulation del complesso MHC I e II e altri fattori), della presentazione degli antigeni ai linfociti T, e quindi all’induzione del catagen. Nella Tabella 2 sono riassunte le implicazioni clincihe cel collasso del privilegio immunologico. L’alopecia areata15 è una malattia autoimmune che colpisce follicoli piliferi in fase anagen in piena attività melanogenetica. Sembra ormai evidente che gli auto-antigeni della fase anagen coinvolti siano anche di origine melanocitaria. L’associazione della AA con la tiroidite autoimmune e la vitiligine è comprovata, così come l’evidenza della modificazione dell’espressione genica della risposta HLA (cromosomi 2, 6) tipica di numerose patologie autoimmuni16, 17. Il coinvolgimento dei melanociti della papilla dermica e della “riserva” della guaina epiteliale esterna nell’alopecia areata è ben dimostrato. Nelle forme di alopecia areata il collasso del PI è determinato dallo schema classico18 con alta espressione del complesso MHC I, diminuzione della soppressione dell’attività dei linfociti T NK, e scarsa o assente attività degli immunosppessori naturali perifollicolari IGF1, TGF-β1, TGF-β2, Interleukina 10, α-MSHQuando il collasso del PI interessa la zona delle bulge si determina la distruzione delle cellule staminali del follicolo, e quindi la impossibilità di continuare la normale funzionalità del ciclo del follicolo (anagen → catagen → telogen → anagen). Il privilegio immunologico della zona delle bulge è molto più resistente di quello della follicolo in anagen, e il l’espressione dell’IFN-γ deve essere molto maggiore per determinare il danno infiammatorio. Questa situazione è alla Tabella 2. Alopecia areata Alopecia cicatriziale primaria Possibilità di trapianti di capelli eterologhi 10 base della risposta immunologica che determina l’alopecia cicatriziale primaria19, sostenuta da un processo infiammatorio di varia origine. Un nuovo aspetto, da studiare accuratamente, e che per il momento non ha alcuna implicazione pratica, è la possibilità di sfruttare il meccanismo del PI del bulbo in fase anagen e della zona delle bulge per poter effettuare microtrapianti di capelli eterologhi. Un lavoro di P. Rosati20 ha dimostrato la possibilità di attecchimento di bulbi piliferi eterologhi in una ragazza affetta da leucemia acuta e trattata con trapianto di midollo osseo. A guarigione clinicamente accettata della forma leucemica, l’Autore infatti ha trapiantato i capelli della sorella minore, che le aveva già donato il midollo osseo; i bulbi attecchirono, e hanno avuto un normale accrescimento fino ad oggi. La stessa paziente è stata sottoposta successivamente a due ulteriori interventi di rinfoltimento con successo. Piero Rosati ha effettuato altri quattro interventi su pazienti leucemici (inviati da un centro di ematologia di una Università italiana) con gli stessi risultati positivi. Non è assolutamente possibile, al momento, ipotizzare un utilizzo routinario del trapianto eterologo in casi di alopecia androgenetica e cicatriziale per la mancanza di certezze scientifiche sufficienti. Il dato è significativo perché ha alla base il razionale del meccanismo del privilegio immunologico e potrebbe rivelarsi, con uno sviluppo di ricerca scientifica adeguato, una nuova possibilità terapeutica in casi clinici selezionati. Gli immunosoppressori naturali Vari Autori21 hanno evidenziato la capacità dei principali immunosoppressori naturali, secreti localmente dai recettori delle cellule del follicolo, di ridurre l’azione infiammatoria dell’IFN-γ in vitro abbassando o annullando l’espressione del MHC I nella zona della matrice del bulbo. In particolare l’IGF-1, il TGF-β, l’α·-MSH svolgono questa azione di controllo contro l’aggressione immunologica negli organi dotati di PI, e questo meccanismo è particolarmente importante nelle forme autoimmuni di alopecia areata e alopecia cicatriziale dove l’attacco autoimmune è prevalentemente verso le cellule di tipo mesenchimale del follicolo (in particolare quelle della papilla dermica). L’IGF-1, tra questi peptidi, sembra poi essere quello a svolgere un ruolo fondamentale. Nel 2004 T. Ito et al.22 hanno dimostrato che l’azione dei due growth factors e del neuropeptide di derivazione proopriomelanocortinico è in grado di modulare la risposta del Vol. 1, 1, 2010 MHC I e di altre vie pro-infiammatori perifollicolari, oltre che essere tra i principali segnali di regolazione del ciclo del bulbo pilifero (e quindi dei fibroblasti e dei cheratinociti) e dei suoi melanociti. M.Philpott et al.23 hanno dimostrato, infatti, che concentrazioni fisiologiche di IGF-1 sono potenti stimolatori della crescita del follicolo pilifero e sopprimono il catagen. MHC I può essere una chiave nell’approccio terapeutico a questa patologia, ma anche in tutte quelle altre malattie (dermatologiche e non) dove la down-regulation del maggior sistema di istocompatibilità potrebbe svolgere un ruolo essenziale di terapia. Bibliografia dei fattori di crescita: La sovraespressione una reale possibilità terapeutica? 1. Medawar P. Immunity to homologous grafted skin III. The fate of skin homografts transplanted to the brain, to subcutaneous tissue, and to the anterior chamber of the eye. Br J Exp Pathol 1948; 129:58-69 Se il collasso del privilegio immunologico è una dei fattori etiologici di patologie autoimmuni e in particolare dell’alopecia areata e cicatriziale, se il ruolo degli immunosoppressori naturali secreti localmente a livello dei follicoli è fondamentale per mantenere il PI (mediante down-regulation del MHC I), appare razionale che la possibilità di sovraesprimere i vari peptidi individuati possa essere una possibilità terapeutica nelle due forme autoimmuni tricologiche. F. Rinaldi et al.24 hanno dimostrato la capacità dell’IGF-1 di prolungare la fase anagen del follicolo pilifero in vitro, e che l’applicazione topica di una soluzione nanosomiale contenente polipeptidi in grado di mimare l’azione dell’IGF-1 e dell’FGF (Mimicking Growth Factors), è in grado di determinare la crescita di capelli in soggetti affetti da alopecia areata nel 38% dei soggetti trattati in uno studio clinico in doppio cieco25. Alcuni studi26 indicano anche l’azione di modulazione del MHC del tacrolimo nel controllo del collasso del PI, e inseriscono questa molecola (largamente usata nella terapia del rigetto del trapianto di fegato) tra le sostanze utili nel trattamento dell’alopecia areata. 2. Ito T, Ito N, Paus R. Immunology of the Human Nail Apparatus: The Nail Matrix is a site of relative immune privilege The Journal of Investigative Dermatology 2005; 125 dec 1139-48 Conclusioni La conoscenza del meccanismo del privilegio immunologico del follicolo pilifero è estremamente utile per la comprensione di alcune vie etiopatologiche di malattie autoimmuni molto frequenti come l’alopecia areata e la alopecia cicatriziale. Da questi studi emerge con sempre maggiore chiarezza il ruolo della infiammazione e della microinfiammazione in molte patologie tricologiche, e in particolare l’azione dell’interferone γ (e da recenti studi anche di un'altra classe, l’INF-κ) come stimolo di pro-infiammazione. Questi studi possono aprire nuove prospettive terapeutiche non solo nell’alopecia areata, dove la soppressione del 3. Head Jr, Billingham Re. Immunologically privileged sites in transplantation immunology and oncology. Perspect Biol Med 1985; 29:115-31. Streilein Jw. Immune privilege as the result of local tissue barriers and immunosuppressive microenvironments. Curr Opin Immunol 1993; 5:428-32. Niederkorn Jy. Immunology and immunomodulation of corneal transplantation. Int Rev Immunol 2002; 21:173-96. Mellor Al, Munn DH. Immunology at the maternal-fetal interface: lessons for T cell tolerance and suppression. Annu Rev Immunol 2000; 18:367-91. Erlebacher A. Why isn’t the fetus rejected? Curr Opin Immunol 2001; 13:590-93. Fuzzi B, Rizzo R. HLAG expression in early embryos is a fundamental prerequisite for the obtainment of pregnancy. Eur J Immunol 2002; 32:311-15 4. Meyer Kc, Klatte Je. Evidence that the bulge region is a site of relative immune privilege in human hair follicles. British Journal of Dermatology 2008; 159:1077-85 5. Norris D. How close are we to solving the puzzle? Rewiev of the alopecia areata workshop. J Investigative Dermatol Symp Proc 2003; 8: 222-25 6. Paus R, Christoph T: Immunology of the hair follicle: a short journey into terra incognita. J. Investigative Dermatol Symp Proc 1999; 4:226-34 7. Eichmuller S. Clusters of perifollicular macrophages in normal murine skin:physiological degeneration of selected hair follicles by programmed organ deletion. J Histochem Cytochem 1998; 46:361-70 8. Arck Pc. Stress inhibits hair growth in mice by induction of premature catagen development and deleterious perifollicular infiammatory events via neuropeptide substance P-dependent oathways. Am J Pathol 2003; 162:803-814. Arck Pc. Indications for a “brain-hair follicle axis (BHA)”: inhibition of keratinocyte proliferation and upregulation of keratinocyte apoptosis in telogen hair follicles by stress and substance P. Faseb J 2001; 15:2536-38 9. Bezzola P, Sorbellini E. The role of microinflammation and apoptosis in androgenetic alopecia: new terapeutical strategies Journal of Plastic Dermatology January-March 2009 Vol 5 n°1 10. Gilhar A, Paus R. Lymphocytes, neuropeptides, and genes involved in alopecia areata The Journal of Clinical Investigation Aug 2007; 117:2019-27 11. Freyschmidt-Paul P. Interferon-gamma deficient mice are resistant to the development of alopecia areata British Journal of Dermatology 2006; 155:515-521 12. Ito T. Interferon-gamma is a potent inducer of catagen-like changes in cultured human anagen hair follicles British Journal of Dermatology 2005; 152:623-31 13. Peters EM. Hair growth inhibition by psychoemotional stress: a mouse model for neural mechanisms in hair growth control. Exp Dermatol 2006; 15:1-13. Peters EM. 11 Vol. 1, 1, 2010 12 Neurogenic inflammation in stress-induced termination of murine hair growth is promoted by nerve growth factor. Am J Pathol 2004; 165:259-71 20. Rosati P, Bergamo A. Allogenic Hair Transplant in a bone marrow transplant recipient. The American Society for Dermatologic Surgery 1999; 25:664-665 14. Mahè YF, Michelet JF, et al. Androgenetic alopecia and microinflammation Int J Dermatol 2000; 39:576-84 21. Christoph T, et al. The human hair follicle immune system: cellular composition and immune privilege. ecc 15. Gilhar A, Paus R biblio 17. Paus R, et al. Is alopecia areata an autoimmune-response against melanogenesis-related proteins, exposed by abnormal MHC class I expression in the anagen hair bulb? Yale Journal of biology and medicine 1994; 66:541-54 22. Ito T, Ito N. Collapse and Restoration of MHC Class-I-Dependent Immune Privilege Exploiting the human hair follicle as a model American Journal of Pathology 2004; 164:623-34 16. Sonderstrup G, McDevitt HO. DR, QR, and you: MHC alleles and autoimmunity. J Clin Invest 2001; 107:795-96 23. Philptt MP, et al. Effect of insulin an insulin-like growth factor on cultured human hair follicles: IGF-I at physiologic concentration is an important regulator of hair follicle growth in vitro 17. Rinaldi F. La genetic dell’alopecia androgenetica e dell’alopecia areata Human Trichology 2009; 12 suppl 1:5-8 24. Rinaldi F, et al. Composizione topica a base di biopeptidi e suo utilizzo in campo cosmetico e/o tricologico Brevetto Dragotti & Associati 18. Gilhar A, Paus R. Lymphocytes, neuropeptides, and genes involved in alopecia areata The Journal of Clinical Investigation 2007; 117(8):2019-27 25. Rinaldi F, Bezzola P, Sorbellini E. Trattamento dell’alopecia areata con mimicking growth factors: una nuova prospettiva terapeutica? In Press, Human Trichology 2-2010 19. Meyer Kc, Klatte Je. Evidence that the bulge region is a site of relative immune privilege in human hair follicles. British Journal of Dermatology 2008; 159:1077-85 26. McElwee KJ, et al. Topical FK506: a potent immunotherapy for alopecia areata? Studies using the Dundee experimental bald rat model. Br J Dermatol 1997; 137:491-97 Vol. 1, 1, 2010 TRICHOLOGICAL Andrea Marliani Andrea Marliani Dermatologo, Porto Recanati, Firenze, Italy BIOLOGY Il controllo del ciclo del capello ovvero cosa determina il ciclo? The hair cycle: Why is hair growth cyclical? Hair growth is cyclical. The follicle needs ATP energy released by the metabolism of glucose by way of Glycolysis and by the Pentose Phosphate shunt. ATP is produced during Glycolysis, while NADPH is produced in the Pentose Phosphate shunt. The metabolism of glucose is turned both on and off by the Adenil cyclase enzyme. When this enzyme is withheld, Glycolysis stops, as do the Pentose Phosphate shunt and the Krebs cycle. The interruption of glucose metabolism turns off the supply of energy and ends the anagen phase. The hair cycle is controlled by hormones that are produced within the follicle itself. Dihydrotestosterone inhibits the Adenil cyclase enzyme, while estrone increases it. For the follicle to be able to move on to the catagen stage, 5 alpha reduction is required. 5 alpha reduction uses the NADPH produced in the Pentose Phosphate shunt. Glycolysis is stopped at the end of the anagen phase, as is the Pentose Phosphate shunt. And NADPH is no longer produced. There is no 5 alpha reduction, and all metabolic activity is geared to aromatization. There is an abundant production of estrone at the close of the anagen phase, and this activates the Adenil cyclase enzyme. Glycolysis begins again and the cycle is set once more in motion. Key words: Hair growth, Metabolism of glucose, Pentose phosphate shunt, Adenil cyclase enzyme, NADPH Il ciclo del capello è necessario per impedire che i capelli ed i peli crescano indefinitamente. Cioè per impedire che un individuo di 50 anni abbia i capelli lunghi 6-7 metri. In natura il taglio dei capelli non è previsto. La durata della fase anagen del capello è controllata dalla disponibilità di energia. Per mantenere l’anagen e le sintesi proteiche il follicolo ha bisogno di energia sotto forma di ATP questa energia è fornita dal metabolismo del glucosio: con la glicolisi e con la via alternativa (shunt) degli esosomonofostati che poi continuano nel ciclo di Krebs. Nella glicolisi si ha produzione di ATP nella via (shunt) degli esosomonofostati si produce NADPH. Il metabolismo del glucosio ha un interruttore: l’enzima adenilciclasi. Bloccando l’adenilciclasi si ferma la glicolisi, si ferma la via degli esosomonofosfati ed il ciclo di Krebs. Fermare il metabolismo del glucosio è chiudere l’energia e spengere l’anagen (Figura 1). Hair growth is cyclical so that hair, and body hair, will not grow indefinitely. So that the hair of a 50 year-old person will not be 6 or 7 metres long. Hair cuts are not part of natural processes. How long the anagen phase lasts is determined by the amount of energy available. If the anagen phase and protein synthesis are to be maintained, the follicle needs ATP energy. This energy is released by the metabolism of glucose by way of Glycolysis and by the Pentose Phosphate shunt. It continues to be produced during the Krebs cycle. ATP is produced during Glycolysis, while NADPH is produced in the Pentose Phosphate shunt. The metabolism of glucose is activated (isturned both on and off) by the Adenil cyclase enzyme. When this enzyme is withheld, Glycolysis stops, as do the Pentose Phosphate shunt and the Krebs cycle. The interruption of glucose metabolism turns off the supply of energy and ends the anagen phase. 15 Vol. 1, 1, 2010 Figura 1. Metabolismo del glucosio. The metabolism of glucose. Il ciclo è controllato da ormoni steroidi sessuali. ma non da ormoni circolati, piuttosto da ormoni prodotti in loco dal follicolo stesso. Il diidrotestosterone riduce l’attività della adenilciclasi. L’estrone incrementa l’attività della adenilciclasi. Il follicolo in anagen “cerca” fisiologicamente di arrivare al catagen (e poi al telogen) (Figure 2 e 3). The hair cycle is controlled by sex steroids. Not by hormones circulating in the blood but by hormones that are produced within the follicle itself. Dihydrotestosterone inhibits the Adenil cyclase enzyme, while estrone increases it. A follicle in the anagen phase makes a “physiological attempt” to reach the catagen stage and then the telogen stage. Figura 2. Metabolismo degli ormoni nel follicolo del capello. The metabolism of hormones in the hair follicle. 16 Vol. 1, 1, 2010 → → → Figura 3. Metabolismo degli ormoni nel follicolo del capello. The metabolism of hormones in the hair follicle. → → Perché il follicolo arrivi al catagen (e poi al telogen) è necessaria la 5 alfa riduzione. La 5 alfa riduzione consuma NADPH (prodotto nella via degli esosomonofosfati), cioè è NADPH dipendente. Il NADPH per la 5 alfa riduttasi (cioè per trasformare il testosterone in diidrotestosterone) si produce nella via degli esosomonofosfati. Dalla fine dell’anagen la glicolisi è bloccata e lo shunt esosomonofosfatico è bloccato. Dalla fine dell’anagen il NADPH non è più prodotto, la 5 alfa reduttasi è bloccata e tutte le vie metaboliche sono deviate verso l’aromatizzazione. L’estrone abbondantemente prodotto dopo la fine dell’anagen attiva l’adenilciclasi, la glicolisi riparte ed il ciclo riparte (Figura 4). → For the follicle to be able to move on to the catagen stage, 5 alpha reduction is required. The 5 alpha Reductase enzyme changes testerone into Dihydrotesterone. 5 alpha reduction uses the NADPH produced in the Pentose Phosphate shunt. It is, therefore, dependent on NADPH. Glycolysis is stopped at the end of the anagen phase, as is the Pentose Phosphate shunt. And NADPH is no longer produced. There is no 5 alpha reduction, and all metabolic activity is geared to aromatization. There is an abundant production of estrone at the close of the anagen phase, and this activates the Adenil cyclase enzyme. Glycolysis begins again and the cycle is set once more in motion. Figura 4. Il ciclo del capello. The Hair Cycle. 17 Vol. 1, 1, 2010 Perchè l’anagen della donna è più lungo di quello del maschio? Nel maschio la via metabolica più facile è quella che da testosterone porta a diidrotestosterone. Nella donna la via metabolica più facile porta ad estrone. Così l’anagen del maschio dura 3 anni e quello della donna 6 anni. Nel maschio l’anagen è breve ed il ciclo è veloce, nella donna l’anagen è lungo ed il ciclo è lento. Why is the anagen phase longer in women than in men? The reason is that, in males, the most easy metabolic process is for testosterone to be turned into Dihydrotestosterone. In women, the most easy development is one leading to the production of estrone. The result is that the anagen phase lasts 3 years in males and 6 years in females. Men have short anagen phases and rapid hair cycles. In women, anagen is long and the cycle is slow. Ma anagen più corto significa ciclo più veloce, non significa involuzione del follicolo né miniaturizzazione del capello. Anagen più corto non significa calvizie. Ma questa è un’altra storia… A shorter anagen phase results in a quicker cycle. This does not mean there will be involution of the follicle, nor miniaturization of the hair. A shorter anagen cycle is in no way synonymous of baldness. But that’s for another story... Riferimenti Adachi K, Kano M. Adenil cyclase in human hair follicles: its inhibition by dihydrotestosterone. Biochem Biophys Res Commun 1970; 41:884 dihydrotestosterone concentrations and male facial hair growth. Br J Dermatol 1982; 107:559 Adachi K, Takayasu S, Takashima I, Kano M, Kondo S. Human hair follicles: metabolism and control mechanism. J Soc Cosmet Chem 1970; 2:911 Hamilton J. Male hormone stimulation is a prerequisite and an incitant in common baldness. American J of Anatomy 1942; 71:451 Adachi K. The metabolism and control mechanism of human hair follicles. Curr Probl Dermatol 1873; 5:37 Halprin KM, Ohkawara A. Glucose and glicogen metabolismin the human epidermis. J Invest Derm 1966; 46:43 Butcher EO. The oxygen consuption of the skin during hair growth in the rat. J Amer Physiol 1943; 138:408 Itami S, Sonoda T, Kurata S, Takayasu S. Mechanism of action of androgen in hair follicles. J Dermatol Sci 1994; 7/suppl: s98-s103 Caballero MJ. Metabolism of 5 alpha-androstane - 3 beta, 17 beta-diol in bald and hairy areas of scalp. Horm Res 1994; 42/3:100-105 Jeanmougin M. Patologia dei capelli e del cuoio capelluto, edizione italiana, Milano, CE.D.RI.M. s.r.l., 1991:9-12 Comaish S. Metabolic disorders and hair growth. Br J Dermatol 1971; 84:83 18 De Villez RL. The growth and loss of hair. Kalamazoo-Michigan, Upjohn Company, 1986 Kossard S. Postmenopausal frontal fibrosing alopecia: Scarring alopecia in a pattern distribution. Arch Dermatol 1994; 130:770-774 Farthing MJ, Mattei AM, Edwards CR. Relationschip between plasma testosterone and Lyndfield YL. Effect of pregnancy on the human hair cycle. J Invest Derm 1960; 35:323 Vol. 1, 1, 2010 Marliani A. TRICOLOGIA - diagnostica e terapia. Firenze, Tricoltalia 2007 Ohnemus U, Uenalan M, Inzunza J, et al. The hair follicle as an estrogen taget ad surce. Endocrine Reviews 2006; 27:677-707 Parker F. Cute e ormoni in Williams R.H. eds: Trattato di Endocrinologia. III° edizione italiana, Piccin, Padova, 1979; 23:1115-19 Randall VA. Androgen and human hair growth. Clin Endocrinol 1994; 40:439-57 Sansone-Bazzano G, Reisner RM, Bazzano G. Conversion of testosterone 1-2 3H to androstenedione 3H in the isolated hair follicle of man. J Clin Metab 1972; 34:512 Sawaya ME. Biochemical mechanisms regulating human hair growth. Skin Pharmacol 1994; 7:5-7 Schmidt JB. Hormonal basis of male and female androgenetic alopecia: Clinical relevance. Skin Pharmacol 1994; 7:61-66 Schweikert HU, Milewich L, Wilson JD. Aromatization of androstenedione by isolated human hairs. J Clin Endocrinol Metab 1975; 40:413-17 Schweikert HU, Wilson JD. Regulation of human hair growth by steroid hormones: I. testosterone metabolism in isolated hairs. J Clin Endocrinol Metab 1974; 38:811 Schweikert HU, Wilson JD. Regulation of human hair growth by steroid hormones: II. testosterone metabolism in isolated hairs. J Clin Endocrinol Metab 1974; 39: 1012 Takayasu S, Adachi K. The conversion of testosterone to 17 beta-hydroxy 5 alfaandrostane 3-one (dihydrotestosterone) by human hair follicles. J Clin Endocr Metab 1972; 34:1098 Wilson JD, Walker JD. The conversion of testosterone to 5 alfa androstan 17 beta-ol-3one (dihydrotestosterone) by skin slice of man. J Clin Invest 1969; 48:371 19 Vol. 1, 1, 2010 TRICHOLOGICAL Elisabetta Sorbellini 1 Eduardo Reyes 2 1 Dermatologa, IHRF, Milano, Italy Department IFC, Madrid, Spagna Elisabetta Sorbellini 2 R&D BIOLOGY Possibili meccanismi d’azione cellulare del minoxidil Possible cell mechanisms of action of minoxidil In 2005 Randall et al. demonstrated the fact that minoxidil and diazoxide act as potassium channel activators, thus stimulating the growth of hair shafts in vitro. On the contrary, tolbutamide and glibenclamide, potassium channel blockers, prevent the growth of hair shafts. This study demonstrates that the mechanism of action of minoxidil has a direct effect on potassium channels in some follicular cells, as in vitro follicles are not connected in any way to blood circulation. The importance of the mechanism of action of minoxidil on potassium channels in hair growth has been deeply investigated by Messenger. The gene and protein expression of SUR2B and Kir6.1 is detected in dermal papilla cells, whereas the expression of SUR1 and Kir6.2 is detected in bulb matrix cells. As shown by the in vitro and in vivo data, potassium channels are expressed in follicular cells. These cells are the most likely target site for minoxidil, which opens the potassium channels. This action may be one of the mechanisms of minoxidil to prolong the anagen phase of hair bulbs. Determining two combinations of certain receptors of potassium channels in the dermal papilla and follicle matrix can help investigate some phases of bulb cycle regulation which still remain unclear. Key words: Minoxidil, Growth factor, Anagen, Telogen, K-channels Il minoxidil è un derivato pirimidinico: 2,4-diamino-6piperidino-pirimidin-3-ossido. La sua attività antiipertensiva è data dal suo metabolita solfato, il minoxidil solfato che viene formato dalla catalisi del minoxidil ad opera di enzimi solfo-transferasi. La conversione del principio attivo nel suo metabolita solfato determina un rapido rilassamento della muscolatura liscia vascolare. Inizialmente la sua attività è stata dimostrata nel ratto a livello del fegato, dei follicoli delle fibrisse, dei peli e dei cheratinociti epidermici. L’immunoreattività degli enzimi solfo-transferasi nei peli del ratto è stata dimostrata a livello della guaina epiteliale esterna. Nei macachi l’attività enzimatica è fortemente presente nei follicoli dei peli dello scalpo. In seguito è stata dimostrata l’attività del minoxidil solfato nell’uomo a livello del fegato, delle piastrine e dei cheratinociti. A oggi si conoscono cinque geni citosolici ad azione solfo-transferasica nell’uomo, che codificano tre classi di enzimi responsabili della solforilazione di gruppi fenolici, catecolamine, estrogeni e idrossisteroidi. Nello scalpo umano sono state evidenziate reazioni biochimiche di solforilazione del minoxidil e l’espressione di mRNA per quattro classi di enzimi a livello dei cheratinociti epidermici. Nel 1994 uno studio clinico ha dimostrato che l’attività delle sulfo-transferasi era più alto nello scalpo di soggetti che rispondevano all’azione del minoxidil, rispetto a quella di soggetti che non mostravano un beneficio terapeutico dall’uso del farmaco topico. Numerosi studi in vitro hanno dimostrato altri meccanismi 21 Vol. 1, 1, 2010 di azione del minoxidil, come la stimolazione della proliferazione di vari stipiti cellulari, la up-regulation del vascular endothelial growth factor (VEGF), la sintesi di prostaglandine e la capacità di aumentare l’attività endocellulare del 17-idrossisteroidi deidrogenasi, l’enzima che accelera la conversione del testosterone in androgeni più deboli. Dopo anni di uso clinico e di studi non è ancora esattamente chiaro il meccanismo d’azione completo del minoxidil sul follicolo pilifero. Messenger, in un lavoro fondamentale pubblicato nel 2004 sul British Journal of Dermatology, ha cercato di identificare le basi del meccanismo d’azione di questa sostanza sul follicolo pilifero e da allora ulteriori studi hanno in parte chiarito gli aspetti principali di efficacia. Gli studi su animali Nel 1990 Uno e Mori hanno pubblicato uno studio sull’effetto del minoxidil sui cicli spontanei del pelo di topi dalla nascita all’ottantesimo giorno di vita. I due Ricercatori dimostrarono che l’applicazione di minoxidil topico non modificava la durata dell’anagen, ma accorciava il telogen: nel terzo ciclo di attività, il telogen durava 20 giorni in animali non trattati, e solo 1-2 giorni negli animali trattati con la sostanza. La stessa differenza della durata del telogen si è ripetuta nel quarto ciclo di attività dei follicoli nei topi. Il minoxidil avrebbe in questo caso stimolato specificatamente il germe secondario del follicolo in telogen, determinando la sua rapida progressione al successivo anagen. Nei macachi, un tipo di primate che sviluppa una forma di alopecia post-adolescenziale allo scalpo molto simile a quella dell’uomo, l’applicazione di minoxidil ha determinato la prevenzione dello sviluppo dell’alopecia androgenetica nei soggetti pre-adolescenziali e la ricrescita di peli della zona frontale e del vertice dello scalpo in soggetti adulti affetti da calvizie androgenetica. Uno ha dimostrato con studi istologici che nei casi positivi, l’applicazione del farmaco aveva provocato l’aumento della percentuale di follicoli in anagen, la conseguente riduzione della fase telogen e l’aumento del diametro dei follicoli. Sanders scoprì che il minoxidil potenzia l’effetto mitogenico in siero fetale di bovino in vitro su fibroblasti NIH3T3 aprendo i canali di potassio cellulari, ma anche potenziando gli effetti mitogenici di altri fattori di crescita. 22 Gli studi sull’uomo Non è ancora totalmente chiaro quale sia il meccanismo d’azione del minoxidil sui follicoli umani normali, dal momento che la maggior parte degli studi clinici si è concentrata sulla risposta al farmaco dei follicoli affetti da alopecia androgenetica. Nei maschi affetti da AGA, si nota una riduzione graduale della durata dell’anagen e un allungamento del periodo di latenza del ciclo del bulbo, cioè del tempo tra la caduta del capello (telogen-exogen) e la comparsa del ciclo successivo. Clinicamente, in caso di alopecia androgenetica, si nota una evidente miniaturizzazione dei fusti dei capelli. Nella forma femminile le modificazioni del follicolo sono molto simili a quella maschile, anche se non del tutto identiche: comunque non è stato mai dimostrato il prolungamento della fase di latenza. Tuttavia, la gran parte degli studi clinici nell’uomo e nella donna ha dimostrato la capacità del minoxidil di aumentare in modo significativo la crescita dei capelli, valutata mediante la misurazione della conta dei capelli e del loro peso. Questo effetto comincia ad essere evidente dopo 6-8 settimane dall’inizio del trattamento, con un picco massimo dopo 12-16 settimane. Non è razionale pensare che questa azione così rapida sia dovuta alla conversione della struttura miniaturizzata del fusto, ma è più probabile che il minoxidil agisca specificatamente sul bulbo nella fase di latenza, riattivando l’inizio del successivo anagen. Anche l’effetto di ipertricosi provocato occasionalmente dall’applicazione di minoxidil sarebbe un segno evidente dell’aumento del periodo di anagen dei follicoli per effetto del farmaco. Questo fenomeno spiegherebbe anche l’induzione della caduta dei capelli dopo i primi periodi di applicazione di un topico a base di minoxidil: infatti il farmaco accorcia la fase telogen, inducendoli a quella di anagen in modo accelerato, ma determinando nel contempo una caduta prematura di alcuni fusti. In realtà questo effetto non sarebbe da considerare un effetto collaterale avverso, come molti credono, ma un meccanismo d’azione del farmaco per stimolare la fase di anagen successiva. Abell ha dimostrato che l’applicazione di minoxidil per dodici mesi in soggetti affetti da alopecia androgenetica determina un aumento del rapporto anagen/telogen, ma stimola soprattutto l’aumento del diametro dei fusti nei primi quattro mesi di trattamento, con un’azione progressiva fino al dodicesimo mese. Vol. 1, 1, 2010 È utile ricordare a questo punto che i follicoli piliferi sono avascolari, come del resto l’epidermide interfollicolare, e che la loro crescita è sostenuta dal passaggio di sostanze nutritive dai capillari perifollicolari. I vasi intorno ai follicoli piliIl minoxidil sofato, così come il diazossido e il feri sono collegati al plesso circolatorio del derma profondo pinacidil, riducono la pressione sanguigna aprendo i canali e dell’ipoderma. L’apporto delle sostanze fondamentali alla del potassio (KATP) nelle cellule della muscolatura liscia dei 1 crescita del bulbo è garantita dal loro passaggio attraverso vasi sanguigni , causando così un rilasciamento della muscol’endotelio vascolare. Kiichiro et al. 7-8, in numerosi lavori, latura, e quindi una dilatazione del calibro dei vasi sanguigni. hanno dimostrato la variazione della secrezione del VEGF Poiché molti farmaci che agiscono sui canali del potassio, nelle diverse fasi del ciclo del capello. Durante la fase di anaanche se non tutti, determinano ipertricosi come effetto colgen si assiste ad una up-regulation del VEGF, che determina laterale, malgrado strutture molecolari differenti (e tra questi un aumento della permeabilizzazione endoteliale dei capilproprio il diazossido e il pinacidil) 2-3, è probabile che proprio lari peribulbari, con aumento del flusso di sostanze dal torl’azione sui canali KATP svolga l’effetto di stimolazione sui folrente ematico al bulbo. Non si tratta di una vera neo-angiolicoli piliferi. Non è ancora evidente se il target dell’azione 4 genesi (cioè aumento del numero dei vasi) ma solo di un siano i vasi sanguigni peribulbari o le cellule del follicolo . effetto di dilatazione e aumento della permeabilità. Nel 1984 Wester e Maibach 5 hanno dimostrato che l’appliLa crescita del bulbo nella fase anagen dipende da vari fatcazione di minoxidil al 5% aumenta il flusso sanguigno tori di crescita, tra cui i più importanti sono il Fibroblast nello scalpo di soggetti affetti da AGA, utilizzando studi con Growt Factor 7 (FGF7), l’Insuline-like Growth Factor 1 velocimetria laser-doppler e pletismografia, mentre l’uso (IGF-1). topico di concentrazioni inferiori (2%, 3%) non produce lo 6 Al passaggio del bulbo alla fase di catagen e telogen, i capilstesso effetto , pur svolgendo comunque un’azione clinica lari peribulbari riducono di più di quattro volte il loro dianell’alopecia androgenetica. Non è pertanto ancora chiarito metro, come anche dimostrato da Rinaldi e Sorbellini con se l’azione del minoxidil sui canali KATP sia prevalentemenstudi mediante microscopio confocale in vivo in soggetti te a livello dell’endotelio vascolare o direttamente su cellusottoposti a micro autotrapianto di capelli 9, dopo up-regule del follicolo, dal momento che l’azione sui canali cellulalation di VEGF mediante applicazione di una soluzione ri del K giocano un ruolo importante in molte situazioni topica di adenosina all’1%, rispetto a placebo (Figura 1). patologiche. Il meccanismo molecolare di controllo vascolare perifollicolare non è noto, Figura 1. anche se la regolazione del VEGF In microscopia confocale, il diametro dei capillari perifollicolari è significativamente aumentato (da 2 2 95 µm a 650 µm ) dopo 1 mese di applicazione topica di adenosina 1% in soggetti sottoposti mRNA sembra essere mediato dai fibroblasti della papilla dermica e dai ad autotrapianto di capelli. cheratinociti della guaina epiteliale esterna. È certo, però, che il meccanismo di regolazione dell’apporto nutritivo è fondamentale per il corretto funzionamento dell’“orologio” del ciclo del bulbo. Adachi et al. 10 hanno dimostrato che in un follicolo attivo il consumo di glicogeno e la glicolisi sono aumentati di 200 volte rispetto a quelli di un follicolo in catagen, la produzione di ATP attraverso le catene respiratorie sono 270 volte superiori nell’anagen rispetto al catagen. n che modo il minoxidil solfato agisce sui canali cellulari del potassio (KATP)? I 23 Vol. 1, 1, 2010 I recettori specifici AdoR A2b stimolano la upFigura 2. regulation della espressione genica della VEGF, Ecto-ATPase ma anche del FGF-7. 11 12 Adenosine ATP Minoxidil Lachgar e Li hanno evidenziato che il minoxiHair Growth dil è in grado di esprimere un aumento della produzione di VEGF in colture in vitro di papille derA1 A2 Minoxidil miche, attraverso una via di stimolazione dei recetSulfate Ca2+ tori dell’adenosina (AdoR), attivando e aprendo i SUR2B recettori della sulfonil-urea della papilla dermica e VEGF mRNA determinando la secrezione di adenosina 5’-trifosfato (Figura 2). Dermal Papilla Cells L’adenosina ha diverse funzioni fisiologiche nell’organismo (incluse quella di lipolisi, vasodilatazione e riduzione del danno ischemico cellulare) che sono mediate attraverso la sovra-espressione o la sottoNel 2005, Randall et al. hanno dimostrato che il minoxiespressione del cAMP e dell’IP3 dei quattro sottotipi di recetdil 15 e il diazossido agiscono aprendo i canali del potassio tori AdoR A1, A2a, A2b, A3. La regolazione di questi recete, quindi, stimolano la crescita dei fusti dei capelli in vitro. tori (e più specificatamente di Ador A2b) determina anche la Al contrario, la tolbutamide e la glibenclamide che chiudoup-regulation del FGF-7, una glicoproteina secreta dalle celno i canali del potassio, bloccano la crescita dei bulbi. lule mesenchimali che stimola la attività mitotica delle celluQuesto studio dimostra chiaramente che il meccanismo d’ale epiteliali. Philpott 13 ha dimostrato che FGF-7 è in grado di zione del minoxidil agisce direttamente sui canali del potasrallentare il passaggio del follicolo alla fase catagen in vitro. sio all’interno di qualche cellula specifica del follicolo, dal Il gene del FGF-7 è uno tra i più abbondantemente espressi momento che i follicoli in vitro non hanno nessuna connesdurante la fase di sviluppo del follicolo 14, e rappresenta uno sione con la circolazione sanguigna. dei principali mediatori della crescita, dello sviluppo e della Tuttavia, in altri lavori precedenti 16, non sono mai stati evidifferenziazione del follicolo (Figura 3). denziati canali del potassio né nelle cellule della papilla I canali di KATP sono canali intercellulari a struttura prodermica né nei cheratinociti follicolari della guaina epiteliateica che controllano il passaggio degli ioni potassio attrale esterna, pur usando tecniche specifiche di investigazione verso le membrane cellulari di molti tessuti dell’organidel trasporto degli ioni potassio attraverso le membrane smo. In condizioni fisiologiche sono regolati da livelli cellulari 17. intracellulari di nucleotidi (come l’ATP e l’ADP) regolanQuesti dati estremamente contraddittori non sono però in do l’attività elettrica della membrana cellulare al suo accordo con i risultati di test in vivo su macachi (18-21), in cui metabolismo, e diverse funzioni cellulari come la secreil minoxidil provoca crescita dei capelli nell’area frontale zione pancreatica di insulina. Varie sostanze possono allo stesso modo di altre tre sostanze che agiscono aprendo legarsi alla struttura dei canali di potassio, determinando la i canali del potassio. loro apertura o la loro chiusura. Per esempio, la tolbutamiL’incertezza dell’importanza del meccanismo di azione del de è un potente inibitore dei canali del potassio pancreatiminoxidil sui canali del potassio nella crescita dei capelli è ci ed è utilizzata per la terapia del diabete di tipo 2. stata trattata con molta attenzione nel lavoro di Messenger 22. Le due sub-unità dei recettori dei canali di potassio, interIl dubbio è stato definitivamente risolto dagli studi di na ed esterna, sono necessarie per formare un canale funValerie Randall e Nilofer Farjo 23 et al. del 2008, che hanno zionale. Nei diversi tessuti sono presenti differenti combievidenziato la presenza di due forme di KATP nei follicoli nazioni delle sub-unità, a seconda della caratteristica dei piliferi umani, e che i follicoli umani contengono dei geni recettori della sulfunil-urea. Lo studio delle tipizzazioni dei specifici per l’espressione sia dei recettori SUR2B e SUR1, canali a livello dei follicoli piliferi potrà portare, nel futuro, che per l’espressione delle sub-unità Kir6.X che determinaa farmaci sempre più efficaci e selettivi. no la formazione dei pori del canale. 24 Vol. 1, 1, 2010 Figura 3. Il minoxidil solfato stimola i recettori dell’adenosina a livello della papilla dermica, con conseguente up-regulation del VEGF e del FGF-7 che determina la proliferazione dei cheratinosi del fusto (modificato da Rinaldi F et al., Forum of ISHRS, vol 17, 4, 2007). L’espressione del gene e delle proteine del SUR2B e del Kir6.1 è localizzata nella papilla dermica, mentre quella del SUR1 e del Kir6.2 è evidenziabile nelle cellule della matrice del bulbo. In accordo, quindi, con i dati in vitro e in vivo, i canali del potassio sono espressi nelle cellule del follicolo, e su queste, direttamente, il minoxidil svolge un’azione di apertura dei canali. Questa azione potrebbe essere uno dei meccanismi del minoxidil per prolungare la fase anagen dei bulbi piliferi. Lo stesso studio ha anche dimostrato che i follicoli in fase anagen precoce crescono tanto più velocemente di quelli in fase anagen tardiva, indicando così una maggior sensibilità al minoxidil dei follicoli nelle fasi iniziali di anagen. Questo aspetto ha un risvolto clinico: la stimolazione di crescita dei bulbi è tanto più efficace nelle forme di alopecia androgenetica o di defluvium telogenico dove la maggior parte dei follicoli possa essere ai primi stadi di anagen. La determinazione di due combinazioni di recettori specifici dei canali di potassio nella papilla dermica e nella matrice del follicolo può spiegare alcune fasi della regolazione del ciclo del bulbo ancora poco chiare. Per esempio l’espressione genica dei recettori SUR2B e Kir6.1 a livello della giunzione tra la papilla dermica e la matrice può indicare che questa specifica combinazione dei due recettori dei canali svolga un’azione da messaggero di regolazione proprio delle due componenti del bulbo, e non della cute: infatti nella giunzione dermoepidermica non si riscontra l’espressione genica di questi due recettori. La ricerca futura potrebbe portare alla formulazione di un farmaco che contenga uno stimolatore del recettore SUR1 dei canali del potassio, da abbinare al minoxidil per via topica, così da avere una doppia via di azione sull’anagen e sulla crescita dei bulbi. Allo stesso modo, nuovi studi potrebbero individuare sostanze in grado di chiudere i canali del potassio (come la tolbutamide, per esempio) da usare per via topica così da ottenere una efficace cura per l’ipertricosi. Bibliografia 1. G. Edwards G, et al. Potassium channel openers and vascular smooth muscle relaxation. Pharmacol Ther 1990; 48:237-258 2. Koblenzer PJ. Hypertrichosis lanuginose associated with diazoxide therapy in prepubertal children: a clinico phatologic study. Ann N.Y. Acad Sci 1968; 150:373-382 3. Goldberg MR. Clinical pharmacology of pinacidil, a prototype for drugs that affect potassium channels. J Cardiovasc Pharmacol 1998; 12 (suppl. 2):S41-S47 4. Farjo NP, et al. Human hair follicles contain two forms of ATP-sensitive potassium channels, only one of which is sensitive to minoxidil. The Faseb Journal 2008; 22:1-12 5. Wester RC, et al. Minoxidil stimulates cutaneous blood flow in human balding scalps: pharmacodynamics measured by laser Doppler velocimetry and photopulse plethysmography. J Invest Dermatol 1984; 82:515-517 6. Bunker CB, et al. Altes in scalp blood flow after the epicutaneus application of 3% minoxidil and 0,1% hexyl nicotinate in alopecia. Br J Dermatol 1987; 140:294-296 7. Yano K, et al. Control of hair growth and follicle size by VEGF-mediated angiogenesis. The Journal of Clinical Investigation 2001; 107:409-17 8. Yano K, et al. Thrombospondin- 1 plays a critical role in the induction of hair follicle involution and vascular regression during the catagen phase. Journal Invest Dermatol 2003; 120:14-19 9. Rinaldi F, et al. Improving the revascularization of transplanted hair follicles through up-regulation of angiogenic growth factors, Hair Transplant Forum International 2007; 125-27; Rinaldi F. The role of growth factors in hair transplantation: improvement of hair growth mediated by angiogenesis, ISHRS 14 th Annual Scientific Meeting San Diego, 2006, California, USA 25 Vol. 1, 1, 2010 10. Adachi K, et al. Some metabolic profiles of human hair follicles, In: Montagna W. Dobson, eds Advances in Biology of skin, vol IX: Hair Growth. Oxford: Pergamon 1969; 511-34 11. Lachgar S, et al. Minoxidil upregulates the expression of vascular endotherial growth factor in human hair derma papilla cells. Br J Dermatol 1998; 138:407-11 12. Li M, et al. Minoxidil-induced hair growth is mediated by adenosine in cultured derma papilla cells: possible involvement of sulfonylurea receptor 2B as a target of minoxidil. J Invest Dermatol 2001; 117:1594-600 13. Philpott MP, et al. Human hair growth in vitro J Cell Sci 1990; 97(pt3):463-71 14. Werner S, et al. The function of KGF in morphogenesis of epithelium and reepithelialisation of wounds. Science 1994; 266:819-22 15. Randall V, et al. Animal and in vitro models for the study of hair follicles. J. Invest Dermatol Symp Proc 2005; 8:39-45 16. Werner S, et al. The function of KGF in morphogenesis of epithelium and reepithelialisation of wounds. Science 1994; 266:819-22 17. Davies GC, et al. Novel and established potassium channel openers stimulate hair 26 growth in vitro: implications for their modes of action in hair follicles. J Invest Dermatol 2005; 124:686-694 18. Han JH, et al. Effect of minoxidil on proliferation and apoptosis in dermal papilla cells of human hair follicle. J Dermatol Sci 2004; 34:91-98 19. Lachgar S, et al. Minoxidil upregulates the expression of vascular endothelial growth factor in human hair dermal papilla cells. Br J Dermatol 1998; 138:407-411 20. Sato T, et al. Minoxidil increases 17β-hydroxysteroid dehydrogenase and 5βreductase activity of cultured human dermal papilla cells from balding scalp. J Dermatol Sci 1999; 19 123-125 21. Boyera N, et al. Biphasic effects of minoxidil on the proliferation and differentiation of normal human keratinocytes. Skin Pharmacol 1997; 10:206-220 22. Messenger AG, et al. Minoxidil: mechanisms of action on hair growth. Br J Dermatol 2004; 150:186-94 23. Randall V, Farjo NP. Human hair follicles contain two forms of ATP-sensitive potassium channels, only one of which is sensitive to minoxidil. The Faseb Journal 2008; 22:1-12 Vol. 1, 1, 2010 ORIGINAL Marco Toscani Cristiano Monarca Maria Ida Rizzo Nicolò Scuderi ARTICLE Il trapianto di sopracciglio e ciglia Dipartimento Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Pol. Umberto I Università “La Sapienza”, Roma, Italy Marco Toscani Eye-brow and eye-lashes transplant The eye-brow is a unique human hair body section for many reasons as the extreme thinnes of the hair follicle, the complicated hair pattern distribution, the acute angle between the hair-stem and the skin. Both eye-brows and eye-lashes have a key role in the face expression expecially for anger, happiness, surprise and sadness. Total or partial eye-brows and eye-lashes loss may cause several degrees of desfigurement, giving the patient an exreme discomfort. At the Plastic and Reconstructive Surgery Deparment of University of Rome “La Sapienza”, between the 2004-2008, 40 eye-brow trasplants were made: 28 were monolateral and 12 bilateral. The aim of this study is the evaluation of the efficacy of the eye-brow trasplant made by the hair follicles grafts draft from the scalp instead of local flaps or skin grafts. The microsurgical high density transplant seems to achieve a higher aesthetical outcome compared to traditional reconstructive procedures. Key words: Eye-brow, Eye-lashes, Local flaps, High density Introduzione Le sopracciglia e le ciglia svolgono un ruolo chiave nell’espressività del volto in particolare nelle manifestazioni di rabbia, felicità, sorpresa, tristezza. La perdita totale o parziale del sopracciglio o delle ciglia può causare vari gradi di deturpazione, facilmente riconoscibile da chi osserva, con grande disagio per il paziente. Di conseguenza, il sopracciglio e le ciglia dovrebbero essere considerati come elemento integrale e fondamentale di ogni ricostruzione del terzo superiore del volto 1, 2. Il sopracciglio, infatti, è un elemento anatomico unico tra le aree pilifere del corpo umano per molteplici motivi quali l’estrema sottigliezza dei bulbi piliferi che lo compongono, il complesso pattern di distribuzione dei peli, l’angolo acuto tra il fusto del pelo e la cute. Ogni pelo è corto, di piccolo diametro e cresce lentamente; inoltre l’orientamento dei peli del sopracciglio varia all’interno delle sue aree: infatti nella porzione mediale i peli crescono in direzione supero-laterale, nella regione laterale invece crescono secondo una direzione inferio-laterale. Per tale motivo un trapianto di sopracciglio che non rispetti queste precise regole d’orientamento non potrà che essere esteticamente poco valido 3. Le ciglia d’altra parte, hanno proprietà che le rendono uniche anch’esse come la direzione parallela, la lunghezza limitata e affusolata, che rendono la loro ricostruzione particolarmente difficoltosa. Tra le varie tecniche proposte il trapianto microchirurgico da sopracciglio ad alta densità appare essere una scelta vantaggiosa 4-8. Le cause che possono richiedere una ricostruzione del sopracciglio e/o delle ciglia, parzia- 29 Vol. 1, 1, 2010 le o totale, possono essere molte: asportazione di neoplasie, traumi, dermatosi ad esito cicatriziale, endocrinopatie, alopecia areata, iatrogene, tricotillomania; inoltre alcune mode del passato motivavano come causa di bellezza l’asportazione totale o subtotale del sopracciglio. Le metodiche ricostruttive storicamente utilizzate per la ricostruzione del sopracciglio sono state lembi peduncolati assiali temporali di scalpo o innesti compositi di cuoio capelluto, nonché il tatuaggio. Le tecniche che utilizzano lembi ed innesti sono associate ad una sostanziale morbidità e ad un risultato estetico gravato da una densità eccessiva del sopracciglio e un aspetto spesso innaturale 9. La ricostruzione mediante autotrapianto di unità follicolari di cuoio capelluto, invece, può garantire un ottimo risultato, con una morbidità relativamente minima e grande soddisfazione per il paziente. Può essere eseguito in anestesia locale e consente un perfetto orientamento dei peli con una densità modulabile e modellabile, riproducendo la corretta anatomia originaria e la perfetta simmetria con il sopracciglio controlaterale 10. Materiali e metodi Presso Il Dipartimento di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell’Università “La Sapienza” di Roma, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2008, sono stati effettuati 40 trapianti di sopracciglio, di cui 28 monolaterali e 12 bilaterali. Le cause sono state iatrogene, traumatiche, esiti da ustione, oncologiche. La tecnica di impianto è stata trapianto mono/bi-bulbare microchirurgico ad alta densità, con innesti disposti seguendo la distribuzione e l’orientamento del sopracciglio controlaterale. L’intervento chirurgico è stato eseguito in anestesia locale, con eventuale sedazione in alcuni pazienti particolarmente emotivi, come procedura ambulatoriale. I trapianti di ciglia sono stati 3 in tre pazienti per difetto monolaterale. Le cause sono state infettive in un caso ed esito di radioterapia negli altri due casi. Le aree di prelievo comprendevano la regione occipitale inferiore, a livello della base dello scalpo, seguendo la distribuzione e l’orientamento delle ciglia controlaterali. Le sessioni d’impianto sono state da n. 1 a n. 3 sessioni (in media 2 sessioni). Il follow-up nel post-operatorio è stato eseguito a 3-6-12-24 mesi. 30 Risultati La ricostruzione del sopracciglio ha garantito un risultato estetico soddisfacente in tutti i pazienti con un’efficace simmetria, un’adeguata densità ed un corretto orientamento. La sopravvivenza degli innesti è stata del 96% circa. La crescita è iniziata alcune settimane dopo l’impianto. Un edema postoperatorio della regione frontale periorbitaria sì è evidenziato in tutti i pazienti per circa 6-7 gg. spontaneamente risoltosi nel giro di 8-10 gg. La soddisfazione soggettiva è stata alta con 30 casi molto soddisfatti e 4 pazienti soddisfatti. I pazienti regolano la lunghezza delle loro sopracciglia e la loro forma in maniera individuale ed autonoma tagliandoli secondo il proprio gusto personale. La procedura chirurgica che richiede un tempo operatorio relativamente lungo di 2-3 ore appare spesso tediosa ma è molto efficace. La ricostruzione delle ciglia nei 3 casi in esame ha evidenziato un risultato soddisfacente in un caso ed un risultato poco soddisfacente nel secondo caso per un parziale attecchimento degli innesti, ed un altro caso insoddisfacente per orientamento in trichiasi di alcuni innesti che ha richiesto la rimozione di alcune unità follicolari che avevano irritato la superficie corneale. Discussione La perdita del sopracciglio è facilmente riconoscibile per l’alterazione dell’estetica e dell’espressione del volto che diventa assimilabile a quella di una maschera 1, 11. La complessità di questa piccola area anatomica, la sottigliezza dei peli che la compongono le variazioni di direzione di questi ultimi all’interno di pochi cm di tessuto, l’angolazione variabile tra la cute e il fusto del pelo, la crescita lenta, il diametro piccolo del pelo rendono questa chirurgia ricostruttiva estremamente complessa. Molte tecniche chirurgiche sono state introdotte negli anni per ottenere il risultato estetico più soddisfacente. Le perdite di sostanza parcellari hanno goduto di ricostruzioni con lembi di avanzamento mono - bilaterali ottenendo un risultato esteticamente valido. Le perdite di sostanza totali o sub-totali invece richiedono apporto di nuovi peli 9. La ricostruzione con lembi peduncolati prelevati nel capil- Vol. 1, 1, 2010 lizio dall’area temporale e trasposti in genere mediante tunnellizzazione cutanea/sottocutanea è stata ampiamente utilizzata specie nei pazienti ustionati. Questa tecnica appare non scevra da rischi e morbidità soprattutto per difficoltà nel drenaggio venoso del lembo; inoltre l’orientamento dei peli è uniforme e il nuovo sopracciglio appare troppo spesso e folto 12. Un’altra tecnica diffusa è l’innesto composito cutaneo di scalpo gravata da minor morbidità rispetto ai lembi peduncolati ma anch’essa gravata dalle stesse inadeguatezze estetiche, in termini di eccessiva densità ed uniformità nell’orientamento dei peli dei lembi prelevati dallo scalpo 9, 13. Inoltre, trattandosi di un innesto a tutto spessore è gravato da una maggiore difficoltà di attecchimento. Il trapianto microchirurgico ad alta densità, invece, grazie ai progressi ottenuti nell’affinamento delle tecniche d’impianto e al progresso nei materiali che compongono lo strumentario chirurgico (Figura 1) ha permesso l’affermazione e l’ampia diffusione di questa tecnica che può considerarsi attualmente di prima scelta nella ricostruzione del sopracciglio. In effetti, il trapianto microchirurgico di sopracciglio ha guadagnato sempre maggiori consensi negli ultimi anni proprio perché riesce a superare i limiti delle tecniche precedenti. La morbidità rispetto ai lembi di scalpo è praticamente nulla e la possibilità di orientare i bulbi trapiantati nonché di dare al neosopracciglio una densità ed un aspetto estremamente naturale ha reso questa metodica un trattamento valido, efficace, affidabile e che garantisce il miglior risultato estetico attualmente possibile 14-16. Le ciglia hanno proprietà uniche; sono distribuite parallelamente a quelle vicine, crescono fino ad una lunghezza limitata, sono affusolate. Queste proprietà le rendono esclusive Figura 1. Strumentario microchirurgico. rispetto alle altre parti del corpo e ne rendono la ricostruzione particolarmente complessa 4. Tra le varie tecniche proposte, il trapianto microchirurgico ad alta densità dallo scalpo appare essere una scelta estremamente vantaggiosa. Infatti, i peli prelevati dalla regione occipitale inferiore dello scalpo appaiono abbastanza simili a quelli delle sopracciglia per spessore e qualità. Tuttavia l’estrema delicatezza tissutale rende l’intervento tecnicamente complesso. Peraltro nei casi in cui l’area ricevente risulta particolarmente danneggiata (fibrosi cicatriziale, radiodermite) l’attecchimento può non essere totalmente valido, come è accaduto in un caso nel quale non si è ottenuta la totale sopravvivenza degli impianti. Inoltre nelle donne può ritenersi utile ed in alcuni casi valido l’utilizzo complementare del camouflage mediante tatuaggio parziale del sopracciglio che può completare o dare un aspetto più naturale alla ricostruzione chirurgica. La regione occipitale inferiore è stata da noi utilizzata come area donatrice per la ricostruzione delle ciglia e del sopracciglio. Altri autori suggeriscono l’utilizzo del sopracciglio come area donatrice nella ricostruzione delle ciglia in quanto i peli del sopracciglio appaiono molto più simili a quelli delle ciglia rispetto ai capelli, considerando inoltre la loro minore crescita per la minore durata della fase anagen 4. Conclusioni Il trapianto di sopracciglia è una efficace alternativa ai lembi peduncolati ed agli innesti compositi. Appare una procedura pressoché scevra da rischi e gravata da minima morbidtà. Questa tecnica appare eseguibile come procedura ambulatoriale ed in anestesia locale. I risultati chirurgici appaiono, inoltre, essere esteticamente superiori a quelli ottenibili con le tecniche tradizionali relativamente più complesse rispetto al trapianto microchirurgico di capillizio ad alta densità. 31 Vol. 1, 1, 2010 Il trapianto di sopracciglia dalla base dello scalpo è sicuramente la tecnica che può dare le migliori aspettative estetiche proprio per le specifiche caratteristiche dei suoi peli, garantendo un ripristino morfologico eccellente e minimizzando il trauma subito dal paziente. (Figure 2, 3). Per quanto riguarda la ricostruzione delle ciglia potrebbe essere più indicata come zona donatrice il sopracciglio soprattutto nei soggetti di sesso maschile dove è naturalmente più folto. Bibliografia Figura 2. Trapianto di ciglia e sopracciglio mediante microinnesti di unità follicolari prelevati dalla regione occipitale inferiore, in paziente con esiti di necrosi da graffio di gatto. Figura 3. Trapianto di sopracciglio mediante microinnesti di unità follicolari prelevati dalla regione occipitale inferiore, in paziente con esiti di depilazione permanente. 1. McConnell CM, Neale HW. Eyebrow reconstruction in the burn patient. J Trauma 1977; 17:362-6 2. Vachiramon A, Aghabeigi B, Crean SJ. Eyebrow reconstruction using composite graft and microsurgical transplant Int J Oral Maxillofac Surg. 2004; 33:504-8 3. Kasai K, Ogawa Y. Partial eyebrow reconstruction using subcutaneous pedicle flaps to preserve the natural hair direction. Ann Plast Surg 1990; 24:117-25 32 4. Gandelman M, Epstein JS. Hair transplantation to the eyebrow, eyelashes, and other parts of body. Facial Plast Surg Clin North Am 2004; 12:253-261 10. Goldman GD. Eyebrow transplantation. Dermatol Surg. 2001; 27:352-4 5. Choi YC, Kim JC. Single hair transplantation using the Choi hair transplanter. J Dermatol Surg Oncol. 1992; 18:945-948 11. Ellenbogen R. Transcoronal eyebrow lift with concomitant upper blepharoplasty. Plast Reconstr Surg 1983; 71:490-499 6. Caputy GG, Flowera RS. The “pluck and sew” technique of individual hair follicle placement. Plast Reconstr Surg 1994; 93:615-620 12. Pensler JM, B, Parry SW. Dillon Reconstruction of the eyebrow in the pediatric burn patient. Plast Reconstr Surg. 1985; 76:434-40 7. Hernandez-Zendejas G, Guerrerosantos J. Eyelash reconstruction and aesthetic augmentation with strip composite sideburn graft. Plast Reconstr Surg 1998; 101:19781980 13. Ziccardi VB, Lalikos JF, Sotereanos GC, Patterson GT. Composite scalp strip graft for eyebrow reconstruction: case report. J Oral Maxillofac Surg 1993; 51:93-6 8. Hata Y, Matsuka K. Eyelash reconstruction by means of strip skin grafting with vibrissae. Br J Plast Surg. 1992; 45:163-164 14. Bernstein RM, Rassman WR, Sza-niawski W, Halperin AJ. Follicular transplantation. Int J Aesthetic Rest Surg 1995; 3:119-132 9. Barrera A.The use of micrografts and minigrafts in the aesthetic reconstruction of the face and scalp. Plast Reconstr Surg 2003; 112:883-90 15. Wang J, Fan J. Cicatricial eyebrow reconstruction with a dense-packing one- to twohair grafting technique. Plast Reconstr Surg 2004; 114:1420-6 Vol. 1, 1, 2010 CASE Antonio Torti 1 Raffaele Gianotti 2 1 Dermatologo, Milano, Italy di Scienze Dermatologiche IRCCS - Ospedale Maggiore Policlinico - Regina Elena Università degli Studi di Milano, Italy Antonio Torti 2 Istituto REPORT Un ciclista con la parrucca: un particolare caso clinico di follicolite decalvante A clinical case of folliculitis decalvants Folliculitis decalvans is a bacterial pustular folliculitis, probably originating from an altered immune response to Staphylococcus aureus following an alteration of the mechanisms of cell-mediated immunity. Staphylococcal folliculitis usually resolves without any scars. However, in some cases the inflammatory process can result in a progressive destruction of the infected follicles. In the case examined, a patient developed a post traumatic cicatricial alopecia after a road accident. Following the application of a biadhesive prosthesis, the man developed an allergic contact dermatitis, which resulted in an immune alteration. As a consequence, the patient showed a lack of response to the staphylococcal infection, which led to a staphylococcal folliculitis. A surgical intervention, with the positioning of some extenders to surgically reduce the vast cicatricial area, was the only possible solution. Key words: Cicatricial alopecia, Allergic contact dermatitis, Staphylococcus aureus, Staphylococcal folliculitis Un uomo di 27 anni, A.L.S, giunge in ambulatorio per una forma estesa di alopecia cicatriziale del cuoio capelluto che interessa “a calotta” la zona del vertice. Tre anni prima il paziente, ciclista professionista, è stato vittima di un incidente stradale con capitombolo ed abrasione marcata della cute del cuoio capelluto (da strisciata sull’asfalto). Figura 1. Figura 2. Il paziente è stato medicato per l’escoriazione ma il coinvolgimento dei follicoli piliferi dell’area trattata ha determinato una forma di alopecia cicatriziale post traumatica. Nei mesi successivi il paziente si è rivolto ad un centro tricologico dove gli è stata consigliata l’applicazione di una protesi con bi-adesivo. Dopo qualche mese dall’applicazione della protesi si è sviFigura 3. 33 Vol. 1, 1, 2010 luppata una DAC alla colla utilizzata per fissare la protesi con innesco di una follicolite secondaria di tipo decalvante. Quest’ultima patologia ha determinato una progressiva sofferenza dei follicoli nell’area di adesione della protesi (periferica a quella originaria) con estensione della zona cicatriziale. Il paziente è stato sottoposto a Figura 4. terapia antibiotica e antinfiammatoria topica e sistemica con buona risposta ma recidiva alla sospensione della terapia. Per risolvere la situazione si è deciso di intervenire chirurgicamente con il posizionamento di estensori in modo da permettere una riduzione chirurgica della vasta area cicatriziale altrimenti non aggredibile con intervento di microautotrapianto. All’esame obiettivo l’area del vertice ha aspetto tipicamente cicatriziale con marcata infiammazione perifollicolare nella zona periferica della chiazza e con marcati segni di infiammazione da dermatite da contatto. Istologicamente sono presenti ascessi follicolari costituiti da un denso infiltrato perifollicolare di polimorfonucleati neutrofili, linfociti e plasmacellule associato a granulomi da corpo estraneo e a fibrosi marcata nelle aree nettamente cicatriziali. La follicolite decalvante è una forma di follicolite pustolosa batterica probabilmente legata ad una risposta immunitaria anomala dell’ospite allo stafilococco aureo, probabilmente per alterazione nei meccanismi dell’immunità cellulo-mediata. Normalmente infatti le follicoliti da stafilocco guariscono senza esiti cicatriziali mentre in questi casi il processo infiammatorio determina una distruzione progressiva dei follicoli affetti. Studi recenti dimostrano un ruolo dei linfociti T helper nelle fasi iniziali delle lesioni seguito da un’infiltrazione di neutrofili per attivazione di IL-8 e ICAM-1, mentre nelle 34 Figura 5. fasi tardive della fibrosi si riconoscerebbe un ruolo fondamentale svolto da bFGF e TGF beta. È noto anche che l’espressione dell’IFN-gamma è particolarmente marcata nelle situazioni di infiammazione cronica del follicolo (più di quanto non avvenga in altri organi) per quella sorta di privilegio immunologico di cui la zona della bulge gode. La particolarità di questo caso clinico risiede nel ruolo scatenante svolto dalla dermatite da contatto all’adesivo per la fissazione della protesi nel determinare un’ alterazione immunitaria presumibilmente all’origine poi della mancata risposta all’infezione da stafilococco. Bibliografia 1. Sinclair RD, Banfield CC, Dawber RPR. Manuale delle malattie del sistema pilifero e del cuoio capelluto pag 104-107 2. Otberg N, et al. Folliculitis decalvans. Dermatol Ther 2008; 21:238-44 3. Chiarini C, et al. Immunopathogenesis of folliculitis decalvans:clues in early lesions. Am J Clin Pathol 2008; 526-34 4. Gemmeke P, Wollina U. Folliculitis decalvans of the scalp: response to triple therapy with isotretinoin, clindamycin and prednisolone. Acta dermatovenerol Alp Panonica Adriat 2006; 184-6 5. Parquet P, Pierard GE. Dapsone treatment of folliculitis decalvans. Ann Dermatol Venereol 2004; 195-7 6. Brooke RC, Griffiths CE. Folliculitis decalvans. Clin Exp Dermatol 2001; 120-2 Vol. 1, 1, 2010 CASE Mauro Barbareschi Alessandra Ferla Lodigiani Department of Anesthesiology, Intensive Therapy and Dermatology Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano, Italy REPORT La dermatite seborroica del cuoio capelluto: uno sguardo complessivo Mauro Barbareschi Scalp seborrheic dermatitis: an overview Seborrheic dermatitis is a chronic skin condition that causes flaky, yellowish scales to form on oily areas. It affects scalp and other areas where sebaceous glands are most prominent, such as face, thorax and back. The etiopathogenesis of seborrheic dermatitis is still unclear. However, it seems it can be associated to the proliferation and altered immune response to Malassezia yeasts and to an increased androgenic activity. Seborrheic dermatitis affects from 1 to 3 percent of the immunocompetent population. In neonatal age (up to one year), 70 percent of subjects develop seborrheic dermatitis. Both in neonatal and adult age scalp is usually involved. The current treatment includes topical steroids, immunosuppressants such as Tacrolimus and Pimecrolimus, systemic and topical antifungals such as ketoconazole and itraconazole. Key words: Seborrheic dermatitis, Hetoconazole, Itraconazole, Tacrolimus, Pimecrolimus La dermatite seborroica La dermatite seborroica (DS) è un quadro dermatologico a carattere cronico-recidivante che colpisce le aree corporee caratterizzate da alta densità di ghiandole sebacee, e si caratterizza da lesioni di tipo eritemato-desquamativo. Il cuoio capelluto è senza dubbio l’area più colpita. Altre sedi coinvolte possono essere, in ordine di frequenza, il volto, la regione presternale, la conca auricolare, la zona interscapolare, le pieghe inguinali ed interglutea e raramente le palpebre e la congiuntiva 1. Epidemiologia I dati riguardanti la reale prevalenza della DS sono limitati dalla mancanza di riconosciuti criteri diagnostici e classificativi. La forma infantile è comune, interessando circa il 70% dei neonati di età compresa tra i 3 mesi e il primo anno di vita 2. Tra la popolazione generale immunocompetente la prevalenza varia l’1% e il 3%. Tale prevalenza cresce se si considerano solamente i giovani adulti, attestandosi tra il 3 e il 5% 3. Si pensa tuttavia che la sua più semplice manifestazione, la “forfora”, coinvolga circa il 50% della popolazione totale 4. Se consideriamo anche gli accessi saltuari, probabilmente durante il corso della vita la percentuale di casi di DS può raggiungere frequenze più elevate. In genere le manifestazioni sono più severe nel sesso maschile. Il disturbo presenta numerose co-morbidità: la prevalenza nei soggetti affetti da HIV, in particolare quelli con conta dei linfociti CD4+ inferiore ai 400/mm2, è nettamente superiore rispetto a quella della popolazione generale ed è stimata, a seconda degli studi, tra il 34 e l’83% 5, ragione per cui la DS può essere considerata un marker clinico dell’avvenuta infezione da HIV, con elevato valore predittivo positivo 6. 35 Vol. 1, 1, 2010 Numerosi studi segnalano come la prevalenza della DS sia aumentata in concomitanza di malattie neurologiche come il morbo di Parkinson e nel parkinsonismo indotto da terapia con neurolettici 7, la paralisi del nervo faciale, l’epilessia, siringomielia, poliomielite, danno unilaterale del ganglio di Gasser, tetraplegia 8, 9, disturbi dell’umore 10, alcolismo e pancreatite alcolica cronica 11, epatite da virus C, ischemia miocardica, malassorbimento, obesità e varie neoplasie 12. Può colpire soggetti appartenenti a tutte le razze e con distribuzione geografica estremamente ampia, interessando tutti i continenti; presenta inoltre una tipica esacerbazione stagionale manifestandosi con più frequenza e maggior gravità durante il periodo invernale 3. Eziopatogenesi Le cause della dermatite seborroica sono ancora parzialmente sconosciute. Nonostante la denominazione, non si associa di regola ad un’aumentata secrezione di sebo, e non si configura come una patologia a carico della ghiandola sebacea 13. L’ipotesi di un ruolo degli ormoni androgeni si lega alla presenza della DS nelle prime settimane di vita, quando sono presenti nel plasma del neonato androgeni di origine materna che stimolano l’attività dei sebociti 14. Questo spiegherebbe anche il perché la DS abbia maggiore prevalenza nei soggetti di sesso maschile, soprattutto dopo la pubertà. Non si hanno dati circa un’ereditarietà della malattia 22. Nel 1874 Malassez identificò, all’esame microscopico del materiale corneo prelevato dalla cute di pazienti affetti da DS, un lievito: tale fungo, prima identificato con il nome di pityrosporum è ora denominato Malassezia in onore del suo scopritore. Il suo coinvolgimento nella patogenesi della DS è noto fin dal 1902 15. I lavori presenti nella letteratura più recente hanno dimostrato, con l’ausilio delle tecniche di estrazione del DNA e la PCR, che le specie prevalenti sulla cute dei soggetti affetti sono M. restricta, M. globosa e M. sympodialis 16, 17. Anche la presenza di un altro parassita saprofitico, che abita l’ostio dei follicoli pilosebacei, il Demodex folliculorum, sembra essere correlata all’insorgenza della DS 18. In particolare, sulla cute dei pazienti sono presenti densità di Demodex elevate e comunque superiori rispetto ai controlli (> 5/cm2). Verosimilmente un meccanismo riconducibile ad una reazione di ipersensibilità ritardata di tipo IV verso 36 un antigene demodecico o di origine follicolare sarebbe coinvolto come nei casi di rosacea papulopustolosa 19. Altre ipotesi che sono state avanzate circa le cause, riguardano l’età avanzata, l’immobilità nei pazienti allettati, la ridotta possibilità di detersione della cute, accumulo del sebo che rappresenta un pabulum di riproduzione per i microrganismi 20 e la mancanza di esposizione solare 21. È anche di comune riscontro la correlazione tra le manifestazioni della DS e i fattori emotivi e psicogeni, inclusi gli stati depressivi. Sono note numerose relazioni tra quadri clinici di dermatite seborroica e contemporanea assunzione di farmaci. I casi più frequenti sono stati osservati durante l’uso dei sali d’oro, buspirenone, clorpromazina, cimetidina, etionamide, griseofulvina, aloperidolo, IFN-alfa, litio, metildopa, fenotiazine, psoraleni, stanazolo. Il meccanismo con cui tali sostanze inducono la comparsa di manifestazioni a tipo DS non è attualmente noto 8. Istologia Il ricorso all’esame istologico nei casi di DS è solitamente legato alla necessità di differenziarla dalla psoriasi. Dopo colorazione con ematossilina-eosina nel preparato si osserva iperplasia epidermica con paracheratosi perifollicolare, infiltrato infiammatorio di tipo linfocitario a livello del derma papillare con esocitosi e spongiosi degli infundiboli, di grado variabile, in cui si possono osservare gruppi di spore. L’immunoistochimica rivela la presenza di un processo infiammatorio acroinfundibolare per la presenza di depositi di IgG, linfociti CD4+ e CD45Ro+. Nei casi di psoriasi l’infiltrato neutrofilico è più abbondante. In diagnosi differenziale, l’istiocitosi a cellule di Langerhans, l’eritematode e il pemfigo seborroico possono mimare una DS 8. Presentazione clinica DS INFANTILE Si tratta di una manifestazione molto frequente, che può arrivare a interessare, come detto, fino al 70% dei neonati 2. Si manifesta nei primi mesi di vita, in particolare tra la III e la VIII settimana, per poi regredire spontaneamente entro il Vol. 1, 1, 2010 terzo mese. Le forme che persistono oltre il terzo mese possono rappresentare forme di dermatite atopica o di psoriasi 12. La DS infantile non sembra essere dovuta esclusivamente all’aumentato stimolo dell’attività delle ghiandole sebacee da parte degli androgeni materni, in quanto questi sono presenti fin dai primi giorni di vita, mentre la malattia compare verso la III-IV settimana 22. Tra i possibili fattori favorenti la comparsa, sono stati segnalati deficit di biotina e zinco nella dieta materna, un alterato metabolismo di questi da parte del neonato, o una carenza di acidi grassi essenziali 23. Fattori locali come applicazione di prodotti topici occlusivi o indumenti, che provocano aumento della sudorazione e della ritenzione di sebo, posso favorirne l’insorgenza. Clinicamente si può presentare in quattro forme principali: 1) Crosta lattea: forma scarsamente infiammatoria con squame giallastre e untuose su base poco eritematosa a livello del cuoio capelluto, in particolare in regione frontoparietale, talvolta con coinvolgimento di fronte, glabella e arco sopraccigliare. Ha esordio solitamente precoce, scompare entro il terzo, eccezionalmente quarto mese di vita. 2) Crosta lattea con impegno delle pieghe: il cuoio capelluto Figura 1. può assumere l’aspetto del cosiddetto “casco seborroico”, e insieme sono coinvolte le grandi pieghe, in particolare quelle ascellari, del collo e inguinali. L’insorgenza precoce, l’assenza di prurito e il coinvolgimento del cuoio capelluto consentono di distinguerla dalla dermatite atopica (Figura 1). 3) Napkin psoriasis o dermatite da pannolino: da alcuni Autori viene considerata una variante infantile di psoriasi 22, 24. Ad esordio più tardivo, si presenta all’inizio come una dermatite irritativa da contatto nell’area gluteo-perineale, di solito non responsiva ai trattamenti, per poi lasciare spazio a vivace eritema accompagnato da papule desquamative, talvolta confluenti in placche, anche su tronco, arti, volto e scalpo. La sintomatologia è scarsa o assente e la risoluzione avviene spontaneamente in 4-8 settimane. Circa il 5% dei bambini sviluppa, nei 10 anni successivi, un quadro di psoriasi franca 24. 4) Malattia di Leiner o eritroderma desquamativo: provocata da un deficit della frazione C3 del complemento, si presenta nei primi giorni di vita con eritrodermia rapidamente in espansione su volto, tronco e arti, con lesioni iniziali tipo crosta lattea al cuoio capelluto e al volto; talvolta sono presenti edema degli arti, sintomi sistemici quali diarrea persistente ed infezioni sia cutanee sia a carico di altri organi interni. Si tratta di una forma rara e va messa in diagnosi differenziale con le altre sopracitate 22. DS NELL’ADULTO Generalmente è caratterizzata da chiazze eritematose dai limiti netti, ricoperte da squame di colorito giallastro, non aderenti alla cute. La sintomatologia pruriginosa è di solito limitata. A livello del cuoio capelluto si presenta con aumentata desquamazione, e a seconda della qualità delle squame si può distinguere una forma secca, con squame piccole e bianche che restano adese alla cute o possono depositarsi sui capelli e i vestiti, e una forma grassa, con squame giallastre, più grosse e di aspetto untuoso e più intensa infiammazione talvolta associata a follicoliti (Figure 2, 3 e 4). Si parla di corona seborroica quando le lesioni interessano l’attaccatura dei capelli, la fronte e le aree retroauricolari. A livello del tronco si possono distinguere quattro varietà: • Petaloide, con piccole chiazze tendenti alla confluenza, in cui la sudorazione rende poco visibile la desquamazione; 37 Vol. 1, 1, 2010 • Anulare, con chiazze che tendono alla risoluzione centrale; • Pitiriasiforme, ad esordio di solito acuto e di aspetto simile alla pitiriasi rosea (assenza della chiazza madre); • Follicolare, con presenza di papule e pustole. Si tratta di una variante a sé che prende il nome di pitirosporosi o follicolite da Pityrosporum. Specialmente nel sesso maschile, le zone ricoperte da peli sono maggiormente interessate, e a volte la DS può essere accompagnata da elementi pustolosi perifollicolari. Quando vi è coinvolgimento delle palpebre, può verificarsi blefarite e secondariamente congiuntivite; in certi casi una blefarite cronica può essere l’unica manifestazione di DS. Talvolta, soprattutto nei pazienti obesi e tra la III e IV decade di vita, la patologia interessa in modo specifico le maggiori pieghe corporee, a livello ascellare, inguinale, sottomammario, perianale, genitale e a volte l’ombelico. Le lesioni si presentano come aloni eritematosi a margini netti, non desquamanti, con possibile presenza di spacchi ragadiformi; in questi casi è facile la sovrainfezione batterica che può complicarne il decorso. Un quadro particolare è la sebopsoriasi, situazione in cui lesioni tipiche della psoriasi e della DS sono coespresse nello stesso soggetto. Probabilmente in questi pazienti già con diatesi psoriasica, si pensa che la DS agisca come fenomeno di Köebner. In questa situazione non sono sempre osservabili le tipiche squame psoriasiche, secche, piccole e tenacemente adese alla cute. Si possono altresì riscontrare lesioni caratteristiche della psoriasi come i twisted capillary loops 8. Come già esposto in precedenza, la DS può manifestarsi con forme molto più estese ed impegnative nei pazienti HIV positivi o immunodepressi. Le lesioni possono comparire in regioni non classiche. Al volto possono manifestarsi atipie che pongono problemi di diagnosi differenziale: negli HIV positivi le lesioni compaiono per lo più nella metà inferiore del volto, con papule e pustole che mimano la rosacea. Il prurito è presente e di maggiore intensità rispetto alla norma, con frequenti impetiginizzazioni 8. Diagnosi Ad oggi la diagnosi della DS resta clinica, basata sulla raccolta anamnestica dei dati riguardanti il sito di 38 Figura 2. Figura 3. Figura 4. Vol. 1, 1, 2010 comparsa delle lesioni, le modalità di insorgenza e l’andamento nel tempo. Con l’esame microscopico diretto su materiale corneo prelevato e chiarificato con KOH si possono escludere infezioni da candida, tigna e dermatiti demodeciche 25. Il reperto di abbondanti quantità di spore può orientare la terapia ed il suo monitoraggio nei casi più impegnativi. L’identificazione delle spore di Malassezia necessita di ulteriori tecniche microscopiche ed adeguate colorazioni. L’osservazione al microscopio elettronico a scansione consente di osservare la presenza delle spore della Malassezia che ostruiscono l’ostio follicolare, prima e durante la terapia 26. data dalla presenza di manifestazioni sistemiche e dagli esami di laboratorio. La forma infantile della DS deve essere posta in diagnosi differenziale con la dermatite atopica, soprattutto per la medesima età di insorgenza. Le due patologie possono sovrapporsi. La diagnosi è clinica e si basa sul riscontro anamnestico di sensibilità atopica a livello delle vie aeree, sull’intenso prurito che accompagna le lesioni e sulla presenza di queste anche a livello degli arti. Quando sono interessate le pieghe, la DS va differenziata dalla candidiasi. Diagnosi differenziale Terapia Quando vi è dubbio diagnostico, la maggior parte delle volte questo si pone con la psoriasi. In questo caso il coinvolgimento del volto è poco comune, mentre sono interessate altre zone tipiche, in assenza delle quali le due patologie possono essere difficilmente distinguibili sia dal punto vista clinico che istologico. Il successo di una terapia con ketoconazolo orale o topico può fornire un criterio diagnostico ex adjuvantibus, in quanto le lesioni seborroiche rispondono, quelle psoriasiche no. Eventuale presenza di papule, pustole e teleangectasie può deporre per una diagnosi di rosacea, sebbene eritema e desquamazione possano coesistere. Nella rosacea tuttavia è assente il coinvolgimento del capillizio. Quando si sospetta la presenza di una dermatite da contatto (causata dagli occhiali in sede retroauricolare, da tinture, shampoo, lozioni) o di una fotodermatite, la presenza di vescicole ed edema nella fase acuta, insieme all’anamesi e all’eventuale esecuzione di patch test, indirizzano verso la diagnosi corretta. Anche in questi casi può esservi desquamazione, ma solo in fase risolutiva, e il prurito è molto più intenso rispetto a quello che si registra nella DS. Il pemfigo eritematoso può manifestarsi con lesioni al volto che possono essere confuse con la DS. Le stesse compaiono anche al torace e al dorso e non rispondono alle terapie per la DS. L’istopatologia e l’immunofluorescenza consentono di distinguere le due forme 8. Il rash malare “a farfalla” tipico del LES o le lesioni psoriasiformi fotoindotte della sua forma cutanea subacuta possono mimare la DS a livello del volto; la diagnosi sarà gui- Lo scopo della terapia è il controllo delle forme acute e delle recidive. Il paziente va informato circa la natura cronica del disturbo e istruito sulla sua gestione. Il trattamento si basa sulla riduzione dell’eccesso di sebo nelle aree coinvolte, sulla riduzione della colonizzazione cutanea da parte della Malassezia e sul controllo della reazione infiammatoria. DS del volto e del tronco Nelle forme lievi e moderate è possibile impostare un regime che includa anche il momento della detersione, con l’uso di detergenti a base di zinco-piritione, per poi passare all’applicazione locale di topici sotto forma di gel, crema, schiuma cutanea o lozioni a base di antimicotici come ciclopiroxolamina, ketoconazolo, metronidazolo, fluconazolo e terbinafina. L’uso della ciclopiroxolamina risulta efficace per la DS di grado lieve-moderato 27. L’uso di metronidazolo e ketoconazolo ha dimostrato risultati apprezzabili 28. L’uso dei corticosteroidi topici può essere utile per ridurre velocemente le manifestazioni infiammatorie, ma andrebbe limitato il più possibile, poiché espone al rischio di tachifilassi, sviluppo di teleangectasie e rosacea, dermatite periorale, atrofia cutanea. Inoltre possono aumentare la proliferazione delle forme microbiche sulla superficie cutanea. È consigliabile prescriverli per brevi periodi preferendo quelli a bassa potenza. 39 Vol. 1, 1, 2010 Le lesioni tendono a scomparire nel giro di 2-4 settimane e hanno la tendenza a recidivare dopo la sospensione, per cui è importante impostare una terapia di mantenimento per periodi prolungati. La luce ultravioletta può essere impiegata nei casi di DS estesa e resistente alle comuni terapie, apportando benefici a patto di usare esposizioni controllate per evitare fenomeni irritativi 8. Tacrolimus 0,1% e Pimecrolimus 1% sono molecole immunomodulanti per uso topico di nuova generazione. Agiscono inibendo l’attivazione dei linfociti T, bloccando la produzione di citochine proinfiammatorie ed inibendo la degranulazione dei mastociti. Non inibiscono la produzione di collagene per cui il loro uso non comporta rischio di atrofia cutanea. Nella DS possono essere utilizzati sia in regime continuo che pulsato. La tollerabilità è buona, ma al paziente va segnalata la possibilità di comparsa di un transitorio bruciore al momento dell’applicazione che non deve indurre alla sospensione del trattamento 29. Quando la DS assume caratteri di particolare severità e resistenza alla terapia locale, va presa in considerazione la somministrazione di farmaci per via sistemica. Il razionale su cui si basa l’approccio sistemico è la scarsa compliance a terapie topiche di lunga durata, la prevenzione dell’uso cronico spontaneo di steroidi topici da parte del paziente, il tentativo di limitare l’estensione di una DS diffusa, la bonifica del follicolo pilifero, la prevenzione delle recidive. Il ketoconazolo alla dose di 200 mg/die per 1 mese è efficace, ma prima del suo impiego vanno considerati i potenziali effetti collaterali quali la tossicità epatica e l’interferenza a livello del citocromo P450 30. Anche il ricorso all’assunzione di itraconazolo secondo schemi posologici pulsati (“one week”) è una valida opzione per la terapia di mantenimento. Questo farmaco è dotato di maggiore tollerabilità ed efficiacia rispetto al ketoconazolo 31, 32. I casi di DS severa possono trarre beneficio dalla terapia con isotretinoina orale al dosaggio di 0.5 mg/kg/die per 4-5 mesi. Questa molecola agisce riducendo l’attività sebacea. Anche in questo caso i possibili effetti collaterali possono limitarne l’uso 20. Per quanto riguarda la forma infantile, data la tendenza alla risoluzione spontanea e l’età dei pazienti, la terapia è esclusivamente locale. Sulle aree intertriginose e l’area del pan- 40 nolino sono consigliati antisettici a base di eosina, creme antinfiammatorie e paste all’ossido di zinco, mentre per la detersione detergenti oleosi. Per il cuoio capelluto è indicato l’uso di prodotti emollienti in olio o emulsione, e se la desquamazione è particolarmente intensa, di basse concentrazioni di acido salicilico in olio o di shampoo a base di antimicotici nelle forme più impegnative. DS del cuoio capelluto L’utilizzo di presidii topici rappresenta l’approccio elettivo e si avvale dell’uso di shampoo medicati e/o lozioni a base di sostanze fungicide o fungistatiche, cheratolitiche ed antinfiammatorie. Quelle maggiormente attive sul genere Malassezia sono la ciclopiroxolamina, il ketoconazolo e la piroctonolamina. La ciclopiroxolamina inibisce la crescita di dermatofiti e lieviti impedendo l’uptake e l’accumulo delle sostanze necessarie per la sintesi della parete fungina, inoltre possiede attività antinfiammatoria inibendo il rilascio di prostaglandine e leucotrieni 33. L’efficacia aumenta se viene associata allo zinco-piritione 34. Il ketoconazolo e l’itraconazolo 30 sono composti imidazolici che bloccano la sintesi dell’ergosterolo della membrana fungina e hanno dimostrato proprietà antiproliferative nei confronti della Malassezia, antinfiammatoria e antiseborroica. Sono efficaci nella fase acuta, nella prevenzione delle recidive e come terapia di mantenimento 35, 36. La piroctonolamina è una molecola dotata di attività antimicrobica ed antiossidante, ha elevata tollerabilità tanto da poter essere considerata atossica e possiede maggior efficacia se associata allo zinco-piritione 37. Anche shampoo contenenti selenio, benzoilperossido, acido salicilico e catrame sono raccomandabili. Recentemente ha trovato spazio l’impiego di mousse termosensibili a base di sostanze anti DS. Le modalità d’impiego generali da esporre al paziente circa l’uso degli shampoo con azione antifungina sono il lavaggio da effettuarsi 2-3 volte a settimana, con permanenza del prodotto su cuoio capelluto per almeno 3-5 minuti per permettere al principio attivo di agire 9. Le lesioni crostose possono essere rimosse dopo applicazione prolungata di principi quali l’acido salicilico e/o lo zolfo. Nelle forme più impegnative può essere d’aiuto l’associazione di un prodotto topico antinfiammatorio come un steroide a bassa potenza (betametasone valerato o dipropiona- Vol. 1, 1, 2010 to, o fluocinolone), da applicare in forma di lozione o schiuma cutanea una volta al giorno 9, 38. Prodotti per la tinta dei capelli, soluzioni alcoliche e prodotti di cosmesi possono aggravare lo stato infiammatorio ed andrebbero posposti alla terapia. Bibliografia 1. Hay JR, Graham-Brown RA. Dandruff and seborrheic dermatitis: causes and management. Clin Exp Dermatol 1997; 22:3-6 18. Karincaoglu Y, Tepe B, Kalayci B, et al. Is Demodex folliculorum an aetiological factor in seborrheic dermatitis? Clin Exp Dermatol 2009; 34:516-20 19. Georgala S, Katoulis AC, Kylafis GD, et al. Increased density of Demodex folliculorum and evidence of delayed hypersensivity reaction in subjects with papulopustular rosacea. J Eur Acad Dermatol Venereol 2001; 15:441-44 20. Cowley NC, Farr PM, Shuster S. The permissive effect of sebum in seborrheic dermatitis: an explanation of the rash in neurological disorders. Br J Dermatol 1990; 122:71-2 21. Maietta G, Rongioletti F, Rebora A. Seborrheic dermatitis and daylight. Acta Derm Venereol (Stockh) 1991; 71:538-9 22. Patrizi A, Trestini D, Neri I. Dermatite seborroica infantile. In: La dermatite seborroica. Nuovi concetti e nuove terapie. Editor TM Lotti. UTET Periodici, Torino, 2001; 48-55 2. Foley P, Zuo Y, Plunkett A, et al. The frequency of common skin conditions in preschool-aged children in Australia: seborrheic dermatitis and pityriasis capitis (cradle cap). Arch Dermatol 2003; 139:318-22 23. Tollesson A, Frithz A, Berg A, et al. Essential Fatty Acids in infantile seborrheic dermatitis. J Am Acad Dermatol 1993; 28:957-61 3. Gupta AK, Bluhm R. Seborrheic Dermatitis. J Eur Acad Dermatol Venereol 2004; 18:13-26 24. Bonifazi E. Dermatite seborroica infantile. In: Gelmetti C. Dermatologia pediatrica: controversie e concetti attuali. 1st edition. New York; DM Medical Publishing 1994; 13-16 4. Plewig G, Jansen T. Seborrheic dermatitis in: Wolff K, Goldsmith LA, Katz AI, et al, eds Fitzpatrick’s Dermatology in General Medicine. 7th ed New York , NY: McGrawHill Professional 2007; 219-225 25. Bikowski J. Facial seborrheic dermatitis: a report on current status and therapeutic horizons. J Drugs Dermatol 2009; 8:125-33 5. Mathes BM, Douglass MC. Seborrheic dermatitis in patients with acquired immunodeficiency syndrome. J Am Acad Dermatol 1985; 13:947-951 26. Hill MK, Goodfield MJ, Rodgers FG, et al. Skin surface electron microscopy in Pityrosporum folliculitis. The role of follicular occlusion in disease and the response to oral ketoconazole. Arch Dermatol. 1990; 126:1071-4 6. Mahè A, Simon F, Coulibaly S, et al. Predictive value of seborrheic dermatitis and other common dermatoses for HIV infections in Bamako, Mali. J Am Acad Dermatol 1996; 34:1084-6 27. Dupuy P, Marette C et al. Randomized, placebo, controlled, double blind study on clinical effecacy of ciclopiroxolamine 1% cream in facial seborrheic dermatitis. Br J Dermatol 2001; 144:1033-37 7. Burton JL, Cartlidge M, Cartlidge NE, Shuster S. Sebum excretion in Parkinsonism. Br J Dermatol 1973; 88:263-6 28. Seckin D, Gurbuz O, Akin O. Metronidazole 0.75% gel vs ketoconazole 2% cream in the treatment of facial seborrheic dermatitis: a randomized, double-blind study. J Eur Acad Dermatol 2007; 21:345-350 8. Rebora A, Rongioletti F. The red face: seborrheic dermatitis. Clin dermatol 1993; 11: ì23-51 9. Shwartz RA, Janusz CA, Janniger CK. Seborrheic dermatitis: an overview. Am Fam Physician 2006; 74:125-30 10. Maietta G, Fornaro P, Rongioletti F, Rebora A. Patients with mood depression have a high prevalence of seborrheic dermatitis. Acta Derm Venereol (Stockh) 1990; 70:432-4 11. Barba A, Piubello W, Vantini I, et al. Skin lesion in chronic alcoholic pancreatitis. Dermatologica 1982; 164:322-6 12. Lorette G. Seborrheic dermatitis: frequent, but unknown. Ann Dermatol Venereol 2004; 131(I Pt 2):115 13. Ro BI, Dawson TL. The role of sebaceous gland activity and scalp microfloral metabolism in the etiology of seborrheic dermatitis and dandruff. J Invest Symp Dermatol Proc 2005; 10:194-7 14. Henderson CA, Taylor J, Cunliffe WJ. Sebum excretion rates in mothers and neonates. Br J Dermatol 2000; 142:110-1 15. Sabouraud R. Maladies du cuir chevelu. Volume I. Les Maladies Séborrhéiques. Séborrhee, acnés, calvitie. Paris, France: Masson et Cie 1902 16. Affes M, Salah SB, Makni F, et al. Molecular identification of Malassezia species isolated from dermatitic affections. Mycoses 2009, 2009 May; 52(3):251-6 17. Dawson TL Jr. Malassezia globosa and restricta: breakthrough understanding of the etiology and treatment of dandruff and seborrheic dermatitis through wholegenome analysis. J Invest Dermatol Symp Proc. 2007; 12:15-9 29. Kim BS, Kim SH, Kim MB, et al. Treatment of facial seborrheic dermatitis with pimecrolimus cream 1%: an open label clinical study in Korean patients. J Korean Med Sci 2007; 22:868-72 30. Ford GP, Farr P, Ive FA, et al. The response of seborrheic dermatitis to ketoconazole. Br J Dermatol 1984; 111:603-7 31. Kose O, Erbil H, Gur AR. Oral itraconzole for the treatment of seborrheic dermatitis: on open, noncomparative trial. J Eur Acad Dermatol Venereol 2005; 19:172-75 32. De Doncker P, Gupta A, et al. La terapia delle micosi con itraconazolo: l’approccio “one week”. Seminars in Dermatology [edizione italiana] 7(3): appendice, 1998 33. Gupta AK, Bluhm R. Ciclopirox shampoo for treating seborrheic dermatitis. Skin Therapy Lett 2004; 9:4-5 34. Lorette G, Ermosilla V. Clinical efficacy of a new ciclopiroxolamine/zinc pyrithione shampoo in scalp seborrheic dermatitis treatment. Eur J Dermatol 2006; 16:558-564 35. Petre RU, Richarz-Barthauer U. Successful treatment and prophylaxis of scalp seborrheic dermatitis and dandruff with 2% ketoconazole shampoo: results of a multicentre, double.blind, placebo-controlled trial. Br J Dermatol 1995; 132:441-45 36. Dobrev H, Zissova L. Effec of ketoconazole 2% shampoo on scalp sebum level in patients with seborrheic dermatitis. Acta Derm Venereol (Stockh) 1997; 77:132-34 37. Pierard-Franchimont C, Pierard GE, Vroome V, et al. Comparative anti-dandruff efficacy between a tar and a non-tar shampoo. Dermatology 2000; 200:181-84 38. Gupta AK, Madzia SE, Batra R. Etiology and management of seborrheic dermatitis. Dermatology 2004; 208:98-93 41 Vol. 1, 1, 2010 TRICHOLOGICAL Gaetano Agostinacchio Gaetano Agostinacchio Dermatologo, Porto Recanati, Firenze, Italy EVALUATION Valutazione fotografica: utile strumento per il paziente che perde i capelli Photo evaluation: a useful instrument to investigate hair loss Investigating hair loss is extremely complex, as it requires a deep knowledge of hair anatomy, physiology and disorders. An excellent preparation, a good deal of time, a good attitude to dialogue, the use of diagnostic techniques and an appropriate medical and surgical background are essential. Consulting a professional dermatologists is therefore extremely important. A trichological examination needs to be accurate, as it is important both for the doctor and the patient. Trust is essential, and photo evaluation is definitely the most important starting point. Key words: Photo evaluation, Professional dermatologist, Trichological examination L’approccio ai problemi dei capelli non è semplice e richiede una grande conoscenza dell’anatomia, della fisiologia e della patologia, richiede studio, tempo e dialogo, l’uso di tecniche diagnostiche elaborate e preparazione medico-chirurgica. Ne deriva la centralità dello Specialista Dermatologo, che deve garantire una visita tricologica elaborata, dettagliata e minuziosa; essa è, infatti, un momento importante sia per il medico che per il paziente, dove si instaura un rapporto di fiducia, condizione senza la quale il cammino non può procedere. Da una corretta visita tricologica si può arrivare ad una giusta diagnosi e una mirata terapia. Questo è il primo passo che deve fare il dermatologo, premessa importante per tutto il resto, tappa spesso sottovalutata, sbrigata frettolosamente o talvolta saltata: personalizzare l’approccio in base alla tipologia del paziente, così da instaurare un rapporto di chiarezza, di semplicità di linguaggio e di fiducia. L'attività clinica e l'esperienza quotidiana di ogni dermatologo sono testimonianza della particolarità di certe situazioni psicologiche che affliggono un gran numero di pazienti che si presentano dallo specialista per un problema di capelli. La perdita dei capelli, o la convinzione di perdere i capelli, rappresentano la motivazione razionale di forme di ansia e depressione più o meno gravi o di disturbi della personalità in un numero preoccupante di persone. Questo dato consente di evidenziare, nel quotidiano rapporto medico-paziente, tre ordini di difficoltà: 1. Assenza di rilievo clinico ed obiettivo della patologia tricologica riferita dal paziente; 2. Presenza di patologie tricologiche specifiche (ad esempio alopecia androgenetica), accompagnate dal rifiuto del paziente di accettare tale diagnosi con conseguente frenetica ricerca di una diagnosi alternativa; 3. Evidenza clinica di una patologia tricologica accompagnata da una scarsa disponibilità del paziente ad intraprendere la terapia. Giusto approccio con il paziente: Le armi diagnostiche per un giusto approccio sono: – Anamnesi accurata e precisa; – Esame clinico; – Raccolta fotografica; – Esami di laboratorio; 43 Vol. 1, 1, 2010 – Esame videodermatoscopico; – Esame in microscopia in luce polarizzata. Prima di procedere allo studio di un paziente è necessario affidarsi ad una precisa documentazione fotografica. Per la I pazienti tricologici sono psicologicamente molto provati e provanti. Per alcuni, i capelli diventano l’unica ragione di vita giungono in ambulatorio con la premessa di essere molto gravi e che il dermatologo rappresenta la sua ultima spiaggia Figura 1. Figura 2. tecnica fotografica non è necessario essere un fotografo professionista, bisogna essere a conoscenza di alcuni concetti basilari. Una documentazione fotografica tecnica deve prescindere da qualunque altro scopo che non sia quello di mostrare. Essa è quasi sempre irripetibile per il continuo divenire e per le trasformazioni umane. Il professionista deve sempre essere cosciente che le immagini riprese verranno fissate, su carta o su disco, come memoria storica dei fatti. La documentazione fotografica molto raramente ha le caratteristiche di un lavoro creativo per il Dermatologo in quanto la qualità di testimonianza dell'esistente quasi mai coincide con gli altri fini, pertanto è importante la metodica più della fantasia. Essa serve per fissare uno stato di fatto, per mostrare, per documentare l’evolvere di una situazione. Nel nostro studio viene creato un vero e proprio “book” del paziente che viene fotografato in precise posizioni standard. Lo scopo è quello di migliorare la qualità della percezione soggettiva delle immagini, nonché di permettere la quantificazione oggettiva di parametri come la sorveglianza del paziente nella sua evoluzione nel tempo, la valutazione dinamica della ricrescita dei capelli in corso di terapia a distanza di intervalli di tempo che spesso non permettono al paziente di ricordare con precisione i cambiamenti avvenuti. 44 Vol. 1, 1, 2010 Figura 3. (quando in realtà dovrebbe essere la prima!). Riferiscono di aver provato di tutto, ma senza risultato, con la conclusione che il loro caso è veramente grave e difficile e sicuramente rimarranno calvi nel giro di poco tempo. Talvolta si presentano muniti di una busta o un sacchetto contenente i capelli caduti spesso sono sfiduciati, dubbiosi e scettici nei confronti di tutto ciò si dica loro e il medico non può ricordare quale era la situazione di un paziente visto mesi o anni prima e lo stesso paziente non si rende facilmente conto di quello che sta accadendo ai suoi capelli. Concludendo una documentazione fotografica può rendere conto del miglioramento della situazione, dello stabilizzarsi o della ulteriore perdita di capelli e dirigere il medico nella cura più o meno pesante e impegnativa (Figure 1, 2 e 3). La scienza è imparziale! Ludwig Wittgenstein (1889-1951), “Della certezza”, pp. 1920-29, Einaudi 1978. In queste mirabili considerazioni, scritte nel secondo dopoguerra, Wittgenstein si interroga sul come gli uomini fabbricano le proprie certezze, osservando acutamente che la mitologia è l'insieme delle certezze consolidate: ogni società ha la propria mitologia, cioè quell'insieme di certezze che non mette in discussione, non perché non sia tecnicamente possibile, ma perché non è umanamente possibile, in quanto, se si mette in discussione tutto non si inizia mai un qualche percorso di conoscenza. Da queste considerazioni ne deriva che, mentre si dovrebbe partire dai dati di fatto per arrivare alle teorie, spesso si parte dalle teorie per negare i dati di fatto. La gente crede che gli scienziati siano sempre alla ricerca di nuove scoperte e nuove teorie. Ma è falso, perché essi sono profondamente conservatori. Hanno troppi dogmi da rispettare. Verità inattaccabili. Fatti “dimostrati per sempre”. E prima di rinunciarvi “l'ortodossia scientifica” usa tutte le sue armi. 45 Vol. 1, 1, 2010 CULTURE Daniele Campo Amsterdam 2009: Il Gala Dinner mancato Daniele Campo Istituto Ortodermico Italiano, Roma, Italy A Pourville vicino a Dieppe, nell’ora del tramonto, il paesaggio è da togliere il fiato, il mare è uno specchio di color piombo racchiuso dalle imponenti falaise, le scogliere dell’alta normandia, le fotografie partono una dopo l’altra. Mi sono fermato a mangiare qualcosa in un posto che rappresenta l’ideale per quelli che amano gustare cose semplici in uno scenario suggestivo. L‘insegna lo indica con la parola francese “Huitriere”, che non fatico a tradurmi come l’Ostricaro. Si tratta di una costruzione bianca con vecFigura 1. chi tavoli di legno su una bella terrazza che poggia sul mare all’estremità orientale della cala di Pourville, proprio ai margini del piccolo centro abitato dove Claude Monet aveva trascorso un paio di settimane nella primavera del 1882. Monet la aveva scoperto per caso, avendo trovato la vicina città di Dieppe poco adatta al suo “lavoro” e perché proprio a Pourville aveva trovato una sistemazione più economica e “gustosa”, una stanza da Pere Paul il re delle gallette. Da qui poteva dedicarsi alle magnifiche scogliere di calcare che periodicamente lo richiamavano nelle varie località della alta Normandia: Fecamp, Etretat, Varengeville. All’Huitriere non esiste un menù vero e proprio, la scelta è limitata: ostriche di tre taglie diverse, gamberetti della Normandia bolliti e serviti con un cucchiaio di maionese maison, salmone affumicato prepaFigura 2. rato dal proprietario stesso con salmoni acquistati nel prospero mercato di Dieppe (da visitare!). Il vino bianco che consiglia è sempre lo stesso: Muscadet, la carta non ne offre altri. E comunque, non avrei desiderato altro al mondo e non rimpiango neanche il two hundred dollars Gala Dinner che concludeva, proprio quel sabato sera, il congresso dell’ISHRS ad Amsterdam, dove mi trovavo fino alla mattina. D’altra parte Mademoiselle Deon era stata categorica, avrei potuto visitare il castello solo domenica alle 10 e così avevo salutato in anticipo i colleghi al congresso e preso il TGV fino a Lille, e da lì avevo noleggiato un bel cabriolet, mi piaceva l’idea di percorrerci quel viale di cipressi che dal cancello porta allo Château e che avevo già intravisto l’anno prima. Ero già stato nei dintorni di Dieppe l’anno precedente ed avevo conosciuto questa deliziosa Signora, proprio, il giorno dopo che aveva eredi- 46 Vol. 1, 1, 2010 tato la proprietà di Wargemont. Lei si trovava alla Mairie di Derchigny per denunciare la morte dello zio Alexandre Renaudot d’Arc, uno dei discendenti di quel Renaudot che ha dato il nome al famoso premio letterario francese. Io mi trovavo negli uffici del Comune per chiedere informazioni sulla famiglia proprietaria del Castello di Wargemont, i discendenti di quel Paul Berard che aveva chiamato nientemeno che Auguste Renoir a dipingere alcuni pannelli decorativi della bellissima dimora che dominava la sua vasta proprietà, che si estendeva fino al mare ad est di Dieppe. Dopo la cena all’Huitriere, decido di andare a letto presto; le notti ad Amsterdam nelle discoteche avevano lasciato il segno e così mi ritiro presto Figura 3. all’Eolliene, un tipico albergo di campagna, più famoso per la sua cucina al “feu des bois” che per la comodità delle sue camere, dove si sarebbe trovato perfettamente a suo agio anche un frate francescano. Alle dieci in punto, del giorno dopo, sto percorrendo il viale di cipressi che mi porta nel piccolo piazzale davanti all’ingresso dello Château de Wargemont. Sul sedile del passeggero è poggiato un bel mazzo di rose bianche, sono arrivato. Il giardino è uno spettacolo: i fiori e le piante potate impeccabilmente, proprio come Renoir ce li ha riportati nelle sue tele, mantengono fino ad oggi la tradizione dell’illustre “domaine”. Madame Deon mi viene incontro e mi ringrazia dell’omaggio floreale, mi sento imbarazzato… i fiori che le porgo sono una goccia in quel mare d’incanto che ci circonda. Entriamo e mi porta dritto al piccolo saloncino attiguo alla cucina, l’ambiente dove si pranza tutti i giorni, e da una parte e dall’altra dell’orologio antico che domina la stanza, risaltano due pannelli in legno che raffigurano i prodotti della caccia d’estate in quello a destra, e della caccia d’inverno in quello di sinistra. Autore: Pierre Auguste Renoir. Sono protetti da due lastre di cristallo. Mentre mi prepara lei stessa un caffè mi confessa che sono le sole opere originale ancora presenti: le altre, visti i costi di mantenimento della proprietà, sono state cedute mano mano. Mi affaccio in cucina e mi accorgo che tutto è rimasto immutato nel tempo, il lavello fatto con lastre di marmo e le pentole tutte in rame; si accorge della mia meraviglia e mi dice che ha cercato per quello che ha potuto di mantenere il luogo incontaminato dai cambiamenti. Le chiedo allora se il salotto dove Renoir ha dipinto una delle sue tele più celebri “Pomeriggio a Wargemont” è ancora così, mi sorride con soddisfazione e mi invita a finire il caffè per potermelo mostrare. È vero, è proprio così. Ogni cosa è ancora al suo posto, poi le faccio notare che la fodera del divano è diversa e le chiedo se posso fare una fotografia nella stessa angolazione: concesso! Avrei voluto lei come modella nella mia fotografia al posto della Tata dei tre fratellini Berard nell’opera di Renoir, ma questo non è possibile. Per quel poco che l’avevo conosciuta, in quella velocissima mezz’ora, sapevo che mi avrebbe detto di no. 47